Книга - L’Uomo In Riva Al Mare

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L'Uomo In Riva Al Mare
Jack Benton


Un giallo ambientato nella costa del Lancashire, nell'Inghilterra nord-occidentale.

John ”Slim” Hardy, in congedo dall'esercito e forte bevitore, adesso imbranato investigatore privato, viene assunto per indagare su Ted Douglas, un consulente finanziario che sgattaiola fuori dal lavoro ogni venerdì pomeriggio per visitare un'insenatura desolata della costa del Lancashire. Una volta arrivato, cammina sulla spiaggia, apre un libro e inizia a leggere ad alta voce. Sua moglie crede che abbia un'amante. Slim pensa che sia pazzo. La verità li sconvolgerà entrambi. ”L'uomo in riva al mare” è il romanzo d'esordio di Jack Benton - una classica storia d'amore, tradimento, omicidio e mistero.









L'uomo in riva al mare

Jack Benton










Indice


L'uomo in riva al mare (#ufaa4f0ed-184b-5037-90f3-21a2e7313e22)

L'uomo in riva al mare (#uba61fd38-dc43-5c44-988d-f5af29deab68)

Capitolo 1 (#ucbf55055-c483-519c-8fe9-42cebb1727de)

Capitolo 2 (#u3ffe6222-206d-50a5-9c88-9325d5553d37)

Capitolo 3 (#u4876d213-79b6-5bc8-a66e-f18269858226)

Capitolo 4 (#u86fab5bf-77ec-5f39-8f23-9dd3ce2d9da7)

Capitolo 5 (#u488dc9aa-495e-522c-aab6-ca7702077b90)

Capitolo 6 (#ua1f3ec18-59ae-559c-b89e-1e6d694ca966)

Capitolo 7 (#u8e2e8652-8a6a-5ea9-beef-d9108b5345da)

Capitolo 8 (#u8e48512e-2a86-5da8-aa31-5629f5edc89c)

Capitolo 9 (#u8da75631-f73c-5e4d-9f2b-167b81c71f27)

Capitolo 10 (#u522bb97b-ea81-59e1-a5d1-12b15352e4cb)

Capitolo 11 (#u733a54f9-d821-5779-9d23-93075c9878c9)

Capitolo 12 (#ubfad61dd-95d9-5ac5-bac4-02e44c022fc1)

Capitolo 13 (#u7d6237d9-c668-5d60-a323-08cf3442642c)

Capitolo 14 (#ufc75a1b3-67bb-5c38-a0c3-68d698cb30df)

Capitolo 15 (#ud75568ce-d19f-5cdd-9398-dafced55062e)

Capitolo 16 (#ue4c77c1f-986c-5cb6-a678-71916b5d15f3)

Capitolo 17 (#u20b0d459-2a7f-5648-a0eb-50b2c42b95d7)

Capitolo 18 (#u42390d6b-6863-52a1-8c20-73095827e68d)

Capitolo 19 (#uc137c485-26ad-5d9a-b07f-88eaa335f530)

Capitolo 20 (#ue38e937f-e87e-5f01-b0c1-72ccefea82e0)

Capitolo 21 (#u5cea3ccb-5f92-5bf3-9a48-bab8efdd2ec6)

Capitolo 22 (#ud168a608-9036-5e28-8bb3-5c72d071e9ae)

Capitolo 23 (#u4ec2921e-324c-54ba-b60b-99e8ca56f629)

Capitolo 24 (#ubce8afb5-b371-5d15-8a88-a5ba042659c6)

Capitolo 25 (#u3fe26b8e-c530-5c0a-aed9-e61987ef4bca)

Capitolo 26 (#u6c986e2e-0315-5361-b698-d20b56e89b9b)

Capitolo 27 (#u1abdbfb6-3c71-5136-84c1-879d0e7edf65)

Capitolo 28 (#u38d5f02f-84ef-501f-a06b-767cc4191285)

Capitolo 29 (#u925a9c47-aa0e-5a7a-8307-b514784365a6)

Capitolo 30 (#uc6b61122-681b-55c7-bb13-c04a88a52c25)

Capitolo 31 (#u5e332472-c58c-56cd-aeaa-877ab5d352be)

Capitolo 32 (#u63b4814c-51ff-5c72-824c-8c8b51b24851)

Capitolo 33 (#u7b0d3774-1a43-51e1-8517-5a8e516da2c5)

Capitolo 34 (#u4474e592-6379-5131-9184-3f1ea9b1ff66)

Capitolo 35 (#u8a2574d3-dad1-5b9c-b0ba-2e77146dd723)

Capitolo 36 (#udff5bfd3-c524-5b13-96d1-55e5515f9d3d)

Capitolo 37 (#u5f539617-8582-5067-aa0d-84044b096f08)

Capitolo 38 (#u4887401c-70ae-5b48-8b15-5ca8f86d1d5f)

Capitolo 39 (#u0c038ac1-3ed0-5ce6-af58-5f33761a0492)

Capitolo 40 (#uee2422bd-a55d-505f-956b-f00661096e69)

Capitolo 41 (#ucf40fa76-e5d4-5dcd-9385-50069489f40b)

Capitolo 42 (#ucf5a968b-53c5-505e-93e4-c343518a9a26)

Capitolo 43 (#uada558e7-1fb6-50ab-8751-10747e62f997)

Capitolo 44 (#u932c5da1-a525-54c6-aae9-cd0ee0059dfa)

Capitolo 45 (#ud3fcd1c5-00b4-5b44-9928-3da0e22bee07)

Capitolo 46 (#u46f86f0f-b68a-50d9-ab3e-d76c227388ea)

Capitolo 47 (#u845fcfd9-921c-54ce-99d2-38ba9963affa)

Capitolo 48 (#u8f592e6a-95f2-59f9-b51a-aa4d06b44f7f)

Capitolo 49 (#ub7794083-ae5f-5151-951e-fd1f38d83f35)

Capitolo 50 (#ubbf22020-ed83-582a-b7dd-7bdb11e5860d)

Capitolo 51 (#u2a2886f4-34db-5734-9fe4-ebd9a1c0f4ac)

Capitolo 52 (#u97212c18-b927-565e-ab0d-76da2f4706b8)

Capitolo 53 (#u245c60a9-2c20-5c97-ac04-ece1b6f4be4b)

Capitolo 54 (#ucb1a4bc8-7e19-5629-a2fc-d993c2df0ff4)

Capitolo 55 (#ucef03933-2b5e-57bc-a2d5-d33e8def9eb9)

Capitolo 56 (#ucf6371c4-0dc5-5bc1-9a21-914d6d393893)

Capitolo 57 (#u4dd951e2-c90e-5730-afc1-36d462892631)

Capitolo 58 (#u13136e5b-79cb-5439-b369-71111c7d20bb)

Capitolo 59 (#uce8b79ed-dc1c-5c56-9908-c5e5a2d7b55d)

Circa l'autore (#ua62e628b-58a6-5326-b0ad-6d2c65443b47)




L'uomo in riva al mare


John ”Slim” Hardy, in congedo dall`esercito e forte bevitore, adesso imbranato investigatore privato, viene assunto per indagare su Ted Douglas, un consulente finanziario che sgattaiola fuori dal lavoro ogni venerdì pomeriggio per visitare un`insenatura desolata della costa del Lancashire. Una volta arrivato, cammina sulla spiaggia, apre un libro e inizia a leggere ad alta voce. Sua moglie crede che abbia un`amante.

Slim pensa che sia pazzo.

La verità li sconvolgerà entrambi.

”L`uomo in riva al mare” è il romanzo d`esordio di Jack Benton - una classica storia d`amore, tradimento, omicidio e mistero.


"L'uomo in riva al mare" Copyright © Jack Benton / Chris Ward 2018

Traduzione Italiana di Francesca Catani

Il diritto di Jack Benton / Chris Ward di essere identificato come l'autore di quest'opera è stato da lui rivendicato in conformità con il Copyright, Designs and Patents Act 1988.

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo senza previa autorizzazione scritta dell'Autore.

Questa storia è un'opera di finzione ed è un prodotto dell'immaginazione dell'autore. Tutte le somiglianze con luoghi reali o con persone vive o morte sono del tutto casuali.



L'uomo in riva al mare




1







La berlina verde era parcheggiata all’inizio della spiaggia, con il motore acceso e la marmitta che sputava a tratti sbuffi di fumo nero. Uno sfregio, carico di rabbia, era stato fatto da una chiave seguendo una traiettoria oscillante e ubriaca e si estendeva dallo specchietto retrovisore sinistro fino a poco sopra il cerchione della ruota posteriore.

Dal suo punto di vedetta, su un piccolo promontorio a sud della baia, Slim Hardy abbassò il binocolo, passò in rassegna l’intera spiaggia fino ad individuare una figura vicino alla riva e lo rimise sugli occhi. Mise a fuoco con il dito, fino a che l’uomo non divenne chiaramente visibile.

Avvolto da un impermeabile, sopra i suoi abiti da lavoro, Ted Douglas era da solo sulla spiaggia. Un’unica linea di impronte sulla sabbia bagnata conduceva alla sua posizione sulla battigia rocciosa.

Tra le mani screpolate per il vento gelido, Ted stringeva un libro, con la copertina rivolta verso l’esterno. Mostrava un disegno argento su sfondo nero, ma da quella distanza era impossibile leggerne il titolo. Slim avrebbe voluto avvicinarsi senza essere visto, ma i ciottoli della spiaggia e la distesa di piscine naturali l’avrebbero smascherato.

Mentre le onde grigiastre oscillavano e si infrangevano sulla costa, Ted alzò una mano, e, appena udibile sopra l’ululare del vento, si sentì un debole grido provenire dal basso dell’imponente scogliera a nord.

“Cosa fai veramente?” sussurrò Slim. “Non c’è nessun’altro là, non è vero?”

Abbassò il binocolo e prese una fotocamera digitale dalla tasca. Scattò una foto all’auto ed una a Ted. Slim aveva scattato le stesse due fotografie per cinque settimane di fila. Non aveva ancora detto nulla ad Emma Douglas, la moglie di Ted, perché, anche se la donna iniziava a spazientirsi, non c'era ancora nulla da dire.

A volte sperava che Ted mettesse via il libro, prendesse una canna da pesca e la facesse finita con tutto questo.

All’inizio Slim pensava che Ted stesse leggendo, ma il modo in cui gesticolava con la mano verso il mare gli fece capire che stava piuttosto provando un discorso o recitando dei versi. Perché, o a chi, Slim non lo sapeva.

Si spostò sull’erba, umida di schizzi, mettendosi comodo. Non c’era molto altro da fare, solamente aspettare la prossima mossa di Ted, vedere se avrebbe ripetuto il rituale dei quattro venerdì precedenti: tornare all’inizio della spiaggia, rimuovere la sabbia da vestiti e scarpe, rimontare in auto e dirigersi a casa.

E così fu.

Slim lo seguì con disinvoltura, aveva lentamente lasciato perdere ogni inutile premura nel corso dell’ultimo mese. Come sempre, Ted guidò per quindici miglia in direzione Carnwell, entrò nel vialetto e parcheggiò la macchina. Con il giornale sotto un braccio e la valigetta sotto l’altro, si diresse verso la sua accogliente casa, dove, attraverso la finestra del salotto, le cui tende erano state lasciate aperte, Slim lo vide baciare Emma sulla guancia. Mentre Emma si dirigeva verso la cucina e Ted si sistemava su una poltrona, Slim mise la macchina in folle, rilasciò il freno e si lasciò trasportare giù per la discesa. Non appena fu a debita distanza, accese il motore e ripartì.

Ancora una volta, non aveva nulla da riportare a Emma. Una cosa era certa: non si trattava di una relazione extraconiugale, solo di uno strano rituale in riva al mare.

Forse Ted, consulente finanziario di giorno, era un fan di Coleridge che sgattaiolava fuori dal lavoro ogni venerdì pomeriggio alle due esatte per fustigare l'oceano selvaggio con storie di albatros e di spiagge ghiacciate.

Emma, naturalmente, come la maggior parte delle mogli appagate dopo essere state scaraventate fuori dalla propria zona di conforto da una scoperta sorprendente, sospettava un’amante.

Slim aveva un affitto da pagare, il vizio del bere da sostenere e la propria curiosità da soddisfare.

Gustando un abbondante calice di vino rosso e un curry riscaldato, riesaminò i suoi appunti, in cerca di anomalie. Il libro, ovviamente, era una di queste. Il graffio sulla macchina. Il fatto che Ted avesse perfezionato un rituale. Emma aveva detto che Ted si stava prendendo il pomeriggio libero ogni venerdì da tre mesi, e che lo aveva scoperto solo quando aveva fatto una chiamata urgente all’ufficio.

Una chiamata urgente.

Si era segnato di chiederle il motivo, ma la rilevanza era ormai minima, visto che il rituale di Ted andava avanti da così tanto tempo.

C’era qualcos’altro, qualcosa di ovvio che gli stava sfuggendo. Lo stava stuzzicando, rimanendo appena fuori dalla sua portata.

Altre variabili erano state escluse. Nelle settimane in cui Slim l’aveva osservato, il rituale era durato dai quaranta minuti ad un’ora. Ted parcheggiava l’auto in modo casuale. A volte lasciava il motore acceso, altre no. Ogni volta cambiava il percorso da e per la spiaggia, ma non lo faceva come se volesse seminare qualcuno. Guidava così piano che Slim — almeno, da giovane — avrebbe potuto pedinarlo in bicicletta. Il suo guidare senza fretta sembrava un modo per concedersi un momento per riflettere, soprattutto per un uomo come Ted, che Slim aveva visto guidare in fretta e furia al lavoro ogni giorno, senza concedersi neppure cinque minuti di tranquillità.

Qualunque fosse la ragione che spingeva Ted a svolgere quello strano rituale in riva al mare, aveva messo Slim in difficoltà, come un pesce spinto fuori dall’acqua da un mare in burrasca.




2







Domenica, Slim decise di fare ritorno alla spiaggia. Priva di nome sulla cartina geografica del luogo, comprata in un negozio dell’usato, questa si configurava come una stretta insenatura, i cui scogli risalivano fino a formare promontori rocciosi su entrambi i lati, imbottigliando il Mar d’Irlanda come tra le mani di un gigante. Con l’alta marea, la spiaggia diventava un semicerchio roccioso, mentre, con la bassa marea, un terreno marroncino e sabbioso accoglieva l’arrivo delle onde.

Una manciata di dog-sitter e una famigliola che si arrampicava sulle le piscine naturali erano gli unici turisti di questa allegra giornata d’ottobre. Slim vagava per la battigia — il mare era leggermente increspato, il più calmo che avesse mai visto — e, osservando il punto della scogliera da cui lui stesso monitorava Ted, cercava di ricavare la posizione approssimativa del suo obiettivo durante l’ultimo appostamento.

Un normale lenzuolo di sabbia. Era in piedi in una posizione semi-centrale: da un lato alcune rocce; della sabbia increspata e piscinette naturali dall’altro. La sabbia bagnata sotto di lui gli si incollava alle scarpe. L’acqua formava una linea grigia davanti a lui.

Stava giusto per andarsene, quando uno dei dog-sitter lo salutò. Un Jack Russell impennò sulla sabbia, mentre l’uomo, pelato, barbuto e avvolto in una grossa giacca a vento in tweed, smaneggiava con il guinzaglio come fosse un lazo.

“Una bella vista, eh?”

Slim annuì. “Se fosse più caldo non mi dispiacerebbe fare una nuotata.”

L’uomo si fermò ed inclinò la testa. Con uno sguardo rapido analizzò Slim dalla testa ai piedi. “Lei non è di qui, vero?”

Slim alzò le spalle, senza dare una vera risposta. “Vivo a Yatton, a qualche miglia ad est di Carnwell. E no, noi dell’entroterra non veniamo spesso verso la costa.”

“Conosco Yatton. C’è un bel mercatino il sabato.” L’uomo rivolse di nuovo lo sguardo al mare. “Se è così pazzo da entrare in acqua, almeno stia attento alla risacca. Può essere mortale.”

Lo disse con una tale sicurezza che un brivido di terrore scese lungo la schiena di Slim.

“Oh sì, sicuramente,” disse Slim. “In ogni caso, fa troppo freddo.”

“Fa sempre troppo freddo,” rispose l’uomo. “Per fare una bella nuotata, vada in Francia.” Poi, toccandosi il sopracciglio con la mano, aggiunse “Ci vediamo presto.”

Slim osservò l’uomo allontanarsi lungo la spiaggia, mentre il cane gli correva attorno e si gettava dentro le pozze d’acqua lasciate dalle onde. L’uomo, cadendo di tanto in tanto in qualche pozzanghera tra la sabbia, continuava a roteare il guinzaglio, come se dovesse catturare il cane da un momento all’altro. Quando non fu più a portata d’orecchio, Slim provò un crescente senso di solitudine, come un’onda anomala che perde tutta la sua forza. Con l’alzarsi del vento, decise di dirigersi verso la macchina. Mentre usciva dallo sporco parcheggio in direzione della strada principale, vide un qualcosa di nascosto nel sottobosco a lato dell’incrocio.

Accostò l’auto, uscì e trascinò l’oggetto fuori dalla boscaglia. La fitta rete di rovi che lo inghiottiva aveva graffiato la superficie in legno e non intendeva lasciarlo andare.

Un cartello, estremamente sporco e scolorito.

Sul lato rivolto verso il basso, si leggeva:

CRAMER COVE

Divieto di balneazione

Correnti di risacca pericolose

Slim appoggiò il cartello alla siepe, ma dopo poco cadde nuovamente a terra, a faccia in giù. Dopo un breve momento di riflessione, Slim lo lasciò dov’era e fece ritorno alla macchina.

Mentre si allontanava, su per una tortuosa strada costiera che all’interno di una fitta boscaglia risaliva l’erta valle, ripensava alle parole dell’uomo col cane. Il cartello spiegava la poca affluenza di turisti, anche se, non essendo in bella vista, la pericolosità della risacca doveva essere un sapere locale.

Adesso che la spiaggia aveva un nome, comunque, si apriva una nuova pista.




3







Il lunedì, fissò un incontro con Emma Douglas, per aggiornarla sulle ricerche.

“Sono a un passo dalla svolta decisiva,” le disse. “Mi serve solo qualche altra settimana.”

Emma, una donna normale, seppur troppo elegante, sui cinquant’anni, si tolse gli occhiali per stropicciarsi gli occhi. Le poche rughe e la quasi completa inesistenza di capelli bianchi suggerivano che la fuga da parte del marito per un paio d’ore alla settimana doveva essere la sua idea di lavoro duro.

“Ha scoperto il nome? Scommetto che è quella sciacquetta di—"

Slim alzò una mano, e il suo solido sguardo da militare bastò a farla interrompere a metà frase, nonostante tentò di addolcirlo con un rapido sorriso.

“Credo che dovrei raccogliere tutte le informazioni prima,” disse. “Per non mescolare congetture e verità.”

Emma sembrò frustrata ma, dopo un momento di pausa, annuì. “Capisco,” disse, “Ma deve comprendere quanto tutto questo sia difficile per me.”

“Mi creda, lo so,” disse Slim. “Mia moglie è fuggita con un macellaio.”

E lui se l’era presa con l’uomo sbagliato, con una lametta da barba, il che gli era costato il congedo dall’esercito ed una sospensione condizionale della pena di tre anni. Fortunatamente per la sua libertà e per il viso della vittima, una mezza bottiglia di whiskey aveva reso la sua mira tanto accurata quando quella di un uomo bendato brancolante nel buio.

“Lo capisco,” aggiunse. “Ho bisogno che faccia una cosa per me.”

“Quale cosa?”

Le passò un piccolo oggetto di plastica. “Lui indossa sempre una giacca a vento quando… quando lo osservo. Deve avvolgerla in un pezzo di stoffa e infilarla in una tasca interna. Conosco questo tipo di giacche. Hanno diverse tasche nel rivestimento interno, non dovrebbe farci caso.”

La donna sollevò l’oggetto, rigirandolo fra le dita. “È una chiavetta USB—”

“È stata concepita per sembrare una chiavetta. In caso dovesse trovarla. È una cimice automatizzata e remotizzata. Equipaggiamento militare.”

“E se prova a guardare cosa c’è dentro?”

“Non lo farà.”

E se lo avesse fatto, una cartella precaricata di contenuti pornografici l’avrebbe fatta finire direttamente nel cestino — a patto che Ted abbia un minimo di decenza — il che farebbe comunque passare inosservato il piccolo microfono nascosto nella custodia.

“Si fidi di me,” disse Slim, cercando di usare un tono autoritario. “Sono un professionista.”

Emma non sembrava convinta, ma sorrise timidamente e annuì.

“Lo farò stasera,” disse.




4







Il venerdì successivo, Slim arrivò a Cramer Cove con un paio d’ore di anticipo rispetto all’ora in cui normalmente Ted si faceva vivo, per trovare il luogo ideale dove sistemare l’impianto di registrazione. Generalmente, osservava Ted da uno spiazzo d’erba non lontano dal sentiero per la spiaggia, ma questa volta si arrampicò più in alto e scelse una sporgenza erbosa che permetteva di sorvegliare la spiaggia e allo stesso tempo lo nascondeva alla vista di possibili passanti. Là, munito di coperta impermeabile per la pioggia, allestì l’impianto di registrazione e si sedette in attesa.

Ted arrivò poco dopo le due. La pioggia andava e veniva da tutto il giorno, e Slim era turbato, vedendo il tempo peggiorare e minacciare di rovinare la registrazione, a causa del rumore della pioggia che veniva intensificato dalla coperta impermeabile. Ted, con indosso la giacca a vento, camminò fino al bagnasciuga e si insediò nel solito punto. Oggi le onde arrivavano fino a metà della spiaggia. Ted era da solo; l’ultimo dog-sitter era andato via mezz’ora prima che lui arrivasse.

Ted si accovacciò e tirò fuori il suo libro. Si appoggiò sulle ginocchia, e si sporse in avanti per proteggere il libro dalla pioggia. Iniziò così a leggere, e una voce smorzata attraversò le cuffie di Slim.

Per i primi secondi, Slim tentò di regolare il controllo di frequenza, convinto di stare ascoltando la voce di qualcun’altro. Le parole non avevano alcun senso, ma i gesti di Ted seguivano gli alti e bassi dell’intonazione, così Slim si sdraiò sull’erba per ascoltare. Ted continuò a blaterare per svariati minuti, si fermò un secondo, e ricominciò di nuovo. L’attenzione di Slim vagava mentre si sforzava di dare un senso alle parole. Quando Ted arrivò ad implorare, “Per favore, dimmi che mi perdoni”, Slim si era fermato ad analizzare il dolce movimento delle onde già da diversi minuti, con la testa da tutt’altra parte.

Slim si mise a sedere, mentre Ted rimetteva il libro dentro la tasca del giaccone. Dopo un ultimo sguardo al mare, Ted si girò e ritornò alla macchina, con il capo chino. Slim iniziò ad infilare l’attrezzatura in borsa. Con le dita formicolanti, e mille pensieri per la testa. C’era qualcosa che non andava, come se si fosse intromesso in un atto privato, che non avrebbe dovuto essere condiviso con nessuno. Mentre alzava lo sguardo per osservare l’auto di Ted che usciva dal parcheggio, sapeva che avrebbe dovuto inseguirlo, che stasera poteva essere la sera che Ted sarebbe corso tra le braccia di un’amante rimasta finora nascosta, ma era bloccato, intrappolato nella propria risacca, dal rischio di ciò che le parole di Ted potessero rivelare.




5







Quella notte, prima ancora di aver deciso cosa fare delle misteriose registrazioni, Slim sognò onde impetuose, e delle braccia grigiastre che spuntavano dalle profondità gelide del mare per trascinarlo giù.

Cosciente del fatto che sarebbe stato congedato a breve, Slim aveva portato via tutto ciò che poteva dall’esercito e nei quindici anni successivi, ed in particolare nei cinque trascorsi da quando aveva lasciato una serie di lavori mal pagati e poco stimolanti nel campo dell’autotrasporto per dedicarsi all’investigazione privata, aveva fatto buon uso dei propri contatti. La mattina seguente, sul tardi e con una tazza di cereali in mano — corretti con un goccio di whiskey — telefonò ad un vecchio amico specializzato in lingue straniere e traduzione.

Mentre attendeva una risposta, si rimise sul letto e si appoggiò il vecchio portatile sulle ginocchia. Il web, una volta iniziate le ricerche, iniziò a dare delle risposte.

Cramer Cove era stata rimossa dalla lista delle migliori spiagge turistiche del Lancashire da oltre trent’anni. Secondo un sito di legge locale, la balneazione era stata proibita dall’estate del 1952, quando una forte risacca aveva tolto la vita a tre persone nel corso di poche settimane. Con il divieto di ogni tipo di attività acquatica, terminò la vita di Cramer Cove come meta estiva; sia turisti che gente del luogo abbandonarono la pittoresca insenatura, in favore di spiagge più sicure, seppur più scialbe, come quelle di Carnwell e Morecombe. Ciononostante, alcune altre anime coraggiose avevano osato avventurarvisi, dal momento che nei primi anni Ottanta vennero rese note altre quattro morti, e se le circostanze di ognuna di queste erano rimaste ignote, tutte erano state categorizzate come presunti annegamenti.

Vedendo allungarsi la lista di tragedie, Slim era riluttante ad approfondire la ricerca. Il suo unico incarico durante la prima Guerra del Golfo nel 1991 aveva praticamente annientato la sua curiosità. Sarebbe arrivato il giorno in cui questa si sarebbe ridotta a zero, e lui vi si sentiva molto vicino, ma aveva anche un altro genere di entrate adesso, e l’affitto non si sarebbe pagato da solo.

Mise a confronto date ed età. Ted Douglas aveva cinquantasei anni, quindi nel 1984 doveva averne ventitré.

Ed eccola lì.

25 ottobre 1984. Joanna Bramwell, di ventun anni, ritenuta annegata a Cramer Cove.

Ted stava forse piangendo un amore perduto? Secondo le informazioni che Slim aveva ricavato da Emma Douglas, i due si erano incontrati e sposati nel 1989. A quell’epoca, Joanna Bramwell era già morta da cinque anni.

Slim era contento che non vi fosse alcun tradimento. Sarebbe stato troppo ordinario, un anticlimax in molti sensi.

Il web non forniva che nomi e cause di morte, perciò, nella fredda mattinata, Slim dovette far entrare tutti i suoi pensieri dentro la sua Honda Jazz e guidare fino alla biblioteca di Carnwell per setacciare gli archivi giornalistici in microfilm.

Le tre vittime successive alla morte di Joanna erano un’adolescente, una bambina ed una donna anziana. Quando Slim scovò l’articolo che avrebbe dovuto riportare la morte di Joanna, si ritrovò davanti un foglio sbavato, come se fosse stato danneggiato dall’acqua, dove le parole si confondevano l’una con l’altra, illeggibile.

Il bibliotecario di servizio sosteneva che non vi fossero altre copie, nonostante le rimostranze di Slim. Come risposta alla sua richiesta di maggiori informazioni sulla questione, ricevette una scrollata di spalle.

“Sta cercando un articolo su una ragazza morta?” chiese il bibliotecario, un uomo sulla trentina con lo sguardo da scrittore fallito, un maglione a collo alto, un foulard e un paio di occhiali dalla montatura in metallo. “Forse qualcuno non vuole che lo legga.”

“Forse no,” disse Slim.

Il giovane bibliotecario fece l’occhiolino, come se per lui si trattasse di una specie di gioco. “O forse la persona che sta cercando di riesumare non vuole essere disturbata.”

Slim forzò un sorriso e una risatina richiesti dalle circostanze ma, mentre lasciava la biblioteca, l’unica cosa che provava era frustrazione. Joanna Bramwell, apparentemente, non voleva proprio essere disturbata.




6







L’esercito, con la sua rigidità e le sue regole, aveva insegnato a Slim ad essere ingegnoso, e lo aveva reso il maestro di una sfilza di travestimenti che poteva assumere a piacimento. Armato di cartelletta, un taccuino immacolato e una penna presa in prestito a tempo indeterminato dall’ufficio postale, bevette fino a calarsi per qualche ora nei panni di un ricercatore documentarista di storia locale, bussando ad ogni porta, facendo domande solo a coloro abbastanza vecchi da poter ricordare i fatti, e spazientendo coloro troppo giovani per averli vissuti.

Nove strade e nessuna pista convincente dopo, ritornò a casa, ubriaco ed esausto, per trovare una chiamata persa da Kay Skelton, l’amico traduttore dell’esercito, che adesso lavorava come linguista forense.

Lo richiamò.

“È latino,” disse Kay. “Ma molto antico. Un tipo di latino che le persone che parlano latino generalmente non conoscono.”

Slim intuì che Kay stava semplificando un concetto complicato che lui probabilmente non avrebbe capito e continuò spiegando come quelle parole fossero un richiamo per i morti, il pianto di un amore perduto. Ted stava implorando per una ricomparsa, una resurrezione, un ritorno.

Kay aveva scansionato la trascrizione online e trovato la citazione originale, presa da una pubblicazione del 1935 intitolata Pensieri Pervasi dai Morti.

“È possibile che il tuo uomo abbia trovato il libro in un negozio di cianfrusaglie,” sosteneva Kay. “Non viene ristampato da cinquant’anni. Chi vorrebbe un libro del genere?”

Slim non rispose, perché, francamente, non ne aveva idea.




7







Un’ennesima settimana di finte ricerche lo condusse ad un’altra pista. Al menzionare il nome di Joanna, un sorriso si insediò nel viso di un’anziana donna che si presentò come Diane Collins, una donna del posto qualunque. Annuì con l’entusiasmo di chi non riceveva ospiti da molto tempo, ed invitò Slim ad accomodarsi nel salotto illuminato, dalle cui finestre si intravedeva un prato impeccabile che si concludeva con un curato laghetto ovale. L’unica cosa fuori posto sembrava essere un rovo che si estendeva dalla staccionata di legno fino al retro del giardino. Slim, le cui nozioni di giardinaggio si limitavano all’occasionale calcio alle erbacce che spuntavano davanti alla porta del suo palazzo, si chiedeva se si trattasse di un cespuglio di rose privo di tutti i fiori.

“Sono stata l’insegnante di Joanna,” disse la signora, cingendo tra le mani una tazza di tè, che aveva il vizio di roteare tra le dita come nel tentativo di scongiurare l’artrite. “La sua morte sconvolse l’intera comunità. Fu così improvvisa, e lei era una ragazza così adorabile. Così in gamba, così bella. Vede, c’erano dei veri e propri monelli in quella classe, ma Joanna era sempre così educata.”

Slim ascoltò con pazienza il lungo monologo di Diane sulle qualità della ragazza ormai morta da tempo. Quando era sicuro che non stesse guardando, sfilò una fiaschetta dalla tasca e si versò un goccio di whiskey nel tè.

“Cos’è successo il giorno in cui è annegata?” chiese Slim, quando Diane iniziò a divagare con aneddoti di quando insegnava. “Non sapeva delle correnti a Cramer Cove? Insomma, Joanna non ne fu la prima vittima. Né l’ultima.”

“Nessuno sa cosa accadde veramente, ma il suo corpo venne trascinato a riva dalla marea e trovato da qualcuno a passeggio col cane la mattina seguente. Ovviamente, era troppo tardi.”

“Per salvarla? Beh—”

“Per il matrimonio.”

Slim sobbalzò. “Scusi?”

“Scomparì la notte prima del suo grande giorno. Ero là, tra gli invitati che la stavano aspettando. Al tempo, credevamo che avesse piantato in asso lo sposo.”

“Ted?”

La donna aggrottò la fronte. “Chi?”

“Lo sposo? Si chiamava—”

Scosse il capo, respingendo l’ipotesi di Slim con un movimento della mano rugosa.

“Non ricordo. Mi ricordo la sua faccia però. La foto era sui giornali. Non avrebbero dovuto fotografare un uomo tanto distrutto. Anche se, devo dire che giravano delle voci…”

“Quali voci?”

“Che fosse stato lui a spingerla. La famiglia di lei era benestante, quella di lui no.”

“Ma prima del matrimonio?”

“Per questo non aveva alcun senso. Ci sono modi migliori di uccidere qualcuno, no?”

Il modo in cui Diane alzò lo sguardo e iniziò ad osservarlo face sentire Slim come se stesse guardando dentro la sua anima. Non ho mai ucciso nessuno, voleva dirle Slim. Ci ho provato una volta, ma non l’ho mai fatto.

“È stata condotta un’indagine?”

Diane alzò le spalle. “Certo che sì, ma non approfondita. Erano i primi anni Ottanta. Molti casi rimanevano irrisolti all’epoca. Non esistevano la scientifica, il test del DNA e tutto ciò che vediamo adesso in televisione. Si facevano domande — io stessa sono stata interrogata — ma in assenza di prove cosa potevano fare? Venne considerato uno spiacevole incidente. Una ragazza che per qualche strano motivo andò a nuotare la notte prima del suo matrimonio, sprofondò e annegò.”

“Cosa ne fu dello sposo?”

“Si trasferì, a quanto ne so.”

“E le famiglie?”

“Ho sentito dire che la famiglia di lui se ne andò oltreoceano. Quella di lei si trasferì a sud. Joanna era figlia unica. La madre morì da giovane, ma il padre è morto solo l’anno scorso. Cancro.” Diane sospirò, come se la tragedia avesse così raggiunto il suo apice.

“Le viene in mente qualcun’altro con cui potrei parlare?”

Diane alzò le spalle. “Forse dei vecchi amici. Non saprei. Ma faccia attenzione. Non è qualcosa di cui si possa parlare liberamente.”

“Perché no?”

La signora anziana posò la tazza di tè sul tavolino, che conteneva farfalle tropicali schiacciate da una lastra di vetro.

“Carnwell era una città molto più piccola una volta,” disse. “Oggigiorno è una specie di città di pendolari. Puoi andare a fare la spesa senza imbatterti in un volto familiare. Non era così prima. Tutti si conoscevano, e come ogni comunità affiatata, caricavamo i nostri fardelli, faccende che preferivamo rimanessero segrete.”

“Faccende di che tipo?”

La donna rivolse lo sguardo verso la finestra, e, di profilo, Slim vide che le labbra le stavano tremando.

“Alcune persone credono che Joanna Bramwell sia ancora fra noi. Che… ancora ci perseguiti.”

Slim si maledisse per non aver messo più whiskey nel suo tè. “Non capisco,” disse, forzando un sorriso svogliato. “Un fantasma?”

“Si prende gioco di me, signore? Penso che forse sia arrivata l’ora di—”

Slim si alzò prima che finisse la frase, alzando le mani al petto. “Mi perdoni, signora. È solo tutto molto insolito per me.”

La donna continuò a fissare fuori dalla finestra e mormorò qualcosa sottovoce.

“Mi scusi, non ho sentito.”

Il suo sguardo lo face rabbrividire. “Ho detto, che non parlerebbe così se l’avesse vista.”

Come se le sue batterie le si fossero scaricate, Diane non disse più nulla di rilevante. Slim annuiva mentre lei lo riaccompagnava alla porta d’entrata, ma tutto ciò a cui riusciva a pensare era lo sguardo di Diane e a come l’avesse spinto a guardarsi le spalle.




8







Ricurvo su un piatto di pizza riscaldata, Slim rimuginava su quello che avrebbe detto ad Emma.

“Penso che mio marito abbia un’amante,” era l’inizio del primo messaggio che Emma aveva lasciato in segreteria a Slim. “Signor Hardy, potrebbe richiamarmi?”

Per provare l’esistenza o meno di un’amante erano sufficienti un po’ di pedinamento e qualche fotografia; è il pane quotidiano dell’investigatore privato, soldi facili che aiutano a pagare l’affitto. Se ne era già occupato in passato. Non era il caso di Ted, a meno che non fosse possibile avere una relazione con il fantasma di una ragazza annegata.

Emma l’avrebbe pagato solo ad informazione ricevuta e il conto di Slim stava andando in rosso. Ma come avrebbe potuto spiegarle il rituale che Ted svolgeva ogni venerdì pomeriggio?

Fissò un appuntamento con Kay in un bar del posto.

“È un rituale antico,” gli disse Kay. “Si chiede allo spirito errante di tornare al posto che considera la propria casa. Il tuo uomo sta chiedendo ad uno spirito di tornare da lui. Una parte del testo corrisponde ad un manoscritto che ho trovato in un archivio online, ma il resto è stato cambiato. È incompleto, la grammatica è esitante. Penso che lo abbia scritto da solo.”

“E cosa dice?”

“Chiede che gli venga concessa una seconda possibilità.”

“Ne sei sicuro?”

“Abbastanza sicuro. Ma l’intonazione… l’intonazione è strana. Potrebbe essere un errore di traduzione, ma… dal modo in cui lui lo recita, sembra che qualcosa di brutto succederà se lei non torna.”

Kay accettò di tradurre anche il rituale della settimana seguente, per verificare eventuali variazioni, ma in seguito, a malincuore, avrebbe dovuto chiedere un compenso per il tempo speso nella ricerca.

Slim doveva dire qualcosa ad Emma. Le spese, reali e possibili, stavano iniziando ad accumularsi. Come prima cosa, però, provò ad avvalersi di un altro dei suoi antichi e logorati contatti dell’esercito, per ricostruire il più possibile il contesto.

Ben Orland aveva lavorato nella polizia militare, prima di accettare un posto da sovrintendente a Londra. Se da una parte la sua voce era così gelida da far ricordare a Slim quanto fosse stato orribile averlo nella stessa divisione, dall’altra, Ben si offrì di fare una telefonata ad un vecchio amico da parte di Slim, al capo del corpo di polizia di Carnwell.

Il comandante, però, non accettava chiamate da investigatori privati con base sul web.

Slim decise così di raccogliere le informazioni ottenute finora per riferire il tutto ad Emma, e fermarsi lì. Dopotutto, aveva la risposta alla domanda iniziale della donna, e se avesse voluto investigare più a fondo, l’avrebbe fatto nei suoi tempi e a sue spese.

Per prima cosa, passò da Cramer Cove per fare quattro passi, sperando che i suoi promontori selvaggi potessero ispirarlo.

Era giovedì e la spiaggia era deserta. Con una strada d’accesso così tortuosa, piena di buche e messa così male in alcuni punti da non poter neppure essere definita una strada sterrata, non era una sorpresa che Cramer Cove non fosse poi tanto popolare. Tuttavia, in cima alla spiaggia, delle fondamenta in pietra suggerivano che dovesse aver riscosso molta più fama ai vecchi tempi.

Nell’altopiano sopra il lungomare, Slim trovò pezzi di legno sparsi sull’erba e tracce di vernice ancora visibili. Chiuse gli occhi e si girò, respirando il profumo dell’aria di mare ed immaginando una spiaggia colma di turisti, sdraiati sugli asciugamani, gustando un gelato, giocando a palla sulla sabbia.

Quando aprì gli occhi, c’era qualcosa in piedi davanti al lontano bagnasciuga.

Slim strizzò gli occhi, che non erano più gli stessi di quando era giovane. Tastò le tasche del giaccone, ma aveva lasciato il suo binocolo in macchina.

Era ancora lì, un miscuglio di grigio e nero dalle sembianze umane. L’acqua gli brillava sui vestiti, sui lunghi capelli aggrovigliati.

Sotto gli occhi di Slim, si fuse con il mare e scomparì.

Continuò a fissare quel punto a lungo, incredulo, e, con il passare dei minuti, iniziò a chiedersi se avesse realmente visto qualcosa. Solo un’ombra, forse, mentre una nuvola sorvolava la spiaggia. O persino nulla di antropomorfo, forse una delle foche grigie che popolano questo tratto di costa.

Provò a ricordare quanto avesse bevuto quel giorno. C’era stato il solito goccetto nel caffè mattutino, un bicchiere — o erano due? — a pranzo, e forse uno prima di uscire?

Era arrivato il momento di provare a darci un taglio. Giocava alla roulette russa ogni volta che entrava in macchina, ma aveva investito così tanto tempo nel sopprimere il senso di colpa e la vergogna che non ci faceva neanche più caso.

Stava contando sulle le dita tutti i possibili drink della giornata, quando si rese conto che la marea non era ancora bassa. Se vi fosse stato veramente qualcosa, ne sarebbero state ancora visibili le impronte sulla sabbia bagnata.

Slim scavalcò una barriera di metallo arrugginita, e si fiondò sul bagnasciuga roccioso, per arrivare alla parte sabbiosa della spiaggia. Prima ancora di raggiungere la battigia si rese conto che sarebbe stata una ricerca inutile. La sabbia era uniforme, e presentava solamente i segni lasciati dalle onde che tornavano al mare.

Quando arrivò alla macchina, si era già convinto del fatto che la figura che lo stava osservando dalla spiaggia facesse solo parte della sua immaginazione.

Dopotutto, cos’altro poteva essere?




9







Il venerdì seguente, Ted replicò il solito rituale. Slim aveva pensato di incontrare Emma quella mattina, per poi portarla con lui alla spiaggia come prova della veridicità della sua storia, ma dopo gli irruenti sogni della notte prima, con mostri marini e onde impetuose, ci ripensò. Osservare Ted dalla stessa sporgenza erbosa da cui l’aveva osservato nelle ultime cinque settimane, lo fece sentire stranamente impotente, come se fosse andato a schiantarsi contro una parete di mattoni e non sapesse più come procedere.

Scendendo verso la spiaggia, dopo che Ted se n’era andato, diede un calcio ai resti di una paletta rosa di platica e decise che era arrivato il momento di investigare più a fondo.

Supponendo che sabato e domenica fossero i giorni in cui la maggior parte delle persone si trovano a casa, scese in strada, bussando alle porte e facendo domande, negli ormai familiari panni del finto documentarista. Poche persone gli dedicarono il proprio tempo e, dopo essersi si fermato al terzo pub per riordinare le idee su ciò che aveva scoperto, iniziò a dubitare di essere nelle condizioni di continuare con la sua impresa.

Stava barcollando lungo l’ultima strada al confine nord della città, quando la luce intermittente di una sirena annunciò l’arrivo di una macchina della polizia, che si fermò alle sue spalle.

Slim si arrestò e si girò, sostenendosi ad un lampione per riprendere fiato. Un agente di polizia abbassò il finestrino e fece cenno a Slim di salire.

L’uomo, sulla cinquantina, aveva dieci anni più di Slim, ma sembrava più in forma e in salute, il tipo di uomo che mangia muesli e succo d’arancia per colazione e va a correre nella pausa pranzo. Slim ricordava con piacere i giorni in cui poteva dire di vedere un uomo simile nel proprio riflesso, ma da un paio d’anni era caduto, rompendo l’unico specchio dell’appartamento, e in ogni caso non fissava mai troppo il proprio riflesso, caso potesse portare sfortuna.

L’agente di polizia sorrise. “Di cosa si tratta stavolta? Ho ricevuto tre chiamate oggi. Il doppio del solito. Quale casa sta pensando di svaligiare?”

Slim sospirò. “Se dovessi scegliere, opterei per la casa verde su Billing Street. Numero 6, giusto? Due Mercedes nel vialetto anche quando il marito è al lavoro? Solo dal ronzio dell’aria condizionata si capisce che quella casa è un vero bottino. Insomma, chi ha un condizionatore nel nord dell’Inghilterra? Ci sarei già andato, ma temevo che l’allarme avesse una linea diretta con la polizia.”

“Ce l’ha infatti. Terry Easton è un avvocato locale.”

“Sanguisughe.”

“Su questo ha ragione. Quindi, suppongo, Signor—”

“John Hardy. Può chiamarmi Slim. Mi chiamano tutti così.”

“Slim?”

“Non chieda, è una storia lunga.”

“Come preferisce. Quindi, suppongo, Signor Hardy, che non sia veramente interessato nei miti e nelle leggende locali. Da dove viene, da Scotland Yard sotto copertura?”

“Mi piacerebbe. Servizi segreti militari, in congedo. Ho aggredito un uomo che in realtà non si faceva mia moglie. Ho scontato la mia pena, e sono uscito con un set di vecchie abilità e un problema di alcolismo che si sarebbe presto manifestato.”

“E ora?”

“Investigatore privato. Lavoro soprattutto nella zona di Manchester. Il digiuno forzato mi ha fatto venire così a nord.” Si accarezzò la pancia gonfia. “Non si lasci ingannare, è solo birra ed acqua.”

Non sapendo se Slim stesse dicendo la verità o se scherzasse, l’uomo abbozzò un sorriso. “Beh, Signor Hardy, il mio nome è Arthur Davis, sono l’ispettore capo del nostro piccolo corpo di polizia qui a Carnwell, anche se date le dimensioni del dipartimento si fa fatica a chiamarlo tale. Se non mi sbaglio ha cercato di contattarmi a proposito di un caso irrisolto. Joanna Bramwell?”

“Esordisce sempre così dopo una telefonata persa?”

Arthur diede una risata così baritonale che fece fischiare le orecchie a Slim. “Stavo tornando a casa. Ho pensato di cercarla. Ora, vuole dirmi di cosa si tratta? Ben Orland è un vecchio amico e l’unica ragione per cui ho accettato di parlare con lei. Ci sono casi ormai chiusi, e poi c’è il caso Joanna Bramwell. Un caso che la nostra comunità è sempre stata felice di mantenere archiviato.”

“C’è qualche ragione in particolare?”

“Perché le interessa?”

Senza chiedere, Arthur entrò nel drive-in di McDonald’s, offrendo a Slim una tazza di caffè fumante.

“Io ci metto tre di zucchero,” disse Arthur, aprendo una bustina. “Lei?”

Slim abbozzò un sorriso stanco. “Un goccio di whiskey se ce l’ho a portata,” rispose. “Ma lo prendo amaro. Doppio, se possibile.”

Arthur accostò l’auto e spense il motore. Filtrato dalla luce dei lampioni, il viso del comandante di polizia ricordava la superficie lunare, una serie di crateri bui.

“Glielo dico senza giri di parole, dovrebbe lasciar perdere il caso,” disse Arthur, sorseggiando il suo caffè con lo sguardo fisso davanti a sé, verso il parapetto che li separava dalla rotonda della tangenziale. “Il caso di Joanna Bramwell mise in ginocchio uno dei migliori capi di polizia che ci siano mai stati a Carnwell. Mick Temple fu il mio mentore. Condusse il caso e subito dopo andò in pensione, all’età di cinquantatré anni. Si impiccò l’anno seguente.”

Slim aggrottò la fronte. “Tutto questo per una ragazza morta sulla spiaggia?”

“Lei è un uomo dell’esercito,” disse Arthur. Slim annuì. “Immagino che abbia visto cose di cui non le piace parlare. Se non dopo un drink, dopo non riesce a parlare d’altro, vero?”

Slim osservò i fari delle auto che si confondevano sulla tangenziale. “Un’esplosione,” sussurrò. “Un paio di stivali e un cappello stesi sulla sabbia. Tutto il resto… scomparso.”

Arthur rimase in silenzio per qualche secondo, come se stesse processando l’informazione e lasciando passare un po’ di tempo in segno di rispetto. Slim non aveva parlato del suo vecchio plotone per vent’anni. Bill Allen non era scomparso completamente, chiaro. Avevano trovato alcuni pezzi del suo corpo.

“Mick ha sempre sostenuto che fosse tornata indietro,” disse Arthur. “L’hanno trovata sulla spiaggia, come se la corrente l’avesse riportata a riva. È stato a Cramer Cove, immagino? Fu trovata a trenta metri dal livello delle onde primaverili. Non avrebbe potuto arrivare fin lì senza che qualcuno l’avesse trascinata.”

“O senza essersi trascinata.”

Arthur alzò la mano, come per rimuovere il pensiero dalla sua mente.

“Nel rapporto ufficiale si afferma che i due passanti che l’hanno trovata devono averla spostata, per allontanarla dalle onde, ma entrambi erano abitanti del posto. Avrebbero dovuto sapere che la marea si stava abbassando.”

“Ma era morta?”

“Sì. Dichiarata tale dal medico legale. Ufficialmente, è annegata. È stata portata all’obitorio e poi sepolta.”

“E basta? Nessuna investigazione?”

“Non avevamo nulla a cui aggrapparci. Niente che suggerisse che fosse qualcosa di più di un semplice incidente. Nessun testimone, nessuna prova circostanziale. Era stato un incidente, nient’altro.”

Slim sorrise. “Perché chiamarlo caso irrisolto quindi? Per definizione è un caso rimasto senza soluzione, o mi sbaglio?”

Arthur tamburellò le dita sul cruscotto. “Mi ha beccato. L’hanno dimenticato tutti, tranne chi come me si ricorda di Mick.”

“Cos’altro sa a riguardo?”

Arthur volse lo sguardo a Slim. “Le ho detto abbastanza, credo. Perché non mi dice lei cosa sta facendo per le strade di Carnwell, in cerca di informazioni?”

Slim pensò di rifilare una bugia al capo della polizia. Dopotutto, se avesse aperto il vaso di Pandora, coinvolgendo la polizia, non sarebbe mai stato pagato. Alla fine, disse, “Ho un cliente con un’ossessione per Joanna. Sto cercando di capire il perché.”

“Che tipo di ossessione?”

“Una, ehm, misteriosa.”

“Lei è uno di quei pazzoidi caccia-fantasmi?”

“Non lo ero, fino alla settimana scorsa.”

Arthur grugnì. “Beh, potrebbe partire da qui. Ha mai sentito parlare di Becca Lees?”

Slim aggrottò la fronte, scavando nella memoria. Aveva visto questo nome da qualche parte—

“La seconda vittima,” disse Arthur. “Cinque anni dopo la prima. 1992. Ce ne fu una terza nel 2000, ma ci arriveremo.”

“Dovrei scrivermelo da qualche parte?”

Nella penombra, il gesto di Arthur poteva essere interpretato come un assenso o un’alzata di spalle. “Io non le sto dicendo nulla,” disse. “Scoprirà tutto da solo, alla fine.”

“Ma approverebbe se il caso archiviato di Joanna Bramwell venisse... rispolverato un po’?”

“Mick era un caro amico,” disse Arthur.

Slim percepì che la questione era chiusa. “Cos’ha per me?”

“Becca Lees aveva nove anni,” continuò Arthur. “Fu ritrovata tra le piscine naturali a sud della spiaggia durante la bassa marea.”

“Annegata,” disse Slim, ricordando i dettagli della storia. “Morte accidentale.”

“Nessun graffio,” aggiunse Arthur. “Sono stato il primo ad arrivare sul posto. L’ho—” Slim sentì che stava trattenendo le lacrime. “— l’ho girata io.”

“Ho sentito parlare molto delle correnti di risacca,” disse Slim.

“Era ottobre,” disse Arthur. “Più o meno questo stesso periodo dell’anno. C’erano le vacanze di metà semestre, ma a causa di un temporale la spiaggia era coperta di detriti. La piccola Becca, stando alla madre, era andata là per raccogliere dei bastoncini per un progetto scolastico.”

Slim sospirò. “Lo feci anch’io una volta. E ha deciso di fare una nuotatina, ed è stata portata via dalla corrente.”

“La madre la lasciò lungo la strada proveniente da Carnwell. Tornò a prenderla un’ora dopo, ed era troppo tardi.”

“Crede che sia stato un omicidio?”

Arthur batté sul cruscotto con una ferocia che fece sussultare Slim.

“Dannazione, io so che stato un omicidio. Ma cosa potevo fare? Non si uccide qualcuno in spiaggia a meno che non ci sia la bassa marea. E sa perché?”

Slim scossò la testa.

“Si lasciano impronte. Ha mai provato a cancellare delle impronte dalla sabbia bagnata? Impossibile. Ma c’erano solo quelle di Becca. Tutto qua. Sul bagnasciuga, c’era un punto in cui le onde si erano ritirate. La ragazza venne trascinata dall’acqua fino alle rocce, dove rimase bloccata quando le onde si ritirarono.”

“Sembra un annegamento. Si è allontanata troppo, è stata risucchiata e poi scaraventata sulla spiaggia.”

“Così sembrerebbe. Ma Becca Lees non sapeva nuotare. Non le piaceva nemmeno la spiaggia. Non aveva un costume con sé. Al nostro arrivo, abbiamo trovato impronte sparse sulla spiaggia, dove stava raccogliendo i legnetti. Poi, oltre il segno lasciato delle onde, una linea retta fino a riva, che si concludeva con due impronte rivolte verso il mare. Questo cosa suggerisce?”

Slim fece un respiro profondo. “Che, o la ragazza a cui non piace l’acqua ha sentito improvvisamente la necessità di fare un bagno… o, ha visto qualcosa che ha attirato la sua attenzione.”

Arthur annuì. “Qualcosa nell’acqua.”

Slim ripensò alla figura che credeva di aver visto sulla spiaggia. Becca Lees aveva forse visto qualcosa di simile? Qualcosa che l’avesse spinta a smettere di raccogliere i bastoni per correre fino a riva?

Qualcosa che l’avesse condotta alla morte?

“C’è di più,” disse Arthur. “Il medico legale lo notò, ma non fu abbastanza per determinare un possibile omicidio. I muscoli delle spalle e del collo erano tesi in modo innaturale, cose se si fossero irrigiditi subito dopo la morte.”

“Come può essere successo?”

“Parlai con il medico legale, e mi rivolsi al sovrintendente per cercare di iniziare un’investigazione, ma non vi erano alter prove. Avrebbe potuto dimostrare che Becca stava cercando di resistere ad una forte pressione in punto di morte.”

Slim annuì. Si stropicciò gli occhi, come per cercare di rimuovere un’immagine indesiderata dalla mente. “Qualcuno la stava tenendo sott’acqua.”

Si scambiarono i numeri, e Arthur lasciò Slim vicino al suo appartamento, promettendo che avrebbe ricavato tutto ciò che poteva dai documenti del caso. Non c’era molto altro da dire, disse, ma, con una moglie e una cena che lo stavano aspettando a casa, avrebbe dovuto rimandare ad un’altra volta.

Slim, con il cervello esausto dopo una lunga giornata, arrivò ad un’unica, concreta conclusione: doveva dire ad Emma di Ted.




10







Si incontrò con Emma in un parco forestale, ad un paio di miglia dalla città. Aveva scelto lei il posto: lì avevano più possibilità di non essere visti e che la notizia non arrivasse alle orecchie di Ted. Mentre l’aspettava, la sensazione che potessero essere una coppia di amanti segreti affliggeva Slim, e la solitudine che lo accompagnava ovunque andasse apprezzò l’analogia più di quanto sembrasse appropriato. Mentre Emma si avvicinava, camminando velocemente e con il capo chino, Slim affondò le mani nelle tasche del giaccone, nel timore che potessero in qualche modo tradirlo.

Emma aveva un’espressione lapidaria. “Sono passati due mesi,” disse. “Ha delle risposte da darmi?”

Niente convenevoli. Lo spirito analitico di Slim avrebbe voluto precisare che erano passate sette settimane e quattro giorni.

“Signora Douglas, si sieda per favore. Sì, ho delle informazioni, ma allo stesso tempo me ne servono altre.”

“Oh, certo, Signor Hardy, vuole continuare ad essere pagato mentre tenta di capirci qualcosa, non è vero?”

Slim era tentato di menzionare che non aveva ricevuto ancora un singolo centesimo. Tuttavia, disse, “Sono giunto alla conclusione che suo marito non ha un’amante—” Il sollievo sul volto di Emma fu mitigato dalle ultime parole di Slim: “—per ora.”

“Di cosa parla?”

“Credo, arrivato a questo punto, che suo marito stia cercando di entrare in contatto con una ex-fidanzata o amante. A quale scopo, non saprei, ma me ne viene in mente uno molto ovvio. Tuttavia, ho bisogno di rivedere con lei un’altra volta il passato di suo marito, per stabilire con precisione che tipo di relazione Ted ha o vuole avere con la persona che sta cercando di contattare.”

Slim si rimproverò mentalmente per avere presentato delle speculazioni come fatti, ma aveva bisogno che la moglie parlasse.

“Quel bastardo. Lo sapevo che non saremmo dovuti tornare qui. Si scopano tutti fra di loro in queste cittadine incestuose.”

Slim avrebbe voluto puntualizzare che, se Carnwell fosse stata il fulcro di un’orgia di massa, purtroppo lui non ne era al corrente, ma si limitò a forzare uno sguardo solidale nei suoi confronti.

“Tre anni fa, mi disse, giusto? Che tornaste qua?”

“Due,” disse Emma, correggendo l’errore intenzionale di Slim. Fece un respiro profondo, e fornì una serie di informazioni che Slim sperava potessero aiutarlo. È sempre meglio lasciar parlare i clienti senza fare domande. La lingua lunga, spesso un’arma a doppio taglio, diviene così un’alleata.

“Gli avevano offerto un lavoro, disse. Io ero felice a Leeds. Avevo il mio lavoro part-time, i miei amici, i miei club. Non so perché volesse tornare qui. Insomma, i suoi genitori sono morti da molto tempo e sua sorella vive a Londra — non che la chiami spesso — ma non ha più alcun legame con questo posto. Insomma, siamo sposati da ventisette anni e saremo passati di qui solo un paio di volte, mentre andavamo da qualche altra parte. Okay, una volta ci fermammo per mangiare delle patatine, e non erano neanche così buone; decisamente troppo secche—’

“E suo marito, è un bancario?”

“Gliel’ho già detto. Consulente finanziario. Passa le giornate ficcando il naso nei soldi degli altri. Insomma, una vita piatta, no? Ma non sempre si possono fare soldi con ciò che ci piace veramente, non trova, Signor Hardy?”

“È vero.”

“Insomma, se così fosse, sarei pagata per bere del Porto a pranzo.”

Slim sorrise. Forse aveva trovato uno spirito affine, dopotutto. Emma Douglas aveva al massimo dieci anni in più di lui, ma si prendeva grande cura di sé stessa, come sono solite fare quelle donne che vanno in palestra il giorno di Natale e che hanno fin troppo tempo libero. Ai fini di risolvere il caso, si rese conto che, dopo un paio di drink, avrebbe fatto tutto il necessario per continuare a farla parlare.

E al diavolo la morale.

“E suo marito in passato… ha sempre lavorato come consulente?”

Emma sbuffò. “Oh, santo cielo, no. Si è cimentato in diversi lavori, credo, dopo la laurea. Ma certe sciocchezze, come la poesia, non sono molto redditizie, mi sbaglio?”

Slim sollevò il sopracciglio. “Suo marito scriveva poesie?”

Emma agitò la mano in modo altezzoso. “Oh, gli piacevano quelle cose. Studiava i classici della letteratura. Conosce, Shakespeare?”

Slim non si lasciò offendere. “Conosco alcune opere,” disse, con un ghigno sul volto.

“Sì, Ted amava quelle cose. Era una specie di hippie alla fine degli anni Settanta. Si cimentò nella poesia, recitazione, quel genere di cose. Si laureò nell’ottantadue, e ha lavorato per un po’ come supplente di inglese. Non basta a pagare le bollette però, no? Queste cose vanno bene quando si è giovani, ma non è un progetto che si può portare avanti a lungo termine. Un amico gli trovò un lavoro in banca poco dopo il nostro matrimonio, e penso che da lì in poi si sia abituato ad un diverso tenore di vita, come succede.”

Slim annuì lentamente. Stava ricostruendo un’immagine sia di Emma che di Ted. Un inguaribile romantico, scaraventato in una vita basata sul denaro, con una moglie-trofeo materialista sempre tra i piedi, rimuginando sul suo passato fatto di poesie, libertà e forse spiagge e vecchi amori.

“Ted parla mai del suo passato? Insomma, di prima che vi sposaste?”

Emma alzò le spalle. “Lo faceva, a volte. Insomma, non ho mai voluto sapere delle relazioni precedenti o cose così, ma a volte mi ha parlato della sua infanzia. Sempre meno, col passare degli anni. Insomma, tutti i matrimoni cambiano, no? Si smette di parlare come si faceva prima. Non trova che sia così?”

“Io?”

“Mi ha detto di essere stato sposato, giusto?”

A volte, fare la parte della vittima aiuta le persone ad aprirsi e aveva bisogno che Emma provasse compassione per lui, prima di iniziare con le domande difficili.

“Nove anni,” disse. “Ci incontrammo durante il mio periodo di congedo dopo la prima Guerra del Golfo. Vivevo in caserma a quei tempi, durante il matrimonio. Charlotte mi seguì nelle prime basi militari, quando ero stanziato in Germania. Ma non le piaceva l’Egitto, o lo Yemen, più tardi. Preferì rimanere in Inghilterra per ‘badare alla casa’, come lo definì lei.”

Emma gli appoggiò la mano sul ginocchio. “Ma ciò che faceva in realtà era gestire i suoi soldi e portare a casa altri uomini?”

Se lo avesse detto lui, Slim, che evidentemente seguiva molte meno soap opera pomeridiane di Emma, avrebbe formulato la frase in modo diverso, tuttavia non si sbagliava.

“Piu o meno era così,” disse. “Era abbastanza felice, fino a che una piccola ferita durante la caccia ai pirati nel Golfo Persico mi fece ritrasferire nel Regno Unito, nei servizi segreti militari. Potevo tornare a casa il fine settimana. Durò un mese, poi lei fuggì.”

“Con il macellaio?”

Slim sorrise. “Glielo avevo raccontato? Sì, con il macellaio. Il Signor Staples. Non ho mai saputo il suo nome. Lo scoprì solo dopo. Al tempo flirtava con un collega che le disse che si sarebbe trasferito a Sheffield. Feci due più due, e rimasi fregato.”

“Poverino.” Emma gli accarezzò il ginocchio, per poi stringerlo leggermente. Slim cercò di ignorarla.

“È andata com’è andata. Non mi manca per nulla l’esercito. La vita è più interessante da investigatore privato, cercando di sopravvivere tra un pagamento e l’altro.”

“Beh, mi fa piacere.” Disse Emma, senza cogliere l’ironia nel tono di Slim.

“Qui viene la parte peggiore,” continuò Slim, cercando di darle il colpo finale, che l’avrebbe fatta impietosire completamente. “È andata per vie legali, mentre ero in servizio. Quando ha chiesto il divorzio, ho scoperto che la casa per cui stavo pagando il mutuo era stata re-intestata esclusivamente a suo nome. Dichiarò che si trattava di una proprietà che possedeva sin da prima del matrimonio. Pagò qualcuno per cambiare le date sui documenti legali e persi tutto. Oh, ed era incinta, per questo ricevette un trattamento di favore. Tutto ciò dopo aver abortito il nostro primo figlio mentre ero in missione, perché non voleva che crescesse senza il padre.”

“Il secondo figlio era suo?”

Slim rise. “Certo che no. Non ci vedevamo da anni. Presumo che fosse del macellaio, come il resto dei miei averi allora.”

“Oh, è terribile.” Emma gli stava accarezzando la coscia, ma Slim, con le mani ancora affondate nelle tasche, la ignorò. Al contrario, alzò le spalle. “Sono cose che succedono.” disse.

“Dev’essere stato straziante.”

Slim chiuse gli occhi per un secondo, ricordando il paio di stivali sulla sabbia. “Ho visto di peggio,” rispose.

Emma restò in silenzio per un momento, imbronciata, fissando il sentiero, mentre con mani continuava a fare su e giù per la coscia di Slim, come per riscaldarsi.

“Posso farle una domanda personale?” disse Slim.

“Quanto personale?”

“Questa sarebbe la prima amante di Ted?”

Emma ritirò la mano, colta alla sprovvista. “Ehm, beh, credo di sì. Insomma, non ne sono sicura, ma è sempre stato un buon marito.”

“E lei?”

“Io cosa?”

“Mi scuso per la domanda, Signora Douglas, ma, lei è stata una buona moglie?”

Emma si allontanò da lui. Il posto vacante tra i due sulla panchina iniziò a fissare Slim come un bambino dagli occhi spalancati.

“E questo cosa c’entra?” Emma si alzò in piedi e indietreggiò. “Senta, Signor Hardy, penso sia l’ora di sciogliere il nostro contratto. Non mi ha fornito informazioni rilevanti e adesso mi pone questo genere di domande. Non sono una moglie trascurata che lei può—”

“Ted ha mai mostrato interesse nell’occulto?” intervenne Slim.

Emma lo fissò, con la bocca aperta, e scossò la testa. “Non avrei mai dovuto assumerla,” disse, perdendo il controllo. “Scoprirò da sola cosa sta succedendo.”

Senza dire altro, se ne andò, lasciando Slim da solo, seduto sulla panchina, ad accarezzarsi la coscia tiepida dove lei aveva posato le mani.




11







Non avendo idee migliori, Slim si recò in biblioteca per consultare un’antologia di Shakespeare. Un’ora dopo, si ritrovò al front desk, sotto lo sguardo altezzoso dell’impiegato aspirante scrittore, per restituire il libro — utile come la forchetta per il brodo — ed al suo posto affittare alcuni DVD della biblioteca.

Giovedì sera, dopo due giorni di maratona, era riuscito a guardare tutti i film di cui era a conoscenza, e un paio che neppure conosceva. Alcuni aspetti della trama, persino su uno schermo, non avevano poi così senso; ma se Ted aveva speso gli anni formativi assorto fra opere come Amleto e Macbeth, non era difficile capire da dove fosse nato il suo interesse per l’occulto.

Ubriacatosi con del vino scadente, Slim si addormentò nella scena finale Romeo e Giulietta, svegliandosi con lo squillare del telefono e trovando i due protagonisti morti, tra i titoli di coda.

Non fu così veloce da riuscire a rispondere, e non lasciarono nessun messaggio in segreteria. Il numero era sconosciuto, così non si scomodò a richiamare. Probabilmente era Skype o qualche altro call-center.

Si risedette sulla sedia, pensando a come procedere. Arthur era la pista migliore; il capo della polizia a cui piaceva parlare aveva altro da dire, e poteva fornirgli dettagli dall’interno.

Ma dove sarebbe andato a finire? Era stato assunto per provare l’eventuale infedeltà di un ricco consulente finanziario e si era ritrovato a dissotterrare i dettagli di un vecchio caso irrisolto, così come gli altri ad esso collegati.

Non lo pagavano per questo. Era meglio lasciar perdere e dimenticare. Aveva un affitto da pagare. Non poteva permettersi un tale fuori programma.

Tuttavia, lo stesso impulso che l’aveva fatto arruolare molti anni fa lo stava tirando a sé. Il bisogno di avventura, di esotismo; era irresistibile.




12







Venerdì mattina, i postumi della sbornia erano i peggiori che avesse conosciuto nelle ultime settimane; fissò le due bottiglie di vino vuote nella spazzatura e decise di provare a riprendersi con l’aiuto una frittura del bar all’angolo della strada.

Ted sarebbe andato di nuovo alla spiaggia quel pomeriggio, ma a quale scopo seguirlo? Era sempre il medesimo rituale. In ogni caso, Emma l’aveva licenziato. Non aveva più alcun senso.

Stava camminando verso casa, quando il cellulare squillò. Era Kay Skelton, il suo amico traduttore.

“Slim? Ho provato a chiamarti ieri sera. Possiamo vederci?”

“Ora?”

“Sì, se possibile.”

Il senso di urgenza nella voce di Kay convinse Slim. Disse a Kay di dirigersi verso un pub a qualche minuto dal bar dov’era stato. Nel tempo che avrebbe impiegato ad arrivare là, avrebbero aperto.

Venti minuti dopo, incontrò il barista nell’intento di aprire la saracinesca e accendere le luci. Si trattenne dall’iniziare a bere, optando per una tazza di caffè, che prese e portò in un angolo buio del locale, dove occupò un divanetto, aspettando Kay.

Il traduttore si presentò mezz’ora dopo. Slim era al terzo caffè, e lo schieramento di bottiglie di whiskey oltre il bancone minacciava di sfondare la sua difesa.

Slim non vedeva Kay di persona dai tempi dell’esercito. L’esperto linguistico, che adesso si limitava al lavorare come traduttore di documenti stranieri per uno studio legale, si era ammorbidito e aveva preso su dei chili. Aveva l’aspetto di chi mangiava troppo bene e non beveva abbastanza.

Slim era ancora l’unico cliente e Kay lo avvistò facilmente. Ordinò un doppio brandy al barista e si sedette sul lato opposto del divanetto.

Si diedero la mano. Entrambi mentirono sull’aspetto dell’altro. Kay offrì un drink a Slim, che lui rifiutò. Poi, con un sospiro, come se fosse l’ultima cosa che avrebbe voluto fare, Kay tirò fuori un documento dalla borsa che aveva con sé e lo appoggiò sul tavolo.

“Ho commesso un errore,” disse.

“Cosa?”

“Questa è la trascrizione. Ho ricontrollato la traduzione e, anche se il contenuto è corretto, ho sbagliato in un punto.”

Kay estrasse una pagina del documento. Un cerchio rosso evidenziava una sezione di testo scritta a malamente a mano, che Slim immaginò fosse in latino.

“Questa parte. Il tuo uomo sta dicendo a qualcosa di tornare indietro, che deve tornare a casa. Ma non da lui.” Kay indicò una parola così illeggibile che Slim non provò nemmeno a decifrarla. “Ecco. Non ‘vieni’, ma ‘vai’.”

“Andare via?”

Kay annuì. “Qualunque cosa il tuo uomo tema, è già qui.”





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Un giallo ambientato nella costa del Lancashire, nell'Inghilterra nord-occidentale.

John ”Slim” Hardy, in congedo dall'esercito e forte bevitore, adesso imbranato investigatore privato, viene assunto per indagare su Ted Douglas, un consulente finanziario che sgattaiola fuori dal lavoro ogni venerdì pomeriggio per visitare un'insenatura desolata della costa del Lancashire. Una volta arrivato, cammina sulla spiaggia, apre un libro e inizia a leggere ad alta voce. Sua moglie crede che abbia un'amante. Slim pensa che sia pazzo. La verità li sconvolgerà entrambi. ”L'uomo in riva al mare” è il romanzo d'esordio di Jack Benton – una classica storia d'amore, tradimento, omicidio e mistero.

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