Книга - Il Duca Di Lady Pear

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Il Duca Di Lady Pear
Dawn Brower


Con il Natale alle porte, Lady Pearyn riceve regali da un ammiratore segreto, e comincia a credere che forse dovrebbe dedicare la sua attenzione a questo nuovo  spasimante, perché il suo duca di certo non la vuole.

Lady Pearyn Treedale è stata  fidanzata a Cameron Spencer, il duca di Partridgdon, da quando aveva otto anni. Una pratica arcaica, ma una situazione che è arrivata a tollerare. Al suo primo ballo ufficiale la sua condizione era diversa dalle altre debuttanti. Mentre tutte le altre erano alla ricerca di un marito, lei era libera di frequentare chi voleva e di fare ciò che desiderava. Il suo fidanzato aveva avuto almeno la creanza di starle il più lontano possibile, nei suoi viaggi intorno al mondo, e di non tornare mai più in Inghilterra, consentendo a Lady Pear una libertà che la maggior parte delle donne non avrebbe mai potuto neanche sognare. Adesso, a venticinque anni, Lady Pear si chiede se magari non  ha sbagliato tutto. Ha molti amici, ma nessun fidanzato reale e, di conseguenza, non può sperare di farsi una famiglia. Con il Natale alle porte, Lady Pearyn riceve regali da un ammiratore segreto, e comincia a credere che forse dovrebbe dedicare la sua attenzione a questo nuovo  spasimante, perché il suo duca di certo non la vuole.








Il Duca di Lady Pear




Indice


Ringraziamenti (#uc0ae6f8e-ba02-50b7-b5ec-985fa264126d)

1. CAPITOLO PRIMO (#uabd9d77a-b631-50f8-9bf0-261e2e519ff9)

2. CAPITOLO SECONDO (#ue4eb538b-4333-5218-aee8-90bf5c06fc2d)

3. CAPITOLO TERZO (#u89b0f911-79ff-5a49-ae47-5baa99695f1c)

4. CAPITOLO QUARTO (#ub68648de-86ef-5730-aadf-c647687561b1)

5. CAPITOLO QUINTO (#ue4d6e6d0-47c8-5b4f-84c2-78165acfe151)

6. CAPITOLO SESTO (#u9e231c89-a26c-5eaf-a488-f300a59226e3)

Epilogo (#u9d7c4260-a8d8-5506-bfca-373f5a16d616)

Note sull’Autrice (#u1a4da7f7-0d26-5b3a-9a3e-910fc3b22c68)

ESTRATTO: SEMPRE IL MIO VISCONTE (#u48921e95-52ab-5f18-b808-343270954d48)

Prologo (#u804f5ac4-62ab-5862-9624-325bfebcf2d3)

ESTRATTO: Uno Scandaloso Conte In Meno (#u52e91ee4-b64a-5da6-b64c-044066f54cf7)

Capitolo Primo (#u2723ed67-af3a-54cc-a5dd-1944418c80d7)


Questa è un’ opera di fantasia. Nomi, persone, luoghi e avvenimenti sono frutto della fantasia dell’Autrice e non hanno alcun riferimento con la realtà o vengono utilizzati in maniera fittizia. Ogni riferimento a luoghi esistenti, organizzazioni o persone, vive o morte, sono puramente casuali.

Lady Pear’s Duke 2020 Copyright © Dawn Brower

Design di copertina The Midnight Muse (https://victoriamillerartist.com/)

Tutti I diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta elettronicamente o a mezzo stampa senza il permesso esplicito dell’Autore o dell’Editore, fatti salvi alcuni trafiletti a scopo promozionale o per recensione.


Amare, ed essere amati, è il dono più bello di tutti, di qualunque amore si tratti: tra due amanti, tra persone della stessa famiglia o tra amici. Sii grata alla vita di questo dono meraviglioso, così come faccio io giorno. I miei figli sono il dono più prezioso, e la ragione della mia esistenza. Tieniti stretta i tuoi…o le persone che ami…




Ringraziamenti


Un ringraziamento speciale va a Victoria Miller, per il suo aiuto costante. Non potrei fare ciò che faccio senza di lei, e senza la sua amicizia.

Elizabeth Evans, mi sei egualmente cara: grazie per leggere tutte le bozze dei miei romanzi che, con il tuo aiuto, diventano sempre più belli. Ma, soprattutto, grazie per essermi vicina e per il dono della tua amicizia, che riscalda ogni giorno della mia vita.




CAPITOLO PRIMO


Cameron Spencer, il duca di Partridgdon, fissava il fuoco che ardeva nel camino. Era tornato a Londra da una sola notte e già il freddo aveva iniziato a penetrargli nelle ossa. Si era tenuto lontano dall’Inghilterra da quando aveva compiuto diciotto anni, e non era tornato che per brevi visite: tutto a causa del fidanzamento che suo padre aveva combinato con Lady Pearyn Treedale, che lui non aveva alcuna intenzione di sposare.

Aveva odiato quell’imposizione ogni attimo della sua giovane vita. Quel fidanzamento gli aveva condizionato l’esistenza dal primo istante in cui era stato redatto, come se si trattasse di un accordo d’affari. Viaggiare era stata per lui l’unica possibilità di sentirsi libero, ma ben presto anche dover essere continuamente in fuga aveva cominciato a pesargli.

Sapeva che per suo padre si era trattato di una necessità, visto che si trovava in gravi ristrettezze economiche: grazie a quell’accordo gran parte della dote della futura sposa era già passata nelle sue mani e aveva potuto saldare i suoi debiti. Ma vendere il suo unico figlio per salvare le proprietà di famiglia aveva significato per Cameron un’enorme sconfitta e un’ incredibile sopraffazione.

Era vero che, grazie a quei soldi, ora l’eredità di Cameron era salva e che suo padre era riuscito a rimettere in senso l’intera tenuta, prima di morire. Ma ora, il doppio filo che lo teneva legato a quella fidanzata sconosciuta gli sembrava ogni giorno di più simile a un cappio. Ormai i suoi beni erano al sicuro, la vita gli sorrideva di nuovo…ma il prezzo da pagare per Cameron era eccessivamente alto. Aveva accettato di sposare quella ragazza…e lo avrebbe fatto, prima o poi; avrebbe onorato l’impegno che suo padre aveva preso per lui. Ma non ora. Non era necessario rinunciare alla propria giovinezza, per saldare quel debito. Per il momento avrebbe pensato a godersi la vita. Poi, più in là…si sarebbe deciso a sposarsi. Sarebbe corso dalla sua fidanzata e l’avrebbe presa per moglie. Anche senza conoscerla.

Quando si era ritrovato fidanzato lui aveva quindici anni e Lady Pearyn otto. Quindi, quando a diciotto anni aveva chiesto a suo padre di potersi allontanare da Londra per fare le sue esperienze di vita, come fanno molti nobili rampolli, a suo padre non era parso strano e non si era opposto…considerando che la giovane fidanzata era appena undicenne. Era una decisione abbastanza saggia, dopotutto, terminare gli studi a Oxford e poi partire per il mondo. Tutto lasciava pensare che, al compimento della maggiore età di Lady Pearyn, Cameron sarebbe tornato per impalmarla…ma non era stato così. Anche dopo la morte di suo padre, avvenuta poco dopo il raggiungimento della sua maggiore età, non era tornato a Londra per sposarsi, preferendo lasciare le sue proprietà in mano a un precettore. Ora di anni ne aveva trentadue, e i tempi per il suo ritorno erano decisamente maturi…

La proprietà prosperava, e i suoi amministratori gli inviavano regolarmente rapporti trimestrali, in modo che potesse tenere sotto controllo i suoi affari. Era tutto ciò di cui aveva bisogno. Di tanto in tanto doveva tornare a Londra per sistemare delle cose, ma giusto il tempo di metterle a posto che se partiva di nuovo.

A lui andava bene così ...

Non si era mai fermato a riflettere su cosa fare con Lady Pearyn. Ormai erano passati due anni dal suo trentesimo anno e forse sarebbe stato il momento di onorare quel contratto. Se lei lo avesse voluto ancora. Sapevano così poco, l’uno dell’altra…Quando l’aveva vista l’ultima volta, anni addietro, lei era ancora una buffa bambina con le lentiggini. Ma sembrava aver accettato di buon grado il loro fidanzamento... Forse le piaceva l'idea di diventare duchessa, un giorno.

Cameron si passò le dita tra i capelli e sospirò. Non riusciva a capire quale direzione prendere. Niente aveva più senso per lui. Ormai era a casa, per sempre, e doveva prendere una decisione.

"Perdonate, Vostra Grazia." disse Alfred, il suo maggiordomo. Alfred stava con la sua famiglia da quando Cameron era un ragazzo, ed era invecchiato molto negli anni in lui cui era stato lontano. Tuttavia, riusciva ancora a essere molto attivo.

"Che c’è, Alfred?" chiese.

"C’è una persona che desidera vedervi, Vostra Grazia."

Nessuno sapeva che era tornato a Londra. Chi avrebbe potuto decidere di fargli una visita così inaspettata? "Mandatela via, di chiunque si tratti. Non sono a casa per nessuno." Non aveva voglia di vedere gente; il suo umore peggiorava ad ogni secondo. Desiderava starsene in pace per i fatti suoi.

"Quindi, non siete qui, in questo momento!” esclamò Collin Evans, il conte di Frossly, entrando all’improvviso nello studio. "Sarà un grande atto di maleducazione da parte mia, ma non ho intenzione di andarmene. Sono passati mesi dall'ultima volta che siete stato qui. E non vi siete nemmeno degnato di rispondere all’invito per il mio matrimonio!”

Cameron aggrottò la fronte. "Mi dispiace, Collin, ma non ero in vena." Collin era il suo amico più vecchio e più caro, ma lui non poteva partecipare a quel matrimonio. "Comunque, vi avevo scritto che non sarei tornato a Londra per le vostre nozze. E voi sapete bene il perché." Attraversò la stanza e tolse il tappo dalla caraffa di brandy, poi si versò due dita in un bicchiere. Prima di bere, si voltò verso l’amico. “Ne preparo uno anche a voi?”

"Se questo significa che vi degnerete di accettare la mia compagnia…sì, grazie, ne prenderei volentieri uno.” rispose Collin. I suoi capelli rosso dorato erano un po' arruffati, cosa insolita per il giovane Conte. Collin prese il bicchiere che Cameron gli porgeva e ne bevve un bel sorso. "Sono contento che siate tornato." Inclinò il bicchiere verso di lui. "Avete deciso di restare, questa volta?"

Cameron fece scivolare le dita sul bordo del bicchiere. Non aveva molta voglia di bere, ma ora che l’amico era qui avrebbe dovuto fargli compagnia per forza. Evitò deliberatamente il suo sguardo. "Sto vagliando la cosa.” rispose.

"Davvero?" C'era un accenno di sorpresa nel tono di Collin. "Non lo dite solo per illudermi?"

"Mi sembra che ve la siate cavata egregiamente senza di me, in tutto questo tempo.” Alzò lo sguardo e rivolse a Collin un mezzo sorriso. Cameron aveva provato a sentirsi libero, in quegli anni, come se non ci fossero spose promesse o obblighi pendenti sulla sua testa. Purtroppo, era una mera illusione, e lo sapeva. Non poteva sottrarsi ai suoi impegni. Per quanto fuggisse lontano, prima o poi avrebbe dovuto onorarli.

"A quanto pare avete trovato moglie. Sono felice per voi, caro amico!” esclamò, dando un colpettino sulla spalla del Conte.

"Anch’io sono molto felice. E vorrei che lo foste anche voi. Ma non mi pare che lo siate. Non vi vedo sorridere da molto tempo. Dubito che siate riuscito a trovare pace, da quando abbiamo lasciato Eton."

"Lo ero…prima che sapessi dei debiti di mio padre.” Chiuse gli occhi e sospirò. “Ma, da quando sono stato obbligato a quello stupido contratto di fidanzamento, nulla è più stato lo stesso. Avete ragione, Collin. Non sono felice, e temo che non lo sarò mai. Non saprei nemmeno da che parte cominciare.”

I suoi genitori non erano stati un bell’esempio di amore coniugale. Il loro era stato un matrimonio di convenienza, e non avevano mai finto di amarsi. Ma che importava! Ormai stava fuggendo da troppo tempo. Inizialmente era stato convinto che il suo stile di vita libertino e mondano potesse essergli d’aiuto…ma si era sbagliato.

Collin finì il suo brandy e posò il bicchiere. Nei suoi occhi azzurri era visibile una certa ansia per l’amico. "Quando eravamo più giovani, a Eton, molti dei nostri compagni di scuola vi chiamavano “lo scapolo d'oro." Fece un gesto verso Cameron. “ E di certo non per il colore dei vostri capelli, anche se è un paragone calzante. No, eravamo tutti convinti che, dato che un giorno sareste diventato Duca, avreste avuto tutto ciò che un uomo poteva desiderare e che sareste stato felice.”

Cameron sbuffò. "Ciò dimostra quanto poco mi conoscevate." IN realtà, neanche la sua infanzia era stata serena: suo padre era sempre lontano da casa e sua madre era praticamente assente. Lui era vissuto con servi e precettori, e anche i bambini con cui giocava non riuscivano a colmare il vuoto che sentiva dentro. Per i suoi genitori, metterlo al mondo aveva significato fare il proprio dovere e, una volta concepito l’ erede maschio, potevano anche smettere di vivere insieme. La dote di sua madre era stata sperperata dall’incapacità di suo padre, e questo non aveva affatto giovato al matrimonio, e comunque…non c'era mai stato amore tra loro. Questa era una delle ragioni per cui Cameron aveva evitato Lady Pearyn per così tanti anni. Non voleva avere un matrimonio come quello dei suoi genitori. Voleva di più, molto, molto di più.

"Vi capisco, più di quanto crediate. - disse Collin,in tono solenne - Perché vi conosco meglio di chiunque altro." Collin si sporse in avanti. “Ma ora dovete dare un senso alla vostra vita. Non siete un libertino, come vi ostinate a credere. Avete un animo nobile e la rabbia nei confronti dei vostri genitori è comprensibile. Tuttavia…prendere moglie e mettere su famiglia non mi sembra una punizione tanto atroce. Vedrete che c’è del buono, nel matrimonio.”

"Sarà così, ma non m’importa." mormorò Cameron, tristemente. Non poteva ribellarsi al suo destino, ormai. Non poteva essere in fuga per sempre. "E comunque le vostre parole non mi sono di grande aiuto.”

"È qui che siete in errore. Ho conosciuto la vostra fidanzata e credo che vi sbagliate, sul suo conto. Credo che, se aveste una conversazione con lei, vi rendereste conto che forse entrambi desiderate la stessa cosa. Anche lei ha dovuto vivere all’ombra di questo fidanzamento, esattamente come voi. E’ ora che facciate qualcosa di diverso, dall’imbarcarvi sulla prossima nave in giro per il mondo. Decidete di rimanere e di affrontare di petto i problemi. Non siate vittima, ma artefice, del vostro futuro!”

Cameron sorseggiò il suo brandy. Collin lo induceva a riflettere, ma riguardo a Pear…non era ancora convinto. “Come fate a conoscere i sentimenti di Lady Pearyn? Quando le avete parlato? "

"A volte poche frasi sono sufficienti per capire l’animo di una persona. E’ una fanciulla adorabile, e molto franca. Inoltre è una donna davvero indipendente: organizza salotti culturali e sostiene l’arte di ogni tipo. Il suo palazzo è sempre pieno di letterati e artisti, ed è anche molto corteggiata. Lei è gentile con tutti, ma sempre con leggerezza, ed è una persona davvero amabile. Tuttavia, ha uno sguardo triste, e la cosa non mi ha lasciato indifferente: credo che si senta sola. Inoltre, fino a quando resterà legata a voi, non potrà farsi corteggiare ufficialmente da altri. Se proprio non intendete sposarla…non sarebbe giusto da parte vostra ridarle la sua libertà?”

C'erano molte cose giuste, nel discorso dell’ amico. Lady Pearyn era davvero infelice? Aveva sempre pensato che fosse una ragazzetta anonima, avida di diventare duchessa, e che passasse la sua vita tra abiti e feste come tutte le ragazze della buona società. Non aveva mai desiderato conoscerla, ma ora…le parole di Collin lo incuriosivano. Davvero era così colta? Non le aveva mai scritto e ignorava quale fosse il suo grado d’istruzione. E fare da musa all’Arte…era un nobile pensiero, degno di una mente elevata. Forse l’aveva giudicata male. E per quanto riguardava l’essere infelici…cosa le mancava, in fondo? Aveva entrambi i suoi genitori, era fidanzata ufficialmente e la sua famiglia era ricca. Possibile che le mancasse…l’amore?

"Potreste anche avere ragione, - iniziò Cameron - ma non so davvero cosa fare." Doveva farle una visita? Scriverle una lettera? "Siamo fidanzati da anni…ma in realtà non ci conosciamo affatto.”

"Lo so…- ridacchiò Collin - Se è per questo, non sapete nemmeno come siete fatti. Dubito che, se v’incontraste per caso, vi riconoscereste. Ma voi l’avete vista, qualche mese fa. Ricordate quella ragazza vestita da uomo, la primavera scorsa? Accanto a lei c’era una sua amica…molto avvenente, direi. Ricordo che vi piacque.”

Era l'ora della confessione. "Davvero? Sinceramente…non me lo ricordo. Ma…vi sbagliate su una cosa... Conosco abbastanza bene il suo viso.” La sua innata curiosità aveva avuto la meglio, in quegli anni. Cameron era curioso di sapere come fosse diventata da grande la sua fidanzata, e aveva fatto di tutto per…darle una sbirciatina, anche se da lontano. Sapeva che era molto bella, ma non conosceva abbastanza il suo animo per decidersi di dichiararsi a lei. Non voleva ritrovarsi accanto una donna comune o, peggio, stupida e avida. Dopotutto, i suoi genitori si erano preoccupati solo dei soldi. "L’ho intravista, qualche volta, quando sono tornato qui per una visita…E l’ho rivista dopo la morte di mio padre. Avevo bisogno di sapere ... "

"Se potesse essere di vostro gusto? Oh, credetemi, è molto bella! Non trovate?"

Lady Pearyn era una delle donne più belle su cui Cameron avesse posato lo sguardo. I suoi capelli erano scuri come il cielo notturno e i suoi occhi erano di un blu così puro che avrebbe potuto facilmente perdervisi. Ma non conosceva ancora la sua anima, ed era quello che in realtà gli interessava.

"Sì, è vero. - disse, con indifferenza - Dunque, vi ha conquistato, caro amico? E ditemi: ha dei corteggiatori? E’ innamorata di qualcuno?”

"V’interessa davvero? - esclamò Collin, scrutandolo bene in faccia - Pensavo che non v’importasse…o sbaglio?”

Questo era il problema. Non sapeva cosa voleva, ma quella ragazza cominciava a incuriosirlo.

“Può darsi che m’interessi, invece. E ditemi, da amico: se sapeste qualcosa su…una possibile relazione tra lei e un altro gentiluomo…me ne parlereste?”

"Suppongo di sì." Collin si alzò. “Ma fino a questo momento non vi ho mai visto interessato, quindi mi sono astenuto dal curiosare. Forse, dovreste farci visita per questo periodo di Natale. Mia moglie ha organizzato quindici giorni di feste e di balli, e ci farebbe molto piacere avervi nostro ospite. E…come amica di Charlotte, anche Lady Pearyn sarà con noi.” Fece un profondo respiro. “Potrei farvi incontrare. Potrei anche fare in modo che lei non sappia chi siete…fintanto che non sarete voi a decidere di presentarvi a lei. Potrebbe essere divertente…”

"Mi fareste una cosa del genere? - scherzò Cameron ha detto scioccato - Ero convinto che fossimo amici!”

"Infatti. Ma non provate a sedurmi…sono già sposato!” ridacchiò Collin. Si accomiatò dall’amico. "Devo proprio andare, ma attendo una vostra risposta riguardo il nostro invito per le vacanze di Natale.”

Cameron annuì. "Accetto la vostra proposta, Collin. Facciamole questo scherzo. Mi presenterete come…un amico lontano e io ne approfitterò per conoscere meglio la mia cara Pear. Se sarà di mio gusto…penserò io a svelare l’inganno.” Guardò fisso l’amico. “Ma vi dirò io quando. Per ora, portate i miei omaggi a vostra moglie. Vi farò visita al più presto.”

Collin ridacchiò mentre se ne andava. Cameron fissò il suo bicchiere di brandy, bevve quello che rimaneva poi lo appoggiò accanto al decanter. Forse Collin aveva ragione. Se l’avesse frequentata sotto mentite spoglie, avrebbe potuto conoscerla per quel che era, e capire se sarebbe mai stato in grado di amarla.

Sì, era tempo di conoscere finalmente la sua promessa sposa.




CAPITOLO SECONDO


Due settimane dopo…

Lady Pearyn Treedale guardò fuori dalla finestra della sua casa londinese e sospirò. Le finestre si erano gelate e il freddo era filtrato nella stanza. Ma non le dava fastidio. Ormai niente più le importava. Aveva venticinque anni e, malgrado inizialmente era stata felice facendo il suo debutto in società, ormai nessuna gioia riscaldava la sua vita. Quando aveva otto anni i suoi genitori le avevano rivelat di averla fidanzata al duca di Partridgdon, il marchese di Woodstone , ma lei non ci aveva fatto molto caso. Una cosa normale, per una bambina ancora impegnata a giocare con le bambole . Che ne sapeva, lei, del duca e dei ragazzi?

Davanti agli occhi della nobiltà, diventare duchessa era come essere principessa, cioè il massimo delle aspirazioni di una fanciulla. Sua madre era eccitatissima all’idea, molto più di Pearyn: era riuscita a regalare alla figlia un futuro meraviglioso, e non stava più nella pelle dalla gioia... Chiuse gli occhi e cercò di ricordare sua madre l'ultima volta che si erano viste…dieci anni prima, sul letto di morte. Era cadaverica. La sua pelle era quasi traslucida e aveva una consistenza cartacea. Gli zigomi erano più sporgenti di quanto non fossero mai stati e gli occhi color nocciola opaco conferivano al suo viso un’espressione affranta. Era dimagrita tantissimo in quei mesi, fino a diventare pelle e ossa.

Ripensandoci si vergognava ancora, ma aveva avuto paura di entrare in quella stanza. Avrebbe voluto ricordare sua madre come la donna bella e vibrante che era sempre stata, non quel cadavere dai capelli neri e fibrosi e la faccia di uno scheletro. Sua madre le aveva sussurrato all'orecchio: "Non voglio morire". La paura e la tristezza nella sua voce l'avevano spezzata dentro. La morte non era una bella cosa e toccarla con mano alla sua giovane età era stata per lei un trauma. Il cuore le si era spezzato dentro e ed era stata assalita da un forte senso di nausea. Non avrebbe voluto piangere, ma non poté trattenersi quando abbracciò la sua cara madre.

"Lo so, mamma, lo so…” ebbe la forza di sussurrarle. E chi mai desiderava morire? La sua cara madre doveva essere terrorizzata ... Se Pearyn avesse potuto alleviare il suo dolore in qualche modo, l'avrebbe fatto. Ma l’unica cosa che aveva potuto fare era abbracciarla e starle vicino negli ultimi attimi della sua vita. Ancora oggi, dopo tanti anni, il senso d’impotenza davanti al dramma che stava vivendo quella povera donna le tornava alla mente per spezzarle nuovamente il cuore.

Quel ricordo l’avrebbe perseguitata per sempre; le ultime parole della mamma, e il suo tremendo aspetto… Solo lei le era stata accanto. Almeno fino a quando la donna, ormai agonizzante, non l’aveva pregata di uscire perché non voleva che la sua adorata figlia la vedesse esalare l’ultimo respiro. Il padre di Pearyn, il conte di Beaumont, non si era recato al capezzale di sua moglie; ormai non le importava più nulla, di lei. La donna aveva fatto il suo dovere e tanto bastava: gli aveva dato un erede maschio e una figlia, che un giorno sarebbe diventata duchessa. Ora sarebbe stato lui a occuparsi dell’educazione di entrambi.

Era stata una cocente delusione, per suo padre, che a quell’età Pear non avesse ancora sposato il duca. IN quegli anni non aveva fatto altro che deriderla, e accusarla di non possedere abbastanza attrattive per sedurre il suo fidanzato. Era incredibilmente ingiusto e crudele: Pearyn non vedeva Cameron da che era bambina! Non sapeva nemmeno se lo avrebbe riconosciuto, a quell’età! Tutto ciò che ricordava di lui erano i capelli biondi e gli occhi verdi. Per il resto ... la sua mente era vuota. E il suo amato genitore non aveva avuto la possibilità di mostrarle un ritratto attuale di lui…in quanto Cameron era letteralmente sparito.

Il fatto che fosse già fidanzata le aveva concesso in quegli anni una certa libertà. Ogni tanto incontrava il solito gentiluomo lestofante che la corteggiava solo per portarsela a letto, ma in pratica quasi nessuno le ronzava attorno. Il suo fidanzamento era ben noto a tutti e pochi avrebbero potuto competere con il Duca...e il suo titolo.. I gentiluomini la facevano ballare, la facevano divertire, riempivano i suoi salotti…ma si trattava per lo più di scapoli convinti o di giovanotti alle prime armi, e per il resto…era completamente sola e senz’amore. Aveva una vita facile, certo, e si divertiva spesso agli eventi sociali, tuttavia…

Ma ora basta. Era stufa di tutti quei bellimbusti che le stavano intorno solo per non impegnarsi con nessuna fanciulla. E nessuno provava realmente a corteggiarla, convinti che il suo cuore fosse impegnato. Ma non era così: lei non sentiva proprio nulla, per quel fidanzato sconosciuto, tranne…malinconia e tristezza. E nessun altro le interessava. A volte si chiedeva se fosse capace di provare sentimenti per qualcuno. C'era qualcosa che non andava in lei? Era fredda come quella brina che si formava sulle finestre? Era per questo che il Duca non la voleva? L’aveva intuito da quando lei era bambina?

La malinconia era diventata la sua migliore amica negli ultimi tempi ...

Almeno poteva permettersi di vivere da sola. Il duca non sembrava avere fretta di tornare a casa. La nonna materna le aveva lasciato una considerevole fortuna e il meraviglioso palazzo londinese. La sua dote era già stata versata, e la sua eredità ingente. Quindi, non doveva rendere conto a nessuno di ciò che faceva.

"Perdonatemi, mia signora. - esclamò un valletto, entrando nella sala e inchinandosi di fronte a lei - Qualcuno ha appena consegnato questa lettera.”

"Grazie.” rispose Peary, molto sorpresa. Prese la lettera, che il servo le porse su un vassoio d’argento, e la guardò: chi poteva scriverle?

Era una busta rossa chiusa da un sigillo in ceralacca che lei non aveva mai visto: sembrava quasi un albero con un uccello seduto sui rami. Pearyn aggrottò la fronte e ruppe il sigillo. Tirò fuori il biglietto, che raffigurava un grande albero di Natale dipinto a mano. C’erano anche delle decorazioni, ai lati, e quando iniziò a leggere cosa c’era scritto, sorrise. Era una poesia scritta con grafia elegante, e dedicata a lei: evidentemente, aveva un ammiratore segreto.

Freddo è il vento gelido dell'inverno

E freddi i legami che ci uniscono.

Ma il mio amore non si ghiaccerà mai

E lo depongo ai tuoi piedi perché tu lo tenga al caldo.

La lontananza è sempre struggente

Perché separa gli amanti,

Ma voi siete sempre presente nel mio cuore

Che arde d’amore e vi implora speranza.

Vi dono il mio cuore, mia amata

E ardo dal desiderio di rivedervi.

Allora vi terrò stretta a me

Nella notte della vigilia di Natale

spazzerò via il vostro dolore

E l'amore regnerà sovrano ...

Che significava? Chi aveva scritto quel biglietto? Da quello che aveva capito…si trattava di uno spasimante che intendeva dichiararsi a lei la sera della vigilia di Natale. Pearyn aggrottò la fronte e richiuse il biglietto. Di solito i misteri le piacevano, ma in quel caso si sentì ancora più triste. Un corteggiatore? E che doveva farci? Non aveva mai ricevuto bigliettini o lettere d’amore come tutte le altre fanciulle perché era già fidanzata e Cameron…beh, era chissà dove. Cos’era quella novità? Un corteggiatore incallito…o uno scherzo? Forse qualcuno aveva saputo che il Duca aveva intenzione di sciogliere il loro fidanzamento e si faceva avanti?

C’erano così tante domande a cui non sapeva dare risposta, che si irritò. Forse avrebbe dovuto confidarsi con la sua amica del cuore, Charlotte. Più tardi si sarebbero viste per un the da Lady Harrington. Sorrise: sarebbe stata una bella novità per le ragazze! Avrebbe letto quel biglietto ad alta voce e avrebbe ascoltato le loro opinioni a riguardo. Perché no? Ci sarebbe stato da divertirsi, quella sera…






Cameron fissò la casa di Lady Pearyn. L'aveva vista in una delle finestre. Era bella come la ricordava. Non si era mai avvicinato troppo, ma di tanto in tanto l'aveva spiata da lontano. Soprattutto nelle ultime due settimane, mentre programmava la prossima mossa. Più imparava su di lei, più desiderava conoscerla realmente. Doveva giocare bene le sue carte e cercare di stimolare il suo interesse, prima d’incontrarla.

Faceva un freddo cane, però, e non poteva starsene fuori dalla sua finestra in adorazione. Quel fidanzamento in stallo doveva prendere una strada, ma doveva pensarci bene. Quella ragazza aveva aspettato abbastanza a lungo e Collin aveva ragione: non poteva tenerla congelata a quel modo. Doveva trovare l’occasione giusta per scambiare quattro chiacchiere con lei senza farsi riconoscere.

Cameron si allontanò dalle lussuose magioni di Mayfair e fece segno a un cocchiere di fermarsi. Ma dove aveva la testa? Arrivare lì senza la sua vettura. Era assurdo! Salì sulla carrozza a nolo mentre il servo caricava i suoi bagagli. Doveva giungere al più presto al club di Harrington. Cameron non era un socio del circolo, ma aveva un appuntamento lì con Harrington e il conte di Shelby. Al momento Collin non era a Londra e non sarebbe tornato per un'altra settimana circa. Ma era possibile che stesse via più a lungo.

La carrozza si fermò davanti ad una villa come tante: evidentemente il club era celato, in quanto riservato ai soci. UN vezzo della nobiltà Inglese, pensò Cameron. Fece cenno al cocchiere di attenderlo e si recò alla porta indicatagli dall’amico, quando avevano preso appuntamento. Due colpi bene assestati e tre più piccoli: il segnale convenuto. Cameron sorrise e pensò alla Carboneria. Poco dopo il portone si aprì e un maggiordomo biondo e con gli occhi azzurri lo fece subito entrare.

"Ho appuntamento con Lord Harrington. Sono il duca di Partridgdon." disse all’uomo. A volte Cameron detestava quel titolo. Creava una sorta di barriera, tra lui e gli altri non suoi pari. Ma sul servo quel titolo non fece alcun effetto: era avvezzo a trattare con Duchi e Principi. Dopo essersi inchinato e fatto cenno al cameriere di prendere il cappotto di Sua Grazia si eclissò rapidamente. Cameron ne fu felice: niente salamelecchi inutili, questa volta.

Cameron si guardò in uno specchio accanto alla sala guardaroba. Era monumentale, tutto intarsiato e lavorato a mano, e invadeva quasi mezza anticamera. Era davvero incredibile, e in perfetto stile con l’ambiente…Vittoriano e pesante. Non era possibile sfuggire alla sua immagine riflessa e, più che un oggetto decorativo, lui lo percepì come un ammonimento: era stato messo lì apposta? Intendeva ricordare il famoso proverbio Per quanto tu faccia non potrai mai sfuggire a te stesso? Gli antichi detti e i proverbi presero a mulinargli in testa.

"Partridgdon?" esclamò Harrington, entrando nell'atrio. "Cosa vi porta a Londra? Eravamo tutti convinti di avervi perduto in qualche paese straniero!"

“Diplomatico come sempre.” pensò Cameron. In realtà aveva volutamente evitato il loro club, e lo sapevano tutti. Ma il titolo che portava lo teneva alla larga da eventuali critiche.

"Sapete com'è ..." Alzò le spalle. “Il cuore si stanca di stare sempre lontano da casa. Prima o poi aspira a tornare.”

Harrington sorrise e si scostò una ciocca di capelli scuri dalla fronte. "Sono felice per il vostro cuore, allora. Mi auguro che non vi dispiaccia un buon bicchiere di Brandy. Prego, vi faccio strada. Non credo che siate pratico del club. "

“Anzi, ne sarò felice. - disse Cameron, notando la frecciatina dell’amico - Si ghiaccia, là fuori.”

Cameron seguì il Conte in una sala appartata, tutta di mogano scuro. Una grande scrivania troneggiava proprio nel mezzo, e comode poltrone di pelle verde scuro facevano bella mostra di sé accanto al gigantesco camino intarsiato. Evidentemente, era lì che i nobili si rintanavano a fumarsi un bel sigaro. Le tende erano accostate, malgrado fosse giorno, ma a Cameron quella intimità non dispiaceva.

Harrington prese una caraffa da uno scaffale e due bicchieri. Posò tutto sulla scrivania e vi versò due dita di brandy, poi porse un bicchiere a Cameron. "Ditemi tutto, Patridgdon.”

Cameron prese il bicchiere e si sedette. Sorseggiò il brandy che quasi gli bruciò, mentre gli scivolava in gola, ma che ebbe l’effetto di riscaldarlo e rilassarlo. Si preparò ad affrontare il Conte.

"Ho bisogno del vostro aiuto." Non c'era altro modo per dirlo. Se sperava di avere qualche possibilità con Lady Pearyn, doveva chiedere aiuto a qualcuno che la conoscesse bene e che bazzicasse la sua casa. Voleva corteggiarla in incognito, senza che lei fosse influenzata dal rapporto…o meglio, dal contratto, che c’era tra loro. Doveva necessariamente appurare se lei ci teneva a quel fidanzamento…o mirasse solo al suo titolo.

"Cosa posso fare per voi?" s’informò Harrington.

Cameron sorrise. Questo era il motivo per cui era venuto da lui. Aveva conosciuto lui e il conte di Shelby tramite Collin. Entrambi gli uomini frequentavano la casa di Pearyn e in qualche modo erano legati a Collin. Erano estremamente affidabili e sapevano mantenere un segreto. "Ho deciso che è ora di dare seguito al mio fidanzamento con lady Paryn."

"Beh, sarebbe giusto…- ridacchiò Harrington - Credo che entrambi abbiate raggiunto la maggiore età ormai da tempo. Ma…cosa vi spinge a farlo ora?"

Cameron scrollò le spalle. "Sono rimasto via abbastanza a lungo. E’ ora che prenda possesso delle mie proprietà e assumermi gli impegni che m’impone il mio titolo. Ciò riguarda, chiaramente, anche il mio contratto di fidanzamento con Lady Pearyn Treedale. Se dovrò sposarla…così sia. Ma vorrei essere sicuro di non pentirmene in futuro. Sapete bene che si è trattato di un contratto d’affari tra le nostre famiglie. Dunque, vorrei conoscere meglio la mia promessa, e assicurarmi che sia la moglie adatta per me e per la posizione che ricopro. A questo scopo…avevo pensato a degli incontri informali con lei…ma in incognito. Non voglio che lei sappia chi sono.”

Harrington inarcò un sopracciglio. “Non entro nel merito della vostra decisione, ma mi mettete leggermente in imbarazzo. Conoscete il mio rapporto di amicizia con lady Pearyn, che giudico assolutamente straordinaria. Non vorrei farle torto in alcun modo, né darle l’impressione di ingannarla. Tuttavia…suppongo che un ballo non possa ritenersi una situazione ingannevole, non vi pare? Tantomeno…impegnativa.”

"Avete proprio colpito nel segno, caro amico! - disse Cameron - E infatti pensavo a una situazione del genere. Siamo vicini al Natale…e so che di questo periodo eventi del genere sono consueti.”

"Lasciate fare a me. - ridacchiò Harringhton - So dove farvi invitare mantenendo un certo riserbo. Immagino che nessuno sappia che siete tornato in Inghilterra. D’altra parte, siete molto cambiato in questi anni: se non mi avessero annunciato la vostra visita forse non vi avrei riconosciuto. Temo, tuttavia, che dovrò fare di voi un Conte…o un Marchese. Se le signore venissero a sapere che siete un Duca, sareste preso di mira da tutte le fanciulle in fiore della Contea.”

Cameron sorrise. "Apprezzo il vostro aiuto e i vostri consigli. Non posso che confidare in voi e nella vostra discrezione. E non mi sarà facile sdebitarmi con voi.”

“Oh, ci riuscirete senz’altro! - ridacchiò Harringhton - Non appena avrete concluso i vostri…affari, vi aspetto al nostro tavolo da gioco! Sarà piacevole, per questo club, fregiarsi della frequentazione di un Duca!”

“Contateci, allora. - disse Cameron, alzandosi - Chiaramente non alloggerò nel mio castello. Non appena avrò trovato un alloggio adeguato, vi farò avere il mio indirizzo. Così potremo tenerci in contatto.”

“E io potrò farvi recapitare il vostro invito.” disse l’amico. Ciò detto, Cameron fu accompagnato alla porta e risalì sulla sua carrozza. Doveva subito trovare un alloggio confortevole e dare il via al suo piano. Per la prima volta dopo tanto tempo, si sentì stranamente eccitato. E il bello doveva ancora arrivare!





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Con il Natale alle porte, Lady Pearyn riceve regali da un ammiratore segreto, e comincia a credere che forse dovrebbe dedicare la sua attenzione a questo nuovo spasimante, perché il suo duca di certo non la vuole.

Lady Pearyn Treedale è stata fidanzata a Cameron Spencer, il duca di Partridgdon, da quando aveva otto anni. Una pratica arcaica, ma una situazione che è arrivata a tollerare. Al suo primo ballo ufficiale la sua condizione era diversa dalle altre debuttanti. Mentre tutte le altre erano alla ricerca di un marito, lei era libera di frequentare chi voleva e di fare ciò che desiderava. Il suo fidanzato aveva avuto almeno la creanza di starle il più lontano possibile, nei suoi viaggi intorno al mondo, e di non tornare mai più in Inghilterra, consentendo a Lady Pear una libertà che la maggior parte delle donne non avrebbe mai potuto neanche sognare. Adesso, a venticinque anni, Lady Pear si chiede se magari non ha sbagliato tutto. Ha molti amici, ma nessun fidanzato reale e, di conseguenza, non può sperare di farsi una famiglia. Con il Natale alle porte, Lady Pearyn riceve regali da un ammiratore segreto, e comincia a credere che forse dovrebbe dedicare la sua attenzione a questo nuovo spasimante, perché il suo duca di certo non la vuole.

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