Книга - Riportare Alla Luce Il Re Dei Fae

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Riportare Alla Luce Il Re Dei Fae
Brenda Trim


Benvenuti alla Bramble’s Edge Academy. Un'università dove i Fae affinano i loro poteri elementari. Sembra proprio ciò di cui un essere potente ha bisogno, giusto? Il problema è che non sono uno di loro. Quando giunse il mio momento di frequentare la scuola tentai di sfuggire alle autorità, le quali mi lasciarono inerme in mezzo al cortile del campus con le ali malconcie ed un'attrazione indesiderata per Maurelle. Lei ha più di quanto possa permettermi. Mia madre mi ha sempre fatto capire che devo tenere la testa bassa e superare i miei tre anni qui senza farmi notare. Purtroppo il sorriso di Maurelle mi fa dimenticare il mio nome. E per peggiorare le cose, il destino continua ad avvicinarci. Benvenuti alla Bramble’s Edge Academy. Un'università dove i Fae affinano i loro poteri elementari. Sembra proprio ciò di cui un essere potente ha bisogno, giusto? Il problema è che non sono uno di loro. Quando giunse il mio momento di frequentare la scuola tentai di sfuggire alle autorità, le quali mi lasciarono inerme in mezzo al cortile del campus con le ali malconcie ed un'attrazione indesiderata per Maurelle. Lei ha più di quanto possa permettermi. Mia madre mi ha sempre fatto capire che devo tenere la testa bassa e superare i miei tre anni qui senza farmi notare. Purtroppo il sorriso di Maurelle mi fa dimenticare il mio nome. E per peggiorare le cose, il destino continua ad avvicinarci. E non per qualcosa di sexy come speravo. Scopriamo un complotto volto ad eliminare gli studenti, e veniamo anche a sapere del gruppo segreto di assassini guidato dalla Direttrice. Che razza di scuola organizza complotti mortali e ha assassini a sangue freddo che vivono nel campus? Con un gruppo di Fae letali in agguato dovrei restare nella mia stanza a studiare come fanno gli altri, ma io non sono come gli altri. E mi rifiuto di lasciare che la mia gente venga manipolata e derubata della loro magia. C'è una ragione dietro la mia determinazione, sono l'erede al trono dei Fae! Sono l'unico che può cambiare il destino della mia specie. Non c'è niente come l'aggiungere complicazioni alla mia situazione di per sé già precaria. Voglio rivendicare il mio titolo. Il problema è che la ricaduta porterà più vittime di quanto io possa gestire.





Brenda Trim

Riportare alla Luce il Re dei Fae




RIPORTARE ALLA LUCE IL RE DEI FAE


BRAMBLE’S EDGE ACADEMY




BRENDA TRIM




Traduzione di GIULIA BUSSACCHINI



Copyright © Febbraio 2020 Brenda Trim


Traduttore: Giulia Bussacchini


Editor: Chris Cain


Copertina di Fiona Jayde






Questo libro è un’opera di fantasia. I nomi, i personaggi, i luoghi e gli eventi descritti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice oppure sono usati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza con persone, viventi o defunte, luoghi o fatti reali è puramente casuale.

ATTENZIONE: La riproduzione non autorizzata della presente opera è illegale. La violazione del copyright è perseguibile dall'FBI ed è punibile con 5 anni di carcere federale e una multa di 250.000 dollari.

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere usata, riprodotta elettronicamente o stampata senza permesso, ad eccezione di brevi citazioni comprese nelle recensioni.




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Ed improvvisamente sai che…è giunto il momento di intraprendere qualcosa di nuovo e di fidarsi della magia dei nuovi inizi. Questo libro è per tutti i miei fan. Vi ringrazio per continuare questo viaggio insieme a me, immergendovi in questo nuovo mondo che ho creato.







CAPITOLO UNO







“Devi andartene, Ryker. Non puoi restare qui. Se non te ne andrai ti prenderanno” disse Galina, sua madre, nel riporre alcuni vestiti del figlio in un borsone di tela che aveva riposto sul fondo del suo armadio.

“Di cosa stai parlando, mamma? Non posso lasciarti da sola. Non farò come papà che ti ha abbandonata agli umani” obiettò Ryker.

Sua madre interruppe ciò che stava facendo e lo guardò negli occhi. Odiava vedere le lacrime che si accumulavano nei suoi occhi color lavanda. La donna aveva lavorato sodo per prendersi cura di lui e proteggerlo dalla corruzione di Bramble’s Edge.

La vita per la maggior parte dei suoi amici consisteva in una partita di dodgeball e nel avventurarsi lungo le strade di Bramble's Edge in cerca di lavoro, cibo o divertimento. Non era facile essere un Fae nel reame dei Mag Mell. In passato il reame era stato dei Fae, ma era prima che venisse invaso dagli umani.

In seguito i Fae dell'età di sua madre erano stati costretti a trasferirsi nella piccola area di Bramble’s Edge, dove tutti i Fae venivano controllati ed utilizzati per il miglioramento umano. Ryker non conosceva la vita prima che tutti i Fae venissero spostati nella cittadina, e non gli importava. Tutto ciò che contava era sopravvivere e prendersi cura di sua madre.

“Qui non è più sicuro per te. Ho promesso che ti avrei tenuto al sicuro”.



Ryker attraversò la stanza ed accolse sua madre in un abbraccio. La donna gli arrivava al petto. La sua statura minuta solidificava il desiderio di proteggerla. Sua madre aveva fatto abbastanza per lui. Ryker era finalmente in grado di ricompensarla.

Voleva avvolgerla nelle sue nuove ali blu e nere per difenderla da ulteriori abusi. Dalla posizione in cui si trovava il ragazzo vedeva perfettamente le ali arancioni e gialle della donna. Era in parte sollevato di aver effettuato completamente la transizione.

Aveva trascorso anni nel limbo, chiedendosi quando i suoi poteri si sarebbero finalmente manifestati. A ventiquattro anni il suo sviluppo era nella media. La maggior parte dei Fae raggiungevano quel punto dai ventuno ai ventitré anni, effettuando la transizione verso la fine dei vent’anni.

Sua madre non era anziana in quanto Fae. La loro specie non invecchiava come gli esseri umani i quali, secondo Ryker, erano stati creati per farli impazzire. I capelli biondo cenere di sua madre non rispecchiavano l’età della donna come succedeva agli umani. In sé aveva più vita di ogni altro umano di sessantatré anni.

I Fae vivevano per centinaia, se non migliaia di anni, ed avevano abilità straordinarie rispetto agli esseri umani. Certo, alcuni umani erano dotati di preveggenza, telepatia ed abilità simili circoscritte alla mente—niente di simile a ciò che i Fae erano in grado di fare.

Ryker credeva che i Fae non sarebbero stati soggiogati per sempre. Confidava nel fatto che la sua specie avrebbe reclamato il proprio potere. Le ali del ragazzo gli svolazzarono sulla schiena, ricordandogli il motivo della conversazione che stava intrattenendo con sua madre.

“Devi scappare e metterti al riparo” gli ordinò Galina. “I tuoi poteri si stanno manifestando”. Le parole della donna fecero portare lo sguardo di Ryker dietro di sé, ed il ragazzo osservò le sue ali di color blu elettrico. Parte di sé era emozionato di scoprire quali fossero i suoi poteri e capire quali abilità possedesse, ma era anche terrorizzato dall’idea. Si trattava di qualcosa che avrebbe cambiato tutto, e Ryker non era pronto per un mutamento simile.

Era nel momento in cui si facevano più forti che i Fae sviluppavano i propri poteri. La sua specie era in grado di controllare gli elementi. Alcuni erano capaci di manifestare ed utilizzare il fuoco, mentre altri facevano lo stesso con l’acqua, la terra o l’aria. I Fae rari potevano addirittura controllarli tutti e quattro, oltre allo spirito.

“Sì, ma posso nasconderli. Non ti lascerò. Ho intenzione di imparare a controllarli in modo da trovare un lavoro, così non dovrai più pulire le case della terra di mezzo”.

Il bussare con forza alla porta d’ingresso riverberò nel piccolo appartamento, quindi Galina si diresse verso la fonte del suono. La donna si portò la mano sulla bocca quando guardò fuori dalla finestra. “Esci dal retro, io li mando via”.

“Come sapevano di dover venire qui oggi?” si domandò Ryker. Il ragazzo era a conoscenza solamente da qualche ora dello sviluppo dei propri poteri. L’improvviso influsso di forze gli avevano fatto percepire i suoi stessi arti come se avessero avuto una vita propria, ciò appena prima che il colore pervadesse le sue ali fino ad allora pallide. Ogni Fae era nato con ali dal color pesca chiaro, gradazione che si faceva più intensa con il passare del tempo. Quando la transizione giungeva a compimento, il colore mutava totalmente, e nella maggior parte dei casi le ali si dipingevano di nero o di un altro colore scuro.

Quando aveva provato a farsi una doccia la luce del bagno era scoppiata, e l’acqua si era raffreddata prima di ritornare calda con una veemenza da capogiro. Sua madre gli aveva spiegato che cosa stava succedendo; la donna aveva sostenuto di credere che Ryker sarebbe stato in grado di padroneggiare più di un elemento. Poi aveva iniziato a preparare i bagagli al figlio.

“A loro non sfugge niente. Lo sai, Ryk. Adesso va’” lo sollecitò. “Trova una Peridun, è oltre il bordello. Lei ti condurrà al sottosuolo. Ti voglio bene”.

Ryker si portò la sacca sulla spalla e si diresse verso la finestra, ma poi mise in discussione la propria voglia di andarsene. Non aveva nessuna voglia di prendere parte alla Bramble’s Edge Academy. Tutti coloro che avevano affrontato il programma erano diventati schiavi.

“Tornerò” le promise.

La voce di sua madre era squillante nella loro umile dimora, come a copertura del movimento di Ryker dell’aprire la finestra. La porta d’ingresso cigolò, ed al suono seguì immediatamente l’eco di passi pesanti. Il ragazzo saltò quindi fuori dalla finestra. L’edificio accanto si trovava a meno di un metro da casa sua, ma Ryker quasi scivolò quando raggiunse il sudicio cornicione.

“Fermo. Non spiccare il volo” ordinò un uomo dalla finestra aperta. Ryker rimase dove si trovava, ma spiegò le ali in risposta. Il Fae imprecò e si arrampicò fuori dalla stessa finestra da cui era uscito il ragazzo. Ryker odiava arrabbiarsi o litigare con quelli della sua stessa specie.

Ogniqualvolta vedeva degli agenti di polizia aggirarsi per la cittadina si chiedeva quanti di essi volessero veramente svolgere quel lavoro. Aveva la sensazione che non tutto nel loro mondo fosse come sembrava. Aveva ignorato le voci sullo stato in cui versava il resto del loro reame, oltre al modo in cui gli umani erano saliti al potere. Doveva esserci di più in gioco.

Ryker ringhiò e si accovacciò per spiccare il volo. Lo stridere del metallo fece fermare il ragazzo. “Porca puttana” imprecò sbattendo le ali e cercando di alzarsi in volo. Sfortunatamente i suoi movimenti non furono veloci abbastanza.

Abbandonò le braccia lungo i fianchi nel momento in cui le manette magiche entrarono in contatto con il suo corpo. Cadde in ginocchio e cercò di dimenarsi per liberarsi dal vincolo. Doveva trovare un modo di fuggire, altrimenti sarebbe finito all’Accademia.

Con la coda dell’occhio notò alcuni suoi vicini che stavano osservando la scena dalle proprie abitazioni. Voleva dimostrare loro che i Fae erano in grado di combattere, ma era impotente, e il dolore gli accresceva nel petto.

Lo strumento magico si era stretto attorno al suo torso e gli fermava le braccia e le mani. Più si divincolava, più il metallo lo feriva. Gli scottava la pelle, ed il ragazzo si chiedeva se l’acciaio si stesse fondendo alle sue ossa dopo che l’elettricità gli aveva bruciato la carne.

“Non ha senso, Ryker. Arrenditi. Sarà più facile se collaborerai” disse l’uomo.

Il ragazzo alzò lo sguardo e rimase scioccato quando i suoi occhi verdi riconobbero il Fae che si trovava ora vicino a lui. Quegli occhi azzurri ed i capelli ramati, così come le ali rosse e nere. “Aidan, sei tu?”

“Sì, sono io. Ascolta, devi calmarti. La magia si dissolverà se smetterai di agitarti. L’Accademia non è così male come pensavamo da ragazzini. Imparerai a controllare i tuoi poteri. Senza una guida non puoi sperare di incanalare le tue abilità e saperle utilizzare”.

Ryker voleva rivolgere un’occhiataccia al suo amico d’infanzia. Sembrava che quest’ultimo stesse recitando un messaggio imparato a memoria. Era impossibile dimenticare le voci secondo le quali gli studenti venivano mutilati in nome di pratiche educative. A volte accadeva anche di peggio.

Il problema era che senza l’accesso alla tecnologia era impossibile appurare se tali dicerie fossero vere o no, a meno che non avesse frequentato l’Accademia. Nello sguardo di Aidan non sembrava essere presente alcuna cattiva intenzione. Doveva voler dire qualcosa, vero?

“Ryker” udì sua madre singhiozzare all’interno della camera da letto del ragazzo. Un altro uomo teneva le mani sulle spalle della donna, e torreggiava sulla sua piccola corporatura tenendo la schiena dritta e con espressione austera in viso. La minaccia era evidente. Gli faceva venire la nausea.

Lo sguardo di Ryker si spostò velocemente attorno a sé mentre il ragazzo soppesò le proprie opzioni. L’area rocciosa sgretolante dove risiedevano i Fae faceva parte di una zona urbana, e rappresentava un anatema rispetto a ciò che potenziava la propria specie.

Vecchie leggende narravano che i Fae crearono Bramble’s Edge originariamente come centro di commercio, ma l’area era composta da quindici isolati circondati da piante ed animali che alimentavano il loro potere. Ryker non aveva mai visto che aspetto avesse il suo vero reame poiché ai Fae non era permesso possedere dispositivi di comunicazione o computer. Tutto ciò che il ragazzo sapeva era che gli esseri umani vivevano in modo molto differente dal loro.

Ryker accompagnava sua madre a pulire le case degli umani appartenenti al ceto medio, i quali erano dotati di maxi schermi su cui potevano guardare dei film, oltre ad altri dispositivi di cui il ragazzo ignorava l’esistenza. Si diceva che i ricchi ne possedessero anche di più.

Aveva a disposizione una sola occasione per scappare e migliorare le condizioni della propria gente. Ryker si rimise in piedi e si spinse al di là della ringhiera sbattendo le ali.

Fortunatamente aveva già spiegato le ali quando lo strumento di contenimento si era stretto attorno a lui, in tal caso non avrebbe avuto altra scelta che andarsene con loro. In volo aveva una vista migliore della cittadina. La sezione dei centauri si trovava ad un isolato e mezzo di distanza, mentre quella dei Barghest, dove si trovavano i loro piccoli complessi residenziali, era situata a margine delle stalle dalla parte opposta della strada.

Definire ‘stalle’ le abitazioni dei centauri era un eufemismo. La zona ricordava un vicolo cosparso di fieno, completato da un’area principale adibita a cucina. L’unico riparo che li proteggeva dalla pioggia e dalla neve era costituito da un tetto sorretto da due muri. Gli edifici dove abitavano i Barghest erano chiusi sul retro e completamente aperti davanti.

Ryker si dovette impegnare molto per sorvolare gli alti palazzi, ma quando lo fece notò l’Accademia e l’oceano che si allargava dietro la stessa. Se fosse riuscito a raggiungere l’acqua allora forse sarebbe potuto arrivare sulla costa libera da regole umane.

‘Sei pazzo? Non c’è altro che una terra desolata. Non vuoi suicidarti, vero idiota?’ lo ammonì la propria coscienza mentre ideò velocemente un piano. No, non voleva suicidarsi, ma gli uomini che l’avevano catturato si erano librati in volo a loro volta, quindi non aveva molto tempo a disposizione per pensare.

Quando passò oltre la sezione degli Asrai pensò che sarebbe riuscito a liberarsi. Cercò di fidarsi del proprio istinto, determinando che cosa sarebbe stato in grado di fare. Sarebbe stato fantastico se avesse potuto far fondere le ombre. Non che in quel momento fossero visibili molte ombre, si disse poi. L’invisibilità sarebbe stata perfetta, l’avrebbe aiutato a scappare.

“Ryker, devi fermarti. Le autorità sono state allertate” disse Aidan dietro di lui. Un istante più tardi si udirono le sirene attraverso la cittadina, ed il ragazzo cercò di mettersi in salvo.

La fascia gli stava costringendo il petto, rendendogli difficile respirare. L’agonia gli faceva vedere le stelle. Ryker accelerò, ed in tal modo schivò la scarica che Aidan cercò di scagliargli addosso.

La bobina cadde a terra innescando una pioggia di scintille. “Possiamo fare di meglio, Aidan. Lasciami andare”.

“Non posso lasciarti andare. È chiaro che i tuoi poteri siano fuori controllo, stanno prendendo il sopravvento sul tuo comportamento, Ryker. Rifletti su ciò che stai facendo”.

Il ragazzo distinse il profilo della massiccia struttura di pietra in lontananza, e la vista distrasse Ryker. Era troppo lontano per vederne i dettagli, ma notò chiaramente che innumerevoli studenti si erano riuniti nel prato anteriore dell’Accademia per osservare la scena.

Nulla nell’aspetto dell’Accademia suggeriva che sarebbe stato pericoloso frequentarla. Sua madre gli aveva raccontato ciò che era accaduto in occasione del conflitto con gli umani, e dell’effetto catastrofico che aveva avuto sulla sua vita.

Il peggiore episodio era stato l'omicidio del Re e della Regina Fae, atto che aveva reso vulnerabile il loro popolo. I Fae erano infatti indifesi, senza qualcuno che ricoprisse il ruolo di governante. Ryker si era chiesto spesso come sarebbe stata la loro vita se avessero avuto un Re. Gli umani non si sarebbero arresi e sarebbero scappati, ma il ragazzo credeva che un Re avrebbe fornito loro uno strumento di difesa.

Le sue ali si stavano facendo pesanti causa lo sforzo continuativo, ma Ryker si rifiutò di arrendersi. Dei rumori provenienti da dietro di sé lo costrinsero a racimolare ogni briciola di energia ed indirizzarla alle proprie ali.

Sbalzò in avanti e si sforzo di volare più velocemente. Il ragazzo tremava nell’aria come un volantino. Delle lame gli tagliarono le ali all’improvviso, catturando immediatamente tutta la sua attenzione. Quando si voltò indietro notò che non gli erano state inflitte ferite visibili, anche se così sembrava.

Ad ogni giovane Fae veniva consigliato di non volare molto poiché attorno a Bramble’s Edge era stato realizzato uno scudo. Fino a quel momento era esistito solo come monito per i più piccoli. Le sue ali si intorpidirono e smisero di funzionare, e Ryker comprese in quel momento la dolorosa verità del fatto che i poteri controllassero le loro vite.

Aidan ed un altro Fae restarono sollevati in volo, guardando Ryker cadere a terra in un groviglio di ali. Con le braccia legate ai fianchi non poteva fare nulla per proteggersi.

Quando il ragazzo si schiantò sul duro terreno, la vista di Ryker si fece nera per qualche secondo. Era riuscito a portare un’ala sotto di sé, mentre il suo fianco aveva colliso con la superficie con così tanta forza da frantumare la pietra.

Al suono di qualcosa che si spezzò seguì una forte agonia. Gli doleva ogni centimetro del corpo, ed era abbastanza sicuro che non avrebbe più potuto usare l’ala sinistra. Per fortuna le tenebre l'avevano pervaso ed inghiottito.

Appena prima di perdere conoscenza udì gli agenti lamentarsi di quanto fosse difficile per i Fae compiere la transizione.

‘È perché siamo fottutamente stanchi di essere degli schiavi degli umani’ pensò.




CAPITOLO DUE







Maurelle aveva lo stomaco sotto sopra, e si trattenne in bagno nel caso fosse risalito qualcos’altro che aveva ingerito a colazione. Aprì la finestra aperta godendosi la fresca brezza autunnale che soffiava nella piccola stanza. La riempiva di energia che non comprendeva appieno, ma che amava comunque.

Appoggiò le mani sul lavandino e serrò le palpebre scure chiudendo gli occhi grigi e non vedendo per un momento il groviglio unto formato dai propri capelli rosa. Non assomigliava affatto al Fae vibrante che era normalmente. Persino i toni delle sue ali rosa e turchesi erano smorzati.

Da quando aveva acquisito i propri poteri un anno prima era stata relegata in casa perché le sue ali dai toni brillanti rendevano la cosa palese. Il fatto che al momento che le stesse fossero dai toni spenti non significava che le fosse permesso avventurarsi al di fuori del piccolo appartamento di famiglia. Era comunque evidente che stesse attraversando la fase di transizione, ed era suo dovere presentarsi alla Bramble’s Edge Academy.

“Hai finito?” domandò sua sorella Nyx bussando alla porta di legno. “Devo farmi i capelli per andare a pranzo con Alek”.

Maurelle alzò gli occhi al cielo alla richiesta della sorella, ma se ne pentì presto poiché il gesto le fece venire male alla nuca. Per le sue sorelle più giovani era tutto urgente, ma soprattutto per Nyx che era quattro anni più piccola di Maurelle. Le tornò in mente come ci si sentiva a pranzare con un bel maschio a diciotto anni.

“Ho finito” gracchiò Maurelle nell’aprire la porta.

“Bleah. Sta’ indietro. Sembra che una Peridun sulla decima strada ti abbia fatto un incantesimo. Non voglio prendermi qualsiasi cosa sia che ti ha fatto ammalare” commentò Nyx, allontanandosi con grazia dal suo spazio vitale.

“Grazie Nyx, ti voglio bene anche io” mormorò Maurelle nel percorrere il breve corridoio. Per la centesima volta in quell’anno Maurelle era grata che suo padre avesse un lavoro così ben retribuito nella cittadina.

Tecnicamente lavorava nella Furness, l’area umana appena al di fuori della baraccopoli dove risiedevano i Fae. Anche i più poveri alla Furness conducevano vite migliori di quelle dei Fae. Gli umani vivevano ignari di ciò che i Fae dovevano sopportare. Era d’aiuto il fatto che Bramble’s Edge fosse separata dalla zona umana tramite rovi così spessi che la maggior parte dei Fae non poteva oltrepassare.

Sarebbe stato bello se il talento del padre avesse offerto loro una casa nella Furness, o anche a Dornwich. Sfortunatamente non c’era modo di assegnargli un negozio nella sezione umana d’élite di Dornwich, poiché mentre gli opulenti desideravano gli orologi di suo padre, non lo volevano assolutamente nelle loro immediate vicinanze.

Il reddito di suo padre permetteva loro di vivere vicino a Furness, il che le dava una vista perfetta della sezione umana al di là dei rovi. Le si spezzava il cuore al pensiero che gli umani vivessero in abitazioni ben tenute, la maggior parte delle quali case singole, mentre i Fae erano stipati in edifici fatiscenti che non potevano riparare o mantenere.

Tuttavia i Fae facevano ciò che potevano a Bramble’s Edge. Agli umani piaceva che le loro aree fossero ben mantenute, mentre i Fae preferivano lasciarle poco curate. Le lisce strade di pietra degli umani erano spoglie e Maurelle le trovava poco piacevoli.

I Fae non avevano molto, ma contribuivano con la loro magia aggiungendo erba e fiori ai bordi delle strade, rendendole di aspetto più gradevole. Gli anziani come sua madre, la quale era una Fae di terra, sfruttavano il loro talento per spronare le viti a contenere i muri degli edifici in pessimo stato di manutenzione.

Ogni tanto gli umani eliminavano l’erba ed i fiori ed abbattevano le viti. Maurelle pensava fosse perché non volevano che i Fae si trovassero troppo a proprio agio. Si fermò davanti alla porta aperta della propria camera da letto, prendendo in considerazione il riposare, ma Erlina stava ascoltando la musica sul letto quindi Maurelle proseguì verso il salotto.

Sua mamma alzò lo sguardo su di lei e le sorrise. “Ehi, tesoro. Come ti senti?”

“Non tanto bene” rispose Maurelle, “fra il mal di stomaco e il mal di testa sono pronta ad acciambellarmi da qualche parte”.

“Ti ho fatto del tè allo zenzero. Posso andare a raccogliere del partenio per il mal di testa” si offrì sua madre. Non che la farmacia fosse lontana, ma Maurelle preferiva non dare più fastidio del solito.

La ragazza scosse il capo ed avanzò verso il divano. “Tranquilla mamma, il tè allo zenzero va benissimo”.

Poiché si trovava in fase di transizione non era in grado di uscire di casa, altrimenti sarebbe andata all’Accademia. Entrambi i suoi genitori l’avevano frequentata quando avevano acquisito i poteri, ma le cose erano cambiate da quando gli umani avevano preso il sopravvento.

Sua mamma e suo papà le avevano detto che i Fae uscivano dall’Accademia diversi rispetto a quando vi entravano. Non potevano spiegarlo a Maurelle, ma non volevano che la figlia servisse gli umani eliminando i suoi compagni Fae.

Maurelle grugnì nell’abbassarsi sul divano. Sua mamma la raggiunse prontamente porgendole il tè. “Grazie mamma” disse la ragazza, prendendo un sorso del liquido caldo. Le risultava già più semplice ignorare le proprie reazioni causate dall’aver toccato la tazza di tè.

Fino ad un anno prima non poteva toccare qualcosa senza venir bombardata da scene del passato. L’unica abilità che Maurelle aveva sviluppato fino a quel momento era la psicometria, e ne era grata poiché non riusciva ad immaginare di dover gestire più capacità allo stesso momento.

Imbarazzante, pensò. Qualche momento dopo che le sue ali avevano acquisito colore ed una scarica elettrica l’aveva pervasa, era andata in cucina per prendersi qualcosa da bere, e toccando il frigorifero aveva visto suo padre pomiciare con sua madre. Nessun figlio desidera vedere il proprio padre impegnato in gesti intimi con la propria madre.

Le riflessioni di Maurelle vennero interrotte da qualcuno che bussò alla porta. Continuò a sorseggiare il tè pensando che fosse Alek che era venuto a prendere Nyx. Alzò velocemente lo sguardo quando udì delle voci maschili inviperite.

“Sua figlia verrà con noi!” disse un uomo a sua madre.

Maurelle aveva davanti a sé il suo incubo peggiore. Per la prima volta nella sua vita si ritrovava a desiderare che ai Fae fosse concesso l’utilizzo di qualsiasi dispositivo tecnologico, in modo da poter contattare suo padre. L’unico pensiero che le sovvenne quando vide il Fae dai capelli ramati fu di scappare.

Non aveva idea di dove sarebbe potuta andare se fosse riuscita a fuggire. Tutti i Fae erano al corrente delle dicerie circa il sottosuolo, ma non sapeva dove si trovasse e dove l’avrebbe condotta. Non c’era niente oltre Bramble’s Edge e gli stabilimenti umani.

“Non potete portarla via. Non si sente bene e adesso non può andare all’Accademia” sua madre cercò di far ragionare l’agente.

Nyx ed Erlina si affrettarono lungo il corridoio, fermandosi bruscamente quando videro gli agenti. Gli occhi verde paglierino delle sorelle furono in quelli di Maurelle, e la ragazza vi lesse il terrore che provavano.

“Tornate in camera” disse con il labiale alle sorelle minori, enfatizzando il tutto con un gesto della mano.

“L’indisposizione non l’esenta dal frequentare l’Accademia. Deve venire con noi, adesso!” ordinò il medesimo agente.

Maurelle rovesciò il contenuto della tazza addosso all’uomo prima di affrettarsi lungo il corridoio. Nyx ed Erlina balzarono indietro per lasciarla passare. Maurelle avanzò verso la camera dei genitori, appropriandosi di un paio di scarpe di sua madre.

Un grido la fece voltare in tempo per vedere le sorelle bloccare il corridoio. L’espressione di Nyx era assolutamente altezzosa e sprezzante quando incrociò le braccia al petto ed esordì con “Lasciate stare mia sorella”.

Maurelle quasi sorrise quando vide Nyx sistemarsi il reggiseno in modo da evidenziare il petto. Era una tecnica di distrazione che falliva raramente. Specialmente con i maschi dei Fae. I Fae erano una specie molto lussuriosa.

Non era qualcosa di cui le avevano parlato i genitori, ma non avevano avuto bisogno di farlo, poiché il desiderio ardente che provava era sufficiente per far comprendere a Maurelle quanto il sesso fosse importante. Sua sorella Nyx si trovava allo stesso stadio, per questo non vedeva l’ora di uscire a pranzo con Alek.

L’avere uno sfogo sessuale placava i Fae aiutandoli a restare in salute. Maurelle era certa che la propria mancanza di partner fosse uno dei motivi per il quale era malata. Non aveva modo di equilibrare i suoi poteri, esternando la frustrazione.

Rimase a bocca aperta quando l’agente Fae non prestò minimamente attenzione a Nyx. Quando l’uomo allontanò sua sorella, Maurelle spostò l’attenzione dalla finestra. Gettò una delle scarpe che aveva in mano colpendo l’uomo in testa. Erlina scoppiò a piangere ed aderì al muro di fronte a Nyx.

A Maurelle scoppiava la testa causa il trambusto, e le si agitò anche lo stomaco. Le salì la bile in bocca, quindi si affrettò verso l’uomo. Udiva sua madre discutere con l’altro agente in salotto, ma doveva concentrarsi su quello nella camera padronale.

La ragazza aggirò l’agente furioso, frapponendo il letto fra di loro. “Non ci scapperai. Ti conviene arrenderti”.

Maurelle scosse il capo e cercò una via d’uscita. Se avesse potuto raggiungere la finestra sarebbe potuta volare via. Non era certa di quanto si sarebbe potuta allontanare, dato il mal di testa e lo stomaco in subbuglio, ma non aveva intenzione di arrendersi.

Quando l’uomo si lanciò verso la ragazza Maurelle balzò in alto lamentandosi dal dolore. Diede istintivamente un calcio al Fae. Doveva sembrare una scena comica, pensò. Sollevò le braccia al cielo ed i capelli scompigliati le finirono in viso.

Il piede di Maurelle raggiunse il lato della testa dell’uomo, facendola voltare di scatto. In seguito lo afferrò per i capelli. Il braccio di lui collise con il petto della ragazza, facendola finire dalla parte opposta della stanza.

Maurelle cadde contro al comò con più forza di quanto credeva possibile. Con la mano spinse a terra i ninnoli di vetro di sua madre generando un forte tonfo. Si fece piccola al rumore prodotto dall’impatto degli oggetti con il pavimento di legno.

“Maurelle” esclamò Nyx.

Quando Maurelle sollevò lo sguardo vide l’uomo saltare sopra al letto, atterrando proprio accanto a lei. L’agente si allungò dietro di sé ed estrasse un cappio d’argento. L’oggetto emetteva una carica elettrica, e le fece seccare la gola dalla paura.

Maurelle riprese vigore nello scontro, agitando i gomiti con la speranza di rompergli il naso. L’uomo le cingeva la vita con un braccio, e premeva forte sullo stomaco. La ragazza credeva che avrebbe vomitato.

L’agente portò il cappio alla bocca con la mano libera, mormorò quindi qualcosa, e l’oggetto oscillò. Prima che Maurelle potesse rendersi conto di ciò che stava succedendo, l’uomo fece aderire l’oggetto al fianco di lei. Il metallo mutò forma, stringendosi attorno al torso di Maurelle.

In base all’imprecazione dell’uomo, sembrava che l’intenzione di lui fosse che il cappio si stringesse attorno ad un’altra parte del corpo della ragazza. Le ali di Maurelle erano libere, così come le sue mani. Quest’ultima afferrò il metallo, intenzionata a liberarsi dal vincolo.

Nel momento in cui posò la mano sull’oggetto, la stanza ed il Fae che la stava attaccando scomparvero. Come ogni altra volta in cui Maurelle utilizzava i propri poteri, non era in grado di concentrarsi su qualcosa per qualche secondo.

L’unica cosa che si ricordava prima di riacquistare la vista era l’impressione generale del ricordo a cui accedeva. Sembrava che l’oggetto avesse causato molta paura e resistenza.

Maurelle ritenne di non doversi sorprendersi poiché l’arma veniva brandita da un agente il cui compito era di reclutare studenti. Quest’ultimo era un Fae, ma alla ragazza sembrava ovvio che non provasse nemmeno un briciolo di empatia e non fosse dotato di un’identità individuale.

Si trattava di un pensiero inquietante che le faceva domandare che cosa fosse successo all’Accademia che avesse cancellato la sua personalità in modo così completo. Dal modo in cui i suoi genitori le avevano descritto il loro passato all’università, Maurelle non aveva dubbio che con il passare del tempo era stato trasformato in una scuola completamente differente.

Quando la nebbia si diradò nella sua mente, la ragazza visualizzò il Fae più bello che avesse mai visto. Era forse il lungo periodo d’astinenza ed il forte desiderio sessuale a farle credere che l’uomo nella sua visione fosse così bello?

La ragazza non lo ritenne possibile. Aveva visto i suoi tratti cesellati ed i suoi meravigliosi occhi verde foresta. I suoi capelli neri erano scompigliati e gli finivano sulla fronte.

L’espressione determinata di lui riverberò in ciò che Maurelle percepì come istanti. Il suo cuore prese a battere con vigore quando il ragazzo aveva ringhiato all’agente e si era librato in volo qualche secondo più tardi. Maurelle voleva urlare qualcosa per avvertirlo.

Le braccia gli erano state fermate ai lati del corpo, quindi non aveva avuto la possibilità di andare molto lontano. Maurelle si rese conto che il medesimo mezzo di restrizione che veniva utilizzato su di lei in quel momento era stato prima adoperato sul ragazzo.

Più il ragazzo si allontanava dal Fae che l’aveva fermato, più la gola di Maurelle si stringeva. Il cappio non la starebbe cingendo se lo sconosciuto fosse riuscito a scappare. Il volo del ragazzo vacillò quando quest’ultimo si voltò indietro per controllare dove si trovasse l’agente.

Quando Maurelle vide l’oceano nella visione, la ragazza trattenne il respiro. L’Accademia era esattamente come l’avevano descritta i suoi genitori. Gli enormi edifici di pietra circondati da piante rigogliose e rovi sui lati, e con l’oceano alle spalle.

La profusione di scintille la distrasse dalla propria visione. Spostò lo sguardo appena in tempo per vedere il ragazzo attraente collidere contro una barriera invisibile nel cielo. Nessuno aveva mai detto a Maurelle con esattezza che cosa sarebbe successo se avesse tentato di volare via, le era solamente stato riferito di non farlo poiché se ne sarebbe pentita.

Guardò le ali di lui illuminarsi come se fossero state pervase da un lampo appena prima che il Fae cadesse a terra, il che le fece ritornare la nausea. Osservò la scena con gli occhi sgranati ed il cuore a mille.

Poteva giurare che l’impatto del ragazzo avesse fatto tremare la terra. Una delle sue ali era piegata dietro la schiena, e gli sanguinava il fianco. Era uno spettacolo terribile, e dubitava che il ragazzo sarebbe mai stato in grado di riprendersi.

Maurelle non voleva essere così vulnerabile con due agenti in casa, quindi allontanò la visione dalla propria mente e fece ritorno in casa. Era come se le venisse aperta la testa con un piccone, e la bile le riempiva le narici.

Le risultava quasi impossibile aprire gli occhi, le sembrava che fossero serrati ermeticamente. Quando riuscì ad aprirli venne scagliata a terra dall’uomo dai capelli ramati. La teneva ferma per il collo e le costringeva anche una delle sue braccia.

Le sue sorelle piangevano e si stringevano forte. Maurelle avanzò spinta dall’agente. Si sentì più disorientata del normale dopo la visione che aveva avuto. Non sapeva se fosse perché si era forzata di terminare quella che aveva appena avuto poiché non si sentiva bene.

Sentì sua madre implorare gli agenti di lasciare andare la figlia, ma l’altro uomo si rifiutò di ascoltarla. “Adesso hai intenzione di collaborare?”

Maurelle cercò di liberarsi dalla forte stretta dell’agente sul braccio, ma si sorprese quando non riuscì a sollevare la mano dal fianco. Quando abbassò velocemente lo sguardo si rese conto che i polsi le erano stati fermata dalle manette.

“No. Non potete portare via mia figlia” protestò sua madre fra i singhiozzi mentre venne trascinata in casa. La donna si lanciò verso l’uomo che stava trattenendo la figlia, ed il tempo rallentò nuovamente secondo la percezione di Maurelle.

Nell’istante in cui sua madre cercò di raggiungerla, l’altro uomo sollevò un grande bastone nero e lo agitò nell’aria. Il corpo contundente colpì la madre di Maurelle alla testa producendo un rumore sordo. Le sorelle minori di Maurelle urlarono quando la donna voltò istintivamente il capo, ed il sangue di quest’ultima schizzò sul muro.

“Che cazzo hai fatto?” l’agente che tratteneva Maurelle ammonì il collega.

Doveva trattarsi di un incubo, pensò Maurelle nell’osservare la madre accasciarsi al suolo. Le mancava parte del cranio, ed i suoi occhi marroni erano vitrei.

“Mamma” urlò, e lo stomaco le si contrasse alla vista. Il tè che aveva bevuto prima le risalì e le uscì dalla bocca e dal naso. Maurelle osservò con attenzione il petto della madre, sperando di vederlo alzarsi ed abbassarsi, ma venne spinta fuori dalla porta prima di poter stabilire se la madre fosse viva o morta.

“Chiamate papà” ordinò Maurelle alle sorelle quando venne forzata giù dalle scale. Il sole splendente derideva il dolore che la distruggeva mentre il Fae la spingeva verso un camioncino. L’uomo la fece coricare prona, e quando fece aderire un disco alle catene queste caddero a terra.

Si rimise velocemente in piedi e cercò di allontanarsi dai suoi rapitori in modo da poter correre da suo padre. I due chiusero però gli sportelli del veicolo, impedendole di scappare, e quando Maurelle guardò fuori dal vetro vide le sue sorelle abbracciate sulla soglia del condominio che chiamavano casa. Non poteva essere vero, si disse.

Le si frantumò il cuore in un milione di pezzi, quindi diede un calcio agli sportelli che la tenevano lontano dalle sorelle. Non sarebbe potuta esserci per confortare suo padre e non sarebbe nemmeno stata in grado di poter fare lo stesso con Nyx ed Erlina.

Strinse le dita attorno alle sbarre ed urlò a perdifiato in modo che qualcuno la potesse sentire mentre veniva portata via. Per la prima volta da quando aveva acquisito i suoi poteri non le venne una visione toccando un oggetto.

La vita reale si era impossessata della sua anima, distruggendola e rifiutandosi di riconsegnargliela. Avevano ucciso sua madre senza pietà, solo perché non voleva mandare Maurelle alla loro stupida Accademia. Come poteva andare avanti quando la sua dolce ed amorevole madre se n’era andata? Non sarebbe nemmeno stata in grado di dirle addio e mandare il suo spirito nell’aldilà.

La cosa non avrebbe dovuto sorprenderla, dato ciò a cui aveva assistito nella propria visione. Chi permetteva che i Fae venissero seviziati in tal modo doveva essere qualcuno a cui non importava chi veniva danneggiato nella propria corsa alla dominazione e al potere.




CAPITOLO TRE







Una fitta di dolore raggiunse Ryker alla spalla quando analizzò le immagini proiettate sul tavolo davanti a sé. Non riusciva a sollevare il braccio infortunato senza sentire male. Dopo aver ripreso coscienza nell’infermeria dell’Accademia la vita era stata meglio di quanto si aspettava.

In qualche modo era rigenerante rendersi conto che gli umani non avevano perpetrato un programma malefico dal primo momento in cui era entrato all’Accademia. Ryker era onestamente sorpreso da quanto tutto sembrasse normale. Ogni Fae doveva frequentare obbligatoriamente la scuola per diversi anni per imparare a leggere e scrivere ed altre discipline.

Dal punto di vista storico, la Bramble’s Edge Academy aveva lo scopo di aiutare i Fae ad imparare a gestire i propri poteri una volta acquisiti in età adulta. All’Accademia non ci si concentrava sull’istruzione in senso stretto, gli alunni imparavano infatti a controllare le loro abilità. Forse era tutto ciò che sarebbe accaduto.

Da quando era giunto all’Accademia non era successo niente di sospetto né tantomeno nefasto, il che fece dubitare a Ryker della propria infanzia. Nello specifico si chiedeva il perché sua madre gli avesse sempre detto che gli umani erano creature maligne con la sola intenzione di controllare il reame dei Fae.

Era forse possibile che in realtà l’Accademia fosse gestita da Fae senza nessun doppio fine? Dato il modo in cui era stato trattato gli sembrava un’opzione plausibile. Il guaritore aveva trascorso un paio di giorni a riparare l’ala del ragazzo centimetro per centimetro, in modo che potesse riprendere a volare.

Qualcuno intenzionato a controllarlo ed a renderlo schiavo non si sarebbe tanto interessato a curare il suo infortunio. Si ricordò di quando sua madre gli aveva detto di non fidarsi di nessuno e di tenere la testa bassa e passare inosservato.

Era quello il suo piano all’Accademia. Avrebbe scontato la propria pena senza farsi notare. Non sarebbe stato difficile; avrebbe compreso le proprie abilità ed avrebbe stabilito come si fosse radicata la propria affinità. Uno dei suoi coinquilini era un Fae di terra, mentre un altro controllava l’elemento acqua. Un terzo invece sembrava poter dominare entrambi gli elementi.

Si trattava di qualcosa di inaudito per Ryker. Molto pochi Fae gestivano più di un elemento, e quando lo facevano, questi ultimi erano complementari. Parte di lui voleva essere in grado di gestire più di un elemento, ma non sapeva come mai.

Non che avesse idea di che cosa ciò avrebbe implicato. In base a ciò che gli aveva detto Sol, avrebbe significato seminari extra e sessioni pratiche. Nel tempo libero a Ryker piaceva giocare a pallacanestro, ma al momento non era possibile.

Scelse quindi la pietanza che desiderava mangiare, e poi si guardò attorno nella mensa. Non aveva mai visto un luogo come la Bramble’s Edge Academy. I dormitori erano grandi come l’appartamento che divideva con la madre, e la caffetteria era enorme, adornata da tavoli e sgabelli a perdita d’occhio. Ai Fae non era consentito l’accesso alla tecnologia, quindi Ryker restò sorpreso del fatto che il modo per ordinare il cibo consisteva in immagini proiettate sul tavolo. Quando premette il bottone corrispondente alla pietanza, lo sentì vibrare sotto al dito.

I suoi coinquilini gli avevano spiegato che le selezioni effettuate dal menù venivano servite poco dopo aver toccato i bottoni decorati dal logo della scuola. A Ryker era sempre piaciuto molto il logo dell’Accademia. Qualcosa nelle lettere ‘BE’ circondate da rovi spinosi gli toccava l’anima. Molte cose all’esterno della cittadina gli suscitavano emozioni diverse.

Dato l’incoraggiamento di sua madre a scappare prima di essere catturato, Ryker si aspettava di odiare tutto dell’Accademia, ma non era stato così. In realtà ne apprezzava diversi aspetti. I muri di pietra dei vecchi edifici erano intrisi di magia dei Fae, e la cosa sembrava portargli gioia. Si rendeva conto che fosse qualcosa di molto strano, ma era ciò che provava.

Le classi ed i campi su cui fare pratica erano inoltre profondamente differenti dalla sua vecchia scuola. C’era molto spazio per allenarsi ed apprendere ciò che non aveva imparato in passato. Da ragazzino frequentava una piccola scuola che serviva solamente i complessi residenziali della sua strada. La sua scuola elementare si trovava al piano superiore di un panificio, e gli alunni mangiavano in classe.

Il cibo servito all’Accademia teneva inoltre testa ai piatti di sua madre. Non che la donna fosse la cuoca migliore della cittadina, pensò. Proponevano una vasta selezione che includeva anche uno spezzatino di qualche tipo, perfetto per quando faceva più freddo.

A Mag Mell faceva raramente caldo e pioveva spesso, quindi Ryker preferiva consumare pasti abbondanti. A Bramble’s Edge era invece difficile trovare frutta e verdura fresche, ma all’Accademia non sembrava presentarsi lo stesso problema.

Ryker non era stato sicuro di che cosa aspettarsi quando sarebbe stato dimesso dall’infermeria ed avrebbe pranzato alla mensa. Non si era immaginato che avrebbe avuto a disposizione una dozzina di piatti a scelta, poiché in infermeria aveva mangiato cibi insipidi e noiosi.

Considerato il modo in cui sua madre aveva descritto gli orrori dell’Accademia, Ryker pensava che gli sarebbero state proposte pietanze misteriose e che non avrebbe avuto scelta. Molto di quanto vedeva attorno a sé non rispettava i preconcetti che nutriva circa l’Accademia.

Delle piante vere riempivano gli angoli della sala, e le finestre a tutt’altezza fornivano la vista pacifica sull’oceano.

Come poteva essere possibile che un luogo così magico non fosse adatto a lui?

Ryker alzò lo sguardo quando Sol e Brokk lo raggiunsero al tavolo. Il suo terzo coinquilino, Daine, sedeva già con lui.

“Hai già ricevuto un avviso per la tua valutazione?” domandò Sol.

Ryker scosse il capo e ringraziò chi gli portò il pranzo. “Non ho ancora ricevuto niente. Forse mi stanno dando più tempo per guarire”.

Brokk rivolse a Sol un’espressione che Ryker non comprese. “Come va la tua ala?”

Ryker contrasse il muscolo che controllava la sua ala, la quale converse oltre la spalla. Il ragazzo non fu in grado di nascondere il dolore che gli provocò tale movimento. “Deve ancora guarire. Ma va meglio”.

“Non riesco ancora a credere che tu abbia tentato di volare via con le catene alle mani” mormorò Sol scuotendo tristemente il capo. “Perché l’hai fatto? Odi così tanto questa scuola?”

A Ryker venne la pelle d’oca. Era il primo segno che c’era qualcosa che non andava. Sembrava una domanda innocente, ma ogni Fae a Bramble’s Edge era a conoscenza del fatto che nessuno volesse frequentare l’Accademia.

Secondo la credenza comune, una volta entrato ti facevano il lavaggio del cervello e ti rendevano schiavo degli umani. A Ryker tornarono in mente alcuni amici che gli raccontavano storie terribili circa ciò che accadeva dietro i cancelli di ferro della scuola.

Ryker era certo che la leggenda secondo la quale ai Fae veniva sottratta la magia in modo da venir consumata dagli esseri umani fosse falsa. Era inoltre sicuro che i muri dell’Accademia fossero privi di vita, e che chi sedeva alla mensa non avrebbe chiacchierato in compagnia, bensì avrebbe guardato nel vuoto in silenzio.

Se Ryker fosse stato privato di qualsiasi cosa che lo rendeva un Fae, allora non gli sarebbe rimasto nient’altro. La vera domanda che gli frullava nella mente era come facesse a fidarsi dei suoi coinquilini. Non li conosceva bene.

Non aveva modo di sapere che cosa sarebbe successo se avesse detto la verità a Sol. Ryker non avrebbe mai messo in pericolo l’incolumità della madre. Fortunatamente la donna aveva tenuto la bocca chiusa all’arrivo degli agenti, quindi non era implicata nel suo tentativo di fuga.

“Metti giù quelle cazzo di mani” la voce di una donna riverberò nella mensa, e gli sguardi di tutti furono attirati dalla doppia porta che dava accesso alla stanza.

Ryker sgranò gli occhi quando vide l’esile ragazza che si agitava fra le bracca di un uomo. Il Fae non aveva frequentato l’Accademia abbastanza a lungo per sapere chi fosse l’uomo o che ruolo ricoprisse. I capelli rosa della ragazza erano scompigliati, e si divincolava fra le braccia dell’uomo, nel tentativo di liberarsi.

Inizialmente fu tutto ciò che vide. Quando la ragazza si voltò, Ryker notò che aveva le guance rosse, ma non dall’imbarazzo. Era incazzatissima. Era come osservare un uragano sull’oceano. L’espressione spavalda nei suoi occhi grigi ardeva come il fuoco. Ryker lesse qualcos’altro sul volto di lei, al di là della sua rabbia.

Il ragazzo non poteva fare a meno di chiedersi quale fosse la sua storia. A differenza degli altri studenti la ragazza era arrivata alla mensa in pantaloni della tuta ed una canottiera sgualcita. Ryker inclinò il capo quando notò che era anche a piedi scalzi. Era qualcosa di nuovo.

In meno di un secondo la donna diede un calcio al Fae alla propria destra. Ryker si fece piccolo e si coprì il pube con la mano quando il piede della donna collise fra le gambe della guardia. Ogni uomo nella stanza compì lo stesso gesto, mosso da compassione.

La ragazza agì un istante più tardi, e le sue dita graffiarono immediatamente il volto dell’altro uomo. “Maurelle” abbaiò una donna.

Quando la ragazza infuriata si fermò ed alzò lo sguardo, Ryker si rese conto che quest’ultima si chiamava Maurelle. Non poté fare a meno di notare che sembrava avere il petto pesante, e nei suoi occhi si stavano radunando delle lacrime quando guardò la donna che l’aveva ammonita.

“Chi è quella?” sussurrò Ryker, non desiderando di attirare l’attenzione verso di sé, ma volendo sapere come mai la ragazza avesse smesso di agitarsi. L’atmosfera era molto tesa, il che fece stringere i denti a Ryker.

“La Preside Gullvieg. È praticamente la più forte a Bramble’s Edge in quanto a manipolazione mentale” rispose Sol.

“Avete intenzione di uccidere anche me?” sbottò Maurelle agitando la spalla per liberarsi dalla mano che le era stata posata sopra.

L’atmosfera si fece ancora più surreale. Ryker aspettava che qualcuno impedisse a Maurelle di sfidare l’autorità della Gullvieg, ma non accadde. La direttrice della scuola strinse lo sguardo e si avvicinò alla ragazza furiosa.

“Ho aspettato il tuo arrivo in modo da tenere il mio discorso di benvenuto. Tutti i presenti stanno aspettando che tu prenda del cibo e ti accomodi” l’informò la Preside. Non si stava esprimendo con il tono severo con cui aveva esclamato il nome di Maurelle qualche istante prima. Sembrava la stessa intonazione di quando si parla del tempo. Niente nella voce e nel linguaggio non verbale della donna lasciava intendere che Maurelle l’avesse fatta arrabbiare.

I due uomini che si trovavano attorno a Maurelle la fecero irrigidire. Prima che Ryker se ne rese conto, la mano di Brokk che si fermò sul suo avambraccio lo fermò evitandogli di intervenire in soccorso della ragazza.

Maurelle rivolse un’espressione assassina alle guardie che la stavano trattenendo, poi sollevò il mento e proseguì all’interno della stanza. Il suo sguardo fu poi in quello di Ryker, il quale dovette farsi violenza per non palesare la propria reazione.

La trovava bellissima. Il suo viso affusolato era in contrasto con il suo corpo formoso. Era alta, ma la sua silhouette non era quella tipica dei Fae, che ricordava qualcuno malato. La canottiera le era aderente al seno, che era più abbondante della media, ed ancheggiava con ogni passo.

In quanto Fae, Ryker non era estraneo al sesso, e Maurelle risvegliava in lui quell’istinto primordiale. Si chiese quanto fossero morbide le sue labbra che in quel momento erano serrate e per niente invitanti, ma non toglievano nulla al suo aspetto fisico.

Ryker si rimise a sedere, e guardò Maurelle stringere i pugni mentre quest’ultima fissava la Preside.

La ragazza rimase in quella posizione per qualche secondo prima di dirigersi verso un tavolo, e riportando lo sguardo su Ryker. Le ali della Fae si agitavano senza sosta. Il turchese ed il rosa di cui brillavano queste ultime erano perfettamente in tono con ciò che la ragazza aveva dimostrato della propria personalità. Era una delle femmine più forti che aveva mai visto.

Il fatto che non si era lasciata comandare con facilità, comportandosi come una bambola di pezza, lo attraeva tanto quanto il suo aspetto. Il fuoco che le ardeva dentro lo aveva chiamato a sé ancor prima che Ryker potesse guardarla per bene. La Fae si servì un pezzo di pane e qualche altro alimento prima di guardarsi attorno.

Il cuore di Ryker prese a battere all’impazzata, e provò il desiderio di alzarsi ed andare verso di lei, ma nello stesso momento Maurelle si diresse verso di lui. Gli si attorcigliò lo stomaco e fece fatica a restare fermo. Il ragazzo non aveva la certezza che la Fae si sarebbe accomodata al loro tavolo, poiché almeno altri dieci erano disponibili. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era farsi amica quella femmina combina guai. Ryker aveva già fatto arrabbiare chi si trovava al potere all’Accademia quando aveva cercato di fuggire al momento della cattura.

Il ragazzo si obbligò a riportare lo sguardo sul proprio piatto, quindi riprese in mano la forchetta e continuò a mangiare. Gli risultava difficile non alzare lo sguardo per controllare dove Maurelle avesse deciso di sedersi. Quando percepì il tocco delicato di una mano accanto a sé, sollevò la testa come un razzo.

Maurelle stava spostando la sedia vicino a Ryker. Quando gli sguardi dei due s’incrociarono, lui non poté fare a meno di notare le occhiaie sotto gli occhi di lei. Gli fece pensare che la Fae avesse combattuto con tanta forza, proprio come aveva fatto lui.

“Ehilà” esordì Brokk salutandola con la mano dall’altra parte del tavolo. Maurelle annuì nella direzione del ragazzo. “Sono Brokk. Ho sentito che la Gullvieg ti ha chiamato Maurelle, è il tuo nome, vero?”

“Sì” rispose lei, voltandosi poi verso Ryker. “Sei nuovo qui, vero? Come sta la tua ala?”

Ryker rimase a bocca aperta per un secondo, cercando di mascherare lo shock portandosi un boccone di cibo alle labbra. Quindi annuì masticando e deglutendo. “Sono Ryker. L’ala va meglio. I guaritori hanno fatto tanto per sistemarla” contrasse il muscolo in modo che l’ala balzasse in avanti oltre la spalla, e poi la lasciò ricadere. Non voleva fare lo stronzo, quindi le parlò, ma non desiderava nemmeno portare molto avanti la conversazione.

Aveva già attirato abbastanza attenzione con il proprio tentativo di fuga, e non gli serviva a nulla aggiungere Maurelle alla lista dei suoi amici intimi per suscitare uno scrutinio più attento da parte della Gullvieg. Ryker sperava di essere riuscito a dissipare ogni dubbio che la spregevole Preside nutriva nei suoi confronti.

La ragazza rilassò la schiena sulla sedia e tese la mano come per toccare l’ala del ragazzo. Ryker s’irrigidì d’istinto. Maurelle molto probabilmente comprese la ragione della reazione di lui, quindi abbassò la mano. Era meglio se i due fossero restati distanti nonostante l’attrazione veemente che il Fae provava verso di lei.

“Almeno sei ancora vivo. Temevo che anche tu fossi morto” gli disse giocherellando con il cibo sul piatto con una smorfia in viso.

La Preside si alzò in piedi tenendo le mani sui fianchi. “Voglio dare il benvenuto a tutti a questo nuovo anno alla Bramble’s Edge Academy. Sono orgogliosa di aver gestito quest’istituzione per trecento anni. Non troverete nessun’altra scuola che vi insegnerà meglio a controllare le vostre abilità. Abbiamo diversi nuovi studenti, i quali verranno valutati dopo domani”.

Ryker ascoltò la Gullvieg dare indicazioni circa dove si trovavano le classi e le aree per fare pratica. Poi smise di prestare attenzione al discorso della Preside per concentrarsi su Maurelle. Come aveva fatto a sapere del suo tentativo di fuga? L’aveva forse visto cercare di volare da infortunato? I suoi coinquilini si congedarono nel momento in cui la Preside riferì le informazioni più rilevanti, il resto non era importante.

Ryker avvicinò appena la sedia a Maurelle, poi si piegò verso di lei e le chiese “come facevi a sapere ciò che mi è successo?”

I suoi occhi grigi erano iniettati di rosso quando ritornarono su di lui. Le si era formato del sudore sulla fronte. “Oh. L’agente che mi ha rapita ha usato un cappio magico…”

“Catene” la interruppe precisando il nome del vincolo.

La ragazza gli rivolse un gesto di congedo con la mano. “Ad ogni modo quando l’ho toccato ti ho visto cercare di scappare e poi cadere quando hai sbattuto contro la barriera”.

“Pratichi la psicometria” disse lui traendo le conclusioni in base a ciò che aveva detto la ragazza. Non lo sorprese nemmeno il fatto che si fosse divincolata quando era stata portata all’Accademia. Ryker si era posto l’obiettivo di non approfondire le cose con lei, ma non riusciva a non preoccuparsi per la sua salute. “Ti hanno ferita quando ti hanno catturata?”

Gli occhi di lei si riempirono nuovamente di lacrime, e poi abbassò il capo. Il modo in cui rilassò le spalle gli suggerì che la ragazza si era arresa completamente. La vista di lei così fragile gli spezzò il cuore. Ryker si ammonì mentalmente e fece del proprio meglio per non confortarla. “No. Non mi hanno ferita, ma mia mamma…lei era…ha cercato di aiutare”.

La voce di Maurelle era così bassa che Ryker dovette prestare molta attenzione per comprenderla. “Spero che tua mamma stia bene. La mia non ha fatto niente quando sono volato fuori dalla finestra”.

“Sei fortunato che ha tenuto la bocca chiusa. Hanno ucciso mia mamma” ribatté la ragazza a denti stretti.

Ryker era troppo scioccato per apprezzare la scintilla che si era accesa in lei. “Cosa? Come fai ad essere qui adesso? Mi dispiace” aggiunse poi. Il suo commento era completamente insensibile. Non aveva mai sentito di qualcuno che restava ucciso durante un reclutamento. Il fatto che questa bellissima femmina avesse perso la madre gli fece venire voglia di prendersela con chi si trovava ai piani alti. Era fottutamente inaccettabile.

Non è così che si rimane distaccati, ricordò a se stesso. L’ingiustizia gli pesava nell’animo. Nessun Fae doveva soffrire in tal modo. Non c’entrava niente con lei personalmente, si rassicurò.

“Se potessi sarei a casa con mio padre e le mie sorelle per mandare la sua anima nell’aldilà. Queste persone sono dei mostri”.

Ryker le posò un palmo della mano sulla spalla nel tentativo di consolarla. Maurelle non gli sorrise nemmeno quando alzò il viso, quindi il ragazzo sollevò la mano non desiderando avvicinarsi ulteriormente a lei nonostante il lutto la distruggesse. In quel momento il maschio si rese conto che doveva essere appena successo.

Spiegava il perché indossasse ciò che sembrava un pigiama piuttosto che la divisa nera della scuola con tanto di logo. Come potevano aver ucciso sua madre per poi obbligarla a presenziare ad un banchetto di benvenuto come se non fosse successo niente?

Ryker si rese quindi conto che forse le voci che giravano circa l’Accademia, specificatamente circa gli umani che la gestivano, erano vere. Dopo tutto ogni storia di paura era basata su fatti realmente accaduti.

Poteva non trattarsi di un accadimento isolato. Erano troppo preparati per piegare questa ragazza ai loro ordini. La politica del terrore assicurava poche obiezioni. Avrebbero potuto farle degli incantesimi o altre cose per far sì che Maurelle non parlasse, ma non avrebbero alleviato il suo dolore.

La reazione che aveva avuto quando era stata portata nella mensa aveva attirato l’attenzione di tutti. Senza dubbio alcuni studenti attorno a loro avevano sentito ciò era accaduto. La notizia della morte della madre di Maurelle sarebbe rimasta per un bel po’ al campus.

“Non sei sola” le promise. “Sfortunatamente sospetto che troverai qualcun altro che condivida ciò che hai passato”. La speranza che lesse negli occhi di lei gli aveva fatto aggiungere l’ultima considerazione per fare in modo che comprendesse il fatto che Ryker non stava parlando di se stesso.

“So che hai ragione. È per questo che…ugh” disse sussultando come dal dolore e portandosi una mano sulla testa. Il pallore della sua pelle mutò in una sfumatura sul verde.

“Non sembri molto in forma. Ti sei fatta visitare da un guaritore?”

Maurelle scosse il capo agitando le sue ciocche rosa. “Non mi sentivo bene quando mi sono venuti a prendere. Sono appena arrivata. Mi hanno fatto venire qui per prima cosa”.

“L’infermeria si trova al secondo piano dell’ala est” l’informò. Era tutto ciò che poteva suggerirle. Non aveva intenzione di rendersi bersaglio più di quanto lo fosse già.

“Grazie” mormorò lei alzandosi in piedi.

Ryker l’accompagnò per qualche metro, desiderava poter fare di più per migliorare la situazione di lei. I due rimasero in silenzio. Si comportò da stronzo e non la salutò nemmeno quando presero strade diverse, lui si diresse verso il quarto piano dove si trovava il proprio dormitorio.

Gli si agitarono le budella quando le sue parti basse decisero che fosse una bella idea assecondare l’attrazione che provava nei confronti della ragazza. Era il caso che si facesse una doccia fredda, dato lo scompiglio causato dal fatto che aveva trattato Maurelle come una seccatura.




CAPITOLO QUATTRO


“Gli orari sono sempre così impegnativi?” domandò Ryker al suo coinquilino. Era all’Accademia da qualche giorno, ed i programmi erano più pesanti del lavoro part-time che aveva prima di venir portato a scuola.

La maggior parte dei giovani adulti Fae lavoravano per contribuire al sostentamento delle loro famiglie ma s’applicavano raramente più di dieci ore al giorno, informazione in contrasto con quanto presentato durante le lezioni di storia. Gli insegnanti avrebbero dovuto sapere che gli studenti non si sarebbero bevuti le loro fandonie. Erano loro a lavorare veramente fuori dall’Accademia per aiutare le loro famiglie ad arrivare a fine mese.

Sembrava che ciò che venisse insegnato all’Accademia fosse a favore degli umani. Gli insegnanti raccontavano loro di come gli umani avevano salvato Bramble’s Edge dalla rovina, ed era qualcosa che faceva infuriare ma anche riflettere.

Appena arrivato all’Accademia, Ryker aveva provato l’impulso di scatenarsi contro chiunque avesse blaterato tali bugie. Con il passare del tempo aveva però compreso meglio il meccanismo. Non credeva comunque al fatto che gli umani li avessero salvati, poiché erano stati loro ad attaccare i Fae.

Le loro armi surclassavano le abilità dei Fae e debilitavano il loro reame. Sua madre gli aveva detto abbastanza per fargli comprendere la strategia dietro la guerra. I Fae avevano tentato di difendersi, mentre gli umani avevano fatto il possibile per neutralizzare i poteri di cui era dotato il popolo di Ryker.

Parte del potere del Re e della Regina Fae manteneva l’equilibrio all’interno del reame, sia fra le specie che fra i vari individui. Sua madre gli aveva spiegato che ogniqualvolta qualcuno lasciava che il proprio potere prendesse il sopravvento, il Re interveniva e rimetteva il soggetto in riga. La loro mera presenza nel regno apportava qualcosa che stabilizzava l’intera specie.

Ciò ebbe fine con la morte del Re e della Regina, quando la popolazione ne risentì emotivamente e venne generato così tanto caos da permettere agli umani di subentrare e prendere il controllo del reame dei Fae.

Inizialmente così tanto potere risultò difficile da controllare per la maggior parte degli esseri sovrannaturali, specialmente per i Fae. Questi ultimi rappresentavano infatti una specie passionale, in ogni aspetto. Ryker aveva sentito sua madre lamentarsi un migliaio di volte della piega presa dall’Accademia, la donna contestava infatti il concetto che lo scopo principale della scuola fosse di assistere i Fae a controllare i propri poteri—gli umani avevano rovinato ciò che aveva creato il Re Oberon.

Ryker aveva compreso esattamente ciò che intendeva sua madre in base al numero di volte in cui i suoi nuovi amici non erano stati in grado di vederlo, o tutte le occasioni in cui si era svegliato sporco come se avesse fatto il bagno nello stagno accanto alla macelleria dove lavorava sua madre. Non aveva inteso esattamente lo scopo della scuola, ma gli era chiara la parte sul controllo.

Ai suoi coinquilini continuavano ad accadere diverse cose, ma Ryker notò certi aspetti che lo resero confuso. Non era ancora sicuro di quali fossero i propri poteri. Anche i professori che avevano effettuato la sua valutazione erano rimasti perplessi, quindi l’avevano assegnato alla lega dell’aria.

Sembrava aver dimostrato molte abilità associate con i Fae che controllavano l’aria. Non era certo di come sentirsi al riguardo. Aveva visto molto poco circa l’abilità di manipolare i pensieri o i sogni, o comunicare direttamente con qualcuno tramite la mente. Insieme ad altri poteri della mente.

Ryker non vedeva l’ora di apprendere di più riguardo ciò che fosse in grado di fare la propria mente, ma allo stesso tempo era attratto dalla lega del fuoco. Il modo in cui la rabbia si accendeva in lui, oltre alla propria tendenza a dare inizio alle liti sembravano lasciar intendere che il fuoco fosse il suo elemento. Tali impulsi spiccavano rispettato alle altre sue abilità.

Ogni Fae era dotato di abilità base. Si trattava di una ragione per cui Ryker non era ancora sicuro della voracità dei pregiudizi di sua madre circa gli umani. Gli umani non vivevano tanto a lungo quanto i Fae. Inoltre non erano dotati di forza e udito superiore. Non guarivano velocemente tanto quanto loro.

I Fae erano inoltre in grado di mascherare il proprio aspetto fino ad un certo punto. Potevano amplificare le abilità che possedevano in misura ridotta, e coloro i quali erano dotati di un certo talento nella moda avevano realizzato e messo in vendita scudi che avrebbero camuffato l’aspetto dei Fae in modo che potessero andarsene da Bramble’s Edge per cercare un altro posto dove vivere al di fuori delle baraccopoli. Per questo quindici anni prima era stata costituita una squadra di detective.

Il padre di Eitin era un detective impiegato al confine, fermava i Fae ed i mezzo-sangue affinché non oltrepassassero il limite. Alla madre di Ryker non piaceva che fosse amico di Eitin, ma i due erano inseparabili. La donna non aveva nemmeno mai tenuto nascosto ad Eitin stesso la propria opinione.

I due ragazzi avevano inventato un gioco secondo il quale dovevano indovinare quante volte la madre di Ryker l’avrebbe ripreso circa il fatto che i Fae non avrebbero mai dovuto sfruttare la propria abilità di percepire un altro Fae a discapito della propria specie.

Quando Eitin aveva manifestato i propri poteri non c’era dubbio che sarebbe stato assegnato alla lega del fuoco. Ryker si chiese come sarebbe stata valutata Maurelle. Non l’aveva più vista da quando le aveva suggerito dove si trovava l’infermeria, ma non riusciva a smettere di pensare alla bellissima femmina. ‘Non metterti nei guai’ s’ammonì per la millesima volta quella settimana.

Era una fortuna non vederla. Gli rendeva più semplice stare lontano da lei.

La testardaggine del ragazzo gli impediva però di pensare a qualsiasi altra cosa; Ryker si chiedeva se Maurelle sarebbe stata assegnata alla lega dell’aria o del fuoco, o forse anche a quella di acqua o di terra. In base a ciò che aveva visto di lei dubitava che la ragazza fosse una Fae di terra, poiché se così fosse stato avrebbe sicuramente provocato dei terremoti o agitato dei macigni causa la sua irritazione generata dal momento in cui era stata portata all’Accademia.

Per ragioni analoghe non era probabile che si trattasse nemmeno di un Fae d’acqua. Le guardie che l’avevano trattenuta non avevano sanguinato dagli occhi, e dall’oceano circostante non si erano levate onde anomale. Parte di lui sperava che Maurelle fosse stata assegnata alla lega dell’aria come lui, ma se così fosse stato non si era ancora presentata a lezione. Il che era positivo, si ricordò nuovamente. L’ultima cosa di cui aveva bisogno erano altri incontri imbarazzanti con la ragazza.

Mise da parte i pensieri circa Maurelle ed il modo in cui il lutto della ragazza lo esasperava, quindi Ryker uscì dalla propria stanza applicando ogni protezione possibile alla porta. Qualcuno facente parte della propria lega non doveva essere in grado di manipolare i metalli come faceva lui, poiché si trattava di un’abilità riservata ai Fae di terra. Ryker non voleva però che qualcuno entrasse nella sua stanza in sua assenza.

“Ehi Ryk. Stai bene? Non hai fatto colazione” commentò Daine quando lo vide. I dormitori erano situati in estesi fabbricati di cinque piani, e la pianta del loro appartamento era pensata per garantire agli occupanti molta privacy—maggiore di quanta ne avesse a casa, aspetto che rendeva l’Accademia piacevole.

Daine non sembrava molto entusiasta di alzarsi dal divano per andare a lezione, mentre Sol e Brokk avevano già in mano i libri ed i quaderni. Le camere presenti nell’appartamento erano disposte attorno ad un living centrale, dove facevano pratica e studiavano.

“Sì, mi sono solo addormentato” mentì sistemando i propri libri. Non era certo di potersi fidare dei propri coinquilini condividendo con loro le domande che gli frullavano in mente. I propri dubbi e le obiezioni circa l’Accademia erano diminuiti con il tempo, ma non se n’erano andati completamente.

Sol ridacchiò e scosse il capo. “Nemmeno io volevo alzarmi alle cinque del mattino. Quel fottuto materasso è fatto di nuvole o qualcosa del genere. Non pensavo che i letti potessero essere così comodi”.

Il volto di Ryker sicuramente nascondeva alla perfezione le emozioni caotiche del ragazzo. Quindi annuì e proseguì verso la porta. “Sicuro. Ho sempre dormito nel mio letto, e mia mamma sicuramente ci ha trascorso più tempo di me”. Possedere un letto morbido e nuovo rappresentava un lusso per la maggior parte degli abitanti.

Ryker discese le scale ascoltando i suoi compagni parlare delle differenze fra le loro case e l’appartamento al dormitorio. Stava per intromettersi nel discorso, commentando che effettivamente il petto gli faceva meno male rispetto a quando era a casa, e gli organi funzionavano meglio grazie all’aria pulita, ma proprio in quel momento Maurelle uscì da una stanza al piano inferiore al loro.

Vacillò e riuscì a malapena ad aggrapparsi alla ringhiera per non cadere giù dalle scale. Definirla stupenda era un eufemismo. Si era lavata ed i suoi capelli splendevano, sul suo viso non troneggiava più il pallore tipico di chi si sente male; la sua bellezza era innegabile.

I suoi coinquilini si resero conto che era rimasto indietro, quindi si voltarono verso di lui. Ryker fece per dire qualcosa, ma Brokk l’interruppe. “Ehi Maurelle, sembri stare meglio”.

La femmina arrossì appena e sorrise. “Grazie. Mi sento molto meglio”.

“E wow, sei così sexy” proseguì Brokk guardandola dall’alto al basso. Ryker provò il desiderio di dargli un pugno sulla sua bella faccia. Si sarebbe trattata però di una reazione inappropriata. Avrebbe dovuto incoraggiare l’ammiccamento dell’amico in modo da non mostrare il proprio interesse per Maurelle.

Ryker voleva però baciare quelle labbra piene e sentire ogni curva del bellissimo corpo della ragazza, ma si trattenne. “Smettila” abbaiò poi. Quindi si schiarì la voce e proseguì in tono più calmo. “Maurelle non ha bisogno di essere importunata. Come stai? Non ti vedo da un po’”.

“Il mio prode cavaliere” lo stuzzicò Maurelle. Ryker le rivolse un’occhiataccia nonostante gli piacessero fin troppo il sorriso e l’ironia pungente della Fae. “Ma non è necessario. I complimenti sono una bella distrazione dalla prospettiva di iniziare qui all’Accademia. Io e la scuola non andavamo d’accordo quando ero più giovane, quindi sono un po’ agitata. A parte quello mi sento molto meglio. Mi hanno tenuta in infermeria fino a ieri sera e mi hanno somministrato dei tonici ed altri trattamenti”.

Ryker si mantenne a distanza mentre scesero le scale in gruppo. “Come stai gestendo la perdita di tua mamma? Dato che non stai urlando o prendendo a pugni nessuno immagino che tu la stia affrontando bene”.

La ragazza sollevò bruscamente il capo al commento di Ryker. Scosse il capo ed attese che Sol aprisse la porta che li conduceva all’esterno prima di rispondere. “È terribile. Mi manca più di qualsiasi altro, ma…beh. Vorrei che non avesse interferito con gli agenti”.

Tale atteggiamento era profondamente diverso dalla rabbia che aveva dimostrato quando era arrivata. Brokk si spostò alla destra di Ryker mentre Sol si trovava davanti a loro. Maurelle era abbastanza intelligente da non aprirsi completamente. A Ryker piacevano i suoi coinquilini, ma fidarsi di loro era qualcosa di ben diverso. I ragazzi non gli avevano mai dato occasione di fidarsi, era quindi meglio che la ragazza restasse a distanza.








“Ciò che ti è accaduto è qualcosa di traumatico” commentò Ryker mentre uscirono dall’edificio. Definire traumatica l’esperienza di lei era un eufemismo. Maurelle percepiva il muro che Ryker aveva frapposto fra loro due, ed allo stesso modo si rendeva conto che il ragazzo era molto cauto. Non sapeva per certo come mai si stesse comportando in quel modo, ma in quel momento non aveva l’energia di scoprirlo.

Per la prima volta in quasi una settimana, il corpo ed il cuore di Maurelle non le dolevano in maniera insopportabile. La ragazza inclinò il capo all’indietro, lasciando che il sole le scaldasse il volto mentre la brezza oceanica le scompigliava i capelli. A Maurelle piacevano molto i giardini dell’Accademia. La flora, l’aria e l’acqua pulita nutrivano la sua anima con così tanta energia che non aveva mai provato prima.

A Bramble’s Edge i Fae erano circondati da troppa flora ed edifici di pietra. Era tutto coperto da terra e sporcizia, oltre a diversi elementi chimici che le facevano bruciare la pelle ed i polmoni. Data la connessione dei Fae con gli elementi, l’essere circondati da un ambiente incontaminato e privo di tossine era cruciale.

Guardò nei bellissimi occhi verdi di Ryker, ma distolse subito lo sguardo quando notò la rabbia sul volto di lui. Non aveva idea del perché fosse irritato, ma aveva già abbastanza di cui occuparsi piuttosto che cercare di farlo stare meglio.

“Allora, in che lega siete stati assegnati? Mi servono dei dettagli e dei consigli sulla lega d’aria in particolare” disse Maurelle.

Da ragazzina la faceva impazzire ciò che la scuola implicava, e le faceva venire gli incubi. All’Accademia si trovò a far riaffiorare tali paure da adulta. Sperava che Ryker o uno dei suoi amici sarebbe stato un suo alleato o qualcuno di cui si sarebbe potuta fidare. La freddezza di Ryker le faceva dubitare che il ragazzo sarebbe stato in grado di ricoprire quel ruolo.

Certo, era bellissimo, ma aveva un caratteraccio. Era fuori strada quando il tentativo di fuga di Ryker le aveva fatto pensare che i due sarebbero potuti essere complici. La feriva venir respinta dal ragazzo, ma non sapeva come mai.

“Io sono nella lega d’aria” rispose Ryker con una smorfia in viso. Maurelle si chiese perché lui non sembrasse un troll quando faceva quella faccia, sarebbe stato molto più semplice per lei se non fosse stata estremamente attratta da Ryker. Quest’ultimo sembrava essere scontroso, e non sembrava particolarmente ben disposto.

“Ti farà piacere sapere che anche io sono nella lega dell’aria” aggiunse Brokk.

“Diciamo che sei più pieno di aria calda” lo stuzzicò Ryker.

Maurelle si voltò verso Sol e Daine ridacchiando appena. “E voi?”

“Io sono nella lega del fuoco. Molto più incandescente dell’aria calda” rispose Sol ammiccando con le sopracciglia.

Daine si voltò e camminò all’indietro facendo svolazzare le ali nel parlare. “Io faccio parte della lega dell’acqua, ma penso abbiano sbagliato a valutarmi. Ieri stavo tornando al dormitorio e una guardia mi ha ripreso perché avevo fatto tardi dopo cena, quindi ho scatenato un terremoto”.

“Stronzo” lo ammonì Sol. “Hanno un perverso senso di soddisfazione nel tormentarci”.

“Mia ma…mamma mi diceva che è comune per i Fae poter controllare più di un elemento” disse Maurelle cercando di trattenere le lacrime, ignorando anche il nodo in gola. L’agonia che si aspettava di provare venne come smorzata, il che la rese perplessa ma le portò anche sollievo.

“Lo dice anche mia mamma” commentò Ryker, scioccandola. Maurelle si aspettava che la stesse ignorando. “Mi dice anche che l’avere così tanto potere ti rende più allettante agli occhi degli umani che controllano il castello”.

“Vi ricordate com’era quando erano il Re e la Regina a gestire il castello?” domandò Daine muovendo un ciottolo con un gesto della mano. Si fecero tutti piccoli e cercarono di fingere di essere occupati quando si resero conto che il sasso era diretto verso la testa di un altro studente.

Fortunatamente lo studente voltò a sinistra dirigendosi verso l’area in cui facevano pratica i Fae di terra. “Amico, l’hai quasi preso” commentò Ryker.

“Lo so. Non era mia intenzione”.

Brokk portò all’indietro i capelli che gli finirono sulla fronte. “Puoi sempre chiedere alla Gullvieg di partecipare ai corsi tenuti da entrambe le leghe. Noi siamo arrivati” aggiunse poi indicando l’edificio alla sinistra.

Salutarono gli altri con la mano lasciandoli a chiacchierare circa ciò che Daine avrebbe fatto riguardo alla sua situazione. Non sembrava che avrebbe chiesto alla Preside di partecipare ad altri allenamenti.

“Stai tranquilla” l’incoraggiò Brokk. “Abbiamo fatto esercizi di telecinesi da qualche giorno” con la coda dell’occhio vide che Ryker aveva abbandonato le braccia lungo i fianchi e stava stringendo le mani in pugni.

Era sempre più difficile ignorare il fatto che Brokk che faceva il carino con Maurelle era qualcosa che lo faceva incazzare.

“Sembra abbastanza facile” il cuore di Maurelle accelerò quando entrarono nell’edificio stipato di persone.

La lega dell’aria era molto più ristretta ed opprimente rispetto a quanto sembrasse interessante. Come poteva praticare in modo efficace la propria magia se non erano visibili finestre per far entrare la brezza? Che fine avevano fatto le aperture che aveva visto da fuori?

Percorsero un giro in cerchio, quindi Maurelle analizzò i muri e notò diverse sezioni in cui si era accorta che fossero presenti dei vetri. Questi ultimi risultavano bloccati da strati di metallo; era come se qualcuno non desiderasse che gli studenti avessero accesso all’energia necessaria.

Ryker e Brokk scomparvero entrando nella stanza sulla destra, poi Brokk indietreggiò e si rivolse alla ragazza. “Vieni?”

Non aveva senso rimandare l’inevitabile, pensò. Annuì, quindi si affrettò verso i ragazzi, avanzando all’interno della stanza che faceva venire la claustrofobia. Nel piccolo locale non sembravano esserci delle finestre. Strati di metallo schermavano quelle che Maurelle ritenne essere le aperture.

Inoltre, a differenza di un’aula tradizionale, la stanza di pietra era di forma circolare e gli unici oggetti erano disposti su un solo versante. Era presente una cattedra per l’insegnante e un lungo tavolo coperto di articoli a perdita d’occhio, li riconobbe da quando andava a scuola.

“Buongiorno classe” disse una snella Fae dalla voce squillante. Maurelle dedusse che si trattava dell’insegnante, poiché la donna si era posizionata opposta agli studenti. Indossava un abito morbido che non nascondeva la sua silhouette minuta. Maurelle non assomigliava affatto alla tipica femmina di Fae. Era formosa, il che aveva fatto in modo che venisse chiamata Plushie quando aveva dieci anni.

“Buongiorno. Mi chiamo Aobheal e sono la vostra insegnante. Benvenuta a Lezione di Telecinesi, Signorina Longstrom” disse l’insegnante guardando direttamente Maurelle. “Sono contenta che ti sia unita a noi” aggiunse poi.

Maurelle restò sbigottita dell’affermazione dell’insegnante, e si chiese come quest’ultima sapesse il suo nome, e di che cos’altro fosse a conoscenza sul suo conto. Il suo arrivo all’Accademia non era stato per niente monotono. Si aspettava ancora di sapere che punizione le sarebbe spettata causa il suo sfogo emotivo.

Inizialmente Maurelle aveva temuto di restare isolata, quindi aveva collaborato con il personale medico. Dopo il suo primo giorno le emozioni della ragazza e la sua agonia si erano attutite, rendendole il tutto più semplice. In alcune parti della propria mente Maurelle era al corrente che il suo cambio di comportamento e la modifica del proprio stato emotivo non erano normali, ma il sollievo che provava era troppo appagante per metterlo in discussione.

“Grazie, io, uhm, non mi sono ancora stati dati dei libri” ammise. Le venne la pelle d’oca come se qualcuno la stesse osservando. Voltò quindi il capo surrettiziamente, e notò una femmina della sua età che la stava guardando con fare torvo. L’ignorò per un momento, restando concentrata sull’insegnante.

“Non preoccuparti. Non ti serviranno per le mie lezioni. Facciamo pratica per un’ora delle nostre abilità. Te li farà avere Aedan, lui insegna la teoria”.

“Mettiti in coppia con qualcuno e fai pratica. Dovete far lievitare una matita” spiegò Aobheal a Maurelle.

Brokk e Ryker si diressero verso la ragazza con un sorriso in volto. Nessuno dei due maschi si rese conto della femmina che stava facendo lo stesso. Si trattava della medesima ragazza che un minuto prima l’aveva guardata male. Grande, si era già fatta dei nemici. Il che non avrebbe dovuto coglierla di sorpresa. L’unico motivo per il quale tutti gli studenti non stavano già commentando il suo corpo era perché era rimasta in infermeria fino al giorno prima.

“Possiamo lavorare qui” ringhiò Ryker. Maurelle distolse lo sguardo dalla femmina arrabbiata, quindi lo spostò su Ryker. Era stupendo. Non c’era da stupirsi se la Fae perfetta dagli occhi azzurro limpido desiderava essere la sua partner.

“Devi avere il complesso dell’eroe” sottolineò Maurelle avanzando per sistemarsi accanto a lui.

La risata del ragazzo era bassa e roca, l’opposto del tono che aveva utilizzato un secondo prima. L’ilarità di lui faceva cose al corpo di lei che la ragazza desiderava non prendere in considerazione. Lo stomaco le si agitò ed il resto di lei si scaldò, ma Maurelle tentò di mascherare la propria reazione. Ryker era solamente gentile con lei. Non era assolutamente possibile che ne fosse attratto. Il caratteraccio del maschio aveva dimostrato l’opposto, ed il ragazzo si limitava ad essere cortese con Maurelle.

“Chi ti dice che stessi parlando con te” ribatté Ryker smettendo di sorridere.

Brokk diede una pacca sulla schiena all’amico e rivolse alla ragazza un sorriso di vittoria. “Ignoralo. Voglio che tu lavori con noi”.

Maurelle si sentì arrossire, quindi abbassò il volto. Le piaceva il fatto che Brokk flirtasse apertamente con lei, e non si spiegava il comportamento mutevole di Ryker. Era palese che lei non piacesse a Ryker, ma prediligeva le volte in cui non la trattava male.

Un sussurro sommesso la raggiunse in quel preciso istante, facendole sollevare immediatamente il capo. “Se non ci fossi tu avrei già tentato la fuga”. Maurelle poteva giurare che fosse stato Ryker a pronunciare quella frase, ma non poteva esserne certa poiché il ragazzo le stava rivolgendo un’occhiataccia.

“Ho preso le matite” annunciò Brokk facendo ritorno accanto a Maurelle, la quale non si era nemmeno accorta dell’allontanamento del ragazzo. Molto probabilmente perché quest’ultimo non aveva avvisato del proprio spostamento.

“Che cosa devo fare?” domandò Maurelle concentrandosi su Brokk.

“Devi far levitare la matita” abbaiò Ryker scuotendo il capo.

“Questo l’ho capito, Capitan Ovvio” ribatté lei con vigore.

“La Professoressa ci ha detto di concentrarci sull’oggetto ed immaginarlo di vederlo levitare” Brokk intervenne prima che lo scambio fra i due mutasse in un vero e proprio battibecco.

“Wow, sei un vero portento” annunciò Brokk qualche secondo più tardi quando la matita prese a levitare sul palmo della mano di Maurelle.

Errore numero cento, pensò. Non sapeva se suo padre fosse finito nei guai se la scuola fosse venuta a sapere che i suoi genitori l’avevano tenuta nascosta per più di un anno e che durante quel lasso di tempo Maurelle aveva fatto pratica il più possibile.

Non che si trattasse di molto, dato il rischio di esposizione, ma era molto più talentuosa rispetto a ciò che sarebbe dovuta essere nella sua posizione. “Che c’è?” domandò la ragazza schioccando le dita e facendo distruggere la matita contro il muro di pietra più vicino.

Con la coda dell’occhio notò che l’insegnante stava digitando qualcosa su un tablet. La vista di un dispositivo tecnologico la sorprese. Ai Fae non era consentito l’accesso alla tecnologia a Bramble’s Edge. Si era chiesta un milione di volte come mai gli umani volessero entrare in possesso di tali dispositivi. Di certo dei gadget tecnologici non li avrebbero resi più forti. Maurelle era pronta a scommettere che gli umani obbligassero gli insegnati ad utilizzarli in modo da monitorare gli studenti.

“Non direi” commentò Ryker scoppiando a ridere. La sua risata non si propagò però fino agli occhi, ma era meglio di quando le rivolgeva degli sguardi irritati.

Maurelle si unì alla risata del ragazzo per nascondere la propria agitazione. Avrebbe dovuto veramente concentrarsi e cercare di non pensare a lui. Non poteva far sapere a nessuno di aver acquisito i propri poteri molto tempo prima, suo padre era tutto ciò che restava a lei ed alle sorelle.

“È ufficiale, sono un bel casino. È più difficile di quanto sembri”.

“Di sicuro sei bella” mormorò Brokk portando il suo sguardo sul corpo di Maurelle dall’alto al basso. Alla ragazza piaceva il flirtare del ragazzo. Era ovvio che fosse attratto da lei, e Maurelle non si sentiva a disagio con lui.

“Se farai pratica ti risulterà più facile” disse Ryker ignorando completamente il commento di Brokk.

Aobheal si avvicinò al gruppo ed incrociò le braccia al petto, appoggiando il tablet al suo seno ridotto. “La telecinesi rappresenta un talento posseduto da tutti i Fae, quindi non ci vuole molto tempo affinché riusciate a controllarla. Fai bene ad immaginare ciò che vuoi che succeda”.

“Quando faremo pratica delle abilità di aria nello specifico?” domandò Maurelle all’insegnante. Sperava di apprendere di più di ciò che avrebbe potuto fare. I suoi genitori non avevano mai osato incoraggiarla ad esplorare le proprie abilità. L’unico dono che sapeva di avere era la psicometria.

“Nel prossimo semestre” spiegò Aobheal. “Le abilità di base devono essere le prime ad essere controllate. In tal modo vengono evitati gli infortuni”.

Maurelle annuì e si concentrò nuovamente sugli strumenti di scrittura. Ryker stava facendo ruotare la propria matita in cerchio. Anche la ragazza aveva fatto levitare la propria. La Fae realizzò inoltre un movimento oscillatorio ed uno scatto, colpendo la matita di Ryker. Entrambi gli oggetti presero a volare verso l’insegnante.

Aobheal serrò le labbra e con un solo gesto della mano fece atterrare entrambe le matite sul tavolo a lato della stanza. Maurelle guardò Ryker, ma il ragazzo si stava già dirigendo verso il tavolo, quindi lei fece lo stesso nella direzione di Brokk. Quando guardò quest’ultimo negli occhi i due scoppiarono a ridere. “Vorrei essere potente come lei” ammise il ragazzo.

‘Anch’io’ pensò Maurelle. Forse le sue emozioni erano come ovattate, ma il bisogno di rivedere la sua famiglia era più impellente che mai, e non le sarebbe stato concesso di ritornare a casa per un po’ fino a quando non sarebbe stata ritenuta innocua per la società.




CAPITOLO CINQUE


“Ehi, Ryker. Stai andando a cena?”

Ryker si voltò immediatamente al suono della voce femminile a lui familiare. Quando portò lo sguardo sulla ragazza sexy, gli si strinse un nodo allo stomaco. Principalmente era combattuto fra l’essere felice di vederla e dal desiderio di allontanarsi da lei, ma parte di sé sospettava che chi gestiva l’Accademia ricoprisse un ruolo sleale.

“Sì, ti va di venire con me?” le pose la domanda prima ancora di elaborarla nella propria mente.

Maurelle annuì e si affrettò accanto a Ryker. “Certo. Dove sono gli altri?”

La risatina che emise la ragazza lo sorprese. Considerato ciò che le era successo non credeva avrebbe sorriso quanto prima. “Stanno già mangiando. Non hanno voluto aspettarmi”.

I capelli rosa di Maurelle le finirono sulla spalla quando la ragazza inclinò la testa di lato. “Va tutto bene?”

La domanda lo spaventò, e Ryker si ritrovò a rivolgerle una finta espressione facciale. Pensava di poter essere in grado di nascondere il proprio turbamento, ma evidentemente non era così. Ryker annuì sorridendo. “Sì, sto bene”.

“Perché non ti credo?” domandò dandogli una leggera spallata.

Si trattava di un gesto tipico di famigliari ed amici. Ryker conosceva a malapena Maurelle, ma la connessione fra i due era innegabile. Il ragazzo indietreggiò comunque di un passo per frapporre una certa distanza fra loro.

Si convinse di essersi allontanato solamente data l’attrazione fisica che provava per la ragazza, optando quindi per restare il più lontano possibile da lei. Non stava facendo un ottimo lavoro, ma era sollevato dal fatto che in quel preciso momento non stesse pensando a baciarla o ad accoglierla fra le proprie braccia con la speranza di intrattenersi sessualmente con lei. Nel fare ciò ottenne l’effetto opposto, ritrovandosi a pensare alle morbide labbra di lei sulle proprie.

Prima che ciò potesse accadere aveva preso in considerazione il confessare a Maurelle i sospetti che maturava nei confronti dell’istituzione. Lo avrebbe ritenuto pazzo? Diamine, si preoccupava per la sua stessa salute mentale. Specialmente dato il fatto che aveva intenzione di condividere con lei i propri dubbi.

“Io, uhm, beh…non ne sono sicuro” ammise, smettendo di camminare quando si trovarono fuori dalla mensa.

“Che succede?”

“Forse non è nulla, ma…se ho ragione significa che abbiamo problemi più grossi dell’essere una specie comandata dagli umani”.

Maurelle si guardò attorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei dintorni. “Non so che cosa intendi, ma posso garantirti che i Fae hanno problemi più grossi. Uno della nostra specie non ha fatto nulla quando un umano ha ucciso mia madre”.

Era quello il motivo per il quale desiderava condividere tali pensieri con lei, pensò. Maurelle comprendeva i suoi pensieri come nessun altro all’Accademia. Poteva fidarsi di lei? Si aspettava che la femmina si sarebbe arrabbiata e si sarebbe sfogata su alcuni oggetti, ma pronunciò quella frase come se stesse parlando del tempo.

“Quando hai detto di aver visto le mie azioni entrando in contatto con il cappio mi sono chiesto quale dei maschi si sia scagliato contro tua mamma”.

“L’agente umano. Se il Fae non fosse restato lì impalato prima di spingermi via avremmo potuto sconfiggere insieme l’umano nonostante l’arma di cui era in possesso. I Fae sono molto più potenti degli umani”.

“Hai ragione. Mia madre si è lamentata un milione di volte degli umani e della loro abilità di controllare i Fae. La fa incazzare come nient’altro al mondo. Ha anche detto di doverci unire come specie per riprenderci Mag Mell. Ho sempre pensato che stesse esagerando, ma era solo perché ero ignorante. Non ho mai immaginato che la situazione fosse così brutta” ammise.

Un gruppo di studenti approcciarono l’edificio, interrompe i due. Maurelle quindi aprì il libro di matematica che stava reggendo, e pose al ragazzo diverse domande circa l’argomento di cui avevano trattato in classe quel giorno.

Quando il gruppo di studenti passò oltre, Ryker si asciugò il sudore dalla fronte. “Bell’intervento” commentò. “Che cosa pensi della situazione?”

“Intendi oltre al fatto che veniamo obbligati a frequentare questa Accademia?”

“Hai ragione” rispose pensando che non avrebbe dovuto coglierlo di sorpresa l’apprendere che i Fae lavoravano con gli umani. “Sto pensando a tutto ciò che succede qui. Tu, ad esempio. Non sei la stessa ragazza che è arrivata a scuola più di una settimana fa”.

“In che senso? Sono vivace come sempre”.

“Direi di no. Non eri vivace quando sei arrivata. Eri incazzata e pronta ad uccidere la Gullvieg. Ora parli della tua situazione come se si trattasse di un piccolo ostacolo”.

Maurelle serrò le labbra nel considerare l’affermazione di Ryker. “Ho tenuto per me ciò che provo causa il modo in cui sono stata trattata. So di non potermi fidare di nessuno, ma dovrebbe farmi molto più male di quanto sto soffrendo al momento”.

Fu in quel preciso istante che la Preside si alzò e guardò fuori dalla porta. Ryker abbassò la testa e fece poi un cenno verso l’edificio. “Entriamo. Stiamo attirando l’attenzione. Quando prendi da mangiare dimmi se noti qualcosa di strano al riguardo”.

“Perché?” domandò lei seguendolo al tavolo dove si erano accomodati i coinquilini di lui.

“Il giorno dopo che sei arrivata ho notato che il cibo aveva uno strano sapore. Forse è solo una mia impressione” ammise. Maurelle annuì ed avanzò in silenzio.

“Ehi, bellezza” la salutò Brokk quando la ragazza si avvicinò al tavolo.

Maurelle si accomodò accanto al ragazzo, mettendolo un po’ a disagio. Ryker ordinò mentre la femmina salutava gli amici. La Gullvieg, la Preside dell’Accademia, si trovava proprio al centro del campo visivo di Ryker.

Ryker continuò ad ignorare Maurelle, poiché a disagio dall’attenzione che quest’ultima stava ricevendo al tavolo. Decise di dover depistare qualsivoglia sospetto nei loro confronti, quindi Ryker si voltò verso Danielle e le fece l’occhiolino. La femmina sorrise ed arrossì, quindi lo salutò con la mano.

Il flirtare con Dani quando in realtà non gli piaceva affatto lo faceva sentire in colpa, non voleva darle l’impressione che gli piacesse e che fosse interessato a lei, ma qualcosa gli diceva che far capire alla Gullvieg che era attratto da Maurelle avrebbe causato solamente dei guai. Non voleva in nessun modo che ciò accadesse.

Maurelle notò il suo comportamento e si corrucciò prima di ordinare la cena e voltarsi verso Brokk. Ryker rimpianse il proprio gesto quando si accorse del dolore sul volto della Fae. Maurelle gli piaceva troppo, e non sapeva come non desiderare più di un’amicizia con lei, quindi era meglio così.

La bugia gli fece contorcere lo stomaco. Il proprio obiettivo di non innamorarsi di Maurelle era un compito arduo, pensò. In quel momento voleva solamente prenderla fra le braccia e dirle che gli dispiaceva.

“Sei solo un adulatore” commentò Maurelle riferendosi a Brokk.

Il maschio sussultò con fare teatrale e si portò una mano al petto. “Così mi ferisci. Com’è andata la tua sessione di studio? Avrei potuto darti una mano”.

L’occhiataccia che Ryker stava rivolgendo a Brokk si fece più intensa, ed era pronto a dargli un pugno in faccia. Doveva per forza flirtare così apertamente con Maurelle? Era ingiusto, considerato l’obiettivo di Ryker di restare solo un amico della ragazza. Non riusciva però a controllare la propria reazione.

Ryker si concentrò sul tavolo di fronte a loro per scoprire se fossero osservati. La Preside non rivolse più lo sguardo nella direzione del gruppo. Dall’esterno sembrava Brokk il candidato più papabile per costruire qualcosa con Maurelle, non Ryker. Il primo era inoltre stato reclutato pacificamente, quindi destava molti meno sospetti.

“Me la sono cavata senza di te questo pomeriggio” disse Maurelle a Brokk. “Mi è piaciuto apprendere di come si identificano gli elementi che vengono richiamati ed adoperati, specialmente è stato bello imparare che cosa sono in grado di fare”.

Quando Ryker distolse lo sguardo notò qualcosa sul piatto di Maurelle che attirò la propria attenzione. Il ragazzo avrebbe potuto giurare che la pietanza verde brillasse, ma quando lo osservò con più attenzione non sembrava assolutamente diversa dal cibo presente sul piatto degli altri. Il cuore gli prese a battere velocemente nel petto, e gli venne la pelle d’oca quando si rese conto che in realtà venivano osservati. Alzò quindi lo sguardo e notò Danielle e la Gullvieg che lo stavano guardando.

Si sforzò di sorridere a Dani ed ignorò completamente la Preside. Non voleva attirare ulteriore attenzione, quindi prese in mano la forchetta e tramite quest’ultima si portò un pezzo di roastbeef in bocca. Le sue papille gustative non registrarono nessun sapore strano o sospetto, e nemmeno niente che sembrasse magico quando masticò e deglutì. Eppure la carne gli pesò come una roccia nello stomaco, e gli fece venir voglia di vomitare.

“Bene, sembra che gli istruttori stiano facendo il loro lavoro. Lo scopo dell’Accademia è proprio quello di insegnarci come gestire i nostri poteri. Sembra che sia per questo che il Re l’abbia creata secoli fa” aggiunse Ryker, riportando l’informazione che gli aveva fornito la propria madre.

“Già. Mio fratello maggiore mi ha detto che ce lo insegneranno a storia” aggiunse Daine nel portarsi un boccone alle labbra.

Maurelle prese a propria volta un morso della propria pietanza, e poi si voltò verso Brokk. “A scuola odiavo storia. Spero che queste lezioni siano più interessanti. Chi sono quei tizi laggiù?”

Tutti gli occupanti del tavolo seguirono la mano della ragazza, che indicava un gruppo di maschi intenti ad atteggiarsi e vantarsi sonoramente mentre molti altri pendevano dalle loro labbra. Ryker ammise a se stesso che questi ultimi erano più forti di quanto lo fosse lui al momento, ed in nessun modo sarebbe stato in grado di competere con il loro potere ed il controllo che esercitavano. I ragazzi stavano maneggiando sfere di fuoco ed acqua, e se le passavano fra le mani ricavando reazioni d’ammirazione da parte delle femmine che li stavano osservando.





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Benvenuti alla Bramble’s Edge Academy. Un'università dove i Fae affinano i loro poteri elementari. Sembra proprio ciò di cui un essere potente ha bisogno, giusto? Il problema è che non sono uno di loro. Quando giunse il mio momento di frequentare la scuola tentai di sfuggire alle autorità, le quali mi lasciarono inerme in mezzo al cortile del campus con le ali malconcie ed un'attrazione indesiderata per Maurelle. Lei ha più di quanto possa permettermi. Mia madre mi ha sempre fatto capire che devo tenere la testa bassa e superare i miei tre anni qui senza farmi notare. Purtroppo il sorriso di Maurelle mi fa dimenticare il mio nome. E per peggiorare le cose, il destino continua ad avvicinarci. Benvenuti alla Bramble’s Edge Academy. Un'università dove i Fae affinano i loro poteri elementari. Sembra proprio ciò di cui un essere potente ha bisogno, giusto? Il problema è che non sono uno di loro. Quando giunse il mio momento di frequentare la scuola tentai di sfuggire alle autorità, le quali mi lasciarono inerme in mezzo al cortile del campus con le ali malconcie ed un'attrazione indesiderata per Maurelle. Lei ha più di quanto possa permettermi. Mia madre mi ha sempre fatto capire che devo tenere la testa bassa e superare i miei tre anni qui senza farmi notare. Purtroppo il sorriso di Maurelle mi fa dimenticare il mio nome. E per peggiorare le cose, il destino continua ad avvicinarci. E non per qualcosa di sexy come speravo. Scopriamo un complotto volto ad eliminare gli studenti, e veniamo anche a sapere del gruppo segreto di assassini guidato dalla Direttrice. Che razza di scuola organizza complotti mortali e ha assassini a sangue freddo che vivono nel campus? Con un gruppo di Fae letali in agguato dovrei restare nella mia stanza a studiare come fanno gli altri, ma io non sono come gli altri. E mi rifiuto di lasciare che la mia gente venga manipolata e derubata della loro magia. C'è una ragione dietro la mia determinazione, sono l'erede al trono dei Fae! Sono l'unico che può cambiare il destino della mia specie. Non c'è niente come l'aggiungere complicazioni alla mia situazione di per sé già precaria. Voglio rivendicare il mio titolo. Il problema è che la ricaduta porterà più vittime di quanto io possa gestire.

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