Книга - Cian

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Cian
Charley Brindley


L'incontro di Cian e Saxon nel cuore dell'Amazzonia è più di un incontro di due persone; è l'unione di due mondi diversi. Le loro esplorazioni e avventure li portano nelle profondità della foresta pluviale, quindi a metà del globo alla ricerca di un luogo tranquillo dove stabilirsi. Ma invece di trovare la pace, il loro comune senso di giustizia li porta in viaggio dall'Europa a New York, quindi di nuovo in Brasile, dove devono affrontare l'organizzazione criminale dell'ambiziosa e spietata Oxana, che non si fermerà davanti a nulla per continuare il suo commercio di animali in pericolo di estinzione, donne e bambine.







Cian



di



Charley Brindley



charleybrindley@yahoo.com



Www.charleybrindley.com



A cura di

Karen Boston

Sito web https://bit.ly/2rJDq3f



Copertina di



Lynette Yencho


lynette@lynettestudio.com



Www.lynettestudio.com



Traduzione a cura di Francesco Buttafuoco



© 2019 Charley Brindley, tutti i diritti riservati.



Stampato negli Stati Uniti d’America



Prima edizione Febbraio 2019



Dedicato a mia madre:



Avice Exom Walker Jensen.



Alcuni libri di Charley Brindley

Sono stati tradotti in:

Italiano

Spagnolo

Francese

e

Russo



Altri libri di Charley Brindley

1. Oxana’s Pit

2. The Last Mission of the Seventh Cavalry

3. Raji Book One: Octavia Pompeii

4. Raji Book Two: The Academy

5. Raji Book Three: Dire Kawa

6. Raji Book Four: The House of the West Wind

7. Hannibal’s Elephant Girl: Book One

8. Hannibal’s Elephant Girl: Book Two

9. Ariion XXIII

10. The Last Seat on the Hindenburg

11. Dragonfly vs Monarch: Book One

12. Dragonfly vs Monarch: Book Two

13. The Sea of Tranquility 2.0 Book 1 Exploration

14. The Sea of Tranquility 2.0 Book 2 Invasion

15. The Sea of Tranquility 2.0 Book 3 The Sand Vipers

16. The Sea of Tranquility 2.0 Book 4 The Republic

17. The Rod of God, Book 1: On the Edge of Disaster

18. The Rod of God, Book 2: Sea of Sorrows

19. Do Not Resuscitate

20. Henry IX

21. Qubit’s Incubator

22. Casper’s Game

In arrivo

23. Dragonfly vs Monarch: Book Three

24. The Journey to Valdacia

25. Still Waters Run Deep

26. Ms Machiavelli

27. Ariion XXIX

28. The Last Mission of the Seventh Cavalry Book 2

29. Hannibal’s Elephant Girl, Book Three

Vedi a fine libro per i dettagli sulle altre pubblicazioni



Indice

Capitolo Uno 8 (#ulink_08f2903e-f063-5f5a-a795-ab9f3224cad7)

Capitolo Due 17 (#ulink_051e0f8e-dbe6-505b-b317-a36b31d478e3)

Capitolo Tre 21 (#ulink_250c3731-f4c6-5228-a8e6-fb08b804f6f2)

Capitolo Quattro 26 (#ulink_8ca2e7cb-90d6-52c8-966c-895b554a6492)

Capitolo Cinque 29 (#ulink_e7bb8c18-fd9f-5b4a-abf0-0d056a1c0e4f)

Capitolo Sei 34 (#ulink_db2a367b-a9cf-57b3-9608-6c1f10600bf4)

Capitolo Sette 41 (#ulink_a5a270b8-3024-5076-ab48-c44862f4ae91)

Capitolo Otto 45 (#ulink_56296c4f-59f0-5f9f-8d1b-d6deed201000)

Capitolo Nove 56 (#ulink_48f3c283-af10-501d-952c-a0cbe0845f1f)

Capitolo Dieci 66 (#ulink_98dc0caf-e783-5d43-ae79-eb6056256cc7)

Capitolo Undici 78 (#ulink_251a14f1-c356-57b5-8977-a4faa2ae363c)

Capitolo Dodici 86 (#ulink_03c1ec82-7fc2-55ed-95eb-b905482d59cb)

Capitolo Tredici 96 (#ulink_ccf50961-3bf0-5268-ab47-0d822092bb24)

Capitolo Quattordici 110 (#ulink_b5171319-5131-55bc-b6fd-1a1ed399d8b7)

Capitolo Quindici 125 (#ulink_45e5726d-d1ef-5826-85b3-fbb2403a0325)

Capitolo Sedici 135 (#ulink_e3fa0acf-dfad-5168-adf5-f6fda4f6d264)

Capitolo Diciassette 146 (#ulink_e0f08cda-38c2-56fc-9d3f-2021049e2b29)

Capitolo Diciotto 157 (#ulink_f2772a3e-66dd-5c1d-9cfc-1e3855e50432)

Capitolo Diciannove 172 (#ulink_e401b9b9-9150-5e95-abcb-1b294954508e)

Capitolo Venti 184 (#ulink_10647248-14c6-51e0-b106-9bcdc3887c9c)

Capitolo Ventuno 200 (#ulink_93380a69-ed88-58b9-8526-1643efe04ae4)

Capitolo Ventidue 212 (#ulink_d5bf0ccd-19dd-5bac-a810-4796b726e4ab)

Capitolo Ventitré 225 (#ulink_dbe9527e-8a81-5d35-ae55-16398d5e1437)

Capitolo Ventiquattro 241 (#ulink_02a86d5e-82a2-5f17-871f-5edff7f38387)

Capitolo Venticinque 254 (#ulink_85c0bc59-4f1a-5314-9ab4-79b2c1b5282f)

Capitolo Ventisei 276 (#ulink_96c33e52-d666-5977-9d16-9069fa89f07e)

Capitolo Ventisette 286 (#ulink_f969e490-ae4b-5d18-9e48-ee27f00940bb)

Capitolo Ventotto 302 (#ulink_8cab16ee-76bf-53a4-8e57-0aaf3133c439)

Capitolo Ventinove 311 (#ulink_61d2227e-c2d5-5a0f-a62e-b9fe4f9863d8)

Capitolo Trenta 320 (#ulink_06e5c0eb-31cf-594e-99c6-ed6051f9735d)

Capitolo Trentuno 330 (#ulink_14168296-feb9-5a30-9818-b55dedc38f3f)

Capitolo Trentadue 345 (#ulink_8498398d-54b4-5721-9dda-9d9a13d8b674)

Capitolo Trentatré 357 (#ulink_b829d007-d2ef-5173-8b78-9a931f311b76)

Capitolo Trentaquattro 367 (#ulink_300cdd3e-268d-5e20-b735-d0012ed52fd9)




Capitolo Uno


Sentimmo del trambusto più avanti, vicino la fine del molo, dove una luce di sicurezza illuminava un furgone delle consegne rosso, vicino un container di grandi dimensioni. Uno strano animale strisciò attraverso uno stretto passaggio tra il container e il furgone, e corse verso la libertà. Due uomini inseguirono la creatura spaventata.

“Oxana ci farà il culo per questo!” gridò in portoghese uno degli uomini.

“Ox,” gridò correndo il secondo uomo, “appenderà la tua pelle alla parete, non la mia.”

L’animale - una qualche specie di antilope, con lunghe corna ricurve- non era certamente nativo del Sud America. Galoppò attorno al lato anteriore del furgone e sparì dalla vista.

“Dov’è la tua pistola, Silveira?” gridò il primo uomo. “Spara a quell’animale nei piedi prima che scappa!”

Rachel e il suo cane, Hero, erano parecchi metri avanti a noi e apparentemente determinati a non perdersi la scena dell’inseguimento.

“Rachel!”, gridò mia sorella Kaitlin correndo verso la figlia di nove anni.

Raggiunsi Kaitlin proprio quando fermò la bambina, prendendola per lo zaino. Provai a trattenere Hero ma mi sfuggì e corse abbaiando verso i due uomini. Sparì sotto il furgone e dall’altra parte venne un colpo di pistola.

“Zio Saxon!” Rachel piangeva cercando di liberarsi dalla ferma presa della madre. “Hanno sparato al mio cagnolino.”

Hero tornò indietro a gran velocità e saltò in braccia a Rachel. Era incolume ma tremava dalla paura.

“Vado a metter fine a questa assurdità,” dissi. “Non è un posto in cui sparare.” Mia sorella o Rachel potevano esser colpite da un proiettile vagante.

“Saxon.” Kaitlin si guardò intorno al molo vuoto. “Andiamocene da qui.”

Allungai la mano, agitandola avanti e indietro, mentre andavo verso il furgone. “Sono solo in due.”

L'alba era a pochi minuti da quei moli, dove un incrocio di strade nella giungla si estendeva lungo un ampio squarcio di foresta scavata sulle rive del Rio Negro. Diciotto chilometri a valle, l'acqua fangosa del fiume si riversava nel verde intenso del vorticoso Rio delle Amazzoni. Il lontano centro di scambi di Manaus, situato nel profondo cuore del Sud America, si stava appena svegliando in quel mattino d’estate tropicale.

Mi girai di fianco per infilarmi, insieme allo zaino, tra davanti del furgone e una pila di casse. Dal furgone si sentivano dei ringhi ovattati. Il fondo del veicolo era coperto da un telo mimetico, per nascondere gli animali al suo interno.

Poco prima di giare attorno al furgone, sentii un tonfo. I due uomini erano sul bordo del molo, guardando verso l’acqua Uno di loro - Silveira, credo - aveva un revolver.

“Ti avevo detto di sparare a un piede,” disse l'altro uomo. Era calvo, con un anello di capelli marrone topo all’altezza delle orecchie. “Adesso dobbiamo raccontare di non averlo trovato.”

Quando guardò verso il suo compagno, potei vedere i suoi folti baffi neri. Silveira aveva una mascella pesante ombreggiata da una folta crescita di due giorni di baffi arruffati, e i suoi capelli unti pendevano in ciuffi. Era molto più alto dell’uomo calvo, e insieme sembravano una coppia di teppisti.

“Almeno Oxana non saprà quanto sei stupido,” disse Silveira. “Hai fatto scappare quella cosa, ho dovuto fermarla.”

Decisi di trattenere il mio coraggio come aveva fatto Hero, ma prima che potessi andar via un altro ringhio proveniente dall’interno del furgone attirò l'attenzione dei due uomini. Quando Silveira mi vide nascose velocemente la pistola dietro la schiena. Avvicinandosi, i suoi piccoli occhi mi fulminarono da sotto le sopracciglia folte da uomo delle caverne. L’uomo basso esitò, poi lo seguì.

“Bom dia”, dissi in portoghese, cercando di comportarmi in modo smarrito, stupido e completamente ignaro di ciò che era appena successo. “Conosce la strada per Alichapon-tupec?”

L’enorme uomo delle caverne Silveira si fermò, apparentemente stupito di sentire la sua lingua. Il secondo uomo si fermò accanto al suo compagno. Dopo un momento, mi parlò.

“Non è abituato a questo modo di rivolgersi.”

Inglese? Ma prima parlavano in portoghese.

Non volevo fargli sapere che avevo visto o sentito qualcosa.

L’uomo calvo si avvicinò a Silveira e gli sussurrò qualcosa, tenendomi d’occhio. Mentre Silveira annuiva al suo amico, qualcuno chiamò il mio nome.

“Saxon,” disse Kaitlin dall'altra parte del furgone. “Stanno arrivando degli uomini.” Anche lei parlò in portoghese.

L’uomo basso mise velocemente la mano dietro la schiena del suo compagno, dove c'era la pistola. Kaitlin fece il giro del furgone, seguita da Rachel con ancora in braccio Hero. Il cane ringhiò ai due uomini.

“Sono circa una dozzina.” Kaitlin strinse le mani attorno alle cinghie del suo zaino è annuì verso la direzione da cui stavano arrivando. “Uno di loro sembra un poliziotto.” Parlava con me ma guardava Silveira e il suo compagno.

Ovviamente, i due uomini riuscivano a capirla. Si scambiarono uno sguardo, tornarono verso il loro furgone, salirono e chiusero le portiere dietro di loro.

“Andiamo,” mi sussurrò Kaitlin, “dobbiamo andare.”

“Va tutto bene,” dissi. “Il poliziotto si occuperà di loro.”

“Idiota,” sibilò lei andandosene. “Non arriverà nessuno.”

Rachel e io la seguimmo.



* * * * * *



Un’ora dopo uscii dal piccolo cafè, dal nome appropriato Extremidade das Docas, La Fine dei Moli, per cercare una guida. Lasciai mia sorella e mia nipote a finire la loro colazione, e andai ad esplorare i moli traballanti oltre la zona commerciale, portandomi dietro una tazza di caffè caldo.

Arrivai a un molo di legno e sabbia che si estendeva nel fiume. Era deserto, tranne per una persona seduta alla fine. Buttai la tazza vuota in un cestino e camminai lungo il molo Magari avrei chiesto informazioni sulla pesca.

Quando mi fermai accanto alla persona seduta, una giovane ragazza , lei mi diede una rapida occhiata dagli stivali in pelle ai pantaloni color khaki fin su al cappello. I suoi occhi esitarono sul mio vecchio accendino Zippo infilato nella fascia del cappello. Riportò la sua attenzione all'acqua.

Sopra la cintura era nuda, ad eccezione di un amuleto appeso al collo da una striscia di pelle. Mi girai per guardarla meglio.

“È un modem IBM?”

Strinse gli occhi su di me come se avessi detto qualcosa di sbagliato. Aveva una gonna di tessuto damascato, sedeva con un ginocchio alzato e un piede sulle assi del molo. L’altra gamba, rozzamente intagliata da un pezzo di mogano, penzolava nell’acqua fangosa.

Mi ignorò e tirò fuori un topo da una borsa di tela, e lo lanciò ai piranha. Aveva un’espressione fredda, come se non le importasse quale creatura mangiasse l’altra, fintanto che una divorasse l’altra.

Quel modem non era una cosa primitiva che ci si aspetterebbe di trovare nella natura selvaggia, ma un moderno dispositivo creato per comunicazioni rapide, largo un pacco di gomme e sottile come un dito. Su un lato era stampato IBM, seguito da USB, probabilmente veniva da un portatile ed era di recente costruzione. Un filo di pelle passava attraverso un buco in un angolo, e triangoli di soffice pelo animale ne imbottivano gli angoli proteggendo le parti più morbide del suo corpo.

Peccato per quel buco nel modem.

Avrebbe potuto funzionare nel portatile che pensavo di comprare per Kaitlin una volta tornati a Lisbona. Quel computer sarebbe stato di grande aiuto a mia sorella, per organizzare tutti i dati che raccoglieva.

“Conosci la strada per Alichapon-tupec?” Chiesi.

La donna mi guardò a lungo, senza parlare. I suoi occhi scuri avevano un’intensità quasi ipnotica. Sentivo il bisogno di distogliere lo sguardo ma non ci sono riuscito.

Qualcosa alla fine del molo cadde violentemente in acqua, poi di nuovo silenzio. Un pappagallo chiamò la compagna e volò via per riunirsi a lei nella sponda opposta del fiume. Un debole odore di gelsomino arrivò da una brezza leggera che scompigliò i capelli della donna, e i delicati petali rossi e gialli nascosti dietro l’orecchio sinistro. Il forte abbaiare di una scimmia urlatrice che reclamava il suo territorio echeggiò per tutta la foresta. Tutto questo accadeva in pochi secondi, ma sembravano molti di più e la giovane donna continuava a guardarmi negli occhi come se riuscisse a vedere oltre i miei pensieri.

Finalmente mi rispose in Yanomami e indicò alcune canoe legate lungo il molo. Non capii le sue parole e riconobbi la lingua Yanomami solo perché l’avevo già sentita parlare dai nativi di quella regione dell’Amazzonia. Quando feci dei segnali a causa della mia ignoranza, mi guardò con uno sguardo che non era ostile ma nemmeno tanto amichevole. Irritato, pensai. Guardai i piranha, anche loro sembravano infastiditi dalla mia presenza. Il topo non si vedeva più.

Mi prese la mano per alzarsi, e rimasi stupito da quanto era bassa. I suoi capelli scuri e lucenti erano divisi nel mezzo e la testa mi arrivava solo al petto. Un attimo prima, seduta a fissarmi, pensavo fosse alta quanto me, forse più alta. Ma era solo un’illusione, un aura di coraggio sorprendentemente forte. La guardavo, ora che era in piedi, ma l'aura rimase.

Si girò i lunghi capelli sulla spalla mentre il sole scintillava sul suo amuleto. Chiedendomi cosa fosse successo al precedente proprietario del modem provai a toccarlo, ma ancor prima che ci riuscissi, mi schiaffeggiò forte.

Per un attimo restai stordito, incapace di reagire. L’impatto della mano sul viso mi riportò alla mente l’ultima volta che una donna mi ha schiaffeggiato.

Successe circa cinque anni fa, e l’immagine era vivida e chiara. Rivadavia, Argentina. Metà estate, così caldo nella torrida veranda che nulla si muoveva, nemmeno le lucertole che al mattino erano strisciate sui rami di un palo borracho per un pranzo a base di mosche e formiche. In quella calura sub-tropicale Lauren mi schiaffeggiò, sulla stessa, guancia, ma non forte come quello che avevo appena ricevuto.

Lauren era una donna bellissima, ma le mancava qualcosa per essere perfetta. Credeva a tutte le teorie del complotto che aveva sentito, e dato che lavorava per un'agenzia governativa - che si occupava, credo, di esportazioni e dogane - pensava che dei malintenzionati la seguissero sempre. Era nervosa e irascibile. Avrei dovuto sapere che un giorno sarebbe esplosa.

Lauren era anni e migliaia di chilometri lontana da quel molo sul Rio Negro, dove sono stato appena schiaffeggiato di nuovo. Mi massaggiai la guancia, e guardando le dita vidi una sottile striscia di sangue, e una zanzara schiacciata.

“Un po eccessivo, non credi?” Dissi sistemandomi il cappello.

Lei non rispose, si limitò a guardarmi come a sfidarmi a rifarlo.

Non ero sicuro se la zanzara fosse una spettatrice innocente di una avance respinta o se la donna mi stesse salvando da un caso di malaria. Riconobbi dalle ali che era una Anopheles Punctipennis -una femmina ovviamente- portatrice della temuta malattia.

Se lo schiaffo in faccia era il suo modo primitivo di mantenermi in salute, a che scopo? Non avevo sentito parlare di cannibalismo in quella parte dell’Amazzonia, ma nemmeno avevo mai visto una bella donna mezza nuda dar da mangiare topi a dei piranha.

Quando si è chinata per raccogliere l'arco e la faretra di frecce, ho sentito un impulso a lungo assopito ribollire dentro di me. Prima che potesse compiersi, si alzò e mi disse qualcosa, indicando l’altra borsa, Questo lo avevo capito, certe cose non richiedono traduzione.

Feci un profondo respiro per calmare il cuore scalpitante, poi presi la sacca piena di ratti e la seguii lungo il molo. Mentre camminavamo notai le file di segni lasciate da piccoli denti alla fine della sua gamba di legno; fatte dai topi o dai piranha, probabilmente.

Arrivammo a una piccola piroga, e la indicò. Le dissi che viaggiavo insieme ad altre persone. Facendo segnali, mi fece una domanda. Pensami riguardasse i miei compagni.

“Due,” risposi, “una alta così.” Misi la mano all’altezza delle spalle, per indicare quanto fosse alta mia sorella Kaitlin. “E una così,” dissi, abbassando la mano all’altezza di mia nipote, Rachel. “E,” tenendo le mani alla lunghezza di una pagnotta, “uno stupido cane lungo più o meno così.”

Lei scosse la testa e alzò le spalle, e mi portò a una canoa più grande. Presi una mappa dallo zaino. Mostrava Manaus sulle rive del fiume Madeira, e non alla confluenza tra il Rio Negro e il Rio delle Amazzoni, dove si trova effettivamente. E Alichapon-tupec era segnata a venticinque chilometri a valle dalla giunzione dei due fiumi. Se fosse vero, avremmo superato Alichapon-tupec il giorno prima viaggiando sul fiume, cosa che non abbiamo fatto; da qui la mia domanda ala giovare ragazza sul molo.

Volevo trovare il villaggio il prima possibile così che Kaitlin potesse raccogliere i suoi campioni di piante, imparare gli usi medicinali delle foglie, e tornare a Rio. Se avessimo perso la Borboleta in partenza per Lisbona, avremmo perso un paio di settimane a cercare un altro passaggio.

Ho consegnato la mia mappa alla donna, che l'ha srotolata e l'ha studiata con grande interesse mentre guardavo il suo viso passare attraverso una progressione di cipiglio, broncio e sopracciglia aggrottate. I miei occhi iniziarono a vagare e mi venne in mente il National Geographic Magazine. Quando ero un bambino, l’unico volta in cui avevo visto il seno nudo di una donna fu in biblioteca, nella sezione archivi della rivista, dove erano conservate quelle copertine.

“Beh, signor Saxon Lostasia,” mi avrebbe detto la bibliotecaria mentre cercavo di non farmi vedere uscendo dalla biblioteca. “Abbiamo esplorato un po oggi, eh?” E poi avrebbe sorriso e ammiccato, mentre correvo verso la porta. La signorina Pentava mi sembrava vecchia al tempo, ma non doveva avere più di venticinque anni.

Questa donna in piedi accanto a me adesso sarebbe stata una stupenda ragazza in copertina, ma non una buona bibliotecaria.

Riportai gli occhi sulla mappa, la presi dalle sue mani, la girai al contrario e gliela ridiedi. Ancora una volta, dopo avermi guardato di traverso, il suo viso fece quasi le stesse espressioni di prima.

Incredibile, pensai. Sta memorizzando tutto; prima dal basso e ora dall’alto Memoria fotografica, credo.

Dietro di me, sentii un cane abbaiare e guardando il molo vidi Rachel ed Hero correre verso di noi. Il cambiamento avvenuto nella donna quando la bambina e il cane le si sono avvicinati è stato sorprendente.




Capitolo Due


Quando la giovane donna si inginocchiò per portarsi al livello di Rachel, il suo viso apparve accattivante come quello della bambina. Il volto serio e pensieroso dell'adulto è stato completamente cancellato e apparentemente dimenticato. Prima pensavo fosse bellissima, ma ora era solare, simpatica, quasi angelica.

“Ciao,” disse Rachel.

La giovane donna sorrise a Rachel e toccò Hero con la mano, e lui subito si buttò a terra sulla schiena per farsi massaggiare. La donna rise e lo accontentò.

“Cosa è successo alla tua gamba?” Chiese Rachel in portoghese quando la donna si chinò per accarezzare Hero.

La donna sorrise a Rachel, scosse la testa e alzò le spalle. Rachel fece la stessa domanda in francese, ma la donna ancora non capiva. Imperterrita, provò con il linguaggio dei segni. La donna fece dei segni di risposta.

Stavano avendo una conversazione silenziosa, ma non avevo idea di cosa stessero dicendo.

Ci raggiunse Kaitlin, e vidi il sopracciglio destro di mia sorella alzarsi e un piccolo sorriso arricciare le sue labbra mentre mi fissava. Forse avevo ancora il segno della mano sulla guancia.

Quando la giovane donna si alzò, stavolta senza prendermi la mano per aiutarsi, la sua espressione cambiò di nuovo. Era piuttosto cupa mentre guardava da mia sorella a me e di nuovo a Kaitlin.

“Lei è mia mamma,” disse Rachel in portoghese, la lingua più comoda per noi.

Kaitlin era la copia adulta di Rachel; riccioli biondi, occhi grigi, snella. Suppongo che si possa descrivere mia sorella come formosa, ma con i suoi pantaloni cargo e la camicetta di cambric ampia - le tasche sul petto gonfie di penne, matite, blocchetti per appunti, repellente per insetti e una lente d'ingrandimento - era difficile vedere la sua figura.

La giovane donna guardò Rachel e con un'espressione interrogativa le disse qualcosa.

“Madre,” spiegò Rachel.

La donna aggrottò le sopracciglia, ovviamente non capendo.

Il suo nome è Kaitlin.” disse Rachel. “Mia madre. Unì le braccia, le dondolò come una culla, poi indicò se stessa.

Questo mi fece sorridere. Molte volte in passato ci siamo scontrati con le barriere linguistiche. Qualche mese fa, nella città di Antalaha in Madagascar, stavamo provando a comprare del manzo in un affollato mercato della carne. Dopo dieci minuti passati a usare tutte le parole e i segni che conoscevamo, Rachel muggì come una mucca. Tutti si fermarono in silenzio a guardare la ragazzina che faceva strani suoni. Il volto del macellaio si illuminò mentre snocciolava poche parole nella sua lingua, poi anche lui muggì come una mucca. I suoi clienti scoppiarono a ridere e molti di loro vennero in nostro aiuto con suggerimenti al macellaio su vari tagli di carne che ci sarebbero piaciuti. Contento, il macellaio portò bistecche, carne macinata e petto per mostrarcele.

La giovane donna notò la mia espressione divertita e mi lanciò uno sguardo duro.

“Lui è mio zio Saxon,” disse Rachel indicandomi. “Il mio nome è Rachel,” disse mettendosi una mano al petto. “E questo è Hero,” disse inginocchiandosi accanto al cane.

La donna si inginocchiò, il visso un po illuminato. Poi indicò Hero e alzò le sopracciglia.

“Hero,” disse Rachel.

“Hero?,” chiese la donna, e il cane subito si alzò per leccarle la faccia. “Hero,” disse di nuovo e rise, poi diede una pacca sulla spalla di Rachel e la guardò interrogativa.

“Rachel,” disse Rachel.

“Rabel,” disse la donna.

“No,” disse Rachel, “Ra-CHEL.”

“Ah,” disse lei, “Ra-CHEL.”

Rachel annuì vigorosamente, la donna si alzò e diede una pacca sulla spalla di Kaitlin guardando la ragazza.

“Madre. Voglio dire, Kaitlin, “ disse Rachel. “Il suo nome è Kaitlin.”

La donna ci riuscì dopo qualche tentativo. Mia sorella posò lo zaino sul mano, le diede la mano e se le strinsero. La donna mi guardò senza toccarmi.

“Lui è mio zio Saxon,” disse Rachel.

“Unel Sexton,” disse lei.

Rachel rise. “Zio Saxon,” disse, “ma puoi chiamarlo Saxon.”

“Zio Saxon,” disse. “Zio Saxon.”

“Come ti chiami?” Chiese Kaitlin dandole una pacca sulla spalla.

Disse una frase con una parola alla fine che suonava come “See-ann.” Ripeté la parola.

“Cian?” Disse Kaitlin.

Lei sorrise e disse di nuovo, “Cian”.

Ebbi l’impressione- non so perché- che non capisse la nostra relazione; io e Kaitlin eravamo fratello e sorella, non marito e moglie. Ma cosa importava?

Mi rivolsi a mia sorella. “Sono sicuro,” dissi, “che Alichapon-tupec sia a non più di un giorno o due da qui. Le nostre provviste dovrebbero bastare per fare andata e ritorno.”

“Questo lo dici tu.” Kaitlin mi diede uno sguardo già visto prima; dubitava delle mia capacità di analizzare nel dettaglio un problema.

“Questa donna...” provai a ricordare il suo nome.

“Cian,” disse Kaitlin.

“Cian ha studiato la mia mappa, e se riesci a convincerla a guidarci, possiamo trovare le tue erbe esotiche ed essere in viaggio per Rio entro mercoledì.”

“Saxon”, mi disse Kaitlin, “non manchi mai di stupirmi con il potere del tuo immenso intelletto.”

“Davvero?” Dissi sogghignando.



* * * * *



Nel primo pomeriggio, lasciammo Manaus e remammo a monte. Eravamo in cinque sulla lunga piroga; Cian, la nostra nuova guida, a prua, con il cane Hero seduto accanto a lei, seguito da mia sorella Kaitlin, poi Rachel vicino al centro della barca. I nostri zaini stivati dietro Rachel. Io sedevo a poppa. Cian e io remavamo.

Non appena ci siamo allontanati dal molo, abbiamo manovrato verso il centro del fiume, cercando la parte più debole della corrente. Cian remava da un lato davanti, io dietro remavo dall’altro lato. Di tanto in tanto, si fermava e osservava la direzione della barca; Penso che stesse aspettando di vedere se potevo mantenerci sulla rotta. Mentre remava, potevo vedere i muscoli delle sue spalle e della schiena flettersi sotto la sua morbida abbronzatura mentre i suoi capelli scorrevano avanti e indietro. Continuò per circa dieci minuti, senza rallentare il ritmo. Ho immerso la pagaia in profondità nell'acqua marrone vorticosa e mi sono assicurato che potesse sentirmi spingere la barca avanti. Lo fece e si rilassò un po, lasciandomi fare la maggior parte del lavoro.

Quando Cian tolse il remo dall’acqua per riposarsi, remai ancora più forte per mantenere la velocità. Prese i suoi lunghi capelli lucenti, li separò in tre spesse ciocche, poi li avvolse e li intrecciò dietro la testa, fissandoli con il filo di cuoio del suo amuleto. Vidi il sudore luccicare sul suo corpo, e mentre si lavorava sui capelli, un piccolo rivolo si raccolse lungo la schiena verso la cintura della gonna.

Se Cian pensava che io e Kaitlin eravamo sposati, come potevo spiegarle come stavano le cose? Volevo bene a mia sorella ed ero felice di darle quel poco aiuto che potevo con la sua ricerca, anche se il mio contributo non era molto più che lavoro manuale.

Kaitlin aveva studiato etnobotanica, io ero un marinaio. Oh, non solo un rematore di canoe; sono stato marinaio per molti anni e speravo presto di avere i documenti da primo ufficiale. Dopodiché, lavorerei per ottenere una licenza da capitano. Ma a questo avrei pensato dopo che Kaitlin avesse finito il suo progetto.




Capitolo Tre


In una cosa ero bravo: Essere un padre per Rachel. Eravamo amici e raramente menzionava il padre biologico. Ogni volta che Kaitlin era occupata con le sue ricerche, Rachel ed io eravamo impegnati a pescare, cucinare e a fare la manutenzione del campo e dell’equipaggiamento. Eravamo entrambi bravi a pescare, ma non così bravi a cacciare. Ci piaceva cucinare ed eravamo alla costante ricerca di noci, bacche, radici ed erbe da aggiungere ai nostri intrugli per sorprendere Kaitlin all’ora di cena.

La destinazione in questo viaggio era il villaggio di Alichapon-tupec. Kaitlin era a conoscenza di una piassava dalle foglie rosse, un’erba che cresceva li vicino, dalle forti proprietà medicinali. Saremmo andati li, provato ad ottenere dei campioni di pianta, e magari conoscere i suoi usi tramite i nativi. Pensai ad altre avventure simili in altrettante foreste. Noi tre avevamo fatto molta strada insieme. Da quando Rachel è nata, nove anni prima, dobbiamo aver viaggiato abbastanza lontano da aver fatto diverse volte il giro del mondo.

Ero così immerso nei miei pensieri da esser riportato alla realtà da Cian, che mi stava urlando qualcosa. Afferrò la sua pagaia e la spinse fuori di fronte a sé verso un enorme tronco cadente diretto verso di noi. Girai il mio remo di lato per rallentarci ma fu di poco aiuto. Quando ha spinto il remo contro il tronco, non ha avuto alcun effetto sullo slancio del tronco dell'albero. Era un tronco di teak lungo circa cinque volte la nostra canoa e probabilmente pesava due tonnellate. Se ci avesse colpito, ci avrebbe sicuramente schiacciato sotto l’acqua, e avrebbe continuato a rotolare lungo il fiume come se non fosse successo nulla. Tuttavia, la spinta di Cian contro l'albero ha spostato la parte anteriore della barca dal tronco e ha costretto la poppa, dove mi trovavo, verso di esso. Ho allungato il mio remo contro la corteccia dell'albero, poi abbiamo usato insieme i remi per superare il tronco e allontanarci.

Ho guardato andar via il tronco per un momento, poi ho visto Cian, Kaitlin e Rachel che guardavano male , come se avessi quasi affondato la nostra piccola spedizione. Anche Hero, tramite l’espressione adirata di Cian, mi guardava indignato. Nel mio sognare ad occhi aperti avevo perso di vista dove eravamo e cosa stavo facendo. Le mie mani si erano mosse per farci andare avanti costantemente, ma i miei occhi non avevano guardato il fiume.

“Scusate.” Abbassai la testa e tornai a remare. “Sono sveglio adesso.”



* * * * *



Viaggiammo sul fiume senza fermarci fino al tramonto, poi ci accampammo.

Mentre Cian cuoceva dei topi su dei bastoncini appuntiti, notai mia sorella e mia nipote che si scambiavano degli sguardi. Guardavano i topi sul fuoco, poi tornavano a guardarsi tra loro, alzando le sopracciglia.

“In realtà, non abbiamo tanta fame,” disse Kaitlin.

“Abbiamo una colazione sostanziosa oggi, vero mamma?” Rachel si massaggiò la pancia.

Poi entrambe si misero del repellente per insetti e si infilarono nei sacchi a pelo.

Durante il viaggio sul fiume, avevamo condiviso le nostre barrette di carne secca e muesli con Cian, e lei ci ha dato un po 'del suo cibo; strisce di carne affumicate e mele zuccherate. Sembrava le piacesse la carne secca e il muesli, ma non l’acqua in bottiglia che le passò Kaitlin.

Dopo cena, Cian e io provammo a fare conversazione, usando parole, gesti e disegni fatti nella terra. Sono passate diverse ore, ma abbiamo solo imparato che lei era una donna sola in Amazzonia e io ero un estraneo alla ricerca di qualcosa. Quando ho provato a spiegare cosa cercavo, non ci sono riuscito. Mia sorella, ovviamente, stava cercando una pianta esotica e rimedi tribali. Quello era facile da capire.

Cian parlava con parole che non riuscivo a capire e faceva movimenti che per me erano musicali e sensuali come la sonata più morbida.

Mi interessa cosa sta realmente dicendo?

Alimentammo il fuoco e continuammo a scalfire la barriera verbale che ci separava finché non ci addormentammo.



* * * * *



In mattinata Cian fece del pane; non so con cosa. Lo cucinò su una roccia piatta vicino al fuoco, aggiungendo petali schiacciati che aveva nella sua borsa medica. Kaitlin annotò l'identificazione e la descrizione delle foglie dei fiori e chiese altro pane. Ero contento di vedere che aveva di nuovo appetito.

“Saxon,” disse Kaitlin.

La guardai.

«Puoi disegnare questi petali e il pane che Cian ha preparato per noi? Dobbiamo trovare le piante e raccogliere dei campioni.” Mi diede uno dei petali essiccati. “Stati attento a non sbriciolarli.”

“Ci proverò”

Presi attentamente il petalo dalla sua mano, lo misi sulla pietra usata per la colazione e presi il mio album da disegno. Sentii Cian chiamare il pane nook-a-noom, così lo scrissi in alto nella pagina provando a indovinare lo spelling.



* * * * *



Dopo aver disfatto il campo, abbiamo remato controcorrente per il resto della giornata.

Il fiume si stringeva sempre di più. Siamo arrivati a una cascata rocciosa e ci siamo portati intorno. Dalla cima della cascata, siamo scivolati su un lago lungo e profondo. Ho preso l'album da disegno dallo zaino e ho studiato Cian mentre guardava l'acqua. Mi sembrava persa nei suoi pensieri. Ciò che vide nell'acqua, o nei suoi ricordi, le disse che avremmo dovuto cambiare la nostra direzione a nord-est. Me lo indicò e io, trovandomi a poppa della nave, aggiustai la rotta.

Kaitlin compilava appunti sull'etnobotanica, mentre Rachel faceva scorrere un dito sulla superficie liscia dell'acqua e io ci tenevo sulla rotta.

Ci accampammo sulla riva del lago e la notte seguente Cian ci lasciò. Hero andò con lei. Per qualche ragione trovai la cosa sconcertante. Non che mi mancasse così tanto il cane ma mi sentivo abbandonato. Ho camminato su e giù per un po ', poi mi sono dato da fare aggiornando il mio diario di bordo.

Prima dell’alba, Cian e Hero tornarono con della carne fresca. Il cane indossava un collare di cuoio intrecciato che non avevo mai visto prima. Cian lavorava accanto al fuoco, spellando e tagliando, quindi appendendo le strisce di carne al fumo del fuoco. Hero e io la guardavamo.

“Donna sorprendente,” gli sussurrai.

Non replicò, si limitò a guardarmi. Dopo un momento, guardò verso di lei e con un profondo sospiro posò il mento sulle zampe anteriori tese.

Cian era giovane e vecchia allo stesso tempo. Poteva avere venticinque o trentacinque anni, ma dubito che abbia contato i compleanni. Era giovane e snella nel corpo, ma matura oltre i suoi anni in saggezza e astuzia. L'Amazzonia pulsava nelle sue vene e le scintillava negli occhi, brulicante di vita, ma fredda e calcolatrice. La vita e la morte erano eventi accaduti, non problemi emotivi. No, non avevamo parlato di queste cose; lo capii dal modo in cui usava il coltello, l'ingegno e il corpo. Forse in fondo non era altro che una creatura selvaggia, ma a me non importava affatto.

L'Amazzonia aveva fornito il materiale per ricostruire l'arto mancante del suo corpo. Questa unione di legno e carne la rese ancora più parte della natura, e la natura parte di lei. Dal momento che non ha mai usato il suo handicap per ottenere simpatia o pietà - come in effetti era più agile nei boschi di noi - non ho mai fatto un riferimento evidente. Sebbene fossi curioso, ho aspettato che la mia conoscenza della sua lingua aumentasse al di là di poche parole prima di chiederglielo. L'Amazzonia le aveva dato una nuova gamba, ma qualcuno, o qualcosa, nella sua giungla le aveva portato via quella vecchia.




Capitolo Quattro


Lungo la riva del lago ci siamo imbattuti in una ricca varietà di fiori, viti ed erbe insoliti , e Kaitlin era quasi delirante per l'eccitazione. Cian coglieva casualmente una foglia o un ramoscello e indicava che poteva essere usato per curare un taglio o un mal di testa.

Mentre loro due trascorrevano la giornata girovagando per i boschi e le spiagge sabbiose, io e Rachel andammo a pescare. Hero non era in barca con noi. Ogni volta che doveva scegliere tra andare con Cian o me e Rachel, sceglieva sempre Cian. A quanto pare, la lealtà canina al proprio padrone non era mai stata adeguatamente spiegata all'ingrato bastardino.

Rachel ed io scoprimmo, con nostra immensa gioia, che il lago era la casa di una gran varietà di tilapia rosse. Non avevano paura degli umani in piroga che penzolavano ami da pesca, quindi presto abbiamo mangiato del pesce molto gustoso per la nostra cena. Mentre Rachel pagaiava in un percorso circolare verso la riva, decisi che Alichapon-tupec poteva aspettare qualche giorno in più. Con l'acqua blu che lambiva il bordo della nostra barca e le nuvole gonfie che solcavano il cielo, ho preso il mio taccuino e ho pensato a Cian e ai petali di fiori che di tanto in tanto si nascondeva dietro l'orecchio. In una giungla piena di bellezza, ogni orchidea lungo il sentiero impallidiva in confronto a lei.



* * * * *



Notai che Cian mi guardava più spesso. All’inizio sembrava che preferisse Hero a me; difficilmente guardava nella mia direzione preferendo, almeno penso, che mi tenessi a distanza, cosa che feci. Accarezzava sempre il cane, lo portava a caccia con lei, gli conservava piccoli bocconcini dal piatto. Tollerava la mia presenza come faceva con i topi e i piranha, o i serpenti che sembrava odiare con passione. Qualche giorno prima ero solo qualcos'altro che doveva essere sopportato, ma ora era diverso. Mi ha urtato accidentalmente vicino al fuoco, mi ha versato del tè sul ginocchio o ha preso un utensile nello stesso momento in cui l'ho fatto.

Nel pomeriggio del secondo giorno al lago, Kaitlin decise che era ora di lavare i nostri vestiti di ricambio. Cominciavamo tutti a sentire un odore un po forte.

Rachel, Kaitlin e io abbiamo strofinato i nostri vestiti con saponette in cima a uno sperone, dove una piccola cascata si riversava nel lago. Cian ha aiutato Rachel a lavarsi, schizzandosi con l’acqua mentre ridevano e parlavano; Rachel ha blaterato in portoghese, mentre Cian ha risposto nel suo yanomami. Ben presto l’acqua mi arrivò addosso. Guardai nella loro direzione ed entrambi distolsero rapidamente lo sguardo come se l'acqua provenisse da qualche altra parte.

Cian mi disse qualcosa.

“Cosa?” Chiesi. “Non capisco.”

Mi si è avvicinata, tenendo in mano la saponetta di Rachel. “Ora cadere dimguri insaponato.”

“Dimguri?” Dissi scuotendo la testa.

“Ra-CHEL, per favore,“ disse Cian alla ragazza, “come parlare con zio Saxon?”

Hanno parlato di qualcosa per un minuto usando parole e segni.

“Penso,” disse Rachel, “vuole sapere se sai nuotare.”

“Ah,” dissi, annuendo. “Nuotare. Si, ci riesco.”

Non appena l'ho detto, mi ha spinto oltre il bordo della cascata finendo in acqua con un tonfo. In quel punto, vicino alla riva, non era molto profondo, e tornai velocemente in superficie. Tutte e tre risero mentre Hero mi abbaiava. Il mio cappello galleggiava in superficie, con il vecchio Zippo ancora nella fascia. Arrotolai il cappello e lo lanciai a Cian, che rise di nuovo e mi lanciò la saponetta. La presi e, dopo aver tolto la maglietta, la usai.

Cian si tuffò nel lago e riemerse nelle vicinanze, togliendosi i capelli dal viso. Le lanciai la saponetta.

Presto, tutti tranne Hero erano in acqua, facendo il bagno e sguazzando. Il cane corse lungo la riva abbaiando, ma non osando entrare in acqua.



* * * * *



Una mattina, mi sono svegliato sentendo delle risate e mi sono seduto sul mio sacco a pelo e ho visto Cian e Rachel che giocavano a un gioco con una ventina di pietre levigate di molti colori. Una di loro scuoteva diverse pietre nella mano, le gettava nel punto che avevano ripulito dalla terra, poi, a un segnale, ne afferrava quante più possibile di un particolare colore di pietra. Alla fine del round, i due aprivano le mani, guardavano le pietre che avevano catturato e freneticamente si strappavano dalle mani dell'altro pietre di una certa misura. Quest'ultima fase era sempre accompagnata da una risata incontrollabile.

Ho guardato questa partita per un po 'di tempo e giuro non sono riuscito a capire la meccanica di gioco, che sembrava essere abbastanza fluida da un round all'altro.

Notai, tuttavia, che mia nipote ora aveva i suoi capelli biondi ondulati legati dietro, tenuti in posizione da una delicata lunghezza di viticcio arricciato e due orchidee lavanda. I lunghi capelli scuri di Cian erano raccolti in due trecce appena sopra le orecchie, la sinistra un po 'più in alto della destra, ed entrambe fissate da mollette, una di plastica rossa, l'altra verde.

Ho trovato un cerchio di pane nook-a-noom di Cian pronto per me su una pietra calda vicino al fuoco, insieme a una tazza di tè al miele. Quando ho iniziato a fare colazione, mi sono reso conto improvvisamente che non solo ridevano istericamente di tanto in tanto, ma tra un round e l'altro del loro gioco, chiacchieravano avanti e indietro in quella che sapevo essere la lingua yanomami! Non avevano detto una parola in portoghese.

Ho guardato Kaitlin e lei mi guardava, con un sorriso sulle labbra. Poi ho alzato un sopracciglio e lei ha alzato le spalle mentre tornava a studiare una foglia gialla sotto la lente d'ingrandimento.




Capitolo Cinque


In mattinata abbiamo lasciato il lago entrando in un affluente verde, poi confluito in uno marrone.

Il giorno successivo continuammo a pagaiare finché non arrivammo in un punto in cui il ruscello si allargava in uno stagno paludoso. L'acqua tranquilla era bordata da tife e enormi ninfee. Fiori rosa in cima a ceppi traslucidi ondulavano come se fossero disturbati da qualcosa che si muoveva sotto. Rane velenose arancioni e nere popolavano diverse ninfee, aspettando che un pasto volasse vicino.

L'acqua si fece più profonda e rimase perfettamente immobile mentre la prua della canoa tagliava la sua pelle sottile. La laguna addormentata tollerò questa afflizione per diverse ore, poi avvenne un cambiamento quasi impercettibile: L'acqua divenne color smeraldo, poi rosso sangue, e iniziò a contorcersi di vita, come se si stesse risvegliando. Presto si restrinse e iniziò ad avanzare, ma nella direzione opposta al suo corso originale.

La mia costosa mappa adesso non serviva più: il nostro viaggio era da tempo andato oltre i suoi confini. Così, l'ho arrotolato e l'ho spinto di nuovo nel sacco per topi, dove Cian l'aveva messo il primo giorno

Attraverso uno squarcio nella volta della foresta, potevo vedere montagne innevate in lontananza a ovest. Credevo che questa fosse la catena montuosa settentrionale delle Ande. Per qualche ragione, in quel momento tutte le cose vennero messe a fuoco; le montagne, l'Amazzonia, il ruscello, la prua della canoa, tutto mi è apparso perfettamente chiaro.

Le nostre scorte erano finite, ma non volevamo né cibo né bevande; la nostra guida ha fornito tutto, ma Cian sembrava disorientata dai nostri rituali di colazione, pranzo e cena. Mangiava quando aveva fame e si riposava quando era stanca. Per quanto ne so, non ha mai dormito tutta la notte e si alzava spesso per sentire i rumori della giungla. A volte, quando tornava al buio, mi toccava il braccio per mostrarmi cosa aveva trovato. Voleva che assaggiassi tutto ciò che era suo, e io acconsentii ai suoi desideri, con infinita gioia.

Cian raccolse foglie e radici per Kaitlin mentre spiegava, con segni articolati delle mani e con l'aiuto delle traduzioni di Rachel, gli scopi medicinali delle piante. Le pagine del taccuino si riempirono di note mentre le foglie vi venivano premute con cura per asciugarle.



* * * * *



La notte del decimo giorno, ho buttato la maglietta e ho tagliato i miei pantaloni cachi in pantaloncini. A parte la gonna, che arrivava appena sopra le ginocchia, Cian non indossava nulla. O era immune alla moltitudine di insetti e spine o li tollerava come uno dei fatti della vita nella giungla. Se lei poteva sopportarlo, allora potrei farlo anch'io.

Quando Cian mi ha visto grattarmi le punture di zanzara sul petto, mi ha portato in un vicino boschetto di fitti cespugli che ho riconosciuto come giovani alberi di amargo. Usando il suo coltello, ha strappato via la corteccia, poi ha sfregato le mani sulla pelle esposta dell'albero. Dopodiché, ha passato le sue mani morbide sulle mie braccia, gambe, petto e schiena. Non solo l'olio di amargo aveva un aroma dolce e speziato, ma era anche un efficace repellente per insetti.

“Bene,” dissi inspirando profondamente, “questo riempirà circa tre pagine del taccuino di Kaitlin.”

Ha risposto con un sorriso mentre mi massaggiava lentamente i bicipiti, poi di nuovo sul petto. Il mio cuore iniziò a battere forte e mi chiesi se potesse sentire il battito sotto le sue dita.

Come se avesse letto i miei pensieri, abbassò gli occhi e tolse le mani. Quindi mise un po di olio sulle braccia e sull'addome.

“Aspetta,” dissi, “lascia che ti aiuti.”

Pochi minuti dopo, mi ha portato al chiaro di luna alla base di un enorme albero di andiroba, poi siamo saliti arrampicandoci. Nella nostra culla sulla vetta più alta, ondeggiando dolcemente alla prima brezza antimeridiana, facemmo il nido e passammo la notte insieme.



* * * * *



La mattina dopo, il modem IBM di Cian era appeso al mio collo. Il mio Zippo ora era il suo amuleto. Spesso se lo portava alle labbra, sorridendo. Non si stancava mai di aprirlo per rassicurarsi che la fiamma viveva ancora nel cuore metallico. Controllavo spesso la mia scorta di selce e liquido per accendini: la sua felicità era diventata essenziale per la mia esistenza.

La presenza di Cian nella mia vita mi ha cambiato completamente, ma la mia intrusione nel suo mondo non l'ha alterata affatto, tranne che per il suo bel sorriso per me. E per questo sarò eternamente grato.

Di notte lasciavamo il campo insieme. Io allenavo la mia furtività e astuzia, lei mi guidava e riacquistava il significato del legame umano. Insieme abbiamo catturato, ucciso, spellato e sfilettato la carne da affumicare sul fuoco. Mi ha insegnato una dozzina di modi per catturare e uccidere i serpenti. A volte sembrava che il suo scopo principale nella vita fosse liberare l'intera Amazzonia da ogni creatura strisciante che riusciva a trovare.

Mangiavamo quando eravamo affamati, dormivamo quando eravamo stanchi. A volte, i nostri amuleti oscillavano insieme su un ramo di capirona. Forse anch'io stavo diventando selvaggio. Non credo che le importasse. Se lo faceva, non ne parlava mai.

La volta successiva che ci imbarcammo, il ruscello si trasformò in un ampio fiume e, curiosamente, tornò indietro lungo il bordo della mia mappa. Mi misi nella parte anteriore della nave, lei a poppa. Tuttavia cercavo lei per una direzione, ma imparai a percepire la nostra rotta sentendo le sue delicate correzioni. Ho provato a leggere l'acqua come faceva lei, ma ho visto solo le onde intrecciate.



* * * * *



Quindici giorni dopo aver incontrato Cian sul molo di Manaus, siamo arrivati a un insediamento abbandonato sulle rive di un fiume che, secondo la mia cosiddetta “Carta rivisitata del bacino amazzonico”, si chiamava Rio da Melancolia. Pensavo che il villaggio fosse Alichapon-tupec, ma quel nome non era segnato sulla mappa. In effetti, non ho visto alcuna indicazione di alcuna comunità che sia mai stata in quel luogo. Il villaggio era completamente deserto e lo era da molti anni.

Cian vagava come se stesse cercando qualcosa, ma sembrava smarrita o confusa. Mentre la guardavo, ho sentito un crescente senso di disagio.

Alla fine, arrivò a una vecchia amaca che oscillava dolcemente nella brezza di mezzogiorno. Mi avvicinai a lei mentre Kaitlin e Rachel si avvicinavano al suo fianco.

Là, sdraiato nel tessuto in decomposizione, c'era uno scheletro.




Capitolo Sei


Passarono diversi istanti prima che Cian estrasse il coltello e iniziasse a tagliare un'estremità dell'amaca dal tronco dell'albero. Con il mio coltello iniziai a tagliare l'altra estremità. Una volta finito, abbiamo avvolto le ossa in foglie di banana, le abbiamo legate con le viti e le abbiamo messe nel terreno. Poi le abbiamo seppellite. Cian ha circondato la tomba con vecchie pietre del focolare e si è inginocchiata accanto, ha fatto un segno sulla terra morbida e ha sussurrato alcune parole. Dopo alcuni minuti di silenzio, ci siamo messi a seppellire tutti gli altri.

Abbiamo lasciato il villaggio verso la fine della giornata e navigato a valle per un'ora prima di sbarcare per accamparci. Tutti stavamo in silenzio mentre eseguivamo i nostri compiti. Anche Hero era silenzioso e svogliato.

Rachel raccolse legna da ardere senza che le venisse detto. Kaitlin preparò un posto per il fuoco, mentre io pulivo la zona in cui avremmo dormito e stendevo un soffice strato di foglie ed erba. Cian andò a riempire d'acqua le due ciotole di cuoio. Portò il sacco per topi con se. Quando è tornata con l'acqua, ho visto che il sacco era vuoto.

Rachel e io lavoravamo accanto al fuoco, preparando la nostra cena. Non appena l'acqua fu calda, Kaitlin scartò con cura la sua scorta di tè Ceyloin Lumbini e ne preparò una tazza. Ha versato un po 'di miele nella tazza e l'ha mescolata con un bastoncino di cannella. Avevo visto la Lumbini uscire solo una volta da quando avevamo lasciato l'India. Porse la tazza a Cian.

“Siediti lì con Saxon,” disse Kaitlin. “Rachel e io penseremo a cucinare.”

“Mmm,” esclamò con piacere Cian mentre assaggiava la bevanda dolce e speziata. “Non è mai stato così prima.”

Guardai la mia tazza vuota, poi Kaitlin, ma lei mi ignorò.

Durante la cena tutti rimasero in silenzio, poi Cian srotolò la sua coperta vicino al fuoco e mi appoggiò la testa sulle ginocchia. Si addormentò dopo poco. Era insolito; le piaceva sempre andare a caccia nella prima parte della notte, mentre le creature della foresta erano attive.

“Che cosa ha sussurrato sopra la prima tomba?” Chiesi a Kaitlin.

“Era tipo, 'Janya Shapori eiz nota, Karbandar', o qualcosa del genere,” ha detto Kaitlin.

“Sharbandar,” la corresse Rachel. “L'ultima parola significa 'madre'. Me l'ha insegnato Cian. Queste ultime tre parole significano: “Per te, mamma.” L'ho già sentita dire Shapori, ma non so il significato.”

“Madre? Disse Kaitlin guardandomi. “Era lo scheletro di sua madre quello che abbiamo trovato sull'amaca?”

“Oh Signore!” Sussurrai sentendo un nodo allo stomaco. Guardai Cian mentre dormiva, spostandole delicatamente, con le dita tremanti, i capelli dalla guancia. “Deve essere così.”

“Allora quello è il suo villaggio,” disse Kaitlin, “e tutte quelle altre ossa ...”

“Cosa è successo alla sua gente?” Chiese Rachel a sua madre.

Rachel si sedette accanto a Cian. Hero giaceva accanto a Rachel, con il mento sulla sua coscia mentre guardava il viso di Cian, tranquillo nel suo riposo.

Guardai mia sorella dall'altra parte del fuoco. Non si stava occupando, come suo solito la sera, dei suoi appunti e campioni di piante, lavorando alla luce del fuoco; piuttosto, si limitava a fissare le braci ardenti.

«Mi sembra», dissi, «che la tragedia del villaggio sia avvenuta molto tempo fa. Forse vent'anni o più.”

La foresta aveva reclamato ogni cosa coprendo lentamente le capanne fatiscenti di viti e radici, cancellando i ricordi ... e il villaggio. Una piccola tribù si era ritagliata una casa nella giungla torreggiante, e la natura si era ripresa tutto, insieme alla gente.

Dopo che Cian ha parlato sulla tomba di sua madre quel giorno, è rimasta in silenzio per alcuni minuti, poi si è alzata, si è asciugata le guance e ha iniziato a cercare qualcosa. La parte interna del villaggio era ricoperta di erbacce e arbusti. Cian scostò le erbacce, guardando il terreno mentre camminava. Alla fine, trovò qualcosa e si inginocchiò accanto ad essa. Era l’osso di una gamba umana. Cian sussurrò qualcosa a Rachel mentre iniziava a scavare nella polvere.

“Dev'essere tutto a terra,” Rachel tradusse le parole di Cian e l'aiutò a scavare.

Kaitlin trovò altre ossa nelle vicinanze. “Una pala tornerebbe utile in questo momento,” mormorò, usando un bastone per rompere il terreno.

“Eccone altre,” ho detto e ho usato il mio coltello da caccia per togliere lo sporco, poi l'ho tirato fuori con le mani.

Non è stato un compito difficile - il terreno era soffice e pronto ad essere aperto per scoprire i resti - ma è stato un lavoro triste e raccapricciante. Una volta iniziato a trovare i resti, abbiamo scoperto che erano in tutto il villaggio. Gli animali spazzini avevano probabilmente trascinato le ossa in giro e, dopo così tanto tempo, era impossibile sapere cosa avesse ucciso le persone.

“Oh, no!” Sentii piangere Rachel.

La raggiungemmo accanto a una delle capanne crollate. Stava guardando a terra. Tra le erbacce vedemmo un piccolo teschio. A giudicare dalle dimensioni, il bambino doveva essere molto più giovane di Rachel quando è morto.

“Non dovresti vederlo,” disse Kaitlin, tenendo stretta sua figlia.

Aveva ragione, ma cosa potevamo fare? Non sapevamo cosa avremmo trovato quando siamo arrivati al villaggio. Credo che nemmeno Cian lo sapesse, almeno non a livello cosciente.

Cian e io seppellimmo il teschio e vi mettemmo accanto una pietra del focolare, come avevamo fatto per gli altri.

Ora Kaitlin aggiunse un pezzo di legno al fuoco, mentre Cian dormiva ancora con la testa sulle mie ginocchia.

“Non so cosa sia successo loro, tesoro,” ha detto mia sorella in risposta alla domanda di Rachel sugli abitanti del villaggio. "Potrebbe essere stata una malattia devastante o un attacco."

"Ma come ha vissuto Cian?" Chiese Rachel.

"Se è stato tanto tempo fa come penso," dissi, "potrebbe essere stata solo una bambina quando è successo."

“Sai cosa penso?” Disse Kaitlin.

La guardai.

"Non credo che Cian sia tornata lì in tutti questi anni; altrimenti, tutte le ossa sarebbero state sepolte molto tempo fa. "

“Esatto,” dissi. "Sembrava smarrita finché non ha trovato l'amaca di sua madre. Immagino che fosse così che sapeva chi era: l'amaca e l'ambiente circostante. "

“Mi chiedo cosa farà adesso,” disse Kaitlin.

Non ci avevo pensato. Cosa farebbe Cian? Cosa farei io? Era sola quando l'ho incontrata sul molo; forse sarebbe tornata alla sua vita solitaria nella foresta.

"Dobbiamo partire presto per il raduno", dissi, "e ancora non abbiamo trovato Alichapon-tupec."

"Comincio a pensare che non esista. E comunque, Cian mi ha fornito campioni di piante e informazioni più che sufficienti per compensare una dozzina di Alichapon-tupec. Mi ci vorrà un mese per organizzare e catalogare tutto. "

"E il raduno?”

“Se andiamo ancora al raduno,” disse Kaitlin.

Mia sorella, sempre qualche passo avanti a me. "Pensavo che saremmo andati al Raduno degli zingari nei Pirenei e poi in Riviera in autunno?"

"Le cose cambiano."

Adesso ero perplesso. A quanto pare, Kaitlin era già arrivata a una conclusione. Non era una che si spiegava completamente, e non ho mai fatto molte domande, preferendo sempre capire le cose da solo.

Avevamo deciso i nostri piani diversi mesi prima; al raduno, Kaitlin avrebbe compilato note sui rimedi zingari e sulle medicine popolari, poi avremmo passato un anno in Riviera mentre lei curava e rivedeva la sua etnofarmacopia per prepararla alla pubblicazione. Più di una dozzina di quaderni erano pieni di appunti ed esemplari di piante medicinali che aveva raccolto nel corso degli anni, insieme agli schizzi che avevo disegnato per lei.

In Riviera, vicino al villaggio di Villefranche, saremmo andati al grand hotel Miratroka. Mon ami Monsieur Victoy, proprietario di quel locale signorile e gentiluomo di svago, mi dava lavoro ogni volta che ci presentavamo alla sua porta. Ed è stato lì, in autunno, che speravamo di mettere Rachel in una scuola di inglese per un anno mentre sua madre lavorava al manoscritto. La ragazza era, lo sapevamo, molto avanti rispetto a qualsiasi normale terza elementare, ma sentivamo che aveva bisogno di un po di socialità in classe e in cortile per un periodo di tempo, per bilanciare il suo benessere intellettuale.

“Mi chiedo,” dissi, "qual è la parola yanomami per matrimonio?"

“Natohiya,” fu la rapida risposta di Rachel.

Kaitlin alzò lo sguardo. "Come fai a saperlo?"

La ragazza alzò le spalle. "Ne abbiamo parlato."

“Perché?” Chiesi.

"All'inizio", disse Rachel, "Cian pensava che tu e la mamma foste sposati e io fossi tua figlia.”

"Hai imparato così tanto Yanomami?" Chiese Kaitlin.

“Non così tanto. Poche parole e, usando i segni, possiamo parlare un po '. Disegniamo immagini nella terra anche. Le sto pure insegnando il portoghese. Era molto felice quando le ho detto che il nome di mio padre è Ian e lui costruisce grandi cose nell'oceano ".

“Ian McAveety,” disse Kaitlin. "Non penso a lui da mesi. Io e te potremmo andare a trovarlo in Scozia. Ti piacerebbe, Rachel? "

“Non lo so. Quando Cian ha detto che se tu e Saxon eravate sposati, le ho detto di Ian. Non l'abbiamo visto appena prima di andare in India? “

“Sì,” disse Kaitlin, “ma è stato due anni fa. Non ti manca tuo padre? "

"Credo di si", disse la ragazza, "ma se mi avesse voluto vedere, sarebbe venuto a trovarci". Fece girare Hero per strofinargli la pancia. "Inoltre," disse, "ho chiesto a zio Saxon di prendersi cura di me.”

Kaitlin si voltò di nuovo verso di me. “Matrimonio?” chiese.

"Mi stavo solo chiedendo", le ho detto, "come si sposano gli Yanomami".

“Il capo”, disse Rachel mentre giocava con il cane, “lega le loro mani con una vite, dice alcune parole, poi tutti vanno a fare una shabona per loro. È tutto. Sono sposati.

"Cos'è una shabona?" Chiesi.

"Una capanna", disse, "come quelle del villaggio".

Guardai mia sorella. "Immagino che sarebbe meglio iniziare a cercare un capo domani.”

Rachel sorrise e strofinò la pancia del cane.

"Penso che prima vorrai chiederlo a Cian", disse Kaitlin.




Capitolo Sette


Quando, dopo mezzanotte, mi sono svegliato per rimboccare la coperta Cian, lei non c'era più.

Volevo andare a cercarla, ma non sarei mai stato in grado a meno che non volesse essere trovata. Poteva essere su uno degli alberi, a guardarmi dall'alto in basso in quel momento, oppure di nuovo al suo villaggio, o mille altri posti nella foresta oscura. Forse aveva preso la sua decisione e mi aveva lasciato per sempre. Mi sentivo devastato, impotente.

Smossi il fuoco e mi guardai intorno in cerca di legna. Lo zaino di Cian era ancora accanto al mio. Fu un sollievo vedere il suo arco e le sue frecce accanto al nostro equipaggiamento; non li avrebbe lasciati indietro. Ho acceso il fuoco e ho aspettato.

Hero si svegliò con lo scoppiettare delle fiamme. Mentre ero seduto con la coperta tirata sulle spalle, si avvicinò e si fermò accanto al fuoco, guardandomi. La sua abitudine di soffiare aria attraverso il naso era incredibilmente irritante. Mi sbuffò, poi trotterellò nel bosco. Che razza di cane...

Tornò venti minuti dopo, seguito da Cian. Stava gocciolando.

“Cosa è successo?” Chiesi, avvolgendole la coperta intorno.

Hero andò da Rachel e si sdraiò accanto alla ragazza addormentata.

"Sono dove il flusso d'acqua salta giù dalla cima rocciosa", ha detto Cian, "come lo dici?” Si tolse la gonna bagnata e me la porse. La misi sullo zaino vicino al fuoco per asciugarla.

“Cascata?”

"Sì, sono stato in quella cascata quando il cagnolino Hero è arrivato vicino all'acqua e mi ha fatto la lingua felice."

"Perché eri alla cascata?" Le strofinai la morbida coperta sulle spalle e sulle braccia, poi la girai verso il fuoco per asciugarle la schiena.

"Mi piace che le acque saltino giù su di me, schizzi via tutte le cose ferite.”

La combinazione di Cian di yanomami e portoghese non era così chiara, ma l’uso dei segni con le mani mi ha aiutato a capire. A volte, i suoi movimenti del corpo mi dicevano tutto quello che avevo bisogno di sapere. Potevo quasi vedere le fresche acque che si riversavano su di lei e lenivano i ricordi dolorosi.

L'ho girata verso di me, le ho avvolto la coperta intorno al corpo e l'ho tenuta stretta. Lei appoggiò la testa contro il mio petto.

"Cian," dissi dopo un momento. Mi guardò. "Quando sei andata a prendere l'acqua prima di cena, hai portato i topi con te.”

Annuì.

"Ma quando sei tornata, il sacco era vuoto."

"Adesso se ne sono andati."

“Dove?”

“Liberati. Corrono sugli alberi, non guardano indietro. "

“Bene.”

"Saxon," disse, prendendo un angolo della coperta per asciugarsi i capelli. "Quante notti e giorni per passare quella grande acqua di cui parla Kaitlin, per andare dalla tua tribù?”

“La mia tribù?”

Annuì.

"Oh", dissi, "il raduno degli zingari". Non sono uno zingaro, almeno non di sangue, ma suppongo che siano vicini alla mia tribù come qualsiasi altra gente. "È un viaggio di oltre quattro settimane da qui.”

“Settimane?”

“Quasi trenta giorni,” dissi.

Lasciò andare la coperta. Mi scivolò dalle mani cadendo a terra. Guardai mia sorella e mia nipote; stavano ancora dormendo.

"Fammi vedere le dita", disse, prendendomi la mano.

Le ho contato le mie dieci dita, poi le sue dieci, poi di nuovo le mie.

“Così..trenta?”

Annuii.

"Parti qui vicino adesso?”

"Sì", dissi, "presto".

"Quel luogo di ritrovo dove vai, è anche la casa di alberi a grappolo come questo?"

"È sui Pirenei, e sì, penso che probabilmente sia nella foresta.”

"Che cosa sono i Pirenei?"

"Molte grandi colline", ho detto e ho usato le mie mani per spiegare.

"Buona caccia lì, probabilmente?”

“Si, forse.”

"Tornerai in Amazzonia qualche volta?"

“Qualche volta,” dissi, “Non lo so.”

Mi guardò per un lungo momento, poi la sua espressione cambiò. Il suo viso aveva ancora quell'aspetto dolce di chi è innamorato e vuole che la persona amata lo sappia. Ma ho anche visto qualcosa che prima non c’ era. Era come se avesse preso una decisione e i suoi occhi assunsero un'espressione determinata.

Prese la gonna calda e se la avvolse intorno, infilando il bordo lungo la vita per tenerlo fermo. Poi ha alzato il mio braccio sinistro, disteso e parallelo al suolo. Si girò verso il fuoco e tornò verso di me. Lasciai cadere la mano per metterla sul suo fianco.

"No", disse, "rimettere mano in aria."

Feci come aveva detto, poi allungò il braccio sinistro fino a farlo corrispondere al mio. Le sue dita arrivavano al mio polso.

"Hmm," disse, "una mano più lungo del mio.”

"Perché mi stai misurando il braccio?"

Mi prese la mano, mettendola in fondo alla schiena. "Cian costruisce per Saxon arco e frecce da portare dietro, così può cacciare in quell'altro posto nella foresta, attraverso grandi acque.”

Forse non sapeva parlare la mia lingua così bene, ma la capivo perfettamente.



* * * * *



Dieci giorni dopo, nel tardo pomeriggio mi trovavo sulla ringhiera di tribordo, fumando la pipa e guardando l'Atlantico. Siamo saliti sulla Borboleta Nova, la Maiden Butterfly, a Rio de Janeiro. Il Butterfly era un antico mercantile di 146 metri battente bandiera portoghese. Mia sorella ed io ci siamo fatti assumere insieme e abbiamo quindi ottenuto il passaggio per Lisbona: io avrei prestato servizio come marinaio e Kaitlin avrebbe lavorato in cambusa con un'altra donna che veniva dall'Egitto. Il suo nome copto era, per noi, impronunciabile, così l'abbiamo chiamata Cleopatra.

Le fatiche di bordo erano adatte a entrambi, ed era adeguato per i nostri portafogli, così come per la nostra anima, lavorare per attraversare l'oceano, proprio come avevamo fatto insieme molte volte in precedenza, sia a est che a ovest.

Era il nostro secondo giorno fuori Rio e il mio turno era appena terminato. Era bello essere di nuovo in mare. Un lungo viaggio sull'oceano lava via la polvere delle preoccupazioni legate alla riva. Le preoccupazioni che stavano consumando tutto solo una settimana prima ora sembravano banali in confronto alla vastità delle acque profonde che mi circondavano.

Fui scosso dalle mie fantasticherie dall’avvicinarsi di qualcuno alle mie spalle, e lo riconobbi dal suono dei passi sul ponte.




Capitolo Otto


"Salve, Dortworthy," dissi senza voltarmi. Quegli stivali da cowboy: non poteva avvicinarsi di soppiatto neanche a un indiano di legno.

«Buonasera, signor Saxon. Ho cercato di non disturbarti, perché era ovvio che eri in profonda concentrazione. "

Allora perché non sei andato da un’altra parte?

Per qualche strana ragione, Dortworthy considerava ci amici, o almeno fingeva di esserlo.

“Cosa vuoi?” Chiesi.

Stanley Dortworthy aveva minuscoli occhi marrone capra, ravvicinati. Il suo labbro superiore probabilmente aveva qualche deformazione, e lo teneva nascosto sotto i baffi da Hitler.

“Forse dopo cena,” disse, “potremmo avere una rivincita della nostra partita a scacchi. Penso che tu fossi un po distratto la scorsa notte, quando hai perso la tua regina a causa del mio pedone. "

"Odio gli scacchi", dissi, "e sai cos'altro ...”

Dortworthy mi interruppe. "Bene, bene", disse, "ecco il signor Choy."

Il nostro secondo ufficiale scese i gradini dal ponte, due alla volta. Il signor Choy era in parte cinese e in parte norvegese. Anche se aveva ereditato tutti i tratti del viso del padre cinese - occhi, colore della pelle e lunghi capelli neri, che portava in una treccia che gli scendeva fino alla vita - la corporatura veniva dal lato scandinavo. Era alto più di un metro e ottanta e molto muscoloso sulle spalle.

Dortworthy mi salutò e andò a parlare con lui. Povero Signor Choy.

La nostra cabina era minuscola, buia e vuota. Kaitlin era impegnata nella cambusa e Rachel probabilmente era fuori a giocare con i suoi nuovi amici, Billy e Magnalana. Ho tirato giù il mio arco dai pioli sopra la cuccetta e ho fatto scorrere la punta delle dita lungo la curva liscia mentre pensavo alla costruzione dell'arma.

Due settimane prima, Cian mi aveva portato alla ricerca del legno per fare il mio arco. Da come avevo capito, abbiamo dovuto trovare un albero colpito da un fulmine, morto da almeno due stagioni ma ancora in piedi. Ne trovò e ne rifiutò diversi finché non arrivammo a uno che penso fosse un qualche tipo di tasso. Si arrampicò e tagliò tre rami spessi, gettandomeli.

Di ritorno al nostro campo sulla riva del fiume, ha iniziato a lavorare su un ramo. Lo ha spaccato longitudinalmente con il suo coltello di selce, seguendo le venature del legno. Dopo pochi minuti, lo gettò da parte e prese il secondo ramo. Raccolsi il ramo scartato per esaminarlo. Il legno era di un colore noce chiaro, a grana fine e piuttosto elastico.

"Questo non va bene?" Chiesi.

Indicò con il coltello un nodo nel legno. "Conlak depi", disse, "come lo dici?”

Scossi la testa.

"Salterebbe lì."

"Ah", dissi, "si spezzerebbe."

Lavorò rapidamente dopo aver diviso il secondo ramo in tre sezioni e selezionato il pezzo di durame da modellare in un arco. Questo era privo di nodi e abbastanza dritto.

"Deve essere piatto qui", disse, "e qui". Toccò con il coltello i due punti che sarebbero diventati gli archi dell'arco. "Ma non qui." Indicò il centro, dove sarebbe stata la presa.

Ha lavorato i due archi piatti su entrambi i lati, quindi li ha ristretti verso le estremità. Infine, l'arco fu finito e incordato con un tratto di tendine.

Ancora solo nella nostra cabina sulla Borboleta, ho preso una delle mie frecce dalla faretra di cuoio e l'ho incoccata, tirandomi indietro il tendine intrecciato sulla guancia. Puntai la freccia verso un oblò. Mi piaceva la sensazione di potenza nell'arco e le linee sottili della freccia, con le barbule verdi e rosse fatte con penne di pappagallo sull'estremità della tacca.

Se un cervo galoppasse fuori da quell'oblò ...

"Apri la finestra per inviare frecce ai pesci, pensi?."

La mia mano sobbalzò, ma non persi la presa sulla freccia. “Mi hai fatto prendere un colpo al soriwa,” dissi.

Cian rise. “Soriwa è parola per fratello. Penso tu volere dire colpo al koriwa.”

"Credevo fossi andata a giocare con Rachel e le sue amiche."

“Sì, mostro loro il gioco nak-nak con piccole pietre di roccia. Giocano sul lato posteriore della barca da tempo. "

Rimisi l’arco al suo posto, mi avvicinai a lei e chiusi la porta. Poi la presi tra le mie braccia.

"Insegnami la parola yanomami per questo", sussurrai.



* * * * *



Un'ora dopo, Cian e io, insieme al resto della famiglia, guardavamo il tramonto dalla ringhiera di tribordo a centro barca.

Per non si intende di navi, tribordo è il lato destro della nave.

Sorrisi tra me e me mentre mi tornavano in mente le parole del capitano Riley. All'epoca avevo dodici anni e non distinguevo la poppa da prua. Kaitlin aveva dieci anni ed era terrorizzata quella mattina quando fummo scoperti. Anch'io ero spaventato, ma dovevo essere coraggioso per la mia sorellina. Due notti prima eravamo saliti a bordo dell'Ivory Castle, mentre l'equipaggio era impegnato a caricare il carico. Ci siamo nascosti in una scialuppa di salvataggio e siamo rimasti lì finché la nave non salpò dal porto di New York. La mattina dopo, siamo sgattaiolati fuori, cercando un posto caldo dove nasconderci e magari qualcosa da mangiare. Un marinaio portoghese ci ha afferrati da dietro e ci ha trascinati davanti al capitano.

Il capitano Riley cercò di comportarsi in modo burbero, ma la piccola Kaitlin, tremando davanti a lui nel suo vestito di cotone sottile e scarpe logore senza calzini, sciolse la sua determinazione. Ci portò in cambusa per una colazione calda e ordinò a uno dei marinai di trovare un cappotto per mia sorella. Mentimmo al capitano Riley. Gli dissi che eravamo orfani e che eravamo scappati da una vecchia meschina che ci faceva lavorare tutto il giorno per quel po di cibo e riparo che ci dava. Kaitlin e io avevamo deciso questa storia in anticipo, e lei annuì in segno di assenso mentre strappava un pezzo di pane dalla mezza pagnotta e se lo metteva per la maggior parte in bocca.

In parte, la nostra storia vera; eravamo orfani. Non volevamo che nessuno sapesse da dove veniamo perché pensavamo che saremmo stati consegnati al nostro unico parente vivente. I nostri genitori e i nonni erano morti l'anno prima in un incendio in una casa ad Abilene, nel Kansas, lasciandoci soli con nostro zio Bart. Non aveva un lavoro stabile, ma guidava sempre una macchina nuova e aveva molti soldi da spendere. Papà ci aveva detto che era un mafioso, qualunque cosa fosse. Le poche volte che andavamo a trovarlo, aveva sempre una nuova ragazza ed era ubriaco e chiassoso, ci raccontava barzellette spinte e ci soffiava il fumo di sigaro in faccia.

Era il fratello di mio padre, ma mio padre mi ha sussurrato: "Stai alla larga da lui", poi mi ha lanciato uno sguardo severo e ha detto: "Mi hai sentito?”

Non siamo mai rimasti a lungo a casa sua.

Kaitlin e io siamo scappati da una casa di accoglienza quando sentimmo l'assistente sociale dire ai nostri genitori adottivi che aveva trovato uno dei nostri parenti, e che stava cercando di contattarlo per adottarci. Decidemmo di correre il rischio per strada piuttosto che con lo zio Bart. Siamo finiti sul molo di New York City, dove abbiamo visto il carico di carico dell'Ivory Castle. Ci è piaciuto il nome della nave e ci siamo intrufolati a bordo.

Mentre stavamo facendo quella meravigliosa colazione, il capitano Riley disse che eravamo troppo lontani per tornare a New York. Quando saremmo approdati a Liverpool, in Inghilterra, avrebbe dovuto consegnarci alle autorità, che avrebbero pensato a cosa fare con me e la mia sorellina. Nel frattempo, avremmo dovuto lavorare per lui se avessimo voluto mangiare e avere un posto dove dormire.

Ci ha fatto lavorare, ma è stato un lavoro piuttosto leggero. Per lo più, abbiamo trascorso del tempo con lui sul ponte o nella mensa, ascoltando le sue meravigliose storie sul mare e su tutti i luoghi esotici che aveva visitato. Quando siamo arrivati a Liverpool, ci ha detto di nasconderci e ha ordinato al suo equipaggio di tenere la bocca chiusa sui due clandestini a bordo. Non fu difficile, i marinai parlavano solo portoghese. Cinque giorni dopo, salpammo per Cape Town. La stiva Ivory Castle era caricata con diciotto tonnellate di dinamite e quarantatré capi di bestiame.

A me e a Kaitlin fu assegnato l'importante compito di prendersi cura dei vitelli e dei puledri. Mentre lavoravamo, tenevo d'occhio le casse di legno di esplosivi impilate quattordici casse in altezza e intorno ai tre lati dei recinti per il bestiame. I vitelli e i puledri masticavano l'erba medica dalle nostre mani e sembravano non preoccuparsi della possibilità di essere ridotti in pezzi, proprio come non faceva Kaitlin, ma osservavo continuamente qualsiasi spostamento nel carico o debolezza nella rete di corda che teneva le scatole al loro posto.

La campana della Borboleta suonò, segnalando l'inizio del secondo di lavoro e svegliandomi dai miei ricordi. Ho riempito la pipa. Kaitlin ha avuto una breve pausa dalla cambusa prima dell'ora di cena, e io sono stato fuori servizio fino alle 4 del mattino, dando alla nostra piccola famiglia l'opportunità di stare insieme per qualche istante prima del pasto serale.

Il sole tramontò dietro una merlatura di nuvole che viravano verso sud-est lungo l'orizzonte, regalando un bagliore dorato attraverso le cortine di pioggia che si tuffavano nell'oceano. Cian inclinò la testa, poi si allontanò lentamente da noi, in direzione del cassero. Sembrava essere in uno stato di trance ipnotica, si muoveva silenziosamente, cercando di non emettere un suono che avrebbe dissolto o spaventato le note esotiche e melodiche che arrivavano al suo orecchio non abituato a questi suoni. L'abbiamo seguita, quasi all'unisono, imitando i suoi passi attenti.

Cian salì la mezza rampa di scale fino al cassero facendo due dei suoi passi per fare ogni passo sulle scale, a causa della sua goffa gamba destra. Sul lato superiore, c’era Doki, il fuochista della sala macchine, seduto sulla tuga bassa, che strimpellava la sua chitarra. Doki aveva quasi settant'anni, credo, magro e ossuto. I suoi capelli lunghi e folti erano stati pettinati negli ultimi giorni, ma sembrava che ogni ciocca grigia avesse una mente propria, desiderosa di volare via in direzioni diverse.

Cian rimase in piedi, come paralizzato, ascoltando. Le agili dita di Doki danzavano sulle corde del vecchio strumento usurato .

“Cosa è?" Chiese piano Cian, quasi sussurrando.

Non sapevo se intendeva il nome della melodia, da dove venissero suoni o il vecchio. Prima che potessi dire qualcosa, un'altra voce ci venne da una sedia a sdraio vicina.

"È Moonlight Sonata, di Beethoven.” La voce non veniva effettivamente dalla sedia, ma dal suo occupante.

Cian si voltò in direzione della voce, ma sapevo che non capiva una parola che era stata detta.

“Dove siete diretto?”

Questa, proprio come la prima affermazione, era in perfetto spagnolo castigliano ed era diretta, pensai, a me. Vedemmo la signora mettere i piedi sul ponte e, aiutata dal suo bastone, alzarsi. Si aggiustò il lungo vestito di broccato rosso e nero e rimase lì per un momento, ovviamente abituata a catturare l'attenzione di tutti in sua presenza.

“Chiedo scusa,” continuò, dirigendosi verso un'apertura sulla ringhiera che era appena apparsa accanto a me - il punto in cui Kaitlin e Rachel si trovavano solo un momento prima. Si potrebbe, osservando attentamente, notare un leggero zoppicare nel suo passo altrimenti maestoso. “Ho sentito il tuo discorso e per quanto mi riguarda non riesco a determinare la lingua. Ho dedotto la tua domanda solo dalla tua attenzione al nostro musicista qui. " Indicò Doki con il bastone, poi guardò Cian. "Posso vedere la tua gamba?"

Le mie capacità linguistiche erano buone, ma la mia conoscenza dello spagnolo era ancora limitata alle parole simili in portoghese.

"Mi scusi", dissi nel mio attento portoghese, "chiede il mio braccio?” Mi stava chiedendo di scortarla fino al parapetto della nave? Feci un passo verso di lei.

Mi fermò con il bastone. "No, no", disse, puntandolo verso Cian. "Vorrei vedere la gamba della tua serva." Sembrava quasi un ordine.

Hero le ringhiò, con uno sguardo selvaggio nei suoi occhi. I peli neri lungo la schiena si irrigidirono e Rachel raccolse rapidamente l'animale per tenerlo a bada.

Ho capito la parola "serva", e anche Kaitlin. La donna stava chiedendo qualcosa su Cian, che pensava fosse il nostro servitore. Volevo metterla in chiaro la questione, ma sarebbe stato difficile nel mio spagnolo stentato.

“Parlez-vous français?” Chiese Kaitlin. Abbiamo scoperto che il francese è la lingua più parlata in mare, il nostro inglese è di scarsa utilità a bordo.

"Un petit," rispose.

"Questa donna", le dissi in francese, "non è la nostra serva, ma la mia vita ... Voglio-voglio dire, mia moglie."

Mi avvicinai a Cian, soddisfatto della mia ritrovata trilinguità, ma incapace di nascondere la mia indignazione. Ho ripetuto la mia frase in yanomami, tranne l'errore, per Cian. Volevo togliermi di mezzo questo ridicolo fraintendimento in modo che l'intruso potesse andare dall'altra parte della nave, a cena, o all’inferno per quanto mi importava. Mi sono sentito insultato, se non per me stesso, per la donna accanto a me. Ma Cian mostrò solo un sorriso divertito mentre infilavo la mia pipa nera vuota nel lato della mia bocca piatta.

"Oh, mi dispiace così tanto", disse la signora, camminando velocemente dall'altra parte di Cian e prendendole la mano. "Per favore scusa l'ignoranza di una vecchia donna per una situazione ovvia." Il suo sorriso era sincero e di scuse. "Puoi chiamarmi 'Lillian'".

Ho tradotto il rozzo francese in yanomami. Cian mi ha guardato e mi ha chiesto cosa aveva detto. Ho tolto la pipa dai denti serrati e ho ripetuto la traduzione.

Cian guardò Lillian. “Non sono offesa.”

"È solo che la tua bella pelle scura è così diversa dal pallore di tuo marito."

Non pensavo avesse scelto la parola corretta per la mia condizione della pelle, quindi ho tradotto "bianchezza".

Cian sorrise alla signorina Lillian, poi tornò a guardare il chitarrista. "Qual è la parola per questo e come si può fare?"

In Amazzonia, come in ogni altro luogo in bilico sull'orlo di quell'abisso nero noto come civiltà, una qualche forma di musica era presente, come battere ritmicamente bastoni su tronchi cavi o che soffiare nella bocca di una zucca svuotata. Ma la scoperta degli strumenti a corda era un po 'più avanti lungo la strada della sperimentazione. Cian stava ascoltando musica occidentale per la prima volta nella sua vita. Devo ammetterlo, non avevo mai sentito Moonlight Sonata eseguita con la chitarra, ma Doki fece un'eccellente interpretazione del pezzo originariamente scritto per il pianoforte.

"La chiamiamo musica", ho detto. "E può essere realizzata solo con una grande quantità di talento e molti anni di pratica."

“Talento?” chiese.

Ho spiegato con una certa difficoltà, cercando di equiparare l'abilità musicale di Doki alla sua esperienza nella giungla. «Tu», le dissi, «puoi prendere un ramo dall'albero, alcuni bastoni e alcune pietre e creare un'arma bella e utile. Dove io, usando gli stessi materiali, non costruirò altro che un rozzo giocattolo. Doki è in grado di prendere un blocco di legno cavo con alcune corde attaccate e usarlo per produrre suoni meravigliosi. Tu o io, usando lo stesso strumento, probabilmente non faremmo altro che fare un fastidioso baccano. "

Cian lasciò cadere la mano di Miss Lillian e andò a mettersi al ginocchio di Doki mentre iniziava un'altra melodia. Rimase sul tetto della tuga, seduto un po sopra di noi. Riconobbi la canzone, Scarborough Fair.

"Dove hai ottenuto il tuo talento?" mi ha chiesto e io ho tradotto

Sbatté le palpebre verso di me, poi verso di lei con il suo sorriso sbilenco, continuando la sua canzone senza bisogno di sorvegliare le sue dita. Alla fine, quando fu pronto a rispondere, mi resi conto che al poveretto erano rimasti solo quattro denti nella sua testa, due sopra e due sotto, nessuno dei quali in linea con gli altri.

Doki ha risposto, nel suo francese molto provinciale, "Tu, mia cara, non hai bisogno di cercare talenti, ma solo di trovare un istruttore capace e disponibile."

Ora, quest'uomo, che ovviamente stava flirtando con l'amore della mia vita, ha avuto un impatto sulle mie emozioni minimo simile a quando Hero ha leccato un po 'di miele dalla punta delle dita di Cian. Tuttavia, ho scoperto in seguito che Doki aveva davvero molto successo con le donne nonostante il suo aspetto aspro, principalmente a causa delle sue capacità musicali. Cian, credo, lo capì perfettamente.

La signorina Lillian lo interruppe ancora una volta. "Sono sicuro che Doki sarà molto felice di insegnarti a suonare quella cosa, ma posso avere solo un momento del tuo tempo?"

Cian, con più compostezza di qualsiasi cortigiano reale con anni di educazione culturale infilata in un cervello ristretto avrebbe mai potuto sperare di possedere, si allontanò da qualcosa di enorme interesse per lei e si occupò di quella che doveva aver pensato fosse una funzione sociale attesa. Le diede la sua completa attenzione.

"I tuoi vestiti sono così ..." Cian mi guardò in cerca di una parola. Non credo che avesse mai visto un vestito con un tale dettaglio di design e colore.

"Brutto", ho detto a Cian.

“No!” Rise, dandomi un gomitata. "È così meraviglioso e carino, ma non è pesante sulle spalle?"

Cian indossava una semplice gonna beige e una camicetta color crema, senza niente sotto. Kaitlin e io stavamo ancora cercando di convincerla a indossare indumenti intimi, ma almeno siamo riusciti convincerla a indossare una camicetta. La gonna cadeva a metà tra le sue ginocchia e i suoi piedi nudi ... o un piede nudo, dovrei dire. I suoi vestiti erano molto più leggeri e molto casual rispetto a quelli della signorina Lillian.

"La tua gamba di legno arriva fino all'anca?" La donna tornò al suo argomento originale.

La maggior parte delle persone ha ignorato, o ha cercato di ignorare, l'arto e ha parlato di altre cose, ma questa donna è stata molto diretta in tutte le sue osservazioni. Non sapevo se fosse semplicemente curiosità morbosa o se avesse qualche motivo.

"Appena sotto il ginocchio", rispose Cian, sollevando l'orlo della gonna.

La musica si interruppe e lanciai un'occhiata a Doki, che alzò gli occhi dalle gambe di Cian a me, poi li spostò rapidamente sul suo strumento. La melodia riprese da dove si era interrotta.

“Perfetto!” Esclamò la signorina Lillian.

Le chiesi di ripetere la parola. Lo disse di nuovo e mi sorrise. Poi, con il suo bastone, picchiò forte sullo stinco destro attraverso gli strati di tessuto. Si poteva facilmente capire dal suono sordo che batteva che era una gamba finta. Lei, tuttavia, non le aveva alzato il vestito per permetterci di vedere il suo arto artificiale. Invece, mi porse il suo bastone e se ne andò. Dieci passi su per il ponte, tornò verso di noi, sorridendo. Mentre faceva quella svolta, Doki iniziò un lento foxtrot e la signorina Lillian gli diede un segno di impazienza con la mano, insieme al suo sorriso, mentre si avvicinava a due passi. Potevamo vedere che si sforzava per muoversi, ma senza zoppicare.

La campana della cena suonò e la signorina Lillian unì le braccia a Cian. I due si incamminarono verso la mensa, lasciando che gli altri li seguissero, invitati a cena o no. E io, tenendo ancora in mano quel ridicolo bastone e sentendomi molto simile a un servitore, seguii Rachel, Kaitlin ed Hero, in quell'ordine, mentre ascoltavo da dietro le allegre note di When The Saints Go Marching In.





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L'incontro di Cian e Saxon nel cuore dell'Amazzonia è più di un incontro di due persone; è l'unione di due mondi diversi. Le loro esplorazioni e avventure li portano nelle profondità della foresta pluviale, quindi a metà del globo alla ricerca di un luogo tranquillo dove stabilirsi. Ma invece di trovare la pace, il loro comune senso di giustizia li porta in viaggio dall'Europa a New York, quindi di nuovo in Brasile, dove devono affrontare l'organizzazione criminale dell'ambiziosa e spietata Oxana, che non si fermerà davanti a nulla per continuare il suo commercio di animali in pericolo di estinzione, donne e bambine.

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