Книга - Incantesimo Di Mezza Estate

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Incantesimo Di Mezza Estate
Kristen Strassel


Un potente drago, su cui tanti anni fa è stato lanciato un incantesimo, è convinto che io sia una dea. Ma non una dea qualsiasi – la sua. Ha bisogno che io lo aiuti, ma perché ciò accada deve prima farmi credere nella magia.

Un potente drago, su cui tanti anni fa è stato lanciato un incantesimo, è convinto che io sia una dea. Ma non una dea qualsiasi – la sua. Ha bisogno che io lo aiuti, ma perché ciò accada deve prima farmi credere nella magia.

Una cosa da niente, vero?

Sono impegnata a costruirmi una carriera e a ristrutturare la casa dei miei sogni. Ho tutto ciò che desidero, ma negli anni ho volutamente ignorato alcune parti della mia vita. Nello specifico, la mia vita amorosa.

Quando la casa della nonna va a fuoco, mi reco a Summerland per aiutarla a rimettersi in piedi. Lei e mia sorella sostengono che la causa di quella devastazione sia stato un combattimento tra draghi, e che sia necessario che io venga a patti con la vita che ho a lungo trascurato e con la magia, nella quale non credo.

Anche quell’uomo così sexy di Chance Drake è disposto ad aiutare la nonna. È scettico sulle capacità magiche che lei sostiene di avere, e insiste che uno degli incantesimi che lei ha lanciato è andato storto e lo ha lasciato intrappolato nella sua forma umana.

Sostiene di essere un drago, e io l’ho sfidato a farmi credere nella magia.

Quando solo io riesco a leggere un antico testo che nessun altro finora è stato in grado di decifrare, la mia vita cambia per sempre. Chance riuscirà a convincermi a rimanere a Summerland e a usare la mia magia per salvare il tuono delle Smoky Mountains?








Incantesimo di Mezza Estate


INCANTESIMO

DI MEZZA ESTATE

I Draghi delle Smoky Mountains

LIBRO 2

di Kristen Strassel

Traduzione italiana a cura di Chiara Vitali


Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono usati in modo fittizio e non devono essere considerati come reali. Qualsiasi riferimento a fatti realmente accaduti o a persone, in vita o defunte, è puramente casuale.

Cover Art e modifiche successive © 2019 Sotia Lazu

“Midsummer Spell” © 2019 Kristen Strassel

“Incantesimo di Mezza Estate”

Traduzione Italiana © 2021 Chiara Vitali – con la collaborazione di Antonella Caso

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata, riprodotta elettronicamente o stampata senza autorizzazione scritta, fatta eccezione per brevi citazioni inserite nelle recensioni. Potete contattare l’autrice al seguente indirizzo: kristen@kristenstrassel.com

Pubblicato da Tektime

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Un potente drago, su cui tanti anni fa è stato lanciato un incantesimo, è convinto che io sia una dea. Ma non una dea qualsiasi – la sua. Ha bisogno che io lo aiuti, ma perché ciò accada deve prima farmi credere nella magia.

Una cosa da niente, vero?

Sono impegnata a costruirmi una carriera e a ristrutturare la casa dei miei sogni. Ho tutto ciò che desidero, ma negli anni ho volutamente ignorato alcune parti della mia vita. Nello specifico, la mia vita amorosa.

Quando la casa della nonna va a fuoco, mi reco a Summerland per aiutarla a rimettersi in piedi. Lei e mia sorella sostengono che la causa di quella devastazione sia stato un combattimento tra draghi, e che sia necessario che io venga a patti con la vita che ho a lungo trascurato e con la magia, nella quale non credo.

Anche quell’uomo così sexy di Chance Drake è disposto ad aiutare la nonna. È scettico sulle capacità magiche che lei sostiene di avere, e insiste che uno degli incantesimi che lei ha lanciato è andato storto e lo ha lasciato intrappolato nella sua forma umana.

Sostiene di essere un drago, e io l’ho sfidato a farmi credere nella magia.

Quando solo io riesco a leggere un antico testo che nessun altro finora è stato in grado di decifrare, la mia vita cambia per sempre. Chance riuscirà a convincermi a rimanere a Summerland e a usare la mia magia per salvare il tuono delle Smoky Mountains?




Capitolo uno


Monique

La nonna diceva sempre che la magia è quella parte della scienza che gli uomini devono ancora comprendere.

La mia risposta era sempre la stessa: mi sarei attenuta a ciò che potevo capire, grazie mille.

Avevo completamente sottovalutato mia nonna.

Avevo trascorso tutti i trentaquattro anni della mia vita da convinta sostenitrice del detto che la magia è una stupidaggine. Mia nonna sosteneva di essere un’incantatrice, ma mia madre aveva allevato me e mia sorella facendoci credere solo in ciò che poteva essere spiegato dai fatti e non dalla fede.

«Come fai a essere così tranquilla, hai lanciato un incantesimo su te stessa?» le chiesi. La nonna doveva aver invocato alcuni superpoteri davvero seri. Eravamo di fronte ai resti divorati dalle fiamme dell’unica casa in cui lei avesse mai vissuto. O almeno così ricordavo. Il nastro giallo della polizia sbarrava le porte rotte e le finestre andate in frantumi.

«È solo un edificio, Monique. Tutto ciò che conteneva può essere sostituito. Tutte le cose importanti», disse battendosi una mano sul petto, «le tengo qui.»

Non mettevo piede a Summerland da oltre un decennio, ma non importava, la nonna mi aveva accolta di nuovo come se avessimo pranzato insieme il giorno prima. Mentre lei si dilettava di magia, io avevo studiato medicina. Quando non ero stata impegnata a lavorare, avevo versato sangue, sudore e lacrime nella ristrutturazione di una vecchia casa trascurata a East Nashville. Avevo messo il mio cuore in quella casa.

«Non riesco a immaginare di perdere la casa in cui abito.»

«Tu dai troppa importanza alle cose materiali.» La nonna si avvicinò alla struttura bruciata e sollevò uno di quei nastri gialli che avvertivano di non oltrepassare. Fece un cenno con la testa, come se stesse salutando quel posto, e poi se ne andò senza voltarsi indietro. Mi fece segno di seguirla. «Nel tuo cuore cosa c’è?»

«Cosa vuoi dire?» Alcune cose non cambiavano mai. La nonna amava parlare per enigmi.

Sospirò, frustrata come sempre dalla mia praticità e dal rifiuto di credere nell’ignoto. Presto mi avrebbe ricordato che avevo preso da mia madre. «Per cosa saresti pronta a rinunciare a tutto?»

«Il mio ambulatorio pediatrico.» Ero appena diventata socia. Alla fine, ero uscita dall’estenuante tran tran della turnazione ospedaliera. Ora che avevo degli orari certi e una casa da chiamare mia, potevo iniziare a lavorare sulla vita che avevo trascurato. «E la mia casa.»

Lei scosse la testa. «Quelle sono cose. Qualcuno te le può portare via. Lasciami riformulare la domanda. Chi ci sarà per te quando perderai tutto? Non illuderti, succede a ognuno di noi.»

Una domanda che faceva riflettere. Avevo sempre potuto contare su Cecily, la mia migliore amica, ma trascorreva metà dell’anno in tour con la sua band. Quando era dall’altra parte del paese, non poteva mollare tutto per me. Ma non era quello che intendeva la nonna. Voleva sapere chi mi completasse, se ci fosse qualcuno in grado di sbloccare il mio cuore freddo, calcolatore e pratico.

La serratura era arrugginita e non potevo confessarle di aver smarrito la chiave.

«Ho te. E Sophie.» Mi sforzai di sorridere. Faceva male ammettere che era una cazzata.

«Ma non sei venuta al mio matrimonio» ribatté mia sorella dal sedile posteriore, il dolore ancora fresco nella sua voce.

Mi voltai e affrontai la sua delusione. «Avevo bisogno di più di due giorni di preavviso! E poi, chi si sposa di mercoledì?»

«Era la Festa di Beltane» rispose Sophie, come se quel fatto lo rendesse più praticabile.

«Adesso è qui. Non c’è bisogno di litigare.» La nonna avrebbe cercato, fino all’ultimo dei suoi giorni, di convincerci a mettere da parte le nostre differenze. Mi mise una mano sul braccio mentre guidavo, allontanando il veicolo su cui eravamo dalla sua casa. «Uno di questi giorni, Monique crederà nella magia.»

Stavo per dirle che era altamente improbabile, ma avevo notato alcune cose, in quel viaggio a Summerland. Sophie non era mai stata la personificazione della responsabilità, piuttosto era un’ottimista, ma non pensavo che ciò avesse nulla a che fare col fatto che si fosse sposata in fretta e furia. Si stava ancora crogiolando nel bagliore della sua prima notte di nozze. La nonna aveva perso tutti i suoi beni terreni e non sembrava affatto turbata. E invece eccomi qui, una palla di nervi, attaccata al cellulare come se me lo avessero impiantato chirurgicamente, e non riuscivo a pensare a una singola persona che fosse davvero pronta a guardarmi le spalle.

Sophie e la nonna chiacchierarono sulla via del ritorno alla montagna, e, per la prima volta, fui consapevole di tutte le cose che mi ero persa.

«Tyson e io ceneremo un po’ prima» disse Sophie quando scendemmo dall’auto. «Vuoi unirti a noi? Sono sicura che possiamo trovare un altro drago affamato che ci faccia compagnia, così non farai da ruota di scorta.»

Un altro drago affamato. Non un uomo. Sophie affermava che Tyson si era trasformato in un drago durante la loro prima notte di nozze, e che era stato il suo fuoco a bruciare la casa della nonna fino alle fondamenta mentre fermava un altro come lui. Il suo nuovo marito e i suoi amici che vivevano su quella montagna – proprio dentro la montagna – non erano il tipo di uomini con cui ero solita andare a cena, e lei aveva ancora molta strada da fare per convincermi del fascino del loro presunto lato misterioso. «Sembra divertente, ma non stasera.»

«Accetta l’invito di tua sorella.» Non mi sorprendeva che la nonna pensasse che dovessi andare. «Chance ti ha messo gli occhi addosso.»

Chance Drake. Il fratello di mio cognato. Un montanaro robusto e assolutamente stupendo. Avrei mentito a sostenere di non essermi goduta una o due fantasie su di lui da quando ero arrivata. «Non è esattamente il mio tipo.»

«E quale sarebbe il tuo tipo?» chiese Sophie. «Tyson conosce un sacco di persone. Possiamo trovare qualcuno da invitare a cena.»

Persone. Non draghi. Sembrava un po’ più sicuro.

«Sono sicura che le conosce.» Ammiravo il modo fanciullesco con cui Sophie guardava il mondo. Come la nonna, credeva ancora, senza alcun rimorso, che tutto ciò di cui avevamo bisogno fosse l’amore. Avrei voluto accettare. «Non sto cercando di stabilirmi a Summerland.»

La nonna alzò le mani, scuotendo la testa. «Chi ha parlato di sistemarsi? Goditi una cena gratis. Divertiti, Monique Louise. Lavori così duramente, non è l’unica cosa che conta.»

«Lo so.» In teoria, lo sapevo. Se un paziente fosse venuto da me nervoso come ero io, gli avrei detto di prendersi un po’ di tempo per se stesso. Ma non ero disposta a seguire il mio stesso consiglio. Rilassarmi non era nel mio vocabolario. «Sophie ha sposato Tyson una settimana dopo averlo conosciuto. Le cose sembrano andare velocemente, da queste parti.»

La nonna mi strinse il braccio. «Mentre sei qui, prova a fare tutte quelle cose che non faresti a Nashville. La tua vita sarà ancora là, quando tornerai.»

A giudicare dalla quantità di e-mail e messaggi che arrivavano in continuazione, quell’affermazione era accurata al cento per cento. La responsabile amministrativa dello studio e il mio socio stavano aspettando che tornassi e risolvessi i loro problemi.

Il mio problema era che non ne avevo voglia.

Amavo i miei pazienti, e prendermi cura di loro compensava tutte le lunghe ore di lavoro, le conversazioni difficili con altri medici e la burocrazia delle compagnie di assicurazione.

Ma non avevo realizzato quanto avessi bisogno di una pausa finché non ero stata costretta a prenderne una. Il tempismo era stato orrendo. Il nostro nuovo studio medico era stato appena sistemato, e la ristrutturazione della mia casa completata. Il mio conto in banca si piegava sotto il peso di entrambi, ma la nonna aveva ragione. Tutte quelle cose potevano aspettare. Mia sorella aveva una vita nuova di zecca di cui non sapevo nulla, e ignoravo che avesse iniziato a scrivere un blog che si occupava di recensire sex toys. Tipico di Sophie. Di solito mi sarei fatta beffe di quella sua attività, liquidandola come frivola, e poi avrei contato silenziosamente i giorni fino a quando non mi avesse chiesto di prestarle i soldi per l’affitto. Ma mia sorella era così felice da brillare, in realtà.

La nonna aveva appena perso tutto, e pensava che fossi io ad aver bisogno di cambiare il mio atteggiamento. Questo viaggio mi stava aprendo gli occhi.

Mi diressi nella stanza che occupavo nella caverna, mi tolsi i vestiti e iniziai a riempire d’acqua la vasca da bagno di rame. I draghi – come tutti insistevano a chiamarli – avevano costruito un palazzo all’interno di una montagna. Dato che avevo lottato con le unghie e con i denti per assumere svariati appaltatori per la ristrutturazione di casa mia, ero profondamente sbalordita da quel risultato.

Ogni stanza trasudava lusso. Potere. Creava un’atmosfera.

Le pareti di quella in cui stavo io erano scoscese e color argilla, ma non era uno spazio claustrofobico. Una finestra, abilmente nascosta nel fianco della montagna, regalava una vista infinita del cielo. Il letto, su cui erano drappeggiate coperte di pelliccia, sembrava paradisiaco, i miei piedi affondavano in morbidi tappeti e la tecnologia, lì dentro, rivaleggiava con quella di casa mia.

Inclinai la testa all’indietro, realizzando per la prima volta che c’era un lucernario sopra la vasca da bagno. E che quello era un panorama da godersi in due. Non era la prima volta che mi sentivo sola, durante quel viaggio a Summerland.

Afferrai il telefono per mandare un messaggio a Sophie.

È troppo tardi per accettare il tuo invito a cena?

Non mi rispose subito, e io dovetti respingere un moto di delusione. Non potevo aspettarmi che saltasse al mio comando dopo che l’avevo respinta per trent’anni o giù di lì.

Abbiamo appena ordinato il dolce, mi disse quando finalmente rispose. La prossima volta?

Certo. Dimmi che stai mangiando qualcosa con il cioccolato. Mi consideravo una drogata di cioccolato in crisi di astinenza dopo che avevo rinunciato allo zucchero due anni prima. Mi venne l’acquolina in bocca mentre sognavo il suo dessert.

E Chance che mi imboccava.

Un brownie con gelato alla vaniglia, panna montata e una ciliegina in cima, rispose, concludendo il messaggio con l’emoji della faccina con l’aureola.

Un po’ ti odio, in questo momento.

Il cioccolato è sempre a disposizione. Vidi che stava scrivendo ancora, ma il messaggio tardava a comparire. Interessante. Sophie non usava mai giri di parole. Diceva quello che le passava per la testa e ne affrontava le conseguenze. Mi faceva rabbrividire, ma la ammiravo comunque.

Il messaggio finalmente apparve. La prossima volta posso invitare anche Chance?

Avevo voglia di cenare con quell’uomo così affascinante, che poteva anche essere un drago, e che non somigliava per niente al mio inesistente tipo ideale? Quello con gli occhi bellissimi e abile con le mani? L’uomo così legato a quella piccola città da non darmi motivo di innamorarmi di lui se avessi programmato di tornare a casa e riprendere da dove avevo lasciato?

La risposta avrebbe dovuto essere semplice. Il mio cuore stava urlando “Fallo. Di’ di sì”. Perché, allora, non riuscivo a digitare quelle tre piccole lettere?

Forse.




Capitolo due


Chance

Non perdevo di vista la scatola placcata d’oro da quando Nora Whynot l’aveva portata nella caverna. Era tempestata di gemme, e nascondeva i segreti che avrebbero cambiato la mia vita. Mio fratello aveva ucciso il primo proprietario di quella reliquia, e la seconda persona che ne era entrata in possesso era appena uscita dall’ospedale. Ora, finalmente, apparteneva al mio tuono. Feci scorrere un dito sui simboli incisi dentro il coperchio d’oro secoli prima. Avevo imparato molte lingue, nella mia lunga vita, ma il Braille non era tra di esse. Volute di fumo si alzarono dal metallo.

La leggenda di quella scatola non era una stupidaggine.

Il drago a lungo dormiente dentro di me aveva aperto un occhio assonnato. Ma possedere quella scatola non era sufficiente, da solo, a farmi mutare.

Tanner, lo storico del nostro tuono, alzò lo sguardo dal grimorio che da ore studiava attentamente. Voltava ogni pagina di papiro con riverenza. I nostri antenati avevano scritto quelle istruzioni a mano, ma nel corso delle generazioni il vero significato di quelle parole era andato perduto. Le ombre viola scuro sotto i suoi occhi non avevano nulla a che fare con l’illuminazione della caverna. Lavoravamo tutti senza sosta per decifrare il codice.

«La reliquia ha una sua energia.» Rafe fissò la scatola come se fosse la sua nemesi. Aveva trascorso gli ultimi cinquant’anni nella sua forma umana, incazzato per il fallimento dell’incantesimo d’amore di Nora. Quella magia avrebbe dovuto aiutare i draghi dell’ultimo tuono del Nord America a trovare le proprie compagne. Fino a quel momento, solo mio fratello Tyson c’era riuscito. Il resto di noi era ancora condannato a trascorrere il resto della propria vita come essere umano. «Ed è arrabbiata.»

Visto che da cinque decenni l’incantesimo d’amore fallito mi impediva di passare alla mia forma di drago, il mio status di alfa era stato messo a dura prova. Non potevo guidare gli altri senza la possibilità di mutare. Fino a quando Tyson non c’era riuscito, dopo essersi accoppiato con la sua compagna durante la Festa di Beltane, nessuno nel tuono aveva avuto più autorità di me.

Non ero abituato a fare spazio a qualcun altro, ma ero disposto a lasciargli le redini se ciò avesse significato che avrei potuto mutare.

Da quando Nora ci aveva portato la reliquia, il mio drago mi parlava. La sua voce non era forte abbastanza per annunciare al resto del tuono che ero vicino alla mutazione, ma era lì. L’antica iscrizione su quella scatola era la chiave per far riacquistare al nostro tuono il suo splendore. Se avessimo capito cosa cazzo c’era scritto.

Mi alzai dal tavolo, spingendo via il grimorio davanti a me. «La scatola è potente, riesco a sentirlo.»

Jax aggrottò la fronte. Fino a quel momento era stato insolitamente silenzioso. Assolutamente inusuale, da parte sua. Negli ultimi cinquant’anni era lui quello che aveva mantenuto il sorriso sui nostri volti con tutte le sue stupide battute. «C’è qualcosa che... non va. È così da quando Nora ha portato qui quel dannato affare. Riesco a malapena a muovermi, e sento la testa pulsare. Nella migliore delle ipotesi, è il mio drago che si prepara a saltare fuori. Ma se è tutto ciò che sa fare dopo cinquant’anni, preferisco rimanere umano.»

Fanculo. Quell’affermazione faceva riflettere.

L’energia sortiva l’effetto opposto su di me. Mi rendeva irrequieto. Come se dentro di me ci fosse un animale in cerca di una preda. Come se finalmente la possibilità di mutare fosse alla mia portata, e avessi un margine di errore sottile come un laser. Quell’enigma, scritto in una lingua dimenticata all’interno della scatola, avrebbe potuto essere l’ultima possibilità del tuono di spezzare l’incantesimo.

Più a lungo fossimo rimasti nelle nostre forme umane, più ci saremmo indeboliti. Era diventato difficile acquisire l’oro e i gioielli di cui avevamo bisogno per proteggerci. Erano secoli che vegliavamo sulla Summerland Valley, e di recente eravamo stati colpiti a tradimento, accecati da una minaccia che non eravamo riusciti a vedere, ma che stava proprio sotto il nostro naso.

Per anni, nella valle, c’era stato un drago ribelle. Non era un membro del nostro tuono, e avevamo pensato che non ci fossero altri draghi oltre a noi nel Nord America, finché non si era mostrato. Jerry, questo il suo nome, si era reso responsabile di un omicidio e della distruzione della casa di Nora, andata completamente bruciata. Lo avevamo ucciso prima di scoprire se stava lavorando da solo.

Se il tuono non fosse riuscito a risolvere quell’enigma, non saremmo più stati in grado di difendere la valle. Avremmo perso tutte le nostre conoscenze.

«Ovviamente è un fottuto casino. Il nostro destino ci è stato consegnato a mano da Nora Whynot» ringhiò Rafe. «Da Nora e dall’altra nipote...»

«Monique» lo corressi.

Rafe sbuffò. «La scatola è qui da quando ci sono Nora e Monique. Sono loro che bloccano l’energia di cui abbiamo bisogno per decifrare il codice.»

Tanner scosse la testa. «Nora non può cambiare ciò che è scritto in questi libri. Tutti sanno che è un’incantatrice da quattro soldi. Non c’è niente, nei grimori, che faccia riferimento a quel messaggio. E ricorda che lei non può influenzare questa cosa, non sa che questi libri esistono.»

«Magari ha lanciato un altro incantesimo.» Rafe strappò il libro a Tanner. Sfogliò troppo velocemente le pagine delicate, e la sua frustrazione aumentò quando non trovò quello che stava cercando. Quando alzò lo sguardo, i suoi occhi erano selvaggi. «E se non funzionasse?»

La paura non si addiceva al nostro tuono.

«Funzionerà» gli assicurai. Non avevo modo di sostenere quell’affermazione, ma i ragazzi si erano fidati di me per secoli. Erano rimasti con me, intrappolati nelle loro forme umane, per cinquant’anni, finché non era emerso un nuovo leader tra i draghi. «Gli incantesimi e le leggende funzionano in modi che fatichiamo a comprendere. Potremmo dover ricorrere ad alcune delle nostre sacre reliquie...»

Quell’idea fu interrotta da un colpo alla porta, che si aprì senza invito. Non fu una grossa sorpresa trovare Nora dall’altra parte. A parte le Whynot, nessun essere umano che viveva a Summerland aveva mai trovato ospitalità nelle nostre caverne. I nostri concittadini conoscevano solo la leggenda secondo cui i draghi una volta proteggevano la Summerland Valley.

«Non è un buon momento, Nora.» Tenere per me la mia irritazione richiese uno sforzo. Se fosse stata solo lei, non le avrei concesso quella cortesia. Ma non era venuta da sola. C’era Monique alle sue spalle.

La donna che aveva svegliato il mio drago.

«Chance si sta comportando educatamente. Non è mai un buon momento, Nora» aggiunse Rafe, fissando la donna minuta. «La maggior parte delle persone aspetta di essere invitata prima di irrompere in una stanza.»

Nora alzò gli occhi al cielo. «Scusate se ho interrotto gli affari segreti dei draghi. Ma potrei morire aspettando un invito da parte vostra.»

«Nonna» disse Monique a denti stretti. «Forse è meglio se ce ne andiamo.»

«No.» Ero troppo consapevole degli sguardi compiaciuti del mio tuono mentre camminavo verso le signore. Monique, che somigliava tantissimo a sua sorella pur essendo più raffinata – no, sobria – aveva acceso un fuoco dentro di me. E il mio drago mi implorava di alimentare le fiamme. «A cosa dobbiamo questo onore?»

Nora agitò la mano. «Chance Drake, non provare ad ammaliarmi.»

“Non ci penso proprio.”

Cazzo, il mio drago non mi parlava da decenni. Dissimulai la mia sorpresa.

Non potevo lasciare che quella donna mi prendesse alla sprovvista. E non potevo mostrarmi debole con il mio tuono. Per la prima volta in una generazione, avrei dovuto attenermi agli ordini di un altro drago. Sarei morto, per mio fratello, ma prendere ordini da lui avrebbe potuto spezzarmi. «Non sperarci troppo, Nora. A cosa dobbiamo la tua visita?»

Lei raddrizzò le spalle. Aveva capito che c’era in atto uno scontro di potere. «Mia nipote se ne stava tutta imbronciata nella sua stanza, di sabato sera, e questa caverna è piena di bellissimi draghi single, che oltretutto sembra non si stiano divertendo. Devo lanciare un altro incantesimo...?»

«No!» rispondemmo tutti all’unisono.

Nora ridacchiò. «Avete una giovane donna bella e annoiata sotto il vostro tetto. Non incolpate me se il vostro incantesimo d’amore non ha funzionato.» Si avvicinò al tavolo. «Come ve la cavate con la scatola?»

Nora aveva percepito che qualcosa non andava nel momento in cui era entrata nella stanza. Poteva far schifo come incantatrice, ma sapeva leggere l’energia.

«Ci hai trafficato prima di donarcela?» chiese Jax.

«No.» Nora indietreggiò, la fronte aggrottata. «Gli incantesimi rispondono all’energia, ed è per questo che non sempre vanno come uno spera. È la vostra energia che li guida.»

«Quindi stai dicendo che è la nostra fortuna di merda a impedirci di mutare?» chiese Rafe. «Questa scatola avrebbe dovuto spezzare l’incantesimo.»

«È possibile.» Nora sospirò. «Se attribuite alla reliquia troppo potere, potrebbe accorgersene. Lo sa. Ricordate, il potere è dentro di voi.»

«Va bene. Ma l’incantesimo dovrebbe essere in uno di questi libri.» Tanner sfogliò le pagine. Alla faccia del mantenere segreti i nostri grimori alla vecchia incantatrice. «La leggenda vuole che questa reliquia contenga il codice che ci consentirà di proteggere la Summerland Valley per le generazioni a venire.»

«Avete bisogno di aiuto per decifrarlo?» chiese Nora.

«No!» rispondemmo di nuovo all’unisono.

“Lasciala parlare” mi avvertì il mio drago. Cazzo, ora che il bastardo sfuggente e pieno di scaglie si era svegliato, voleva mettere in discussione tutto.

“Hai ragione, dannazione.”

Lo assecondai. E che cazzo. Avevo già perso il mio ruolo di alfa. Non avevo intenzione di perdere anche il mio drago. Mi rivolsi a Nora. «Credi che potresti aiutarci a leggere questo antico idioma?»

«Chance» disse Tanner sottovoce. «Che cazzo stai facendo?»

Scossi la testa. Per una volta, avrei ascoltato quello che aveva da dire la vecchia. E non era perché al mio drago piaceva guardare sua nipote. La magia di Nora era misteriosa, e forse stare al passo era il modo più semplice per procedere.

«Non riesco a leggere ciò che c’è scritto. Ho dato un’occhiata, ma non sono riuscita a cogliere nemmeno una parola. Solo sensazioni.»

«Nonna, stai parlando per enigmi» disse Monique. Era rimasta vicino alla porta. La nostra energia aveva praticamente alzato un muro tra lei e noi.

«Mia nipote deve imparare a credere nella magia.» Nora mi mise una mano sul braccio e fece un cenno in direzione di Monique. «Forse tu puoi insegnarle come.» Si voltò e andò verso la porta.

«E questo cosa ha a che fare con l’incantesimo?» le chiese Rafe.

Nora lo guardò di traverso. «Tutto.» Poi se ne andò.

Monique era sbalordita. «Mi dispiace» disse. Il suo sguardo guizzò tra la direzione presa dalla nonna e me. «So che può essere una donna difficile.»

Rafe si prese gioco di lei. «Non sai quanto. Dove diavolo sei stata tutti questi anni, comunque?»

«A studiare medicina.» Monique incrociò le braccia davanti al petto nel caso in cui quel muro di energia non fosse stato abbastanza per proteggerla da noi. «So che dipendete da questa scatola per cambiare qualcosa che vi riguarda, ma io non credo nella magia.»

Rafe alzò le spalle. «Sei tu che ti perdi qualcosa.»

Monique prese un respiro profondo e si fece coraggio. «Farò andare via la nonna da qui il prima possibile. Se preferite, possiamo trasferirci in un hotel. Resterò a Summerland solo finché non si sarà rimessa in sesto.»

“Falla restare” chiese il mio drago.

«No.» Ignorai lo sguardo di Rafe mentre mi avvicinavo a Monique. Magari non credeva nella magia, ma irradiava da lei. «Fate parte della nostra famiglia. Potete restare nelle caverne per tutto il tempo che volete.»

«Grazie.» Monique strinse le labbra per smorzare un sorriso. Non avrebbe permesso a se stessa di sentirsi a proprio agio con noi. «Cercherò di tenerla sotto controllo.»

A quel punto fu il mio turno di ridere. «È impossibile controllare Nora Whynot.»

«Come se non lo sapessi» rispose Monique ridacchiando. «Posso controllare ogni altro aspetto della mia vita, ma con la mia famiglia, beh, è un’altra storia.»

Interessante. Quella donna teneva alta la guardia, ma mi aveva appena rivelato parecchio. Si proteggeva nell’unico modo che conosceva.

«Spero che tu rimanga per un po’, Monique.» Il mio drago era pronto a ruggire. «Potrebbe piacerti, questo posto.»

Lei sospirò. «Mi piace già.»

E detto ciò, andò via.




Capitolo tre


Monique

«Puoi tornare a Nashville ogni volta che vuoi.» La nonna mi stava aspettando nel corridoio. Aveva lasciato la porta aperta quando era uscita, convinta che la seguissi. Avrei voluto farlo, ma qualcosa mi aveva fatta rimanere dentro la stanza. Il mio cuore svolazzava ogni volta che parlavo con Chance, ma dovevo lasciare che quella fosse solo una fantasia divertente.

«Nessuno ti trattiene contro la tua volontà. Può aiutarmi Sophie a trovare una casa» aggiunse quando non risposi.

«Non me ne andrò prima che tu ti sia sistemata.» Per quanto mi piacesse quel posto, avevo un po’ di nostalgia. Cecily mi aveva mandato un mucchio di foto. Il suo tour era terminato, e lei era nel bel mezzo di una grande festa in un bar sul tetto di un palazzo. Una festa piena di celebrità. La prossima volta sarai tu la mia accompagnatrice, aveva scritto.

Era sempre la prossima volta e mai la volta buona. Mi ero persa un sacco di feste a causa dei turni in ospedale, o perché ero troppo esausta anche solo per pensare di mettere il naso fuori di casa. E in realtà, quando ci andavo, volevo sempre filare via. Non avevo niente in comune con le persone presenti. Quella sera avevo un appuntamento con una bottiglia di vino e un libro – una volta tanto non un articolo scientifico – e non avrei fatto a cambio con nulla al mondo.

La nonna scosse la testa, tenendosi al passo con me mentre tornavo in camera mia. «Se tu dessi una possibilità a ciò che ti circonda, potrebbe piacerti.»

«Ho un lavoro e una casa in un’altra città» le ricordai.

«E sono entrambi vuoti, in questo momento. Voglio che tu rimanga. Sophie è entusiasta di averti qui. E penso che anche a Chance farebbe piacere averti intorno.»

«Ho paura ad avere un appuntamento con uno qualsiasi degli uomini di questa città. Quanto tempo è rimasta qui, Sophie, prima di sposarsi? Una settimana?» Scherzavo, ma la costante paura di essermi persa qualcosa, che di solito provavo per i selfie di Cecily assieme alle celebrità, era partita in quarta al pensiero del marito della mia sorellina. Non eravamo abbastanza in confidenza per scambiarci i dettagli intimi, ma dal modo in cui lei e Tyson si guardavano, potevo essere certa che le loro notti fossero tutto tranne che tranquille.

«Due settimane. Hai tempo per pianificare la tua fuga.» La nonna ridacchiò. «Vado in camera mia. Ho perso uno dei miei libri di incantesimi preferiti nell’incendio, e voglio rimetterlo insieme prima della celebrazione di Mezza Estate.»

«Puoi ordinarne uno nuovo?» le chiesi. La nonna era brava con la tecnologia, ma alcuni di quei vecchi libri erano fuori stampa. «Se vuoi te ne cerco uno quando torno in città.»

Lei scosse la testa. «Un Libro delle Ombre è una cosa molto personale. Non ce ne sono due uguali, perché è scritto dall’incantatore per l’incantatore stesso. È un diario, una storia personale della mia spiritualità.»

«Mi dispiace che tu l’abbia perso.» E, per la prima volta, mi sentii triste per non aver capito quel lato della mia famiglia. Fino a quel momento non mi avevano incuriosita granché quegli uomini concentrati su antichi testi, impegnati a cercare di decifrare il codice di un alfabeto morto da tempo. Forse c’era una traccia di verità, in tutto quel parlare di magia. Ma io avevo bisogno di qualcosa di concreto, per poterci credere. «Mi dispiace ancora di più di non averne mai saputo nulla fino a ora.»

Avevamo raggiunto la porta della stanza occupata dalla nonna. «Dai una possibilità a quell’uomo, Monique Louise. Smettila di preoccuparti delle cose che ti stanno aspettando a casa. Mentre sei qui, sii qui.»

Dopo quel discorso, la mia bellissima camera per gli ospiti mi sembrò claustrofobica. Ero lì, in montagna, e non ne stavo approfittando. Era una notte bellissima e limpida. Le giornate erano ancora lunghe, e il cielo era di quel blu brillante che compariva quando il sole si rifiutava di cedere il posto alla luna. Le sfumature arancioni erano come le cicatrici della battaglia, ma le stelle avevano avuto l’ultima parola, e già punteggiavano il cielo.

Quel posto era meraviglioso. L’aria limpida, il paesino nella valle che brillava sotto di noi. Forse avrei potuto leggere all’aria aperta, quella sera.

Vagai lungo un sentiero scosceso, desiderando di aver cambiato i sandali che ancora indossavo con un paio di scarpe da ginnastica. Avevo fatto le valigie al volo, prima di arrivare lì, e non mi aspettavo di fermarmi a lungo. E siccome continuavo a ripetermi che sarei partita presto, non mi ero presa la briga di fare shopping.

Due sedie Adirondack in legno fiancheggiavano una buca per un focolare con una vista mozzafiato sulla Summerland Valley. Perfetto. Qualcuno aveva lasciato uno di quegli accendini lunghi e una piccola catasta di legna. Speravo che a nessuno importasse se ne approfittavo.

Misi un paio di pezzi di legno nella fossa e feci scattare l’accendino. Il legno assorbì il fuoco ma non si accese. Provai di nuovo, ma continuava a succedere la stessa cosa. Ma che diavolo? Sarei stata in grado di diagnosticare una malattia potenzialmente mortale osservando un campione di sangue, ma non riuscivo ad accendere un fuoco.

Così feci quello che avrebbe fatto qualsiasi donna abituata a contare solo sulle sue forze. Cercai le istruzioni su Google.

«Cosa stai facendo?» chiese una voce ricca e setosa come la notte che era calata senza che me ne accorgessi. Saltai per aria e quasi atterrai sul sedere nella buca per il falò. Non avevo sentito Chance arrivarmi alle spalle.

«Cerco di accendere un fuoco.» Mi alzai e mi pulii i jeans sporchi di terra.

I suoi occhi. Brillavano dello stesso colore del cielo appena prima del tramonto. Quell’uomo era davvero sbalorditivo, anche al buio. Forse anche di più, perché aveva tanti segreti e c’erano molte cose che non sapevo sulla sua vita.

Scosse la testa, il suo sorriso visibile anche nell’oscurità. «Non accenderai mai un fuoco con il telefono.»

Era ora di confessare. «Stavo cercando istruzioni.»

«Nessuno ti ha insegnato a farlo?»

Scossi la testa.

«Lascia che ci pensi io.» Scomparve in un crepaccio nella montagna e tornò con un cesto pieno di foglie e ramoscelli. «Ti serve un innesco. Il vento può essere piuttosto brutale, quassù, quindi teniamo al riparo tutto ciò che può volare via.»

Si accovacciò, e la maglietta si tese contro la sua schiena muscolosa. Riposizionando il legno che io avevo sconsideratamente lasciato cadere nella buca, aggiunse le foglie secche e poi si girò verso di me. «A te l’onore.»

Bastò uno schiocco dell’accendino perché le foglie prendessero fuoco. Le fiamme inghiottirono il primo pezzo di legno, e un soddisfacente bagliore arancione divorò la nostra opera.

«Vuoi compagnia?» mi chiese.

«Certo.» Avrei potuto giurare che il calore che accarezzava il mio corpo proveniva da lui e non dal fuoco. Quell’uomo aveva la capacità di cambiare l’energia intorno a sé. Io non capivo, e di solito mi rifiutavo di credere a cose del genere. «Grazie per non esserti preso gioco di me.»

«Sono sicuro che ci sono molte cose che tu sai fare e io no.» Chance si sistemò sulla sedia e alzò la testa al cielo. «Salvare vite, per esempio.»

«Molto dipende dall’istinto.» Lasciavo che le intuizioni mi guidassero quando i dati medici non sempre avevano senso. «Le persone spesso ignorano ciò che effettivamente vedono per quello che pensano dovrebbe accadere.»

Chance annuì, passandosi una mano sul mento ispido. Era un uomo selvaggio come il paesaggio montano che ci circondava. «Allora starai bene, qui. Non preoccuparti di quello che ti dice il telefono. Da queste parti, continuiamo a provare finché le cose non funzionano.»

«Non rimarrò a lungo. Una volta che la nonna si sarà sistemata, tornerò a Nashville.»

Qualcosa oltre al riflesso delle fiamme balenò nei suoi occhi. «Peccato. Ci sarebbero utili persone come te.»

«Non mi conosci nemmeno.»

«No, ma hai mollato tutto per venire ad aiutare tua nonna e tua sorella. E anche se non ti piacciono particolarmente», alzò la mano quando rimasi senza fiato, «le ami. Capisci cos’è importante.»

«Da quanto tempo vivi qui?» Avevo sempre considerato Summerland una cittadina di campagna, ma a quell’uomo non mancava la raffinatezza.

«Da sempre» disse con una risatina.

«Chi ha costruito le caverne? Sono stupende.» Avevo pagato un occhio della testa la ristrutturazione di casa mia, e combattevo costantemente contro il lavoro mal fatto. I tizi che sapevano davvero quello che stavano facendo e si preoccupavano abbastanza da farlo bene, costavano una fortuna. Ma il lavoro all’interno della montagna era una vera e propria meraviglia architettonica.

«I lavori durano da generazioni. Ma io mi sono occupato dell’ampliamento della struttura, comprese le stanze in cui alloggiate tu e Nora.»

«Le hai fatte tu?» gli chiesi

Lui annuì. «Tutti ci hanno lavorato su, ma ho progettato io la maggior parte di ciò che vedi.»

«Sono impressionata. Ho comprato da poco una vecchia casa e l’ho fatta ristrutturare. È stato molto più difficile di quanto mi aspettassi.»

«Hai fatto tutto da sola?» mi chiese.

Io scossi la testa. «Ho fatto tutto quello che potevo. Il progetto, la tinteggiatura, la disposizione delle stanze e dei mobili. Ma il resto l’ho lasciato agli esperti.»

«Anche tu hai costruito la tua caverna personale.» Il suo sorriso era pura soddisfazione. Le fiamme tremolavano contro la sua pelle ambrata, ma non erano loro a farlo risplendere. Quelle caverne erano la sua passione. «La montagna è una cosa viva, che respira. È fatta di roccia, ma è ricoperta di piante e alberi. Il tempo è migliore grazie alla catena montuosa, perché protegge la valle. È una cosa che prendo in considerazione quando scavo una nuova stanza all’interno della montagna. Voglio onorare quell’energia.»

«Perché una montagna?» gli chiesi. Quell’uomo sembrava in grado di costruire qualsiasi cosa. Immaginai un’accogliente capanna di tronchi incastonata tra le montagne, con davanti un fuoco scoppiettante, e mi vidi rannicchiata contro quei muscoli sotto una coperta soffice mentre soffiavano le raffiche di vento.

Ma non poteva che essere una fantasia, un ricordo di quel viaggio che avrei portato con me a Nashville.

«Perché siamo draghi.» Mi diede la possibilità di rispondere, ma non ci riuscii.

Non sapevo come dirgli che non credevo a ciò che stava affermando, perché in quel momento, davanti al fuoco con quell’uomo bello e forte che aveva costruito un impero dentro una montagna, riuscivo a credere che lui fosse qualcosa di più che un semplice essere umano. Anche se sapevo era impossibile.

«Il nostro lavoro è proteggere le montagne» aggiunse.

«Da cosa?»

«Cosa fai, tu, come dottore?» Si voltò verso di me, appoggiando il gomito sul bracciolo della sedia e il mento nella mano. Le sue gambe chilometriche si allungarono, i piedi puntati contro le rocce che contenevano il fuoco. Stava evitando di rispondere alla mia domanda.

Come avrei potuto riassumere tutto in due parole? Non avevo bisogno di semplificare troppo le cose per quell’uomo, ma avevo la sensazione che non mi stesse chiedendo cosa facevo come medico, ma perché avessi scelto di diventarlo. «Idealmente, mi assicuro che i bambini siano in salute. Questo quando vengono per controlli e visite mediche. Ma non è sempre così facile. La vita si mette di mezzo, o vengono da me già malati. A quel punto collaboro con loro e con i loro genitori per riuscire a farli stare meglio. A volte hanno visto molti dottori prima di venire da me, e sperano che io possa trovare una risposta che gli altri non hanno trovato.»

Chance annuì.

«A volte ci riesco. Quelle sono le belle giornate. Quando posso dare speranza a qualcuno. Ci sono ore di ricerca, lettura di giornali scientifici e incontri con compagnie di assicurazione e case farmaceutiche. Ma la mia passione sono i bambini. Garantire loro la miglior vita possibile.»

«Assomiglia molto a ciò che facciamo noi per proteggere la valle» mi disse. «Speriamo che tutti siano al sicuro. Ma a volte ci sono persone che vengono qui per fare del male, e ci dobbiamo occupare di loro.»

«Come?» Sentii il sangue ghiacciarsi nelle vene. Lui non prescriveva medicine al gusto di gomma da masticare per sbarazzarsi dei cattivi.

«Facciamo tutto il necessario.» La sua voce conteneva un rimbombo, come se ci fosse una tempesta in lontananza. Mi strinsi il maglione attorno al corpo per scongiurare un brivido improvviso.

«È quello che è successo a casa di mia nonna?» gli chiesi.

«Abbiamo lasciato che qualcuno con intenzioni malvagie sfuggisse al nostro controllo per troppo tempo.» Un altro rombo. C’era sicuramente una tempesta in arrivo. «È stato un errore. E noi non commettiamo mai lo stesso errore due volte.»




Capitolo quattro


Chance

Il mio posto alla riunione non era più a capotavola. Il nostro alfa ormai era Tyson, l’unico vero drago del tuono.

Un calcio nelle palle.

Trovare la mia compagna non sarebbe stata la fine della battaglia. L’avevo sempre saputo. Guardare mio fratello mutare aveva portato in superficie un sacco di merda a lungo trascurata. Cose con cui non avevo a che fare da molto tempo. Monique aveva scosso la bestia dentro di me, ma facendole credere che fosse una lotta completamente nuova.

Forse un giorno le avrei chiesto di essere la mia compagna. Di restare con me per sempre. In quel momento, non riuscivo nemmeno a convincerla a rimanere a Summerland. Aveva un piede fuori dalla porta, pronta a sgommare su quelle stradine di campagna e tornare a Nashville.

«La scatola è una falsa reliquia» dichiarai.

Tyson aveva molto da imparare, ad esempio su come prendere il controllo di una riunione. Alzò le mani per placare il trambusto che sicuramente sarebbe venuto dopo la mia dichiarazione.

«L’energia è contaminata» disse.

Interessante. Mi aspettavo che facesse più resistenza. «Abbiamo permesso che spiriti cattivi si stabilissero a Summerland. Per quanto tempo Jerry ha vissuto qui?»

Come uomo, Jerry era stato del tutto insignificante, uno di quei ragazzi di campagna che vivevano alla periferia della città a cui piaceva collezionare cianfrusaglie. Quello avrebbe dovuto essere il nostro primo indizio. Tutti i draghi avevano un tesoro. Era stato un drago senza un tuono, un traditore che aveva vissuto in mezzo a noi per decenni.

«Forse ha maledetto questo fottuto affare.» Rafe scosse la testa. Stava facendo il tifo perché l’iscrizione sulla scatola non funzionasse, e non avevo idea del perché. «La domanda non è quanto tempo lui abbia vissuto qui; dobbiamo chiederci quando è che abbiamo iniziato a sentir parlare della leggenda della reliquia.»

«Non abbiamo avuto bisogno della scatola finché Nora non ci ha maledetti.» Jax gli fece l’occhiolino quando Tyson lo guardò di traverso. «Sì, so che provi ogni sorta di emozione positiva verso quella vecchia strega, ora che hai trovato la tua compagna, ma il resto di noi è ancora così fottutamente umano che fa male. Quindi, se avessimo sentito parlare di questa leggenda in un momento in cui non ne avevamo bisogno, avremmo prestato attenzione? Sarebbe stata solo un’ulteriore protezione.»

Una protezione. Interessante.

Tanner aveva portato alla riunione i suoi antichi grimori preferiti. Considerava il non essere in grado di rompere l’incantesimo un fallimento personale, e non si sarebbe arreso finché le scaglie non avessero sostituito la sua pelle e avesse di nuovo sputato fuoco. «L’alfabeto scolpito nella reliquia doveva esistere già in passato. A meno che Jerry non l’abbia modificato.»

«Avrebbe senso. Fare casino con una reliquia altera l’energia. Potrebbe essere questo il motivo per cui non ci siamo accorti di lui per così tanto tempo.» Jax scosse la testa. «Che umiliazione che fossero presenti gli altri tuoni quando abbiamo scoperto di avere un nemico proprio sotto il naso da così tanto tempo.»

«Come ha fatto Jerry a lanciare un incantesimo?» chiesi. «I draghi non possono farlo.»

«Hai ragione. Qualcuno deve averlo aiutato.» Tyson gemette. Tutte le tracce conducevano alla sua nonna acquisita.

«La vera domanda è: da quanto tempo Nora lavorava con Jerry? E poi, aveva idea di cosa lui fosse? Se era in grado di nascondere a noi la sua vera forma, avrebbe potuto impedire anche a lei di vederla.» Eravamo più deboli di quanto pensassimo, se tante cose ci erano sfuggite. E se Nora era coinvolta in quella storia, l’avevamo invitata a restare nelle nostre caverne. L’avevamo accolta nella nostra famiglia. Porre rimedio a tali errori non sarebbe stato facile per nessuno di noi.

«Perché Nora avrebbe dovuto desiderare di nuocerci?» chiese Tanner. «L’incantesimo d’amore è stato un errore...»

«È quello che sostiene lei» tuonò Rafe.

«Ha funzionato» disse Tyson con voce tagliente.

«Per te» gli ricordai. Per quanto lo riguardava, era tutto fantastico. Aveva una bellissima compagna nel suo letto, la piena capacità di mutare e aveva incenerito il cattivo di turno. Ma quelle cose lo avevano reso cieco al fatto che avevamo lasciato che il nemico dormisse sotto la protezione della nostra montagna. Come avevo detto a Monique, non commettevamo mai lo stesso errore due volte.

Monique. Quella che non credeva nella magia della sua famiglia. Stava cercando di dirmi qualcosa? O era troppo radicata in quello che considerava il mondo reale per pensare che una guerra potesse sbocciare per le cattive intenzioni dei suoi stessi parenti?

Io avevo sempre desiderato ciò che non potevo avere. Ma in quel momento era possibile che avessi bisogno di Monique. Lei sarebbe stata in grado di ottenere da Nora le risposte che la vecchia incantatrice non avrebbe mai dato al tuono. Sapeva come cercare gli indizi, ciò che gli altri trascuravano, per ottenere vere risposte.

«Stai formulando un’accusa piuttosto seria, Chance» disse Tanner, chiudendo il libro. «Sostieni che Nora abbia cospirato con un drago ribelle per mettere in ginocchio il nostro tuono.»

«Fino a quando tutti noi non saremo di nuovo in grado di mutare, dobbiamo considerare ogni opzione. Compresa la possibilità che Jerry non lavorasse da solo. Potrebbero esserci altri draghi nascosti nella valle.»

«Per l’amor di Dio.» Tyson mi lanciò un’occhiataccia. «Se ci fossero, nemmeno loro sarebbero in grado di mutare. Credi che Nora li abbia maledetti tutti?»

«Adesso sei disposto a considerare che fosse una maledizione?» Jax si appoggiò allo schienale della sedia, soddisfatto dal caos che si dispiegava davanti a lui. Aveva sempre voglia di litigare. «Le incantatrici non dovrebbero danneggiare intenzionalmente gli altri. Se Nora lo ha fatto, allora, cosa cazzo è? E noi chi abbiamo accolto in questo tuono?»

Nessuno di noi era disposto a considerare che ciò che desideravamo così tanto avrebbe potuto distruggerci. Che accettare delle compagne avrebbe potuto fare a pezzi il tuono.

«Qual è il nostro piano?» chiese Tyson.

«Sei tu a comandare» gli ricordai. Sarebbe stato facile prendere il controllo. Ma non avrei mancato di rispetto a mio fratello. Ma sfidarlo? Faceva bene ad aspettarselo, cazzo. «Siamo ai tuoi ordini.»

«Nora sta ancora insegnando a Sophie a diventare un’incantatrice. Le piace parlarne, potrei vedermi con Tanner e confrontare le informazioni che abbiamo.» Tyson si passò una mano tra i lunghi capelli scuri e sospirò. «Mi sembra di tradirla.»

«Allora diglielo.» Potevo fargli da guida. «Dille che sei preoccupato che gli incantesimi e gli insegnamenti possano non essere coerenti con le antiche leggende del tuono. Se lei tiene ai nostri interessi e le intenzioni di Nora sono vere, allora collaborerà.»

Lui annuì. La scoperta di un drago ribelle aveva reso tutti nervosi, e io non lo invidiavo, visto che doveva interrogare la sua nuova compagna.

«E della sorella che mi dite?» chiese Rafe. «Si comporta come se fosse trattenuta qui contro la sua volontà, e si irrigidisce a ogni accenno alla magia o al mondo soprannaturale.»

L’espressione di Monique, quando avevo affermato di essere un drago, era dipinta nella mia memoria come un’opera d’arte. Era bella, non si poteva negarlo, ma l’arte non era sempre una questione di bellezza. E in quel caso mi aveva spezzato il cuore. Aveva innalzato un muro, cancellando ogni possibilità che ci potesse essere un noi, e che io potessi prenderla come mia compagna.

Potevo convincerla che la magia esisteva, potevo farle capire che era come la sua medicina, da usare per il bene e non per danneggiare gli altri. Forse era l’unica in grado di aiutarci a sistemare le cose con Nora, se l’anziana incantatrice era stata portata fuori strada.

La riunione si concluse senza risoluzioni, solo sospetti. Avrei potuto bussare alla porta di Nora e chiederle quali fossero stati i suoi rapporti con Jerry. Ma quella vecchia era scaltra. Adesso faceva parte del tuono, e questo le assicurava la nostra protezione. E io non ero il tipo di stronzo che gettava un ospite fuori dalle caverne.

“Ma se ti fa del male...”

La voce del mio drago stava diventando più forte. Era una bestia prudente. Proteggeva ciò che aveva, e in sua assenza avevo imparato quanto potesse essere poco lungimirante. La bestia vedeva sempre ciò che aveva da perdere, ma raramente era disposto a correre un rischio.

Era giunto il momento di tirare fuori il mio pieno potere, per dimostrare al mio drago cosa avremmo ottenuto, se avesse seguito il suo cuore.

Quel pensiero mi portò alla porta di Monique. Esitai prima di bussare. Al falò della notte precedente, era praticamente strisciata fuori dalla sua stessa pelle alla parola drago. Evidentemente l’avevo disgustata, e non credeva nel mio potere. Dovevo dimostrarle che era reale.

L’avrei rivendicata come mia compagna. Niente mi avrebbe trattenuto.

“Non perderti nella magia di tuo fratello” mi avvertì il mio drago. “È affar suo.”

La bestia pensava che avessi scelto Monique perché lei era qui, perché gli ultimi effetti dell’incantesimo di Nora erano rimasti nell’aria, alla ricerca di qualcuno su cui fare effetto. L’incantesimo aveva lo scopo di aiutare tutti noi a trovare le nostre compagne.

No. L’incantesimo non era il motivo per cui non ero riuscito a smettere di pensare a lei. Ammiravo il modo in cui lei proteggeva ciò che era suo, e come si fosse costruita una casa tutta sua di sana pianta...

“Una casa che non vuole lasciare...”

Sta’ zitto, drago.

C’era anche il fatto che fosse una guaritrice. Dopo cinquant’anni intrappolati nella nostra forma umana, con domande, caos e accuse che accompagnavano il ritorno al nostro vero potere, il nostro tuono aveva bisogno di guarire.

Al mio drago piaceva quell’aspetto. “L’incantesimo porterà a ciascuno di voi esattamente ciò di cui avete bisogno. Ma solo quando sarete pronti.”

Fui sul punto di bussare, ma mi ritrassi di nuovo. Quella donna era la mia compagna, e avrei fatto di tutto per convincerla, anche se avesse aperto la porta e mi avesse sorpreso qui fuori con gli occhi chiusi. Mi presi un momento per assaporare il futuro. Per troppo tempo, tutto ciò che avevo visto era stato l’oscurità. Mistero e ombre. Immaginai il suo bellissimo corpo nudo, aggrovigliato tra le lenzuola sul nostro letto. Immaginai il sapore delle sue dolci labbra, gocciolanti di vino e desiderio. La mia erezione si gonfiò dentro i jeans, pronta per lei. Solo per lei.

Dovevo convincerla a restare. E ci sarei riuscito, un dolce bacio alla volta.

Rispose pochi istanti dopo che avevo bussato, come se fosse stata dall’altra parte della porta, anche lei persa nel sogno con me.

I suoi occhi erano azzurri come topazi, limpidi e pacifici come il cielo del mattino. Quando li guardavo, vedevo oltre i muri che aveva costruito così frettolosamente quando aveva risposto alla chiamata per venire ad aiutare Nora. Arrivavo fino alla sua anima.

Monique era una donna che sapeva ciò che voleva. Io le avrei dato ciò di cui aveva bisogno.

«C’è qualcosa che non va con la nonna?» chiese, stringendo il bordo della porta come se potesse offrirle protezione.

«Nora sta bene» le risposi. Avrebbe capito perché il tuono aveva dubbi su sua nonna. Ma non era quello il motivo per cui ero lì. «Mi chiedevo se ti andasse di uscire con me.»

I suoi occhi si spalancarono e si morse il labbro inferiore con i denti. Che lo riconoscesse o no, quella donna aveva la magia che le turbinava intorno. Poteva chiamarla come voleva: ricerca, intuizione, ma chiunque si sforzasse di migliorare il mondo aveva un potere speciale che non doveva mai essere ignorato.

«Adesso?» mi chiese.

Avevo intenzione di organizzare un vero e proprio appuntamento, perché pensavo che fosse quello che lei voleva. Ma quella donna mi avrebbe insegnato ad aspettarmi l’inaspettato. «Certo.»

Mi si avvicinò e si chiuse la porta alle spalle. «Andiamo.»





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Un potente drago, su cui tanti anni fa è stato lanciato un incantesimo, è convinto che io sia una dea. Ma non una dea qualsiasi – la sua. Ha bisogno che io lo aiuti, ma perché ciò accada deve prima farmi credere nella magia.

Un potente drago, su cui tanti anni fa è stato lanciato un incantesimo, è convinto che io sia una dea. Ma non una dea qualsiasi – la sua. Ha bisogno che io lo aiuti, ma perché ciò accada deve prima farmi credere nella magia.

Una cosa da niente, vero?

Sono impegnata a costruirmi una carriera e a ristrutturare la casa dei miei sogni. Ho tutto ciò che desidero, ma negli anni ho volutamente ignorato alcune parti della mia vita. Nello specifico, la mia vita amorosa.

Quando la casa della nonna va a fuoco, mi reco a Summerland per aiutarla a rimettersi in piedi. Lei e mia sorella sostengono che la causa di quella devastazione sia stato un combattimento tra draghi, e che sia necessario che io venga a patti con la vita che ho a lungo trascurato e con la magia, nella quale non credo.

Anche quell’uomo così sexy di Chance Drake è disposto ad aiutare la nonna. È scettico sulle capacità magiche che lei sostiene di avere, e insiste che uno degli incantesimi che lei ha lanciato è andato storto e lo ha lasciato intrappolato nella sua forma umana.

Sostiene di essere un drago, e io l’ho sfidato a farmi credere nella magia.

Quando solo io riesco a leggere un antico testo che nessun altro finora è stato in grado di decifrare, la mia vita cambia per sempre. Chance riuscirà a convincermi a rimanere a Summerland e a usare la mia magia per salvare il tuono delle Smoky Mountains?

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