Книга - Il Cuore Del Tempo

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Il Cuore Del Tempo
Amy Blankenship






“Il Cuore del Tempo”

Serie “Il Cuore di Cristallo Protettore” – Volume 1



Author: Amy Blankenship

Translated by Ilaria Fortuna



Copyright © 2013 Amy Blankenship

English Edition Published by Amy Blankenship

Second Edition Published by TekTime

All rights reserved.











La Leggenda del Cuore del Tempo


I mondi possono cambiare... ma le vere leggende non svaniscono mai.

Luce e oscurità combattono costantemente dalla notte dei tempi. I mondi vengono creati e distrutti dai loro creatori, e il continuo bisogno di bene e male non è mai stato in discussione. Tuttavia, a volte giunge qualcosa di inaspettato... un qualcosa che entrambe le parti vogliono ma che solo una può avere.

Paradossale per natura, il Cuore di Cristallo Protettore è l’unica cosa che entrambe le parti hanno cercato di ottenere lottando. La gemma ha il potere di creare e distruggere l’universo noto e, allo stesso tempo, è in grado di porre fine alle sofferenze e ai conflitti. Alcuni pensano che il cristallo abbia una propria mente pensante... altri dicono che dietro tutto ciò vi siano gli dei.

Ogni volta che il cristallo è apparso, i suoi guardiani sono sempre stati pronti a difenderlo da chi voleva usarlo per puro egoismo. Le identità di questi guardiani rimangono invariate ed essi amano con la stessa ferocia sia il mondo che la dimensione.

Una giovane donna si trova tra questi guardiani ed è oggetto del loro amore. Dentro di sé cela il potere del cristallo. Lei è il custode della gemma e la fonte del suo potere. Le linee spesso si confondono, e proteggere il cristallo si trasforma lentamente nel proteggere la Sacerdotessa dagli altri guardiani.

È la coppa da cui beve il cuore dell’oscurità. È l’opportunità per rendere i guardiani del cristallo deboli e vulnerabili agli attacchi. L’oscurità brama il potere del cristallo e la Sacerdotessa, così come un uomo bramerebbe una donna.

In ognuna di queste dimensioni e realtà c’è un giardino segreto chiamato “Cuore del Tempo”. Lì c’è la statua di una giovane sacerdotessa inginocchiata. Essa è circondata da un’antica magia che tiene nascosto e al sicuro il suo tesoro segreto. Le mani della fanciulla sono protese come in attesa di accogliere qualcosa di prezioso.

Secondo la leggenda, starebbe aspettando che le venga restituita la potente pietra conosciuta come il Cuore di Cristallo Protettore.

Solo i Guardiani conoscono i segreti che si celano dietro la statua e le sue origini.

Prima che i cinque fratelli nascessero, i loro antenati, Tadamichi e il suo gemello Hyakuhei, proteggevano il Cuore del Tempo durante il suo periodo più buio. Per secoli, i gemelli protessero il sigillo che impediva al mondo umano di mescolarsi con quello dei demoni. Questa missione era sacra e le vite degli uomini e dei demoni dovevano essere protette e nascoste le une dalle altre.

Inaspettatamente, durante il loro regno, un gruppo di uomini sconfinò accidentalmente nel mondo dei demoni a causa del sacro cristallo. In un periodo di conflitti, il suo potere causò una rottura del sigillo che separò le dimensioni. Il capo degli umani e Tadamichi si allearono prontamente, stringendo un patto per richiudere il sigillo e mantenere i due mondi separati per sempre.

Ma, durante quel periodo, Hyakuhei e Tadamichi si erano innamorati entrambi della figlia del capo degli umani.

Contro la volontà di Hyakuhei, il sigillo era stato riparato da Tadamichi e dal padre della ragazza. La forza del sigillo fu aumentata di dieci volte, dividendo per sempre quel pericoloso triangolo amoroso. Il cuore di Hyakuhei era spezzato. Pur essendo suo fratello, Tadamichi lo aveva tradito facendo in modo che lui e la Sacerdotessa fossero separati per l’eternità.

L’amore, una volta perso, può trasformarsi nella cosa peggiore. Il cuore spezzato di Hyakuhei si trasformò crudelmente in rabbia e gelosia e provocò un conflitto tra i due gemelli, portando alla morte di Tadamichi e frantumando la sua anima immortale. Quei frammenti immortali diedero vita a cinque nuovi guardiani a difesa del sigillo, per proteggerlo da Hyakuhei, che si era unito ai demoni del regno del male.

Imprigionato nell’oscurità che lui stesso era diventato, Hyakuhei abbandonò il pensiero di proteggere il Cuore del Tempo... e usò, invece, le proprie energie per bandire completamente il sigillo. I suoi capelli neri, lunghi oltre le ginocchia, e il viso più affascinante di tutti, smentivano la reale malvagità celata dal suo aspetto angelico.

All’inizio della guerra tra le forze della luce e del buio, un’accecante bagliore blu erompe dalla statua sacra, segno che la giovane Sacerdotessa è rinata e il cristallo è riemerso dall’altra parte.

Poiché i guardiani erano attratti da lei ed erano i suoi protettori, la battaglia tra il bene e il male comincia sul serio. Da qui, l’ingresso in un altro mondo, in cui l’oscurità predomina sulla luce.

Questa è una delle loro tante epiche avventure...




Capitolo 1 “Ricordi Distrutti”


«Kyoko!!!!!!».

Il grido rabbioso di Toya poteva essere sentito in tutta la foresta circostante. Quando il frastuono del suo grido disperato svanì, tutto piombò in un silenzio di tomba mentre tutti i presenti rimasero a guardare, in attesa della prossima mossa di Hyakuhei.

Nessuno avrebbe potuto fermarlo. Tutto era accaduto troppo in fretta perché qualcuno potesse reagire. Quello che era successo aveva paralizzato i cinque guardiani per la paura. Non riuscivano a credere di essersi uniti come guardiani del Cuore di Cristallo Protettore per combattere Hyakuhei... soltanto per vederlo vincere. Soltanto per perdere la persona che tutti amavano e proteggevano.

Proprio lì, in mezzo al campo di battaglia... il loro incubo peggiore stava prendendo vita.










Hyakuhei teneva Kyoko intrappolata mentre scrutava il suo viso terrorizzato. La parte inferiore del proprio corpo aveva cominciato a fondersi con il suo, proprio come aveva previsto. Stava lentamente cercando di inglobare lei e il Cuore di Cristallo Protettore nel proprio corpo e nel vuoto della propria anima. Chiunque stesse guardando poteva vedere la contaminazione del Cristallo mentre brillava con l’oscurità del male puro.

Kyoko gli premette le mani sul petto mentre si scostava freneticamente da lui, cercando con tutte le sue forze di liberarsi da quel Signore dei Guardiani trasformato in demone, ma lui si limitò a ridere.

Hyakuhei era ormai all’apice del potere, che gli attraversava la carne e le vene, ed i suoi deboli tentativi di sfuggirgli lo divertivano. I lunghi capelli color ebano svolazzavano attorno a loro come se avessero vita propria. Le ciocche setose serpeggiavano attorno alle spalle Kyoko come fili di ferro, per aiutarlo a tenere bloccato quell’esile corpo contro il suo.

Kyoko si sentiva indifesa mentre lottava contro il proprio corpo che stava diventando tutt’uno con lui. Non voleva cadere nel vuoto buio e freddo della sua anima. Sentiva tutti i demoni che la aspettavano lì. Più il suo corpo veniva assorbito da Hyakuhei, più sentiva freddo. Le gambe le bruciavano come se si stesse formando del ghiaccio sulla pelle, come un milione di punture di spillo tutte in una volta.

Sapeva che, se non avesse fatto subito qualcosa, sarebbe stata la fine per tutti. Guardò i cinque fratelli che l’avevano protetta negli ultimi due anni... se ne stavano lì a guardare. Tutti volevano aiutarla ma avevano troppa paura di muoversi finché lei sarebbe stata usata come scudo.

Kyoko non voleva perdere per colpa di quel traditore. Era il loro zio... perché combatteva contro i suoi nipoti da così tanto tempo? Gli occhi verde smeraldo di Kyoko ritornarono a guardare quelli del nemico con rabbia e paura. Non poteva accadere sul serio... non dopo tutto quello che aveva passato. Era tutta colpa sua.

I suoi occhi incrociarono quelli di Hyakuhei. Lei aveva portato il Cristallo in questo mondo e lei lo avrebbe portato via, anche se avesse dovuto portarlo dritto all’inferno.

Kyou si trovava a pochi metri di distanza ed estrasse prontamente la sua spada di distruzione “Hakaisha”, con rabbia cieca. Non gli piaceva l’idea che suo zio, il suo nemico, toccasse l’unica giovane umana che avesse mai imparato a rispettare. Sembrava così pericolosamente fragile tra le braccia di quel pazzo... adesso la lotta era tra purezza e malvagità.

Il signore del regno dei guardiani, Kyou, il maggiore dei cinque fratelli, non poteva fare nulla senza ferire Kyoko. Dentro di sé sapeva che il potere del Cristallo non poteva fargli del male perché aveva usato un incantesimo per bloccare tutte le magie prima di quella battaglia. Si era preparato nel caso in cui Hyakuhei avesse tentato di usare il Cuore di Cristallo Protettore contro di lui.

Ma questo... non lo aveva previsto. Non voleva che Kyoko fosse ferita, non finché lui aveva il potere per impedirlo.

Non lottò quando gli oscuri fantasmi demoniaci inviati da Hyakuhei strisciarono dal terreno, come se provenissero da un incubo, e si avvolsero attorno a lui per tenerlo fermo. Kyou guardò Toya, notando la furia che ardeva negli occhi argentati del fratello minore.

Hyakuhei aveva circondato suo fratello con un nugolo di fantasmi demoniaci, cercando di tenerlo a bada, ma Toya continuava a dimenarsi con furia. Dentro di sé, Kyou era grato per il controllo che aveva imposto a suo fratello... altrimenti Toya avrebbe certamente attaccato, incurante delle conseguenze. La sola vista di Kyoko in un tale pericolo lo aveva spinto oltre il limite della sopportazione.

Kyou sentiva il potere di Toya intensificarsi ad ogni battito cardiaco, così come accadeva al suo stesso potere e a quello degli altri fratelli.

A breve distanza, Kotaro spalancò i suoi occhi color ghiaccio. Non voleva vedere Kyoko ferita ma non poteva fare nulla per impedirlo. Aveva le braccia coperte di sangue dopo la battaglia, e le gambe non erano in gran forma. Era incapace perfino di attaccare, in quel momento, mentre cercava di stare in piedi lottando contro il dolore. La sua mente era ancora paralizzata dalla paura per la ragazza che amava più di ogni altra cosa.

«Non osare farle del male o ti darò la caccia anche all’inferno, Hyakuhei.» sibilò Kotaro con voce roca, mostrando i canini affilati mentre i suoi ardevano dal desiderio di vendetta. L’aria attorno a lui sembrò prendere vita mentre il suo potente vento sollevò una nuvola di detriti.

Kamui era spaventato, ma vedere Kyoko dimenarsi tra le braccia di Hyakuhei fece scattare la sua mente. Nei suoi occhi furiosi brillavano pagliuzze multicolori. Senza pensare alle conseguenze, Kamui corse dritto verso Hyakuhei mostrando gli artigli... dal suo amore per la Sacerdotessa era nato un coraggio inimmaginabile e lo videro tutti.

I demoni-ombra di Hyakuhei lo respinsero, sbattendolo a terra e sollevando polvere e detriti.

Kaen afferrò saldamente Kamui, dai suoi piedi si sprigionò il fuoco e si mise al riparo, tenendo sempre d’occhio il guardiano più giovane durante la battaglia. Adagiando un Kamui zoppicante a terra, lontano dal pericolo, Kaen rivolse i suoi occhi infuocati verso Hyakuhei, e rimase tra il giovane guardiano e il nemico.

Suki era inginocchiata e teneva ancora il corpo senza vita di suo padre tra le braccia. Il suo odio per Hyakuhei ribolliva dentro di lei per la morte di Sennin. Poi posò lo sguardo su Kyoko, desiderava poter salvare la sua migliore amica dallo stesso gelido destino che aveva colpito l’anziano saggio.

Shinbe stava davanti a Suki per proteggerla, nascondendola dalla vista di Hyakuhei. Il vento scaturito dalla rabbia di Kotaro fece svolazzare i capelli blu notte di Shinbe, conferendo un’aria spettrale ai suoi occhi color ametista. La sua preoccupazione per Kyoko aumentò mentre sentiva crescere il potere del Cristallo.

«No...», pronunciò quella parola come se il vento lo avesse trafitto all’improvviso. Sapeva che, se Hyakuhei avesse ottenuto i pieni poteri del Cuore di Cristallo Protettore, allora i due mondi sarebbero stati in grave pericolo. Una lacrima ardente gli scese lungo la guancia mentre sentiva il cuore frantumarsi. «Kyoko.».

Hyakuhei guardò i nemici che erano rimasti sul suo cammino per così tanto tempo... i figli di suo fratello. Sapeva che avevano paura di attaccarlo perché stava usando Kyoko come scudo, e sentiva la rabbia aumentare.

Le sue ali color ebano si spiegarono, creando uno sfondo nero dietro di lui, mentre i suoi occhi altrettanto scuri fissavano la ragazza tra le sue braccia. «Stanno cercando di proteggerti.» disse con una voce calma e rassicurante, come se non fossero nel bel mezzo della battaglia ma la stessero guardando da spettatori.

Il sacro Cuore di Cristallo Protettore era ancora visibile nel suo petto nudo. L’amore che lei provava per i guardiani che combattevano per proteggerla era l’unica cosa che impediva al cristallo di affondare completamente nel suo corpo e dargli il potere che lui desiderava.

La purezza di quell’amore era il potere di Kyoko, e lei lo stava usando per cercare di allontanare il cristallo da lui... lo sentiva. Ma poteva anche sentire il potere che già gli scorreva nelle vene, e ne desiderava altro.

I suoi occhi s’intenerirono per un momento quando le sussurrò, come se stesse parlando a un’amante: «Non è abbastanza.».

Hyakuhei decise di usare il potere già ottenuto dal cristallo contro Kyoko, in modo tale che avrebbe distrutto il legame che teneva unito quel bel gruppetto. Sapeva che doveva fermarla... perché il suo potere da solo era forte quanto il cristallo che un tempo lei teneva dentro di sé. Lo stesso cristallo che, un tempo, gli aveva dato l’occasione di amare... per poi strappare crudelmente quell’amore dalle sue mani.

Si avvicinò al viso di Kyoko e posò un tenero bacio sulle sue labbra innocenti. Fissando i suoi ardenti occhi verdi, entrò nella sua mente con il potere del Cuore di Cristallo Protettore.

Hyakuhei cercava i ricordi dei guardiani che lei amava tanto... li avrebbe cancellati. Rubarle i ricordi delle persone per cui aveva combattuto avrebbe indebolito il suo potere, rafforzando il proprio.

Kyoko non riusciva a chiudere gli occhi. Sentiva i suoi artigli malvagi nella propria mente, cercavano di distruggere i suoi ricordi e di strapparle via la ragione di quella battaglia... cercavano di privarla del suo amore... dei suoi amici... lei non lo avrebbe permesso.

Kyoko sentì il controllo sfuggirle, le rimaneva una sola cosa da poter usare contro di lui, proprio ciò che lui stava cercando di prendere e distruggere. I suoi occhi brillarono con un lampo di rabbia non più repressa. Lei intrecciò le mani coni suoi capelli neri e premette la fronte contro la sua, muovendosi con un’ondata di potere.

Con la voce che sferzò il silenzio del campo di battaglia, urlò: «Li vuoi così tanto? Ecco!! Prendili!!!».

Gli occhi dorati di Kyou ardevano intensamente mentre la paura lo colpiva come la lama di un coltello rovente. Che cosa stava facendo la Sacerdotessa? Sapeva che c’era qualcosa di terribilmente sbagliato e sentì i propri poteri mentali chiamarlo... spingendolo ad ascoltare e vedere prima che fosse troppo tardi! Circoscrisse quel potere ed entrò nella mente di Kyoko, cercando di capire cosa stesse succedendo. Sarebbe caduto in ginocchio per ciò che aveva visto, se i demoni-ombra non lo avvolgessero così stretto per tenerlo immobile.

Le immagini e i suoni sarebbero rimasti impressi per sempre nella sua mente e, in qualche modo, sapeva che non sarebbe mai riuscito a scacciare le sensazioni che lo stavano assalendo. Scrutando nella sua mente, Kyou capì che Kyoko nutriva sentimenti d’amore sia per lui che per i suoi fratelli. Poteva vedere ogni tocco, sentire ogni emozione che lo accarezzava e ogni lacrima nascosta che lo turbava, e di certo lei stava provando la stessa cosa.

Kyou rimase sconvolto quando si rese conto che Kyoko aveva più potere di quanto chiunque avesse mai immaginato... un potere che neanche lei sapeva di avere. Poteva vedere e sentire ogni ricordo che passava dalla sua mente a quella Hyakuhei come se venisse lanciato dritto al proprio cuore, da dove non se ne sarebbe mai andato.

Anni di amore, angoscia, e sacrificio... tutti in un istante.

Lacrime di rabbia rigavano le guance di Kyoko mentre scagliava nella mente di Hyakuhei ogni ricordo di amore e di amicizia, di dolore e di sentimenti segreti che nutriva per tutti coloro che combattevano con lei. Era l’unica arma che le era rimasta.

La malvagità di Hyakuhei fu destabilizzata all’istante. Tutti percepirono un cambiamento quando il cristallo iniziò a lampeggiare di una luce bianca accecante, e i demoni-ombra che tenevano Toya e Kyou si disintegrarono nel nulla.

Kyoko vide l’angelo delle tenebre andare in confusione, il suo viso perfetto era stravolto dal dolore.

Proprio mentre iniziava a scivolare, Kyoko allungò le mani e afferrò il cristallo, estraendolo dalla carne di Hyakuhei. Sapeva cosa doveva fare, perché sentiva già la propria mente che perdeva la lotta con i ricordi che non voleva dimenticare. Lacrime lucenti lasciarono una scia lungo le sue guance già bagnate.

Aveva rinunciato ai propri ricordi per salvare tutti. Prima che fosse troppo tardi, poggiò il Cuore di Cristallo Protettore sul proprio petto... all’altezza del cuore.

Si voltò e vide Toya e Kyou che correvano verso di lei, e sussurrò: «Ricordatevi di me, vi prego... ritrovatemi.».

L’ultima cosa che Kyoko notò mentre la vista iniziava a sbiadire furono i due guardiani che gridavano il suo nome correndo, uno con gli occhi color oro e l’altro con gli occhi color argento fuso... poi vide tutto buio.

Kyou sentì la forza vitale di Kyoko che svaniva e pensò che stesse morendo. Saltò insieme a Toya, nel disperato tentativo di raggiungerla, ma la visuale cambiò, come se gli fosse finita dell’acqua davanti agli occhi. Onde increspate irradiavano da Kyoko e lei svanì. Poi Hyakuhei gridò di rabbia, e svanì anche lui.

La mente di Kyou andò in tilt quando il grido di suo fratello s’interruppe di colpo, come se il suono fosse stato letteralmente spezzato, e capì che anche Toya era sparito. Kyou atterrò con grazia nel punto in cui solo un secondo prima c’era il suo bersaglio. Si guardò attorno furioso. Erano spariti tutti.

Kyou sentiva l’adrenalina scorrergli nelle vene e mescolarsi con il suo nobile sangue di guardiano. Aveva visto e sentito tutto. Adesso possedeva i ricordi di Kyoko. Lei aveva dato tutta se stessa per salvarli e lui aveva ascoltato il suo ultimo desiderio. Probabilmente lei non si rendeva neanche conto di quello che aveva fatto... li aveva portati tutti con sé, lasciandolo da solo.

L’incantesimo di cui si era circondato per evitare che il cristallo sacro gli fosse usato contro gli aveva impedito di seguire gli altri, ovunque fossero finiti. Sussurrando poche parole, lei gli aveva portato via tutto.

Il corpo di Kyou era imponente e fiero. I suoi capelli argentei, lunghi fino alle ginocchia, gli svolazzavano tutt’intorno e la sua camicia di seta bianca si muoveva con la brezza, come se si trovasse nel bel mezzo di una tempesta invisibile, la stessa tempesta che infuriava nel suo cuore tormentato.

Aveva l’aspetto di un angelo, regale, potente e perfetto, mentre guardava il campo di battaglia deserto. Si toccò una guancia, catturando una solitaria lacrima rosso cremisi che neanche lui aveva il potere di fermare.

La visione di Kyou fluttuava, mentre le piume dorate delle sue ali appena spuntate volteggiavano davanti a lui, circondandolo con un bagliore dorato e rivelando la sua vera identità, per la prima volta nella sua esistenza millenaria.

L’unica ferita lasciata dalla battaglia era lo squarcio apparso nel suo cuore... un cuore che nessuno aveva mai pensato che possedesse. Posò lo sguardo sulla statua vergine che si trovava a pochi passi da lui, e sussurrò: «Kyoko, non ti abbandonerò. La distanza di oltre mille anni non basterà ad impedirmi di ritrovarti di nuovo.».




Capitolo 2 “Il rovescio della medaglia”


Dall’altro lato del Cuore del Tempo, due anni dopo... e più di mille anni nel futuro.

La lettera era indirizzata al santuario Hogo. Il l nonno, mentre tornava al tavolo dove stava sorseggiando il suo tè, guardò l’elegante busta che gli era stata appena consegnata. Prima che bussassero alla porta, si stava godendo la pace e la tranquillità di quella casa solitamente caotica.

Erano usciti tutti. Tama era andato in sala giochi con gli amici e Kyoko era andata in biblioteca a studiare, mentre sua figlia era uscita per fare la spesa.

Prendendo un tagliacarte, fece scorrere delicatamente la lama affilata nella busta bordata d’oro. Tirò fuori una lettera autenticata scritta su carta di buona qualità, e iniziò a leggere. Più andava avanti, più spalancava gli occhi. Era una borsa di studio... una borsa di studio per una scuola molto costosa che si trovava dall’altro lato della città, in periferia.

«K.L. University.» disse, sbalordito per la prima volta in tutta la sua vita. Da come c’era scritto era tutto spesato, anche il dormitorio, e c’erano le iniziali del fondatore dell’istituto, K.L.

Il nonno aveva un sorriso smagliante, Kyoko sarebbe stata più che felice. Era preoccupata che nessun istituto l’avrebbe ammessa per le troppe assenze fatte a scuola, e adesso, invece, ne avrebbe frequentato uno che superava tutti gli altri della zona.

Il nonno si accigliò pensieroso... era quasi impossibile essere ammessi in quella scuola, non conosceva nessuno che ci fosse riuscito. Si vociferava anche che fosse frequentata da pochissimi studenti a causa dei rigidi requisiti di ammissione. Come aveva fatto Kyoko ad essere ammessa in un posto del genere senza neanche fare domanda?

La sua mente ripercorse gli ultimi due anni. Kyoko ci aveva messo un po’ a riprendersi dopo essere uscita dal santuario così disorientata. Erano tutti confusi per quel suo ritorno improvviso, lei non ricordava granché da quando se n’era andata.

La famiglia Hogo sapeva dove andava perché entrava e usciva dal portale parecchie volte... ed era l’unica ad avere un’improvvisa amnesia al riguardo.

Non si ricordava nemmeno di Toya. Ma per il nonno non era un problema, anzi, era un bene che avesse dimenticato quel guardiano che viaggiava nel tempo. Era meglio che dimenticasse cosa c’era dall’altro lato del portale e il pericolo che esso rappresentava.

I suoi occhi si rattristarono per un attimo. La famiglia sapeva quasi tutto quello che succedeva perché Kyoko viaggiava continuamente tra i mondi e, quando tornava a casa, raccontava ogni cosa. Lui sapeva che sua nipote aveva tenuto nascosto molte cose. Segreti che non avrebbero mai saputo perché lei stessa li aveva dimenticati.

Anche se suo fratello minore Tama le aveva detto tutto quello che sapeva per farle tornare la memoria, Kyoko non aveva ricordato nulla. Ricordava soltanto di essere stata da sola nell’altro mondo, un mondo pieno di mostri.

Il nonno serrò le labbra mentre pensava. Sapeva che era andato tutto bene perché Kyoko ricordava qualcosa a proposito del Cuore di Cristallo Protettore che era tornato dentro di lei, e che era tutto finito. Dopo un paio di settimane si era buttata a capofitto nello studio, ottenendo ottimi voti, e adesso stava per essere ripagata. Il nonno sentì la porta d’ingresso che si apriva e sorrise.

Baciò la lettera come se fosse un amuleto portafortuna, poi vide Kyoko che entrava in cucina... sarebbe impazzita di gioia.



Tre settimane dopo…

Un paio di occhi dorati osservavano la ragazza dal passato mentre arrivava a scuola. Finalmente l’aveva trovata e, in qualche modo, avrebbe riaggiustato le cose. Sentì le proprie difese umane abbassarsi per un attimo e i suoi occhi s’infiammarono al ricordo di ciò che era successo quel fatidico giorno, in mezzo al campo di battaglia.

I raggi del sole mattutino che filtravano dalla finestra proiettavano una strana ombra a forma di ali dietro di lui. Si guardò una mano mentre gli artigli tornavano a nascondersi sotto le sue sembianze umane.

Volgendo lo sguardo verso la Sacerdotessa, placò i propri poteri. Era giunta l’ora ormai, e, insieme alla purezza di Kyoko, sentiva anche il male che si stava risvegliando. Presto la battaglia incompiuta sarebbe cominciata. Ma stavolta lui non avrebbe commesso lo stesso errore.

Kyoko fissò l’enorme edificio. Le sembrava un grande castello di un passato sconosciuto. Sorrise tra sé, non riuscendo a trattenersi. Era ancora troppo felice per la borsa di studio, e per il fatto che avrebbe vissuto lì.

Poi guardò Tama. Le era stato di grande aiuto ad accompagnarla lì con le valigie. Era contenta di aver convinto sua madre e suo nonno a restare a casa, e di averli salutati lì. Ora si sentiva quasi inebriata da tutta quella libertà e fece un respiro profondo, assaporandola.

«Kyoko, vuoi startene lì tutto il giorno o andiamo a cercare la tua stanza?» brontolò Tama, sebbene fosse affascinato anche lui da quella visuale. Osservò sbalordito il gigantesco arco che portava all’ingresso principale.

Kyoko riprese la mappa che aveva in mano e indicò l’enorme edificio collegato all’ala destra dell’istituto. «Dovrebbe essere lì.». Si voltò e fece l’occhiolino a Tama, «Grazie per avermi aiutata.».

Lui sorrise un po’ imbarazzato e le disse: «Figurati. Non averti tra i piedi per un po’ sarà la mia ricompensa.». Si scostò e si mise a correre, ridendo a crepapelle.

Kyoko iniziò a inseguirlo ma, sentendosi osservata, si fermò.

Con la brezza che le scostò i capelli dal viso, si voltò verso l’edificio, chiedendosi chi la stesse guardando, ma non vide nessuno. Da qualche anno sentiva cose strane ed era sicura che, in quel momento, qualcuno la stesse spiando. Le sembrava quasi che quello sguardo la toccasse.

Le parve di intravedere un movimento in una finestra al piano superiore ma, guardando meglio, vide che non c’era nessuno. Sospirò tra sé, quella strana sensazione era svanita. Si morse il labbro inferiore, aspettando che la delusione passasse. Alla fine raggiunse Tama che stava entrando. Entrambi si guardarono intorno e si bloccarono.

«Questo posto è fantastico.» sussurrò Tama, poi le si avvicinò e, con tono serio, aggiunse: «Forse dovresti tenere la mappa... conoscendoti, ti perderai qui dentro.».

Kyoko non sembrava dargli ascolto mentre osservava l’atrio principale. La sala in cui si trovavano era alta almeno tre piani, con le scale che s’inerpicavano a spirale. Da un lato c’era un’enorme biblioteca, mentre dall’altro c’era una sorta di zona ricreativa e, appeso al soffitto a volta, c’era un gigantesco lampadario.

«Sarebbe un bel guaio se cadesse.» disse, facendo un cenno con la testa.

In corrispondenza del lampadario c’erano dei salottini con sedute imbottite. C’erano già alcuni studenti indaffarati, anche se era molto presto. Lei era voluta partire il prima possibile, e adesso erano le 07:30 del mattino. Guardò di nuovo la mappa, chiedendosi dove sarebbe dovuta andare.

Guardò Tama e indicò le scale. Poiché si stava trasferendo lì, aveva portato quattro valigie, ed erano molto pesanti.

Tama impallidì, «Stai scherzando, vero?». Lasciò andare i manici della valigia più grande, sapendo che stavolta le ruote non gli sarebbero state di aiuto. «Non ho tutta questa forza.».

Kyoko raddrizzò le spalle con decisione, poi fu colta di sorpresa quando sentì una voce maschile dietro di sé: «La signorina Kyoko Hogo?».

Lei si voltò all’istante e rispose: «Sì.». Spalancò gli occhi quando si trovò davanti un bel ragazzo. Aveva dei meravigliosi occhi color ghiaccio e lunghi capelli neri, raccolti in una coda di cavallo. Mentre lo guardava affascinata, sentì una strana brezza che le fece svolazzare i capelli sul viso.

Quel tipo aveva un sorriso ammaliante. Con suo grande stupore, lo vide schioccare le dita e due ragazzi comparvero quasi dal nulla, presero le sue valigie e salirono su per le scale. Kyoko rimase meravigliata ma, prima che riuscisse dire qualcosa, il ragazzo le prese una mano e vi posò un bacio delicato.

«Io sono Kotaro. Non avrei sopportato l’idea di vedere una ragazza così bella che sale le scale con delle valigie così pesanti. Se vuoi seguirmi, ti mostro la tua stanza.». Tenendola per mano, si voltò e si avviò per le scale.

Il calore improvviso che gli scorreva dalle dita lungo il braccio sembrava continuare a diffondersi in tutto il corpo... risvegliando il suo sangue di guardiano. Quello era un segreto. Le strinse leggermente la mano, sapeva che era lei la persona che aveva aspettato con tanta pazienza. L’aveva capito nel momento in cui era entrata nell’edificio.

Kyoko alzò un sopracciglio, pensando tra sé: “Che gli dei mi salvino. Un ragazzo che fa il galante... ma dove sono finita?”.

Voltandosi verso suo fratello, vide che era rimasto a bocca aperta. Piegò la testa di lato e alzò un sopracciglio, «Attento, così ti entrano le mosche in bocca.». Poi, prima che lui potesse riprendersi, si voltò e seguì quel ragazzo di nome Kotaro.

Sulla sua lavagna immaginaria segnò il punteggio di uno a zero per a sfavore di Tama. Lo sentì sbuffare mentre salivano le scale, lo stava battendo.

Incrociarono un altro ragazzo che scendeva e, mentre passava senza neanche guardarla, Kyoko sentì un tuffo al cuore e trattenne il fiato. Tutti i rumori svanirono mentre lui le passava accanto quasi al rallentatore. Poi tutto tornò alla normalità, e intanto il suo cuore saltò un battito, per poi accelerare.

Provò una sensazione di disagio, come se le mancasse qualcosa... anzi, come se avesse perso qualcosa che adesso le mancava da morire. Cercando di scrollarsi di dosso quella strana sensazione, non si voltò a guardare il ragazzo in questione, era meglio non farlo.

«Be’, almeno ci sono parecchi ragazzi per cui sbavare.» sussurrò Tama, facendola ringhiare mentalmente.

Arrivati in cima alle scale, Kotaro imboccò un lungo corridoio con numerose porte su entrambi i lati. Immaginò che fosse il dormitorio, ma il ragazzo non rallentava né si fermava ancora davanti a nessuna stanza. Alla fine del corridoio c’era una porta con su scritto “DIVIETO DI ACCESSO”. Rimase un po’ confusa quando Kotaro e i ragazzi che portavano le valigie entrarono come se niente fosse, percorrendo un’altra rampa di scale.

Tama si avvicinò a Kyoko e la punzecchiò: «Secondo me ti portano nelle prigioni sotterranee.». Lei gli sorrise da sopra una spalla, «Stiamo salendo, stupido.». «Allora è una stanza vuota e fredda in cima alla torre.» continuò Tama.

«Beh, almeno mi terrò in forma.» pensò Kyoko mentre raggiungevano la fine di un’altra rampa di scale, poi svoltarono in un altro corridoio, e stavolta era bellissimo. C’era addirittura il pavimento di marmo. Le porte erano molto distanti tra loro. C’erano solo tre stanze e lei temeva che Kotaro non sapesse qual era la sua.

Il ragazzo si diresse verso l’ultima porta. Kyoko era una persona davvero speciale perché non a tutti era permesso di entrare in quel corridoio, e lui sapeva che quella era la stanza migliore di tutto il campus. Si fermò davanti alla porta e aspettò che lei e il suo giovane accompagnatore si avvicinassero.

Vedendola nervosa, Kotaro sogghignò... riusciva a percepire il suo nervosismo. Scrutò i suoi occhi color smeraldo e sentì il cuore fibrillare ma, per ora, si sarebbe limitato a fare come gli era stato ordinato.

Tese una mano con il palmo all’insù. «Ora tolgo il disturbo ma, se dovessi avere bisogno di qualcosa...». Le porse la chiave della stanza e, con uno sguardo che la fece arrossire, le rivolse un inchino galante, poi fece cenno agli altri due ragazzi di seguirlo.

Kyoko e Tama li osservarono esterrefatti, poi Kyoko guardò la porta e sussultò... c’era una targa con scritto il suo nome e cognome a lettere dorate.

Tama le diede un colpetto sulla spalla ridacchiando, «Attenta... ti entrano le mosche in bocca.».

Lei alzò gli occhi al cielo e cancellò mentalmente il punto che si era assegnata prima. Poi prese la chiave e aprì timidamente la porta, sbirciando all’interno.

Tama spalancò gli occhi e le passò accanto, «Non ci credo! Questa stanza è grande quasi quanto casa nostra!». La sua voce piena di stupore riecheggiò nel silenzio. «Potresti aprirci una discoteca, qui dentro.».

«Allora, ti piace la mia prigione sotterranea?» gli chiese Kyoko.



*****



Due ore più tardi, dopo aver salutato suo fratello, Kyoko iniziò a sistemare le sue cose sulle mensole in bagno. Guardò la vasca, era grande abbastanza per cinque persone. «Non ci credo.».

Le si drizzarono i peli sulla nuca al pensiero che forse si trattava di un errore. «Sicuro.» mormorò. Tra poco sarebbe arrivato qualcuno per dirle di riprendersi tutta la sua roba. Doveva essere la stanza sbagliata.

Uscì dal bagno e si guardò di nuovo intorno. Non aveva mai visto un letto così grande, era già pronto ed era completo di piumone e quant’altro. La stanza era bellissima, nei toni del viola e del blu che richiamavano il tappeto e il letto. C’era un tocco di rosso intenso qua e là, e l’armadio era così grande da perdersi al suo interno.

Entrò nel soggiorno, dai colori nero e oro, che era dotato di tutto quello che una persona potesse desiderare. Aveva già controllato la cucina, era completamente attrezzata. Poi scosse la testa per l’ennesima volta, «Non può essere.». Si morse il labbro inferiore, chiedendosi cosa fare. Era sabato mattina e le lezioni non sarebbero iniziate prima di lunedì.

«Be’, non posso starmene chiusa qui tutto il giorno.» si disse.

Sentendosi quasi come se si stesse aggirando in una zona proibita, aprì la porta della stanza e fece capolino nel corridoio. Non vedendo nessuno, uscì e richiuse la porta, dirigendosi in silenzio verso le scale che portavano al piano di sotto.

Ebbe di nuovo la sensazione di essere osservata e rabbrividì, ma continuò a camminare, non osando voltarsi indietro.

“Riesce a sentirmi.” pensò Kyou tra sé. Forse i poteri di Kyoko non erano così nascosti come temeva. Lo aveva capito da quando l’aveva vista uscire dalla sua stanza e aveva inalato, e assaporato, il suo odore.

Ciò gli riportò alla mente altri ricordi. “Presto libereremo di nuovo i tuoi poteri, Sacerdotessa. Puoi anche nasconderli... ma non per molto.”. Si appoggiò al muro del corridoio, seguendola con lo sguardo finché non sparì dalla sua vista.



*****



Una volta arrivata al piano di sotto, Kyoko respirava più liberamente. Adesso era circondata da coetanei. Sospirando, si scrollò di dosso la sensazione provata al piano di sopra e si fermò per un momento.

Odiava quando i suoi sensi reagivano in quel modo. A volte, desiderava non avere la capacità di percepire le cose. Scrutò l’enorme pianterreno dell’edificio. «Mi servirebbe un interruttore per spegnere la mente in questi casi.» borbottò, continuando a pensare alle strane vibrazioni che aveva percepito poco prima.

Guardò il lato della biblioteca e poi quello opposto, avrebbe iniziato da quell’area. Si era sempre allenata fin da quando aveva memoria, e intendeva continuare a farlo. Negli ultimi due anni aveva praticato arti marziali di qualsiasi tipo, amava la libertà di movimento che le dava un corpo flessuoso.

Attraversando le sale giochi, notò che c’erano parecchie aree per diversi tipi di allenamento. Una delle palestre più grandi aveva i vetri trasparenti. Non riuscì a resistere e si fermò a guardare. C’erano due persone che combattevano con le spade. Sentendo il rumore del metallo, alzò un sopracciglio. Avvicinandosi alla porta, finì per origliare.

«Devi fare più attenzione, Suki.» disse la persona vestita di nero, dalla voce maschile, che poi punzecchiò sul sedere l’altra persona, ridendo.

Kyoko non poteva vedere i loro volti perché indossavano le visiere protettive.

«Shinbe!» gridò l’altra persona, dalla voce femminile e arrabbiata. Poi, senza preavviso, balzò in avanti e colpì l’altro alla testa, come per dargli uno scappellotto con la spada, e si tolse la visiera.

I suoi lunghi capelli castani le ricaddero sulla schiena mentre si avvicinava all’altro, puntandogli un dito sul petto. «È difficile combattere seriamente, con te che sei un pervertito.».

Shinbe si tolse la visiera sorridendo. Alzò le braccia in segno di resa e indietreggiò, «Mi dispiace Suki, ma, ecco... era una parte del corpo che non stavi proteggendo.». Sentendo una specie di formicolio sulla pelle, si accigliò e si voltò verso la ragazza accanto alla porta, «Ehm-ehm... abbiamo visite.».

Kyoko vide la ragazza arrossire e poi dirigersi verso di lei sorridendo.

«Gli uomini...» si lamentò Suki. Alzò gli occhi al cielo, poi le porse la mano in modo amichevole: «Ciao, io sono Suki, e quello stupido è Shinbe». Con un pollice indicò il ragazzo che si stava avvicinando con un sorriso ancora stampato sulla faccia.

«Suki.» disse lui, «Così mi ferisci.» continuò, portandosi le mani sul cuore.

Suki si accigliò: «Shinbe... se io potessi ferirti, ti sarebbe uscito già il cervello dalle orecchie per tutte le volte in cui mi hai costretto a darti una legnata.».

Shinbe fece un cenno con le sopracciglia, «Adoro i modi grezzi con cui mi dimostri il tuo amore.».

«Ti faccio vedere io i modi grezzi... ma non vorrei spaventare la nuova arrivata.» ribatté Suki.

Kyoko la adorava già e, stringendole la mano, sorrise. «Ciao, io sono Kyoko.» disse, poi guardò Shinbe e aggiunse: «Lieta di conoscervi.». C’era qualcosa nei suoi occhi che aveva attirato la sua attenzione. Erano di un incredibile color ametista. I suoi capelli scuri erano lunghi poco oltre le spalle e avevano dei riflessi blu. In qualche modo le ricordava un cantante di una band degli anni ‘80.

Suki le rivolse un sorriso smagliante, «Ehi, avevo sentito parlare di te. Sapevo che saresti arrivata oggi. Più tardi ti avrei cercato per farti fare un giro del campus.». All’improvviso, divenne seria e girò la testa, lanciando un’occhiataccia a Shinbe, «Io non lo farei, se fossi in te.».

Kyoko si voltò perplessa. Ovvio... Shinbe stava per toccare il sedere di Suki e sogghignava. Poi sospirò e abbassò la mano, «Prima o poi riuscirò a capire come fai ad accorgertene senza neanche guardare.».

«Me ne accorgo e basta.» ribatté Suki. Poi, con un sorriso cordiale, si rivolse a Kyoko: «Vado subito a cambiarmi, vieni con me.». La prese per mano e la trascinò fuori dalla porta.

Kyoko guardò Shinbe, che la salutò con una mano. «Questi due sono uno spasso.» pensò tra sé, mentre entravano nello spogliatoio delle ragazze.

A Suki stava già simpatica Kyoko e, per qualche strana ragione, le sembrava di conoscerla senza averla mai incontrata prima. «Parlami un po’ di te mentre mi cambio.» le disse, facendo capolino da dietro il muro divisorio.

Kyoko si sedette su una panchina, si sentiva completamente a proprio agio con Suki. «Oh beh, vengo dalla periferia dall’altra parte della città. E, non so come, all’improvviso ho ricevuto una lettera in cui c’era scritto che avevo ottenuto una borsa di studio per questo posto.». Sentì un verso di assenso di Suki e continuò: «Non so davvero come sia successo, ho ricevuto una borsa di studio per cui non ho neanche fatto richiesta.».

A quelle parole, Suki sorrise e fece capolino da dietro il muro, «Non preoccuparti. A me è successa la stessa cosa.». Sparì di nuovo per rivestirsi e aggiunse: «Neanch’io avevo chiesto una borsa di studio qui.».

Kyoko si accigliò, «Ma perché? Ci dev’essere un motivo. Tu ne sai qualcosa?».

Suki ricomparve, completamente rivestita, e si sedette per infilarsi le scarpe da ginnastica. «Sì, penso di aver capito, o almeno credo. La persona che gestisce questa scuola cerca persone con...» fece una pausa, piegò la testa e continuò: «... abilità uniche.». Poi scrollò le spalle e aggiunse: «Potrebbe volerci un po’, prima di abituarti alle altre persone che vivono qui.». Sorrise, sapendo di avere ragione.

All’improvviso, si alzò e lanciò una scarpa contro la porta, sogghignando quando sentì un’imprecazione provenire dall’esterno. Recuperò la scarpa e si sedette di nuovo per infilarsela. «Il punto è, quali abilità hai?».

Kyoko sentì il respiro fermarsi mentre la sua mente andava in tilt. Nessuno lì avrebbe potuto sapere che lei era una sacerdotessa. Guardò Suki con un’espressione colpevole, poi distolse subito lo sguardo e rispose: «Nessuna, che io sappia.».

Suki alzò un sopracciglio e scrollò le spalle, prima o poi lo avrebbe scoperto. «Vieni, andiamo. Credo che Shinbe ci stia aspettando.». Aprì la porta e, ovviamente, lui era appoggiato al muro, ad origliare. Le sorrise con aria innocente, indietreggiando.

Suki chiuse la porta e indicò il cartello che c’era appeso, «Non sai leggere? C’è scritto “Spogliatoio delle ragazze”.», e gli lanciò un’occhiataccia.

Lui scrollò le spalle e rispose: «Certo, perciò mi sono avvicinato.». Si scostò all’istante quando lei fece per dargli un ceffone. «Suki... sono un maschio... ho bisogno di affetto. Non c’è modo migliore per ottenerlo se non imparando a capire la mente femminile.».

«Cerca in biblioteca.» borbottò lei a denti stretti.

Shinbe sorrise e continuò: «Mia cara, tutti i libri sulla mente femminile che sono in biblioteca sono vuoti.».

Lei rispose sorridendo: «Solo perché sono stati scritti tutti da un maschio.».

Alzando un sopracciglio, Shinbe le si avvicinò, «Esatto. E io voglio essere il primo a scrivere qualcosa di importante per noi che abbiamo il testosterone.».

Suki guardò Kyoko con un’espressione arrendevole, poi guardò l’orologio. «Hai fame? Andiamo alla mensa e mangiamo qualcosa.».

Kyoko annuì. Non aveva mangiato nulla prima di arrivare lì perché era troppo nervosa, ma adesso si sentiva a suo agio e aveva una fame da lupi.

Shinbe fece un cenno con la mano, «Prima le signore». Poi gridò quando Suki gli diede uno scappellotto.

«Stavolta sono stata veloce, eh?... Vai avanti tu.», gli disse lei con uno sguardo accusatore. Adesso che quel maniaco camminava davanti a loro, Suki si avvicinò a Kyoko e sogghignò, «Ricordati di non camminare mai davanti a lui, per nessun motivo, se non vuoi essere palpeggiata.».

Kyoko non riuscì a trattenersi e iniziò a ridere senza ritegno finché non entrarono nella mensa, che le sembrava più un ristorante. Spalancò gli occhi e si avvicinò a Suki, «Sai, ogni angolo di questo edificio mi fa sentire fuori luogo.».

Shinbe le condusse a un tavolo in fondo. Le due ragazze si sedettero su una panchina mentre lui si sedette di fronte, come se fosse il ragazzo più innocuo del mondo. «Ci vuole molto tempo per abituarsi a questo posto.» le disse. Poi sorrise a Kyoko e, con gli occhi che brillavano, aggiunse: «Io sono qui da un anno e non ci sono ancora riuscito.».

Suki diede una leggera gomitata a Kyoko: «Anche lui ha ricevuto la stessa lettera che è arrivata a noi.», poi scrollò le spalle come per dirle di farsene una ragione e divertirsi.

Kyoko si sporse in avanti con aria o confusa, «Io non capisco. Perché qualcuno farebbe una cosa del genere?».

Shinbe fece un cenno, qualcuno doveva pur dirle la verità. «Io ho delle abilità particolari, e anche Suki.», poi le fece l’occhiolino e aggiunse: «Come tutti gli altri che hanno ottenuto una borsa di studio.». Si fermò per trovare le parole giuste, poi continuò: «Abbiamo tutti delle doti, in un modo o nell’altro.». Guardò Suki con aria perplessa e le chiese: «Gliel’hai già detto?».

Lei scosse la testa e guardò Kyoko, decisa a cambiare argomento, «Ti va un hamburger con patatine?».

Kyoko annuì e l’altra si alzò, come per evitare la storia delle borse di studio gratuite, e le disse: «Aspettami qui, torno subito. E non preoccuparti, per chi ha la borsa di studio il cibo è gratis ed è addirittura servito al tavolo.». Suki andò a ordinare da mangiare, lasciandola sola con Shinbe.




Capitolo 3 “L’incontro con Toya”


Shinbe si sporse verso Kyoko con aria seria. «Qui ci sono persone normali, e poi ci sono quelle che hanno le borse di studio come me e Suki. Ognuno di noi ha un’abilità speciale... una sorta di potere che le persone normali non hanno.».

«Il mio è la telecinesi. Riesco a spostare gli oggetti con la mente. E anche la telepatia, cioè posso parlare con gli altri attraverso la mente.». Pronunciò l’ultima frase senza parlare ma direttamente nella mente di Kyoko, sapendo che lei poteva sentirlo.

La ragazza rimase a bocca aperta quando sentì la sua voce nella propria mente, invece che nelle orecchie. All’improvviso sentì un calore familiare, come se conoscesse quella voce. La sua espressione si rilassò e il suo sguardo si addolcì mentre lo fissava.

Shinbe cercò di nascondere le proprie emozioni... dopo essersi collegato mentalmente con lei, aveva dovuto concentrarsi al massimo per interrompere il legame. Era come se il suo potere volesse restare con lei. Cercando di scacciare quella sensazione, aggiunse: «So anche lanciare incantesimi, discendo da una lunga stirpe di monaci.», poi s’interruppe quando Kyoko scoppiò a ridere.

Suki tornò al tavolo e intervenne: «So che sembra difficile da credere, ma discende davvero da una stirpe di monaci.». Sorrise, poi la sua espressione si fece di nuovo seria: «L’ho visto anche spostare gli oggetti senza toccarli, ed è bravissimo in ogni genere di arti marziali.».

«Forse dovremmo parlarle di tutte le doti che ho.» disse sfacciatamente Shinbe.

Suki si girò e lo guardò storto, «No, non le dirò che sei bravo in “quello”!», e gli diede l’ennesimo scappellotto dietro la nuca.

«Ma si comporta lo stesso come un umano.» disse all’improvviso una voce sarcastica, e Shinbe si raddrizzò, scostandosi per fare posto alla persona in questione.

Kyoko alzò lo sguardo, incrociando un paio di occhi dorati. Appartenevano al ragazzo più bello che avesse mai visto. Lui aveva lunghi capelli con riflessi argentati e la sua pelle dorata sembrava brillare di luce propria. Eppure, con quegli occhi sembrava tenerla prigioniera anche senza guardarla.

Suki sbuffò e incrociò le braccia sul petto, lanciando un’occhiataccia al nuovo arrivato. «Fantastico, mancavi soltanto tu per spaventarla.».

Shinbe sorrise a Suki, poi guardò Kyoko per fare le presentazioni di rito: «Questo è Toya. Toya, lei è Kyoko. Oggi è il suo primo giorno.».

Toya si voltò a guardarla e, per qualche motivo, quel suo sguardo indagatore la infastidì. Kyoko restrinse lo sguardo, gettando al vento la prima impressione positiva che aveva avuto di lui.

«Quindi sei tu la sacerdotessa?» disse lui sbuffando, poi si voltò, ignorandola.

Kyoko lo guardò sorpresa e sussultò. Nessuno lì sapeva che era una sacerdotessa. In realtà, soltanto i suoi familiari lo sapevano.

«E tu come diavolo fai a saperlo?» gridò furiosamente.

Toya trasalì sentendo il proprio sangue ribollire. «Dannazione, non gridare come una pazza. Ci sento ancora bene.» ribatté ringhiando.

Suki e Shinbe sussultarono e quasi desiderarono scomparire mentre gli altri due facevano a gara di sguardi.

I sensi di Toya iniziarono a percepire un’ondata di potere nella rabbia di Kyoko e lui s’irrigidì... forse quel bel corpo nascondeva davvero un qualche potere, ma avrebbe preferito essere dannato, piuttosto che dirglielo.

La scrutò in silenzio. I suoi capelli ramati brillavano alla luce e incorniciavano il suo bel viso a forma di cuore. Aveva degli occhi verdi che ora lo stavano fissando con rabbia, facendogli ribollire il sangue. Gli piacevano le ragazze che avevano fegato, e lei ne aveva da vendere ma, per qualche strano motivo, la cosa sembrava metterlo a disagio. Non gli piaceva il modo in cui lo stava guardando... ma risolse subito il problema.

Le lanciò un’occhiataccia, cercando di intimidirla. «Tu hai una borsa di studio, no?... E lui ha detto che sei una sacerdotessa!» ringhiò Toya, avvicinandosi finché il proprio naso non sfiorò quasi il suo, poi incrociò le braccia e sbuffò. «Scommetto che non sai nemmeno com’è fatto un demone.» aggiunse brontolando, poi si rese conto che le sembrava sempre più carina, e questo lo irritava.

Kyoko sussultò e la sua rabbia aumentò. Lei sapeva benissimo com’erano fatti i demoni. Li studiava da una vita e, se la sua famiglia aveva ragione, ne aveva persino incontrato qualcuno... anche se non riusciva a ricordarlo. Non le piaceva l’atteggiamento arrogante di Toya, quindi alzò un sopracciglio come per sfidarlo.

Suki prese le difese della sua amica: «Toya, riesci a essere educato almeno per un minuto? È arrivata solo da un paio d’ore e, se tu non la fai scappare, vorrei convincerla a restare.». Sembrava quasi triste al pensiero di perdere Kyoko così presto.

Toya alzò un sopracciglio e guardò Suki: «Be’, non ha risposto alla mia domanda. Pensi che se la caverà qui?» disse, tornando a guardare Kyoko.

«Io posso cavarmela ovunque, idiota.» lo informò Kyoko con tono gelido.

Suki e Shinbe si guardarono a vicenda. Non avevano mai sentito nessuno tenere testa a Toya in quel modo, eccetto loro stessi e il rettore dell’università, e forse anche Kotaro. Poi sorrisero, quella ragazza iniziava proprio a stargli simpatica.

Un cameriere si presentò al tavolo con un vassoio pieno e Kyoko spostò l’attenzione su di lui. Il ragazzo la guardò un po’ troppo a lungo e i sensi di Kyoko iniziarono ad avvertirla che stava succedendo qualcosa. Fissò i suoi occhi neri, che non sembravano intonati a quel viso infantile.

C’era qualcosa in lui che la attirava, ma Kyoko non era sicura di gradire quella sensazione. Certo, aveva un bell’aspetto, ma aveva anche qualcosa che la metteva un po’ a disagio. Sbatté le palpebre come per liberarsi dall’incantesimo che quel giovane sembrava quasi le stesse lanciando. Poi si destò quando qualcuno ringhiò cupamente.

Toya sentì il freddo sulla propria pelle e ringhiò verso il cameriere, quasi destandolo dal suo stordimento. Il ragazzo si girò per lasciare il tavolo e, quando i suoi occhi incrociarono quelli di Toya, sembrarono trasformarsi da neri a blu metallizzato.

Kyoko guardò Suki con aria confusa ma la ragazza scrollò le spalle, dando un morso al proprio panino. Shinbe tossì con la mano davanti alla bocca per non ridere quando il cameriere si allontanò di corsa. Kyoko percepiva delle vibrazioni molto strane da quel tipo di nome Toya e non si sarebbe arresa finché non avrebbe capito qual era il problema. Si appoggiò allo schienale della sedia e lo osservò per un momento.

Aveva i capelli di una strana tonalità di nero, con riflessi argentati, e i suoi occhi erano stupendi... lui era stupendo. “Dopo ricordati di prenderti a schiaffi per averlo pensato.” si disse. Quegli occhi ardevano di polvere d’oro, senza dubbio. Sarebbe stato simpatico, se non fosse per il modo in cui la stava guardando.

Suki sospirò. Avrebbe dovuto parlare a Kyoko di quella situazione. Toya aveva una sua etica e non era una buona idea contraddirlo. E poi, lei non sapeva di aver fatto arrabbiare un Guardiano.

«Sapete, se si gioca con il fuoco... si finisce per bruciarsi.» disse Shinbe di punto in bianco, ricevendo un’occhiataccia dagli altri, che decisero di ignorarlo.

Toya lanciò un’altra occhiata a Kyoko. Quindi era lei la ragazza che avrebbe dovuto sorvegliare? No, doveva essere uno scherzo. Kyou gli aveva detto che sarebbe arrivata quella mattina e, con tono piuttosto preoccupato, gli aveva ordinato di sorvegliarla e proteggerla senza sosta.

Toya restrinse lo sguardo, ripensando al cameriere che si era avvicinato al loro tavolo. Il modo in cui aveva guardato Kyoko lo aveva fatto infuriare. La sacerdotessa era davvero in pericolo? Perché Kyou avrebbe avuto interesse a proteggere una semplice umana? Non aveva mai trattato nessuno con rispetto, che cos’aveva di diverso quella ragazza?

A volte Toya odiava che Kyou fosse il suo capo guardiano, ma doveva ammettere che gli era grato per averlo preso con sé. Sapeva che, quando Kyou faceva qualcosa, era sempre per una buona ragione, e questo continuava a suscitargli domande su quella ragazza di nome Kyoko.

Shinbe notò che la tensione al tavolo era diventata pesante e guardò Suki con due occhioni dolci. Sapendo che Kyoko avrebbe riso delle sue buffonate, cominciò.

«Allora, Suki, vieni a ballare con me stasera? È sabato e mi dispiacerebbe ballare con dozzine di sconosciute, invece che con te.» disse e, per rafforzare le proprie parole, fece uno sguardo sognante come per immaginare una folla di ragazze che ballavano intorno a lui.

Suki gli rivolse uno sguardo inespressivo, chiedendosi se non fosse il caso di schiaffeggiarlo per fargli togliere quell’espressione da ebete, poi si girò verso Kyoko. «Mi serve compagnia. Tu vieni con me, vero?» le chiese sorridendo, poi aggiunse: «È troppo pericoloso andare da sola con... lui.», e la guardò con aria supplichevole.

Kyoko sorrise quando vide Shinbe destarsi e farle l’occhiolino. «Sì, mi farebbe piacere venire con voi. Così uniamo le forze se Shinbe esagera.».

Lo guardarono entrambe, lui si lamentò e Kyoko non poté fare a meno di ridere. Quei due le stavano proprio simpatici.

Toya osservava Kyoko con la coda dell’occhio. Dannazione, com’era bella quando rideva. Ringhiò tra sé... da dove saltavano fuori quei pensieri? Si appoggiò allo schienale, infastidito dalla direzione in cui stava andando la propria mente. “Dannazione!” pensò. Adesso sarebbe dovuto andare anche lui a ballare, solo per tenerla d’occhio.

Kyoko si voltò mentre rideva ancora con Suki e Shinbe. Quando i loro sguardi si incrociarono, Toya sentì il cuore saltare un battito e il sangue riscaldarsi di parecchi gradi. Si rese conto che il potere di Kyoko era aumentato adesso che era felice, rispetto a prima, quando lui l’aveva fatta arrabbiare. Si sentiva a disagio, per la prima volta dopo tanto tempo.

Kyoko smise di ridere e si girò di nuovo verso Suki: «Ehi, non so neanche quali corsi ho lunedì, né in quale aula. Come faccio a saperlo?».

Prima che Suki potesse aprire bocca, Toya rispose alla domanda con tono pigro: «Tutti gli studenti che hanno una borsa di studio seguono gli stessi corsi, quindi tu, Suki, Shinbe e gli altri sarete nella stessa classe. L’unico corso a parte si segue con il rettore.».

Kyoko si accigliò: «E quale materia insegna il rettore?».

Stavolta fu Shinbe a rispondere: «È diversa per ognuno di noi, ecco perché i corsi sono separati. Lui ci aiuta con le nostre abilità speciali.». Si appoggiò allo schienale con aria pensierosa, poi, con un sorriso compiaciuto, aggiunse: «Immagino che tu rafforzerai i tuoi poteri di sacerdotessa.».

La rabbia di Kyoko esplose di nuovo, come diavolo faceva il rettore a sapere che era una sacerdotessa? Nella lettera non c’era scritto niente a riguardo. E lei, negli ultimi due anni, aveva cercato di sopprimere quegli stessi poteri per cui il rettore le aveva dato la borsa di studio. Voleva vederci chiaro il prima possibile.

Guardando il proprio piatto, Kyoko disse con voce tesa: «Magari è un errore. C’è un modo per parlare con il rettore?».

Toya restrinse lo sguardo. Kyou lo aveva avvertito che lei avrebbe potuto chiedere di vederlo e, sebbene non volesse vedere mai nessuno al di fuori delle lezioni, gli aveva detto di portarla direttamente da lui se avesse avuto delle domande.

«Che c’è, hai paura?» la schernì Toya, guadagnandosi un’altra occhiataccia da quegli occhi burrascosi. E così quella ragazza pensava di saperlo tenere a bada? Bene, sarebbe stato divertente guardarla mentre provava a farlo anche con Kyou. Lui sapeva quanta paura potesse incutere Kyou nelle persone senza dire una sola parola.

«D’accordo, ti porterò da lui quando avrai finito.» la sfidò Toya, per vedere se avrebbe abboccato.

La rabbia di Kyoko si affievolì a quelle parole. Scostando il piatto, reagì al suo bluff e annuì: «Io sono pronta.», e alzò un sopracciglio.

«Come mai tanta fretta?» le chiese Toya sogghignando mentre si alzava. «Forse prima dovresti darti una calmata, lui percepirà la tua rabbia.». La prese in giro, convinto che lei non avesse la più pallida idea di quello che la aspettava.

Kyoko restrinse lo sguardo, poi si alzò in piedi e guardò Suki e Shinbe. «Ci sentiamo quando finisco, passate a prendermi? Vi aspetto in camera mia, così ci mettiamo d’accordo per stasera.». Fece l’occhiolino a Suki, poi guardò Toya e, con voce impassibile, aggiunse: «Sempre se decido di restare.».

Lui si voltò sbuffando e lei lo guardò, poi salutò gli altri mentre lo seguiva. Notò subito che gli altri studenti si scostavano al passaggio di Toya, e si chiese tra sé: “Ma chi è? Il bullo della scuola?”.

Non intendeva dargli la soddisfazione di correre per raggiungerlo, così si mise a camminare con calma, rimanendo volutamente indietro. Quasi arrossì quando si ritrovò a guardargli il fondoschiena. Osservò i capelli lunghissimi che lasciavano intravedere la sua rotondità, e s’infuriò ancora di più. “Bello e irritante” era un binomio terribile.

Scuotendo mentalmente la testa, continuò a seguirlo, imprecando contro il proprio sguardo curioso. «Solo un idiota può trovare carina una persona che non sopporta.» borbottò a bassa voce. «Irritante... scontroso... e arrogante... ma non carino.» aggiunse sorridendo, e si sentì un po’ meglio.

Una strana sensazione le corse lungo la spina dorsale, facendole alzare lo sguardo per incrociare un paio di occhi scuri e penetranti. Il ragazzo era appoggiato al muro in cima alle scale, e la stava guardando. Aveva i capelli color ebano, lunghi oltre le spalle, e i suoi occhi intensi erano neri come la notte. Era molto attraente ma la faceva sentire quasi... in pericolo, perciò distolse lo sguardo. “Datti una calmata, Kyoko. Smettila di fare la radiografia a tutti quelli che vedi.” disse a se stessa mentre provava a guardarlo di nuovo.

«Ecco la ragazza più carina di tutto il campus.». Kyoko sentì un braccio che le circondava le spalle, e riconobbe la voce del ragazzo che le aveva mostrato la sua camera quella mattina. Sentì le punte dei capelli solleticarle il viso, come se una brezza fosse spuntata dal nulla per accarezzarla.

Gli rivolse un sorriso caloroso ma, allo stesso tempo, si abbassò per liberarsi dal suo braccio. «Kotaro, è bello rivederti. Grazie per avermi aiutato stamattina.» disse Kyoko, nervosa per tutta quella confidenza che lui mostrava. Lo trovava gentile, sì, ma non gli aveva certo dato il permesso di abbracciarla.

Kotaro non batté ciglio e la prese per mano: «Posso accompagnarti da qualche altra parte?». Fissò intensamente i suoi occhi color smeraldo, sapendo di averli già visti da qualche parte. Ed era sicuro che, un tempo, si era perso felicemente in quello sguardo.

Kyoko alzò lo sguardo e vide che Toya si era fermato ed era di nuovo arrabbiato. Le sembrò di sentirlo ringhiare verso di lei, o verso Kotaro, non ne era sicura.

Toya non sapeva cosa stesse facendo Kotaro, ma non gli piaceva il suo atteggiamento così amichevole nei confronti di Kyoko. Un ringhio cupo gli uscì dal petto mentre parlava con tono di avvertimento: «Ci penso io, Kotaro. A meno che non voglia portarla tu da Kyou.». Gli lanciò un’occhiataccia, sapendo che Kotaro incontrava Kyou solo per le lezioni o quando veniva chiamato.

Kotaro lasciò la mano di Kyoko e le disse: «Spero che vada tutto bene.». Ricambiò l’occhiataccia di Toya, poi si rivolse di nuovo a lei: «Attenta a “Mister Ghiacciolo”. Se esagera, ci penso io a lui.». Rivolse uno sguardo compiaciuto a Toya, poi fece un cenno a Kyoko e si voltò, scendendo le scale.

Kyoko sentì Toya sbuffare e lo vide imboccare lo stesso corridoio che aveva percorso lei quella mattina.

Stavolta affrettò il passo e lo raggiunse appena in tempo per vedere che stavano entrando dove c’era il divieto di accesso. Si chiese dove stessero andando. Mentre lo seguiva, pensò che forse la stava riportando nella sua stanza. Toya si fermò proprio davanti alla sua porta e lei gli lanciò un’occhiataccia, ma lui fece un cenno con la mano verso la porta di fronte alla sua e bussò.

Kyoko era scioccata. Il rettore era nella stanza proprio di fronte alla sua?! Ancora una volta, ripensò alle parole di suo fratello “Non ci credo!”. Senza aspettare una risposta, Toya aprì la porta e la spinse dentro.

Kyoko si voltò di scatto, «Non so che cavolo di problema hai, ma potresti evitare di spingermi?» gli disse, facendo un gesto come per scacciarlo, poi aggiunse: «E anche di toccarmi? Io non ti ho fatto niente.». Le si drizzarono i peli sulla nuca quando notò che Toya stava guardando dietro di lei, e si bloccò. Ormai l’aveva detto. Ma perché sbottava sempre, senza pensare a dove si trovava né a chi poteva sentirla o vederla?

Toya la vide irrigidirsi e sogghignò, adesso sembrava improvvisamente piccola. «Non volevi parlare con qualcuno?». Quando Kyoko non si voltò, lui guardò di nuovo Kyou e restrinse lo sguardo quando vide che era appoggiato alla porta del soggiorno e fissava Kyoko come se fosse ipnotizzato.

“Ma che cavolo gli prende?” pensò Toya tra sé. Perché Kyou stava guardando la ragazza come se avesse visto un fantasma? A quel punto, si rifiutava di ammettere che la cosa lo rendeva geloso. Sentiva uno strano formicolio nello stomaco e gli venne voglia di mettersi tra i due per nascondere Kyoko dalla vista di Kyou. Voleva proteggerla.

In quel momento Kyou era senza parole, non vedeva Kyoko così da vicino da oltre mille anni. L’aria attorno a lei vibrava per la forza che lui ricordava... la stessa innegabile forza che, in passato, lo aveva attratto... e che non era svanita.

I suoi occhi dorati fissarono con indifferenza il Guardiano che stava dietro di lei. «Toya, lasciaci.» gli disse, con un tono pericolosamente minaccioso.

Toya sentì un ringhio formarsi in gola e strinse i pugni con rabbia, mentre alcune strane sensazioni sembravano ricomparire da qualche angolo nascosto della sua mente, per tormentarlo. Senza aggiungere altro, si voltò e uscì di scatto, sbattendo la porta.

Kyoko guardò Toya che se ne andava, mentre la propria mente correva all’impazzata tra mille pensieri. All’improvviso, gli venne voglia di corrergli dietro. Non volendo sembrare una codarda, alzò il mento e trovò il coraggio per girarsi ma, quando lo fece, rimase incredula.

Invece dell’uomo anziano in giacca e cravatta che si aspettava di vedere, si trovò faccia a faccia con... due occhi la fissavano, facendola sentire incapace di distogliere lo sguardo. I capelli argentati gli ricadevano sulle spalle e lungo il corpo perfettamente scolpito. Era alto e bello, con un’aura di arroganza che circondava la sua figura regale e quel viso che era un dono del cielo.

Kyoko chiuse gli occhi. Ma che diavolo le prendeva? Era andata lì per fargli delle domande, non per sbavare. Quando riaprì gli occhi, lui si era avvicinato. Kyoko fece subito un passo indietro, allontanandosi da quell’aria di nobiltà e superiorità che lo circondava, ma si ritrovò intrappolata contro la porta chiusa.

Senza rendersene conto, Kyou iniziò a camminare verso di lei. Quando la vide indietreggiare, alzò un sopracciglio e le fece un cenno con la mano, indicando il divano. «Vuole sedersi, signorina Hogo?». Sapeva che lei aveva delle domande da fargli, sarebbe rimasto deluso se non fosse stato così.

Kyoko deglutì nervosamente, poi alzò il mento e si diresse verso il divano, mantenendo più distanza possibile tra loro, nella speranza che il suo cervello riprendesse a funzionare normalmente. Sorrise tra sé e iniziò a parlare: «Prima di tutto, vorrei sapere cosa le fa pensare che io sia una sacerdotessa.». Lo guardò con diffidenza e quasi perse le staffe quando lui le si sedette accanto sul divano, anziché sulla poltrona dall’altra parte del tavolino. Kyoko si scostò e si girò a guardarlo, allontanandosi ancora di più e manifestando la propria paura.

“E così vuole giocare.” pensò Kyou tra sé, poi scacciò subito quel pensiero. «Cosa le fa pensare che io non sappia riconoscere una sacerdotessa?» le chiese con voce forzatamente calma. Si sporse verso di lei e la osservò, sembrava così piccola e fragile rispetto a lui.

Kyoko scrutò il suo viso perfetto in cerca di una qualche traccia di emozione, ma non ne trovò nessuna. Sembrava la rappresentazione della calma e della perfezione, e questo la irritava da morire.

«Risponde sempre a una domanda con una domanda, signor...?» borbottò Kyoko, non sapeva neanche il suo cognome.

Kyou sorrise interiormente per non farsi vedere. Bene, c’era ancora vita in lei e ne era contento. Voleva solo vederne ancora di più. «Lord, ma può chiamarmi Kyou, se preferisce.» le rispose, inchiodandola con uno sguardo infuocato.

Kyoko ricambiò quello sguardo. «Perché... mi trovo... qui?» gli chiese lentamente, come se stesse parlando con un bambino. “Ecco, vediamo se così capisce. Signor Lord un corno.” sbottò Kyoko mentalmente, senza mai distogliere lo sguardo da lui.

Avendo letto nella sua mente, gli occhi dorati di Kyou brillarono quando incrociarono quelli color smeraldo di lei. Le si avvicinò ancora un po’ sapendo che, in questo modo, l’avrebbe intimidita. Riusciva a sentirlo.

«I tuoi poteri di sacerdotessa sono deboli e non addestrati, ecco perché non sai come faccio a dire che sei una sacerdotessa.» le rispose quasi sibilando e perse la propria compostezza per un istante, prima che la sua apparenza tranquilla tornasse al proprio posto. «Ti insegnerò arti marziali e potenziamento... è questo che ti manca.».

Per Kyoko, quelle parole sembravano quasi un insulto. Essendo una rinomata testa calda, gli si avvicinò per affrontarlo quasi faccia a faccia e non risparmiò il proprio sarcasmo. «O forse sto solo nascondendo il mio vero potere, che rilascerò quando troverò il bersaglio giusto.». La rabbia la rendeva impavida o stupida, in quel momento non ne era sicura.

Kyou le si avvicinò ancora di più, accostando le labbra alle sue per accarezzarle con il proprio respiro caldo, e le sussurrò con voce cupa: «Sacerdotessa.».





Capitolo 4 “Attenzione”


Kyoko si ritrasse, sentendo improvvisamente irradiare da lui delle vibrazioni che non avrebbe dovuto sentire. Stava succedendo qualcosa e le sembrava di essere l’ultima a saperlo.

«Mi servono risposte.» sussurrò con voce nervosa, mordendosi il labbro inferiore nella speranza di liberarsi della strana sensazione che Kyou le aveva provocato. Si augurava di scacciare in fretta gli scioccanti brividi che le stavano massacrando il sistema nervoso.

Annusando il suo odore e sentendo il proprio sangue riscaldarsi, Kyou si appoggiò allo schienale. L’esile corpo della ragazza stava tremando, ma non per repulsione. Abbassando lo sguardo, quasi sorrise quando vide che aveva la pelle d’oca sulle braccia.

«Perché stai soffocando il tuo potere? Devi conoscere ciò che ti circonda, prima che il passato si ripeta.» le disse con tono leggermente arrogante.

Kyoko deglutì, «Che cosa intendi dire?».

«Tu sai che ci sono degli immortali qui, vero?». I suoi occhi brillavano in un modo che Kyoko non aveva mai visto, e la sua voce era dura, come se fosse arrabbiato. «I demoni si stanno avvicinando mentre parliamo.».

Kyoko spalancò gli occhi, poi li restrinse. Quel Kyou aveva intenzione di giocare? «Cosa ti fa pensare che ci siano demoni e Guardiani qui?» gli chiese, con uno sbuffo di scherno.

In un istante, Kyou la afferrò per le braccia e la fece alzare, avvicinando il proprio viso a pochi millimetri dal suo. Ringhiò furiosamente: «Stai molto attenta...».

Kyoko sbatté le palpebre, non credeva ai propri occhi. Davanti a sé non aveva più la persona con cui stava parlando un attimo prima. Adesso stava guardando due occhi dorati, furiosi e che brillavano di una luce innaturale; poi c’era un paio di zanne bianche, e sentiva anche gli artigli che le stavano graffiando inconsapevolmente un braccio.

I suoi capelli erano lunghi il doppio di prima e sembravano quasi fluttuare nell’aria. Con un grido spaventato, Kyoko si liberò e fece subito un passo indietro, ma lui si avvicinò con aria minacciosa.

«Tu sei un Guardiano?» balbettò debolmente.

«E tu sei la sacerdotessa che avrebbe dovuto già saperlo.» sibilò lui in risposta, mentre sentiva la propria rabbia svanire.

Kyoko si voltò per correre verso la porta, ma urlò quando sentì due possenti braccia che la afferravano da dietro.

Kyou la strinse a sé mentre si dimenava. La sollevò da terra e lei scalciò in aria nel tentativo di sfuggirgli. Dandole il tempo necessario per capire che era inutile lottare, le avvicinò le labbra all’orecchio e sussurrò: «Resterai qui finché non sarai abbastanza forte per liberarti da queste braccia, sacerdotessa.».

Poi la sollevò ancora di più e la lanciò sul divano, facendola rimbalzare. Adesso che erano di nuovo faccia a faccia, Kyoko lanciò un grido furioso, poi rimase sorpresa quando il suo aspetto tornò come prima.

Lo guardò con rabbia e alzò un pugno, «Che diavolo sta succedendo?».

Kyou era di nuovo calmo, l’unica differenza era che i suoi occhi stavano ancora brillando: «Tu resterai qui». Poi si sporse verso di lei e aggiunse: «E mi permetterai di addestrarti.». Poggiò le mani sulla spalliera del divano, intrappolandola, e continuò: «E questa volta vincerai senza compiere alcun sacrificio.». Mentre pronunciava le sue parole, le mostrò il proprio disappunto.

Kyoko si appoggiò allo schienale più che poté e gli restituì uno sguardo infuocato, anche se non percepiva alcuna minaccia da parte sua. Non era umano, ma non aveva intenzione di farle del male. Lo guardò perplessa, metabolizzando ciò che le aveva appena detto.

«Questa volta? Che vuoi dire con... “questa volta”?».

Kyou inspirò profondamente, «Tu puoi aver dimenticato, ma io no.». L’odore di Kyoko lo circondò e il familiare dolore di un cuore dimenticato tornò a perseguitarlo, ma lei doveva sapere la verità: «In passato abbiamo combattuto insieme, sacerdotessa, e tra non molto dovremo farlo di nuovo.».

Lo sguardo di Kyoko si addolcì per un istante, «Chi sei tu?».

«Il tuo Guardiano. Kyoko, hai dimenticato tutto perché hai sacrificato i tuoi ricordi per riportare il Cuore di Cristallo Protettore in questo mondo.». La guardò negli occhi e la sua voce divenne un sussurro: «Devi fidarti di me.».

Anche se Kyou aveva cercato di spaventarla, il suo corpo le diceva di fidarsi di lui. «Io... mi fido di te.». Non appena sussurrò quelle parole, si ritrovò tra le sue braccia. All’inizio s’irrigidì ma poi, sentendosi avvolta dal calore, cedette a quell’abbraccio e si rilassò.

Kyou non era riuscito a trattenersi. Per troppo tempo aveva temuto un rifiuto e adesso, sentendo le sue parole, si era tolto un enorme peso dalle spalle. La strinse a sé, lasciandosi circondare dal suo odore mentre le strofinava il viso sui capelli.

«Non andartene, stavolta.» le sussurrò in un momento di debolezza.

Kyoko percepiva la tenerezza nelle sue parole e nel suo abbraccio ma, pochi minuti prima, lui l’aveva spaventata a morte, e adesso la stava stringendo come se fosse una questione di vita o di morte. Era combattuta tra la paura e il desiderio di accarezzargli una guancia.

Aveva ancora tante domande e mormorò: «Voglio ricordare tutto quello che tu dici che ho dimenticato. Che cosa devo sapere?».

Kyou chiuse gli occhi, non voleva ancora tornare al mondo reale... lei era proprio dove doveva essere... tra le sue braccia. Sospirando, la lasciò andare controvoglia e le si sedette accanto.

Si passò una mano tra i capelli e fece un respiro profondo per placare i propri istinti furiosi. Frenando il proprio desiderio, si concentrò sulla parete che aveva di fronte e iniziò a dirle quello che doveva dirle. Ascoltare qualcosa non era come ricordarlo.

«Non sarai sola. Tutte le persone che sono arrivate qui come te, con una borsa di studio, sono state convocate qui per te. Non si ricordano di te e tu non ricordi loro, ma hanno combattuto con te allora, e lo faranno di nuovo quando sarà il momento.», la sua voce era intrisa di un pizzico di nostalgia.

Kyoko spalancò gli occhi, «Suki e Shinbe?!» esclamò, chiedendosi perché si fidasse di lui così prontamente.

Kyou annuì: «Allora li hai già incontrati. Sì, eravate molto vicini, anche con Toya. Lui ti ha protetto più di chiunque altro.».

«Toya?» ripeté Kyoko, alzando un sopracciglio, «Stai scherzando?». Poi aggiunse mentalmente: “Non gli piaccio nemmeno.”.

Kyou sospirò, «In questa vita Toya non è cambiato, è ancora il ragazzo insopportabile e testardo che era un tempo. Ma ti ha protetto con tutto se stesso, e sarebbe morto per te se ce ne fosse stato bisogno.».

Kyoko si accigliò e gli chiese: «E lui non lo ricorda?». Le sembrava che Kyou stesse dicendo la verità, e tutto aveva senso perché le mancava una parte di ricordi. Lo guardò negli occhi, rivoleva tutto quello che aveva dimenticato.

Kyou scosse leggermente la testa e aggiunse: «Io sono l’unico a non essere tornato con te. Quindi sono l’unico che ricorda quello che è successo. Toya non ricorda neanche di essere mio fratello.».

Kyoko trattenne il fiato, «Fratello? E perché tu sei l’unico che ricorda tutto?». Aveva bisogno di sapere.

«Tu hai rinunciato a tutti i tuoi ricordi in battaglia, per distruggere il male del nostro mondo e salvare il Cuore di Cristallo Protettore. Nello stesso istante, hai espresso il desiderio di rivedere tutti, un giorno. Non volevi perdere nessuno. Quando sei scomparsa all’improvviso, sono scomparsi anche tutti gli altri... compreso il nemico. Li hai portati inconsapevolmente qui, con te.».

Kyou sospirò con rimpianto e continuò: «Io avevo un incantesimo che mi proteggeva da qualcosa del genere.». Spalancò gli occhi mentre riviveva quel ricordo, e aggiunse: «Hai portato tutti con te, e non lo sapevi neanche. Sono rinati tutti qui, nel tuo tempo, mentre io sono rimasto da solo nel passato.». Poi incrociò il suo sguardo, «Sono sopravvissuto e ho aspettato. Quando è arrivato il momento, ho radunato tutte le persone che avevo perso. Hai portato qui il cristallo e anche il male che lo reclama...», la sua voce si fece più cupa, «... ha già iniziato a cercarti e io non gli permetterò di trovarti.».

Kyoko annuì, cercando di capire, e gli chiese: «Allora posso fidarmi di tutti quelli che sono arrivati qui come me?». Kyou annuì e lei continuò: «Loro sanno tutto questo?».

Kyou scosse la testa: «Percepiranno un legame che crescerà ma, ad ogni modo, io conosco soltanto il passato, non il futuro. Ti proteggeranno come hanno fatto allora. È per questo che sono nati... è questa la loro ragione di vita.».

Kyou distolse subito lo sguardo dai suoi occhi indagatori, sapendo che la verità delle sue stesse parole riguardava anche lui. «Abbiamo ancora un po’ di tempo ma, per ora, voglio che tu smetta di nascondere i tuoi poteri di sacerdotessa e conosca ciò che ti circonda. Io veglierò su di te e ho detto a Toya di fare lo stesso.».

Kyoko lo scrutò attentamente, cercando di ricordare qualcosa di lui. Sembrava conoscerla molto bene. Guardandolo ancora più intensamente, sussurrò incuriosita: «Quanto eravamo vicini, io e te?».

Un bagliore di affetto represso brillò negli occhi dorati di Kyou, poi lui s’irrigidì e si allontanò da Kyoko. Riassunse l’aspetto freddo e distaccato, poi guardò verso la porta e ringhiò. Guardò di nuovo Kyoko e le disse: «Non rivelare a nessuno quello che ti ho detto, lo ricorderanno da soli.».

Kyoko sussultò quando qualcuno bussò forte alla porta e la aprì senza aspettare.

Toya iniziava a preoccuparsi per la sicurezza della ragazza e pensò di intervenire, se non altro per salvarla dalla freddezza di Kyou. Mentre entrava, il suo sguardo fu subito attratto da lei.

«Bene, vedo che è sopravvissuta alla chiacchierata.». Sentiva che qualcosa non andava e le sue iridi brillarono di argento. «Se hai finito con Kyoko, Suki la sta aspettando.». Toya guardò fisso Kyou, ignaro delle pagliuzze argentate che iniziavano a brillare nei propri occhi. L’altro lo guardò con la solita aria annoiata e annuì in silenzio.

Kyoko guardò Toya affettuosamente. Adesso che stava usando i propri sensi, sentiva che era preoccupato per lei, anche se non sembrava.

“Sarebbe morto per te.” le parole di Kyou tornarono a perseguitarla.

Kyou la vide rilassarsi nei confronti di Toya e provò un desiderio remoto, ma familiare, che lo lasciò perplesso. Ricordava bene quella sensazione e restrinse lo sguardo sul Guardiano d’Argento. Kyoko avrebbe sempre avuto quel legame speciale con suo fratello?

Kyoko si alzò in piedi, salutando Kyou con un cenno e rivolgendogli un sorriso che Toya non poteva vedere, poi si girò e rivolse a Toya un sorriso smagliante. «Arrivo, non voglio far aspettare Suki.». Si diresse verso la porta, lasciando Toya con una sensazione di calore. Una sensazione che soltanto i suoi sorrisi potevano provocargli.

Lui scosse la testa per cercare di scacciare quel calore, poi guardò Kyou, che lo stava fissando intensamente. «Che c’è?» gli chiese con voce dura, sapendo che non avrebbe avuto risposta. Concludendo che non ne valeva la pena, se ne andò sbattendo di nuovo la porta, e si affrettò per raggiungere Kyoko.

La guardò mentre camminava in fretta lungo il corridoio. Sembrava avere fretta di allontanarsi da Kyou. Sorrise tra sé e accelerò il passo per raggiungerla... un gioco da ragazzi, visto che era un Guardiano. I suoi pensieri s’incupirono, chissà se lei sapeva chi era. Ne dubitava, altrimenti non gli avrebbe sorriso in quel modo.

Arrivata alle scale, Kyoko capì che Toya l’aveva raggiunta perché riusciva a percepirlo. Sì, riusciva a sentire la sua aura potente, ma era una sensazione leggermente diversa rispetto a Kyou. Chiuse gli occhi per un istante. Non le importava se lui si era comportato in modo meschino, la sua aura era molto calda e la faceva sentire protetta.

Aveva capito che Toya era più giovane di Kyou e percepiva il suo potere nascosto. Un potere che, se sfruttato, avrebbe potuto oscurare suo fratello in un istante... anche se lei dubitava che uno dei due lo sapesse. Kyoko era felice di usare di nuovo i propri sensi.

«Allora...» gli chiese, «... dove sono Suki e Shinbe?».

Toya restrinse lo sguardo, era rimasto fregato dalla sua stessa bugia. Cosa voleva che ne sapesse di Suki e Shinbe? Era tornato soltanto per lei, per portarla via da Kyou.

«Non lo so.» biascicò pigramente.

Kyoko lo guardò accigliata, «Ma hai detto...».

Lui la interruppe: «Dovresti ringraziarmi per averti salvato.», avvicinandosi come per intimidirla.

«Salvato da cosa?» ringhiò Kyoko, non gradendo il suo atteggiamento. Cavolo, a volte si comportava come un vero idiota.

«Da Kyou.» ringhiò Toya in risposta, stringendo il pugno. Muovendo le sue belle labbra, Kyoko riusciva sempre a farlo incazzare. “Belle labbra?” Come gli erano venute in mente quelle parole? Confuso, si scostò da lei.

Presa alla sprovvista, Kyoko si limitò a guardarlo. Poi iniziò a ridere, sempre più forte. «Oh, davvero?» gli chiese, cercando di respirare tra una risata e l’altra. «E perché dovresti?» s’interruppe e placò la propria risata, anche se mantenne un sorriso smagliante e i suoi occhi brillavano ancora di malizia.

«È carino da parte tua, non sapevo che t’interessasse.». Arricciò il naso, cercando di mantenere un’espressione seria.

Toya la fulminò con lo sguardo, aveva la sensazione di essere preso in giro. «Quindi alla fine hai deciso di restare, “sacerdotessa”?» pronunciò l’ultima parola come se avesse l’amaro in bocca.

Kyoko smise di sorridere e avvicinò il viso a pochi centimetri dal suo, guardandolo dritto negli occhi. «Sì, ho deciso, “guardiano”.». Alzò un sopracciglio, poi si voltò e corse giù per le scale ridendo.

«Sì!» esclamò Kyoko a bassa voce, e segnò mentalmente un punto a proprio favore. “Kyoko 1... Toya 0.”.

Toya spalancò gli occhi per un istante, prima di rendersi conto che quella ragazzina lo aveva fregato. «Maledizione!» sibilò, e la seguì.

Kyoko era quasi in fondo alla scalinata quando sentì i propri sensi si attivarsi. Percependo un altro guardiano oltre a Toya, si guardò intorno. L’unica persona abbastanza vicina da provocarle quella sensazione era uno studente in fondo alle scale, che la osservava con interesse.

Lo guardò e rimase meravigliata per i riflessi violacei dei suoi capelli selvaggi e dei suoi bellissimi occhi. Mentre lo fissava, le parve di vedere scintille di tutti i colori nelle sue iridi.

Toya aveva raggiunto Kyoko. Vedendola fermarsi all’improvviso, capì che stava fissando Kamui. “Quindi adesso sa riconoscere gli immortali.” pensò tra sé. La prese per un braccio e disse: «Vieni, te lo presento.».

Aveva scoperto il punto debole di Kamui appena lo aveva incontrato. Tutto quello che sapeva di lui era che non aveva i genitori ed era cresciuto in affido, fin quando Kyou non gli aveva offerto un posto lì.

Kyoko si lasciò trascinare da Toya verso lo sconosciuto. Sentiva che era un immortale, e percepiva in lui anche una straordinaria gentilezza. Esplorò la sua aura con i propri sensi e vi trovò il calore... insieme all’innocenza che poteva appartenere soltanto a un bambino.

«Ehi Toya, chi hai portato?» gli chiese Kamui, guardando la ragazza con espressione estasiata. Si sentiva come se la aspettasse da tanto tempo... anche se non aveva idea di chi fosse. Era come se avesse sentito terribilmente la sua mancanza. Riprese fiato e fece un respiro profondo, sentendo il suo odore che gli sembrava molto familiare.

Guardò Toya e gli chiese: «Allora... ti sei trovato una ragazza?», poi sogghignò con un’espressione divertita.

«Neanche per sogno.» ringhiò l’altro, «Non è il mio tipo.».

«E come fai a saperlo? Non ce l’hai mai avuta una ragazza.» esclamò Kamui, ridendo della sua stessa battuta.

Kyoko si sforzò per non ridere, ma era difficile con il divertimento negli occhi di Kamui e l’espressione accigliata di Toya.

«Questa è Kyoko.» disse Toya voltandosi verso di lei, e le lasciò il braccio come se si fosse appena ricordato che glielo stava stringendo. «Kyoko, questo è Kamui. Anche lui ha ricevuto una borsa di studio e sarà in classe con te.».

«Sì, anch’io sono uno scroccone.» disse Kamui con aria seria, facendo scoppiare a ridere Kyoko.

Lei si rivolse a Kamui e allungò una mano. Se lui era lì con una borsa di studio, allora era stato suo amico in passato; con un sorriso cordiale gli disse: «Ciao Kamui, piacere di conoscerti. Da quanto tempo sei qui in Accademia?».

A Kamui piaceva già quella ragazza così socievole. «Circa due anni. Allora, cosa ci fai con questa testa calda? Ti sta portando in giro?». Guardò Toya con un sorrisetto, poi guardò di nuovo Kyoko. Il lato malizioso della sua personalità emerse, e le prese la mano. Chinandosi leggermente, se la avvicinò alle labbra e la baciò con delicatezza.

Kamui quasi rise per l’occhiataccia che gli lanciò Toya. Solo un idiota poteva non accorgersi dell’evidente attrazione che l’altro provava per quella ragazza adorabile.

Kyoko arrossì e ridacchiò per il “testa calda”. Vedendo Toya fulminare Kamui con lo sguardo, sorrise. «In realtà stiamo cercando Shinbe e Suki. Per caso li hai...».

Prima che finisse la frase, qualcuno la afferrò per un braccio, trascinandola tra Kamui e Toya. Kyoko si voltò e si ritrovò davanti a Suki, che aveva un’aria preoccupata.

«È andato tutto bene, Kyoko? Rimarrai, vero?» la ragazza sembrò quasi implorarla.

Kyoko annuì, ricordando la voce suadente di Kyou che le chiedeva di restare. «Non andrò da nessuna parte.» disse, poi fece un cenno a Shinbe, che sembrava piuttosto compiaciuto di quella risposta.

Toya rimase perplesso per le parole di Kyoko. Chissà che cosa le aveva detto Kyou per farle cambiare idea con una tale determinazione. Adesso si comportava in modo diverso, sembrava quasi felice. Di solito, quando qualcuno parlava da solo con Kyou, poi se ne andava spaventato e spariva per ore. Quel tipo dava i brividi anche a lui, ogni tanto.

Kyoko prese Suki a braccetto e si avviò verso le scale: «Se stasera andiamo a ballare, devi aiutarmi a trovare qualcosa da mettere.». Le due ragazze si strinsero a vicenda e si allontanarono parlottando. Si comportavano come se si conoscessero da sempre.

Shinbe, Kamui e Toya le osservavano mentre salivano le scale. Shinbe, preoccupato, chiese a Toya: «Ma lei sa che cosa sta succedendo?».

Toya osservò Kyoko che parlava con Suki, e rispose: «Sì, credo di sì.». Poi si voltò verso gli altri due e cambiò argomento: «Kamui, vieni con noi stasera?».

Shinbe, sorpreso, esclamò: «Toya! Verrai a ballare sul serio?!». Era scioccato. “Strano, non è da lui.” pensò tra sé.

«Beh, ho l’ordine di sorvegliarla come un falco, quindi non credo di avere altra scelta, tu che dici?» ribatté Toya con tono irritato, così avrebbero pensato che lo stesse facendo controvoglia. In realtà, all’improvviso sentiva di non volerla perdere di vista.

Il battito cardiaco gli rimbombava nelle vene, come per dirgli che doveva proteggerla a tutti i costi, che gli fosse stato ordinato o meno. Immaginare Kyoko che si muoveva a ritmo di musica non gli era affatto di aiuto. Il suo istinto protettivo emerse, avrebbe preferito che lei non andasse a ballare.

Un ringhio sommesso si fece strada nella sua gola e Toya scosse la testa, cercando di scacciare il pensiero di troppi occhi indiscreti che la guardavano... occhi che non ne avevano il diritto.

«Sembra divertente. Vengo anch’io.» intervenne Kamui. «Nei weekend bisogna fare qualcosa per staccare la spina da questo posto.». Si sentiva quasi stordito per il sollievo di sapere che Kyoko sarebbe stata lì con loro, d’ora in poi. «E poi dobbiamo trovare una fidanzata per Toya.» aggiunse con tono innocente.

«Idiota, chi ti dice che ho bisogno di una ragazza?» ringhiò Toya, dando uno scappellotto a Kamui. «Tu non sai neanche che cos’è una ragazza.».

Shinbe intervenne sorridendo: «Penso di essere l’unico qui a saperne qualcosa e, se voi due “verginelli” volete, posso dimostrarvelo.». Fece un passo indietro quando i due si voltarono e lo fulminarono con lo sguardo.

Cambiando subito argomento, Shinbe si avvicinò a Toya e gli chiese: «Kyou ti ha ordinato di sorvegliare Kyoko?», e si voltò a guardare nella direzione in cui lei se n’era andata. «Sapete... ultimamente ho percepito un cambiamento negli equilibri, come se stesse per accadere qualcosa. Il male si sta avvicinando. Mi chiedo se lei c’entri qualcosa.». L’istinto di Shinbe non sbagliava quasi mai, e questo lo preoccupava.

Anche Toya l’aveva percepito e voleva delle risposte. «Chi ha tempo non aspetti tempo. Perché non chiedere la verità a Mister Ghiacciolo?» disse. Sapeva che Kyou stava nascondendo qualcosa e lui aveva intenzione di scoprire cosa.

Prima che Shinbe potesse fermarlo, Toya stava già salendo le scale. Shinbe fece una smorfia, «Non mi piace quando sono da soli nella stessa stanza. L’ho già visto una volta, e non è stato bello. Si comportano come due fratelli, o qualcosa del genere.». Con i suoi occhi color ametista, osservò Toya che saliva i gradini a due a due.

Kamui annuì, a volte Kyou lo spaventava a morte. «Meglio lui che io. Ci vediamo stasera.» disse, e se ne andò, lasciando Shinbe da solo, a guardare le scale.

Nel profondo della sua mente, dove i suoi poteri guardiani si riflettevano all’interno del suo io, Shinbe si chiedeva quale sentimento provasse per la sacerdotessa. Chiudendo gli occhi, cercò la verità nella sua stessa anima.

Quando li riaprì, in essi brillavano segreti che soltanto lui conosceva.










*****



Kyou era perso nei propri pensieri, rifletteva su come comportarsi con Kyoko, adesso che l’aveva portata nel posto giusto. Fu interrotto bruscamente da qualcuno che bussò alla porta. Sbatté le palpebre e cercò di non alzare gli occhi al cielo, sapendo che non poteva essere altri che Toya. Guardò verso la porta e la vide aprirsi senza permesso.

Toya entrò di scatto e individuò il proprio bersaglio seduto sul divano. «Che diavolo sta succedendo con Kyoko?» gli chiese senza giri di parole.

Gli occhi di Kyou guizzarono verso di lui, ma il suo viso rimase impassibile alla domanda.

Toya conosceva gli stati d’animo di Kyou meglio di chiunque altro e sapeva che non l’avrebbe neanche guardato, se lui non l’avesse colpito nel segno. Capire Kyou era come studiare una materia scientifica. Persino un suo battito di ciglia poteva significare qualcosa. Toya andò a sedersi sulla poltrona di fronte a lui.

«Andiamo, non sono uno stupido. Se devo proteggerla, devi dirmi perché. Qui siamo tutti da soli, perché per lei è diverso?» sbottò, quasi disgustato all’idea, «È solo una debole umana.».

Toya si ritrovò una mano artigliata attorno alla gola e la afferrò per liberarsene, mentre scrutava l’espressione furiosa di Kyou.

«Tu farai come dico io.» disse Kyou con la voce tremane per la rabbia.

Toya restrinse lo sguardo, adesso aveva la prova che c’era qualcosa sotto. «Bene.» sibilò, e fu liberato dalla stretta. La rabbia di Kyou svanì all’istante mentre lui tornava a sedersi, e la sua maschera gelida gli riaffiorò sul viso come se fosse uno scudo dietro cui proteggersi. Toya scosse la testa e sbottò: «Devi dirmi perché lei è così importante per te.», enfatizzando le ultime due parole.

Kyou, in un certo senso, lo capiva. Lo aveva allevato dal giorno in cui era nato. Sapeva che suo fratello non era lontano e, quando emise il suo primo respiro in questo mondo, lo sottrasse ai suoi genitori umani perché non lo avrebbero compreso. Lo stesso valeva per gli altri fratelli anche se, per un po’, Kyou aveva preferito sorvegliarli a distanza.

Aveva sperato di cambiare la personalità di Toya in qualche modo, eppure sembrava sempre la stessa, nonostante tutti i suoi sforzi. Alla fine, aveva concluso che Toya era sempre Toya, a prescindere dalla vita che viveva. Aveva pensato che incontrare Kyoko gli avrebbe fatto ricordare qualcosa ma, finora, suo fratello non mostrava alcuna reazione, solo un po’ di interesse. Kyou si accigliò pensieroso.

«Non provi niente per lei?» gli chiese, con un tono che fece rabbrividire Toya.

«Dovrei?» ribatté l’altro, sapendo che in realtà provava qualcosa per lei, ma non lo avrebbe mai ammesso. Incrociando le braccia, assunse la sua solita espressione annoiata, ignaro delle pagliuzze argentate che gli brillavano negli occhi.

«Sì.» rispose freddamente Kyou.

«Maledizione! Ma perché è così speciale per noi?» esclamò Toya esasperato.

Lo sguardo di Kyou lo sfidò, «È lei la persona che stavamo aspettando.».

Toya spalancò gli occhi... da quanto ricordava, Kyou gli aveva detto che dovevano prepararsi all’arrivo del custode del Cuore di Cristallo Protettore. Ma non poteva trattarsi di lei... perché mai una debole umana sarebbe in possesso di un cristallo così potente? Lui si aspettava un guerriero... non una semplice ragazzina.

«È lei la ragione per cui hai riunito tutti qui?» gli chiese alzando un sopracciglio.

Kyou aveva sempre evitato di parlare a Toya del suo passato, ma lo avvertiva sul suo futuro. «Tu devi proteggerla a tutti i costi.» gli disse.

La stanza era silenziosa e il cervello di Toya era entrato in un vortice di pensieri. Ultimamente, aveva percepito un aumento delle vibrazioni demoniache e il lato malvagio diventava sempre più forte.

«Quindi è lei. C’è qualcos’altro che devo sapere?». Si sentì quasi sollevato sapendo che era quello il motivo per cui suo fratello era così interessato a Kyoko e, per il momento, non avrebbe indagato su quei sentimenti che portavano alla gelosia.

Kyou aveva tenuto nascosta la verità per così tanto tempo, non era sicuro di essere pronto a condividere i ricordi. Il fatto che Toya e Kyoko fossero stati vicini in passato non lo aiutava. Erano inseparabili. Forse sarebbe stato meglio dimenticare alcune cose. «Tu sei rinato per proteggerla e io ho passato più di mille anni ad aspettarla. Per adesso... non c’è altro che devi sapere.».

Toya sbuffò, poi ridacchiò in modo quasi sinistro. «Non c’è altro che devo sapere, eh?». Si passò una mano tra i capelli, sentendo un bisogno irrefrenabile di sfogare una rabbia nascosta di cui non era a conoscenza. «È per questo che la guardi in quel modo? Hai detto che eravamo vicini... sei geloso di qualcosa che è successo tanto tempo fa, con una ragazza che probabilmente non ti guarderebbe neanche?» lo punzecchiò Toya... fissandolo con i suoi occhi color argento fuso.

Kyou quasi ringhiò a quelle parole. A volte, la perspicacia di quel ragazzo lo sbalordiva.

«Non mettere alla prova la mia pazienza, Toya. Cristallo o no, io non intendo tollerare le tue accuse o le tue supposizioni che riguardano la sacerdotessa. Hai ricevuto l’ordine di proteggerla... non m’interessa se ti va di farlo o no. Terrai a bada il tuo carattere e non la metterai in pericolo in alcun modo. Sono stato chiaro?». Guardò suo fratello minore con un’espressione gelida.

Dalle sue parole avrebbero potuto formarsi dei ghiaccioli. Toya capì che, almeno per il momento, la conversazione era finita, quindi si alzò e lasciò la stanza senza guardarsi indietro e senza dire una parola. Una volta uscito, si fermò davanti alla porta di Kyoko. Percepiva la sua presenza all’interno della stanza.

Alzò una mano per bussare... voleva stare con lei ma, al momento, non aveva una ragione valida, quindi abbassò la mano e s’incamminò lungo il corridoio.

Se qualcun altro fosse stato lì con lui, avrebbe visto la sagoma di un paio di ali che gli apparve dietro la schiena, per poi svanire poco dopo.




Capitolo 5 “Un duro avvertimento”


Kyoko prese un elastico dalla mensola e raccolse una parte dei capelli in una coda di cavallo, lasciando sciolta la parte inferiore. Applicò un po’ di cipria sulle guance, poi si avvicinò allo specchio a figura intera e si guardò. Suki l’aveva convinta a indossare qualcosa di suo e adesso si sentiva diversa.

La minigonna nera si gonfiò mentre lei roteava davanti allo specchio, scoprendo le sue gambe aggraziate. La maglietta rosa era aderente, aveva del pizzo nero sulla schiena e un profondo scollo a V sul davanti. Kyoko scosse la testa per quella scollatura.

Si chiese se Suki non cercasse le attenzioni di Shinbe tanto quanto lui. Poi ripensò al perché avesse scelto di vestirsi come una ragazza ribelle. Fu colta di sorpresa quando qualcuno bussò timidamente alla sua porta.

Sistemandosi un orecchino, andò ad aprire e sorrise quando vide che Suki era vestita in modo ancora più audace. «Oh, stasera farai girare la testa a tutti.» le disse, squadrandola da capo a piedi.

Indossava un paio di pantaloni di pelle attillati e un top trasparente blu, con lunghe maniche svolazzanti. Kyoko scosse la testa, chissà quanti scappellotti si sarebbe beccato Shinbe, più tardi.

«Vuoi proprio che Shinbe si comporti male, eh?» le disse sorridendo, con un sopracciglio alzato.

Suki la guardò e annuì compiaciuta: «Sì, ho la sensazione che questa sarà l’ultima serata di svago per un po’. Shinbe dice che, da lunedì, dovremo allenarci ancora più duramente.». Poi, con gli occhi che le brillavano, aggiunse: «Ma per stanotte divertiamoci. Andremo in un posto che ti piacerà, è enorme e la band che suona stasera è pazzesca.».

Suki si guardò intorno nella stanza di Kyoko e spalancò gli occhi. «Accidenti! Non ero mai stata qui.». Guardò di nuovo la sua amica e aggiunse: «Nessuno ha il permesso di venire qui, soltanto Toya. Ti rendi conto che su questo piano ci siete solo tu, lui e Kyou?». Suki era così nervosa all’idea di recarsi lì che aveva chiesto il permesso a Toya per andare da Kyoko.

Kyoko sapeva che Kyou l’avrebbe sistemata dove Toya poteva tenerla d’occhio più facilmente. Ricordando tutto quello che le aveva detto, capì che le parole su Suki erano vere perché, per qualche motivo, le sembrava che si conoscessero da anni.

Kyoko deglutì e rispose: «Forse le altre stanze erano occupate, non saprei.». Poi si diresse verso la porta e aggiunse: «Però so che stasera voglio divertirmi. Hai ragione, forse non ci ricapiterà per un po’.».

Bloccò la mano sulla maniglia e si accigliò, “Prima c’era qualcuno qui.”. Sentì un brivido lungo la schiena, poi aprì lentamente la porta e sbirciò nel corridoio. Non vedendo nessuno, uscì e Suki la seguì. Si voltò e chiuse la porta a chiave, poi si voltò a guardare la sua amica quando la sentì gemere per lo spavento. Sulla soglia della porta di fronte c’era Kyou, la stava osservando... e non sembrava contento.

Guardò Kyoko e sentì la propria rabbia aumentare. Poi guardò Suki con aria annoiata.

«Lasciaci soli.» le ordinò, con voce pericolosamente fredda.

Suki guardò la sua amica con aria mortificata e si allontanò, sapendo che avrebbe fatto meglio a non esitare. Non voleva certo inimicarsi Kyou, quel tipo metteva i brividi. Fin dal primo momento in cui lo aveva visto, aveva capito che era un immortale molto potente e che era meglio non sfidarlo. Era contenta di averlo dalla loro parte, e non dalla parte del nemico.

Kyoko incrociò le braccia sul petto, dispiaciuta di vedere Suki che si allontanava. Si voltò verso Kyou e vide che la stava fissando, con un’aria non molto felice. Alzò un sopracciglio e aspettò. Quando lui non si mosse e si limitò a guardarla con i suoi furiosi occhi dorati, Kyoko sentì la propria pazienza iniziare a vacillare. “Accidenti a lui e al suo sguardo penetrante.”.

«Qual è il problema?» gli chiese alla fine, senza aspettare che fosse lui a parlare.

Kyou si era infastidito quando aveva percepito la presenza di Suki su quel piano dell’edificio. Poi, quando le aveva viste entrambe vestite in quel modo, aveva capito che non era saggio lasciar uscire Kyoko. Il rischio non era rappresentato solo dal nemico, ma anche da qualsiasi Guardiano, demone o essere umano che desiderasse accoppiarsi con lei. Kyou s’infuriò al solo pensiero,

«Nessuno può venire qui senza il mio permesso, a parte te e Toya. Intesi?», il suo tono sembrava un rimprovero.

Kyoko si stizzì, ma ricordò a se stessa che quell’edificio apparteneva a lui, quindi era lui che dettava le regole. «Mi dispiace, non lo sapevo.» gli disse sinceramente. Sentendo la propria rabbia placarsi, intrecciò le mani. Iniziò ad agitarsi perché, in realtà, Kyou non sembrava contento neanche adesso che si era scusata.

Lui fece un passo avanti e, osservandola, notò la scollatura. «Non mi è stato detto che avevi programmi per stasera.». Sentì Kyoko incupirsi a quelle parole e vide i suoi occhi brillare, ma non gli importava. Se doveva proteggerla, doveva sapere tutto quello che faceva. Sapeva come si comportavano le ragazze lì, ma sentiva che l’odore di Kyoko era ancora puro, diverso da quello delle altre... era innocente.

Kyoko si morse il labbro inferiore, chiedendosi se avrebbe dovuto avvertirlo di ogni sua mossa. «Non sapevo di doverti avvertire quando esco.». Cercò di mantenere una voce calma, sapeva che doveva stare al proprio posto se voleva una certa libertà.

«Vado con Suki e Shinbe.» aggiunse con fermezza, sperando che lui non cercasse di fermarla.

Kyou le si avvicinò ancora di più ma lei indietreggiò per non guardarlo. Lui sorrise tra sé e fece un altro passo avanti. La bloccò letteralmente contro il muro, lasciandosi circondare dal suo profumo.

«Vestita così?» le disse con tono adirato.

Kyoko spalancò gli occhi, adesso lui era vicinissimo ed era così alto. E... che cosa aveva detto?! Vestita come...? Lo guardò con insolenza.

«Qual è il problema con i miei vestiti?» sbottò Kyoko, addossandosi al muro quando lui le avvicinò il viso all’orecchio. Sentiva il suo respiro caldo sul collo.

«Sei a caccia di avventure?» le sussurrò lui con tono pericoloso.

All’improvviso Kyoko aveva paura del Guardiano che aveva di fronte. In circostanze normali, quelle parole l’avrebbero mandata su tutte le furie, mentre adesso non voleva far altro che nascondersi in un angolino buio. Se fosse caduto uno spillo, sarebbe sembrato come un tuono in quel silenzio. Per poco non le venne un colpo quando sentì un’altra voce, «Kyoko, sei pronta?». Toya era appoggiato al muro e li osservava. Fiutava la paura di Kyoko a tre metri di distanza. Lanciò un’occhiataccia a Kyou mentre la ragazza gli passò sotto un braccio e si diresse in tutta fretta verso di lui.

Kyou si raddrizzò, assumendo di nuovo la sua aria di indifferenza, e guardò Toya che si mise tra lui e Kyoko, come per nasconderla dalla sua vista.

Quella scena non gli era nuova... poi disse con freddezza: «Se lei esce, allora tu non la perderai di vista.». I muscoli della mascella s’irrigidirono mentre serrava i denti, non gli piaceva che suo fratello la vedesse vestita in quel modo.

Toya capì che Kyou era serio e il suo sguardo gli mise quasi i brividi. «Sì, lo so già.» ribatté, poi si voltò e prese Kyoko per mano, «Andiamo.». La sua voce era gentile.

Kyoko non aveva intenzione di opporsi e non le dispiaceva che Toya la stesse praticamente portando via. “Prima ce ne andiamo, meglio è.” pensò. In quel momento non desiderava altro che allontanarsi, era nervosa e percorse le scale in fretta.

Toya le lasciò la mano appena furono lontani dalla vista di Kyou. La vide accelerare il passo e si accigliò. Aveva sentito quello che le aveva detto Kyou, era un Guardiano e il suo udito era eccellente. Era andato a cercare Kyoko dopo aver visto Suki schizzare giù per le scale, facendolo quasi cadere.

Le parole che Kyou aveva sussurrato a Kyoko lo irritavano ma non poteva far altro che fingere di non averle sentite. Non aveva mai pensato di fare del male a Kyou ma... sentirlo dire una cosa del genere aveva fatto emergere il suo lato peggiore. Lei non aveva fatto nulla per essere trattata in quel modo.

Toya cercò di scacciare quella brutta sensazione quando raggiunse gli altri.



*****



Quando entrarono nel club, Suki notò che Kyoko era stranamente silenziosa e, alla fine, trovò il coraggio per chiederle: «Che cos’è successo con Kyou?».

«Niente di importante.» rispose Kyoko, non volendo parlarne, poi ricordò le sue parole: «Ha detto che d’ora in poi nessuno può salire lì, tranne me e Toya.». Scrollò le spalle con rammarico, poi notò che Toya la stava guardando.

Si chiese se avesse sentito quello che aveva detto Kyou, poi arrossì e distolse subitolo sguardo, non voleva conoscere la risposta a quella domanda. Probabilmente era la sua ultima serata libera, quindi si schiarì la mente e si guardò intorno, con l’intenzione di divertirsi in qualche modo.

Suki spalancò gli occhi quando si sentì abbracciare da dietro. Girò la testa per vedere chi fosse e si ritrovò a fissare un paio di occhi color ametista.

Shinbe abbassò la testa e le sfiorò il collo sogghignando. «Vieni a ballare con me.» le disse con voce seducente.

«Ma siamo appena arrivati.» ribatté lei, cercando di allontanarsi ma senza troppa convinzione.

«Lo so.» disse Shinbe, facendo l’occhiolino a Kyoko. «Volevo evitare che te lo chiedesse qualcun altro.». Le fece scorrere una mano sul ventre, poi la fece girare per guardarla. Guardando Kyoko con aria maliziosa, le disse: «Forse te la riporto dopo.».

Suki annuì, cercando di nascondere il rossore che le affiorò sulle guance. Shinbe la condusse sulla pista da ballo, lasciando Kyoko e Toya lì impalati.

Kyoko sapeva che i suoi nervi non potevano resistere e si diresse verso il bar, bere qualcosa l’avrebbe aiutata a rilassarsi un po’. Non guardò neanche se Toya la stava seguendo o no. Sapeva che aveva l’ordine di sorvegliarla, non avevano certo un appuntamento. Era quasi dispiaciuta per lui.

Guardò il tipo dietro il bancone e, scrollando le spalle, gli disse: «La specialità della casa, qualunque cosa sia.». Lui annuì e lei gli sorrise, poi poggiò venti dollari sul bancone... non aveva idea di quello che aveva ordinato, era la prima volta che andava in un bar. Aveva finto il contrario perché l’aveva visto fare tante volte in TV e nei film... sperava solo che nessuno notasse il suo nervosismo.

Toya le si avvicinò dopo aver visto che il barista continuava a fissarla mentre le preparava il drink. Incrociò il suo sguardo e ringhiò, avvertendolo di starsene al suo posto. Percepiva altri sguardi su Kyoko, oltre a quello del barista, e la cosa non gli piaceva.





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Bisogna fare attenzione a ciò che si desidera. Per salvare tutti, è stato espresso un desiderio che ha soltanto ritardato la guerra, invece di porvi fine. La battaglia tra bene e male è giunta alla fine… o no? Migliaia di anni separano una giovane sacerdotessa dai suoi guardiani, cinque fratelli che hanno giurato di proteggerla. Soltanto uno di loro conserva i ricordi intatti e aspetta che Hyakuhei, il male in persona, risorga e tenti di portare via ai guardiani la loro ragione di vita. La sacerdotessa si ritrova nel bel mezzo di un'antica guerra, non solo tra bene e male… ma anche tra fratelli.

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