Книга - Storey

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Storey
Keith Dixon






STOREY



KEITH DIXON










Semiologic Ltd



Traduzione: I Edizione Tektime


Copyright Keith Dixon 2017



Ai sensi del Copyright, Designs and Patents Act 1988, Keith Dixon detiene il diritto di essere identificato come l’Autore di questa opera.

Tutti i diritti sono riservati.

Nessuna parte del libro può essere riprodotta da mimeografo, fotocopie, o nessun altro mezzo, elettronico o fisico, senza il permesso dell’autore.

Qualunque analogia con persone esistenti o esistite è puramente casuale.



Per informazioni contattare: keith@keithdixonnovels.com



Foto di copertina © David Holt sotto Licenza Creative Commons

Progetto grafico: Keith Dixon



Traduzione dall’inglese di Andrea Piancastelli

Titolo originale: Storey

I Edizione originale: Semiologic Ltd



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i primi due libri della serie Le Indagini di Sam Dyke!




CAPITOLO UNO


LA TERZA VOLTA che Paul Storey la vide fu quello che avrebbe ricordato in seguito, quando tutto andò storto.

Non lo guardò né disse nulla, almeno non inizialmente. Ma lui sapeva che lo avrebbe notato entrando. Anche in una stanza piena di gente c’era qualcosa nel modo in cui lei lo ignorava – una consapevolezza programmata.

Si domandò se fosse il caso di raggiungerla, una presentazione casuale, sedersi di fronte a lei ad uno dei tavoli neri e squadrati e attaccare discorso. Vieni qui ogni giorno, vero?

… No, troppo ovvio. Non era l’effetto che stava cercando. Forse non avrebbe dovuto dire niente, solo estrarre una sedia, aprire un giornale, farle un cenno col capo, fare le parole crociate.

Allora poteva pensare che la stava pedinando. Cosa non vera. Era una donna attraente e lui l’aveva solo notata …

Entrava da Starbucks alla stessa ora tutte le mattine, appena prima di pranzo. Abiti diversi ogni giorno ma di classe, bel taglio, gonna giusto sotto al ginocchio, camicetta aderente sul petto. Come una donna che lavora in affari ma cerca comunque un tocco di sensualità. Portava una piccola ventiquattrore marrone con fibbie dorate. Tacchi un po' alti ma non provocanti. Capelli biondi pettinati con cura, lisci, appuntati dietro alle orecchie … no, un orecchio: l’orecchio che usava quando era al telefono.

Trovava sempre un tavolo vicino alla vetrina che dava su Broadgate, dopo la statua di Lady Godiva e verso Wagamama e il bar accanto. Aveva un piccolo computer che apriva e a cui dava un’occhiata, poi si fermava e osservava fuori dalla vetrina. Si mordeva il labbro inferiore. Dava un sorso al vino bianco e fermo di Starbucks. Aveva un bel corpo, fronte alta e sopracciglia arcuate che sembravano disegnate con una matita, un tocco di colore sulle palpebre. Un naso corto e dritto, ma labbra che potevano essere state lievemente aumentate. La sua pelle era perfetta.

Questa volta era stata a sedere solo per cinque minuti e già si stava rialzando, organizzando le sue cose nella borsa – chiavi, portafoglio, pacchetto di Kleenex, il resto in monete del conto pagato al barista. Stava rimettendo il computer nella ventiquattrore. Sembrava irritata, nervosa, ora ferma in piedi a fissare fuori dalla vetrina le persone di passaggio.

Poi si girò guardandolo in modo diretto.

Ora stava camminando nella sua direzione e lui non poteva muoversi. Era in trappola, a sedere su uno degli sgabelli dell’altra vetrina, vicino all’amplificatore che emetteva Dylan.

Disse, ‘Se hai intenzione di fissarmi ogni giorno potresti almeno presentarti.’

‘Aspettavo il momento giusto. Questo non lo era.’

‘Che cosa vuoi?’

‘Vivere un giorno alla volta senza complicazioni. Grazie dell’interessamento.’

‘Da me. Che cosa vuoi da me?’

Si stava buttando a capofitto. A lui piaceva questo. Era l’unica cosa che aveva ammirato delle donne di Londra – andavano di fretta. Significava che poteva andare alla loro velocità o rallentare. Non era sempre lui a regolare i tempi, cercando di capire a che velocità viaggiare. Bello trovare qualcuno così nella vecchia città natale.

‘Mi domandavo perché sei venuta qui’, disse.

‘Perché non dovrei?’

‘Sei vestita da ufficio. Ti sei inventata tutto. Hai un piccolo computer anonimo e uno smartphone e ti siedi in un angolo e giochi alla donna d’affari. Dove credono che sei, le persone, quando parli con loro al telefono? Qual è l’indirizzo dell’ufficio sul tuo biglietto da visita? Non posso farne a meno – mi chiedo queste cose.’

‘Sei uno sbirro?’

‘Ti sembro uno sbirro?’

Lo osservò dall’alto in basso come se non avesse mai pensato di guardarlo prima.

‘Potresti esserlo. Così a prima vista.’ Disse.

‘Assicurazioni.’

‘Nelle vendite?’

‘Perito. La tua casa è ridotta in cenere o si allaga, io ti dico quanto dovrebbe essere il risarcimento.’

‘Ma sei da Starbucks ogni giorno. Osservando donne strane e spaventandole a morte.’

‘Tu non sei spaventata.’

‘Non lo sono? Come lo sai? Come fai a sapere com’è andare in un luogo pubblico e trovare qualcuno a fissarti ogni giorno?’

Paul alzò le spalle. ‘Non pensavo che fosse così ovvio. Cercavo di nasconderlo.’

‘Voglio solo venire qui e prendere il mio caffè e non essere osservata. Per te va bene?‘

Stava esaurendo le sue riserve, il senso di minaccia stava lasciando i suoi occhi. Lui cercò di stabilire il suo accento – una vaga cadenza scozzese, più della costa orientale che occidentale. Era così accennata che si chiese se l’aveva persa vivendo al sud. Era affascinante, ti faceva venire voglia di sentirla parlare, solo per seguire le sue tonalità.

Ora strinse la presa sulla valigetta e spostò il suo peso da un piede all’altro. Indossava la sua solita camicetta bianca sotto alla giacca nera e a lui sembrò di intravedere un reggiseno nero. Non così professionale, dunque.

‘Come ti chiami?’, disse lei.

‘Paul Storey.’

‘Con o senza e?’

‘Con. Poche persone lo chiedono. Hai intenzione di fare ricerche su di me su Google?’

‘Dovrei?’

‘Non lo farei. Come ti chiami?’

‘Non esiste. Pensavi che fissandomi a sufficienza ti avrei chiesto di uscire?’

‘Mi è passato per la mente.’

‘Non accadrà.’

‘Messaggio ricevuto.’ Abbassò la voce. ‘Cosa succede? Cosa ti spaventa?’

‘La vita’, disse. ‘L’universo e tutto il resto. Piuttosto comprensibile. E per rispondere alla tua prima domanda, vengo a lavorare qui perché il rumore mi aiuta a concentrarmi. È troppo silenzioso in ufficio.’

‘Che lavoro fai?’

‘La giornalista, giornale locale. Non che questi siano affari tuoi. Soddisfatto?’

‘Certo. Perché dovrebbero esserlo?’

Lei sembrò sul punto di aggiungere qualcosa ma invece si girò e si allontanò. Lui osservò il suo profilo mentre sospingeva la porta, dirigendosi a sinistra verso Primark. Si sentì compiaciuto e roteò la sedia verso la parete per prendere il suo caffè.

Stava pensando che non era una giornalista. Era troppo ben vestita e più nervosa di qualsiasi giornalista mai conosciuta.

Ma stava anche pensando che non gli importava. Dopo tutto, nemmeno lui lavorava nel campo delle assicurazioni.






CAPITOLO DUE


‘MR STOREY, SE vuole la mia opinione professionale, il prezzo che ha stabilito è veramente troppo alto per la casa di suo padre. Le abitazioni nella sua bella area di Coventry hanno subito duri colpi nell’ultimo paio di anni. Lei sta cercando novellini in cerca di un punto di appoggio e il prezzo che chiede li disincentiverà persino dal dare un’occhiata all’interno.’

‘Disincentiverà? Cavoli.’ Disse, ‘Non è un mio problema, no? È il suo lavoro vendere.’

‘Certamente —’

‘Le dico una cosa — scenderò del cinque per cento se sono interessati a una compravendita.’

‘I compratori sono molto più scaltri oggigiorno. È probabile che offrano il quindici-venti per cento in meno del prezzo richiesto, specialmente nella sua area. La scuola locale non ha una grande reputazione e come lei sa, è stato denunciato un certo numero di reati nell’ultimo anno. Stupidaggini, cose insignificanti, ma hanno lasciato un segno, diciamo così.’

‘So cosa vuole dire, ma non mi interessa. Devo vendere.’

L’agente immobiliare si chiamava Jeremy Frost e a Paul non piaceva. C’erano troppe falsità nel suo comportamento. Fingeva di essere realistico mentre si atteggiava da amico. Forse quello era il modo in cui lavoravano al giorno d’oggi.

Ora Frost stava appoggiato allo schienale della sua sedia di pelle lucente, descrivendo i loro piani: mettere le foto online così sarebbero state distribuite tramite i loro vari partenariati nazionali, inserire i video sui loro tabelloni elettronici rotanti esposti in vetrina, e pagando un po' di più potevano dargli uno spazio pubblicitario premium sul sito, che si traduceva in un’immagine più grande e un incremento del trenta per cento di visualizzazioni garantito …

L’occuparsi della vendita della casa di suo padre aveva tirato fuori il peggio di lui. Era la casa dove era cresciuto e ora doveva venderla. Era come se gli fosse stato chiesto di togliersi un braccio e metterlo all’asta su eBay.

Frost disse, ‘Ha in mente una data di scadenza entro cui vendere? Prima del ritorno a Londra?’

‘Non ho intenzione di tornarci.’

‘Oh, ma pensavo —’

‘Dovrà sopportarmi.’ Sogghignò. ‘Il suo cliente preferito.’

Frost ricambiò il sarcasmo. ‘Tutti i nostri clienti sono i nostri preferiti.’

‘Certo che lo siamo. Ma alcuni sono più preferiti di altri, eh? Alcuni sono favoriti dalle vostre mani magiche e vendono velocemente, mentre altri sono lasciati a deperire. Non diventerò uno di quelli, vero, Jeremy?’

L’espressione dell’agente sembrò congelarsi e iniziò a parlare della soddisfazione del cliente e di questionari e di quanti clienti restassero con loro attraverso svariate vendite …

Paul si estraniò, pensando, E che mi dice di lui? Che cosa ha venduto a se stesso? Sapeva che la situazione lo stava divorando – di ritorno ogni sera in una casa vuota che odorava ancora del deodorante per ambienti che usava suo padre. Aveva deciso di vendere e poi trovare qualcos’altro … un bell’appartamento vicino al centro della città magari, o qualcosa nella periferia più chic, Styvechale o Cheylesmore. Nel frattempo trascorreva meno tempo possibile in quella casa. Faceva colazione, poi usciva per tutto il giorno, rientrava la sera e cucinava qualcosa per cena con pentole e padelle che suo padre aveva usato per trent’anni. Quindi andava a coricarsi nella stessa stanza in cui aveva dormito finché non aveva lasciato casa per andare all’università. I ricordi … la serenità … questi erano parte dei discorsi che si era fatto a se stesso: era un luogo temporaneo per riorganizzarsi. Dopo tutto il delirio giù al sud.

Frost disse, ‘Come le sembra?’

Paul non aveva sentito quasi nulla ma non gli importava. I dettagli non erano importanti per lui quanto lo fossero per Frost. O ai compratori piaceva la casa e il prezzo, oppure niente. Sarebbe stato lì finché doveva. Di sicuro non sarebbe tornato a Londra, e senz’altro non a lavoro. Una volta che lasci la polizia i contatti sono bruciati. Volti le spalle al fuoco e cerchi nell’ombra qualcos’altro per occupare il tempo.

Disse ‘Faccia quello che deve fare. La venda ma non la svenda.’

‘Non lo farei.’

‘So che non lo farebbe, Jeremy. Conto su di lei per vendere la casa, ma non dovrei dal punto di vista economico. Capisce? Quindi desidero l’accordo migliore che può ottenere senza intimorire le persone. Se non ricevo nessuna offerta nelle prossime tre settimane, riconsidererò chi mi fa da agente. Non ne ho voglia perché sarebbe una seccatura e non voglio affrontare nuovamente queste conversazioni strane. Venda la casa a un buon prezzo, prenda la sua parte. È piuttosto semplice. Perciò non stia là a sedere con la bocca aperta a inghiottire mosche. Lascerò la casa libera quando vuole venire a mostrarla in giro, e non interferirò. Ma dovrà dare il meglio di sé, lo sappiamo entrambi.’ Notò che Frost era sbiancato, la sua spavalderia svanì. Paul disse, ‘Non si preoccupi, non sono una cattiva persona. Sono solo un po' impaziente di tanto in tanto. Perciò mi dia una mano e tutto andrà bene. D’accordo?’

Era in piedi ora, guardava la faccia sconvolta di Frost. Pensò che la confusione e la paura che vi leggeva probabilmente rispecchiava la sua, sebbene non lo avrebbe mai ammesso, a se stesso né a nessun altro.

Disse, ‘Ha i miei numeri di telefono. Non abbia paura di usarli.’



GUIDÒ VERSO CASA attraverso strade che trovò più affollate di quel che ricordasse e parcheggiò fuori dalla casa di suo padre. C’era un garage sul retro ma era di difficile accesso e inoltre era pieno di roba che suo padre non aveva mai spostato per buttarla via – una vecchia lavatrice Hotpoint, un tavolo con una gamba rotta, una poltrona. Aveva detto a suo padre di liberarsi di tutto quel disordine, ma a quanto pare non trovò mai il tempo. Troppo occupato al pub o nel suo terreno. A coltivare roba che non aveva mai mangiato.

Stava scaldando un pasto al microonde quando squillò il telefono.

‘Milly.’

‘Storey. Non chiami, non scrivi …’

‘Quando tuo padre muore ci sono cose da fare. Socializzare non è una di quelle.’

‘Non provare a farmi sentire in colpa. L’ultima volta che mi sono sentita davvero in colpa è stato nel duemilaquattro, quando mi sono scontrata con un anziano con il deambulatore.’

‘Stavi guidando?’

‘Camminando troppo veloce, senza guardare dove stavo andando. Non è per questo che ti ho chiamato.’

‘Perché mi hai chiamato?’

Lei emise un sospiro profondo e Paul la vedeva appoggiarsi allo schienale del divano nell’appartamento che aveva in affitto di fianco al suo a Battersea. Avrebbe indossato un body nero e sudato per gli esercizi di danza di fronte alla televisione, i suoi trofei scintillanti accumulati sullo scaffale sopra. Praticava balli da sala nei fine settimana con un tizio di Fulham, ripassava i movimenti da sola come meglio poteva.

Storey era un progetto per lei. C’era stato un momento in cui ci sarebbe potuto essere qualcosa tra loro, ma lui sbagliò la tempistica e smisero di parlarsi per tre mesi. Poi ripresero, ma in modo diverso. Apprezzava il fatto che lei avesse ancora voglia di parlargli nonostante fosse partito con due soli giorni di preavviso e lasciando a lei il compito di vendere i mobili prima che il padrone di casa li desse via. Era piena di risorse – avrebbe gestito la cosa.

Lei disse, ‘Un tipo è passato di qui per parlare con te ieri sera. L’ho sentito bussare alla tua porta ripetutamente, sono uscita. Ha detto che lavorava con te, voleva parlare.’

‘Che aspetto aveva?’

‘Poco più alto di te, capelli chiari rasati, grandi labbra, molto rosse, come se portasse il rossetto o qualcosa del genere.’

‘Rick. Immaginavo sarebbe venuto.’

‘Grazie per avermi avvertito.’

‘Cosa gli hai detto?’

‘Ora guarda, qui viene il bello, sai? Sono quasi sempre stata una ragazza piuttosto tranquilla, ma così mi fai perdere la pazienza, Storey. Non ho bisogno di tutta la tua storia passata a riversarsi all’entrata di casa mia. Ho la mia vita, sai? Capisco se devi occuparti dell’organizzazione del funerale e tutto, ma non dovevi mollare tutto di colpo. Non mi interessa il tuo stress, non mi interessa del tuo lavoro. Non mi interessa delle tue librerie. Non hai il diritto di buttarmi tutto addosso e andartene nel Midlands.’

‘D’accordo. Mi sono comportato male. Quindi, cos’hai detto a Rick?’

Ora la poteva vedere a fissare il soffitto, cercando di ricordare cosa le aveva detto il consulente riguardo al controllo della rabbia. Stava contando fino a dieci. O immaginando gli angeli. Lui non aveva idea di cosa fece per calmarsi.

Disse, ‘Gli ho detto che te ne eri andato. Non ho detto dove o perché. Ho fatto finta di non sapere. Non è quello che volevi?’

‘Non hai menzionato mio padre? O Coventry?’

‘Ho seguito le tue istruzioni.’ Sembrava roba forte ora, era un po' arrabbiata, un tono che riconosceva bene. ‘Cosa vorrebbe questo Rick, in ogni caso? Pensavo avessi dato le dimissioni.’

‘L’ho fatto. Probabilmente pensa che può farmi cambiare idea. Si è sempre creduto un po' uno strizzacervelli. Pensava di conoscermi meglio di quanto mi conoscessi io.’

‘Dai, Storey, tu non ti conosci affatto. Brancoli nel buio.’

‘Mi inchino al tuo sapere superiore.’

‘Guarda la tua storia recente. Ti dirà tutto quello che devi sapere.’

‘Devo andare. Il microonde ha appena suonato.’

‘Sì, giusto, non lasciare raffreddare il tuo hamburger.’

‘E’ un polpettone.’

‘Così ti sei già integrato. Mi fai paura, davvero.’

‘Ti chiamo quando mi sono sistemato meglio.’

‘Pare che andrà così,’ disse, attaccando il telefono.






CAPITOLO TRE


JANICE LO VIDE attraverso la vetrina prima di entrare. La faccia tosta — sedersi nel suo posto preferito, rilassarsi su quella sedia nonostante appartenesse a lui. Lo vedeva di bell’aspetto del tipo carnagione scura, come Pierce Brosnan se avesse avuto genitori greci, quel tipo di mento scuro irsuto e la nera peluria spessa. Gli abiti sembravano cadergli bene addosso, mostrando il suo petto robusto e i suoi fianchi stretti, quelli di un uomo che si manteneva in forma, non un ragazzo senza struttura. Non aveva nessun angolo morbido, era definito e spigoloso e i suoi occhi sembravano guardarti dentro.

Poteva essere interessante. Bello conoscere un uomo che potrebbe prendere il comando, per una volta. Vide questo in lui, quella brama di dominare, di fare andare le cose a modo suo. Le sarebbe potuta piacere la sfida, se non avesse avuto altri piani.

Così eccolo lì, ad alzare gli occhi dal suo libro ora, vedendola e sorridendole allo stesso tempo, sapendo che avrebbe varcato la soglia, e aspettando solo che lei arrivasse. Il sorriso non ha toccato il suo sguardo, pensò lei, era qualcosa che aveva fatto con la bocca, un dovere sociale, prendendo atto che il gioco stava per iniziare.

Disse, ‘Pensavo non saresti mai tornata, visto che sono stato così sgarbato e tutto il resto. Pensavo di avere rotto la magia.’

Lei guardò la sua camicia scollata, a mostrare un po' di peluria riccia affiorare, la giacca blu navy che indossava sopra che probabilmente era di Next e proveniente da un negozio di beneficenza, il libro ora a faccia in giù sul tavolo – Furore – e pensò a quello che faceva per vivere: perito assicurativo. Non se l’era bevuta. Lui si comportava come se avesse una missione, qualcosa che avrebbe fatto nella vita, un qualche posto dove sarebbe stato. Non era uno scribacchino o qualcuno che osservava cifre e faceva calcoli. C’era troppa vitalità nei suoi occhi. Qualcosa di sinistro ma intrigante.

Disse, ‘Offrimi un caffè.’

Lui la fissò per un momento ma poi sospirò e si alzò e andò al bancone facendole un cenno disinvolto mentre si metteva in fila. Non le aveva nemmeno chiesto cosa volesse. Probabilmente già lo sapeva dopo tutto il tempo passato a guardarla.

Non stare al suo gioco, diceva lei a se stessa. Non farti ammaliare.

Si sedette e prese fuori il suo Microsoft Surface Pro 3 portatile, aprì la tastiera flessibile e toccò lo schermo per evidenziare il file aperto. Appoggiò il suo smartphone Moto G sul tavolo accanto ad esso. Le piacevano i suoi congegni e conosceva i nomi e le caratteristiche di ciascuno di essi. E per qualche ragione voleva convincere questo Storey che era sincera, che era una giornalista per davvero, che il suo lavoro era in qualche modo importante. Di solito quando entrava da Starbucks scriveva il giornale, o talvolta lavorava a una delle sue didascalie. Le spie le chiamavano così – false identità create per salvarsi la pelle. Lei ne aveva circa dieci al momento e ogni giorno provava ad aggiungere un altro particolare, un’altra caratteristica o eventi di vita, almeno a due delle identità. Inventandosi man mano.

Dandole qualcosa da fare mentre aspettava che David fosse cotto al punto giusto.

Storey tornò con il caffè per lei e un altro per sé.

Lei disse, ‘Non sei venuto per due giorni.’

‘Ti sono mancato?’

‘Non mi può mancare qualcuno che non conosco.’

‘Devo scusarmi con te.’

Lei stava mettendo dello zucchero nel suo caffè e si fermò.

Disse, ‘Non ti stavo pedinando. Non voglio che lo pensi. Mi è capitato solamente di essere qui quando sei entrata. Ho pensato che sembravi interessante. Sai cosa voglio dire, vedi qualcuno e pensi che ti piacerebbe conoscerlo, vedere come parla e cos’ha da dire.’

Si appoggiò indietro e la guardò, come se pensasse di stare a farle un regalo.

Janice si trattenne un attimo, poi disse, ‘Ti dispiace se mi metto a lavorare? Anche se mi piacerebbe stare qui a chiacchierare.’

Le piacque il modo in cui lui sorrise e poi scosse la testa con approvazione, come se la gara in cui si stavano misurando fosse avanzata di livello e lui sapesse che avrebbe dovuto alzare la posta in gioco. Ma non stare al suo gioco, non farti ammaliare.

Nell’aprire il portatile lo girò in modo che lui non potesse vedere lo schermo. Non c’era scritto nulla sul documento a parte un titolo – Fasi successive – osservò la pagina vuota per un po', poi batté qualche tasto, mettendo per iscritto il suo nome attuale e il ruolo, tanto per fare qualcosa. Araminta Smith, giornalista. Si era imbattuta in questo nome in una recita che avevano fatto a scuola e le era sempre piaciuto. Sembrava di classe, la parte di Araminta.

Storey ignorò il suo distanziarsi, sollevò il suo libro e continuò a leggere.

Irritata nonostante dipendesse da lei, disse, ‘È bravo, Steinbeck?’

Lui abbassò il libro.

‘Ha vinto il premio Nobel per il suo peggiore romanzo. Immagina quanto è bravo. Hai visto Furore, il film?’

‘Può essere.’

‘Duro come una roccia per essere un film hollywoodiano, ma addolcito rispetto al libro.’

Lei annuì e abbassò lo sguardo verso il suo schermo di nuovo. Non sapeva nulla di letteratura e iniziava ad allarmarsi quando le persone parlavano di libri, come se potessero porle una domanda a cui non sapeva rispondere. Non riusciva mai a leggere più di un articolo di giornale prima di addormentarsi. Un giorno avrebbe iniziato a concentrarsi su quella carenza e a correggerla. Un corso breve online probabilmente sarebbe bastato.

Lui colse l’occasione della sua apertura. ‘Così stai lavorando a un articolo, giusto? O è più banale – compleanni, morti, matrimoni?’

Lei disse, ‘Non capiresti.’

… poi si chiese perché lo avesse detto. La sua stessa contraddittorietà la sorprendeva a volte. Lui sembrava piuttosto perspicace, dunque perché cercava di indisporlo?

Piegò lo schermo verso di sé. ‘Non posso dirti molto perché è ancora in fase di sviluppo. Sto facendo ricerca, parlando con le persone.’

‘Dammi un indizio, così non mi offendo.’

Lei esitò, poi disse, ‘Si tratta di corruzione nell’amministrazione locale. Non posso dire di più.’

‘Ce n’è molta a Coventry?’

‘Non lo so ancora. Per questo sto facendo ricerca.’

‘Conosci persone con cui poter parlare, persone con cui spettegolare? È quello che fai?’

Lei pensò che la sua curiosità era reale, ma non avrebbe ottenuto nulla di buono a lasciargli superare il limite. Ancora non sapeva niente di lui o di cosa volesse. Era bello che lui trovasse interessante parlare con lei, ma aveva troppo da fare e troppa carne al fuoco.

Disse, ‘Come dicevo, non posso parlarne. E non te lo direi nemmeno se potessi. Non ho idea di chi tu sia.’ Fece una pausa, poi disse, ‘Cosa intendevi quando mi hai detto che volevi vivere un giorno alla volta?’

Lui alzò le spalle. ‘Non prenderla seriamente. Sono un commediante. Dico un sacco di cose senza senso.’

‘Non ti credo. Penso che tu sia molto serio.’ Ora si stava infuriando, perché lui non stava prendendo lei sul serio, disse, ‘Ok, questo mi ha fatto arrabbiare. Allora puoi lasciarmi da sola?’

‘Ero qui prima di te.’ Non si arrese.

‘Ho bisogno del tavolo per lavorare. E poi, hai quasi finito il tuo caffè.’

Il suo volto si spense, spinse la sedia indietro e si alzò. Alla fine aveva vinto lei.

Disse, ‘Resterò nei paraggi.’

‘Non temporeggiare per me’.

‘Temporeggiare?’

‘Aspetta un attimo. Resta. Rimani dove non sei desiderato.’

‘Oh, sì, sei una scrittrice. Capisco.’

Raccolse la sua tazza di caffè, diede un’occhiata in giro nella stanza affollata e camminò fino a una sedia libera nell’angolo in fondo, vicino ai bagni. Lei notò di nuovo le larghe spalle e i fianchi stretti, una bella sagoma. Magari lo avrebbe intrattenuto un’altra volta, quando sarebbe stata meno occupata.

O forse no.



PAUL SI CHIESE cosa stesse facendo con questa donna. Lei gli aveva fatto una semplice domanda qualche giorno prima e lui si era lasciato sfuggire cosa pensava: come poteva andare oltre, cancellare tutto? Non era nello stato mentale adatto per uscire con qualcuno ancora, ma lei aveva già creato una curiosità che non riusciva a togliersi. Seduta là, ticchettando alla tastiera, guardando fuori dalla vetrina, rifiutandosi di dare un’occhiata nella sua direzione, le sue gambe sotto al tavolo incrociate alle caviglie.



Notò che anche altri ragazzi la guardavano – per lo più studenti che avevano colonizzato il luogo, seduti avvolti nei loro montgomery, fissando il telefonino o parlando con altri vestiti esattamente come loro a parte le sciarpe di diverso colore che indossavano. Lei era una cosa a parte. Creava una sorta di aura intorno a sé, un’autosufficienza che parte di lui voleva scalfire.

Era interessante … ed era falsa.

Non riusciva a spiegare come lo sapesse, ma capiva che lei stava fingendo di essere qualcosa che non era. Ti guardava di traverso, come se non potesse rischiare uno sguardo diretto, come se potesse rivelare troppo. Quando parlava, ti attaccava, tenendoti a distanza, tagliando ogni possibilità di amicizia.

Ma poi lui l’aveva guardata. Forse era sinceramente spaventata da lui, di cosa avrebbe potuto fare.

Da non credere, pensò. Cosa avrò mai fatto per spaventare la gente, a parte fargli saltare le cervella?



ORA UN UOMO camminò verso di lei. Aveva attraversato la porta di vetro e l’aveva vista subito. Non un omone, ma si atteggiava come se sapesse il fatto suo. Aveva una barba folta per lo più rossa, sebbene i suoi capelli fossero neri e lasciati crescere in giù a coprire la sommità delle orecchie. Indossava una giacca di pelle nera e jeans sdruciti. Aveva un corpo robusto sotto la giacca, e una certa andatura, che fece pensare a Paul che fosse uno allenato. Non appena giunse al tavolo della donna si guardò intorno, incrociò lo sguardo di Paul per un momento, poi avanzò. A Paul sembrò che avesse quella tensione scattosa di chi ha il sospetto di essere attaccato, magari di sorpresa, qualcuno preoccupato del suo stato.

Gli piaceva pensare di avere un talento nell’analizzare le persone e il loro comportamento. Ma alla fine, pensò, chi non ce l’ha?

Quando l’uomo arrivò di fronte a lei, lei smise di scrivere al computer e guardò in su, appoggiandosi allo schienale, con l’aria disinvolta, anche se non sorrise. Era qualcuno che conosceva ma che non voleva vedere.

Lei disse qualcosa e Giacca di Pelle si sporse in avanti sul tavolo, appoggiando le nocche ai due lati del suo computer. Lei stese un braccio e chiuse il computer. Lui disse qualcosa in risposta e Paul notò che le parole la colpirono – si aggiustò sulla sedia e le sue caviglie sotto al tavolo si scavallarono.

Ora l’uomo stava puntando un dito contro di lei, sventolandolo, e il borbottio basso della sua voce – che Paul aveva sentito ma non riusciva a distinguere – si fece più calmo. La donna distolse lo sguardo e Giacca di Pelle allungò la mano e toccò la punta del suo naso col dito, premendolo. Lei indietreggiò e disse qualcosa di sgarbato.

Paul si mosse dalla sua sedia e andò verso di loro, avvicinandosi all’uomo di lato. Sentì l’odore della pelle della sua giacca e quello fastidioso di un forte deodorante. La donna lo guardò e corrugò la fronte, ovvero un segnale per Giacca di Pelle di guardarlo.

‘Cos’hai da guardare?’

‘Sono più grosso di te. Non provocare discussioni.’

Allora l’uomo si girò, piegando il suo corpo in modo da trovarsi faccia a faccia con lui. Paul vide che i suoi occhi erano fieri e scuri, spenti nel profondo. Probabilmente aveva la stessa età di Paul, ma le rughe sul suo volto lo facevano sembrare più vecchio di dieci anni.

Giacca di Pelle disse, ‘Vai a sederti in un angolo e faremo finta di non averti mai visto.’

‘Stai mettendo la ragazza a disagio e voglio che tu te ne vada.’

‘Qual è il tuo nome?’

‘Paul Storey. Il tuo?’

‘E’ Levati-Di-Torno.’

‘I tuoi genitori ti hanno regalato un’infanzia felice, non è vero?’

‘E’ un tuo amico, Minty?’ Si era girato a guardare la donna, ancora seduta, con le ciglia aggrottate in un modo che Paul stava cominciando a riconoscere.

Lei disse, ‘Lascialo fuori, Cliff. Ci sentiamo più tardi.’

Cliff. Quello era un nome che non si sentiva spesso oggigiorno, pensò Paul, un nome degli anni Sessanta, ma era felice di avere un nome di riferimento.

Cliff disse, ‘Tu non mi dici cosa devo fare – nessuno di voi. Se voglio entrare qui e parlare con te, lo faccio.’

‘Vai a casa, ti chiamerò.’

Cliff si girò per guardare Storey, date le sue dimensioni, in tutta la sua presenza. Paul non pensò che Cliff fosse intimorito, solo prudente. Probabilmente girava sempre con una banda, gente che lo avrebbe supportato o fatto quello che diceva. Gli aveva dato una tale confidenza che andava in giro come un’arma carica. Paul lo aveva già riscontrato in passato e non gli piaceva. Le persone che controllavano le altre in quel modo spesso avevano problemi a mantenere l’autocontrollo.

Cliff si mosse di nuovo e andò dall’altra parte del tavolo, in piedi accanto alla donna, ridando un’occhiata a Paul. Disse, ‘Non mi piaci. Ma hai dello stomaco. Ci siamo conosciuti da qualche parte?’

‘Ne dubito.’

‘Sì, anch’io. Ma c’è qualcosa in te che riconosco. Mi verrà in mente.’

‘Non ci perdere il sonno.’

‘Oh, non lo farò.’ Si girò e uscì dal bar come aveva detto, senza voltarsi indietro, sempre sicuro di sé.

La donna disse a Paul, ‘Non sederti, non avevo bisogno di un salvatore.’

‘Lo so.’

‘Allora perché ti sei intromesso?’

‘Fa parte della mia natura.’

Lei lo osservò con il primo segno di curiosità che lui avesse visto da parte sua, come se avesse finalmente catturato la sua attenzione.

Lui disse, ‘Sembrava che non volessi parlare con lui.’

‘Lo avevo turbato.’

‘Qualcosa che hai scritto?’

‘Non esattamente. Puoi andare ora, per favore?’

Fece cenno di sì col capo ed era sul punto di andarsene quando gli venne in mente qualcosa. Disse, ‘“Minty?”’

Lei guardò in su. ‘Araminta. Non ti preoccupare – non avrai mai l’occasione di usarlo.’

‘Nome insolito per una scozzese.’

‘Non per questa.’

‘Sei sempre così aggressiva?’

‘Sei sempre così stupido?’

Lui non disse nulla, la osservò mentre lei lo guardava, il suo sguardo sicuro, sapendo che stava cercando di manipolarlo. La stessa cosa che stava facendo lui con lei. Non era sicuro che fosse divertente, ma stava tenendo la sua mente occupata dalle altre cose. Come cosa avrebbe fatto della sua vita.

Senza cambiare la sua espressione, lei disse, ‘Vediamoci più tardi. Per un drink.’

‘Va bene. Dove?’

Lei gli disse il nome di un pub e gli diede l’indirizzo – non conosceva il posto ma conosceva la zona da quando era un bambino.

Lui disse, ‘Ti lascio il mio numero,’ e iniziò a pronunciarlo, poi si fermò per lasciarla prendere il telefono e segnarlo.

Lei lo fissò di nuovo, poi infine prese il suo telefono e annotò il numero. Una volta finito, disse, ‘Non è un appuntamento amoroso. Non ti vestire bene. Non so nemmeno perché lo sto facendo.’

‘Non ci pensare troppo – rovinerebbe un bel momento.’

‘Sarò là dalle otto.’

‘Come ti riconoscerò?’

‘Sarò quella che si fa gli affari suoi. Te l’ho detto, non ti entusiasmare.’




CAPITOLO QUATTRO


IL PUB SI trovava a Ball Hill, a dieci minuti di cammino dal vecchio campo da calcio di Highfield Road. Se la ricordava come una vivace area commerciale con banche e un ufficio postale e negozi di ogni genere. Una biblioteca. Ora metà delle attività erano serrate e la maggioranza dei negozi che erano ancora aperti erano outlet di beneficenza. L’area era ridotta male, più o meno come il resto della città che aveva visto fino ad allora.

Quando entrò vide subito Cliff, seduto a un tavolo rotondo con altri tre uomini, Araminta più lontana, a scrivere su di un largo telefono nero.

Cliff invece lo salutò con la mano, un gran sorriso sul suo volto.

‘Minty ha detto che stavi arrivando. Ha detto che pensavi fosse un appuntamento romantico. Bene eccoci qui.’

Paul disse ‘Niente lingua la prima sera.’

Cliff non ci fece caso, disse, ‘Siediti. Mettiti a tuo agio,’ accennando agli altri al tavolo. ‘Questi sono Dutch, Gary e Tarzan. Lascio a te immaginare chi sia chi.’

‘Non c’è problema, non resto.’

‘Dai, non fare così. Voglio conoscerti. Mi hai preso di sorpresa prima, ma ripensandoci mi è piaciuto quello che hai fatto. Difendere la signorina.’

Araminta sollevò lo sguardo. ‘Ehi.’

Cliff le diede un’occhiata, scrollando le spalle.

‘Non le piace questo. Non le piace essere considerata come una donnetta. Non posso biasimarla. Te la immagini a lavare i piatti, in piedi davanti a un lavandino con il grembiule da cucina?’ Ghignò come se si aspettasse la risposta di Paul, una piccola danza nei suoi occhi, divertendosi a destabilizzare Storey.

Paul diede un’occhiata agli altri uomini. Uno era alto, seppure a sedere, con un viso asciutto e cupo e larghe orecchie. Probabilmente Tarzan, giudicando dalla forza che Paul poteva notare dal suo fisico. Indossava una maglietta sporca sotto a una giacca marrone di velluto che lo faceva sembrare un roadie di una band anni Settanta. L’uomo nel mezzo era biondo e con la carnagione molto pallida, il volto squadrato e le labbra rosa e piene. Aveva il torace robusto, non alto quanto Tarzan, ma nemmeno basso, la capigliatura bionda e la pelle chiara suggerivano che poteva essere Dutch, olandese sia di nome che di nascita.

Il terzo uomo sarebbe Gary, dunque. Il più piccolo di loro e con una luce nervosa negli occhi, come se non avesse ancora visto nulla che gli piacesse. Teneva in mano un sottobicchiere da birra e lo sgualciva e lo piegava fino a strappare lentamente delle strisce sottili, automaticamente, senza guardare, l’abitudine di una vita. La sua maglia verde a collo alto era cosparsa di vernice bianca.

Nessuno di loro aveva più di trent’anni e tutti avevano l’aspetto pallido di uomini che raramente uscivano o camminavano più di mezzo miglio alla settimana.

Paul sospirò. Il tipo di criminali da quattro soldi da cui avrebbe sperato di stare lontano. Come aveva fatto a finire a quel punto di nuovo, a fissare occhi spenti, i cui proprietari conoscevano poco, pensavano meno e non avevano alcun controllo degli impulsi?

E che accidenti ci faceva Araminta con loro?

Cliff lo aveva visto mentre passava il suo sguardo sugli uomini. Ora sollevò il mento, catturando l’attenzione di Paul.

‘Li hai inquadrati?’ chiese. ‘Ora forza, prendi una sedia e chiacchieriamo. Ho idea che tu abbia molto da raccontare a persone come noi. Minty mi dice che lavori nel campo assicurativo. Mi piace. Tutti hanno bisogno di un lavoro. Io ho bisogno di un lavoro. Questi tre geni hanno bisogno di lavoro. Sei l’unico qui che ne abbia uno, quindi puoi raccontaci com’è.’

Paul prese una sedia da un altro tavolo e si sedette, mantenendo la dovuta distanza dagli altri, non volendo far parte della loro cosca.

Disse a Cliff, ‘Ora mi ricordo di te, il nome. Cliff Elliot. Mi ha ingannato la barba. Andavamo nella stessa scuola —Caludon Castle. Eri un paio d’anni più piccolo, ma ti feci una reputazione piuttosto in fretta. Ti vidi ad affrontare qualcuno nel cortile una volta. L’unica volta che vidi qualcuno tirare un pugno vero in una rissa scolastica invece che nel wrestling.’

Cliff si allungò sulla sedia, sorridendo, dando uno sguardo ai suoi compari come per dire, Ve lo avevo detto che ero uno tosto.

‘Storey. Sì, lo avevo detto che ti conoscevo, no? Eri nella squadra di rugby, winger o qualcosa del genere, sempre a metterti alla prova. Non che abbiamo mai vinto nulla. Che topaia che era. Hanno chiuso dieci anni fa, lo sapevi? Ne hanno costruita una nuova, una di quelle Accademie.’

‘Così com’è stata la vita dopo?’

‘Dai, non ti interesso io. Stai solo cercando di scoprire cosa sta succedendo qui.’

‘È sempre bello ritrovare vecchi amici.’

Cliff sorrise e guardò i suoi uomini, facendo un cenno veloce in direzione di Paul.

‘Vedete? È questo che intendo. Forte, no? Avevo ragione, no?’

Paul disse, ‘Ragione riguardo a cosa?’

Cliff si sporse in avanti sul tavolo. ‘Avevo detto a questi falliti che eri qualcuno di cui potevo fidarmi. Lo avevo capito al bar, prima. Non ti eri tirato indietro. Avresti cercato di cacciarmi via se non me ne fossi andato. Non sei un assicuratore più di quanto lo sia io — e io non sono un assicuratore.’

‘Davvero?’

Cliff non lo ascoltò. ‘Che cosa hai fatto quando hai lasciato la scuola? Non ti ho visto in giro nel quartiere, cos’hai combinato?’

Paul esitò, diventando consapevole dello spazio intorno a sé, gli altri bevitori, la musica che arrivava dagli altoparlanti in un’altra stanza. Si accorse che stava parlando a voce alta per essere sentito. Si chiese di nuovo cosa ci facesse lì — aveva così pochi contatti con la gente da avere bisogno di parlare con Cliff e i suoi perdigiorno di seconda mano?

Notò che Araminta aveva finito di usare il telefono e lo stava guardando da dietro un bicchiere di vino rosso. Qual era il suo ruolo in tutto questo? Quando prima gli aveva chiesto di raggiungerla per una bevuta aveva pianificato di invitare anche Cliff? O era una coincidenza che si trovasse lì?

Improvvisamente si sentì stanco e sciocco, e non nelle condizioni da avere a che fare con Cliff e il suo giochetto. Forse era meglio essere sinceri e scoprire le carte.

Ripensandoci, meglio di no.

Disse, ‘Sono stato all’estero, ho girovagato un po’. Ho visto il mondo. Sono tornato a Londra in cerca di un lavoro. E sono entrato nelle assicurazioni.’

‘Dunque perché sei tornato qui?’

‘Motivi personali.’

Cliff sogghignò. ‘La moglie ti ha cacciato?’

‘Non sono sposato.’

‘Quindi … cose di famiglia. Mamma o papà hanno tirato le cuoia.’

Paul non disse nulla.

Cliff disse, ‘Ci ho preso al volo, vero? Sei tornato per sotterrare qualcuno.’

Paul si schiarì la voce.

‘Visto che stiamo parlando dei vecchi tempi, non hai risposto alla mia domanda. Com’è andata la tua carriera sfavillante?’

Cliff allargò le braccia e alzò le spalle. ‘Ho avuto un po’ di problemi con l’autorità, io. Non riesco a tenermi un lavoro. Così mi occupo un po’ di questo e un po' di quello. Io e questi giovanotti qua. Mi piace chiamarli gli scienziati.’

Gary disse, ‘Fottiti, Cliff.’

Paul si rese conto che erano le prime parole che qualcuno avesse pronunciato.

Cliff continuò, ‘E nel caso te lo stessi chiedendo, non sono un candido agnellino. Ti ho sconvolto? No, sono stato mantenuto a piacimento da Sua Maestà per un po’. Lo dico in tutta onestà. Non vorrei che pensassi che parlo sotto falsi pretesti di qualsiasi genere.’

‘Ma la tua esperienza non ti ha portato sulla retta via.’

Cliff sogghignò di nuovo.

‘Non imparerei la retta via neanche se mi rompessi il naso inciampandoci.’

‘Tutti noi facciamo del nostro meglio per arrivare alla fine del mese.’

‘Esatto, proprio questo intendo,’ disse Cliff. Scrutò nuovamente Paul. ‘Così sei tornato qui per un funerale. Immagino che entrambi i genitori siano andati, perché se era solo uno saresti stato a casa a prestare una spalla all’altro. Non in giro con gente come noi. Quindi probabilmente vorrai sistemare e vendere la casa e liberarti di tutta quella robaccia … Ci sono passato anni fa. I miei sono finiti presto in una bara a causa del fumo. Hanno anche fatto di tutto per finirci. Cinquanta al giorno, entrambi. Praticamente gli diedi una pala e gli dissi di iniziare a scavare.’

Paul si appoggiò allo schienale della sedia e sbirciò Araminta. Stava ancora messaggiando.

Disse, ‘Tutto questo è interessante, ma non so cosa ci faccio qui.’

Cliff minimizzò. ‘Lo so, pensavi di venire per un drink amoroso con Minty e invece trovi quattro farabutti. È come quel programma tv, com’era?’ — cercò aiuto dai suoi uomini trovando sguardi assenti — ‘Dragons Den. Tu devi vendere qualcosa e noi non vogliamo comprare.’

‘Non sto vendendo niente.’

‘Oh, penso di sì. Vedi, sono incuriosito da te per l’incoerenza tra quello che dici di essere e come ti comporti. Hai detto a Minty che lavori nel campo assicurativo. Ma sei venuto da me come un poliziotto. Sicuro di te. Gonfiando i muscoli. Mi ha fatto pensare — che piani hai per questa povera ragazza? A che gioco stai giocando, eh? Qual è il tuo gioco?’

Araminta si alzò, mise via il suo telefonino, allisciandosi il davanti del suo vestito. Paul notò nuovamente i suoi fianchi sottili e come questo le facesse la pancia molto piatta.

Cliff la guardò, dicendo, ‘David tutto bene?’

Lei raccolse una borsa color crema dal suo posto, appesa sul retro della sedia, dicendo, ‘Abbastanza arrabbiato con me. Non lo vedo da un po'.’

‘Fatti desiderare ancora, cara. Gli uomini sono tutti uguali,’ rivolgendosi a Paul, ‘no? Ci dai un po’ e vogliamo di più. Stiamo parlando del ragazzo di Minty, in caso te lo stessi chiedendo. Vedi, non sei l’unico pesce nell’oceano.’

Paul si alzò spingendo indietro la sua sedia, dicendo ad Araminta, ‘Ho bisogno di andare in bagno. Accompagnami alla porta.’

‘Bel modo per rimorchiare, ma non ce n’è bisogno, ci vediamo in giro.’

Gli passò davanti senza guardare e lui percepì di sfuggita il suo profumo. Si girò e la seguì urtando i tavolini a cui sedevano uomini con le loro mogli e ragazze, che si fermarono a guardare lei, poi lui.

Le prese il braccio, e disse, ‘Minty.’

Lei si girò, un’ombra nei suoi occhi. ‘Non toccarmi.’

Lui lasciò la presa. ‘Che succede? Perché ti trovi allo stesso posto di quel branco di sfigati?’

‘Non sono affari tuoi.’ Addolcì leggermente lo sguardo. ‘Mi dispiace che fossero qui quando sei arrivato.’

‘Che cosa vuole? Perché ti gira intorno?’

Lei lo freddò. ‘Probabilmente per la stessa ragione per cui lo stai facendo tu.’

Poi si girò e se ne andò. Paul la guardò spingersi fuori nell’aria fredda, poi scosse la testa e si diresse verso il bagno. Pensò che era appena finito in un film di cui non capiva la trama e dove i personaggi non avevano senso.

Più tardi capì che questo era il momento in cui avrebbe dovuto allontanarsi dal pub in macchina il più velocemente possibile.



STAVA CHIUDENDOSI LA cerniera quando Tarzan e Gary entrarono — l’uomo alto, più alto di quello che Paul avesse pensato, abbassandosi sotto alla cornice della porta prima di poggiarvisi di schiena, Gary gettando uno sguardo sullo spazio piastrellato intorno a sé, fischiettando, controllando il bagno.

Paul fece scorrere dell’acqua tra le mani e prese un fazzoletto di carta, chiedendosi cosa avrebbero fatto. Niente di serio, non in un pub affollato, probabilmente solo una conversazione per tastare il terreno. Lo aveva fatto anche lui quand’era più giovane, di imparare i trucchi del mestiere sotto supervisione.

Disse a Gary, ‘Lui Tarzan, tu Jane?’

Gary si voltò a guardare Tarzan — vedi, che ti avevo detto? Poi puntò il dito contro Paul.

‘La tua bocca ti mette nei guai, non è vero? Non riesce a trattenersi. Stavamo dicendo, io e Tarzan, dicevamo che la tua boccaccia sarà la tua morte, un giorno. Dico bene, Tarz?’

Tarzan annuì, incrociando le braccia per enfasi, con un’energia lenta, quasi letargica. Paul immaginò che avesse forza, ma nessuno stile. Sarebbe stato facile da neutralizzare mantenendosi lontano dalla sua portata.

Gary era più basso di Paul, un uomo asciutto con la pelle grigia e un’agitazione costante in fondo agli occhi. Uno non si fiderebbe di lui per coprirsi le spalle e probabilmente lo vorrebbe sempre davanti a sé.

Paul disse, ‘Questo posto puzza. Possiamo continuare la conversazione fuori di qui?’

‘Questa non è una conversazione,’ disse Gary. ‘È una … come si dice, una dimostrazione.’

‘Di cosa?’

‘Di come stanno le cose. Tra noi e te. Se hai intenzione di intrattenerti con Minty, ci sono delle regole.’

Tarzan disse, ‘E regolamenti.’

‘Mi stai dicendo che ho bisogno del tuo permesso per parlare con qualcuno? Pensi che succederà? Neanche mi piace tanto. Non mi piacciono le bionde.’

Gary rise e si voltò indietro di nuovo verso Tarzan.

‘Non ti preoccupare, non è bionda naturale, non è vero?’

Tarzan disse, ‘Non proprio. Non fino in fondo.’ facendo ridere di nuovo Gary, entrambi condividendo una specie di scherzo per iniziati.

Paul disse, ‘Abbiamo finito qui?’

‘No,’ disse Gary, ‘non abbiamo finito. Per chi lavori?’

‘Che vuoi dire?’

‘Lavori nelle assicurazioni. Per chi lavori?’

Paul incontrò gli occhi di Gary e li fissò. ‘Non sono affari tuoi.’

‘Sì, immaginavo che lo avresti detto. Fatto è che Cliff vuole sapere se sei chi dici di essere.’

‘Se no?’

‘Non so, non mi ha detto niente.’

‘Che differenza gli fa? La società per cui lavoro è a Londra.’

‘Quindi niente di male se ce lo dici, no?’ Si girò di lato e guardò Paul con sguardo congetturale. ‘Il fatto è che credo che abbia qualcosa in serbo per te.’

‘La risposta è no.’

‘Sì, immaginavamo che avresti detto anche questo. È per questo che abbiamo una specie di incoraggiamento per te.’



QUANDO LO PORTARONO di nuovo fuori nel bar Cliff era al telefono e li fermò con una mano alzata prima che si sedessero. Gary prese il braccio di Paul e lo strattonò liberamente, ma lui rimase in piedi finché Cliff non ebbe finito, cercando e poi premendo il pulsante di fine chiamata con il dito indice.

Ora Paul stava ascoltando mentre Gary diceva a Cliff cos’era successo nel bagno, che Paul non avrebbe detto per chi lavorava e non era interessato a quello che Cliff aveva in serbo per lui. Cliff annuiva ascoltando, storcendo la bocca, prendendola come se lo tenesse seriamente in considerazione. Poi indicò la sedia su cui Paul era seduto prima e Tarzan lo prese per le spalle e ce lo spinse sopra.

Paul si domandò cosa pensarono di questo comportamento le altre persone nel bar — forse non lo notarono, o erano abituati a Cliff e i suoi uomini e non ci fecero caso. Forse era il tipo di pub in cui era consuetudine, dove venivano rotte bottiglie e le intimidazioni avvenivano ogni giorno.

A Paul stava bene. Aveva trascorso un po’ di tempo a sud del fiume a Londra e aveva incontrato gente con cui non attraverseresti la strada per sputarci sopra. Una volta finì per trovarsi in una rissa nonostante indossasse la sua uniforme e fosse in servizio con due uomini della centrale: l’uomo che stavano cercando, Terry ‘Pit Bull’ James, sapeva che sarebbe finito dentro, ma voleva lo stesso fare abbassare la cresta a qualche poliziotto. Così Paul aveva imparato a preparare i pugni velocemente e duramente, a non aspettare di vedere dove portava la conversazione e se il delinquente si sarebbe calmato. Se aspettavi, eri già colpito. Perché, non lo sapeva allora, avrebbe passato tre settimane a risposo dal lavoro con un timpano danneggiato che non era ancora guarito.

Cliff diceva, ‘Non sei uno da assicurazioni, questo lo so, ma non so chi sei. Guardati, seduto là, a fissarmi, chiedendoti cosa significa tutto questo.’

‘So di cosa si tratta.’

‘Lo sai? Allora dimmi. Ti darò un voto da uno a dieci.’

‘Tu e questa banda siete annoiati. Non state guadagnando denaro — o a malapena — e pensate di avere trovato qualcuno da prendere di mira, qualcuno che vi intrattiene. Pensate che stia cercando di infilarmi nelle mutande di Araminta, per questo credete di avere una sorta di presa su di me. Del tipo che se faccio quello che volete, solo così potrò starle intorno come i Funboy Three.’

‘Fatto interessante: mio padre conosceva il padre di Terry Hall negli anni Sessanta, lo sapevi? Non l’ho mai conosciuto di persona. Ad ogni modo, ti do otto su dieci, non male per un principiante.’

‘Ho dimenticato le orge da ubriachi e i tentativi di suicidio?’

‘Buffo che tu lo dica. Sono quasi morto una volta. Incidente d’auto. Un idiota oltrepassò la linea bianca e si schiantò dritto su di me, sulla Sewell Highway, appena passato il pub Devon, lo conosci? Mi ruppe un bel po’ di ossa e mi danneggiò il fegato, ma a parte questo niente di troppo grave. Occasionalmente soffro di mal di testa. Comunque, quando ero steso tutto rattrappito nella macchina pensai di morire. Mi chiesi se l’ambulanza sarebbe arrivata là in tempo o se avrei semplicemente esalato l’ultimo respiro. Non avevo male o roba così, probabilmente ero in stato di shock. Ma la morte mi interessa da allora, cosa si prova quando te ne vai veramente. È doloroso, ti tieni stretto con entrambe le mani, o è semplicemente come andare a dormire e non sentire più niente? Il risultato finale è che non mi spaventa più. Non voglio morire, ma sono pronto a correre rischi. Avevo l’abitudine di chiacchierare con alcuni dei detenuti quando ero dentro, tanto per giocarci, vedere fin dove potevo spingermi prima che si rivoltassero. Non l’hanno mai fatto. Devono avere visto che non mi facevano paura, così mi lasciarono in pace.’

‘Sei un oratore interessante.’

‘Ho i miei momenti, no? Comunque, la mia domanda per te, amico mio, è se sei interessato a guadagnare un po' di contanti. Un po' di quattrini extra.’

Ora ci stiamo arrivando, pensò Paul. Tutta la storia verteva su Cliff che se la rigirava in modo da potere testare il terreno prima di uscire allo scoperto.

Cliff disse, ‘Non dici nulla. Non sento suoni uscire dalla tua bocca. E non sono telepatico. Quindi che ne dici?’

‘Cosa vuoi che ti dica?’ La fece breve, lasciando fare a Cliff.

‘Non devi fare niente. Esprimere un tuo giudizio professionale. Dare un’occhiata a qualcosa e dare un parere. Un parere da assicuratore.’

‘Se sono un assicuratore.’

‘Ecco. Si tratterebbe di una specie di test, no?’

‘Verrei pagato?’

‘L’ho detto, no? La cifra è da stabilire.’

Paul diede un’occhiata a Tarzan e a Gary, che ora lo fissavano con il loro sguardo vuoto. Si accorse che Dutch era assente da quando lui era uscito dal bagno—non ne aveva sentito la mancanza.

Cliff prese il telefono.

‘Dovrò dedurre che il tuo silenzio è un sì. Quindi ora puoi anche levarti di torno. Ho diverse cose da fare.’

L’attenzione nella stanza improvvisamente si spostò, come se Paul non fosse più lì. Tarzan e Gary iniziarono a parlare tra loro e Cliff a scorrere i messaggi sul suo cellulare, i suoi occhi vigili su di essi con la velocità di un allibratore a calcolare le probabilità.

Paul si alzò e uscì, chiedendosi se nemmeno si sarebbero accorti che, come Dutch, anche lui se ne era andato.






CAPITOLO CINQUE


AVEVA MANGIATO UNA banana per pranzo e stava per addentare un kiwi quando Cliff telefonò, sembrando irritato come sempre, la sua voce che diventava energica e severa nel chiederle quanto tempo ancora avrebbe protratto la cosa con David prima che iniziasse a fruttare.

Quando Janice era più giovane era solita lasciare il posto di lavoro se qualcuno alzava la voce con lei — era qualcosa che non sopportava, avendone a sufficienza a casa con suo padre. Era un bullo con la gente del posto a Dalkeith, lavorava nei cantieri con in mano una pala dal manico corto, la portava a casa da sua madre con le tre figlie, le minacciava alzando la pala al primo segno di disaccordo.

Una mattina, un’esuberante diciassettenne non più disposta a subire si alzò presto, chiamò un taxi, poi portò la pala nel cortile sul retro e ci fece un bel falò. Prima che suo padre scendesse le scale urlando in maglietta e pantaloncini, lei aveva già sbattuto la porta d’ingresso e detto all’autista di portarla alla stazione Waverley di Edimburgo, dove comprò un biglietto di sola andata per Londra, domandandosi cosa avrebbe fatto con settecento sterline che aveva messo da parte lavorando da Greggs due giorni a settimana, più i duecento che aveva rubato dal barattolo per il tè in cui suo padre teneva i soldi per bere.

Stette da sua zia Glinnie per due settimane finché non trovò un lavoro in un ufficio legale a Twickenham, poi prese un appartamento in affitto sopra ad una compagnia assicurativa mentre lavorava al suo progetto. L’avvocato stava salendo la china e voleva qualcuno perspicace che lavorasse alla reception. Come chiunque altro lei sapeva scrivere al computer perché lo usava dai tempi della scuola, e ci mise poco a convincere quell’uomo di una certa età.

Ormai sapeva di essere scaltra e non si faceva problemi a mentire alle persone, così mentre accoglieva clienti e dattiloscriveva testamenti durante il giorno, di notte iniziò a lavorare online, a quel tempo truffe in internet tanto per cominciare, usando nomi e foto false su siti di incontri, sostenendo di essersi innamorata di una serie di tizi di mezza età via email e mettendosi d’accordo per incontrarli … a condizione che mandassero i soldi per il viaggio, prima.

Più tardi comprò una lista di email su CD da un lettone in un locale, e spedì migliaia di email offrendo pagamenti alle persone che volevano lavorare da casa nei crediti assicurativi. Tutto ciò che dovevano fare era mandare un assegno per coprire il costo del congegno laser che avrebbe verificato il numero di richiesta cliente, e sarebbero stati pagati ad ogni cento esaminati. Gli assegni finivano in una casella postale da cui lei prelevava due volte a settimana e depositava in un conto sotto falso nome.

Ormai aveva imparato da autodidatta come creare siti web rudimentali con Dreamweaver, impostare Naturograin.com, usare immagini di integratori di vitamine che trovava online per offrire un eccezionale prodotto per la prevenzione del cancro a un prezzo stracciato se acquistavi entro l’ora successiva. Il denaro iniziò a entrare da tutto il mondo e cambiò il suo monolocale per qualcosa di più spazioso, nel contempo rimodernando il suo guardaroba e comprandosi la sua prima macchina, un maggiolino giallo.

Dopo qualche anno si era lasciata l’avvocato alle spalle e gestiva una mezza dozzina di siti web vendendo prodotti falsi, e chiedendosi cosa fare dopo.

E dopo fu il momento in cui qualcuno le disse che gli sbirri stavano iniziando ad interessarsi a lei.

Era sempre stata fortunata e una sera incontrò Robbie, un uomo intrigante che era un poliziotto ma anche un appassionato di tecnologia, impiegato in un nuovo distretto istituito per indagare esattamente il tipo di truffe che lei portava avanti. Inizialmente lui non sapeva come lei si guadagnasse da vivere, ma dopo essersi frequentati per tre mesi lei se ne fregò e glielo disse — a quel tempo era troppo preso per rinunciare a vederla. Un mese più tardi le accennò che i nomi dei suoi siti web erano comparsi in un rapporto e stava per essere tenuta ‘sotto osservazione’.

Quella notte preparò i suoi tre computer portatili e un paio di valige di vestiti e prese un taxi per la stazione di Euston, dove salì sul primo treno verso nord. Coventry era la prima fermata e il bigliettaio l’aiutò a scaricare le sue cose sul binario, e lei ricominciò, questa volta come Araminta Smith, giornalista.

L’unica cosa che le dispiacque fu abbandonare il suo maggiolino giallo.



ORA CLIFF SI stava agitando per un progetto a lungo termine a cui lei stava lavorando da mesi, accusandola di avere dei ripensamenti, di non voler prendere una decisione. Con il telefono vicino all’orecchio, riusciva a immaginare la fronte corrugata di lui stringersi serrata, le sue labbra assottigliarsi, i suoi occhi freddi con le rughe di contorno sempre più scure, mentre le diceva di darsi una mossa e fare funzionare le cose.

Lei disse, ‘Non è ancora il momento giusto, è sotto pressione a lavoro, ci sono ispettori in ufficio — guarda, perché non lasci questa parte a me mentre tu te ne vai a ciondolare in giro con i tre moschettieri? Se ho bisogno di consigli ti chiederò.’

‘Non ho dimenticato quello che mi hai detto la prima volta, quanto pensavi che fossi speciale, che grande team saremmo stati. Tutto quello che dovevo fare era aiutare a sistemarti, darti delle credenziali così questo consigliere comunale avrebbe acquistato all’ingrosso. Ti sei dimenticata tutto ora? I piccoli favori?’

‘Va bene, hai fatto la tua parte, lasciami fare la mia. Ha abboccato. Non lo sa, ma l’amo è già nella sua bocca.’

‘Dunque te ne sei andata e torni con questo armadio d’uomo, Storey, che storia è questa?

‘Ha del potenziale, non trovi? Non te ne sei accorto?’

‘È furbo, non è sincero. Crede di prenderci in giro ma ho in serbo qualcosa per lui.’

‘Ecco,’ disse lei. ‘Non mi sbagliavo. Semplicemente tienilo d’occhio.’

‘Oh, lo osservo eccome. Lo terrò d’occhio davvero da vicino. Quindi quand’è che David avrà il suo primo assaggio?’

‘Presto, un paio di giorni. Sto ancora preparando il terreno. Continua a non fidarsi di me. Ci vediamo presto.’

‘Non chiudermi il telefono in faccia. Non ho finito.’

‘È un tuo problema, Cliff, tu non hai mai finito. Parli fino a sfinirmi — parli con tutti fino allo sfinimento. Vorrei avere avuto un centesimo per ogni parola che è uscita dalla tua bocca.’

‘Un giorno ti pentirai di non avermi dato più attenzione. Sei troppo impulsiva, non rifletti mai sulle cose. Ti metti in dei casini da cui non riesci a uscire.’

‘È vita vera, Cliff,’ sentendo la sua rabbia salire, ‘non uno spettacolo televisivo.’

‘Che diavolo vuol dire? Dai i numeri?’

‘Significa che non me ne andrò a sedere in giro aspettando che le buone opportunità mi vengano incontro. Mio padre era un rompipalle, ma almeno ci provava, sapeva quello che voleva. Non se ne stava seduto a guardare le altre persone prendersi quello che lui non poteva avere. Lo faceva per se stesso. Era troppo stupido per farlo bene, ma almeno ci provava.’

‘Pensi troppo a te stessa, ragazza. Sei una truffatrice in cerca di un affare, tutto qui. Non ti montare troppo la testa.’

‘Se non lo faccio io, chi altro lo fa?’

Buttò giù il telefono prima che lui avesse il tempo di obiettare. E non voleva l’opinione negativa di Cliff su di lei a girarle in testa proprio ora.

Il problema era che Cliff l’aveva portata a ripensare a Paul Storey.

E se da un lato non fu contraria a ciò inizialmente, ancora non era sicura se lui rappresentasse un po' di divertimento o un segno. E questo le dava fastidio.






CAPITOLO SEI


IL SUO INCONTRO con Frost aveva fruttato qualcosa — ci sarebbe stata una visita la settimana successiva, e la prospettiva di un’altra se fosse riuscito a persuaderli che l’area era decente. A Paul si stringeva lo stomaco al solo pensiero di avere estranei in giro per la casa, ma sapeva che doveva lasciar correre. Non aveva nemmeno vissuto in quel posto per quasi vent’anni, di cosa si preoccupava?

Inviò un messaggio di risposta a Frost, dicendo che poteva farsi trovare a casa se voleva. O si sarebbe tolto di mezzo. Non voleva incontrare i possibili interessati se lui riusciva a fare da solo — che Frost si guadagni il suo stipendio.

Si appoggiò allo schienale della sedia e chiuse il suo portatile. Era fortunato che ci fosse ancora il segnale WiFi; siccome suo padre era uno che comprava sempre nuovi congegni, volle subito internet, come un bambino in un negozio di giocattoli. Paul aveva trovato una macchina fotografica digitale nuova, una chiavetta per il videoregistratore, un paio di binocoli digitali, e molte altre piccole apparecchiature elettriche a cui poteva trovare un utilizzo. Il servizio internet era pagato fino alla fine del mese, in seguito avrebbe trovato qualche altro posto dove connettersi.

Aveva messo il suo portatile su un tavolo di fronte alla finestra a golfo, dove poteva guardare dritto fino alla macchia di verde al di là del giardino, un pezzetto di prato che era stato tagliato dal comune e serviva da area di gioco per i bambini del quartiere, e luogo in cui defecare per cani randagi. Per raggiungere la strada e la macchina, si usciva dalla porta principale, scendendo per un breve percorso e poi attraversando questo prato di erbacce. Ora due adolescenti stavano calciandosi ripetutamente una palla, insultandosi e facendo finta di essere giocatori in una partita che avevano visto in TV.

Paul si ricordò di quando lo faceva anche lui — cavolo, quasi trent’anni fa ormai, il suo compagno di gioco Johnny Hall che abitava in fondo alla strada, sebbene lui preferisse trafficare con le bici, sporcarsi le mani d’olio stringendo una catena o cambiando una ruota. Paul aveva una buona coordinazione già allora e creò la squadra di rugby della scuola; prendeva un autobus per raggiungere la scuola nei freddi sabati mattina, salendo in un furgone bianco malridotto per essere portato nelle scuole dei ricchi — King Henry VIII, Bablake, certe volte anche più lontano, fuori città. Poi, a diciassette-diciotto anni, dopo la partita, ed essere stati scaricati di nuovo a scuola, un gruppo di loro avrebbe camminato fino al pub più vicino, e lui si sarebbe seduto in silenzio con la schiena al muro, mentre i chiacchieroni si raccontavano bugie sul sesso e le varie teorie cospiratorie sugli alieni a cui credevano.

Si chiese come lo avrebbero visto adesso, di ritorno dalla Vecchia Londra con la coda tra le gambe, disoccupato, la reputazione andata, nessun amico in città se non questa banda di falliti che gli era capitata. In qualche modo era contento che suo padre fosse morto prima di avere a che fare con lui. Il problema a Londra era esploso mentre lui era in ospedale e Paul era riuscito a tenerlo lontano dalle notizie. I pochi estratti che furono mostrati non lo citavano come agente in questione e non voleva rendere gli ultimi giorni di suo padre ancora più sofferenti di quanto non lo fossero già.

Era un suo problema e doveva inghiottire e andare avanti, non farne un dramma.

Sollevò il telefono e cercò il numero di Millie, voleva chiamarla ma non lo fece, era passato troppo poco tempo dall’ultima conversazione. Non voleva che pensasse che dipendeva da lei o non sapeva gestirsi senza qualche tipo di approvazione da parte sua. Doveva chiamare Rick, tuttavia si trattenne e si convinse di smettere di disturbare i suoi amici bussando alla loro porta.

Stava fissando lo schermo quando il telefono squillò con il suo curioso trillo elettronico.

E c’era la fantastica voce scozzese di Araminta a palargli come se lo avesse conosciuto da sempre, si ricordava la fatica che aveva fatto a lasciarle il suo numero chiedendosi se lo avrebbe mai usato.

Ora disse, ‘Volevo sapere come stavi e chiederti un favore.’

Cercava di portarlo dalla sua parte, pensò: non aveva mai mostrato interesse per lui prima d’ora, quindi perché proprio ora?’ Era come se fosse automatico per lei — mostrati interessata a qualcuno così hai il permesso di chiedere un favore.

Disse, ‘Siete molto esigenti voialtri, continuate a volermi far fare cose per voi. Cosa sono, il nuovo garzone tra gli schiavi?

‘Ok, va bene, eri l’unico in giro e ho pensato che ti potesse piacere la proposta. Ci si vede in giro.’

‘Che cos’è che vuoi?’ disse. Forzandosi di rendere la sua voce annoiata sebbene fosse veramente incuriosito e volesse vederla di nuovo.

‘Non essere così sulla difensiva. Hai la macchina, vero?’

‘Perché?’

‘Voglio che mi porti da qualche parte stasera.’

‘Hai intenzione di intervistare qualcuno su tutta questa corruzione?’

‘Puoi farlo o no? Risposta semplice, sì o no.’

Non poteva dire se lei si stesse infastidendo o no — quel tono sembrava essere la sua impostazione predefinita — così non reagì.

Prendendo altro tempo disse, ‘Non ti può portare Cliff o uno della sua squadra?’

‘Se avessi voluto che uno di loro mi portasse glielo avrei chiesto, giusto?’

‘Difficile da dire. Sei così diplomatica.’

Prima che lei ribattesse lui le chiese dove sarebbero andati e lei disse che era fuori a Coundon, alla fine di Holyhead Road. Paul era stato da suo cugino Derek’s Christening da quelle parti da ragazzo, ma non conosceva la zona. Sapeva che c’era un centro commerciale in cui si trovava il vecchio stabilimento Alvis, perché suo padre gli aveva detto che là aveva comprato un frigorifero alla Comet, prima che fallisse. Aveva un vago ricordo del fatto che Alvis avesse costruito carri armati per l’esercito prima di essere venduto.

Lei disse, ‘Vienimi a prendere dove ci siamo incontrati l’altra sera. Alle sette.’

‘Devo portare nulla?’

‘No.’

‘Quindi cosa stiamo andando a fare?’

Lei disse, ‘Ho pensato che ti piacerebbe conoscere il mio ragazzo.’






CAPITOLO SETTE


LUI LA VIDE in piedi sul ciglio della strada prima di arrivare e avvicinarsi, notando che indossava ancora un abbigliamento diverso — i leggings a fantasia appariscente che aveva visto indossare a molte donne, una grande pashmina color crema che scendeva diagonalmente dal collo come un poncho, coprendole una spalla insieme a una borsa bianca a tinta unita.

Salita nel sedile accanto a lui sembrava più giovane, più dolce, come se stesse andando a un primo appuntamento e non sapesse cosa aspettarsi. Paul si sentì salire l’agitazione e si disse di darsi una calmata.

Non appena si scostò dal marciapiedi lei diede un’occhiata in giro in macchina, una Volvo 60 turbo diesel di dieci anni, e gli sembrò che stesse giudicando questo e i suoi gusti. Lui colse una traccia del suo profumo, sempre lo stesso. Era fruttato, ma c’era anche qualcosa di legnoso, più fastidioso.

Ora guardava nel cruscotto, spostando i suoi pacchetti di gomme da masticare e una mini torcia e alcuni pezzi di plastica che si erano staccati dal porta GPS.

Lui disse, ‘Stai cercando qualcosa in particolare?’

‘Pensavo di scoprire qualcosa di te. Passaporto, patente o qualcosa così.’

‘Non c’è niente da sapere.’

‘L’uomo del mistero, non è vero?’ Lo disse con un tono scozzese, la sua cadenza veniva fuori sempre di più, più la conosceva. ‘Appari un giorno da Starbucks e un attimo dopo sappiamo che conosci tutti i nostri torbidi segreti mentre non sappiamo un bel niente di te.’

‘Cos’è Cliff per te?’

‘Non quello che vorrebbe essere.’

‘E sarebbe?’

Gli lanciò uno sguardo buffo. ‘Usa la tua immaginazione.’

‘Così tu sei una giornalista alla moda e lui cos’è … lo sfigato del villaggio? Cosa ci stai a fare?’

‘Reputazione da duro. Biglietti per concerti. Droghe toste. Un sacco di roba losca.’ Prendendolo in giro, lo sapeva, e nemmeno gentilmente: non le importava proprio cosa lui pensasse.

Lui disse, ‘Quando ero a scuola lui era quello da cui stare lontani. Ce n’erano due — lui e un altro ragazzo, un po' più grande, Wigton. Sempre a fare a botte, quei due. Se ricordo bene, Cliff peggiorò crescendo, Wigton mise la testa a posto, si rimboccò le maniche.’

‘C’è una morale in questa storia?’

‘Pensavo solo che fosse una cosa curiosa, e mi ricordo che lo pensavo fin da piccolo. Si vedeva che direzione stavano prendendo già a cosa, tredici, quattordici anni?’

‘Cos’è accaduto a Wigton?’

‘Fu investito per strada il giorno prima dell’ultimo giorno di scuola. Giocava a calcio, correva dietro alla palla, una macchina sbucò da dietro l’angolo e lo gettò contro un lampione. Si fratturò il cranio.’

‘Così non sai che cosa gli sarebbe successo dopo, quindi. Sarebbe potuto tornare ad essere quello di prima.’

Paul alzò le spalle. ‘Può darsi. Ma stava diventando un’altra persona. E quindi non penso.’

Lei gli diede indicazioni e guidò oltre Gosford Green, dove giocava a tennis da ragazzo, sebbene i campi fossero scomparsi da tempo, un parco giochi per bambini ora, poi svoltarono a destra intorno alla tangenziale, infine girando per Holyhead Road.

Gli disse di girare a sinistra al parcheggio di Texaco e le case apparvero improvvisamente più imponenti, lontane dalla strada, posto auto davanti e archi di pietra alle porte d’ingresso.

‘Quella,’ disse, indicando, e lui rallentò fino a fermarsi. Lei aprì la portiera e si voltò a guardarlo. ‘Vieni?’

‘Cosa dovrei dirgli? Chi sono, lo chauffeur?’

‘Non preoccuparti, non è un tipo geloso. Penso che ti piacerà.’



QUANDO DAVID APRÌ la porta e fece un passo indietro per farli passare, Paul lo guardò bene. Era circa della stessa altezza di Paul, pallido, col torace incavo e barba e capelli ispidi color paglia sporca. Paul immaginò che lavorasse al chiuso, magari un giornalista come Araminta dichiarava di essere.

Lei fece una breve presentazione, agitando una mano verso Paul, come se David avesse potuto non vederlo entrare.

‘Non fare caso a lui.’ disse a David, ‘è solo uno che conosco, mi ha portato qui.’

David incrociò lo sguardo di Paul ma non c’era nulla in questo, o forse appena una vaga curiosità, Paul pensava che sicuramente fosse indisposto o arrabbiato a vedere la sua ragazza presentarsi con un altro uomo.

Paul vide che la casa era grande ma non sembrava vissuta — intravide attraverso una porta aperta una stanza senza tappeto con carta da parati a tinta unita e nient’altro, nessun mobile o quadro alla parete. C’era odore di un qualche tipo di detergente al pino, come se David avesse pulito il parquet prima che loro arrivassero.

Ora David li condusse attraverso una stanza sul retro, Paul notò larghe finestre panoramiche a mostrare un giardino piuttosto ampio, curato e con una rimessa in fondo, luci solari scintillanti nelle aiuole. Forse passava più tempo là fuori che in casa, pensò Paul, potando rose o qualunque cosa si faccia con i giardini.

Araminta si era seduta su di un divano di pelle nera e Paul le sedeva di fronte, David chiese se volevano un caffè, un tè o qualcosa di più forte, entrambi risposero di no.

Aveva pensato che David sembrasse un tipo remissivo, così fu sorpreso quando disse ad Araminta, diretto, ‘Cosa ci fa lui qui? Cosa sta succedendo? Hai detto che era importante.’

Lei incrociò le mani sulle ginocchia, prendendo tempo, poi alzò il volto e lo guardò. ‘Paul è un collega, ok? Gli ho chiesto di portarmi qui. Ed è vero, dovevo vederti questa sera.’ Si girò e guardò Paul. ‘Ci dai un minuto? Vai a ispezionare la cucina o qualcosa così.’

Senza dargli altra scelta a meno che non volesse iniziare una discussione inutile.

Li lasciò, chiudendosi la porta alle spalle, e fece un giro al pian terreno, provando un paio di altre porte prima di trovarne una che portava ad un ufficio — scaffali di libri, un tavolo con un portatile e una lampada da scrivania, poltroncina su ruote imbottita. Si sedette sulla sedia e guardò fuori dalla finestra, che per qualche scherzo strutturale aveva la stessa visuale della facciata d’ingresso della casa. Era buio fuori ora, e riusciva a vedere poco a parte le macchine che passavano occasionalmente sulla strada principale.

Gli venne un’idea e tornò a guardare le foto sul muro. Foto di David da bambino, poi una con la famiglia — lui, una ragazzina che prese per sua sorella minore, e i genitori, e poi un cane nero, tutti quanti in piedi davanti a una casa coperta di edera con due colonne ai lati della porta d’ingresso. Sembrava potesse trattarsi di Oxford o dei dintorni di Londra. Classe e denaro.

Poco più in là, una coppia di certificati incorniciati, uno di livello 8 in pianoforte, un altro per avere vinto un rally in Africa; forse era più tosto di quanto sembrasse.

Dieci minuti dopo sentì la porta del soggiorno riaprirsi e si recò in corridoio, Araminta e David uscendo sembravano diversi, come se ci fosse stata una sorta di trasformazione durante la sua assenza. Araminta sorrideva, rilassata, il suo linguaggio corporeo aveva perso la solita tensione. Mentre David era pallido, le sue guance scavate, sembrava invecchiato di dieci anni.

Paul si disse che sarebbe dovuto stare più attento in futuro — questa donna poteva avere effetti sconvolgenti sulla salute.

Araminta si girò verso di lui, dicendo, ‘Pronto?’ come se stessero andando a fare il giro della domenica pomeriggio, e si diresse verso la porta d’uscita. Paul vide l’espressione di David diventare ancora più avvilita mentre la seguiva con lo sguardo.

Lo guardò quando David chiese, ‘Allora siamo ancora d’accordo per domani sera? Le foto?’

Araminta lo evitò. ‘Dovresti aspettarti di non vedermi per qualche giorno, ma questo non significa che tu debba dimenticarti cosa ho detto. Va bene?’

‘Immagino di sì.’

‘Su col morale. Non sarà così terribile.’

‘Ti penserò.’

Lei posò gli occhi su Paul, che catturò l’occhiata ma non sapeva cosa volesse dire. Disse a David, ‘Non pensare a me. Pensa a quello che ti ho detto.’

Aprì la porta e se ne andò senza voltarsi indietro, allontanandosi dalla casa giù per il vialetto del cancello principale. Paul fece un cenno di saluto a David e la seguì, chiudendosi dietro la porta. Non aveva dubbi che aveva appena assistito a qualcosa di premeditato ma non sapeva che cosa.

Ora Araminta era in piedi dall’altra parte del cancello, già al telefono. Fu una chiamata breve e si voltò verso di lui quando ebbe finito, dicendo, ‘Non mi devi portare a casa. Ho chiamato un taxi.’

‘Per quale motivo?’

‘Non iniziare a fare domande. Ho bisogno di stare da sola, va bene?’

Paul pensò che magari non voleva che vedesse dove viveva.

Rimase con lei, sentiva la notte diventare fredda intorno a loro.

Disse, ‘Non devi dirmi cosa è successo là dentro.’

‘Bene.’

‘Ma devo saperlo — è veramente il tuo ragazzo? Il modo in cui lo tratti, come un bambino?’

‘Non gli dà fastidio quanto a te.’

‘Come lo sai?’

‘Lo hai visto — sembra un po' imbranato, ma è diretto. Se qualcosa lo infastidisse me lo farebbe sapere, o mi lascerebbe.’

‘Non sembri molto preoccupata.’

‘Perché dovrei esserlo? Ci sono tantissimi altri pesci nell’oceano.’ Sembrava stufa e forse iniziava a essere irritata dalle sue domande.

Paul disse, ‘Mi chiedo solo come si senta ora.’

‘Tu non ne sai nulla.’

Stava cercando di chiudere la conversazione, pensò Paul, non le piaceva che le facesse domande sull’altro ragazzo.

Si sentiva arrabbiato con lei ora, voleva scalfire la sua sicurezza di sé, disse, ‘Dunque perché hai voluto che venissi?’

‘Pensavo che avresti dovuto conoscerlo.’

‘Convincermi che avevi un ragazzo così non mi creavo aspettative.’

Si girò verso di lui e per una volta i suoi occhi erano diretti, persino divertiti. ‘Ci speri? Sei un ragazzo stupido.’

Lui non sapeva cosa rispondere e così scosse la testa e mosse qualche passo come se stesse cercando il taxi, poi si girò e la vide a controllare i messaggi sul cellulare. Non abbandonava mai la tecnologia. Si chiese se David li stesse guardando dalla finestra, e non appena lo pensò seppe che era vero. Si costrinse a non controllare.

Disse, ‘Cosa fa, David?’

Lei alzò lo sguardo dal telefono. ‘Mi chiedevo quando avresti fatto questa domanda. Sei ossessionato da che cosa fanno tutti, come si guadagnano da vivere. Non ti lasci mai andare, vero?’

Paul ci pensò per un attimo e non poteva negarlo. Ma si disse che era perché lui era curioso delle persone per natura, non era ficcanaso. Disse, ‘Potresti avere ragione, ma non hai risposto alla domanda.’

Lei disse, ‘È un funzionario pubblico del quartiere che sto esaminando per corruzione. Unione Europea, ottenere finanziamenti per la città da tutto quel bottino a Bruxelles. È una risposta sufficiente? Grazie a Dio, ecco il taxi. Mi sto congelando le tette qui.’



PAUL GUARDÒ IL taxi allontanarsi e quando ebbe girato l’angolo tornò su per il sentiero e bussò alla porta di David, chiedendosi cosa accidenti stesse facendo e se fossero affari suoi.

Quando David aprì la porta Paul avanzò di un passo, facendogli capire che voleva entrare, e l’altro indietreggiò leggermente. Paul entrò, senza sapere cosa avrebbe detto ma sicuro che qualcosa si sarebbe inventato.

David lo guardava, raddrizzando la schiena come per cercare di imporsi un po' sulla situazione, cercando di affermare se stesso.

Paul disse, ‘Sai, volevo scusarmi per lei. Mi ha chiesto di accompagnarla stasera ma non sapevo per cosa.’

David stava guardando attraverso i vetri della porta principale, come se potesse vedere profilarsi l’ombra di lei.

‘Dov’è lei? È andata via?’

Paul notò che indossava gli occhiali ora, che lo facevano sembrare un insegnante di geografia o un archivista. Non aveva più di trent’anni e Paul si chiese quando avesse trovato tempo per partecipare ai rally in Africa.

Disse a David che Araminta aveva preso un taxi, poi si diresse di nuovo verso il salotto, in cerca di qualsiasi indizio su cosa fosse successo dopo che gli era stato chiesto di lasciarli soli.

David disse, ‘Scusami — cos’è che volevi?’

‘Ho pensato che ti avesse trattato male. E quando voi due siete usciti e mi avete incontrato in corridoio sembrava che tu fossi stato investito da un camion. Non per essere troppo indelicato, ma ti ha scaricato?’

David lo guardò male e si sedette su una poltrona a fantasia floreale, poi si sporse in avanti non appena Paul gli si sedette di fronte, credendo che fosse meglio che anche lui si mettesse a suo agio se avessero parlato di verità spiacevoli.

David disse, ‘No, certo che non mi ha lasciato. Non che siano affari tuoi.’

‘Capisco.’

‘Lavori con lei, giusto?’

‘È un affare recente.’

‘Lo sai, quindi.’

‘Sai cosa?’

‘È per questo che è venuta qui a parlarmi. E suppongo che tu eri il supporto morale se ne avesse avuto bisogno.’

Paul non riusciva a capire quello che stava sentendo. Sapeva che qui stava il fulcro, il centro dell’imbroglio, ma ancora non capiva perché lo avesse portato con lei. Lui non poteva offrire supporto morale in nessun modo, visto che non era neanche sicuro che Araminta avesse una morale, tanto per cominciare.

Disse, ‘Cosa ti ha raccontato?’

‘Lo sai, del tumore.’ David colse l’espressione sul volto di Paul. ‘Oh, forse non lo sapevi. Che stupido, ormai mi è sfuggito.’

Paul pensò fosse meglio non dire niente, così guardò l’altro uomo con atteggiamento assente.

David continuò. ‘Beh, troppo tardi ormai. Ha una forma aggressiva di tumore al pancreas. Normalmente non avrebbe avuto molto tempo, ma è stata iscritta a un programma sperimentale che costa una fortuna ed è segretissimo.’

‘Cosa vuoi dire, segretissimo?’

David si inumidì le labbra. ‘Mi ha detto di non dirlo a nessuno ma immagino che con te ormai il gatto sia fuori dal sacco. Dice che è stato elaborato dalla fusione tra una società privata e il Dipartimento della Difesa. Non chiedermi perché. Comunque, si tratta di tecnologia genetica e nessuno ne sa niente.’

Paul si rese conto che lo stava fissando ma non ne poteva fare a meno. Tanto per dire qualcosa, chiese, ‘Di che terapia si tratta?’

David scrollò le spalle, evasivo, forse pensando che aveva parlato troppo. Ma aggiunse, ‘So solo che è praticamente un segreto militare e lei starà via per sei mesi.’

‘Ti ha detto tutto questo stasera, nei dieci minuti in cui ero nella stanza accanto?’

‘Era come se avesse avuto un copione, non mi avrebbe lasciato interrompere, lo ha passato in rassegna dall’inizio alla fine. Mi ha mostrato un paio di documenti, sembravano piuttosto ufficiali.’

‘E le credi?’ Cercando di mantenere un tono non cinico.

David trascurò la domanda. Disse, ‘Peccato, davvero, perché l’avrei portata in visita da mia madre e mia sorella la settimana prossima. Sanno di lei, ma non si sono ancora incontrate. Avrei fatto loro una sorpresa.’

‘Dove vivono?’

‘A Kenilworth, non lontano. Dovrei andare a trovarle più spesso, ma sono piuttosto felici per conto loro. Non mi piace intromettermi.’

‘Dovresti passare più tempo con i tuoi genitori. Fidati, lo so.’

‘Non conosci mia mamma. Dopo che papà è morto si è arresa. Non penso che le piacciano molto gli uomini. Non dopo quello che le ha fatto mio padre. Non mi far domande, perché non te ne parlerò.’

Paul stava pensando che non voleva saperlo, essere coinvolto nel passato di qualcun altro. Stava ancora affrontando il proprio. Si alzò, dicendo, ‘Devo andare.’

Quindi anche David si alzò, chiedendo, ‘Credi che se la caverà?’

‘Dimmi — dicevi che la terapia costa una fortuna. Chi la pagherà?’

‘Non ne ha parlato.’

‘No?’

‘No, però non lavorerà per un po'. Il documento prevede la copertura solo per un paio di mesi, giustamente. Poi sarà al verde.’

Paul disse, ‘Da quanto la conosci?’

‘So dove vuoi andare a parare — sei un tipo sospettoso, non è vero? Lo sei stato sin dall’inizio. Non sono nato ieri, sai. Pensi che solo perché mi ha chiesto di prestarle dei soldi sia una sorta di cacciatrice d’oro.’

‘Già te ne ha chiesti?’

‘Solo per aiutare a cavarsela, dopo che avrà finito i suoi risparmi. Le ho offerto ospitalità qui, ma non ne vuole sapere. Penso che sia piuttosto timida, veramente, schiva. Non approfitterebbe di me. So che sembra dura, ma è una ragazza dolce in fondo.’

Paul si fermò. Poi disse, ‘Se fossi in te la frequenterei per un po' prima di prestarle qualcosa. Vedi come va.’

‘Qualche migliaio di tanto in tanto non mi farà andare in bancarotta. Guarda questo posto. Uno zio me lo ha lasciato in eredità. Tutto pagato, e ne avanza una parte. Me lo posso permettere.’

‘È questo che mi spaventa. Lascia che ti dia il mio numero.’






CAPITOLO OTTO


NONOSTANTE LA CASA fosse in buone condizioni, una delle camere da letto aveva bisogno di manutenzione. Così il giorno dopo Paul comprò una vernice color magnolia e ricoprì la carta da parati a fantasia che suo padre aveva messo quasi trent’anni prima.

Aveva passato un po' di tempo pensando a David e a quello che Araminta stesse facendo con lui. E si era anche chiesto dove si collocasse Cliff nella scena, se c’entrava. Pensò a Cliff e i suoi tre scagnozzi, seduti in giro tra pub e bar, inventandosi stratagemmi per guadagnare soldi facili, vendendo merce rubata nei mercatini dell’usato o nei negozi di cambio, in cerca di dritte. Si domandò quanto fossero pericolosi, se avesse dovuto dire qualcosa di loro a Rick, cercarli su un elenco di qualche genere, vedere se erano conosciuti dai poliziotti di Coventry. Da quel che aveva detto Cliff si stavano preparando per un colpo e Paul dubitava che quella particolare truffa coinvolgesse Araminta. Probabilmente era qualcosa di più diretto e con cui sporcarsi le mani.

Aveva visto Araminta occuparsi del suo proprio imbroglio, disporre David a consegnarle dei soldi per aiutarla mentre sarebbe stata apparentemente disoccupata. Ma si chiese se fosse tutto lì. Forse c’era un’altra parte. David era un po' serioso e magari non mondano, viveva da solo in una casa incompiuta lasciatagli da un parente. Forse era vittima di una donna attraente che lo teneva sulle spine, che non avrebbe stabilito una relazione seria ma avrebbe sempre mostrato una promessa di gratificazione per lui. Riusciva a vedere Araminta farlo, trascinandolo nello stesso modo con cui aveva trasportato lui inizialmente. Consapevole della sua influenza, senza ammorbidirsi, aspettandosi di essere obbedita. Aveva conosciuto donne del genere già, e aveva rischiato di ricaderci con lei, prima che avesse notato il proprio comportamento — sorriso sterile, accettazione di offese occasionali — e fece sì di allontanarsi.

O magari Cliff aveva combinato la storia tra lei e David e faceva tutto parte di un piano più grande, che coinvolgeva tutti loro. Forse si erano spinti fin lì — truffare uno scapolo solitario per ottenere i suoi risparmi. Nel pub Cliff aveva chiesto come stava David, perciò ovviamente lo conosceva, o per lo meno si sentiva a suo agio a chiederglielo. Paul riusciva a immaginare Cliff lavorarsi David nello stesso modo con cui aveva cercato di fare con lui: dicendo che conosceva qualcuno che gli sarebbe piaciuto, una ragazza attraente, una donna in carriera, qualcuno con cui avrai delle affinità … Ma quello non poteva essere esatto, no, perché lei aveva detto che David lavorava per il consiglio comunale del quartiere, e lei scriveva qualcosa sul consiglio, sulla corruzione — sì, quello sarebbe stato il suo biglietto d’ingresso: una chiamata al suo ufficio — si dice che sei una persona onesta, David, e posso fidarmi di te. Allora dimmi dei maneggi che accadono a porte chiuse nella sede del consiglio …

Stava ancora pensando ad Araminta quando il telefono squillò, e non fu sorpreso quando la sua voce percorse la linea.

‘Cos’hai detto a David ieri?’

‘Gran bel modo di iniziare una conversazione,’ disse.

‘Non scherzare con me, Paul. Cosa gli hai detto? Sei tornato indietro e hai parlato con lui, non è vero?’ Disse furiosa.

‘Non ti puoi lamentare se ho voluto parlare con lui, il tuo modo frettoloso di portarmi via. Cosa sarei dovuto essere, un accompagnatore per farlo ingelosire? Posso capire perché mi hai scelto, ma non mi hai dato l’opportunità di brillare.’

‘Che cazzo stai dicendo?’ disse lei, spingendo con le parole, ansiosa di sfogarsi. ‘Mi ha chiamato questa mattina, dicendo … dicendo che non avrebbe fatto quello che gli avevo chiesto.’

‘Prestarti denaro?’

‘Non sono affarii tuoi. Lo hai turbato, non è vero? Cosa gli hai detto?’

‘Niente. Una specie di consiglio amichevole. Dopo che gli hai detto del tumore ho pensato che ne avesse bisogno.’

Ora lei rimase in silenzio e lui sapeva che si stava preparando, stava passando al setaccio le potenziali vie da percorrere, pensando a ciò che sapeva di lui e cosa poteva funzionare.

Con la voce meno sicura di sé, disse, ‘Ti ho portato là perché pensavo che fossi un amico.’ Ok, quindi questa è la direzione, pensò. ‘Sapevo che quello che dovevo dirgli gli avrebbe fatto molto male, potevo avere bisogno di un po' … un po' di sostegno.’

‘Capisco la tua posizione … gli dirai qualcosa di talmente sconvolgente che potrebbe avere bisogno di qualcuno con cui confortarsi, così porti un completo estraneo. Cosa potrà mai andare storto?’

‘Non lo conosci. Ha bisogno di supporto, qualcuno di cui fidarsi. Tu sei affidabile.’

‘Questa è la cosa più carina che tu mi abbia mai detto.’

‘Affanculo.’

‘E la cosa del tumore è vera?’

Silenziosa di nuovo, e Paul poteva vederla, il telefono sulla guancia mentre elaborava quello che avrebbe potuto dire.

Ma riuscì ancora a sorprenderlo: ‘Incontriamoci questa sera. Il Litten Tree, in cima a Hertford Street, al Bull Yard. Ne parleremo dopo.’

‘Vedo se riesco. Ho una discreta mole di lavoro, qui.’

‘Vieni e basta. Alle otto.’






CAPITOLO NOVE


RICK OSSERVAVA KIRKLAND allineare una buca, solita routine, tenendo il putter come un pendolo, come se avesse fatto una differenza al suo colpo deplorevole. Guarda la posa accucciata e con le ginocchia flesse sulla palla, come Jack Nicklaus, ma ogni volta che porta indietro il putter per dare il colpo, si disallinea e salta la buca. Rick lo aveva visto accadere molto spesso, ma gli piaceva troppo vincere per dire a Kirkland quale fosse il suo problema.

Il venerdì pomeriggio era il suo momento per il circolo di golf, per fare fruttare le sue milletrecento sterline di tessera a dosi settimanali. C’erano voluti tre anni per trovare gli sponsor, ma ora ce l’aveva fatta e cercava di approfittare dell’iscrizione ogni volta che poteva, senza lasciarsi crescere l’erba sotto i piedi. Il venerdì era il giorno migliore ma cercava di giocare nei tornei del fine settimana se poteva, abbassando il suo handicap.

Il campo si chiamava Shooters Hill, a Greenwich, un paio di miglia da Canary Wharf, da non credere. Vedute sulle colline gentili del Kent a nord, raggianti come ora al sole delicato della sera. Visto il suo lavoro pensò che era uno scherzo che fosse membro proprio di questo circolo, ma gli andava bene, e se poteva procurare un ingresso anche a Kirkland, tanto meglio.

Il tiro di Kirkland scivolò oltre la buca. Ecco qui — non impara mai. Rick mentì a denti stretti.

‘C’eri quasi, amico, quasi. Buca difficile.’

Kirkland fece un putt visto che era nella linea di Rick, poi prese la sua palla dalla buca, piegando un ginocchio e puntando l’altra sua gamba dietro per mantenersi in equilibrio, come una cicogna. Era nuovo nel distretto e Rick lo aveva preso sotto la sua ala, ma non aveva intenzione di viziarlo. Se eri nel distretto già avevi quello che ti serviva e sapevi come cavartela da solo.

La buca successiva era un breve circuito par tre, Rick a tirare per primo … quando il suo telefono squillò.

Kirkland alzò le mani, Non ci credo, Rick guardò lo schermo e alzò il dito indice: Devo proprio rispondere.

Disse al telefono, ‘Ok, stronzo, perché non mi hai detto che te ne stavi andando? E dove diavolo sei, ad ogni modo?’

La voce di Storey pacata come sempre, quel modo che aveva di rimanere a distanza da te pur stando seduto nella sedia accanto. Sapeva rimanere distaccato. Questo lo rendeva bravo nel suo lavoro.

Quando ne aveva uno.

Storey disse, ‘Non volevo parlare, tu sai cosa avresti detto.’

‘Hai ragione, anche se dubito che avrei detto molto — più probabile che ti avrei picchiato fino a lasciarti senza sensi. Una cosa veloce, visto che non hai molto buon senso, per cominciare.’

‘Una mia decisione, Rick. Non potevo rimanere e poi non potevo restare in città. Inoltre, mio padre è morto. Avevo cose da fare.’

Questo sistemò Rick ma non per molto. Capiva la famiglia, ma pensava che Storey poteva ormai averlo superato, avendo passato un po' di tempo fuori come gli suggerirono gli psichiatri, per poi rientrare, rimontare in sella, come dissero loro.

Disse, ‘Storey, sei uno stronzo. Quello che ti è successo poteva succedere a chiunque. Stavi eseguendo degli ordini, e inoltre sei stato assolto.’

‘Non sarei dovuto essere nella posizione di avere bisogno di assoluzione. È stata colpa mia.’

Rick era con lui quella notte e poteva ancora vedere il corpo a terra, gli altri colleghi in piedi tutti intorno a guardarlo, tutti loro pensando Poveraccio, Storey, saranno casini per questo.

Non conta quanto ti eserciti, le cose possono sempre andare male.

Non importa. Pensava a quello che gli aveva detto Thomas, Riporta indietro Storey, abbiamo bisogno di lui, era uno dei migliori, sguardo fermo, buon respiro. Fare un salto al vecchio indirizzo di Storey non lo aveva condotto da nessuna parte se non a una ramanzina dalla sua vicina, quella ragazza sudaticcia che, pensava, sapeva più di quello che diceva. Probabilmente le piaceva Storey. Piaceva spesso alle donne.

Disse, ‘Capisco perché te ne sei andato, avevi bisogno di tempo, tutta quella storia. Ma ti stai lasciando troppo andare. Dovresti rimetterti in sesto e riportare il tuo culo quaggiù.’

‘Ho dato le dimissioni — dimentichi?’

‘Puoi essere reintegrato.’

‘Thomas che dice? Simpatico come sempre? Posso immaginarmelo a chiederti di parlarmi per convincermi a tornare perché non sopporta di farlo lui.’

‘Che importa, no? Non si tratta di lui.’

‘Lo so, stai pensando a me. Siete tutti così calorosi e accoglienti laggiù. Andate a dormire abbracciando un orsacchiotto di peluche.’

Kirkland stava esercitando il suo swing, controllando la sua estensione, mantenendo la sua ultima posizione e ispezionando l’angolo del suo gomito come se appartenesse a qualcun altro. Rick si voltò di schiena, dicendo a Storey, ‘Quindi se non hai intenzione di tornare e non mi dirai dove ti trovi, di che si tratta? Se non ti dispiace ho un giovane ragazzo qui che aspetta di essere battuto. E non mi va di ripetermi.’

‘Tu e il tuo dannato golf. Si dà il caso che potresti essermi utile.’

Eccoci qua, pensò Rick. Non ti mollano mai quando hanno bisogno. Non riesco a disattivare il dispositivo nelle loro menti — accedere a informazioni che non si possono ottenere altrove. Aveva visto molti uomini lasciare la polizia ed entrare nella sicurezza privata, poi fare una chiamata informale, tanto per sentirsi, e puoi trovare un indirizzo per me … Di solito diceva, No, che diamine, non posso. Se volevi quel tipo di informazioni saresti dovuto restare in divisa.

Ma probabilmente era meglio tenere Storey dalla propria parte che farlo indispettire per ora. Se Thomas lo voleva indietro, allora avrebbe dovuto continuare a parlare con Storey finché qualcosa non si sarebbe spezzato e avrebbe fatto la sua mossa.

Disse, ‘Vuoi usarmi e buttarmi come uno straccio sporco.’

‘Proprio così.’

Così Rick ascoltò Storey raccontargli del gruppetto con cui era venuto a contatto, questa donna, Araminta, e un uomo di nome Cliff. In qualche modo era rimasto coinvolto con loro e ora stava al gioco per scoprire cosa stavano tramando. Non sapevano nulla di lui ma sembrava che apprezzassero i suoi modi.

Rick disse, ‘Quindi cosa vuoi? Arresti? Cauzioni?’

‘Niente. Conosco Elliott perché lo conoscevo a scuola. Beh, l’ho visto in giro. Questa donna, Araminta, penso che sia una totale imbrogliona. Sii buono se appare collegata a lui, anche se ne dubito.’

‘Dovresti passare il caso ai poliziotti locali. Perché diavolo ti immischi?’

‘Mi dà qualcosa da fare. Inoltre, sono un paladino della giustizia, no? Nato per combattere il crimine.’

‘Smamma. Ora vado a dare uno schiaffo alla quattordicesima buca, quindi levati di torno.’

‘Non cadere e non farti male.’

Rick interruppe la connessione, si voltò e vide Kirkland che lo guardava, sopracciglia alzate, come se si aspettasse di sapere di chi era la chiamata.

Dimenticalo. Non aveva bisogno di sapere niente. Se Rick avesse infranto la legge dando informazioni a Storey, meno persone lo sapevano meglio era.






CAPITOLO DIECI


LI VIDE ANCORA prima di raggiungere la porta d’ingresso del pub — i tre uomini di Cliff stavano gironzolando fuori, due di loro fumavano, il terzo, quello che pensava presumibilmente olandese, con una pinta in mano. Diamine. Era la sua ombra? Non poteva fare niente senza che ci fosse Cliff?

Si diede un’occhiata intorno. Il Litten Tree era un gastropub in una zona trafficata vicino al centro della città, sulla strada che portava alla stazione dei treni e poi a Kenilworth. Poteva vedere il grande televisore a parete attraverso le doppie porte, doveva essere largo due metri se non di più. Il locale sembrava piuttosto frequentato nonostante la strada fosse tranquilla.

Disse, ‘Gran bella coincidenza rivedere ancora voi tre.’

Gary, quello basso con lo sguardo intenso, pestò la sua sigaretta con il piede. ‘Chiacchierone come sempre. Riesci mai a fermarti?’

‘Tirate fuori il meglio di me. Araminta è in giro?’

Gary lanciò un’occhiata a Tarzan. ‘Che dici, Tarz? L’hai vista?’ Gli piaceva usare il tizio alto come suo burattino, pensò Paul, un modo per farsi bello. Prima che Tarzan potesse rispondere continuò, ‘Sono sicuro di averla fiutata in giro. Una gonna in cerca di qualcuno che ci si intrufoli, come una cagna in calore. Eh, Tarz? Hai visto nessuno che corrisponda alla descrizione?’

Tarzan diede un tiro alla sua sigaretta, scuotendo il capo.

‘Non di recente, no. Niente gonne dall’odore forte qui in giro.’

Paul disse, ‘Allora che succede? State aspettando qualcuno? Sapete, qualcuno molto tempo fa mi disse che se vedi tre uomini in piedi fuori da un pub, due di loro probabilmente sono gay, e l’altro è geloso. Quindi chi è chi?’

Gary si strinse i pantaloni con la cintura, guardandosi intorno per vedere se qualcuno stesse guardando, e Paul si preparò in caso arrivasse un pugno. Tarzan tirò fuori la sua sigaretta, Paul pensava si stessero preparando, cercando il momento, quando Dutch cominciò a ridere.

‘Ma dove diavolo volete andare,’ disse. ‘L’esperto di swing vi ha fatto fessi.’

‘Taci,’ disse Gary, mentre Paul guardava la sua faccia arrossire. ‘Diversamente dal mio compare Tarzan qui, io sono sicuro della mia fottuta mascolinità.’

‘Sì, ho visto,’ disse Dutch. ‘Si vede su tutta la tua faccia.’

La porta del pub si aprì e Cliff ora era là, tozzo e muscoloso, consistente nel suo spazio, Paul iniziò a notare meglio l’influenza che avrebbe potuto avere sulle persone. Cliff disse, ‘Cos’è questo, uno stupido istituto femminile?’

‘Stavamo giusto —’

‘Sì, sì, vi avevo detto di dirmi quando l’idiota si sarebbe presentato.’

Paul disse, ‘Ti riferisci a me?’

‘Tu che ne pensi? A buon intenditore … Qui, scendiamo da questa parte,’ prendendo il braccio di Paul e portandolo lontano dalla luce della porta principale, muovendosi con sicurezza lungo la recinzione del Bull Yard e verso il sottopassaggio che conduceva a un parcheggio multi-piano.

Paul, dimenando il braccio libero, cominciò a chiedersi dove stessero andando. Era questo a cui voleva arrivare Cliff, era la sua mossa per il colpo che aveva in mente? O c’era dell’altro?

Si fermarono in mezzo al sottopassaggio, davanti a un muro piastrellato in bianco e nero. Tirò, poi rilassò i muscoli. Trovò il suo centro. Sintonizzò il suo udito, ora ipersensibile al movimento dei loro passi sull’asfalto, cinque uomini si posizionano, la brezza leggera proveniente dal sottopassaggio, il puzzo a esalare da una mezza dozzina di contenitori di rifiuti industriali blu.

Cliff disse, ‘Ti devo parlare di Minty, lo sai, no?’

‘Lei è qui?’

‘Non importa. Che intenzioni hai con quella ragazza? Stai cercando di portartela a letto? Una ragazza così attraente? Sarà anche un’oca per la maggior parte del tempo, ma sa il fatto suo, te lo garantisco.’

Paul indietreggiò, ponendo una distanza tra lui e Cliff, dicendo con disinvoltura, ‘Sono affari tuoi per caso? Ce l’ha il ragazzo, no?’

‘Lo hai conosciuto ieri, non è vero. Conosco tutta la storia. È parecchio arrabbiata che tu ci abbia parlato. È convinta che tu stia rovinando la sua vita sentimentale. Dovresti starci attento, amico, non metterti in mezzo tra una ragazza e un compagno affezionato, sai che intendo?’

Paul intuì che si trovava improvvisamente circondato, intanto gli altri avevano cambiato la loro posizione.

Disse, ‘Che significa?’ Poi pensò di aggiungere, ‘Mi stai minacciando?’

Cliff diede un’occhiata ai suoi uomini uno a uno prima di tornare da lui. ‘Ti pare una minaccia? Semplicemente cinque individui a parlare in un tunnel schifoso. Potremmo stare a parlare di pesca, no, se conoscessi una sola cosa sulla pesca. Questa è una cosa che non ho mai capito — perché lo chiamano “angling”? Cosa diavolo è un angolo? Cioè, cosa c’entra.’

Paul disse, ‘Cosa stai tramando con Araminta e David? Si tratta del tumore? Darle dei soldi mentre sarà sottoposta alle cure … Sono sorpreso che lui ci abbia creduto.’

‘Cosa, con la tua grande esperienza di psicologia umana come ispettore assicurativo, la vedi così?’

‘Tra le altre cose.’

Cliff annuì nel buio, come se si aspettasse che Paul dicesse così, o qualcosa di simile. Disse, ‘Esatto, sapevo che non eri uno stupido impiegato. Sei troppo petulante. Cos’altro abbiamo qui? Tipo nei tuoi trascorsi?’

Paul non disse nulla, lo guardò soltanto, lasciando che il suo sguardo si fermasse su quello dell’altro uomo come un grosso carico.

Cliff disse, ‘Scommetto che eri nell’esercito. Tutte quelle idiozie dell’avere viaggiato … Scommetto che hai fatto un periodo in Irlanda o Iraq o qualcosa così, vero?’

Paul continuò a fissarlo in silenzio … lascia che funzioni, non farti scappare nulla.

Allora Cliff sembrò scocciato, disse, ‘Fanculo — semplicemente non disturbare David. È un bravo ragazzo con un compito importante. Diversamente da te.’

‘Se lo dici tu.’

‘Oh, ora parli, sì? Credevo che il fantasma dei parcheggi si fosse preso la tua lingua. Allora starai lontano da lui, lo farai?’

‘Lo prenderò in considerazione —’

In seguito si chiese se Cliff gli avesse lanciato un segnale che non vedeva o se fosse semplicemente un ordine … ma un grosso colpo lo colse sulla nuca, facendolo barcollare, buttandolo a terra, probabilmente un pugno proveniente da una delle lunghe braccia di Tarzan, e poi Dutch era lì sulla sua faccia, una strana espressione sul volto a sottolineare i suoi tratti, Paul rispose con un pugno che lo colpì nello stomaco e gli tolse l’aria dai polmoni. Nella successiva frazione di secondo si aspettò qualcosa da Gary, ma non arrivò nulla.

Poi Cliff fu di fronte a lui e sentì delle mani afferrargli le braccia e aiutarlo a ricomporsi, sentiva il proprio respiro affannato, la vista sfocata e un male alla testa che partiva dal retro del cranio. Pensava che sarebbe stato perquisito.

Si chinò di nuovo e voleva sputare ma non lo fece. Ora Cliff lo stava lasciando in pace e gli dava dei colpetti sulla schiena, come se avesse passato un test. Paul si assicurò di non dire nulla, di respirare profondamente invece. La sua vista stava cominciando a farsi più nitida, anche se gli veniva da vomitare.

Cliff si avvicinò di nuovo e abbassò la voce per parlargli all’orecchio. Disse con discrezione, ‘Vieni dentro quando te la senti. Prenditi il tempo che ti serve. Nessuno verrà ucciso.’

Poi Paul sentì gli uomini allontanarsi, parlando tra di loro. Si fermò con le mani sulle ginocchia e sentì il sapore della bile in fondo alla gola.

Era contento che si fossero levati dai piedi.



NEL MOMENTO IN cui raggiunse la porta si sentiva meglio e si chiese perché stesse tornando dentro al pub. Voleva da bere ma non sapeva quanto ancora avrebbe potuto pensare a Cliff e alle abitudini della sua pseudo banda criminale. Ma sapeva anche che se mollava ora sarebbe apparso debole, e qualsiasi cosa stesse succedendo tra lui e Cliff, non poteva permetterselo.

Eccoli là, seduti vicino alla vetrata principale, non un capello fuori posto, ben lisciati, tutti loro apparivano sobri tranne Gary, che voleva dimostrare che ora era in vantaggio rispetto a Paul.

Fece stridere la sedia a terra e si sedette di fronte a Cliff, fissandolo negli occhi, poi si girò da Gary, che gli stava ancora mezzo sogghignando, il suo sguardo esaltato.

Con un movimento casuale Paul fece cadere a Gary la pinta di birra sulle gambe, e prima che Gary potesse spostarsi indietro e alzarsi, Paul gli afferrò i capelli e gli premette la faccia verso la schiuma bagnata, trattenendolo lì mentre tornò a guardare Cliff, ignorando i tentativi di Gary di scostarsi. Tarzan e Dutch si erano agitati ma non fecero nulla.

Cliff non si era mosso. Disse, ‘Gary non ti ha mai fatto niente.’

‘Veramente? Allora dovrebbe pensare alla compagnia che tiene.’

‘Si sta bagnando là. Puzzerà anche, dopo.’

‘Aveva bisogno di un cambio di vestiti in ogni caso. Mi stavo stufando della sua giacca.’

Paul spinse via la testa di Gary e quell’ometto si alzò in piedi, la birra che colava dalla sua faccia, e fece un passo avanti.

Cliff disse a bassa voce, ‘Non farlo. Non qui. Vai a pulirti la faccia. Ti insegno io a ridere delle disgrazie altrui.’

‘È finito’, disse Gary, pulendosi il mento. ‘Aspetta e vedrai. Quando meno se lo aspetta.’

Se ne andò, in direzione del bagno. Dutch andò al bar e tornò con dei fazzoletti e asciugò il tavolo.





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”Mi piacciono Lee Child, Robert Crais, Tess Gerritson. E penso che Keith Dixon stia lassù con i grandi.” – Recensore di Amazon

“Davvero il più piacevole scrittore odierno del suo genere.” – Recensore di Amazon

Quando Paul Storey torna a casa da Londra, è in fuga da un evento che ha rovinato la sua vita professionale. Ora torna lentamente a prendere contatto con le persone … ma le persone che finisce per incontrare sono malviventi, ladri e truffatori.

Quando Paul Storey torna a casa da Londra, è in fuga da un evento che ha rovinato la sua vita professionale. Ora torna lentamente a prendere contatto con le persone … ma le persone che finisce per incontrare sono malviventi, ladri e truffatori. Proprio il tipo di persone da cui cercava di fuggire. Peggio, una di loro è una donna, che, per qualche ragione, non riesce a togliersi dalla mente, e che ha l’abitudine di manipolare gli uomini … Quando viene coinvolto in una truffa per vendere antichità di contrabbando dalla Siria, comprende che non può nemmeno scappare dal suo ruolo professionale – tanto che, con la sua speciale abilità, lo rende persino desiderabile di fronte ai nuovi colleghi. Trovare uno scopo nella vita e tenere contemporaneamente la testa salda sulle spalle lo tengono impegnato, finché non si fa avanti un siriano che vuole indietro uno dei pezzi d'arte rubata … e non è incline a prendere dei prigionieri.

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