Книга - Il Conte Della Persuasione

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Il Conte Della Persuasione
Amanda Mariel


L'unico problema del suo piano: l'amore non faceva parte dell'accordo.

Lord Brian Kennington, quinto conte di Connlee, è un maestro nell'arte della persuasione. Quando incrocia il cammino della non troppo corretta Lady Minerva Fox, decide che lei ha bisogno di un po' di eccitazione nella vita, e lui sa esattamente come procurargliela. Si dimostrerà degno del suo soprannome, il conte della Persuasione, trascinandola in una serie di avventure e storie romantiche. Ma c'è un unico problema nel suo piano: l'amore non faceva parte dell'accordo.








Il Conte Della Persuasione




Indice


Premessa (#uf90f2dd7-b6de-5827-a742-9698b3a9d6ec)

Capitolo 1 (#u12308d87-5f9d-5d38-a375-2937c11878db)

Capitolo 2 (#u772b4b04-d991-5328-97be-674eafe0ccb8)

Capitolo 3 (#ub1069159-d562-5c2a-8cbb-426559c37989)

Capitolo 4 (#u8619651d-63e5-569a-9ba1-3d302d0d37ff)

Capitolo 5 (#ud5e33580-e648-5af5-90ff-79a6d762057b)

Capitolo 6 (#ubd4cfd02-d9e4-5e4c-8a55-f03dae85c74f)

Capitolo 7 (#uf161bf81-44d0-5514-b2df-f1a7e401bf15)

Capitolo 8 (#u6d8e0632-bd98-56a3-9207-5c83a0ebc229)

Libri di Amanda Mariel (#u906bbd4b-4a61-514f-85c1-55980c61689a)

Qualche Info su AMANDA MARIEL (#u748b86a2-5a96-5ff4-8b9b-2519b5961963)

Postfazione (#u76b6b6ed-362d-5a05-a11d-f3da6b5a7645)




Premessa


Lord Brian Kennington, quinto conte di Connlee, è un maestro nell'arte della persuasione. Quando incrocia il cammino della non proprio corretta Lady Minerva Foz, decide che la ragazza ha bisogno di un po' di eccitazione nella vita e lui sa esattamente come procurargliela. Sarà degno del proprio soprannome, il conte della Persuasione, trascinandola lungo una serie di avventure e storie romantiche.

Il suo piano ha solo un problema: l'amore non era previsto.




Capitolo 1


Londra, Inghilterra, 1817

Lady Minerva Fox sedeva con impazienza nella carrozza, in attesa della cognata Carstine. Le due donne avevano fatto acquisti in Bond Street per tutto il pomeriggio e Minerva si era stancata. Si lasciò sprofondare contro lo schienale, giocherellando con il bordo della pelliccia.

Per quale ragione Carstine ci stava mettendo così tanto?

Un minuto ancora e Minerva sarebbe andata a prenderla. Cielo, erano almeno trenta minuti che Carstine si trovava dalla merciaia. Nessuno ci avrebbe messo così tanto, a comprare del pizzo. Per lo meno non quando si sapeva già cosa si voleva, prima ancora di andare.

Proprio quando Minerva aveva ormai deciso di andare a cercare Carstine, la porta della carrozza si aprì. “Come mai...” Smise di parlare, quando ebbe la completa visione dell'uomo che era salito. Un uomo alto, scuro e incredibilmente bello. Avrebbe dovuto gridare. Chiedere immediatamente aiuto al cocchiere.

Eppure, si limitò a fissarlo. Scrutò spudoratamente quell'uomo, osservandone ogni centimetro, dai capelli scuri come il mogano al naso aristocratico, fino alle spalle larghe e alle cosce muscolose. Tutte cose alle quali una giovane signora ben educata non avrebbe dovuto prestare attenzione. Ma come poteva ignorare un esemplare del genere?

Prima che Minerva recuperasse la ragione, lui chiuse la porta della carrozza e si sistemò sul sedile di fronte a lei.

“Buongiorno, signora,” disse, mentre un sorriso da bambino gli increspava le labbra.

Era un genere di sorriso inteso a disarmare quelli che lo guardavano e Minerva non poté negare che funzionasse alla perfezione, perché sorrise a sua volta. “Credo che vi troviate nella carrozza sbagliata,” disse.

Lui si posò le mani sulle ginocchia e si chinò in avanti. “Al contrario, mi trovo esattamente dove devo essere.”

Quell'uomo era debole di mente? Era forse ubriaco? Minerva non poteva esserne certa. In ogni caso, c'era qualcosa che non andava. Incrociò lo sguardo dell'uomo, lo fissò dritto in quegli occhi marroni profondi e sollevò il mento. “Non può essere, perché questa è la mia carrozza e io non vi conosco.”

Lui le rivolse un sorriso più ampio, che assunse una qualità da mascalzone. “Ah, sì, ma dovreste.”

“Dovrei cosa?” chiese lei in un tono cauto.

“Mi dovreste conoscere.”

Quel tipo emanava sicurezza e virilità. Entrambe le qualità la intrigavano, ma non si poteva assolutamente ignorare che quella situazione era inappropriata. Per non parlare del pericolo che forse lei stava correndo.

Minerva scivolò più vicina alla porta della carrozza, ma il suo sguardo rimase su di lui. “Devo insistere affinché ve ne andiate. La mia amica tornerà in qualsiasi momento e tutto questo, signore, è piuttosto indecente.”

“In effetti,” disse l'uomo lentamente, avvicinandosi anche lui alla porta. “Non vorrei procurarvi uno scandalo. Tuttavia, non potevo rinunciare all'opportunità di passare un momento in compagnia di una donna così bella.”

Minerva sentì il calore arrampicarsi sulle sue guance. Lui era perfetto. Troppo perfetto, perché al momento lei desiderava conoscerlo meglio, quasi più di quanto desiderasse che se ne andasse. Deglutì e si costrinse a fargli un sorrisino. “Vi ringrazio per il complimento, e ora devo insistere di andarvene. Se non lo fate, chiamerò il cocchiere per farvi allontanare.”

L'uomo sollevò la mano per fermarla. Una mano grande, con lunghe dita e un anello con lo stemma. Minerva aveva immaginato che fosse ricco, a giudicare dai suoi abiti di buona fattura, ma non lo aveva sospettato di essere un lord. Ciò rendeva il suo comportamento ancora più strano.

Forse si annoiava ed era alla ricerca di un po' di divertimento. Un giovane rampollo che voleva spassarsela o che aveva fatto una scommessa. Quell'idea rese la situazione di Minerva ancora più precaria. E se altri lo avessero visto entrare o uscire dalla carrozza?

E chi diamine era?

“Non c'è bisogno di essere drammatici,” disse, aprendo la porta della carrozza.

Che irritante! “Drammatici?! Non potete parlare sul serio. Siete entrato nella mia carrozza senza invito e non vi siete nemmeno presentato. E ora mi accusate di essere drammatica?”

“Non agitatevi. Ho detto che me ne stavo andando e lo farò.” Fece una pausa, rivolgendole un altro sorriso da furfante. “Anche se preferirei di molto restare.”

Minerva indicò la porta. “Fuori.”

L'uomo saltò giù prima di girarsi di nuovo verso di lei, con uno sguardo colmo di malizia, dicendo, “Alla prossima volta, bellezza.” Chiuse la porta prima che lei potesse elaborare quelle parole.

Minerva emise un profondo respiro, risistemandosi sul sedile della carrozza. “Alla prossima volta.” Non si erano mai incontrati prima. Cosa diamine gli faceva credere che si sarebbero incontrati di nuovo? Dov'era andato? E in nome del Cielo, come si chiamava?

Doveva saperlo.

Minerva spinse la porta della carrozza e la aprì. “Aspettate,” gridò guardandosi intorno.

Troppo tardi. Era scomparso.

E ora lei aveva dato spettacolo. I passanti guardavano nella sua direzione, mentre un gruppo di tre signore si era voltato verso di lei. Minerva chiuse gli occhi avvilita e trasse un sospiro per rincuorarsi. Qualcuno di loro aveva visto quell'uomo? Sperava ardentemente di no, ma allora dovevano tutti crederla pazza. Come avrebbe potuto spiegarsi?

Aprì gli occhi e fece un cenno sbrigativo con la mano. “Perdonatemi. Ho paura di aver piuttosto esagerato.” Si lasciò di nuovo sprofondare nella carrozza e si nascose il viso tra le mani.

Forse era pazza.

Minerva sobbalzò, quando la porta si aprì per fare entrare Carstine. Non poté proprio fare a meno di sentirsi sulle spine e più che leggermente imbarazzata, per giunta. Tuttavia, cercò di comportarsi come se fosse tutto a posto. Forse sua cognata non aveva assistito a quella breve scenata.

Carstine si sedette di fronte a Minerva, poi piegò la testa di lato, valutandola. “Di cosa si trattava?” disse con un forte accento scozzese.

Minerva le rivolse un sorriso disinvolto. “Non so bene a cosa vi stiate riferendo.”

Carstine strinse lo sguardo. “Vi stavate sporgendo fuori dalla carrozza, quando sono uscita dalla merceria, e stavate gridando a qualcuno di aspettare.”

“Oh, quello.” Minerva si strinse nelle spalle con indifferenza. “Non era nulla.”

“Nulla un corno.” Carstine si spostò accanto a Minerva, mentre la carrozza si metteva in movimento. “Le signore non si sporgono dalle carrozze e non gridano. Immagino che vostra madre avrebbe molto da ridire sul soggetto. E anche Blake, vi assicuro.”

Minerva raddrizzò la schiena e sollevò il mento fino a incrociare lo sguardo di Carstine. “Non lo fareste.”

“Certo che no.” Carstine sembrò avvilita, ma solo per un istante. “Perché mi racconterete cosa è successo.”

“Molto bene. Pensavo di aver visto qualcuno con cui non parlo da molto tempo... una mia vecchia amica, e speravo di poter scambiare una parola con lei.”

Carstine annuì. “Quindi dirò solo una cosa: se un'occasione simile si ripresentasse in futuro, vi consiglio di affrontarla come si addice a una signora. E pregherò che non compariate sulle riviste scandalistiche domani mattina.”

“In effetti,” disse Minerva, facendo una smorfia colpevole. Mentiva molto di rado- e certo non a Carstine. Tuttavia, non poteva dirle la verità. Non senza raccontarle tutto quanto, e Minerva non era pronta a condividere il suo sconosciuto.

In effetti, non aveva intenzione di raccontarlo ad anima viva. Preferiva pensare a quell'uomo misterioso e fin troppo bello come ad un'avventura. Sì, ecco cos'era. La sua avventura segreta. E se lo avesse incontrato di nuovo ...

Si sentì travolgere dall'eccitazione a quel pensiero.

Si appoggiò all'indietro e lasciò vagare l'immaginazione tra varie opportunità, mentre la carrozza rimbalzava e procedeva a scossoni lungo le strade di Londra. Era da molto tempo che Minerva desiderava l'avventura e forse questo era l'inizio del suo viaggio.

O della sua rovina.




Capitolo 2


Tre mesi dopo

Minerva si bloccò nel bel mezzo della frase e rimase senza fiato quando lo vide. Un gentiluomo alto, dalle spalle ampie, con i capelli neri come il mogano e dei penetranti occhi scuri stava attraversando la sala da ballo. Era lui. La sua avventura. Lo aveva sognato spesso, lo aveva cercato continuamente e dopo tre lunghi mesi aveva stabilito di essere veramente impazzita.

E adesso lui era lì.

Minerva deglutì, prima di ritrovare la parola. Senza distogliere gli occhi dall'uomo, disse, “Vogliate scusarmi.”

“C'è qualcosa che non va?” chiese sua madre.

“No, assolutamente.” Minerva cercò una scusa per allontanarsi dal fianco della madre. “Ho visto Carstine e vorrei scambiare una parola con lei, tutto qui.”

“Molto bene, cara.” Sua madre annuì con approvazione.

Minerva si incamminò verso il tavolo del rinfresco, dove ora si trovava la sua avventura. Questa volta non gli avrebbe permesso di scappare. Almeno fino a quando non avesse appreso il suo nome. Si fece strada tra gruppi di signore che chiacchieravano e coppie che passeggiavano, prima di passare tra due piante di felce e girare intorno ad una statua di marmo.

Quando raggiunse il tavolo del rinfresco, sollevò un bicchiere di ratafià, poi si spostò, fermandosi alla fine del tavolo- vicino alla sua avventura. Minerva bevve un sorso del liquido dolce, poi si voltò a guardarlo.

Cercò di reprimere l'istinto di sorridere, quando il suo piano per avvicinarsi a lui funzionò. Invece, si limitò a portarsi il bicchiere alle labbra, sostenendo lo sguardo dell'uomo. Qualcosa in quel gioco l'aveva resa audace. Lui la eccitava e quel sentimento le piaceva- il pericolo.

Lui le porse il braccio, facendo un inchino. “Posso avere questo ballo?”

Sì, gridava la mente di Minerva, ma la sua bocca aveva altre idee, quindi disse, “Temo che non siamo stati presentati nel modo corretto.”

Lui strinse il suo sguardo scuro su di lei, riflettendo. “E permetterete a una cosa del genere di ostacolarvi?” Fece un suono scettico. “Stento a crederci. Non dopo che vi siete avvicinata a me in questo modo, proprio adesso.”

Lei si voltò quando le sue guance avvamparono, bevve un altro sorso di ratafià, poi posò il bicchiere.

“Ballate con me, bellezza,” disse lui con voce vellutata e troppo vicino all'orecchio di Minerva.

Un brivido di eccitazione la percorse, quando accettò il suo braccio in silenzio. Lo sconosciuto la condusse sulla pista da ballo, mentre il quartetto iniziava a suonare un valzer. Ogni nervo del corpo di Minerva formicolava, quando l'aristocratico la prese tra le braccia.

Per alcuni lunghi minuti si godette semplicemente il ballo. Si godette la sensazione delle sue braccia muscolose intorno a sé e del suo aroma virile che la circondava. Il cuore di Minerva si mise a correre, quando lei incontrò il suo sguardo. “Ho iniziato a pensare a voi come alla mia avventura.”

Lui le rivolse un sorriso da furfante. “Mi piace abbastanza essere un'avventura.”

Le labbra della ragazza si incurvarono all'insù, mentre lui la faceva volteggiare sulla pista da ballo. “Chi siete?” chiese lei con voce affannata.

“Il mio nome è Brian Kennington.” L'uomo avvicinò il viso al suo. “E qual è il vostro, bellezza?”

“Bellezza mi piace abbastanza.” Il calore le risalì fino al petto per quell'ammissione. “Ma il mio nome è Minerva Fox.”

Un lampo passò negli occhi scuri di Brian, un attimo di esitazione o indecisione. Minerva riuscì solo a comprendere che la voglia di scherzare lo aveva abbandonato. La conosceva? Forse conosceva la sua famiglia? In ogni caso, aveva delle domande e si stava divertendo davvero troppo con lui, perché la sua avventura terminasse già.

Lo guardò dritto negli occhi e chiese, “Perché avete invaso la mia carrozza?”

“Temo che rovinerei la vostra avventura, se vi dessi una risposta.” La fece volteggiare di nuovo, prima di ricondurla attraverso la pista da ballo. “Sembra che bramiate un'avventura.”

“E' vero...” Le parole di Minerva si spensero, mentre le sue guance avvampavano. Riusciva a malapena a credere di aver davvero pronunciato quelle parole. Era da molto tempo che desiderava un' avventura. Eppure, non ne aveva mai veramente vissuta una.

Fino a quel momento.

Lo guardò con un'espressione raggiante, l'imbarazzo vinto dal desiderio di vivere l'attimo. “Voglio cavalcare come un uomo, ballare dentro una fontana, sparare con una pistola...” Distolse lo sguardo. “Voglio camminare a piedi nudi sull'erba, ballare sotto la pioggia e baciare un estraneo.” Il suo battito accelerò a quella confessione, ma per la prima volta si sentì libera. “Dovete considerarmi una donna della peggior specie.”

“Credo che siate della specie migliore,” disse lui con voce bassa e vellutata. Le prese la mano e la portò lontano dalla pista da ballo.

Minerva gli gettò un'occhiata curiosa, quando la guidò verso le porte della terrazza, invece che da sua madre. “Cosa state facendo?”

“Do inizio alla vostra nuova avventura.”

Minerva fu presa da un istante di panico. Una cosa era dar voce ai propri desideri, ma questo... Lasciarsi realmente coinvolgere in uno di quelli ... con lui. “Non posso.”

Il passo dell'uomo non vacillò, quando incontrò il suo sguardo. “Certo che potete.”

“Sarò rovinata,” protestò lei a parole, ma non fece nessuna mossa per smettere di camminare.

Lui le rivolse un sorriso perverso e infantile. Uno di quelli che un bambino birichino avrebbe usato per convincere i suoi amici ad assecondare le sue follie. Minerva si sentì elettrizzata dalla sfida che lesse sul suo viso. Poteva restare con lui. Poteva soddisfare i propri desideri.

Ma con quali conseguenze? Era pronta a rischiare una possibile caduta in disgrazia? La sua reputazione avrebbe potuto sopportare un piccolo scandalo?

Trasse un sospiro e si fermò. In quella faccenda non poteva essere egoista. “Mi dispiace, ma non posso. Alle donne non sono facilmente perdonate le trasgressioni e io ho altri a cui pensare, oltre a me stessa.” Le doleva rifiutare. Eppure, sapeva che era la cosa giusta. “La sala da ballo è piena di nostri pari. Se qualcuno ci dovesse notare, mentre fuggiamo insieme... La mia famiglia soffrirebbe tanto quanto me.”

Lui la fissò negli occhi e il suo sguardo si addolcì. “I vostri occhi smentiscono le vostre parole.

“Non è vero.”

L'angolo della bocca di lui si incurvò. “Se ci scoprono, vi sposerò. Ora, sbrigatevi.” La spinse di nuovo in avanti.

Il cuore di Minerva fu travolto dall'eccitazione e i suoi piedi si mossero di propria volontà.

Pietà del Cielo! Quell'uomo- quell'avventura- la eccitava più di qualsiasi cosa avesse mai provato prima. Come avrebbe potuto rifiutare?





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L'unico problema del suo piano: l'amore non faceva parte dell'accordo.

Lord Brian Kennington, quinto conte di Connlee, è un maestro nell'arte della persuasione. Quando incrocia il cammino della non troppo corretta Lady Minerva Fox, decide che lei ha bisogno di un po' di eccitazione nella vita, e lui sa esattamente come procurargliela. Si dimostrerà degno del suo soprannome, il conte della Persuasione, trascinandola in una serie di avventure e storie romantiche. Ma c'è un unico problema nel suo piano: l'amore non faceva parte dell'accordo.

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