Книга - Il Suo Lupo Imprigionato

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Il Suo Lupo Imprigionato
Kristen Strassel


Un romanzo fantasy, una storia d'amore, un thriller che ti lascerà con il fiato sospeso.

Un leader di fronte all'estinzione del suo branco. Una donna distrutta da un tragico incidente. Insieme potrebbero sopravvivere, se impareranno a fidarsi l'uno dell'altra.

Come responsabile del rifugio per animali Forever Home, Trina non può ignorare le voci su un perverso giro di combattimenti tra cani a Granger Falls, Idaho, e si precipita a salvarli. Per mettere al sicuro i suoi amici a quattro zampe, la donna non si fermerà davanti a nulla, anche se questo metterà in pericolo la sua vita.

Con il suo branco catturato e intrappolato nel giro di combattimenti, Shadow Channing non si sarebbe mai aspettato che una bella donna sarebbe stata la sua salvezza. Così facendo lei diventerà un bersaglio nella lotta del suo branco e lui dovrà spiegarle esattamente perché i lupi che ha salvato si trasformano in esseri umani con la luna piena.

La libertà non basterà a salvare il branco. Per sconfiggere

Un romanzo fantasy, una storia d'amore, un thriller che ti lascerà con il fiato sospeso.

Un leader di fronte all'estinzione del suo branco. Una donna distrutta da un tragico incidente. Insieme potrebbero sopravvivere, se impareranno a fidarsi l'uno dell'altra.

Come responsabile del rifugio per animali Forever Home, Trina non può ignorare le voci su un perverso giro di combattimenti tra cani a Granger Falls, Idaho, e si precipita a salvarli. Per mettere al sicuro i suoi amici a quattro zampe, la donna non si fermerà davanti a nulla, anche se questo metterà in pericolo la sua vita.

Con il suo branco catturato e intrappolato nel giro di combattimenti, Shadow Channing non si sarebbe mai aspettato che una bella donna sarebbe stata la sua salvezza. Così facendo lei diventerà un bersaglio nella lotta del suo branco e lui dovrà spiegarle esattamente perché i lupi che ha salvato si trasformano in esseri umani con la luna piena.

La libertà non basterà a salvare il branco. Per sconfiggere i loro sequestratori una volta per tutte, Shadow dovrà collaborare con i lupi rivali contro cui ha combattuto in cattività e convincere Trina che i mutaforma di Sawtooth non hanno futuro senza di lei come sua compagna.

Vieni a conoscere i lupi mutaforma della foresta di Sawtooth, così forti e sexi, e le belle e formose donne che li amano. Quante scintille!







IL SUO LUPO IMPRIGIONATO

DI

KRISTEN STRASSEL




Sommario


Titolo Pagina (#u011ef875-91bc-5347-92c8-12e205949930)

Il suo Lupo Imprigionato (I mutaforma di Sawtooth, #1) (#u11e001cc-5ec3-5572-9fdd-ad84d85584a8)

Capitolo primo (#uc199a75c-1ab8-51a8-a9c5-154294d3af43)

Capitolo secondo (#uef301089-06fe-596d-820c-5b40e65de23f)

Capitolo terzo (#uaed737d4-9f44-52cd-a715-b30a37292116)

Capitolo quarto (#u182011eb-2d7e-5b84-9ba3-8ca77548adbc)

Capitolo cinque (#ub76a634f-4ab3-5700-9c23-0297b0ca03ba)

Capitolo sei (#u747a4510-8165-5dc6-bbc5-28af6aefd303)

Capitolo sette (#u9ce1beb0-c634-5ab5-be10-fdd49cadccad)

Capitolo otto (#u56f0f144-2dda-52bd-ad70-658b96485153)

Capitolo nove (#u5218c234-3846-5098-832c-739944e31189)

Capitolo dieci (#u74d6ea65-2640-5aec-a887-309213127c19)

Capitolo undici (#u595c4043-f773-5116-801f-11e8af74a53d)

Capitolo dodici (#u2393a04c-a8dd-5cc8-843d-a1874bdd3105)

Capitolo tredici (#uac9f58cf-0be3-5af8-a825-331fcf4116c5)

Capitolo quattordici (#uafdc5347-deb4-5bc6-93c4-a224f151d27e)

Capitolo quindici (#uc35aae3b-0400-5d7c-9cb9-583bd40ec8ec)

Capitolo sedici (#u6fd3d125-39c3-531c-9c87-48af337989c7)

Capitolo diciassette (#u4abcb62e-2c53-5dd8-b451-fe0c1533ef3f)

Capitolo diciotto (#u9690bc4b-3ec8-595b-9b69-f537b4865aae)

Capitolo diciannove (#u610f9255-21ca-5f56-bbdb-be9376d16804)

Capitolo venti (#ua992a179-8b12-5dd4-9dc6-b5099d10ff99)

Capitolo ventuno (#uefa9f961-481c-503d-8c77-29eb237c190a)

Capitolo ventidue (#ufd3e125c-a531-5f47-9894-60c3f68705c1)

Capitolo ventitré (#u9c752881-c8e4-5d5a-ab90-41a24de9766c)

Capitolo ventiquattro (#uf10eb245-0674-5638-8594-9ddc9a8c328e)

Capitolo venticinque (#uec7c6f80-60b4-58fa-a599-18a13346e8e3)


Traduzione dall’inglese:

ANNA BRANCALEON

Tutti i diritti riservati.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi somiglianza a persone vive o decedute è puramente casuale. Questo e-book è concesso in licenza solo per uso personale. Non può essere rivenduto o dato ad altre persone. Chi desideri condividere questo libro con qualcun altro, è pregato di farlo tramite la funzione “prestito“ del proprio rivenditore. Se stai leggendo questo libro e non l'hai acquistato, o non è stato acquistato solo per tuo uso personale, sei invitato a restituirlo e ad acquistare la tua copia. Grazie per rispettare il lavoro di questo autore. Per ottenere il permesso di pubblicare e condividere estratti del testo, contattare l'autore all’indirizzo kjstrassel@gmail.com

Titolo originale: Her Captive Wolf, (Sawtooth Shifters, #1) Copyright 2018

Pubblicato nel 2015 come “Forever Home” e “Rescue Me”














Capitolo primo







Shadow

Anche se eravamo prigionieri il piano non era cambiato.

Non eravamo fatti per stare nello stesso posto così a lungo. I lupi devono muoversi. Devono cacciare. Ryker, il bastardo che ci aveva catturati, lo sapeva e l'aveva studiata in modo che potessimo solo attaccarci a vicenda. Incatenati, affamati e impantanati nei nostri stessi escrementi.

La cosa peggiore era che eravamo stati fregati da uno dei nostri.

Quando fummo beccati avevamo i fratelli Lowe sotto tiro. Volevamo spaventarli e farli scappare dalla fattoria di Ryker, per evitare una guerra tra branchi. Non sapevamo quali orrori si nascondessero lì. Ora stavamo tutti lottando per sopravvivere.

Se i Lowes fossero stati scoperti con il bestiame di Ryker, si sarebbe scatenata una guerra tra i branchi. Eravamo a pochi minuti dal fermarli quando fummo catturati.

Un frammento di luna illuminò la porta aperta. Il boato sordo della folla si sollevò con l'arrivo del vecchio. Non c'era da stupirsi, alla fattoria di Ryker nulla succedeva per caso.

“Va bene, bestie, questo mese alzo la posta in gioco.” Le labbra macchiate di tabacco di Ryker si curvarono in un sorriso perverso. “Chi vince viene liberato.”

Ancora nella sua forma umana, era scarno come noi, consumato dalla meschinità. Rimanevano solo pelle, ossa e un cuore annerito. Nessuna traccia di un'anima. Ryker aveva tutti i vantaggi su di noi: conosceva i nostri segreti e le nostre tradizioni. Sapeva come mantenerci deboli. La luna nuova non ci era a favore, poiché dall'astro attingevamo la nostra energia. Ogni mese Ryker ci faceva morire di fame, ci picchiava e ci teneva nell'oscurità totale quando avremmo dovuto gioire della bellezza della luna piena. Ci impediva di tornare a essere gli uomini furiosi che eravamo.

Io e i miei fratelli ci guardammo, diffidenti. Poi guardammo i Lowes. Non potevamo vederli negli occhi ma eravamo sulla stessa lunghezza d'onda: la promessa di Ryker non sarebbe arrivata senza una trappola.

L'uomo gettò dei croccantini per terra. I fratelli Lowe scattarono per mangiarli, avendo perso l'orgoglio molto tempo prima per la necessità di sopravvivere. L'attesa mi consumava lo stomaco vuoto. Ringhi si sollevarono all'altro lato del recinto. Probabilmente era stato costruito per i maiali e non avevamo spazio per girarci senza scontrarci tra noi. E anche se lo avessimo avuto le nostre catene erano troppo corte per permetterlo. Non c'era posto per allontanarsi dai propri pensieri, specialmente dai miei.

Il vecchio contadino ridacchiò mentre ci avvicinava il sacco. Mio fratello Baron lo morse. In cambio ricevette una stivalata in faccia. Dei croccantini caddero dalla tela strappata. “Volete essere avidi? È tutto quello che avrete, selvaggi.”

Bene, avremmo combattuto a stomaco vuoto.

“Chi mandiamo?” chiese mio fratello Dallas una volta che Ryker se ne fu andato, fissando il suo sguardo su di me. I miei fratelli si aspettavano che avessi la risposta, ma era impossibile pensare lucidamente con la catena che mi tagliava la pelle sul collo. La rabbia e la fame mi attanagliavano il corpo. Più guardavo i miei fratelli, meno pensavo di poterli salvare. Non potevo mostrare debolezza, specialmente con i fratelli Lowe abbastanza vicini da sentirne l'odore. Erano anni che ci consideravano dei deboli. Ci avrebbero azzannati con ciò che rimaneva dei loro denti, se ne avessi dato loro la possibilità.

Dallas abbassò la voce, in modo che solo noi quattro potessimo udirlo: “Decidiamo per la velocità o per la forza?”

Voleva che dicessi velocità. Il mese prima Ryker lo aveva messo contro Xavier e l'incontro era terminato con la zampa di X sulla gola di Dallas. X non aveva smesso di vantarsene per tutto il mese. Quando erano stati gettati di nuovo nel recinto, entrambi i lupi avevano la pelle scorticata, sanguinavano e respiravano a malapena. Per di più erano incatenati, così da non poter neanche guarire adeguatamente. Non l'avrei definita esattamente una vittoria, ma la vendetta sarebbe stata così dolce.

La sera prima avevo colpito Dallas. La zampa mi faceva ancora male per la rissa per il cibo. Ryker aveva gettato dei polli nel recinto e quella carne vera ci aveva fatti sbavare tutti e mostrare i denti l'uno contro l'altro, fratelli o no. Ryker ci trattava come bestiame, da macellare in un altro modo.

“Non ha nessuna fottuta importanza quello che fate”, gridò Xavier ─ no era Major ─ dall'altra parte del recinto. Xavier sapeva che non doveva parlare a nome del fratello maggiore. “Ognuno di noi può fottervi.”

Major aveva addestrato i suoi fratelli a essere sanguinari, a prendere ciò di cui avevano bisogno e a non guardarsi indietro. Cerca e distruggi. Era una filosofia piuttosto buona, condivisa dalla maggior parte degli uomini-lupo della foresta di Sawtooth.

I Channing avevano sempre mantenuto l'ordine nella foresta. Per generazioni, la nostra famiglia aveva fatto da pacificatrice. Cacciavamo e uccidevamo, ma non distruggevamo. Quella mentalità non ci rendeva popolari tra i lupi di Sawtooth, ma non avrebbe avuto nessuna importanza cosa pensassero gli altri se fossimo morti.

Non solo ci stavamo uccidendo a vicenda, ma a Granger Falls nascondevamo la nostra vera natura agli umani. Le storie sui lupi mannari non erano altro che leggende per loro. E il colpo di grazia era che non avevamo possibilità di accoppiarci. Le nostre lupe erano state vendute al miglior offerente. Il resto di noi era stato lasciato a morire, solo e dimenticato.

Se mai fossimo usciti di lì, mi sarei assicurato che avessimo qualcosa per cui lottare.

“Io prenderò Major”, ringhiai, tirando la catena per avvicinarmi il più possibile all'alfa dei Lowe. Ne avevo avuto abbastanza di sentirlo negli ultimi sei mesi. Mi sarei divertito a saltargli sopra. “Combatteremo fino alla morte.”

Ero sceso al suo livello, ma i tempi duri all'inferno avevano quell’effetto anche sul lupo più forte.

Non si ragiona con nessuno durante una lotta tra cani.

Archer mi diede una spintarella all’anca con il muso.

“Voglio sfidarlo io.” Il mio fratello più giovane era rimasto colpito dal mio nome, Shadow, ed era diventato mio non appena era stato abbastanza grande da avventurarsi lontano da nostra madre.

Major scoppiò a ridere, con la pelle rosa, irritata, visibile dove le catene avevano consumato la pelliccia. Quando comunicavamo nel nostro linguaggio potevamo capirci tra noi, ma uno spettatore umano avrebbe udito solo abbaiare e ringhiare.

Guardai Archer: era debole, senza possibilità di nasconderlo. Finché non ci avevano catturati non era stato un ostacolo.

“Hai perso, Shadow, e il tuo cucciolo appartiene a me. Lo renderò uomo. Qualcuno deve pur farlo. Non ho tempo per le stronzate da bambinaia”, ringhiò Major.

“Non ti seguirà mai.” Mi misi muso contro muso con il mio avversario di tutta una vita. La punta del suo naso era secca e la sua minaccia era vuota. I miei fratelli, dietro di me, erano inquieti. Se mi fossi girato, i Lowes avrebbero capito che la mia famiglia dubitava di me. “Non ho intenzione di perdere.”

“Nemmeno io.” Un lato del labbro di Major si piegò in un ghigno feroce. “Archie sarà il mio schiavo. Te ne andrai all'inferno con questo peso sulla coscienza.”

Dopo qualche altro scambio di ringhi e sbuffi, io e Major ci ritirammo ai nostri lati del recinto. Se ne avessimo avuto la possibilità avremmo fatto i conti lì. Quel bastardo di Ryker si era assicurato che le nostre catene fossero troppo corte per danneggiarci a vicenda. Voleva risparmiare quella rabbia repressa per i clienti paganti.

Quella sera avrebbero speso bene i loro soldi.

“Mangiate”, sbuffai ai miei fratelli, con i croccantini bloccati nella gola secca.

“Questa merda?” disse Dallas, dando una zampata ai croccantini. “Questo si fa fatica a chiamarlo cibo.”

“Non scherzo, fratello. Dobbiamo essere preparati.”

“Mi lascerai andare dentro?” Archer spalancò gli occhi. “Voglio affrontarlo io.”

Spinsi più croccantini verso di lui. La sera prima ero stato troppo impegnato a ingozzarmi con il pollo per notare se Archer era riuscito a mangiare qualcosa oltre alle piume attaccate alla lingua. Gli omega mangiano per ultimi e mi vergognavo di non essermi preso cura di lui a così poca distanza dai combattimenti.

“No,” dissi, “questa è la mia lotta.”

“Qual è il tuo piano se Ryker ti fa davvero uscire di qui, Shadow?” chiese Baron a bassa voce, per non essere ascoltato dai Lowes. Avevamo compreso molto tempo prima che potevamo fidarci solo tra di noi.

Guardai Major in cagnesco, esprimendomi abbastanza forte da farmi sentire: “Per abbattere quel bastardo.”

***






Potevamo essere emaciati e umiliati, ma nessuno ci avrebbe scambiati per mansueti o mediocri mentre venivamo condotti sul ring dallo scagnozzo di Ryker. Tenevamo la testa alta, senza niente da nascondere. Anche in catene eravamo più forti di quei bastardi.

E così vicini alla libertà.

L'aria era densa di odore di birra, tabacco e sudore: il pubblico che aveva pagato per vedere la nostra distruzione. Ma non mi importava di loro. Avevo sognato quel momento da quando Ryker e i suoi scagnozzi ci avevano sparato con pistole tranquillanti e fatti prigionieri.

Ryker ci usava da allora a proprio vantaggio con la sua arena da gladiatori personale.

Il sangue e pessime scelte erano ciò che faceva riempire le tribune ogni mese. Ogni scontro era differente. Negli ultimi sei mesi eravamo stati condizionati a essere preparati al peggio in ogni momento.

Ryker passò in rassegna tutti noi sette.

“Tu.” Tirò la catena di Shea. Merda, Shea non aveva limiti o coscienza. Era stato un pazzo assetato di sangue fin da quando eravamo piccoli. Major doveva tenere a freno suo fratello. Nel branco c’era spazio solo per un alfa.

Non mi importava contro chi di loro avrei combattuto, ma quella sera sembrava che gli avversari fossero già stati scelti. Ryker odiava i combattimenti alla pari. La folla aveva piazzato le sue scommesse e il bastardo voleva proteggere i soldi del banco.

“E tu.” Le nostre catene erano aggrovigliate tra loro e tutti e quattro scivolammo in avanti. Ryker sospirò forte, spingendo via uno dei suoi scagnozzi in modo da poter districare le catene, tirandole bruscamente mentre lavorava. Quando le catene si liberarono perdemmo tutti l’equilibrio. Un altro tiro chiarì chi voleva:

Archer.

“No!” Mi gettai verso Ryker, che rispose dandomi un calcio nelle costole. Quando mi attaccai alla sua caviglia il vecchio si innervosì. Il mio collo schioccò all'indietro mentre faceva leva sulla sua gamba insanguinata per liberarsi dalla mia presa. Uno stivale mi atterrò sulla testa. Lo scagnozzo mi tenne fermo senza premere troppo forte e Ryker mi sferrò un ultimo colpo allo stomaco.

Archer si rifiutò di muoversi, facendo dei solchi con le zampe nella terra e fissando i miei fratelli Baron, Dallas, e me.

“Risparmia le forze per il ring”, gli urlai.

Il dolore in quegli occhi azzurri mi avrebbe perseguitato per sempre.

Ryker trascinò Archie attraverso la terra. Gli feci un cenno. Sei mesi in cattività mi avevano reso debole, ma avrei dato a mio fratello tutto quello che avevo.

Archer capì. Sollevò le zampe e la coda, camminando con tutto l'orgoglio che un lupo picchiato poteva mettere insieme vicino a Ryker.

Gli scagnozzi ci tirarono ai bordi del ring. La folla urlava e ogni mese ero disgustato nel vedere così tante facce familiari uscire per vederci combattere. Quando eravamo nelle nostre sembianze umane, chiamavamo alcune di quelle persone “amici”. O avevamo chiamato.

“Mi dispiace, amico”, disse Major mentre gli scagnozzi ci agganciavano ai nostri posti lungo il bordo del ring. “Archer non se lo merita. Shea non gli mostrerà alcuna pietà. Vuole la sua libertà.”

Tirai con forza la catena. Quando ero forte l'avrei rotta. “Se non desse il massimo non avrei per lui nessun rispetto.”














Capitolo secondo







Trina

“È disgustoso”, mormorai a Randy, il sergente di polizia che si era offerto di venire da Ketchum ad aiutarci nell’operazione di salvataggio. Granger Falls non era abbastanza grande da avere un proprio ufficiale della protezione animali e avevo dovuto chiamare i pezzi grossi. Ero stanca di dovermi affidare sempre agli altri per sistemare le cose. Quando mi era giunta voce di possibili combattimenti tra cani alla fattoria di Ryker, avevo immediatamente messo in moto un’operazione su larga scala. Se quella testa di cazzo trattava quei cani così male, chissà la condizione degli altri animali.

Avevo sentito parlare per la prima volta dei combattimenti il mese prima, ma non avevamo gli uomini per andarci o lo spazio che serviva. Il rifugio per animali Forever Home era per gli animali domestici ed eravamo sempre pieni. Inoltre, prima di poter fare qualsiasi cosa, dovevo raccogliere informazioni. Avevo solo una possibilità di fare le cose giuste. La posta in gioco era troppo alta per un errore e ogni secondo era importante. Ora che conoscevo l'esatto numero di capi di bestiame presenti nella proprietà, avevo un piano per portare tutti gli animali al sicuro.

“Non vedo l'ora di fermare questo pezzo di merda.” Randy bevve un sorso della sua birra analcolica e scrutò la folla. Avevamo fatto del nostro meglio per mimetizzarci. Troppe facce conosciute riempivano i posti. Persone che avevo considerato amiche prima di quella sera. Alcuni di loro avevano persino fatto donazioni al rifugio. Che razza di idioti malati di mente potevano venire a una rissa tra cani per divertirsi? Se non fosse stato per gli animali che avevano tanto bisogno del nostro aiuto, sarei sgommata via da quella città maledetta.

Ma ero già scappata dalla mia vita una volta. Non avevo nessun altro posto dove andare.

La gente del paese sedeva fianco a fianco con i poliziotti in incognito, aspettando che quei poveri cani si facessero a pezzi a vicenda. Le mie dipendenti del rifugio, Kiera e Lyssie, erano una fila davanti a me. Mi ero travestita per assicurarmi che nessuno venisse informato del nostro piano: il direttore di un rifugio per animali non sarebbe andato lì per divertirsi. I miei lunghi capelli erano nascosti sotto un berretto degli Oregon Ducks e la cerniera del mio giubbino era chiusa fino alla punta del colletto per nascondermi il più possibile la faccia.

Al vedere i cani entrare rimasi senza fiato e afferrai il braccio di Randy. Il suo braccio era grande e solido e se quegli animali non fossero stati in grave pericolo mi sarebbe piaciuto passare un po' di tempo con lui. Le prospettive di uscire con qualcuno a Granger Falls erano pessime, come dimostrava l'affluenza a quella farsa. Meno male che non volevo uscire con nessuno.

“Ce n’è abbastanza per intervenire adesso. Li guardi! Pelo arruffato, pelle viva per quelle catene. Riesco a vedere le loro costole, maledizione!”

La faccia di Randy impallidì e bevve un sorso del suo drink, probabilmente desiderando che fosse vero alcol. Una volta sistemati quei cani avrei decisamente bevuto qualcosa. Qualsiasi cosa pur di cancellare quell’immagine dalla mia memoria.

“Se li lasciamo combattere, anche solo per un secondo, possiamo denunciarlo per reati più gravi.” L’uomo strinse le labbra distogliendo lo sguardo dal ring. “Voglio inchiodare quello stronzo al muro.”

“Anch'io.” Quasi cinque anni di lavoro nel recupero animali e non era mai stato facile. Ogni volta che pensavo di aver visto tutto, qualcuno arrivava a farmi venire gli incubi. A volte mi sembrava di non poter mai migliorare le cose.

Ryker, il proprietario della fattoria, era al centro del ring con gli avversari di quella sera, in catene ai suoi lati. Meschino, sguaiato e ignorante, aveva capito come radunare tutti nel modo peggiore possibile. Capelli grassi scendevano da sotto il suo cappello da baseball. I suoi abiti erano ricoperti di macchie come quelle di un grembiule da macellaio. Mi mandava un brivido lungo la schiena ogni volta che lo vedevo in città, e ora sapevo perché.

Il cane più piccolo zoppicava. Ryker lo slegò per primo, ma non si mosse. Invece tremava violentemente e guardava indietro verso gli altri cani che erano stati incatenati lungo il muro. Abbaiavano freneticamente, incoraggiandolo o dandogli consigli. Era difficile da capire con il boato della folla, mentre il secondo cane veniva liberato. Questo caricò sul cane più piccolo e gli bastò un secondo per affondare i denti nella sua carne.

“Basta così!” Spinsi Randy, che aveva già lasciato il suo posto, correndo verso il ring. La sua birra finta volò, inzuppando gli idioti intorno a noi. Attraverso le gradinate, i poliziotti scesero le scale con le pistole puntate.

La folla si disperse. La birra pioveva su tutti noi, le panchine traballavano e quasi finii a terra mentre la gente mi spingeva via. Quella sera nessuno voleva espiare i propri peccati.

Randy e i suoi uomini erano concentrati sulla cattura di Ryker e dei suoi complici. Avrebbero avuto un bel daffare. Non si sarebbero arresi senza combattere.

Nessuno impedì al cane sul ring di attaccare l'altro. Il più piccolo ululava e la sua pelliccia grigia era macchiata di rosso brillante.

Passai attraverso la folla, colpendo chiunque non si togliesse dai piedi. Dovevo arrivare sul ring prima che fosse troppo tardi.

Nel caos, non vedevo Kiera o Lyssie da nessuna parte. Non c'era tempo di cercarle. Quel cane aveva bisogno di aiuto.

I cani ai lati del ring erano isterici, ululando e urlando insieme alla folla. Saltai oltre la barriera e corsi al centro della fossa. Il cane più grande non mollava il più piccolo, nemmeno quando mi lanciai su di loro. Dovevo stare attenta. Entrambi i cani erano malati e affamati e non potevo predire come si sarebbero comportati. Nessuno dei due sembrava avere la rabbia, ma con un caso come quello non avrei avuto tempo da sprecare a farmi delle iniezioni quella sera.

Lottando tra un cane e l'altro, coprii il più piccolo con il mio corpo in modo che l'altro non potesse più attaccare.

Respirava ancora, a malapena. I suoi grandi occhi azzurri incontrarono i miei e guaì.

“Trina!” mi chiamò Kiera. “Siamo state spinte nel parcheggio. Abbiamo dovuto convincere i poliziotti sotto copertura che lavoriamo per te.” Cavolo, avevo dimenticato di dare loro delle credenziali. Quell’errore ci era costato del tempo prezioso. “Sta bene?”

“È stato pestato.” Il respiro del cane aveva rallentato, mi auguravo perché si stava calmando e non sanguinava. Solo per precauzione, mi tolsi la giacca e strappai una striscia dalla mia maglietta da usare come laccio emostatico. Non me ne fregava nulla che fossero visibili i miei rotoli di pancia. Non era la cosa peggiore che la gente avesse visto quella sera. Avvolsi delicatamente il tessuto intorno al collo del cane ed esercitai una pressione che fosse la più leggera possibile, ma comunque efficace.

“Cosa dobbiamo fare?” chiese Lyssie.

“Chiama quelli del Controllo Animali. Si aspettano notizie da noi. E prendi le gabbie dal camion. Credo di aver contato sette cani. Come sta l'altro che ha combattuto?”

Non ebbi subito una risposta. “Se n'è andato.”














Capitolo terzo







Shadow

Avevo smesso di credere in qualsiasi religione organizzata la notte in cui Ryker ci aveva catturati. Niente paradiso, niente inferno, solo un purgatorio oscuro e vorace che andava avanti all'infinito. Fino a quella sera, quando gli agenti di polizia avevano fatto irruzione nel ring dei combattimenti, arrestando Ryker e la sua banda. E, cosa più importante, tre angeli erano venuti a portarci via dalla nostra prigione.

“Resta con questo”, disse uno degli angeli all'altro. “Ho dei tagliabulloni nella borsa. Spero che i collari non si siano conficcati nei loro colli.”

Per quanto sostenessimo di essere forti e fieri, ogni lupo guaiva e piangeva contento quando era il suo turno di essere liberato. L'angelo passò un momento con ciascuno di noi, accarezzandoci sulla testa e mormorando che era finita.

Ero il più lontano da lei, pertanto fui l'ultimo.

“Via questa brutta cosa di dosso.” Le sue parole sembravano una ninna nanna.

Non mi dimostrai più orgoglioso dei miei fratelli o dei miei nemici. La libertà era troppo bella. E quello era l'unico modo per ringraziarla. Passò le dita sulla mia sudicia e arruffata pelliccia. Era bellissima. I suoi capelli color miele erano tirati indietro, il suo viso senza trucco e i suoi abiti comuni e strappati. Lacrime non versate brillavano nei suoi occhi verdi e le sue guance, tonde come il resto delle sue curve, erano probabilmente altrettanto dolci. La sua boccuccia implorava di essere assaggiata. Odorava esattamente all'opposto della merda e della disperazione che di solito mi inondava le narici. Inalai vaniglia, cannella, mele e tutto ciò che c'era di buono in un essere umano. La mia bocca ebbe l’acquolina solo a pensarci.

Chiunque fosse così pieno di amore e compassione per un branco di animali distrutti e sudici come i Channing e persino i Lowes si era guadagnato la mia eterna lealtà. Qualunque cosa volesse, era sua.

“Andrà tutto bene”, sussurrò lei; e io mi strinsi contro la sua gamba. “Ti porto via da qui. Ora sei al sicuro. Ti darò del cibo e ti farò un bel bagno.”

Mancavano due settimane alla luna piena. Sarei stato più forte allora, ma non avevo modo di preparare quell'angelo alla nostra trasformazione. Era passato tanto tempo dall'ultima volta che qualcuno di noi era stato in forma umana; la cosa si faceva... interessante.

“Stai bene, amico?” chiesi ad Archer. Giaceva ancora al centro del ring con la gola bendata. I miei fratelli si unirono a noi, spingendolo dolcemente con il muso. Mentre gli altri due angeli portavano delle gabbie sul ring, sognai a occhi aperti come sarebbe stato tenere quella donna tra le mie braccia e ringraziarla adeguatamente per averci salvato la vita.

“Starò bene”, ansimò Archie, con gli occhi annebbiati.

“Non venite qui”, avvertii i fratelli Lowe mentre Major saliva sul ring. “Non ora.” Eravamo così prossimi a essere salvati che non avrei rovinato tutto facendoli a pezzi.

Tutti noi tornammo volontariamente in cattività. Gli angeli caricarono le nostre gabbie sul camion senza troppa fatica. Ci avevano ridotti male e avevamo vissuto per quel momento, ed eravamo troppo deboli per godercelo.

“Kiera, puoi guidare tu?” chiese il mio bellissimo angelo. Si sedette a terra con Archer, che si era a malapena mosso. Forza, amico, vivi. Ora siamo liberi. “Rimarrò dietro con questo. Non voglio lasciarlo solo.”

“Sì, certo”, rispose Kiera, assicurandosi che le funi fossero ben strette in modo che le gabbie non andassero a spasso sul retro del camion. Il mio angelo salì sul mezzo, cullando il corpo di mio fratello tra le sue braccia. Il suo sangue filtrava attraverso la coperta di fortuna in cui lo aveva avvolto. Si sistemò piano al centro delle gabbie, mettendo giù Archer al suo fianco.

Non aveva un buon odore. Merda!

“Ok, ragazzi”. Il mio angelo si guardò intorno e mi resi conto che si stava rivolgendo a noi e non alle sue colleghe. Sapeva cosa eravamo? Ero piuttosto sicuro che ci fossero solo cinque casse. Maledizione, non vedevo Shea da quando la polizia aveva interrotto la rissa. Gli era stata promessa la libertà e quel bastardo se l’era presa.

Avrei fatto esattamente la stessa cosa.

“Sono Trina, Kiera è alla guida e Lyssie tiene il fucile. Pensano che io sia pazza quando parlo con gli animali, ma so che mi capite.” Fece una pausa e indicò con il viso la cabina del camion. Se fossi stato un umano, avrei riso. “Siamo del rifugio per animali Forever Home. È lì che stiamo andando. Vi daremo del buon cibo caldo, meglio di quello che avete mangiato nella...”, la sua voce si strozzò e non finì. “Vi puliremo tutti per bene. Renderemo soffice il vostro pelo e benderemo quelle ferite. Vi daremo dei comodi letti dove dormire. Ci assicureremo che non soffriate più. Quando starete meglio, troveremo delle famiglie a cui affidarvi. Niente più lotte, niente più abusi. È tutto finito.”

Ci fece rimanere senza parole.

Non riuscivo a togliere gli occhi di dosso al bellissimo angelo di nome Trina. Accarezzò la testa di Archer, mormorandogli qualcosa. Lui chiuse gli occhi ed esalò l’ultimo respiro.

“Merda! No! No, no, no!”. Trina collassò sul corpo di Archer. Mi lanciai contro la parte anteriore della gabbia e ululai. I miei fratelli si unirono a me, ma nessuna protesta avrebbe cambiato le cose.

Non poteva essere vero. La sicurezza del mio fratellino era dipesa da me. L'avevo lasciato venire con noi la notte in cui fummo catturati perché pensavo che quell’esperienza l’avrebbe reso più forte. Avrei dovuto fare di tutto per impedirgli di combattere quella sera. Anche se ero in catene. L'avevo lasciato partecipare a una lotta che non avrebbe mai potuto vincere.

“Qual è il problema?” Lyssie scivolò nel retro del camion.

“L'abbiamo perso.” Trina cullava il corpo senza vita di Archer contro di sé.

Ed era stata colpa mia.

Guardai Major. “È meglio che Shea corra lontano, lontano da qui. Perché se lo prendo, gli mostrerò la stessa pietà che ha mostrato ad Archer.”














Capitolo quarto







Trina

Avevo già fallito con quei cani. Uno era scomparso e un altro era morto.

“Non puoi biasimarti per questo,Trina”, disse Kiera con calma. “Non abbiamo idea delle condizioni in cui si trovava quel cane prima di stasera.”

I cani rimasti ingurgitarono enormi ciotole di cibo umido. Dopo un paio di settimane sarei rimasta senza scorte e senza soldi, ma avrei trovato il modo per rimediare. L'avevo sempre fatto. La mia politica era di non parlare in modo negativo davanti agli animali. Alcune persone sostenevano che fossi pazza, pensando di potermi capire. Non avevo mai voluto che la gente perdesse le speranze con me quando stavo nelle peggiori condizioni. Medici e infermieri avevano detto cose negative sulla mia prognosi, pensando che fossi un vegetale. Anche in fondo al buco nero più profondo e oscuro in cui mi trovavo, potevo anche non essere in grado di uscirne, ma capivo. E non avrei mai fatto quell’errore con i miei animali. Qualsiasi creatura con occhi e un cuore che batteva poteva percepire delle cattive vibrazioni.

“Hai ragione.” Mi asciugai le guance con il dorso della mano. “Ma fa comunque male. Abbiamo salvato questi cani...Vorrei che fossimo arrivate prima, ma Randy ha detto che gli servivano le prove.”

“Ho appena ricevuto un messaggio dal Controllo Animali. Hanno detto che il bestiame di grossa taglia era in ottime condizioni. Li stanno ancora controllando. I polli non venivano trattati molto bene, troppi in ogni gabbia, ma pensano di poterli salvare.” Kiera posò il telefono. “Sei stata brava, T. Davvero brava.”

Non abbastanza.

“Li aiuteremo a piazzare gli animali quando saranno pronti per nuove sistemazioni.” Ero furiosa per le galline. Gli uccelli erano i miei preferiti e venivano sempre trattati nel modo peggiore. “Lys, come stanno andando con il cibo?”

“L’hanno finito”. Sbadigliò. Avevo detto alle ragazze che avremmo fatto le ore piccole, ma erano nuove al salvataggio di animali. Erano venute a lavorare al rifugio come parte della loro riabilitazione. Tutte avevamo affrontato delle situazioni difficili e ci eravamo rivolte alla stessa struttura, il CAST (Center of Anxiety and Stress Therapy), per i nostri attacchi di panico e disturbi da stress. Niente di quello che avevano tentato aveva funzionato per me ed ero entrata in una buia spirale senza apparente via d’uscita, fino a quando qualcuno mi aveva suggerito di offrirmi volontaria in un rifugio. Dopo che i medici avevano visto come gli animali mi davano pace, avevamo collaborato insieme per avviare un programma. C’era la speranza che gli animali potessero aiutare quelle donne a guarire come avevano fatto con me.

Ciò di cui nessuno si era mai reso conto era quanto fosse difficile mandare avanti un rifugio. Le condizioni in cui gli animali giungevano a noi, la mancanza di fondi, quelli che non trovavano casa... dopo un po’ anche i volontari più forti rimanevano sopraffatti. Molte persone erano passate per quel posto. Forever Home era un rifugio no kill, ma ciò significava anche che, se non avevo posto per gli animali, non potevo accettarli. Avevo incubi pensando a quelli che avevo rifiutato. Dovevo concentrarmi sul bene che facevamo a Forever Home. Se avessi indugiato sugli aspetti negativi che ne derivavano, tutti i miei progressi sarebbero potuti andare persi. Il rifugio mi aveva dato uno scopo. Quegli animali avevano bisogno di me e quindi dovevo risolvere i miei problemi.

Fino a quel momento, Kiera e Lyssie stavano reggendo. Speravo che quella sera fosse la più traumatica a cui avrebbero dovuto assistere, ma avevo imparato molto tempo prima a non essere mai certa di aver visto il peggio. Quella sera ero stata preoccupata per loro, ma avevano resistito, portando i cani fuori dal ring e nel rifugio. Sfortunatamente avevo abbastanza esperienza con i traumi da sapere che c'era un meccanismo di spegnimento. Istinto di sopravvivenza. E gli effetti negativi non sempre si mostravano subito.

“Pronte per lavarli?” chiesi. Le donne annuirono, rimboccandosi le maniche mentre mi seguivano nell'area comune. Quella sarebbe stata la vera prova, quando si sarebbero avvicinate ai cani e avrebbero visto cosa era realmente successo loro. Non c'era modo di sapere cosa avremmo trovato sotto il pelo arruffato.

Kiera aprì il tubo flessibile e Lyssie si inginocchiò, esortando i cani a farsi avanti mentre le vasche si riempivano di acqua calda. Potevamo lavarne solo due alla volta.

Mi inginocchiai accanto alla vasca, per aiutare il primo a entrare in acqua. Uno di loro saltellava, proteggendo una zampa zoppa. Avevano la testa bassa, ma erano fiduciosi e grati. Mi ero aspettata paura e forse aggressività. Non sapevamo per quanto tempo i combattimenti fossero stati la loro realtà. Volevano qualcosa di meglio. Avevo pensato che fossero degli husky, ma da vicino sembravano possibilmente incrociati con qualche tipo di pastore. Anche così denutriti, erano grossi. Due chiari leader erano già emersi dal gruppo. Più grandi e più fiduciosi degli altri, si erano mossi per primi, decidendo di potersi fidare di Lyssie. Gli altri si misero in fila dietro di loro.

Quello dagli occhi azzurri si era staccato dal branco e aveva puntato dritto verso di me, dandomi grossi baci bagnati. Riuscì a farmi ridere in una notte così terribile. Gli strofinai le orecchie, attenta a non essere troppo brusca. I suoi occhi seguivano ogni mia mossa. Anche se erano pieni di rispetto, mi tormentavano. Qualcosa in loro era troppo umano.

Il cane entrò nella vasca, tremando.

“Tranquillo. Ti farà sentire bene”, gli assicurai mentre aprivo il tubo. Quando l'acqua calda gli colpì il corpo, gemette. Lo insaponai delicatamente, evitando di applicare troppa pressione sulla sua pelle. La veterinaria non sarebbe potuta venire fino al mattino dopo e non volevo aggravare le sue ferite. Con un tocco morbido, pettinai i nodi della sua pelliccia. Per tutto il tempo in cui lo lavai, premette contro il mio corpo più che poteva. Nonostante tutto quello che gli era successo, era ancora in grado di fidarsi. Voleva il mio amore.

Sperai che Randy tenesse Ryker sul pavimento della sua cella di prigione con un piede sulle sue palle. Quell’individuo era un verme che doveva solo nascondersi sotto terra. Perché ero sorpresa che potesse fare qualcosa del genere?

Per questo amavo gli animali molto più delle persone. Il loro amore era incondizionato ed erano sempre disposti a dare un'altra possibilità.

Lyssie prese il mio posto così che io potessi controllare la pelle dei cani ora che avevamo lavato via la sporcizia. Avevano lacerazioni provocate dalle catene e segni di morsi. Nessun segno di infezione. Ora che il loro pelo era pulito, era cambiato dal marrone al grigio e al nero con striature bianche, più scure in alcuni punti. I cani dagli occhi marroni avevano un pelo rossastro. Tutti loro avevano uno sguardo che mi faceva venire i brividi. Avevano visto troppo.

Il primo cane si rifiutò di lasciare il mio fianco. Gli tolsi l'asciugamano e si appoggiò a me dopo aver scosso il suo mantello pulito. Non aveva paura, era territoriale.

“Deve essere stato piacevole, scommetto.” Gli picchiettai il naso e sapevo già che era quello che avrei portato a casa mia, adottandolo. Non puoi tenerli tutti, ricordai a me stessa. Devi trovargli una casa.

“Pensi che staranno bene per la notte? C'è qualcos'altro che possiamo fare?” chiese Kiera. Eravamo bagnate, sporche ed esauste. Avevamo ancora i nostri animali residenti di cui occuparci, la maggior parte dei quali si era svegliata con il nostro arrivo a tarda notte. Forse avrebbero dormito tutti fino a tardi, l’indomani.

“Andate a casa. Ci vediamo domani.”

Introducemmo i cani nelle loro gabbie. Ognuno aveva una coperta, del cibo e dell’acqua.

“Te ne stai andando?” chiese Lyssie.

“No. Posso dormire sul divano.” Il mio nuovo amico non voleva lasciare il mio fianco. Si rannicchiò sul tappeto davanti al divano, sistemandosi con un sospiro. Non abbassò subito la testa.

Voleva proteggermi.

“Anche tu devi andare a casa, Trina”. Kiera fece un ultimo tentativo per convincermi ad andarmene.

Mi chinai e accarezzai la testa del cane. “Sono a casa.”

***






Quella veterinaria mi odiava e non avevo idea del perché. Avevo un conto da pagare piuttosto alto, ma ciò non avrebbe dovuto fare differenza. Se avesse veramente amato gli animali, non si sarebbe lamentata tanto di dover aiutare quelli che più avevano bisogno di lei.

Era arrivata in ritardo, senza scusarsi, ma aveva trovato il tempo di fermarsi per un caffè.

“Ho sentito del combattimento tra cani di ieri sera.” Sospirò mentre apriva la sua borsa. “Tutti in città ne sanno fin troppo.”

“Il posto era pieno.” Rabbrividii al ricordo.

“Sono tutti in subbuglio. Si accusano e si denunciano a vicenda per esserci stati.”

“Bene. Non sarebbe potuto succedere a della gente migliore.” Aprii gli sportelli delle gabbie dei cani e feci loro cenno di uscire. “Non so come stiano dentro, ma penso che guariranno dalle ferite esterne. Un paio di buoni pasti non faranno male.” Il mio amico dagli occhi azzurri venne al mio fianco e gli grattai il pelo sul capo.

“Non si dimentichi che dipende da quelle persone per le donazioni.” Mi guardò mentre si sedeva al suolo per esaminare il primo cane. Avrei voluto darle una sberla. Ogni volta che veniva mi trattava come una pezza da piedi. Non capivo perché avesse scelto di fare la veterinaria. Aveva la stessa compassione di Ryker. “Lei non può pagare tutti con la buona volontà e le migliori intenzioni.”

“Di cosa si preoccupa di più, di questi cani o del suo conto in banca?” Avrei voluto che ci fosse qualcun altro da poter chiamare oltre a quella donna. Eravamo troppo lontani dalla città per convincere gli altri veterinari a fare visite a domicilio.

“Penso che la risposta sia ovvia.”

Sì, lo era. Non risposi, non volendola lí un secondo di più di quanto fosse necessario. Dammi la diagnosi, la ricetta e fai attenzione che la porta non ti sbatta contro il culo mentre esci.

Si tolse lo stetoscopio dalle orecchie. “Questi non sono cani. Sono lupi.”

Santo cielo.














Capitolo cinque







Shadow

Un rumore di vetri che si frantumavano nell'ingresso svegliò tutti nel rifugio.

“Cosa diavolo sta succedendo?” disse Major, gettandosi contro le sbarre della sua gabbia. Nonostante il baccano nel rifugio provocato dall’accaduto, l’opera di distruzione continuò. L'aggressore aveva un ritmo regolare, rompendo con la sua arma tutto ciò che si trovasse davanti. Il legno si spezzava e il metallo prendeva una botta.

“Sono gli scagnozzi di Ryker”, risposi. Non potevo vederli, ma non c'era dubbio: “Sento il loro odore.”

Il male aveva un fetore ben distinto, come un acido che mi bruciava le narici. Bloccati in quelle gabbie, non c'era niente che nessuno di noi potesse fare per fermarli.

Gli uomini di Ryker volevano solo dare un avvertimento. Quantomeno quella volta.

Anche dopo aver scoperto che eravamo lupi, Trina ci aveva tenuti. Aveva detto che non avrebbe potuto lasciarci liberi finché non fossimo stati abbastanza in forma da sopravvivere. Non c'era bersaglio maggiore a Sawtooth di un lupo malato.

“Fottuti codardi”, ringhiò Baron, il naso premuto contro la rete della sua gabbia. “Attaccare il rifugio quando è noi che vuole.”

“Trina lo ha fatto andare in prigione”, gli ricordai.

“Quando usciremo di qui, è ovvio che gliela faremo pagare a quel bastardo”, aggiunse Dallas. “Entrambi i nostri branchi sono stati colpiti. Dovremmo collaborare.”

Major mi guardò fisso. Non aveva mai esitato a sottolineare quanto mi ritenesse un debole. Avevamo stili diversi e il mio includeva consentire ai miei fratelli di essere una parte vitale della squadra. Ora tutto quello che Major aveva era X, che non aveva detto una parola durante l'attacco. Ma avrebbe portato a termine il lavoro, qualunque cosa gli fosse stata richiesta e non ci avrebbe mai ripensato.

“È una buona idea.” Non mi tirai indietro. “Operiamo in zone diverse e otterremo informazioni differenti. Nessuno si aspetterà mai che lavoriamo insieme.”

“Può esserci un solo leader.” La versione di Major di un sì.

“Lo so.” Strinsi gli occhi su di lui. “Vedremo chi di noi lo sarà, voglio dire.”

***






“Santo cielo!” Kiera, la prima a passare per quella che era stata la porta, lasciò cadere la sua tazza di caffè. “Che diavolo è successo qui?”

“Controlla gli animali!” Trina corse attraverso la stanza. “Assicurati che stiano tutti bene.”

Le nostre gabbie occupavano la stanza anteriore e il rifugio era pieno. Gli altri animali abbaiavano e gridavano per le donne, avvertendole dell'attacco.

“Perché qualcuno dovrebbe fare una cosa del genere?” Lyssie rimase indietro. Qualcosa mi diceva che non era la prima volta che aveva a che fare con una violenza insensata. “È un rifugio per animali.”

“Abbiamo pestato i piedi a qualcuno.” Kiera emerse dalla stanza delle gabbie. “Tutti stanno bene da questa parte. Spaventati, ma nessuno è ferito.”

“Sì, anche qui stanno tutti bene.” Trina si fermò in mezzo alle nostre gabbie. “Ho avuto delle reazioni avverse in città dopo la lotta tra cani. Mi hanno detto di non sputare nel piatto dove mangio e altre cose carine.”

“Abbiamo avuto quella gomma a terra quando abbiamo lasciato il lavoro il giorno dopo il salvataggio”, aggiunse Lyssie, avvolgendo le braccia intorno alla vita. “Non gli avevo dato importanza, ma ora non mi sembra una coincidenza.”

“Devo chiamare Randy.” Trina sospirò mentre apriva le nostre gabbie. “Pensate a qualsiasi altra cosa insolita che avete visto da quella notte. Deve sapere tutto, nel caso ci fosse qualcosa dietro. Se qualcuno vi ha guardate di traverso, ditelo. Non è il momento di tacere. Ce la possiamo fare. Sarà difficile, ma nessuno ci intimidirà per aver fatto la cosa giusta per questi animali.”

Il fatto che stessimo mettendo le donne in pericolo trovandoci là mi dispiaceva tremendamente. Se fossi stato umano, avrei insistito perché si allontanassero da noi. Non avevano idea di cosa fosse capace Ryker. Era molto più pericoloso di quanto sembrasse.

Ma se fossi stato umano, avrei potuto proteggerle.

Le ragazze si fecero il mazzo per ripulire la stanza anteriore, cercando di riportare tutto alla normalità. Spazzarono via i vetri rotti, coprirono le finestre danneggiate e ripararono tutto quello che potevano. Nessuno venne ad aiutarle. La cosa non mi sorprese. Trina chiamò il dipartimento di polizia, ma le altre donne dissero a malapena una parola mentre lavoravano. Neanche quella fu una grande sorpresa.

Non conoscevo il rifugio prima di diventare uno dei suoi ospiti. Passavo meno tempo possibile a Granger Falls. Mi stavo prendendo a calci, sapendo che una bellezza come Trina era sempre stata lì. I lupi di Sawtooth non facevano mai coppia con femmine umane. Non avevamo problemi a farle divertire, ma quando la festa finiva, finivano anche i nostri contatti. Anche se avessi incontrato Trina prima di essere catturati, non sarebbe stata comunque più di un'avventura di una notte.

Sei mesi di prigionia erano stati sufficienti per far cambiare idea a questo lupo. Le lupe della nostra generazione erano state vendute al miglior offerente. Tenute in un tipo di prigionia completamente diverso, erano trattate come gioielli rari, strettamente controllate e messe in mostra da coloro che potevano permettersele. Era uno scherzo crudele, il modo in cui i branchi ostentavano le belle pupe di fronte a noi e ci prendevamo a calci in culo se ci provavamo con loro. Ridevano di noi. Non eravamo nulla di speciale, soprattutto quelli della classe operaia. Eravamo così tanti perché i nostri genitori continuavano a provare ad avere una femmina fino a quando non potevano più. La ricompensa valeva lo sforzo.

I lupi ricchi non avevano molto di cui preoccuparsi. Si erano abituati meglio al loro lato umano. Avevano soldi, donne e non dovevano fare le lotte della classe operaia. Avevano i mezzi materiali per sopravvivere, ma il resto di noi faceva affidamento sulla forza e sulla furbizia da strada. Potevano tenersi i loro soldi, non compravano la felicità. La libertà aveva un prezzo elevato, ma chiunque ne poteva godere.

Volevo una compagna.

Volevo continuare l’eredità del mio branco e non avrei permesso che quella fosse la fine di una fiera stirpe.

Dallas aveva avuto una buona idea quando aveva suggerito di collaborare con i Lowes. Non potevo seguire la leadership di Major e guardarmi allo specchio, e volevo Trina. Dovevo dimostrare di essere un alfa per averla. Non avevamo mai avuto un alfa senza una compagna, fino a quel momento.

E io avrei avuto lei.

“Starai sempre vicino a me, vero?” Trina mi stampò un bacio sulla testa quando tutto fu tornato alla normalità, per quello che poteva esserlo. Sembrava esausta. Odiavo il fatto che non potessimo fare niente per darle una mano. Quelle donne non erano per nulla impotenti, ma anche un piccolo aiuto contava.

Ancora una settimana prima della luna piena. Ancora una settimana prima di guadagnarmi il pane e prima che i miei baci potessero essere più di una lavata di lingua.

“Sei come la mia ombra”, aggiunse.

Non aveva idea che quello era effettivamente il mio nome. Mi premetti contro di lei. Presto avrei potuto avvolgerla tra le mie braccia e perdermi in quel profumo di torta di mele che mi faceva morire dalla voglia molto più di un dessert.

“Fottuto leccaculo. Tutti voi Channings, che cercate di fare i carini con le ragazze del rifugio”, ringhiò Major mordendomi il collo. Io abbaiai, facendolo cadere a terra rotolando. No, mio caro. Non mi avrebbe allontanato da Trina facendomi fare una figura di merda. C'erano cinque di noi e tre donne. Era abbastanza intelligente da fare i conti. E aveva trentacinque anni senza una compagna, altri numeri che non poteva ignorare se voleva essere considerato un leader. “Non vi darà nessun beneficio. Non siamo altro che guai per loro. E quando arriverà la mattina dopo la luna piena e troverà cinque uomini nudi nelle gabbie dei cani, non penserà più che siete così carini. Scapperà via urlando.”

“Voglio che si fidi di noi.” Ero muso contro muso con Major, il mio respiro rauco ma non proprio un ringhio. Ogni giorno diventavamo più forti e ogni giorno mi faceva incazzare un po’ di più. “In modo che, quando accadrà, non andrà fuori di testa. Adesso anche lei è un bersaglio per Ryker. Come alfa...”

“Che cazzo ne sai di essere un alfa?” Major mi dette una spinta.

Lo ignorai. “Come alfa, la proteggerò. L'abbiamo messa in questo casino, la tireremo fuori. Sta lottando per prendersi cura di noi. Nessuno la sta aiutando con donazioni, se ne stanno solo lavando le mani dei loro problemi. Io li risolverò.”

“Che nobile”, mi schernì Major. “Puoi pomiciare con la tua nuova ragazza umana mentre io faccio a pezzi Ryker. Così è come si risolvono i problemi.”

Mi tuffai al collo di Major. Non sapeva ascoltare la ragione, per lui tutto si risolveva con la violenza. Avrebbe ricevuto il messaggio.

“Ragazzi!” gridò Trina. Si precipitò verso di noi, mantenendo l’equilibrio tra un gattino in una mano e una bottiglia sotto il braccio. Si fermò tra me e Major, fissando quest’ultimo. “Basta! O vi rimetterò nelle vostre gabbie.”

“Non so come potremo farcela, Shadow.” Baron si intromise tra me e Major. Per tutta la settimana si era ingraziato Kiera, la volontaria dai capelli corti che sembrava un'atleta. Major lo morse, ma lui se lo scrollò di dosso. “Avremmo dovuto correre tutti via quella notte. Shea è stato intelligente. Perderà la testa quando ci trasformeremo.”

Forse avremmo dovuto. Eravamo passati da una prigione all'altra e lì non stavamo aiutando nessuno. Eppure nessuno stava cercando di scappare da Forever Home.

“Shea è scappato per quello che ha fatto ad Archer”, borbottò Dallas, leccandosi una zampa e fissando Major. Ma non lasciò il fianco di Lyssie. Dei miei fratelli rimasti, Dallas avrebbe serbato rancore molto più a lungo di Baron. Baron avrebbe fatto qualsiasi cosa per trovare una soluzione pacifica a quel casino.

“Un'altra cosa che dobbiamo sistemare quando siamo fuori di qui.” Mi scagliai contro Major ancora una volta. “Shea deve pagare per quello che ha fatto a mio fratello.”

“Ha fatto quello che doveva fare.” Major non si tirò indietro. “Avresti fatto la stessa cosa sul ring quella notte. L'hai detto tu stesso. E avevi intenzione di fare la stessa fottuta cosa con me. Volevi una taglia sulla tua testa? Perché ne abbiamo tutti una adesso, con Ryker su tutte le furie. Non c'è tempo per fare i bravi, Shadow.”

Mi voltai. Fanculo a lui. Unire i branchi non toglieva Shea dalla mia lista nera.

Ma Major aveva ragione su Trina. Non sapevamo come avrebbe reagito alla nostra metamorfosi. Chiunque trascorresse abbastanza tempo in Idaho conosceva le leggende sugli uomini lupo. Alcuni dei più anziani della cittadina dicevano che eravamo karma: ci prendevamo cura di problemi di cui loro non potevano. A meno che non fosse il branco dei Lowe, che ne creava di più. Ma nessuno degli abitanti ci aveva mai visti in azione.

Non mi sorprendeva che i Lowes non cercassero di legare con le donne del rifugio. Non era nel loro stile. Avevano un concetto diverso di libertà rispetto a me e ai miei fratelli.

Trina non ci trattava come animali selvatici. Aveva più rispetto per noi di alcuni lupi di Sawtooth, specialmente Ryker, le lupe e i loro compagni. Non venivamo mai tenuti in considerazione. Non mi lamentavo, ma era estenuante. Era un sollievo aver smesso di combattere, anche se solo fino alla luna piena. Sebbene parlasse con tutti i suoi ospiti - così Trina chiamava gli animali che stavano con lei a Forever Home - come se parlasse con degli amici, quello che diceva sembrava personale. Era convinta di ogni parola che diceva. Trina non diceva cazzate.

Se solo fosse stata una lupa. Ma poi non l'avrei mai avuta. In entrambi i casi, non potevo vincere. Prima della cattura, la cosa non mi preoccupava tanto. Ora capivo che il mio tempo aveva un limite.

Trina aveva salvato le nostre vite e avrei fatto qualsiasi cosa per lei. All'inizio era una questione di principio. Poi lei era diventata un sogno a occhi aperti. Un viso grazioso che mi faceva smettere di pensare all'orrore degli ultimi sei mesi. Altrimenti, ogni pensiero sarebbe andato alla vendetta. Senza Trina, sarei diventato assetato di sangue come Major.

Più restavamo lì, più i miei pensieri diventavano un'ossessione. Trina mi faceva desiderare di avere di più e rendermi conto di quanto mi mancasse una compagna. Durante la settimana in cui eravamo stati suoi ospiti, avevo colto le sue stranezze, come quando cantava stonata ascoltando l’emittente di musica country mentre puliva le gabbie, o quando fischiettava insieme agli uccellini mentre compilava le sue scartoffie. E quanto velocemente la sua felicità svaniva lasciando il posto a qualcosa di molto più oscuro, qualcosa di preoccupante. Tornava sempre dagli animali, contando su di noi per la forza quando non poteva farcela da sola.

Anche Trina aveva bisogno di più.

“Oh mio Dio, cosa è successo qui?” Una giovane donna fece capolino dalla porta malandata, con un barboncino piagnucolante tra le braccia.

“Stiamo ristrutturando.” Trina si stampò sul viso un sorriso fasullo. Le altre volontarie si dileguarono. Trina era la loro alfa. Una donna come lei mi avrebbe reso più forte. Avrebbe reso il nostro branco più forte. “Come posso aiutarla?”

“Oh.” La donna era troppo educata per dire ad alta voce che non ci credeva. “Questo è il cane di mia nonna. O lo era. Mia nonna è morta.”

“Mi dispiace molto.”

La visitatrice fece un respiro profondo prima di continuare. “Nessuno di noi può prendersi cura di Candy, questa bambina. Vivo in un dormitorio universitario e mia madre è già molto impegnata. Sono sicura che ci sia una famiglia là fuori che amerebbe tenerla. O forse un'altra signora anziana. È davvero una brava cagnolina.”

Trina si avvicinò alla donna e accarezzo Candy sulla testa, mormorandole qualcosa. “Si vede. In questo momento sono al completo. Ho un paio di appuntamenti per l'adozione in programma questa settimana. Posso prendere il suo nome e numero di telefono e farle sapere quando si libera un posto? È il meglio che io possa fare.”

“Ok.” Il viso della donna si abbassò. “Non rimarremo a lungo a Granger Falls e non so dove portarla. C'è qualcun altro che possa prenderla?”

“Siamo l'unico rifugio della città.” Trina sospirò e il suo sorriso svanì. Si agitava, come se continuando a muoversi avrebbe trovato un modo per fare spazio a quel cane. “Chiamerò i rifugi della zona, ma molti dei no-kill sono messi come noi”.

“È una brava cagnolina”, ripeté la donna. “Voglio davvero che trovi una bella casa”.

“Lo so. Anch'io.”

Quando Candy e la donna se ne andarono, Trina tirò un pugno contro il compensato appena posato e si sciolse in lacrime. Lo faceva spesso quando un appuntamento per l'adozione non andava a buon fine o quando non poteva prendere un nuovo ospite.

Tra una settimana, avrebbe avuto altri cinque spazi. Non potevamo rovinare tutto. Non erano solo le nostre vite in gioco.

Quando Trina rimise il gattino nella sua gabbia, rimasi alle sue calcagna.

“Attento”, mi disse quando avvicinai troppo il naso alle sbarre. Appoggiò distrattamente la mano sulla mia schiena. Il mio pelo era già molto più folto. I mutaforma guarivano velocemente. Eravamo tutti ingrassati e mi sentivo quasi come un tempo. “Penso che sia arrivato il momento. Ti porto a casa con me. Dobbiamo fare spazio qui.”

Major si spinse contro la parte anteriore della sua gabbia. “Come hai convinto la tua ragazza a portarti fuori per un appuntamento?”

“Non metterti a discutere”, gli sbuffai. “È il primo passo per uscire di qui.”

Gli altri lupi guairono nelle loro gabbie mentre seguivo Trina fino alla porta. Stavamo morendo di fame di libertà.

“Presto toccherà a voi, ve lo prometto”, disse Trina da sopra la spalla, cercando di calmare tutti. “Adesso ho spazio solo per uno.”

Mi condusse al suo pick-up. Con una mano di nero e tutto ammaccato, non partì al primo colpo.

“Maledetto catorcio.” Sbatté il pugno contro il volante. Funzionò, il camioncino partì al tentativo successivo. Mi guardò e sorrise. I suoi capelli sembravano quasi biondi nella luce pomeridiana al tramonto. Mi chiedevo spesso come sarebbe stata come lupa, la immaginavo con un pelo dorato e occhi verdi. Bellissima. “Che giornata. Non ti ho nemmeno dato un nome. Hai una pelliccia grigia così bella. Smoky? No, non è quello giusto. Ma per il momento va bene.”

Fra sei giorni sarei stato in grado di dirle il mio nome e molto altro ancora. Se avrebbe ascoltato. Forse sarei dovuto scappare, se ne avessi avuto la possibilità, così da evitare a Trina di essere lei a farlo. Dopo sei mesi, le nostre metamorfosi potevano essere caotiche. Ammesso che ci riuscissimo. Saremmo stati tutti sufficientemente forti per la trasformazione di quel mese, ma nessuno di noi era mai rimasto lupo così a lungo. Non poteva non avere qualche conseguenza indesiderata.

Guidò fino a una casetta di tronchi di legno ai margini della foresta. L’odore della terra umida e della resina degli alberi mi inondò le narici. Sarei potuto correre dritto nella foresta e lei non sarebbe mai riuscita a prendermi. Sarei stato libero.

Ma se lo avessi fatto, non avrei mai più rivisto Trina. O l’avrei rivista, ma non ci sarebbe stato modo di convincerla che ero il lupo che lei aveva curato con tanto amore per riportarlo in salute. Non sarebbe stato facile, ma nessuna cosa buona lo era mai stata.

La casetta aveva un portico anteriore che dava sulla valle. Colori vivaci risplendevano nelle ondeggianti colline, riflettendosi nel lago sottostante. Una brezza fredda mi penetrò la pelliccia; presto avremmo visto la neve.

“Benvenuto a casa”, disse Trina a braccia spalancate. “Non è molto, ma adoro questo posto.”

Aveva solo il necessario: un divano, un tavolo da cucina e una TV. Trotterellai per la casa. Un vantaggio di essere un lupo era che non dovevo aspettare che la casa mi venisse mostrata o capire quello che potevo o non potevo fare come ospite. Mi fermai di colpo nella sua camera da letto, non aspettandomi delle lenzuola rosa sul letto sfatto. Saltandoci sopra, inalai il suo caldo profumo di torta di mele.

“Oh no, non lo fare”, rise trina Trina colpendomi scherzosamente il culo. “Avrai il tuo letto.”

Era chiaro che tutta la sua vita era il rifugio. Non sapeva rilassarsi. Mettendo la stessa emittente radio che ascoltava tutto il giorno, preparò la cena cantando a squarciagola le parole di tutte le sue canzoni preferite. Rendendosi conto di essersi dimenticata di portare a casa il mio cibo, mise degli altri hamburger nella padella. Quella casetta era un paradiso.

Dopo cena, si sistemò sul divano con il suo computer.

La donna non si fermava mai. Mi arrampicai sul divano accanto a lei, accoccolandomi nell’incavo del suo corpo caldo. Lei si appoggiò a me, sussultando mentre si stava addormentando, con una pila di documenti per l'adozione che le stava cadendo dalle ginocchia.

Sbadigliò trascinandosi nella sua camera da letto. “Lascia che ti mostri la suite degli ospiti.”

In un angolo c'era un peloso letto per cani. Annusai: non ero il primo a usarlo. Avermi portato a casa sua non era niente di speciale per Trina. Era solo qualcosa che faceva prima di consegnare i suoi cani ai loro veri futuri padroni. O prima di liberare i lupi nella foresta.

“Le ragazze non pensavano che avrei dovuto portarti a casa, dato che non sei esattamente un cane, ma sono contenta di averlo fatto. Mi sento al sicuro con te qui. Sogni d'oro, Smoky.”

Mi sdraiai sul bitorzoluto letto per cani, ascoltando il suo respiro farsi più profondo mentre si addormentava. Così tante cose mi passavano per la mente e non riuscivo a dormire. Forse se l’avessi guardata, avrei trovato il modo di non spaventarla a morte quando mi sarei trasformato in un uomo. Non si sarebbe sentita così al sicuro se avesse visto una cosa del genere.

“No!” Trina si girava e rigirava nel sonno. Stava piangendo? “Non lasciarmi.”

Il suo incubo si intensificò, mentre lottava per cercare di tenere qualcuno vicino a lei. Non stava vincendo. Misi le zampe sul letto. Volevo proteggerla, o almeno far sparire quella scena.

Trina aprì un occhio, rendendosi conto che qualcuno la stava guardando.

“Oh, va bene”, mormorò, apparentemente inconsapevole del suo incubo. “Vieni qui, Smoky.”

Non dovette dirmelo due volte. Mi arrampicai sul letto e lasciai che Trina mettesse un braccio intorno a me.

Non ti lascerò, Trina.

Non ricordo l'ultima volta che avevo dormito così profondamente.





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Un romanzo fantasy, una storia d'amore, un thriller che ti lascerà con il fiato sospeso.

Un leader di fronte all'estinzione del suo branco. Una donna distrutta da un tragico incidente. Insieme potrebbero sopravvivere, se impareranno a fidarsi l'uno dell'altra.

Come responsabile del rifugio per animali Forever Home, Trina non può ignorare le voci su un perverso giro di combattimenti tra cani a Granger Falls, Idaho, e si precipita a salvarli. Per mettere al sicuro i suoi amici a quattro zampe, la donna non si fermerà davanti a nulla, anche se questo metterà in pericolo la sua vita.

Con il suo branco catturato e intrappolato nel giro di combattimenti, Shadow Channing non si sarebbe mai aspettato che una bella donna sarebbe stata la sua salvezza. Così facendo lei diventerà un bersaglio nella lotta del suo branco e lui dovrà spiegarle esattamente perché i lupi che ha salvato si trasformano in esseri umani con la luna piena.

La libertà non basterà a salvare il branco. Per sconfiggere

Un romanzo fantasy, una storia d'amore, un thriller che ti lascerà con il fiato sospeso.

Un leader di fronte all'estinzione del suo branco. Una donna distrutta da un tragico incidente. Insieme potrebbero sopravvivere, se impareranno a fidarsi l'uno dell'altra.

Come responsabile del rifugio per animali Forever Home, Trina non può ignorare le voci su un perverso giro di combattimenti tra cani a Granger Falls, Idaho, e si precipita a salvarli. Per mettere al sicuro i suoi amici a quattro zampe, la donna non si fermerà davanti a nulla, anche se questo metterà in pericolo la sua vita.

Con il suo branco catturato e intrappolato nel giro di combattimenti, Shadow Channing non si sarebbe mai aspettato che una bella donna sarebbe stata la sua salvezza. Così facendo lei diventerà un bersaglio nella lotta del suo branco e lui dovrà spiegarle esattamente perché i lupi che ha salvato si trasformano in esseri umani con la luna piena.

La libertà non basterà a salvare il branco. Per sconfiggere i loro sequestratori una volta per tutte, Shadow dovrà collaborare con i lupi rivali contro cui ha combattuto in cattività e convincere Trina che i mutaforma di Sawtooth non hanno futuro senza di lei come sua compagna.

Vieni a conoscere i lupi mutaforma della foresta di Sawtooth, così forti e sexi, e le belle e formose donne che li amano. Quante scintille!

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