Книга - Cattura

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Cattura
Blake Pierce


“Un capolavoro del giallo e del mistero! L’autore ha svolto un magnifico lavoro, sviluppando i personaggi con un approfondito lato psicologico, descritto con tale cura da farci sentire all’interno della loro mente, provare le loro paure e gioire del loro successo. La trama è molto avvincente e vi catturerà per tutta la durata del libro. Ricco di colpi di scena, questo libro vi terrà svegli fino all’ultima pagina.”--Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su Il Killer della Rosa)CATTURA (Gli Inizi di Riley Paige—Libro Quattro) è il libro #4 in una nuova serie di thriller psicologici, di Blake Pierce, autore di serie di successo, il cui bestseller gratuito Il Killer della Rosa (Libro #1) ha ricevuto oltre 1.000 recensioni da cinque stelle.Un serial killer, sospettato di usare un camper, adesca ed uccide donne in tutto il paese, e l’FBI si rivolge alla sua agente più giovane e brillante: la ventiduenne Riley Paige.Riley è riuscita a diplomarsi all’Accademia dell’FBI, determinata ad emergere come agente dell’FBI. Ma quando è assegnata al primo caso ufficiale con il suo nuovo partner, Jake, si chiede se sia tagliata per il compito.Riley and Jake, immersi nella sottocultura del mondo dei camper, e nelle profondità della mente del killer, presto realizzano che nulla è ciò che sembra. C’è uno psicopatico a piede libero, confondendoli ad ogni passo, e disposto a non fermarsi dinnanzi a niente finché non ha fatto quanto più vittime possibili.Con il suo stesso futuro in gioco, Riley non ha altra scelta che scoprirlo: la sua mente brillante sarà all’altezza di quella del killer?Un thriller ricco di suspense mozzafiato, CATTURA è il libro #4  in una nuova affascinante serie, che vi terrà incollati alle pagine fino a notte tarda. Condurrà i lettori a 20 anni prima,  all’inizio della carriera di Riley, e si completa perfettamente con la serie che comincia con IL KILLER DELLA ROSA (Un Mistero di Riley Paige), che include ben 15 libri.Il libro #5 nella serie de GLI INIZI DI RILEY PAIGE sarà presto disponibile.







CATTURA



(GLI INIZI DI RILEY PAIGE—LIBRO 4)



B L A K E P I E R C E



TRADUZIONE ITALIANA



A CURA



DI



IMMACOLATA SCIPLINI


Blake Pierce



Blake Pierce è l’autore della serie di successo dei misteri di RILEY PAGE, che si compone (al momento) di quindici libri. Blake Pierce è anche autore della serie dei misteri di MACKENZIE WHITE, composta (al momento) da tredici libri; della serie dei misteri di AVERY BLACK, composta da sei libri; della serie dei misteri di KERI LOCKE, composta da cinque libri; della serie di gialli GLI INIZI DI RILEY PAIGE, composta (al momento) da quattro libri; della serie dei misteri di KATE WISE, composta (al momento) da cinque libri; della serie dei gialli psicologici di CHLOE FINE, composta (al momento) da cinque libri; della serie dei thriller–psicologici di JESSE HUNT, composta (al momento) da cinque libri.

Avido lettore e appassionato da sempre di gialli e thriller, Blake riceve con piacere i vostri commenti, perciò non esitate a visitare la sua pagina www.blakepierceauthor.com (http://www.blakepierceauthor.com) per saperne di più e restare in contatto con l’autore.



Copyright © 2019 di Blake Pierce. Tutti i diritti sono riservati. Fatta eccezione per quanto permesso dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti d'America del 1976, nessuno stralcio di questa pubblicazione potrà essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, né potrà essere inserito in un database o in un sistema di recupero dei dati, senza che l'autore abbia prestato preventivamente il consenso. La licenza di questo ebook è concessa soltanto ad uso personale. Questa copia del libro non potrà essere rivenduta o trasferita ad altre persone. Se desiderate condividerlo con altri, vi preghiamo di acquistarne una copia per ogni richiedente. Se state leggendo questo libro e non l'avete acquistato, o non è stato acquistato solo a vostro uso personale, restituite la copia a vostre mani ed acquistatela. Vi siamo grati per il rispetto che dimostrerete alla fatica di questo autore. Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, società, luoghi, eventi e fatti sono il frutto dell'immaginazione dell'autore o sono utilizzati per mera finzione. Qualsiasi rassomiglianza a persone reali, viventi o meno, è frutto di una pura coincidenza. L’immagine di copertina è di proprietà di Korionov, sotto licenza di Shutterstock.com.


LIBRI DI BLAKE PIERCE



I THRILLER PSICOLOGICI DI JESSIE HUNT

LA MOGLIE PERFETTA (Libro #1)

IL QUARTIERE PERFETTO (Libro #2)

LA CASA PERFETTA (Libro #3)

IL SORRISO PERFETTO (Libro #4)



I GIALLI PSICOLOGICI DI CHLOE FINE

LA PORTA ACCANTO (Libro #1)

LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2)

VICOLO CIECO (Libro #3)

UN VICINO SILENZIOSO (Libro #4)

RITORNO A CASA (Libro #5)



I GIALLI DI KATE WISE

SE LEI SAPESSE (Libro #1)

SE LEI VEDESSE (Libro #2)

SE LEI SCAPPASSE (Libro #3)

SE LEI SI NASCONDESSE (Libro #4)

SE FOSSE FUGGITA (Libro #5)

SE LEI TEMESSE (Libro 6)



GLI INIZI DI RILEY PAIGE

LA PRIMA CACCIA (Libro #1)

IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2)

ADESCAMENTO (Libro #3)

CATTURA (Libro #4)



I MISTERI DI RILEY PAIGE

IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)

IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)

OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)

IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)

KILLER PER CASO (Libro #5)

CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)

MORTE AL COLLEGE (Libro #7)

UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)

UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)

IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)

LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)

VITTIME SUI BINARI (Libro #12)

MARITI NEL MIRINO (Libro #13)

IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14)

IL TESTIMONE SILENZIOSO (Libro #15)

OMICIDI CASUALI (Libro #16)



I MISTERI DI MACKENZIE WHITE

PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)

UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)

PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)

PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)

PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)

PRIMA CHE SENTA (Libro #6)

PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)

PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)

PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9)

PRIMA CHE ANELI (Libro #10)

PRIMA CHE FUGGA (Libro #11)

PRIMA CHE INVIDI (Libro #12)

PRIMA CHE INSEGUA (Libro #13)



I MISTERI DI AVERY BLACK

UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)

UNA RAGIONE PER CORRERE (Libro #2)

UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)

UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)

UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5)



I MISTERI DI KERI LOCKE

TRACCE DI MORTE (Libro #1)

TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)

TRACCE DI PECCATO (Libro #3)

TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)

TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)


INDICE

PROLOGO (#u94eae73c-c2e4-5d4d-8106-63aeb469398d)

CAPITOLO UNO (#ud7647fb7-445b-58d2-9590-dc21cec81f2c)

CAPITOLO DUE (#ue3eca74f-72e9-5677-895b-2ea00523980d)

CAPITOLO TRE (#u280d8d68-34b2-5034-b1e5-c076913da4ce)

CAPITOLO QUATTRO (#ueb048d3f-5c28-54ea-9b36-1ce2f39adadd)

CAPITOLO CINQUE (#ue754863c-7adf-529e-a99b-062aa31dfadd)

CAPITOLO SEI (#uce83bb90-6b5e-54c4-a8ed-4b3755ddc3c6)

CAPITOLO SETTE (#uca61ab23-419d-50dd-96d1-c8acbdcfd681)

CAPITOLO OTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO NOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DIECI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO UNDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DODICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TREDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUINDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO SEDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIASSETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIANNOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIDUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTITRÉ (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIQUATTRO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTISEI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTINOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTA (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTADUE (#litres_trial_promo)




PROLOGO


Al ritorno dalla sua escursione tra le colline impervie e sterili dell’Arizona, Brett Parma non entrò immediatamente nel suo camper ma si appoggiò alla fiancata del veicolo, lo sguardo rivolto ai luoghi in cui era appena stata, e prese una lunga boccata d’aria secca e pulita. Quel posto le piaceva sempre di più.

E persino a dicembre! pensò.

Nulla poteva essere paragonabile al freddo inverno ventoso a North Platte, Nebraska. Naturalmente, sapeva che in tutta quell’area ci sarebbe stato un caldo insopportabile d’estate, anche a quell’ora tarda del giorno. Con quelle temperature, fare escursioni sarebbe stato di certo fuori questione.

Aveva fatto la scelta perfetta per una vacanza di tre settimane, sia quanto al luogo sia quanto al periodo dell’anno. I campeggi non erano affatto affollati, come sarebbe stato durante la stagione turistica. Ed era stata una mossa intelligente trasformare il suo furgone in un camper.

Aveva avuto disperatamente bisogno di quella vacanza. Era impiegata come receptionist alla Hanson Family Medical Group ed il suo lavoro stava diventando sempre più un ingrato ogni giorno che passava. Quasi tutte le persone con cui interagiva, al telefono o di persona, sembravano furiose per un motivo o per un altro: la copertura assicurativa, gli orari per gli appuntamenti, l’indisponibilità di determinati medici …

Tutti problemi che non posso risolvere io.

Quel caos e quei guai sembravano provvidenzialmente distanti al momento. Brett si ritrovò a pensare …

E se non ci tornassi più?

Non sarebbe stato bello andare in pensione già all’inizio della trentina? O forse poteva fare qualcosa ancora più folle. E se avesse continuato a guidare e guidare, passando da un campeggio all’altro, scegliendo luoghi isolati in cui fermarsi per la notte, magari proseguendo fino al Messico per non tornare più?

Rise di se stessa.

No, non era affatto quel tipo di spirito libero; non era una persona in grado di ignorare spensieratamente pericoli e responsabilità per poter …

Come terminava la frase?

Oh, sì. Seguire la felicità.

Lei sapeva che un’avventura simile non era affatto scritta nel suo destino. D’altro canto, i suoi risparmi si sarebbero esauriti a breve, e a quel punto dove sarebbe andata? Come avrebbe fatto a sopravvivere?

Nel frattempo, nei giorni di vacanza che le rimanevano, avrebbe cercato di carpire tutta la gioia possibile.

E a dire il vero, non sembrava affatto una cattiva prospettiva.

Mentre osservava il sole che iniziava a tramontare sulle colline rocciose e color ruggine, sentì il rumore di un veicolo che si avvicinava. Voltandosi, vide approssimarsi un grosso camper.

Ne fu leggermente sorpresa. Aveva scelto quella strada panoramica secondaria, perché aveva immaginato che sarebbe stata da sola, specialmente in quel periodo dell’anno.

Fu ancora più sorpresa, quando il guidatore accostò il veicolo a margine della strada e parcheggiò accanto al suo. Quel camper molto più grande faceva sembrare minuscolo il suo piccolo camper improvvisato ma, del resto, era capitato lo stesso con la maggior parte delle case mobili incontrate nelle aree di campeggio.

Dev’essere bello … tutto quel lusso su ruote.

Il guidatore uscì dal veicolo. Era un uomo comune ma di aspetto gradevole.

Guardò Brett e disse …

“Ehi, non ti ho vista al Campeggio di Wren West?”

Ripensandoci, l’uomo e il suo veicolo sembrarono a Brett familiari; forse lo aveva incrociato nel campeggio in cui era stata la notte precedente. Rientrava nella tipologia di uomini che aveva incontrato frequentemente nei campeggi: più grande di età e ovviamente con una posizione finanziaria di gran lunga migliore. In genere, un’intera famiglia viaggiava con loro.

“Forse è così” rispose.

“Sono Pete” l’uomo si presentò.

“Io sono Brett.”

“Piacere di conoscerti, Brett.”

“Piacere mio” Brett replicò. “Dove sei diretto?”

“Al Campeggio Beavertail” Pete rispose.

“Anch’io” Brett ribatté. “A quanto pare è a circa dieci minuti d’auto da qui.”

Pete annuì e sorrise. “Sì, infatti.”

Poi, si avvicinò all’insegna che diceva PERCORSO ESCURSIONI e restò a fissare le colline per un istante.

Infine rivolse lo sguardo a Brett, dicendo: “Sembra che tu sia arrivata qui dopo un’escursione.”

Brett sapeva che non era difficile intuirlo, visto che indossava ancora lo zaino.

“Esatto” esclamò.

Pete la guardò strizzando gli occhi. “Potrei provare il percorso anch’io. Me lo consigli?”

Brett si mostrò un po’ meravigliata alla domanda.

Disse: “Um, è davvero un bel percorso, ma … è piuttosto tardi ora, non credi? Presto sarà buio.”

Pete sospirò deluso.

“Immagino sia vero” disse. “Forse tornerò qui domani.”

L’uomo fissò di nuovo le colline per alcuni istanti, poi si diresse al proprio camper.

Poi, si voltò e disse a Brett: “Ti andrebbe di venire dentro per una birra?”

Brett fu sorpresa e contenta al contempo per l’offerta. Non si era portata nulla da bere ad eccezione di bottiglie d’acqua e alcune bibite analcoliche per quel viaggio, e una buona birra fresca sembrava rinfrescante. Inoltre, le sarebbe davvero piaciuto poter dare un’occhiata all’interno di quel camper.

“Mi farebbe piacere” rispose.

Una volta all’interno, vide che il camper sembrava ancora più spazioso di quanto apparisse dall’esterno. Aveva una zona cucina di notevoli dimensioni, dotata di fornello, e un letto sufficientemente grande da ospitare più di una persona: una coppia con un bambino o due, forse.

Ciò nonostante, quell’uomo sembrava viaggiare da solo. Brett immaginava che avrebbe finito per viziarsi tremendamente se avesse viaggiato con un camper del genere. Il suo veicolo non era molto equipaggiato; in sostanza, aveva solo un materasso.

Pete indicò una porta e disse: “Sei sulla strada da un po’ di tempo ormai. Forse vorresti usare il mio bagno.”

Brett soffocò un piccolo sussulto.

Un vero bagno!

Naturalmente, non poteva essere molto più grande di un ripostiglio. Ma, rispetto ai servizi igienici nei ristoranti, nelle stazioni di servizio e nelle strutture pubbliche nei campeggi, questo sarebbe stato un vero lusso.

“Grazie!” rispose.

La donna aprì la porta ed entrò nello stanzino. La porta sbatté chiudendosi alle sue spalle, e si ritrovò nella totale oscurità.

Strano, lei pensò.

Il bagno non aveva almeno una finestra?

Tastò intorno alla parete accanto alla porta, in cerca di un interruttore della luce, ma non riuscì a trovarlo. Ad ogni modo, doveva aspettarsi che ci fosse corrente elettrica finché il camper non fosse collegato appropriatamente ad una linea?

Si voltò per andarsene, ma si accorse che il chiavistello della porta non funzionava.

Dev’essere rotto.

Allora disse timidamente …

“Ehi, sono bloccata qui dentro.”

Non ci fu alcuna risposta.

Iniziando ad essere preoccupata, a quel punto, s’infilò una mano in tasca, prese il cellulare e attivò la torcia.

Quando il fascio di luce iniziò ad illuminare intorno, la paura si impadronì di lei.

Questo non era un bagno.

Forse lo era stato, una volta, ma ora era privo di tutti i soliti impianti.

Si trovava in un semplice spazio rettangolare, con pareti e soffitto ricoperti di piccole piastrelle quadrate con minuscoli forellini.

Piastrelle acustiche, comprese subito.

La stanza era insonorizzata?

La sua paura aumentò sempre di più.

Quando gli occhi si adeguarono all’ambiente, vide che le piastrelle erano bucate e graffiate.

Le pareti erano macchiate e schizzate di qualcosa di rosso.

Sangue!

Quando lei sentì il chiavistello della porta che iniziava a sferragliare, iniziò a gridare.

Ma sapeva che sarebbe stato inutile.

Quando la porta cominciò ad aprirsi, Brett Parma seppe che stava per morire.




CAPITOLO UNO


Un uomo gigantesco, quasi simile a un bue, si avvicinò al microfono e iniziò a parlare.

“Sono onorato di presentare …”

Improvvisamente la sua voce tonante fu interrotta da un rimbombo che riempì tutto l’enorme auditorium.

Il rumore, anche se di breve durata, quasi fece venire un colpo a Riley Sweeney, che, tuttavia, un paio di secondi dopo sogghignava nervosamente insieme al resto dei diplomati dell’Accademia dell’FBI. Si sapeva che il Direttore dell’FBI Bill Cormack aveva una voce profonda e tonante, che causava scompiglio negli impianti audio.

Sarebbe meglio se spegnesse il microfono, Riley pensò.

Con una voce tanto potente, senza dubbio l’uomo era in grado di farsi sentire da tutti i presenti senza molti problemi.

Invece, sorridendo con ironia, il Direttore Cormack riprese a parlare di nuovo al microfono, a tono molto più moderato questa volta.

“Sono onorato di presentare i diplomati di quest’anno dell’Accademia dell’FBI di Quantico. Congratulazioni a tutti voi per aver affrontato tutte le sfide delle ultime diciotto settimane.”

Riley rimase colpita da quelle parole.

Diciotto settimane!

Se solo avessi avuto diciotto settimane complete!

Aveva saltato quasi due settimane, trascorse ad inseguire un brutale killer, anziché a partecipare alle lezioni ed ai vari addestramenti alla base.

Il suo mentore, l’Agente Speciale Jake Crivaro, l’aveva strappata via dall’Accademia, senza molti complimenti, per farla lavorare ad un caso in West Virginia: si era trattato di un caso davvero orribile di un killer che uccideva le sue vittime, avvolgendole nel filo spinato.

Dopo quell’esperienza, recuperare il tempo perso all’Accademia era stato difficile. Aveva invidiato gli altri studenti, che avevano più tempo per un compito così impegnativo. Ma, alla fine, Riley sapeva che quel giorno non si sarebbero diplomati tutti i 200 studenti che avevano iniziato con lei: alcuni avevano fallito e altri avevano semplicemente gettato la spugna.

Riley era orgogliosa di essere riuscita ad ottenere il diploma, nonostante tutto; tornò a rivolgere la sua attenzione al discorso del Direttore Cormack.

“Ripenso con stupore al viaggio che io e molti altri agenti abbiamo fatto prima di voi, e a quello che state per intraprendere oggi. Posso dirvi, per esperienza personale, che è un viaggio profondamente gratificante, ma, talvolta, non si ottiene molta riconoscenza. Le vostre azioni altruiste non sempre saranno accolte pubblicamente con gratitudine.”

Si fermò per un istante, come se riflettesse sulle esperienze personali.

Poi riprese: “Ricordate che ben poche persone, al di fuori del Bureau, hanno idea delle vostre importantissime responsabilità. Sarete criticati per come svolgerete il vostro lavoro; ogni vostro errore sarà soggetto ad un’analisi spietata, spesso sotto lo sguardo dei media. Quando non riuscirete a risolvere un caso, vi sembrerà di essere messi all’indice da tutto il mondo. Quando invece avrete successo, spesso vi sentirete trascurati e sottovalutati.”

Si protese appena in avanti, aggiungendo quasi in un sussurro …

“Ma ricordate sempre, non sarete soli. Ora siete parte di una famiglia, la famiglia più orgogliosa, leale e rassicurante che possiate immaginare. Ci sarà sempre qualcuno qui a confortarvi nella sconfitta e a celebrare con voi in caso di trionfo.”

Riley sentì formarsi un nodo in gola al semplice suono di quella parola …

Famiglia.

Di fatto non ne aveva più avuta una, dal momento in cui sua madre era stata uccisa proprio davanti ai suoi occhi, quando era ancora una bambina. Suo padre era vivo, già, un ex-Marine inasprito e solitario, che viveva sugli Appalachi. Ma non lo aveva visto da …

Quando?

L’ultima volta era stato prima di laurearsi, al college, nell’autunno precedente, ricordò. E quell’incontro non era stato affatto piacevole. In realtà, con ogni probabilità, suo padre non sapeva quasi nulla di quello che lei aveva fatto da allora, in quei mesi. Gliene avrebbe mai parlato? Si chiese, incerta anche sulla sola prospettiva di rivederlo.

E, ora, il Direttore Cormack le stava offrendo la promessa di qualcosa che aveva sognato, ma non aveva mai avuto.

Famiglia!

Era davvero possibile?

Si sarebbe sentita come parte di una grande famiglia nei giorni a venire?

Si guardò intorno, osservando i volti dei colleghi diplomati. Molti si sorridevano tra loro, altri invece sussurravano l’uno all’altro, mentre il discorso del Direttore Cormack proseguiva. Riley sapeva che molti avevano creato delle amicizie durevoli in Accademia.

Soffocò un sospiro, consapevole di non aver davvero trovato una “famiglia” in quel luogo. Impegnata totalmente dall’ultimo caso di omicidio, non aveva avuto molto tempo a disposizione per socializzare e uscire con gli amici.

Tuttavia, aveva scoperto due amicizie molto solide nel tempo che aveva trascorso in Accademia: la sua coinquilina, Frankie Dow, e John Welch, un ragazzo idealista e bello che aveva imparato a conoscere durante l’estate, quando entrambi avevano partecipato alle dieci settimane del Programma d’Internato dell’FBI.

Anche John e Frankie erano presenti. Visto che la classe di diplomati era seduta in ordine alfabetico, Riley e i due amici non avevano potuto sedersi insieme e lei non conosceva i colleghi che le erano accanto.

Riley ricordò a se stessa che lei e il suo fidanzato, Ryan Paige, erano già, o quasi, una famiglia. Si doveva presto trasferire con lui nel loro appartamento di Washington DC ed avevano progettato di sposarsi presto. Riley aveva subito un aborto all’inizio della sua gravidanza, ma sicuramente avrebbero avuto figli negli anni a venire.

Si domandò se Ryan fosse lì tra il pubblico. Era sabato e poteva essere un giorno lavorativo per un avvocato all’inizio della sua carriera come Ryan. Inoltre, Riley sapeva che l’uomo nutriva sentimenti misti nei confronti della carriera che lei aveva scelto.

Il discorso del Direttore Cormack giunse al termine; era arrivato il momento del giuramento di tutti i nuovi agenti. Ad uno ad uno, l’uomo avrebbe pronunciato i loro nomi. Ognuno di loro avrebbe raggiunto il palco e prestato il giuramento dell’FBI; una volta ricevuto il proprio distintivo, sarebbe poi tornato a sedersi.

Furono chiamati in ordine alfabetico, e, mentre Cormack proseguiva a leggere la lista, Riley si ritrovò a desiderare che il suo cognome non iniziasse con la diciannovesima lettera dell’alfabeto. Fu una lunga attesa. Frankie, naturalmente, salì sul palco prima di lei; le fece um cenno di un saluto, sorridendo, mentre tornava al proprio posto.

Quando, finalmente, il direttore chiamò il nome di Riley, sentì le ginocchia diventare deboli, mentre si alzava e si faceva strada passando davanti agli altri diplomati seduti, fino ad imboccare il corridoio. Quando salì sul palco, le parve di distaccarsi dal proprio corpo.

Finalmente, si ritrovò sul palco, sollevò la mano e ripeté dopo il Direttore Cormack …

“Io, Riley Sweeney, giuro solennemente di sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti contro tutti i nemici, stranieri e interni …”

Dovette soffocare una lacrima, mentre continuava.

E’ tutto vero, si disse. Sta succedendo davvero.

Il giuramento era breve, ma a Riley sembrò che la voce potesse cederle prima che di giungere al termine. Infine, pronunciò le ultime parole …

“… e che adempierò bene e fedelmente ai doveri del servizio in cui sto per entrare. Che Dio mi aiuti.”

Riley protese la mano, aspettando che il Direttore Cormack le consegnasse il distintivo. Invece, l’uomo robusto le rivolse un largo sorriso, in qualche modo malizioso, e poggiò il distintivo sul podio.

“Adesso, aspetta, ragazza. Abbiamo una piccola questione di cui occuparci.”

Riley sussultò. Non sarebbe dunque riuscita a diplomarsi?

Il direttore estrasse una piccola scatola nera dalla tasca della sua giacca e disse …

“Riley Sweeney, è con mio grande onore che ti conferisco il Premio del Direttore per l’Eccellenza nella Leadership.”

Riley era stupita.

Il direttore aprì la piccola scatola ed estrasse un nastro al quale era attaccata una medaglia. Esplose un fragoroso applauso, mentre Cormack le metteva la medaglia intorno al collo. Cormack elogiò Riley per il suo spirito di iniziativa e la sua leadership durante le sue settimane all’Accademia.

Riley provò ad ascoltare attentamente quelle parole, ma si sentì stordita.

Non svenire, si ordinò. Resta in piedi.

Sperava che qualcuno stesse registrando qualunque cosa il direttore stava dicendo, perché era tutto confuso per lei.

Cormack le diede qualcosa.

Il mio distintivo dell’FBI, comprese Riley e l’accettò.

Poi, l’uomo le porse la mano. Lei la strinse, e poi si voltò per andarsene.

Mentre, da nuova agente dell’FBI, scendeva dal palco, Riley Sweeney vide che non tutti i diplomati sembravano felici per lei. Infatti, aveva appena finito di lavorare ad un caso di omicidio ed era stata premiata come team leader per le attività in Accademia. Non era un segreto che alcuni studenti sentivano che il recente lavoro sul campo svolto da Riley le avesse dato un ingiusto vantaggio su di loro. Era sicura che qualcuno, nell’ambiente delle forze dell’ordine, dovesse esserne particolarmente infastidito.

Riley tornò al proprio posto, sentendosi arrossita per l’emozione provocata dal premio conferitole. Non riusciva a ricordare che qualcosa di simile le fosse mai accaduto prima. Nel frattempo, le ultime reclute salivano ad una ad una sul palco, prestando il giuramento e ricevendo i distintivi. Quando fu il turno di John, Riley sorrise e gli fece un cenno di un saluto, ricambiato timidamente.

Dopo che gli ultimi studenti avevano prestato giuramento, il Direttore Cormack si congratulò di nuovo con le reclute per il risultato raggiunto e la cerimonia si concluse. Gli studenti si alzarono dai loro posti, cercando impazienti i loro amici.

Riley trovò rapidamente John e Frankie, raggianti d’orgoglio, mentre stringevano i loro nuovi distintivi.

“Ce l’abbiamo fatta!” John disse, abbracciando Riley.

“Siamo davvero agenti dell’FBI!” Frankie aggiunse, abbracciando anche lei Riley.

“Certo che lo siamo” Riley replicò.

Frankie aggiunse: “E la cosa migliore di tutte è che lavoreremo alla Sede Centrale di Washington DC. Potremo stare insieme!”

“Che cosa grandiosa!” Riley acconsentì.

Poi fece un respiro profondo. Dopo quell’estate difficile, tutto stava procedendo proprio bene. Meglio di quanto aveva immaginato.

Si guardò intorno, cercando Ryan, e lo vide muoversi attraverso la folla, verso di lei.

Era riuscito a venire dopotutto, e aveva un piacevole sorriso sul volto.

“Congratulazioni, tesoro” le disse, dandole un bacio sulla guancia.

“Grazie” Riley rispose, baciandolo a sua volta.

Prendendo la mano di Riley, Ryan soggiunse: “E ora, possiamo andare a casa.”

Riley sorrise ed annuì. Sì, quella era davvero una gran cosa in quella giornata. Durante tutte le sue settimane all’Accademia, aveva dovuto dormire nel dormitorio, mentre Ryan era rimasto nel loro appartamento di Washington DC. Non avevano passato molto tempo insieme, come entrambi avrebbero voluto.

La sua assegnazione alla Sede Centrale di Washington dell’FBI significava che avrebbe lavorato a poche fermate di metro dal loro appartamento. Potevano stabilirsi lì e creare una vita insieme, forse persino programmare presto il loro matrimonio.

Ma, prima che Ryan e Riley potessero andar via, John la chiamò.

“Aspetta un attimo, Riley. C’è ancora una cosa di cui occuparsi.”

Riley sgranò gli occhi, ricordando …

Sì, c’è ancora una cosa da fare.

Lei e i suoi amici uscirono nella fredda aria invernale; i nuovi agenti erano tutti allineati e attraversavano il cortile interno, diretti al poligono di tiro dell’FBI. Riley e gli amici si precipitarono a unirsi alla fila, mentre Ryan li seguì.

Riley si accorse che Ryan sembrava alquanto perplesso.

Non capisce che cosa sta succedendo, pensò.

Non c’era tempo per discutere in quel momento. Riley e gli amici si stavano avvicinando al quartiermastro.

Quando lo raggiunsero, l’uomo diede ad ognuno di loro un’arma di servizio, una pistola Glock calibro 22.

Ryan spalancò la bocca, sorpreso e anche un po’ agitato, Riley ne era sicura.

Dovrà abituarsi al fatto che io abbia un’arma da fuoco, lei pensò.

Riley gli sorrise e disse: “OK, possiamo andare a casa ora.”

Tirò un sospiro di sollievo, quando comprese che l’uomo non intendeva dire alcunché il fatto che stesse portando con sé un’arma letale. Entrambi salutarono i suoi amici e attraversarono di nuovo il cortile interno.

Andrà tutto bene, pensò.

Poi, improvvisamente, un ragazzo le si avvicinò, dandole una busta.

“Sei Riley Sweeney?” il giovane chiese.

“Sì” Riley rispose.

Il giovane le porse la busta e disse: “Mi hanno chiesto di darti questo. Devi firmarlo.”

Riley firmò per la busta, poi la aprì frettolosamente.

Lei barcollò, indietreggiando di alcuni passi, mentre leggeva.

“Di che cosa si tratta?” Ryan chiese.

Lei deglutì e gli disse: “Mi hanno cambiato incarico.”

“Che cosa significa?” lui chiese.

“Non lavorerò più alla Sede Centrale del Bureau di Washington DC. Sono stata assegnata all’Unità di Analisi Comportamentale, proprio qui a Quantico.”

Ryan balbettò: “Ma, ma tu hai detto … che avremmo vissuto insieme.”

“Lo faremo” Riley gli rispose in fretta, rassicurandolo. “Dopotutto, non è un viaggio così lungo.”

Nonostante le sue parole rassicuranti, sapeva che il cambiamento avrebbe senz’altro complicato le loro vite: non avrebbe reso impossibile la loro convivenza, ma non l’avrebbe resa facile.

Ryan scattò: “Beh, non puoi farlo. Dovranno cambiarlo.”

“Non posso far cambiare niente” Riley replicò. “Sono l’ultima ruota del carro qui, proprio come lo sei tu nello studio legale.”

Ryan restò in silenzio per un lungo istante, poi brontolò: “Ma di chi è stata quest’idea?”

Riley ci rifletté. Non aveva mai neppure inserito Quantico tra le sue scelte. Chi era intervenuto per farla assumere lì?

Poi, comprese con un sospiro …

Credo davvero di saperlo.




CAPITOLO DUE


L’Agente Speciale Jake Crivaro fissava con insoddisfazione le sue uova strapazzate.

Sarei dovuto andare a quella cerimonia di diploma, pensò.

Era seduto al bar dell’edificio del BAU a Quantico, pensando a Riley Sweeney, la sua giovane protetta. Aveva preso il suo diploma all’Accademia dell’FBI due giorni prima, ed era dispiaciuto di non aver presenziato alla cerimonia.

Naturalmente, aveva trovato una scusa con se stesso: troppe scartoffie accumulate sulla sua scrivania. Ma la verità era che che odiava quel genere di cerimonie, e non era proprio riuscito a farsi forza per andare e sedere tra la folla, ascoltando i soliti discorsi che aveva sentito in innumerevoli forme diverse prima.

Se ci fosse andato, avrebbe avuto l’opportunità di dirle faccia a faccia che aveva richiesto personalmente il suo trasferimento da Washington DC all’Unita di Analisi Comportamentale qui a Quantico.

Invece, aveva inviato un messaggero a farlo al suo posto.

Ma sicuramente lei aveva considerato il suo trasferimento al BAU in maniera positiva. Dopotutto, le sue capacità uniche sarebbero state maggiormente utili lì piuttosto che a Washington DC.

Improvvisamente, Jake pensò che, forse, Riley non sapeva che lui sarebbe stato il suo partner.

Sperava che la ragazza avrebbe considerato una bella sorpresa il fatto che avrebbero lavorato insieme. Avevano già formato una buona squadra in tre casi particolarmente difficili. La giovane poteva dimostrarsi bizzarra a volte, ma riusciva sempre a sorprenderlo con le sue insolite intuizioni.

Avrei dovuto almeno chiamarla, si rimproverò l’uomo.

Jake dette un’occhiata al suo orologio e si rese conto che Riley doveva essere diretta proprio lì, ormai, a fare rapporto per il suo primo giorno di lavoro.

Mentre beveva un sorso di caffè, il suo cellulare si mise a squillare.

Quando rispose, una voce disse: “Ehi, Jake. Sono Harry Carnes. Ho scelto il momento giusto?”

Jake sorriso al suono della voce del suo vecchio amico. Harry era un detective della polizia in pensione di Los Angeles. Diversi anni prima, avevano lavorato insieme ad un caso di rapimento di una celebrità. Erano andati d’accordo ed erano rimasti in contatto.

“Certo, Harry” Jake disse. “Sono felice di sentirti. Che cosa succede?”

Sentì l’amico sospirare, poi dire: “C’è una cosa che mi preoccupa. Speravo in un tuo aiuto.”

Jake iniziò a preoccuparsi.

“Ne sarei felice, amico” rispose subito. “Qual è il problema?”

“Ricordi il caso di omicidio in Colorado dell’anno scorso? La donna che è stata uccisa a Dyson Park?”

Jake era sorpreso di sentire Harry menzionarlo. Quando era andato in pensione dalla polizia di LA, lui e sua moglie, Jillian, si erano trasferiti a Gladwin, una minuscola cittadina sulle Montagne Rocciose nei pressi di Dyson Park. Il corpo di una giovane donna era stato trovato su un sentiero escursionistico. Benché ormai fosse un civile, Harry aveva provato ad aiutare la polizia a risolvere il caso, ma senza successo.

“Certo che ricordo” Jake disse. “Perché me lo chiedi?”

Ci fu un breve silenzio.

Poi Harry disse: “Beh … penso che sia accaduto di nuovo.”

“Che cosa vuoi dire?” Jake chiese.

“Penso che il killer abbia colpito di nuovo. Un’altra donna è stata uccisa.”

Jake ne rimase sorpreso.

Chiese: “Intendi dire lì a Dyson Park?”

“No, stavolta è in Arizona. Ti spiego. Sai quanto io e Jillian amiamo viaggiare verso sud durante l’inverno? Beh, siamo in Arizona adesso, in un campeggio poco distante da Phoenix. Stamattina, al telegiornale locale, hanno detto che il corpo di una giovane donna è stato trovato su un sentiero escursionistico da qualche parte a nord, qui. Ho chiamato la polizia locale, e mi ha fornito dei dettagli.”

Harry si schiarì la gola. “Jake, la ragazza aveva tutti i polsi recisi. Deve aver sanguinato a morte da qualche parte, ma non dove il suo corpo è stato trovato. E’ proprio come la vittima a Dyson Park. Scommetto qualsiasi cosa che si tratta dello stesso killer.”

Jake era scettico.

“Harry, non lo so” disse. “E’ passato molto tempo dall’omicidio in Colorado. Direi che è più probabile che qualunque somiglianza tra i due omicidi sia soltanto una coincidenza.”

La voce di Harry assunse un tono più urgente.

“Sì, ma se non fosse una coincidenza? E se l’uomo che ha commesso il crimine in Colorado fosse il responsabile anche di questo? E se fosse una sorta di furia omicida?”

Jake soffocò un sospiro. Poteva comprendere la reazione dell’amico. Harry gli aveva detto quanto fosse stato amaramente deluso di non essere riuscito ad aiutare la polizia di Gladwin e quella dello Stato del Colorado a catturare il killer. Non c’era da sorprendersi che un nuovo omicidio con caratteristiche analoghe lo mettesse in allarme.

Ma gli escursionisti che si aggiravano da soli in quelle zone deserte venivano uccisi talvolta. E alcune persone persistevano ad aggirarsi lì fuori, da sole, nonostante tutti gli avvertimenti.

Jake non voleva dire senza mezzi termini ad Harry che pensava che avesse torto.

Ma che cosa posso dirgli?

Jake non lo sapeva.

Harry continuò: “Jake, mi stavo chiedendo … pensi che potresti prenderlo come un caso del BAU? Voglio dire, ora che ci sono stati due omicidi in due diversi stati?”

Jake si sentiva sempre più a disagio.

Disse: “Harry, non è così che funziona. Spetta alla polizia dell’Arizona chiedere l’aiuto dell’FBI. E, per quanto ne so, non l’ha fatto. Finché questo non avviene, non è un nostro problema. Ora forse puoi far sì che loro chiamino l’FBI …”

Harry interruppe. “Ci ho già provato. Non riesco a convincere quei poliziotti che gli omicidi sono collegati. E sai come la polizia locale può dimostrarsi quando l’FBI calpesta il loro territorio. Non impazziscono all’idea.”

Jake pensò, No, non penso proprio in effetti.

Trovò facile immaginare come la polizia dell’Arizona potesse reagire davanti ad un poliziotto in pensione che tentava di convincerli che stava loro sfuggendo qualcosa d’importante. Ma Harry non si sbagliava su una cosa, in realtà. Se un killer commetteva omicidi in più di uno stato, l’FBI non aveva bisogno di alcun invito per indagare sul caso. Se Harry aveva ragione sul fatto che si trattava dell’opera dello stesso killer, l’FBI poteva aprire le indagini.

Se Harry aveva ragione.

Jake fece un respiro lungo e profondo. “Harry, non so davvero se posso fare qualcosa. Sarebbe davvero difficile provare a far sì che le persone al comando qui ne facciano un caso ufficiale dell’FBI. Da un lato, sai perfettamente che l’FBI non prenderà un caso se la polizia locale pensa che si tratti di un singolo omicidio. Ma …”

“Ma che cosa?”

Jake esitò, poi disse: “Fammici pensare. Mi rifarò vivo.”

“Grazie, amico” Harry rispose.

Misero fine alla telefonata.

Jake ebbe un sussulto, chiedendosi perché mai avesse promesso ad Harry di rifarsi vivo con lui. Sapeva perfettamente che non sarebbe mai riuscito a convincere l’Agente Speciale Capo Erik Lehl a farlo diventare un caso del FBI. Non con un collegamento così labile.

Accidenti, non ci credo nemmeno io.

Ma aveva detto ciò che aveva detto e Harry era in Arizona ad attendere che Jake lo richiamasse da un momento all’altro. E l’unica cosa che Jake sarebbe riuscito a dirgli era quanto avrebbe dovuto riferirgli prima della conclusione della telefonata, ossia che non avrebbe potuto in alcun modo coinvolgere l’FBI.

Jake fissò il suo cellulare per un momento, provando a raccogliere il coraggio per richiamare l’amico. Ma non riusciva a farlo, almeno non ancora.

Invece, si sedette e cominciò a mangiare la sua colazione in tutta tranquillità. Immaginava che dell’altro caffè potesse aiutarlo a pensare con maggior lucidità sulla gestione della situazione.

O forse no.

Jake sapeva di non esser stato particolarmente acuto ultimamente. In realtà, era giù di morale quando Harry l’aveva chiamato, e non solo perché aveva saltato la cerimonia di diploma di Riley Sweeney.

Quel caso che lui e Riley avevano risolto settimane prima, quell’orribile caso del killer del filo spinato, l’aveva lasciato esausto e spossato. Questo sembrava accadere con sempre maggior frequenza col passare degli anni. La sua energia non si riprendeva come in passato. E sospettava che i suoi colleghi al BAU lo sapessero. In effetti immaginava che fosse quello il motivo per cui Erik Lehl non gli avesse assegnato un caso da quando aveva risolto l’ultimo.

E forse era meglio così.

Forse non era semplicemente più all’altezza.

O forse non era più all’altezza di nulla e non lo sarebbe mai più stato.

Sospirò nella sua tazza di caffè, pensando …

Forse è davvero ora di andare in pensione.

Quel pensiero lo stava tormentando molto ultimamente. Era uno dei motivi per cui si era preso la briga di provocare il trasferimento al BAU di Riley Sweeney. Era il motivo per cui aveva fatto di un agente così giovane il suo partner. In tutti i suoi anni da profiler, non aveva mai incontrato qualcuno con un talento eguale al suo, una straordinaria capacità di penetrare nella mente di un killer.

Al momento di andare in pensione, voleva lasciare che qualcuno con simili capacità prendesse il suo posto, una giovane brillante agente che potesse sostituirlo. Ma temeva che preparare Riley per tutto questo non sarebbe stato un compito facile. Spesso la descriveva come un “diamante allo stato grezzo.”

Ed era davvero un diamante grezzo. Sebbene Riley si fosse diplomata all’Accademia, Jake era sicuro che ci sarebbe voluto molto lavoro per smussare quegli angoli grezzi: la sua irruenza, la sua tendenza a piegare e persino infrangere le regole e a non seguire gli ordini, e la sua mancanza di disciplina quando si trattava di utilizzare il suo dono.

Ha molto da imparare, Jake pensò.

E si trovò a chiedersi se fosse davvero all’altezza del compito d’insegnarle tutto ciò che doveva sapere, specialmente ora che sembrava non essere più quello di una volta.

Una cosa sembrava certa: non doveva andarci piano con lei. Non che l’avesse esattamente coccolata finora. Infatti, spesso trovava difficile controllare le sue reazioni, quando lei commetteva cose folli da recluta. Ma lei gli piaceva molto, sebbene avesse provato a non dimostrarlo troppo. Gli ricordava se stesso quando era molto più giovane.

Perciò, talvolta era tentato di viziarla.

Ma non doveva farlo.

Doveva indurla a lavorare sodo. Doveva plasmarla in fretta.

Dopo aver terminato la colazione, Jake si ritrovò di nuovo a pensare a Harry Carnes, che probabilmente adesso era in attesa che lo richiamasse.

Jake si chiese …

C’è qualcosa che posso fare per lui?

Dovette ammettere che poteva sentire un po’ del suo spirito sollevarsi, all’idea di uscire da quel posto.

E perché no?

Erik Lehl non sembrava entusiasta all’idea di affidargli altri casi al momento.

L’alternativa era sedersi nel suo ufficio a svolgere del noioso lavoro tra le scartoffie, a meno che …

Un’idea prese forma nella mente di Jake.

Aveva un mucchio di ferie accumulate da sfruttare. Poteva chiedere a Lehl tre giorni di ferie, andare in Arizona e vedere se c’era qualcosa che potesse fare per Harry.

Naturalmente, Riley Sweeney stava arrivando qui per prendere servizio.

Ma non c’era un motivo valido per cui cominciasse a lavorare al BAU, se il suo partner più anziano stava per andare in vacanza, perciò …

Perché lei non può venire con me?

Questo poteva fornire delle semplici opportunità di addestramento per una recluta.

L’uomo sorrise all’idea.

Quando Jake lasciò il bar e si diresse all’ufficio di Erik Lehl, pensò …

Chissà? Potrebbe essere divertente alla fine.




CAPITOLO TRE


Mentre si avvicinava alla Sede Centrale del BAU a Quantico, Riley era di umore terribile. Il viaggio dal suo appartamento a Washington DC era stato peggiore di quanto si fosse aspettata. Il traffico del mattino era stato così intenso e pesante, che le aveva quasi impedito di giungere a destinazione.

Sarebbe stato peggio se fossi venuta nell’altro modo, si disse.

Eppure, non sarebbe stato affatto divertente affrontare quel traffico ogni mattina. E, poi, tornare dopo una giornata di lavoro, sarebbe stato più facile?

Mentre raggiungeva finalmente l’area del parcheggio del BAU, vide due entrate: una per i visitatori e una per il personale.

Quale entrata doveva utilizzare?

Nessuno glielo aveva detto. In effetti, non aveva sentito nessuno da quando aveva ricevuto quel messaggio, dopo la cerimonia del diploma due giorni prima, il messaggio che le diceva del suo incarico a Quantico, non a Washington DC.

Quando aveva ricevuto la nota, era stata certa che fosse stata un’idea dell’Agente Crivaro. Ma ora aveva dei dubbi. Dopotutto, avevano già lavorato insieme ad alcune indagini faticose. L’Agente Crivaro non si sarebbe messa in contatto con lei per parlarle del cambiamento?

Nel frattempo, non aveva proprio idea di che cosa quella giornata le avrebbe riservato; quale futuro era in serbo per lei?.

Riley si rese conto del fatto che, qualunque cosa l’attendesse, tutto ciò che aveva fatto durante l’anno passato l’aveva condotta in quel posto. Quando si era inserita in un’indagine sugli omicidi commessi nel dormitorio del suo college, quando aveva lavorato con Jake su casi mentre era ancora in fase di addestramento, tutto l’aveva portata fino a lì.

Non era una visitatrice.

Era un’agente dell’FBI.

Guidò fino al cancello del personale, dove una guardia di sicurezza era appostata in un gabbiotto.

Riley prese il suo distintivo e lo mostrò alla guardia.

La guardia annuì e disse: “La aspettano.”

Le porse una targhetta con il permesso per parcheggiare e le fece cenno di proseguire.

Riley fu attraversata da una scarica di eccitazione. Era la prima volta che mostrava il suo distintivo dell’FBI per identificarsi, e questo aveva fatto la differenza.

Ho davvero un posto in cui parcheggiare!

Il brivido passò immediatamente, però, mentre Riley guidava intorno alla ricerca di uno spazio vuoto. I ricordi del giorno prima cominciarono ad affollarsi nella sua mente.

Dopo tutte quelle settimane in cui aveva vissuto al dormitorio, era finalmente riuscita a passare due notti e l’intera domenica con Ryan. La loro prima notte era stata davvero eccitante, perché erano stati divisi così a lungo, ma il giorno successivo le cose non erano state particolarmente piacevoli. Ryan non era stato affatto felice del nuovo incarico assegnato a Riley, e dell’inconveniente che avrebbe causato.

Inconveniente!

Riley sghignazzò ad alta voce.

L’inconveniente principale per Ryan era che Riley avrebbe avuto bisogno dell’auto ogni giorno per andare e tornare, lasciando che lui usasse la metropolitana per andare e tornare dal lavoro. Quello era stato un colpo basso per il suo orgoglio. La sua Ford Mustang era uno dei pochi lussi della sua vita, e amava guidarla per andare al lavoro ogni giorno. Lei sapeva che lo faceva sentire come il grande avvocato che sperava di diventare un giorno.

Ryan non si era apertamente lamentato della questione del trasporto, ma non aveva neanche nascosto i suoi sentimenti. Aveva dimostrato fin troppa generosità e spirito di sacrificio, provando a far sembrare che lui avrebbe fatto di tutto e affrontato grandi difficoltà per sostenerla nella sua nuova carriera.

E tutto per quella stupida auto, pensò, accostando in una zona di parcheggio vuota e spegnendo il motore.

Uscì dal veicolo e rimase a fissarlo per un momento. Ricordò la prima volta che aveva visto la Mustang. All’epoca, lei e Ryan erano entrambi studenti del college, al loro primo appuntamento. Era rimasta piuttosto colpita dal fatto che lui fosse arrivato al suo dormitorio con quell’auto e anche dalla sua galanteria, quando era uscito e le aveva aperto lo sportello del lato passeggero.

Osservando ora il veicolo, sospirò.

Quei giorni leggeri in cui lei e Ryan stavano appena iniziando a conoscersi sembravano incredibilmente lontani ora. La Mustang non la colpiva più, e avrebbe voluto che non fosse stata così importante per Ryan.

E, in ogni caso, che cosa c’è di male nel dover prendere la metropolitana?

Lei aveva preso la metropolitana ogni giorno durante l’estate, quando seguiva il Programma d’Internato dell’FBI. Era molto efficiente, ed era riuscita davvero a godersi il fatto di viaggiare mescolandosi ai passeggeri del treno.

Ma, dopo tutto, non era afflitta dall’orgoglio maschile di Ryan.

Entrò nell’edificio e presentò le sue credenziali alla guardia di sicurezza. Quest’ultima lesse il suo nome e le disse che avrebbe dovuto recarsi direttamente nell’ufficio dell’Agente Crivaro.

Mentre prendeva l’ascensore, Riley concluse che questo fatto dimostrava la correttezza della sua intuizione originale, ossia che fosse stata un’idea dell’Agente Crivaro farla trasferire a Quantico. Evidentemente, lui la voleva lì. E Crivaro non era soltanto un buon agente anziano, era quasi una leggenda nell’FBI.

Ma che cosa avrebbe voluto che una novellina come lei facesse il suo primo giorno di lavoro?

Scartoffie, probabilmente, suppose.

Sembrava una prospettiva noiosa, ma sapeva che il suo lavoro all’FBI non si sarebbe rivelato tutto un’avventura. Sebbene, come recluta, avesse vissuto un’esperienza sul campo insolitamente forte, era ancora quello: una recluta. Prendere le cose con calma sembrava davvero una buona idea. Non sarebbe stata tutta un’avventura, ma almeno non sarebbe neanche stato sempre rischioso.

E sarebbe stato bello avere un lavoro regolare, almeno per un po’. Un orario affidabile poteva far migliorare le cose tra lei e Ryan, dando loro una possibilità di abituarsi di nuovo l’uno all’altra.

Uscì dall’ascensore e si diresse in fondo al corridoio fino all’ufficio di Crivaro, poi bussò alla porta. Sentì una familiare voce burbera, che la invitava ad entrare.

Quando aprì la porta, vide Crivaro accanto alla sua scrivania. Indossava giacca e cappello.

Una valigia era ai suoi piedi.

L’uomo dette un’occhiata al suo orologio e disse: “Era ora che arrivassi.”

Riley guardò il suo orologio e vide che non era affatto tardi. In realtà era piuttosto presto. Ma era troppo stupita per dirlo ad alta voce.

“Dov’è la tua valigia?” Crivaro chiese.

“Um, nella mia auto” Riley rispose.

Sebbene non sapesse molto del lavoro di agente del BAU, sapeva però che era sempre importante avere una valigia pronta per andar via all’ultimo momento. Non che si aspettasse di usarla così presto.

Crivaro chiese: “Hai parcheggiato nel parcheggio del personale?”

Riley annuì.

“OK, allora” Crivaro disse, prendendo la sua valigia sulla spalla. “La prenderemo mentre andiamo alla mia auto.”

Crivaro passò a passo spedito davanti a Riley, uscendo dall’ufficio. Riley gli corse dietro per stare al suo passo.

Allora balbettò: “M-ma dove stiamo andando?”

“Abbiamo un caso in Arizona” Crivaro rispose. “Prenderemo un volo commerciale per Phoenix, guiderò io fino all’aeroporto.”

Riley era stordita da questo improvviso sviluppo.

“Quanto tempo resteremo in Arizona?” chiese.

“Per tutto il tempo necessario” fu la risposta di Crivaro. “Non sono solito fare congetture su tali questioni.”

Riley soffocò un sussulto. Questa era l’ultima cosa che si sarebbe aspettata accadesse oggi.

E certamente metteva un bastone tra le ruote alle sue speranze di sistemare le cose con Ryan.

“Potrebbe darmi qualche minuto prima di andare?” Riley chiese al mentore. “Devo chiamare il mio fidanzato e avvisarlo.”

Sempre camminando, Crivaro chiese: “Hai il tuo cellulare?”

“Sì” Riley rispose, continuando a tenere il passo con lui.

“Beh, allora puoi camminare e parlare al tempo stesso, no?”

Mentre Riley e Crivaro proseguivano fino alla fine del corridoio, Riley tirò fuori il cellulare e chiamò Ryan.

Quando lo ebbe in linea, disse: “Ryan, è successo qualcosa. Sto, uh, per andare a Phoenix. Adesso, in realtà.”

Lei poté sentire Ryan sussultare. “Tu cosa?”

“Sì, è una sorpresa anche per me” Riley rispose mentre lei e Crivaro prendevano l’ascensore.

Adesso Ryan era fuori di sé.

“Riley, è una follia. Questo è il tuo primo giorno di lavoro.”

“Lo so” Riley disse. “Mi dispiace.”

“Per quanto tempo starai via?”

Riley deglutì e rispose: “Io, ecco, non ne ho idea.”

“Come sarebbe a dire che non ne hai idea? Che cosa farai comunque in Arizona? Tornerai a casa in tempo per Natale? Mancano solo pochi giorni, sai.”

Questa è una bella domanda, Riley pensò.

Invece di provare a dargli una risposta, Riley disse: “Ascolta, non appena scoprirò quando tornerò ti avviserò.”

“Guiderai fin lì per caso?” Ryan chiese.

“Certo che no. Noi prenderemo un volo commerciale.”

“Come ‘noi’?”

“Io e l’Agente Crivaro.”

Riley e Crivaro uscirono dall’ascensore e si diressero fuori dall’edificio.

Ryan disse: “Se andrai fin là, che ne sarà della mia auto?”

Riley era stupita. Non aveva avuto il tempo di pensare all’auto.

Disse: “Si trova nel parcheggio del BAU qui a Quantico. Non preoccuparti, sarà al sicuro.”

“Per quanto tempo dovrò farne a meno?”

Riley s’infuriò.

“Te la caverai in qualche modo, Ryan” rispose.

“Sì, ma per quanto tempo?”

“Come ho detto, ti chiamerò quando lo saprò io stessa.”

Mentre Riley e Crivaro si dirigevano fuori dall’edificio, Ryan continuò a farfugliare al telefono.

Si tratta soprattutto della sua auto, Riley non poté fare a meno di notare.

Più lui andava avanti, più la cosa la irritava.

Lei e Crivaro stavano attraversando il parcheggio, quando Riley disse infine …

“Ascolta, Ryan, non posso davvero parlare ora. Ti prometto che tornerò da te più in fretta che potrò. Ti amo.”

Poté sentire la voce di Ryan che ancora si lamentava, mentre concludeva la telefonata.

Aprendo lo sportello dell’auto per Riley, l’Agente Crivaro disse: “Va tutto BENE a casa?”

“Non potrebbe andare meglio” Riley brontolò, occupando il sedile del passeggero.

La sua rabbia stava scemando, e ora si sentiva imbarazzata per il fatto che Crivaro non fosse riuscito ad evitare di sentire le sue parole rivolte a Ryan.

Crivaro entrò nell’auto e accese il motore.

Poi, sorrise a Riley e disse: “Ehi, nel caso in cui tu non l’abbia notato, siamo partner ora.”

Sì, l’avevo immaginato, Riley pensò, mentre Crivaro usciva dall’area di parcheggio.

Dunque, poche cose erano chiare.

Lei era un’agente dell’FBI.

Era la partner di Jake Crivaro.

Ed erano diretti in Arizona.

Lei avrebbe voluto avere almeno un’idea di che cos’altro aspettarsi quel giorno.




CAPITOLO QUATTRO


Riley non poteva fare a meno di chiedersi …

Lui è matto o cosa?

L’Agente Crivaro le aveva a malapena rivolto la parola, mentre guidava da Quantico, dirigendosi all’Aeroporto Reagan.

Ma perché …?

Sapeva che Crivaro poteva essere burbero, impaziente e arrabbiato ogni volta che lei commetteva errori o disobbediva agli ordini, il che, purtroppo, era accaduto fin troppo spesso. Ma che cosa poteva aver fatto di sbagliato nel breve lasso di tempo che avevano passato insieme stamattina?

Lui l’aveva appena trascinata fuori dagli uffici del BAU senza molte spiegazioni; non aveva avuto neppure il tempo di fermarsi a fare una telefonata privata a Ryan. Naturalmente, ora Ryan era furioso con lei, e - doveva ammetterlo - non senza ragione.

Ma quale poteva essere il problema con l’Agente Crivaro?

Forse non ha nulla a che fare con me, pensò ingenuamente.

Forse qualcosa di personale lo preoccupava.

In ogni caso, Riley sentiva che non sarebbe stata una buona idea chiederglielo.

Restò seduta in auto in silenzio, provando a concentrarsi sulle cose più incredibili di quel giorno: era un’agente dell’FBI, era su un caso e come partner aveva uno degli agenti più rispettati nel BAU.

Quando giunsero all’aeroporto, Crivaro si precipitò verso i banchi del check-in. Riley dovette sforzarsi per tenere il passo, mentre correvano praticamente fino al gate.

Ormai senza fiato per aver attraversato di corsa tutta la hall, arrivarono lì giusto in tempo per l’ultima chiamata dei passeggeri sul loro volo. Riley ricordò come Crivaro avesse guardato l’orologio, quando era arrivata nel suo ufficio, e avesse brontolato …

“Era ora che arrivassi.”

Solo in quel momento Riley capì la ragione dell’agitazione di Crivaro riguardo al arrivo. Se si fossero presentati al gate solo un paio di minuti più tardi, avrebbero perso il volo.

Riley avrebbe voluto ricevere qualche spiegazione invece di essere costretta a seguirlo senza fare domande.

Crivaro le aveva detto che aveva problemi a lavorare con un partner. Perciò, ora che era una partner e non solo un’apprendista, che cosa avrebbe fatto?

Riley si disse che Crivaro doveva aver pianificato frettolosamente questo viaggio. Probabilmente, lo aveva deciso solo all’ultimo momento.

Deve trattarsi di una cosa davvero urgente, pensò con un lieve brivido di eccitazione.

Dopo l’imbarco, Crivaro sedette accanto a un finestrino e guardò fuori, osservando il paesaggio mentre l’aereo decollava. Seduta accanto a lui, Riley si stava ancora chiedendo che cosa avesse in mente e perché avesse avuto una tale fretta. Quando l’aereo raggiunse l’altitudine di crociera, Crivaro inclinò il sedile e continuò a guardare fuori dal finestrino. La luce sul suo volto rivelò rughe causate da anni di casi difficili.

Riley era sicura che, di qualunque cosa si trattasse, avrebbe avuto l’occasione di imparare molto sull’analisi del comportamento criminale. Quando aveva lavorato con lui in precedenza, era stata strappata via da quella che avrebbe dovuto essere la sua normale routine: college, internato, addestramento in Accademia. Ora che era stata davvero assegnata ad un caso, avrebbe avuto più tempo per capire che cosa stava succedendo.

Ma quando avrebbe scoperto di che cosa si trattava? Sicuramente aveva ancora più diritto ad informazioni ora.

Infine, trovò il coraggio per chiedergli …

“Uh, mi dirà qualcosa sul caso a cui lavoreremo?”

Le labbra di Crivaro si curvarono leggermente. Sembrava incerto sulla risposta da dare a quella domanda.

Poi disse: “Forse, solo forse, abbiamo un serial killer da catturare.”

A Riley parve di cogliere qualcosa di più che un lieve scetticismo nella sua voce, come se non credesse alle sue stesse parole.

Crivaro fece una pausa, poi proseguì: “Circa un anno fa, il corpo di una giovane donna è stato trovato su un sentiero escursionistico a Dyson Park in Colorado. Ieri il corpo di un’altra donna è stato trovato su un altro sentiero escursionistico in Arizona. E’ morta in … beh, simili circostanze. Stiamo andando in Arizona a verificare e vedere se esiste davvero qualche collegamento.”

Crivaro riprese a guardare fuori dal finestrino, come se non ci fosse altro da aggiungere.

“C’è altro?” Riley chiese.

“Direi di no” Crivaro rispose, continuando a guardare fuori dal finestrino.

Riley si sentiva davvero confusa ora. Questo poteva essere il suo primo giorno di lavoro, ma sapeva perfettamente che Crivaro doveva sapere più di quanto le stesse dicendo. In effetti, avrebbe dovuto avere un fascicolo pieno di materiali da mostrarle, per aggiornarla sui fatti. Avrebbero dovuto leggerli attentamente, approfittando del tempo di volo.

Chiese: “Quali erano i nomi delle vittime?”

Crivaro alzò leggermente le spalle. “Non ricordo il nome della vittima in Colorado. Nessuno mi ha detto il nome di quella in Arizona.”

Riley non riusciva a credere alle proprie orecchie.

Che cosa intende dire, nessuno gliel’ha detto?

Che cosa intende dire, che non lo ricorda?

Si sta dimostrando riservato, o … ?

Riley sgranò gli occhi, quando ebbe un forte presentimento su che cosa stesse succedendo.

Domandò a Crivaro …

“Questo non è un caso ufficiale del BAU, giusto?”

Crivaro rispose con un lieve ringhio: “Non importa.”

Riley si infuriò. “Penso che importi, Agente Crivaro. Questo è il mio primo giorno come agente del BAU. Che cosa ci faccio qui? Penso di avere il diritto di sapere più di quanto lei mi stia dicendo.”

Crivaro scosse la testa e roteò gli occhi.

“Riley Sweeney, uno di questi giorni quel tuo istinto ti metterà in guai seri.”

Poi, si voltò verso di lei, rimanendo fermo sul suo sedile. Tenendo la voce bassa, l’uomo iniziò a spiegare.

“Ascolta, stamattina presto ho ricevuto una chiamata da un vecchio amico. Si chiama Harry Carnes. Era un poliziotto di LA, e abbiamo lavorato insieme ad un caso lì. Lui è andato in pensione e si è trasferito in Colorado. Un anno fa, una donna è stata uccisa vicino a casa sua, la prima delle due donne che ho appena menzionato. Ha provato ad aiutare la polizia locale, ma non hanno mai risolto il caso.”

“E?” Riley chiese.

“E, Harry e sua moglie stanno viaggiando per il sudovest questo inverno; ha sentito di questo nuovo omicidio in Arizona e ha pensato che potesse esserci un collegamento con quanto accaduto in Colorado. Così, mi ha chiamato chiedendomi di andare a controllare.”

Riley si sentiva sempre più perplessa.

“Omicidi identici” osservò. “Allora perché questo non è un caso dell’FBI?”

Crivaro scosse la testa e rispose: “Non sono passato per i canali ufficiali. Non mi sembra un caso in cui l’FBI possa essere coinvolta. Non so nemmeno quanto si assomiglino, e alcuni dettagli non sono affatto così insoliti a dire il vero. In realtà, sospetto che, probabilmente, non ci sia alcun collegamento tra i due omicidi.”

Riley strizzò forte gli occhi, guardando Crivaro e disse …

“Perciò, mi sta dicendo che sta andando fino in Arizona solo per fare un favore a un suo vecchio amico.”

“Esatto” Crivaro rispose.

Riley faticò a trovare un senso in quanto stava sentendo.

Poi aggiunse: “Perché mi sta trascinando con sé?”

“Sei la mia partner” Crivaro rispose.

“Ma questo non è neanche un vero caso!”

Crivaro alzò le spalle. “Questo non lo sappiamo. Forse scopriremo che Harry ha ragione e che i due omicidi sono collegati, e avremo un vero serial killer da fermare. Se è così, finirà col diventare un caso del BAU. Non credo che vorresti perdertelo, vero? Ad ogni modo, pensavo …beh, pensavo che forse potrebbe essere una buona possibilità per noi due, sai, per abituarci l’uno all’altra.”

Riley quasi rispose d’impulso …

Abbiamo già lavorato insieme a tre casi di omicidio!

Ma si disse che c’era stato parecchio attrito tra loro durante quei primi casi. E allora, lei non era ancora un’agente.

Forse l’Agente Crivaro aveva ragione.

Forse avevano bisogno di un po’ di tempo per abituarsi a lavorare insieme nei loro nuovi ruoli. Ma questo caso non ufficiale e, forse, persino non esistente era davvero il modo per farlo?

Domandò: “Chi paga per il viaggio, comunque?”

“Io, OK?” Crivaro grugnì. “Naturalmente, potranno rimborsarmi se finirà col diventare un vero caso.”

Riley aggiunse: “Quindi, mi sta dicendo, che cosa? Che stiamo andando in una sorta di vacanza insieme?”

Crivaro sogghignò goffamente. “Ehi, il tempo in Arizona in questo periodo dell’anno è certamente molto più bello di quello che c’è in Virginia. Non disturbarti a ringraziarmi per un cambio di paesaggio.”

“Non penso che sia divertente” Riley replicò, provando a non mostrare la sua irritazione. “Avrebbe almeno potuto dirmi fin dall’inizio le sue intenzioni.”

Crivaro rispose sulla difensiva: “Beh, è stata una decisione improvvisa. E non avresti avuto del lavoro da fare a Quantico durante la mia assenza. Potevi benissimo venire con me, almeno provando a fare qualcosa. Indagheremo mentre saremo lì. Potrebbe rivelarsi persino una buona esperienza di apprendimento per te. Perciò, qual è il problema?”

“Le dico io qual è il problema” Riley disse. “Ho un fidanzato a casa che è infastidito per la mia partenza improvvisa. Pensa che sarà meno arrabbiato di sapere che non sto nemmeno lavorando ad un vero caso?”

Crivaro sospirò colpevolmente. “E glielo dirai?”

Riley era stupita. Non aveva nemmeno considerato di non dire a Ryan di tutte le sue attività mentre era lontana da lui.

“Naturalmente” scattò.

“Mi spiace per questo” Crivaro rispose. “Immagino che tu abbia ragione, avrei dovuto prima chiedertelo.”

“Sì, penso di sì.”

Crivaro le rivalse uno sguardo compassionevole e disse: “Ascolta, se vuoi tenerti fuori da tutta questa storia, lo capisco. Quando arriveremo a Phoenix, puoi prendere il primo volo di ritorno, se vuoi. Ti pagherò anche il biglietto. E’ proprio questo che vuoi?”

Riley si sentì nuovamente stupita dalla sua offerta; non sapeva che cosa dire.

Non devo seguirlo? si chiese.

Per un momento, la scelta sembrava ovvia. Crivaro non aveva alcun motivo di trascinarla in giro per il paese in questa inutile impresa. E tornare direttamente a casa sarebbe stato un buon modo per riappacificarsi con Ryan, specialmente se si fosse concessa un altro giorno o due prima di cominciare davvero a lavorare a Quantico. Poteva essere proprio quello di cui lei e Ryan avevano bisogno.

Poi, ricordò rapidamente la rabbia nella voce di Ryan, quando le aveva chiesto al telefono …

“Che ne è della mia auto? Per quanto tempo dovrò farne a meno?”

Riley soffocò un ringhio di irritazione.

Quella dannata auto, pensò.

A Ryan importava più non avere quell’auto a disposizione che il non aver Riley lì.

Questo la infastidiva davvero.

Improvvisamente, Riley non se la sentì di riappacificarsi con Ryan. E per quanto riguardava Crivaro …

Beh, almeno lui sta dimostrando dell’interesse nei miei confronti.

Inoltre, Crivaro aveva ragione su una cosa. Avrebbero sicuramente indagato un po’, anche solo per scoprire che non c’era nulla su cui indagare. Si sarebbe potuta rivelare una bella esperienza dopotutto. Avrebbe persino potuto imparare qualcosa.

Infine, Riley disse: “D’ACCORDO. Resto con lei.”

Gli occhi di Crivaro s’illuminarono.

“Sei sicura?” le chiese.

Riley fece un sorrisetto e disse: “La informerò, se cambierò idea.”

Crivaro le rivolse un grosso sorriso. “Beh, l’offerta resta valida, se vuoi starmi alla larga. Almeno, per quanto riguarda questo viaggio. Quando inizieremo a lavorare insieme ai casi in maniera ufficiale, sarai incastrata con me.”

“Lo terrò in mente” Riley replicò.

Crivaro si appoggiò allo schienale del sedile e chiuse gli occhi, con l’apparente intenzione di fare un pisolino.

Riley prese una rivista dell’aereo dalla tasca del sedile di fronte a lei, e iniziò a sfogliarla.

Si trovò a rimuginare su quanto aveva appena fatto.

Ho scelto il lavoro rispetto a Ryan.

E, con sua sorpresa, la cosa la faceva sentire bene.

Che cosa dice questo su di me? si chiese. E sul nostro futuro?

Poi, la sua mente tornò a interrogarsi sul presente.

Arizona.

Non ne sapeva davvero alcunché.

Aveva passato quasi tutta la vita sulla verdi colline della Virginia. Che cosa poteva avere in serbo per lei una parte del paese così differente?




CAPITOLO CINQUE


Quando l’aereo atterrò a Phoenix, Riley e Crivaro presero le loro valigie dalle cappelliere e imboccarono il ponte di sbarco che conduceva all’interno del terminal. Circa venti persone erano in attesa dei passeggeri dal loro volo, ma non c’era modo di sapere chi fosse lì ad accoglierli.

Un uomo robusto, apparentemente cordiale e con una faccia rubiconda, salutò energicamente Crivaro. Riley immaginò trattarsi di Harry Carnes. La donna ugualmente robusta che era accanto a lui con le braccia conserte e un volto corrucciato doveva essere la moglie di Harry, e non sembrava felice al momento.

L’uomo accolse Crivaro con un grande abbraccio, e Crivaro presentò Riley alla coppia. Il nome della moglie era Jillian. Riley immaginò che avessero circa l’età dell’Agente Crivaro o forse solo qualche anno in più.

Per un momento, si stupì al vedere che entrambi indossavano t-shirt, pantaloncini di jeans e sandali. Lei e Crivaro avevano ancora le loro giacche e gli abiti adatti ad un clima freddo.

“Valigia?” Harry chiese, osservando come erano vestiti.

“No, solo questa” Jake rispose, sollevando la sua valigia.

Harry rise e disse: “Beh, c’è qualcosa di cui potrai occuparti abbastanza presto.”

Lei ricordò quello che Crivaro aveva detto durante il volo.

“Il tempo in Arizona quest’anno è di certo molto più bello di quanto non lo sia in Virginia.”

Lei non era decisamente preparata a quel clima. Avevano avuto così tanta fretta di partire, che non aveva pensato a portare con sé un guardaroba diverso. Si chiese se avrebbe dovuto comprare dei nuovi vestiti per sé. Di certo, il suo budget non era molto esteso.

Forse non importerà, pensò. Se fossero tornati presto a Quantico, probabilmente se la sarebbe cavata con quello che si era portata.

Harry li guidò fino alla più vicina zona ristorazione, dove si sedettero ad un tavolo e ordinarono dei panini per il pranzo.

Crivaro disse ad Harry: “Eccomi qua. Ora dimmi tutto ciò che sai.”

Harry alzò le spalle. “Non ne so molto ad eccezione di quello che ti ho detto al telefono. Una donna è stata trovata morta ieri su un sentiero escursionistico vicino a Tunsboro, una cittadina a nord di qui. Si chiamava Brett Parma. Quando l’ho sentito al telegiornale, mi sono incuriosito e ho chiamato il capo della polizia di Tunsboro. Ho avuto difficoltà a farlo parlare, ma sono riuscito a cavargli qualcosa. Ha menzionato gli squarci sulle braccia della donna, e ha aggiunto che è stata dissanguata a morte da qualche parte, prima che il corpo venisse ritrovato sul sentiero. Poi, mi ha essenzialmente detto di stare lontano dalle sue indagini.”

“Il che è quello che faremo” Jillian commentò.

Harry si allungò dall’altra parte del tavolo verso Crivaro. “Jake, questo mi ha fatto provare una stranissima sensazione. E’ stato come rivivere il caso dell’omicidio di Erin Gibney di un anno fa. Ho iniziato a rivedere come avevo provato ad aiutare la polizia di Gladwin a risolvere il caso, e al modo in cui abbiamo fallito.”

Harry abbassò gli occhi e borbottò: “Non siamo mai riusciti a scoprire il colpevole.”

Jillian sospirò tristemente e disse a Crivaro: “Harry si sente davvero in colpa per tutta la faccenda. Dice che, se avesse risolto quel caso in Colorado, forse questo nuovo omicidio nn ci sarebbe mai stato. Naturalmente, è ridicolo. Jake, puoi farlo ragionare? Digli che non ha alcun motivo di sentirsi in quel modo.”

Crivaro rivolse uno sguardo compassionevole ad Harry.

Poi intervenne “Jillian ha ragione. Non puoi tormentarti in questo modo. Anche se ci fosse un collegamento tra i due omicidi …”

Harry interruppe: “Jake, c’è un collegamento. Me lo sento fin nelle ossa.”

Riley notò lo scetticismo disegnarsi sul volto di Crivaro.

“Harry, ho lavorato a molti più casi di omicidio di te” Crivaro rispose. “So com’è sentirsi responsabili per quelle morti, per non essere riusciti a prendere un killer. Ma non puoi lasciare che ciò abbia la meglio su di te.”

Si protese in avanti e appoggiò una mano sul braccio dell’amico.

“Tu non hai ucciso nessuno, Harry. Non ne sei responsabile. Non è colpa tua. Senti quello che sto dicendo?”

Harry tirò un lungo e amaro sospiro, poi disse a Jake e Riley: “Beh, sono stato un poliziotto abbastanza a lungo da saperlo. Non li risolviamo mai tutti. Ma sono anche stato là fuori abbastanza a lungo per capire quando il mio istinto da poliziotto non si sbaglia. Questo, quest’ultimo omicidio, mi preoccupa davvero.”

Posò il suo panino, non finito, sul piatto e lo allontanò da sé.

“Mi fa piacere che voi due siate venuti qui a verificare le cose” continuò. “Questo mi fa sentire davvero molto meglio. Finite i vostri panini e vi accompagnerò a Tunsboro.”

Jillian gli diede un colpetto su un braccio e disse quasi sussurrando: “Un attimo, Harry. Non accompagnerai nessuno da nessuna parte. Dobbiamo tornare al parcheggio.”

Harry rivolse uno sguardo supplichevole alla moglie.

“Dai, tesoro” sussurrò in risposta. “Non abbiamo molta fretta. E Tunsboro è a poca distanza da qui.”

“Possono noleggiare un’auto” Jillian ribatté. “Ricordi, abbiamo un patto.”

Harry sembrava imbarazzato. Riley si chiese che cosa stesse accadendo tra loro due. Notò che anche Crivaro sembrava incerto su che cosa dire in quella situazione.

Infine, Jillian guardò duramente Jake e disse …

“Harry non si lascerà coinvolgere in questo, questo, di qualunque cosa si tratti. Ormai è in pensione. Siamo in vacanza. Non voglio che si agiti di nuovo come per l’omicidio di Erin Gibney. E’ stato davvero a pezzi, per mesi, per quella vicenda. Pensavo che ormai ce lo fossimo portato alle spalle.”

Harry annuì con riluttanza e si rivolse a Riley e Crivaro con un debole sorriso. “Beh, avete sentito le parole della signora. Mi tiene sotto stretto controllo. Vorrei poter lavorare con voi, ma non posso. Abbiamo un itinerario. Oggi siamo diretti a sud, al Coronado National Forest. Abbiamo una prenotazione al campeggio di Riggs Flat.”

“E non la cancelleremo” Jillian aggiunse bruscamente. “Per nessun motivo.”

Harry le strinse la mano e disse: “Certo che no, tesoro. Ma abbiamo abbastanza tempo per accompagnare questi due alla stazione di polizia di Tunsboro. Poi, potremo tornare al campeggio e dare un’occhiata lì. Questo è il minimo che possiamo fare per loro, dopo tutto il viaggio e il fastidio che hanno avuto.”

Jillian lanciò uno sguardo duro ad Harry. “OK, purché tu prometta di non cambiare idea durante il tragitto.”

Harry sollevò goffamente la sua mano destra.

“Lo prometto” disse, dandole un bacio veloce.

Jillian sorrise e sembrò rassicurata. Ma puntò il dito verso Crivaro, intimando …

“E non provare a persuaderlo a fare il contrario!”

“Non ci penso neanche” Crivaro rispose, sogghignando.

La coppia sembrava molto più rilassata. Harry riprese persino il suo panino e, mentre tutti continuavano a mangiare, intrattenne Riley e Crivaro con una piccola conversazione. Di tanto in tanto, Jillian aggiungeva dettagli o lo correggeva.

Harry e Jillian erano recentemente diventati nonni, e la loro figlia più giovane stava per sposarsi. Come al solito, in questo periodo dell’anno, il clima in Colorado era troppo freddo per i loro gusti. Allora, come facevano quasi sempre durante l’inverno, la coppia aveva equipaggiato il proprio camper e si era messa in viaggio verso le terre più calde del sud-ovest, dove passavano da un campeggio all’altro.

Harry mostrò orgogliosamente a Riley e Crivaro una foto del loro equipaggiamento da campeggio: una roulotte di notevoli dimensioni, trainata da un furgone bianco. Harry chiamava la loro creatura “la nostra casa lontana da casa.”

Durante la conversazione, Riley notò un’espressione pensierosa sul volto di Crivaro.

Si chiese …

Crivaro li invidia?

Riflettendo, le balzò agli occhi che Crivaro ed Harry sembravano avere la stessa età. Non aveva mai riflettuto sul possibile pensionamento di Crivaro. E lui ci pensava?

L’avrebbe preso in considerazione?

Sebbene Riley non sapesse molto del suo mentore, ricordava che era divorziato ed aveva un figlio, con cui non aveva alcun rapporto.

La vita di Crivaro non assomigliava affatto a quella di Harry e Jillian, con la loro famiglia unita e felice. Se aveva dei nipoti, non ne aveva mai fatto cenno a Riley. Le aveva detto che l’ex-moglie si era felicemente risposata, che suo figlio era diventato agente immobiliare, e …

“Sono perfettamente normali, proprio come persone regolari.”

Con una risata autoironica, aveva aggiunto …

“Forse la normalità non fa per me.”

Non per la prima volta, Riley pensò che Crivaro dovesse essere un uomo molto solo.

Se il suo lavoro era l’unica cosa che dava un senso alla sua vita, se sentiva di essere rimasto escluso da qualcosa, allora, naturalmente, questa coppia normale e felicemente in pensione doveva suscitargli malinconia.

La solitudine era una delle ragioni per cui l’aveva portata con sé in questo viaggio singolare?

C’erano stati dei momenti in cui Riley aveva considerato Crivaro come un vero padre, più dell’amareggiato ex-Marine che viveva da solo tra le montagne. Almeno, talvolta, la elogiava per l’aver concluso qualcosa di buono, il che era più di quanto il suo vero padre avesse mai fatto. Lei si chiese …

Pensa mai a me come una figlia?

Il gruppo terminò il pasto e si diresse fuori nell’area di parcheggio. Riley constatò con sollievo che il clima era davvero molto gradevole. Caldo, ma non soffocante o umido. Forse i vestiti che aveva con sé si sarebbero adattati.

Si era aspettata di vedere l’intero equipaggiamento da campeggio delle foto, ma in realtà si diressero semplicemente verso un furgone.

“Dov’è il camper?” Crivaro chiese.

“Questa è la bellezza del nostro equipaggiamento” Jillian rispose. “Possiamo scollegare la casa e lasciarla nel campeggio, mentre guidiamo in giro la nostra … um … auto estesa. Non è raffinato come alcuni, ma è molto pratico.”

Crivaro ed Harry si sedettero sui sedili anteriori, mentre Riley e Jillian occupavano gli ampi sedili posteriori.

Mentre usciva dall’aeroporto, Harry iniziò a intrattenere Crivaro con un’altra piccola chiacchierata: parlò delle strade che avevano preso per venire dal Colorado a sud e di dove intendevano andare dopo, raccontò dei posti che visitavano ogni inverno ed anche dei luoghi in cui avevano trovato dei buoni ristoranti lungo il tragitto. A Riley sembrava che parlasse fin troppo di cose futili ma Crivaro sembrava ascoltare piacevolmente, in apparenza per niente annoiato.

Riley smise di seguire la conversazione. Era felice del fatto che Jillian, seduta accanto a lei, non sembrasse intenzionata ad imitare il marito con parole al vento.

Improvvisamente, tuttavia, Riley si chiese se dovesse dirle qualcosa di simile, solo per essere gentile.

Mentre Harry s’immetteva sulla superstrada, dirigendosi verso nord, Jillian parlò. “Vedo che sei fidanzata.”

Riley si stupì per la frase, ma capì subito che Jillian stava guardando il suo anello di fidanzamento.

Sorrise e disse: “Sì.”

Jillian abbozzò un sorriso, chiedendo: “Avete stabilito una data per il matrimonio?”

Riley deglutì alla domanda.

“Uh, no, non ancora” rispose.

La verità era che lei e Ryan non avevano proprio idea di quando sarebbe stata quella data. Talvolta, sembrava che la sola idea fosse poco più di una fantasia.

“Beh” Jillian disse, “vi auguro ogni felicità.”

Jillian poi voltò la testa e si mise a guardare fuori dal finestrino.

Riley attribuì un enorme significato a quelle parole.

“Vi auguro ogni felicità.”

Jillian e il marito sembravano certamente aver trovato la felicità. Ma Riley sentiva che la loro felicità era stata conquistata con molta fatica, e che il lavoro di Harry nelle forze dell’ordine non aveva reso loro le cose facili.

Riley si ritrovò a pensare al proprio futuro.

Che cosa aveva in serbo per lei?

Talvolta, lei e Ryan avevano trascorso momenti meravigliosi insieme. Ma temeva che sarebbe stato molto difficile anche per loro avere una felicità durevole.

Alla fine avrebbe avuto un felice pensionamento insieme a qualcuno che amava?

O sarebbe finita da sola proprio come l’Agente Crivaro?

Riley guardò fuori dal finestrino dal suo lato del furgone. Il paesaggio fuori era diverso da qualsiasi cosa avesse visto, ad eccezione delle fotografie. Oltre alle aree in cui le persone avevano costruito strutture e coltivato il verde, questa terra appariva arida ai suoi occhi.

Da qualche parte in un’area desertica come questa, una giovane donna era stata brutalmente privata della sua vita. Lo stesso mostro aveva già ucciso prima d’allora?

In quel caso, Riley e Crivaro dovevano mettere la parola fine ai suoi omicidi una volta per tutte.




CAPITOLO SEI


Mentre il furgone si avvicinava alla cittadina di Tunsboro, Riley notò che Jillian si stava sentendo di nuovo a disagio.

E forse con buona ragione, Riley pensò.

I due uomini seduti davanti non stavano parlando di viaggi in auto e di altre banalità ora. Harry aveva spento il suo continuo flusso di sciocco chiacchiericcio ed era tornato all’argomento che più di ogni altra cosa aveva in mente.

“Sapete, sto cominciando a formulare una teoria su questi due omicidi” disse. “Volete sentirla?”

Riley sentì Jillian sussultare ed immaginò che la donna temesse che, all’ultimo minuto, il marito rompesse la promessa di non farsi coinvolgere nel caso.

Apparentemente irritato, Crivaro si limitò a brontolare in modo impercettibile.

Riley ebbe la netta sensazione che la sua risposta programmata fosse “no”. Ma Harry era chiaramente determinato a parlare in ogni caso della sua teoria.

“Penso, no, sono quasi sicuro che il killer sia un campeggiatore, qualcuno che passa da un campeggio all’altro.”

“Qualcuno come te?” Crivaro chiese sarcasticamente.

Harry sogghignò e disse: “Sì, come me tranne per gli anni trascorsi a scavare nel fango in quel modo. Ma, in un certo senso, sì, hai ragione. Il killer dev’essere qualcuno immischiato con tutta la cultura dei campeggi. I campeggi devono essere i luoghi in cui pedina le sue vittime.”

Crivaro scosse la testa. “Non lo so, Harry …”

Harry l’ignorò, continuando a farfugliare particolari della sua teoria.

Riley comprendeva lo scetticismo di Crivaro. Anche se Harry avesse avuto ragione e i due omicidi fossero collegati, questo non avrebbe implicato necessariamente che il killer avesse “pedinato” qualcuno. Sapeva che alcuni omicidi erano atti spontanei che derivavano da incontri casuali. Inoltre, la maggioranza dei campeggiatori non si spostava in gruppi, o almeno in coppie? L’idea di un campeggiatore psicotico che si aggirasse furtivamente tra i campeggi nazionali sembrava un po’ forzata.

Infine, Harry disse: “Ora, Jake, non voglio dirti come fare il tuo lavoro, ma …”

Riley vide Crivaro sussultare a quelle parole. Brontolò di nuovo: “Non è davvero il mio lavoro.”

Questo non servì affatto a rallentare Harry, che continuò: “Penso che tu e la tua partner dovreste iniziare ad andare ai campeggi, facendo molte domande alle persone. Prima o poi, otterrete sicuramente l’indizio che vi serve.”

Crivaro roteò gli occhi, e Riley comprese bene.

Continuando a non notare lo sgomento di Crivaro, Harry continuò a parlare.

“Ma ascolta, tu e la tua partner non potete aggirarvi in un campeggio con i vestiti che indossate ora. Accidenti, avete la scritta ‘FBI’ praticamente ovunque addosso. Conosco i campeggiatori, la maggioranza di essi è amichevole e vi parlerà a prescindere da chi siate. Ma in verità, ce n’è di ogni tipo. Alcuni sono più, qual’è la parola?”

“Riservati” Jillian brontolò. “Alcuni sono semplicemente timidi.”

“Sì, è così, timidi” Harry riprese. “Alcuni amano stare per conto proprio. E, se qualcuno di questi sapesse qualcosa, si dileguerebbe nell’attimo stesso in cui vi vedesse. Ciò che intendo dire è che voi due dovete andare sotto copertura, fingendovi anche voi dei campeggiatori. Potreste dire che tu sei lo zio della ragazza o qualcosa di simile. Certo, sapete come fare, ma potrebbe anche essere più dura di quanto sembri. Innanzitutto, dovete procurarvi dei nuovi vestiti, dovete essere più simili a Jillian e a me. E avrete bisogno di una vostra roulotte o di un vostro camper …”

A quel punto, Crivaro interruppe fragorosamente. “Harry, non posso andare a comprare un camper.”

“Sì, lo so, ma ne puoi noleggiare uno” Harry l’informò. “Penso che ce ne siano disponibili qui intorno. Assicurati soltanto che appaia minimamente decente, non un rottame. Alcune dei migliori campeggi non farebbero entrare un camper vecchio o rovinato. Sono sicuro che il capo della polizia di Tunsboro possa dirvi dove trovare proprio ciò che vi occorre.”

Riley non poté fare a meno di abbozzare un sorriso. L’idea di andare in campeggio con Crivaro e fingersi sua nipote le sembrava sciocca.

Non inganneremmo mai nessuno, pensò.

Si rese conto del fatto che i continui consigli di Harry mostravano semplicemente quanto lui fosse eccitato dal caso. Il serio silenzio di Jillian le diceva, invece, che la moglie di Harry era ben consapevole del suo umore.

Harry continuò a parlare a raffica, descrivendo come, a suo avviso, Riley e Crivaro avrebbero dovuto andare a indagare sul caso.

Avvicinandosi a Tunsboro, superò dei campi da golf e dei ranch realizzati in periferia.

Quando entrarono nella cittadina, Riley si trovò davanti ad una vecchia cittadina del west, che qualcuno aveva provato ad adattare, senza successo, ai tempi moderni. Edifici con finti portici quadrati erano disposti lungo la strada principale. Una fila di porticati, con instabili tetti in stagno, si estendeva di fronte agli edifici. Sebbene ci fosse della pittura fresca qua e là, nessun edificio in realtà sembrava pronto per l’imminente venuta dell’anno 2000.

Infatti, erano gli autentici marciapiede, strada lastricata, semafori, e specialmente le auto che sembravano stranamente fuori posto.

Harry parcheggiò fuori dalla stazione di polizia, che era solo un ennesimo edificio commerciale datato.

Si voltò a guardare Riley e Crivaro.

“Suppongo che il Capo Webster non si aspetti il vostro arrivo. Non ho riferito di aver contattato il BAU. Almeno, mi conosce perché abbiamo parlato al telefono. Forse dovrei entrare con voi e …”

Jillian interruppe bruscamente. “Non pensarci nemmeno, Harry.”

Harry rivolse alla donna un’espressione supplichevole.

“Ci starò soltanto un minuto, tesoro” disse.

“Non ci starai soltanto un minuto, e lo sai. Lasceremo che lo facciano i tuoi amici, e poi torneremo al nostro camper e andremo alla Coronado Forest. Questo è tutto.”

“Ma tesoro …”

“Niente ‘ma,’ Harry. Se entri in quella stazione di polizia, prenderò questo furgone e partirò senza di te.”

Harry sospirò e rise forzatamente.

Si rivolse a Crivaro e Riley: “Beh, avete sentito la signora. Come ho detto, mi tiene sotto stretto controllo. Ora ce ne andiamo. Buona caccia, voi due. E grazie ancora per l’interessamento.”

Quando Riley e Crivaro uscirono dal furgone, la donna sentì Harry borbottare: “Non mi spiacerebbe se mi aggiornaste sulle indagini.”

“Non fatelo!” Jillian sottolineò bruscamente.

Riley e Jake se ne stettero a osservare Harry e sua moglie lasciare la cittadina.

Per Riley era strano essere qui, improvvisamente bloccata nel bel mezzo di quella strana e piccola cittadina.

Crivaro era apparentemente dello stesso parere. Guardò a terra, strascicò i piedi e scosse la testa.

“Che follia” esclamò. “Non abbiamo motivo per immischiarci in questa storia.”

Riley rise e disse: “Beh, non è stata esattamente una mia idea.”

Improvvisamente, percepì una possibilità formarsi nella sua mente.

“Inoltre” aggiunse, “per quello che davvero sappiamo, Harry potrebbe aver ragione su tutto.”

Crivaro la guardò e ringhiò: “Beh, ha torto in merito al fatto che noi due andremo in campeggio. La cosa è davvero troppo ridicola. Dobbiamo mettere dei paletti da qualche parte.”

“Concordo” Riley disse.

Crivaro si voltò e si diresse verso l’edificio.

“Coraggio, presentiamoci al capo” le disse.

Entrarono nella piccola stazione di polizia, dove un receptionist li mandò nell’ufficio del Capo Everett Webster. Lo trovarono seduto alla sua scrivania, intento a parlare con un altro poliziotto. La conversazione sembrava seria.

Riley era sicura che parlassero del recente omicidio.

Quando Riley e Crivaro mostrarono i loro distintivi e si presentarono, Webster spalancò la bocca.

“Buon Dio” disse. “Che cosa diavolo ci fate qui voi federali?”

Crivaro disse: “Sappiamo che avete trovato una donna assassinata su un sentiero escursionistico qui vicino.”

Webster disse: “Sì, ma non c’è alcun motivo che giustifichi l’intervento dell’FBI. E’ una cosa locale e possiamo gestirla.”

Poi, guardò di sbieco Riley e Crivaro e disse: “Aspettate un attimo. Non siete qui per via di quel caso irrisolto del Colorado, vero? Il tizio che ha chiamato provando a convincermi che c’era qualche collegamento tra questo omicidio e un altro avvenuto un anno fa?”

Crivaro alzò le spalle. “Siamo qui solo per verificare la situazione.”

Webster scosse la testa, poi disse all’altro poliziotto: “Wally, potresti lasciarci la stanza per qualche minuto?”

Wally annuì e lasciò l’ufficio.

Webster cominciò ad andare avanti e indietro di fronte alla sua scrivania.

A Riley parve un uomo piuttosto sgradevole, con un enorme mento sporgente e una fronte inclinata, che lo faceva apparire come una sorta di uomo delle caverne. Ma gli occhi sembravano svegli e piuttosto perspicaci.

Si rivolse a Riley e Crivaro: “Ascoltate, non so come abbia fatto quell’uomo a far venire qui l’FBI mandando voi due qui, ma è stato davvero un viaggio a vuoto, e mi spiace per il fastidio arrecatovi. Io ed i miei ragazzi possiamo cavarcela.”

“Non ne dubito” Crivaro disse con voce gradevole. “Eppure, per il tempo che resteremo qui, forse potrebbe dirci quello che sa dell’omicidio. Siamo nell’Unità di Analisi Comportamentale, e ,a quanto pare questo killer è un po’ insolito. Abbiamo solo pensato che avremmo potuto essere d’aiuto qui.”

Webster alzò le spalle e disse: “BAU? Beh, è un caso strano. Devo ammetterlo. Brett Parma era il nome della vittima. Ho appena finito di parlare al telefono, per cercare di scoprire qualcosa di più su di lei.”

Webster raccolse degli appunti che erano appoggiati sulla sua scrivania e diede loro un’occhiata con i suoi occhiali da lettura.

Disse: “Sembra che lavorasse come receptionst in uno studio medico a North Platte, Nebraska. E’ venuta qui per una vacanza di tre settimane. E’ rimasta al Campeggio Wren Nest, qui vicino, per un paio di notti, poi l’ha lasciato sabato. Non è stata più vista da allora, almeno finché un escursionista non ha trovato il suo corpo ieri sera su un sentiero. Apparentemente, aveva una prenotazione al Campeggio Beavertail, anche quello piuttosto vicino. Ma non ci è mai arrivata.”

Webster ripose di nuovo gli appunti sulla scrivania e disse: “La cosa strana è che non è stata uccisa lì, sul sentiero. A quanto pare, è stata ferita altrove e lasciata a dissanguarsi a morte. Poi, il suo corpo è stato gettato sul sentiero.”

Webster incrociò le braccia ed aggiunse: “Ascoltate, non mi spiace dirvi che la prendo sul personale, quando qualcuno viene ucciso nella mia giurisdizione. Nuoce al turismo, e il turismo è più o meno tutto ciò su cui verte l’economia di Tunsboro, almeno da quanto le miniere chiusero anni fa. Io e i miei ragazzi siamo davvero intenzionati a risolvere presto questo caso. Senza offesa, ma preferirei non avere interferenze da Quantico.”

Crivaro annuì. “Lo capisco e lo rispetto. Ma, giacché siamo qui, le dispiace se io e la mia partner diamo un’occhiata alla scena del crimine? Potremmo dire a una prima occhiata se è un caso nostro oppure no, e probabilmente non sarà così. A quel punto, potremo starvi fuori dai piedi.”

Webster si rilassò visibilmente un po’. “Mi sembra giusto” rispose. “Intanto, mi stavo giusto preparando per tornarci io stesso. Voi due potete venire in auto con me.”

Riley e Jake seguirono Webster fuori dall’edificio, poi entrarono in auto con lui.

Mentre Webster li portava fuori città, Riley pensò alla descrizione che l’uomo aveva fatto della morte di Brett Parma.

“E’ stata ferita altrove e lasciata a dissanguarsi a morte.”

Riley rabbrividì ricordando l’ultimo terribile caso, a cui lei e Crivaro avevano lavorato insieme, quello del killer del filo spinato. Anche le sue vittime erano state lasciate a morire lentamente dissanguate, e quella somiglianza la destabilizzava.

Pensò alle parole che Crivaro aveva appena detto ora.

“Potremo starvi fuori dai piedi.”

Si chiese se il partner avesse detto la verità.

Riley non aveva idea se Harry avesse ragione e se i due omicidi potessero essere interconnessi. Ma di una cosa era assolutamente certa: una donna era stata brutalmente uccisa proprio lì vicino.

Potevano semplicemente allontanarsi da questo?

Sarebbero davvero tornati a Quantico senza neanche provare a risolvere la cosa?

Stava iniziando a trovarlo difficile da immaginare.

Ma se Crivaro avesse insistito?

Avrebbe dovuto accettare qualunque decisione presa dal partner, che non aveva dimostrato alcun vero interesse in questo caso.

Forse perché l’Agente Speciale Jake Crivaro aveva visto molte morti nei suoi lunghi anni al BAU.

Beh, pensò, l’Agente Speciale Riley Sweeney ha visto più omicidi della maggior parte dei suoi coetanei.

E non era pronta a cedere con questo.




CAPITOLO SETTE


Quando il Capo Webster guidò l’auto fuori da Tunsboro, Riley sentì aumentare le sue aspettative. Ma dovette chiedersi …

Sono solo io?

Non aveva scorto alcun cenno d’interesse sul volto dell’Agente Crivaro, che, seduto davanti accanto al capo, sembrava davvero annoiato.





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“Un capolavoro del giallo e del mistero! L’autore ha svolto un magnifico lavoro, sviluppando i personaggi con un approfondito lato psicologico, descritto con tale cura da farci sentire all’interno della loro mente, provare le loro paure e gioire del loro successo. La trama è molto avvincente e vi catturerà per tutta la durata del libro. Ricco di colpi di scena, questo libro vi terrà svegli fino all’ultima pagina.”–Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su Il Killer della Rosa)CATTURA (Gli Inizi di Riley Paige—Libro Quattro) è il libro #4 in una nuova serie di thriller psicologici, di Blake Pierce, autore di serie di successo, il cui bestseller gratuito Il Killer della Rosa (Libro #1) ha ricevuto oltre 1.000 recensioni da cinque stelle.Un serial killer, sospettato di usare un camper, adesca ed uccide donne in tutto il paese, e l’FBI si rivolge alla sua agente più giovane e brillante: la ventiduenne Riley Paige.Riley è riuscita a diplomarsi all’Accademia dell’FBI, determinata ad emergere come agente dell’FBI. Ma quando è assegnata al primo caso ufficiale con il suo nuovo partner, Jake, si chiede se sia tagliata per il compito.Riley and Jake, immersi nella sottocultura del mondo dei camper, e nelle profondità della mente del killer, presto realizzano che nulla è ciò che sembra. C’è uno psicopatico a piede libero, confondendoli ad ogni passo, e disposto a non fermarsi dinnanzi a niente finché non ha fatto quanto più vittime possibili.Con il suo stesso futuro in gioco, Riley non ha altra scelta che scoprirlo: la sua mente brillante sarà all’altezza di quella del killer?Un thriller ricco di suspense mozzafiato, CATTURA è il libro #4 in una nuova affascinante serie, che vi terrà incollati alle pagine fino a notte tarda. Condurrà i lettori a 20 anni prima, all’inizio della carriera di Riley, e si completa perfettamente con la serie che comincia con IL KILLER DELLA ROSA (Un Mistero di Riley Paige), che include ben 15 libri.Il libro #5 nella serie de GLI INIZI DI RILEY PAIGE sarà presto disponibile.

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