Книга - Gioco D’Amore

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Gioco D'Amore
Sophie Adams


Quando una scommessa coinvolge il cuore, potrebbe esserci molto da guadagnare, ma anche molto da perdere. Emily Crowford pensava che la sua vita fosse perfetta. Era la prima ballerina del corpo di ballo della città e aveva tutto ciò che una ragazza potesse desiderare: successo, soldi, talento e un fidanzato bellissimo, considerato da tutti un buon partito. Non avrebbe mai immaginato che la sua esistenza potesse assumere un risvolto così drammatico e che tutto ciò che aveva dato per scontato le sarebbe sfuggito dalle mani all’improvviso.  Per dare una svolta alla propria vita, Emily Crowford doveva morire. Al suo posto, nacque Blanche Deluxe, showgirl e stella del Bluebells, uno dei più grandi teatri di Las Vegas. Usava il suo corpo per sedurre e intrattenere il pubblico, ma, nella vita privata, aveva costruito un muro per non permettere a nessuno di avvicinarsi a lei, per proteggere il suo cuore. Quando Tyler Williams, l’affascinante proprietario dell’hotel-casinò, vide la misteriosa showgirl per la prima volta, venne travolto dalla lussuria. Era una sfida che Tyler voleva vincere a tutti i costi ed era disposto a puntare alto per assicurarsi di portarsela a letto e soddisfare i propri desideri.  Tuttavia, non aveva tenuto conto del fatto che, se la scommessa avesse coinvolto il cuore, avrebbe avuto molto da guadagnare...o da perdere. L’amore è una scommessa è il secondo racconto della serie I Sette Vizi Capitali.







Gioco d'amore

I Sette Vizi Capitali: Lussuria



Sophie Adams



Tradotto da Caterina Magnanelli


“L’Amore è una Scommessa”

Scritto da Sophie Adams

Copyright © 2018 Sophie Adams

Tutti i diritti riservati

Distribuito da Tektime S.r.l.s. Unipersonale

www.traduzionelibri.it (http://www.traduzionelibri.it)

Tradotto da Caterina Magnanelli



Sinossi



Emily Crowford pensava che la sua vita fosse perfetta. Era la prima ballerina del corpo di ballo della città e aveva tutto ciò che una ragazza potesse desiderare: successo, soldi, talento e un fidanzato bellissimo, considerato da tutti un buon partito. Non avrebbe mai immaginato che la sua esistenza potesse assumere un risvolto così drammatico e che tutto ciò che aveva dato per scontato le sarebbe sfuggito dalle mani all’improvviso.


Nota dell’autore:



I Sette Vizi Capitali. Sette atteggiamenti umani che vanno contro la legge divina. Sette errori che tutti abbiamo commesso o con cui abbiamo avuto a che fare a un certo punto della nostra vita.

Invidia, Lussuria, Avarizia, Ira, Superbia, Gola, Accidia. Ognuna delle storie che formano la serie è ispirata a una di queste attitudini. Tutti i racconti hanno un inizio, uno sviluppo e una fine, ma possono ricollegarsi a personaggi già conosciuti precedentemente.

In L’Amore è una Scommessa vedremo crescere la lussuria tra un uomo che ha sempre e solo conosciuto il desiderio e una donna con un passato doloroso, restia ad abbassare le sue difese.

Scrivere la storia di Tyler e Blanche è stata un’esperienza speciale e spero che i personaggi arrivino dritti ai vostri cuori.

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Con amore,

Sophie Adams


Lussuria

/lus·sù·ria/



Sostantivo femminile (dal lat. luxuria)

1- Abbandono ai piaceri del sesso; desiderio ossessivo e smodato di soddisfare tali piaceri;

2- Anticamente, con senso più generico, eccesso nel modo di vivere, stravizio.

(Fonte: treccani.it)


Blanche



Emily Crowford è morta. Rimani concentrata, Blanche Deluxe. era ciò che mi ripetevo ogni mattino al risveglio e, mentre guardavo le pareti scrostate e sentivo l’odore di muffa del mio piccolo appartamento in affitto sul lago di Las Vegas, mi pervadeva una grande sensazione di tristezza. Per una donna abituata a vivere in una villa con otto camere da letto nel ricco distretto di Raleigh, nella Carolina del Nord, era tutt’altro che facile tenere alto lo spirito e rimanere ottimista, dato che ora si ritrovava a vivere in un quartiere abitato per lo più da alcolisti, prostitute e spacciatori. Mi ci volevano due ore per arrivare sulla Strip, la strada principale di Las Vegas, che si trovava dall’altra parte della città. Lì facevamo otto ore di prove senza un minuto di pausa per uno spettacolo che sarebbe durato solo un’ora e mezza, dopo di che, dovevo affrontare lo stesso viaggio per tornare a casa, ma con l’aggiunta delle complicazioni dovute all’ora tarda di una città che non dorme mai e i pericoli che si trovavano dietro qualsiasi angolo a quell’ora di notte.

Però non potevo lamentarmi. Poteva andarmi peggio. Per lo meno, avevo cibo in tavola e un tetto sopra la testa, sebbene questo fosse brutto, stretto e stantio. In più avevo un lavoro che mi permetteva di andare avanti.

Mi ricordavo ancora quando arrivai a Las Vegas, poco più di un anno addietro. Dopo la morte di mia madre e la lettura del testamento, persi tutto: la famiglia, il posto da Prima ballerina nel corpo di ballo della città, i soldi, lo stato sociale e il fidanzato. Quella era la parola che usavo per riferirmi a Jacob Mills, il ragazzo il cui nome non meritava di essere pronunciato. Lo stronzo che aveva rubato il mio cuore e poi se n’era andato al primo segno di difficoltà. L’unica cosa che mi era rimasta era la casa, la quale, però, era stata ipotecata per anni, per cui dovetti venderla per poter pagare tutti i debiti, le tasse e le imposte. Con soli duemila dollari in banca e vista come una reietta sociale da tutti coloro che conoscevo da una vita, feci una lista degli stati americani e, attraverso un’applicazione del cellulare, ne scelsi uno casualmente: quello sarebbe stato la mia destinazione. I numeri ruotarono e uscì il Nevada. In meno di ventiquattr’ore mi trovai a viaggiare su un aereo diretto a Las Vegas in economy class, con una valigia firmata, che vendetti quando atterrai, e la pagina per un’audizione in uno dei casinò della città ripiegata nella tasca del giubbotto.

La fregatura più grande di sempre!

Quando arrivai, mi imbattei in ciò che ritenevo la parte peggiore di Las Vegas: gli strip club.

Donne che ballavano nude o semi nude su palchi che erano persino peggiori del mio appartamento, ruotando i propri corpi attorno a un palo e lasciandosi mettere le banconote nelle mutandine. Di ciò che guadagnavano dovevano lasciare il 65% al loro protettore, nonché proprietario del club.

Ammetto che fu un periodo difficile. Lavoravo come cameriera ai tavoli nel ristorante peggiore del mondo, nel lato disgustoso della Strip. Ore e ore in piedi a servire ogni tipo di individui, ad ascoltare le peggiori frasi da rimorchio, a sentirmi dare pacche sul sedere e a venire trattata in modo scortese dai clienti per $1,50 l’ora. Quella storia si ripeteva in ogni bar e in ogni club in cui andavo: potevo essere una ballerina in topless o una cameriera. Tutto ciò che dovevo fare era scegliere tra le due. I soldi stavano terminando, il proprietario del mio appartamento ricoperto di pulci minacciava di buttarmi fuori e non consumavo un pasto decente da cinque giorni; ma, a un tratto, la fortuna cominciò a girare. Riuscii a ottenere delle audizioni per spettacoli migliori. Fu in questo periodo che conobbi Kitty Monroe, una vera showgirl. Con un fisico a clessidra e un viso dietro cui morire, Kitty era sexy proprio come suggeriva il suo nome, faceva eccitare gli uomini e provocava invidia nelle donne. La incontrai per la prima volta in un sudicio casinò nella quale era coreografa e assumeva ragazze per il suo nuovo spettacolo. Mi squadrò dall’alto in basso, le sue labbra, dipinte di un rosso acceso, si storsero in una smorfia di disgusto.

“Mia cara”, disse, “questo aspetto di etereo cigno del lago potrebbe andare bene dalle tue parti, ma qui a Las Vegas per essere una showgirl di successo, devi avere gambe lunghe e ben definite, un sedere rotondo che fa venire la bava alla bocca agli uomini e, cosa più importante, saper muovere i fianchi”.

Non superai l’audizione. La mia statura di poco più di un metro e mezzo, il mio corpo snello e tonico, i miei capelli biondissimi e la mia espressione classica non erano compatibili con la sensualità che Kitty stava cercando. Tuttavia, dopo avermi visto piangere a dirotto come se avessi appena perso la mia migliore amica, accettò di aiutarmi e di trasformarmi in una perfetta showgirl.

Dato che, ovviamente, non potevo allungare i miei arti per passare da un’altezza di un metro e sessanta a una di un metro e settantacinque, Kitty mi sottopose a un programma di allenamento adatto a un soldato che si preparava per la guerra. Le calorie della mia dieta raddoppiarono. L’obiettivo degli esercizi non era più mantenere la muscolatura tonica e sviluppare la resistenza, ma puntare a irrobustire le gambe e il sedere così che, per la prima volta in vita mia, ottenni un corpo talmente formoso che Jessica Rabbit sarebbe morta d’invidia. Kitty mi insegnò come fare movimenti precisi e slanci delle gambe perfetti, movimenti delle anche sensuali e ciò che chiamavo “gonfiare il petto per attirare l’attenzione sulle mie doti”…che non sapevo nemmeno di avere.

Dopo qualche mese mi ero trasformata nella donna perfetta: oltre al mio corpo formoso, avevo anche acquisito un aspetto più sexy e sofisticato grazie alle lezioni di trucco, ai vestiti attillati e ai lunghi capelli rossi, che avevano preso il posto della mia chioma bionda.

Quando Kitty ritenne che fossi pronta a debuttare, con le lacrime agli occhi mi diede un piccolo ruolo in uno spettacolo e mi disse che avevo superato con successo il suo corso di formazione per showgirl, di cui ero la sua unica studentessa, e, per questo, mi ero guadagnata un nuovo nome e una nuova opportunità.

Quello fu il giorno in cui seppellii Emily Crowford e divenni Blanche Deluxe, la rossa sexy.

Su di un foglietto, nella sua bellissima calligrafia, Kitty aveva scritto:



Bluebells Theater

Casinò Luxury — Strip, Las Vegas, 8455

Chiedidi Elijah

Martedì ore 16:00



Il Bluebells era uno dei maggiori teatri di Las Vegas, ogni spettacolo era richiesto da turisti provenienti da tutto il mondo. Si trovava all’interno del bellissimo Luxury, un hotel a cinque stelle con casinò situato nel cuore pulsante della Strip. Il posto vacante era per una showgirl di livello tre, i.e. una specie di ballerina extra, ma, anche se non avrei avuto la possibilità di mostrare la mia tecnica e tutto il mio talento in un ruolo di spicco, il Bluebells mi avrebbe pagato molto di più del lavoro che avevo in quel momento.

Quando arrivai al casinò con trenta minuti di anticipo, mi trovai di fronte alla fila più lunga che avessi mai visto. Centinaia, persino migliaia di donne, di tutte le forme e dimensioni, formavano una fila che circondava l’intero casinò. Tra le ragazze vi era una grande varietà: bionde, rosse, castane e more; ma avevano anche delle cose in comune: una sensualità pretenziosa, top molto scollati, un’antipatia innata e, infine, l’altezza. Sembravano dei giganti rispetto alla mia piccola statura, dandomi l’impressione che se una di loro avesse voluto darmi uno spintone per buttarmi fuori di lì, nessuno se ne sarebbe accorto.

Feci un respiro profondo e mi posizionai al termine del serpentone, mentre mi arrotolavo nervosamente una ciocca di capelli attorno a un dito, cercando di concentrarmi nonostante tutto quel chiacchiericcio. Per me era la parte più difficile: essere in grado di tenere lontano tutto ciò che mi circondava per focalizzarmi sulla mia performance e dare un’ottima impressione. Ero sempre stata la stella dello spettacolo e quando chiedevo silenzio tutti si zittivano immediatamente. I miei occhi si riempirono di lacrime mentre ripensavo al mio camerino personale. Bei vecchi tempi che non sarebbero mai più tornati.

Inspirai ed espirai lentamente, cercando di trovare il mio equilibrio interiore. Se c’era una cosa che avevo imparato dai duri colpi che la vita mi aveva inferto, era che ero capace di affrontare qualsiasi cosa. La vita era tosta, ma io lo ero di più.

Cominciai a scaldarmi, percependo addosso lo sguardo sprezzante di alcune ragazze. A un tratto, un leggero trambusto catturò la mia attenzione. Una specie di entourage stava camminando lungo la fila: due donne vestite in maniera elegante con un’espressione di indifferenza sul volto e un uomo completamente calvo con indosso una camicia a stampa floreale che, invece, sorrideva alle candidate. Con loro c’era un ragazzo sui diciotto anni che, come accadeva all’entrata delle zone VIP, metteva dei braccialetti al polso di alcune ragazze, scelte dall’uomo più bello che avessi mai visto.

Indossava un completo grigio, il quale ero certa fosse stato realizzato su misura, una cravatta rosso vino di pura seta e scarpe italiane di pelle. I suoi capelli neri erano tagliati in maniera molto curata e la barba, che nascondeva l’accentuato profilo del mento, gli donava un aspetto malizioso. I suoi occhi osservavano ogni ragazza dalla testa ai piedi molto rapidamente, lo sguardo esperto di uno abituato a vedere le donne più belle cadere ai suoi piedi. Ad ogni passo, indicava una ragazza, poi un’altra, di modo che il ragazzino mettesse loro il braccialetto. Era un uomo sexy, seducente e abile.

Se fossi stata il tipo di ragazza che faceva scommesse, cosa che non ero, avrei puntato i dieci dollari che avevo in borsa e le mie scarpette di danza preferite, che non potevo buttare semplicemente per ragioni sentimentali, sul fatto che quell’uomo fosse un seduttore. Il genere più pericoloso che si potesse incontrare a Las Vegas.

Prendete nota: se vi imbattete in un seduttore, fuggite. Non hanno paura di niente e non esiterebbero un attimo nel prendere ciò che desiderano. Non si arrendono facilmente e una sfida per loro è come una bandiera rossa per un toro. Quando vincono il jackpot, Ding! Ding! Ding! Passano alla sfida successiva, senza curarsi di ciò che si lasciano alle spalle, sia che si tratti di una donna sia che tratti delle monete di una slot machine.

Avrei dovuto ascoltare i miei consigli e tenere gli occhi lontano da Mister Sexy, ma la sua sensualità era così naturale e potente che non riuscivo a concentrarmi in nient’altro che non fosse lui.

Le donne attorno a me facevano le oche, gemendo, stridendo e fingendo risolini, e l’unica cosa che io riuscii a distinguere in tutto quel baccano fu il suo nome: Tyler.

Il gruppetto si stava avvicinando sempre di più a me, fino a che, infine, lui, con lo sguardo più espressivo che avessi mai visto, posò gli occhi su di me.

Oh. Santo. Cielo.

Fece scorrere la lingua lungo le sue labbra perfette, le quali sembravano soffici come una pesca matura, e mi osservò attentamente dalla testa ai piedi, risvegliando tutti i miei sensi all’unisono e facendomi sentire a disagio come mai in vita mia. I suoi occhi studiarono le mie gambe, le curve dei miei fianchi, la mia vita stretta risaltata dal vestito attillato, i miei seni enfatizzati dal reggiseno push-up regalatomi da Kitty, le mie labbra leggermente aperte e, infine, i miei occhi. Quando i nostri sguardi si incontrarono fu come se un incendio fosse stato appiccato dentro di me, bruciando di lussuria, desiderio e qualcos’altro che non riuscivo a spiegare a parole.

“E lei”, disse, facendo cenno con il mento nella mia direzione e senza togliermi gli occhi di dosso. Il ragazzo più giovane si piegò verso di me, ma venne fermato da una delle due donne che facevano parte dell’entourage.

“Ty, ma hai visto la sua statura? Praticamente è una nanerottola”, disse, storcendo il naso. Indietreggiai, come se fossi stata colpita fisicamente.

Senza distogliere lo sguardo, l’uomo, di nome Tyler, rispose alla donna con un tono che mi fece tremare e ringraziare il cielo che le sue parole non fossero dirette a me:

“Annie, sono io che scelgo le candidate. Poi, Elijah. E lei non è nanerottola. È mignon. Il tipo di donna che calza a pennello tra le braccia di un uomo”. Sorrise e io sentii le guancie arrossire.

Seduttore!! Mi balenò in mente all’improvviso. Cercai di ricompormi e di evitare di farmi influenzare dalle sue parole seducenti.

La donna si fece da parte e il ragazzetto mi mise finalmente il braccialetto al polso. L’uomo calvo batté le mani e disse:

“Tutte coloro che hanno ricevuto i braccialetti possono entrare in maniera ordinata nella stanza rossa. Le altre sono libere di andare. Grazie!”.


Tyler



Me ne stavo seduto sulla sedia del mio ufficio, guardando il viavai di Las Vegas attraverso la larga finestra che attraversava tutta la stanza. A quell’ora, la città del peccato si stava preparando, pronta a ricevere nelle sue strade e nei suoi locali scommettitori, turisti e persone di ogni estrazione sociale. Le insegne luminose si sarebbero presto accese come lanterne colorate per attirare chiunque fosse per strada, impaziente di spendere tutti i propri soldi nei casinò della città.

Avevo sempre amato quel momento. Io, infatti, ero un uomo della notte. Adoravo le luci al neon che brillavano nel cielo scuro, il tintinnio delle slot machine, il suono delle risate e dei bicchieri che si toccavano, mentre i turisti e i giocatori professionisti si radunavano attorno ai tavoli da poker, blackjack e baccarat.

Ero stato cresciuto nel mezzo del trambusto di Las Vegas. Mio padre, un famoso giocatore professionista, passava tutte le sue giornate ai tavoli da gioco. Eravamo solo noi due, dato che mia madre, una famosa showgirl dell’epoca, era fuggita in Texas con il ricco proprietario di un ranch, senza mai guardarsi indietro. Avevo solo cinque anni a quel tempo, perciò mio padre mi portava con lui ovunque. E ciò includeva i più grandi casinò della città.

Imparai a contare le carte prima ancora di imparare a scrivere il mio nome per intero. A dieci anni ero già una leggenda tra i più grandi scommettitori e giocavo meglio di mio padre. A diciassette anni, lo persi per sempre. Morì di cirrosi epatica causata dall’alcolismo. All’età di diciotto anni, vinsi il mio primo milione in un torneo della città.

Poco tempo dopo, comprai il Royale, il mio primo casinò, e divenni un imprenditore. Durante quel periodo imparai tutto ciò che c’era da sapere sul mio nuovo business. Seguendo il consiglio di mio padre di tenere sempre la testa sulle spalle e di investire il mio denaro responsabilmente, cominciai ad avere successo e a fare soldi, tanti soldi. Oggi, i casinò del Williams Group, Royale, Mystery e Luxury, il quale era il mio orgoglio e la mia gioia, erano i tre casinò più grandi di Las Vegas e io ne andavo molto fiero.

Naturalmente, avendo sempre vissuto nella città del peccato, avevo due vizi: le scommesse e le donne. Le prime facevano parte della mia personalità. Ero stato cresciuto per essere uno scommettitore e non solo ai tavoli da gioco. Facevo scommesse con me stesso in qualsiasi situazione mi trovassi. Cose del tipo, quanto tempo ci avrei messo a raggiungere un obiettivo che mi ero imposto, quante ripetute di un esercizio il mio fisico sarebbe riuscito a reggere, quanto tempo ci avrei messo per portare una determinata donna a letto e quanto velocemente mi sarei stancato di lei…cosa che mi rimandava al mio secondo vizio.

Insomma, mi piacevano le donne. Tanto. Di tutti i tipi: bionde, brune, alte, basse, snelle, formose. Avevo sempre avuto una donna bellissima al mio fianco, la quale, generalmente, baciava la terra in cui camminavo e faceva di tutto per soddisfarmi, sia a letto che fuori. Chiaramente, loro erano ben ricompensate con del fantastico sesso e dei regali costosi. La lussuria mi scorreva nel sangue e faceva parte di ciò che ero. Il sesso era fondamentale nella mia vita, alla pari del cibo e del riposo notturno. Era un peccato che non riuscissi a trovare una donna che tenesse vivo il mio interesse per periodi più lunghi. Il record di tempo passato con la stessa persona era di tre settimane. Dopo di che, i miei istinti di caccia si erano risvegliati e avevo cominciato a cercare nuove sfide.

Erano queste considerazioni che mi provocavano quel mal di testa. Barbarella. Solo il nome mi faceva scorrere brividi di paura lungo la schiena. Era una showgirl del Luxury che un bel giorno venne nel mio ufficio per mostrarmi che sapeva scuotere il sedere abbastanza bene da poter essere una delle ballerine di spicco. Una cosa tira l’altra e pensai che sculettasse meglio sulla mia scrivania che sul palco.

Che. Errore. Madornale.

In soli dodici giorni, la bellissima bionda di silicone aveva trovato una via per entrare nella mia vita e prima che potessi avere almeno l’occasione di tirare i dadi, si era trasferita nel mio appartamento. Giunse persino al punto di lasciare un pacco di assorbenti nel mobiletto del mio bagno, vi rendete conto? Quando tentai di tirare fuori il discorso, lei fece il broncio e gli occhi le si riempirono di lacrime, così facemmo sesso. Lo so, lo so, divento un tenerone quando si tratta di belle donne.

La mossa finale di Barbarella fu presentarsi dal gioielliere del Luxury e scegliere un anello di fidanzamento, che io avrei dovuto darle in modo da rinunciare alla mia libertà per quella pazza manipolatrice. La nostra relazione terminò e lei, dato che continuava a seguirmi per tutti i casinò e a chiamarmi al telefono, per poi presentarsi in lacrime nella mia stanza all’ultimo piano del Luxury, perse il suo posto di showgirl.

Elijah minacciò di distruggere le mie parti intime se avessi provato a portami a letto un’altra showgirl, dato che lui, poi, avrebbe dovuto ripetere un altro tedioso processo di selezione per l’assunzione di una nuova ragazza. Ma cosa potevo farci se tutte quelle piume e bichini brillanti degli uccellini di Elijah, nomignolo con cui chiamava le sue ballerine, avevano in me un effetto così devastante?

“Tyler?” una voce risuonò alle mie spalle. Mi voltai e vidi Annie Clark, la mia assistente personale, attraversare la stanza. Indossava un vestito rosso, attillato quanto bastava per essere sensuale, ma non troppo, e decolleté dello stesso colore. I suoi capelli ondulati color miele le ricadevano sulle spalle e storse leggermente la bocca quando mi vide, come faceva sempre. Sapevo che Annie moriva dalla voglia di estendere i suoi servizi di assistente al mio letto, ma era sposata con una delle guardie della sicurezza del Royale. Suo marito era alto quasi due metri e il suo corpo era tre volte il mio, perciò, dato che ci tenevo alla mia salute e volevo rimanere vivo, facevo di tutto per tenerla a bada.

Si fermò di fronte alla mia scrivania e sorrise.

“Elijah ha appena chiamato. Dice che la fila fa il giro di tutto il casinò”, disse, spostando il suo peso su una gamba e girando una ciocca di capelli attorno a un dito.

“Che fila?” domandai confuso.

“Le selezioni per le showgirl del Luxury. Insieme a Barbarella sono volati verso un altro casinò altri due uccellini”, spiegò ridendo. “Posso fare le pre-selezioni al posto tuo, se vuoi”.

Che cosa? Era diventata matta? Le pre-selezioni erano la parte più divertente ed erano sempre state fatte da me.

“No, grazie”, dissi. Mi alzai e mi infilai la giacca. “Manterrò viva la tradizione. Senti se l’assistente di Elijah riesce a organizzare le ragazze scelte o se ha bisogno del tuo aiuto”.

Attraversai la stanza e mi diressi alla reception, dove Annie lavorava insieme a Meg, una donna sulla cinquantina, e la sua assistente.

Mentre Annie correva alla postazione per fare la chiamata, io raggiunsi gli ascensori e ne presi uno che mi portò al piano terra, poi mi diressi verso il luogo in cui sarebbero avvenute le selezioni. L’atrio dell’hotel era vuoto a quell’ora, tranne per quei due o tre bizzarri turisti che uscivano in cerca di avventura. La sera quel posto era molto più affollato, quando centinaia di ospiti e spettatori camminavano sul pavimento di marmo italiano per raggiungere il Bluebells Theater.

Superai i tavoli da gioco, facendo cenni col capo in segno di saluto ai pochi impiegati del turno pomeridiano che mi sorridevano. Tirai fuori la mia moneta fortunata dalla tasca della giacca, mentre l’adrenalina della sfida cominciava a scorrermi nelle vene. Mi fermai alla porta e vidi la lunghissima fila di showgirl che si perdeva in fondo all’edificio. Le ragazze erano quasi tutte molto alte, con il fisico a forma di pera e io scommisi, tra me e me, che, a parte aiutare Elijah a scegliere i suoi nuovi uccellini, sarei riuscito a scovare la mia prossima amante. Una che non sarebbe stata scelta per il Luxury, ovviamente, altrimenti Elijah mi avrebbe ucciso.

Diedi uno sguardo alle bellissime donne e sorrisi nel rendermi conto della quantità di alternative valide per entrambe le posizioni; tuttavia, un movimento nel mezzo della fila attirò la mia attenzione. Una ragazza dai capelli rossi, molto più bassa della maggioranza delle showgirl presenti, si guardava intorno, sorpresa dal numero di persone in attesa del proprio turno. Dopo aver spalancato gli occhi per la sorpresa e aver aperto leggermente la bocca, la quale era a forma di cuore e colorata di un rosso brillante, quasi dello stesso colore dei capelli che le ricadevano sensualmente sulla schiena, si diresse verso la fine della fila, ondeggiando leggermente i fianchi con una grazia che mi fece pensare a una ballerina di danza classica, nonostante le sue curve. Non era alta più di un metro e sessanta. La rossa appoggiò la borsa a terra e, mentre le altre ragazze parlavano vivacemente, ridendo e scherzando tra di loro su chi sarebbe stata scelta, cominciò a scaldarsi. Sembrava molto concentrata. I suoi movimenti, che avrebbero dovuto servire solo a scaldare i muscoli e prepararsi per l’audizione, mi eccitarono come non accadeva da molto tempo, o, più precisamente, come non era mai accaduto.

Non avevo mai avuto un’amante della sua statura e mi domandai come sarebbe stato sentire il suo corpo vicino al mio. Quel pensiero risvegliò un selvaggio senso di lussuria, ma, oltre a questo, il desiderio di prendermi cura e di proteggere quella bellissima donna. Quella sensazione mi spaventò, per cui diedi inizio alle pre-selezioni, prima che la voglia di andare da lei, prendermela in spalla e farla mia proprio lì, in mezzo alla stanza come un cavernicolo, prendesse il sopravvento. Vacci piano, Williams! Dissi a me stesso. Ero un uomo che amava il sesso, ma non un pervertito.

Scommettendo che sarei stato in grado di ignorarla, passai vicino a lei senza guardare nella sua direzione, sapendo che sbirciarla con la coda dell’occhio non sarebbe contato. Sentendomi un po’ turbato ed eccitato allo stesso tempo, mi diressi verso Elijah, il quale mi stava aspettando insieme a Peggy, la sua assistente, e Brian, il suo stagista, un ragazzino che aveva voluto prendere sotto la sua ala da quando lo aveva trovato a girovagare dietro il casinò in cerca di cibo e di un posto in cui passare la notte. Aveva perso i genitori e non poteva essere accettato in alcun ricovero, dato che aveva compiuto diciotto anni due mesi prima della loro scomparsa.

“Ty”, disse Elijah mentre mi stringeva la mano e sorrideva. “Pronto per le pre-selezioni?”.

Le selezioni per il casinò Williams erano leggendarie in città. Facevano parte del fascino naturale dei nostri spettacoli e creavano grandi aspettative tra le ragazze. Tra di loro erano molto competitive e avrebbero fatto di tutto per essere scelte, anche se non venivano selezionate per il posto di showgirl di spicco.

“Certo”, risposi e, dopo averlo salutato, riposi la mia moneta fortunata nella tasca della giacca. Subito dopo, sentii il rumore di tacchi sul pavimento. Mi voltai e vidi Annie attraversare la stanza e venire verso di noi con un portablocco tra le mani: “Cominciamo?”

Iniziammo a camminare lungo la fila. La scelta tra le ragazze era il risultato di bellezza, carisma, sensualità e, ovviamente, fortuna. Mentre passavamo di fronte alle concorrenti, io indicavo chi, in una qualche maniera, catturava la mia attenzione. Coloro che venivano scelte venivano identificate con un braccialetto e fatte entrare nel teatro. Il processo era totalmente casuale e senza alcun requisito base, facevamo solo appello alla mia richiesta di buon gusto.

Alle volte, Elijah mi sussurrava all’orecchio qualcosa su una ragazza che avevo scartato, ma che a lui aveva colpito. La sua opinione era molto rilevante, dato che aveva buon occhio per la tecnica.

Camminammo lungo l’intera fila di bellissime donne, le quali facevano del loro meglio per mettersi in pose sensuali, facendo risaltare le labbra colorate e gonfiando il petto per mettere in mostra il più possibile le proprie qualità.

Di solito, indicavo due o tre donne, a volte anche quattro, che avrebbero ballato per me in un altro luogo. Ovviamente, una alla volta, dato che avevo scoperto molto tempo prima che le showgirl detestavano condividere le proprie mosse. Tuttavia, fino a quel momento, a parte trovarne diverse che potessero fare al caso mio, non avevo sentito quell’istinto di caccia che cercavo. Che cosa mi stava accadendo?

Giungemmo alla parte finale del serpentone e i miei occhi cercarono immediatamente l’ultima ballerina. La rossa. Un piccolo problema che si sarebbe sicuramente evolto in un grosso mal di testa. Sceglierla sarebbe stato così sbagliato a così tanti livelli che non avrei nemmeno dovuto considerare l’idea.

Non è abbastanza alta, dissi a me stesso.

Potrebbe compensare l’altezza ballando molto bene, disse il mio lato calmo.

Non ha abbastanza forza fisica per poter ballare bene, obiettai.

La sua bellezza compensa qualsiasi cosa, rispose l’altra parte.

Ci sono molte altre donne bellissime, dissi, mentre i miei occhi la studiavano, apprezzando ogni curva del suo corpo.

Nessuna delle altre è sexy come lei. Nessuna delle altre risveglia questo sfrenato desiderio in te, mormorò il mio subconscio, mentre indicavo una bionda a caso, nonostante lo sguardo di disapprovazione di Elijah.

Tirai fuori di nuovo la mia moneta fortunata. Testa, l’avrei scelta. Croce, avrebbe dovuto andarsene.

I nostri occhi si incontrarono e riuscii quasi a sentire l’aria vibrare tra di noi, piena di lussuria, desiderio e qualcos’altro che non riuscivo a spiegarmi. Guardai in basso e vidi la moneta nella mia mano.

“E lei”, dissi, indicando la belle petite con il mento, senza toglierle gli occhi di dosso.

Improvvisamente, Annie protestò, dubitando di un mio ordine per la prima volta.

“Ty, ma hai visto la sua statura? Praticamente è una nanerottola.”

Senza staccare gli occhi dalla rossa, misi subito Annie in riga. Avrei dovuto fare due chiacchiere con lei molto presto.

“Annie, sono io che scelgo le candidate. Poi, Elijah. E lei non è nanerottola. È mignon. Il tipo di donna che calza a pennello tra le braccia di un uomo”, sorrisi e la belle petite sembrò arrossire.

Ora sentivo l’eccitazione per la caccia scorrermi nelle vene. Mentre Elijah batteva le mani e dava ordini alle candidate pre-selezionate, io scommisi che avrei avuto quella ragazza nel mio letto quella notte. E non avremmo dormito.





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Quando una scommessa coinvolge il cuore, potrebbe esserci molto da guadagnare, ma anche molto da perdere.

Emily Crowford pensava che la sua vita fosse perfetta. Era la prima ballerina del corpo di ballo della città e aveva tutto ciò che una ragazza potesse desiderare: successo, soldi, talento e un fidanzato bellissimo, considerato da tutti un buon partito. Non avrebbe mai immaginato che la sua esistenza potesse assumere un risvolto così drammatico e che tutto ciò che aveva dato per scontato le sarebbe sfuggito dalle mani all’improvviso.

Per dare una svolta alla propria vita, Emily Crowford doveva morire. Al suo posto, nacque Blanche Deluxe, showgirl e stella del Bluebells, uno dei più grandi teatri di Las Vegas. Usava il suo corpo per sedurre e intrattenere il pubblico, ma, nella vita privata, aveva costruito un muro per non permettere a nessuno di avvicinarsi a lei, per proteggere il suo cuore.

Quando Tyler Williams, l’affascinante proprietario dell’hotel-casinò, vide la misteriosa showgirl per la prima volta, venne travolto dalla lussuria. Era una sfida che Tyler voleva vincere a tutti i costi ed era disposto a puntare alto per assicurarsi di portarsela a letto e soddisfare i propri desideri.

Tuttavia, non aveva tenuto conto del fatto che, se la scommessa avesse coinvolto il cuore, avrebbe avuto molto da guadagnare…o da perdere.

L’amore è una scommessa è il secondo racconto della serie I Sette Vizi Capitali.

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