Книга - Invecchiato per il Caos

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Invecchiato per il Caos
Fiona Grace


Un Giallo Intimo tra i Vigneti della Toscana #3
“Un libro veramente piacevole con una trama avvincente e intelligente, ravvivata da sorprendenti colpi di scena. Lo consiglio vivamente agli appassionati di storie di mistero ben scritte. Un ottimo modo per passare un freddo weekend, non rimarrete delusi!”. –Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (a proposito di Assassinio in Villa). INVECCHIATO PER IL CAOS (UN GIALLO INTIMO TRA I VIGNETI DELLA TOSCANA) è il terzo racconto della nuova intrigante serie di Cozy Mystery ambientata tra i vigneti della Toscana, dalla penna dell’autrice di #1 bestseller Fiona Grace. Tra le altre opere dell’autrice ricordiamo Assassinio in Villa (Libro #1), un #1 bestseller con oltre 100 recensioni da 5 stelle—Disponibile in free download!Olivia Glass, 34, si lascia alle spalle la sua vita frenetica a Chicago e rinuncia alla sicurezza della sua posizione da dirigente per trasferirsi in Toscana, determinata a realizzare il suo sogno di coltivare il suo vigneto e di vivere una vita semplice e spensierata… Olivia non sta più nella pelle all'idea di visitare per la prima volta Firenze, e la sua vita sentimentale sta finalmente iniziando a scaldarsi. Anche la sua vita professionale sta andando a gonfie vele, e il suo piccolo vigneto ha prodotto il suo primo vino artigianale. Tuttavia, quando viene ritrovato il cadavere di un famoso critico enologico che aveva espresso giudizi estremamente negativi sul suo vino, Olivia è costretta a difendersi da un'accusa di omicidio e a fare affidamento sulle sue capacità deduttive per risolvere il caso… E se una tranquilla vita in Toscana non facesse per Olivia? Era stata solo una fantasia?. Esilarante, un concentrato di paesaggi suggestivi, cibi e vini della tradizione, romanticismo ed eventi sconvolgenti. Un paesino di collina fa da sfondo ad uno sconcertante mistero, che Olivia e il suo adorabile amico a quattro zampe dovranno risolvere—INVECCHIATO PER IL CAOS è una storia accattivante, che vi lascerà col fiato sospeso, ma che vi farà anche ridere di gusto. Un libro impossibile da posare sul comodino prima di averlo finito… E ora sono disponibili anche il Libro #1 e il Libro#2 della serie – INVECCHIATO PER UN OMICIDIO e INVECCHIATO PER LA MORTE..





Fiona Grace

INVECCHIATO PER IL CAOS




INVECCHIATO PER IL CAOS




(Un Giallo Intimo tra i Vigneti della Toscana—Libro 3)




FIONA GRACE



Fiona Grace

Dalla penna dell'autrice esordiente Fiona Grace, arriva la serie di GIALLI INTIMI E LEGGERI DI LACEY DOYLE, che include nove libri (serie in corso); la serie di GIALLI INTIMI E LEGGERI TRA I VIGNETI DELLA TOSCANA, che include quattro libri (serie in corso); la serie di GIALLI DI UNA DUBBIOSA STREGA, che include tre libri (serie in corso); e della serie LA PANETTERIA SULLA SPIAGGIA, UN GIALLO INTIMO E LEGGERO, che include tre libri (serie in corso).



Fiona dà molta importanza al rapporto con i lettori, visitate www.fionagraceauthor.com per ricevere ebook gratuiti e scoprire le ultime novità sulle pubblicazioni, o magari anche solo per un saluto.








Copyright © 2020 Fiona Grace. Tutti i diritti riservati. Ad eccezione di quanto consentito dalla legge sul diritto d’autore degli Stati Uniti del 1976, nessuna parte della presente pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, né archiviata in un database o un sistema di recupero senza previa autorizzazione dell’autore. La licenza di questo ebook è concessa solo ad uso personale. Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone. Se si desidera condividere questo libro con un'altra persona, si prega di acquistare una copia aggiuntiva per ciascun destinatario. Se state leggendo questo libro senza averlo acquistato, oppure senza che qualcuno lo abbia acquistato per voi, siete pregati di restituire questa copia e acquistarne un'altra. Vi ringraziamo per il rispetto nei confronti del duro lavoro dell’autore. Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, attività commerciali, aziende, società, luoghi, eventi e fatti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore, oppure sono utilizzati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza a persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Il Copyright dell’immagine di copertina S. Borisov, concesso su licenza di Shutterstock.com.



LIBRI DI FIONA GRACE




I GIALLI DI UNA DUBBIOSA STREGA

SCETTICA A SALEM: UN EVENTO DELITTUOSO (Libro #1)


UN MISTERO AVVOLGENTE TRA I VIGNETI DELLA TOSCANA

INVECCHIATO PER UN OMICIDIO (Libro #1)

INVECCHIATO PER LA MORTE (Libro #2)

INVECCHIATO PER IL CAOS (Libro #3)


UN GIALLO INTIMO E LEGGERO DI LACEY DOYLE

ASSASSINIO IN VILLA (Libro #1)

UNA MORTE E UN CANE (Libro #2)

I CINQUE DEL SALOTTO (Libro #3)

UN VISITA PREOCCUPANTE (Libro #4)

UCCISO CON UN BACIO (Libro #5)




CAPITOLO UNO


"Caro Marcello,” scrisse Olivia Glass per cominciare la sua e-mail, "mi dispiace molto per quello che è successo.”

Stava componendo le sue scuse seduta su una comoda poltrona nell'accogliente salotto della sua casa di campagna in Toscana. Sperando di trovare l'ispirazione, alzò lo sguardo e fissò la pioggia che tamburellava sui vetri bui.

Non era così che si era aspettata di iniziare la prima lettera al suo affascinante capo dagli occhi azzurri, titolare della cantina dove lavorava.

Nelle sue fantasie segrete, un messaggio indirizzato a lui esordiva con: "Grazie per la meravigliosa serata che abbiamo passato al nostro primo appuntamento! La cena, il vino e, naturalmente, la tua compagnia, sono stati fantastici.”

Olivia sospirò frustrata. Dopo il terribile errore che aveva commesso, non ci sarebbe stata alcuna possibilità di uscire insieme a lui. Sarebbe stata fortunata ad avere ancora un lavoro!

Inoltre, non si era trattato di un errore. Definirlo tale significava sminuire la gravità delle sue azioni. Olivia aveva deliberatamente causato un disastro, e doveva ammetterlo prima che Marcello lo scoprisse.

Spostando una ciocca di capelli biondi, si rimise all’opera.

"Mi rendo conto di esserti costata molto denaro, oltre ad aver sprecato uva preziosa che non potrai mai più riavere. È stato un gesto irresponsabile da parte mia.”

Cosa doveva dire ancora?

Olivia si portò una mano alla fronte. In un momento critico come quello, aveva il blocco dello scrittore.

Non si sarebbe mai potuta permettere di avere un blocco dello scrittore nel suo lavoro precedente come account manager di un'agenzia pubblicitaria a Chicago. Le campagne dovevano essere lanciate nei tempi previsti, non importa quanto caffè, quante nottate in bianco e quante crisi isteriche ci volessero.

All'inizio dell'estate, Olivia si era licenziata dal suo lavoro frenetico ma ben pagato dopo che Matt, il suo ragazzo, l'aveva lasciata. Aveva raggiunto l'amica Charlotte per le vacanze e d'impulso aveva fatto domanda per il posto da sommelier presso La Leggenda, una delle cantine più famose della Toscana. Con suo grande stupore, Marcello l'aveva assunta, e Olivia si era buttata a capofitto in una nuova vita.

Con un abbandono ancora più sconsiderato, aveva venduto il suo accogliente appartamento di Chicago e investito i risparmi di una vita in quella fattoria sulle colline, sperando di poter realizzare il suo sogno di produrre un giorno un vino tutto suo.

Aveva trentaquattro anni e, come la madre non smetteva mai di ripeterle, era troppo vecchia per cambiare così drasticamente la sua vita. Olivia continuava a ricordare alla madre che era esattamente quello che aveva appena fatto, ma la signora Glass sembrava convinta che, ripetendo sempre le stesse cose, avrebbe potuto far tornare indietro il tempo e annullare le pazzie della figlia.

Far tornare indietro il tempo! Olivia gemette, ricordando ancora una volta il suo terribile misfatto. Come avrebbe mai potuto sistemare le cose con Marcello? Si sarebbe fidato di nuovo di lei? Desiderava poter tornare indietro di qualche settimana per rimediare al danno che aveva fatto.

Pensando al tempo, Olivia guardò l'orologio appeso alla parete. Sconvolta, si alzò di scatto. Era così concentrata sulla sua situazione lavorativa, che aveva dimenticato i suoi compiti serali. Doveva controllare se le sue piccole vigne stavano resistendo al forte vento burrascoso che soffiava. E aveva anche una capra di cui occuparsi: una capra imprevedibile, che ormai poteva essere andata chissà dove alla ricerca di uno spuntino serale! Con il temporale in peggioramento, Olivia non avrebbe avuto alcuna speranza di trovare Erba se questa, spazientita per l'attesa del cibo, avesse deciso di andare ad avventurarsi in giro.

Si precipitò verso la serie di indumenti appoggiati sul tavolo della sala, prese un impermeabile e se lo infilò sopra uno spesso cappotto resistente all'acqua. Ci pensò un attimo, poi si infilò degli stivali di gomma e dei guanti da sci.

Infine, con qualche difficoltà – avrebbe dovuto pensarci prima di mettere i guanti – si calcò un cappello da pioggia sulla testa, spingendolo il più in basso possibile.

"Pronta,” disse, guardando con apprensione il buio oltre la finestra.

Il diluvio non si era placato. Anzi, stava peggiorando.

Olivia non immaginava che i temporali in Toscana potessero essere così violenti. Così tempestosi. Così… così orizzontali. Ogni tormenta era accompagnata da venti fortissimi che minacciavano di sollevarla da terra. Avrebbe preferito ricevere una sorta di avvertimento in proposito. Aveva comprato il casolare in piena estate, e non c'era niente nel contratto d'acquisto che alludesse all'apocalisse che sarebbe giunta insieme all'autunno.

Olivia ripensò al suo appartamento di Chicago con una fitta di rimpianto. L'edificio moderno era ben isolato, con doppi vetri, e la porta d'ingresso si apriva su un corridoio. Potevi scendere fino al piano terra e salire su un taxi senza prenderti nemmeno una goccia di pioggia sulle scarpe. C'erano stati anni in cui si era a malapena accorta che fosse inverno. Il meteo era un concetto astratto, qualcosa che accadeva al di là delle finestre.

Quei giorni erano finiti. Adesso era determinata a diventare una viticoltrice, a qualunque costo.

Olivia guardò tristemente l'ombrello malridotto nell' angolo. Erano bastati due secondi di temporale mediterraneo per rivoltarlo.

"Non accenna proprio a migliorare,” disse ad alta voce. Prima si fosse lanciata nella sua missione, prima sarebbe potuta rientrare in casa.

Aprì la porta d'ingresso.

Subito il vento gliela sbatté nuovamente in faccia.

"Maledizione,” esclamò. Il compito fu ancora più difficile la seconda volta, perché la pioggia era entrata all'interno formando delle pozze, e le sue scarpe scivolavano sul pavimento bagnato.

Riuscì ad aprire la porta di qualche centimetro, quindi ci infilò uno stivale, sputacchiando e sbattendo le palpebre per scacciare la pioggia che le arrivava in faccia.

"Ok, ci sono!"

Era fuori, con la porta che batteva dietro di lei e le raffiche burrascose che la sferzavano lateralmente mentre procedeva verso la sua importante – anzi, critica – missione.

Scivolando e sbandando lungo il pendio ghiaioso, con il sentiero reso invisibile dal buio, Olivia riuscì in qualche modo a raggiungere la piantagione di vigne più vicina.

Si tolse un guanto e prese il cellulare dalla tasca interna della giacca, accendendo la torcia con le dita già intorpidite.

Olivia si sentì il cuore gonfio di sollievo e di orgoglio.

I robusti tralci di vite stavano resistendo bene alla pioggia torrenziale. Anzi, sembravano prosperare, ondeggiando nel vento con le foglie appena nate di un verde brillante nel bagliore della torcia. Era gratificante pensare che il concime e il terriccio che aveva aggiunto con tanta cura era penetrato nel terreno, pronto a nutrire le radici in espansione.

A differenza di lei, la sua prima coltivazione di uva sembrava perfettamente adatta a sopravvivere all'imminente inverno toscano.

Sospirando – o meglio, schizzando – di sollievo, Olivia si rimise il cellulare in tasca e si voltò. La seconda parte della sua missione era ancora più importante della prima.

Stringendo i denti, si fece strada attraverso la tempesta, dirigendosi verso la sagoma quasi invisibile del grande fienile.

Quando vi giunse, era bagnata fradicia e tremava. Attraversare la soglia aperta del granaio entrando nell'ambiente silenzioso e odoroso di muffa fu un sollievo. Nonostante Olivia non avesse ancora provveduto a mettere delle porte all'enorme ingresso del vecchio ma solido edificio, rimase sorpresa da quanto il fienile fosse asciutto. Chiunque l'avesse costruito, doveva conoscere molto bene la direzione dei venti, e doveva aver fatto in modo che l'ingresso del fienile fosse riparato.

Molto tempo prima, quel fienile dal soffitto alto era stato un edificio per la produzione di vino, e Olivia era decisa a ripristinarlo, non appena avesse rimosso l'enorme mucchio di macerie che lo occupava e non appena lo avesse dotato di porte per proteggerlo.

Per il momento, tuttavia, aveva un'altra funzione.

Con le dita intorpidite, Olivia riaccese la torcia del telefono.

Il fascio di luce danzò su un mucchio di paglia collocato in un angolo del fienile che formava un letto asciutto, caldo e riparato.

Che era vuoto.

Dov'era Erba?

Olivia si morse il labbro. Non sapeva da dove cominciare a cercare quella capretta dalla mentalità indipendente. Avrebbe dovuto perlustrare tutta la fattoria!

Poi, con la coda dell'occhio, intravide un movimento al di sopra della sua testa.

Alzando lo sguardo, vide Erba che la guardava dall'alto della pila di balle di fieno. Evidentemente, aveva deciso che quel trespolo alto e dall'aspetto scomodo fosse molto più invitante del lettino di paglia che Olivia le aveva preparato con amore.

"Erba! Che ci fai lassù?” Olivia spostava il peso da un piede all'altro, battendo i denti. Erba restò a guardarla con calma, mentre gli abiti inzuppati di Olivia gocciolavano, formando pozzanghere a terra.

"Devi scendere. La cena è in ritardo, lo so, ma adesso è ora!"

Accanto alle balle, c'erano un secchio d'acqua rosa e una grande cassa d'acciaio che Olivia aveva acquistato. Controllò l'acqua di Erba prima di aprire la cassa e di tirare fuori un po’ di alfalfa nascosta all'interno. Aveva dovuto comprare la cassa perché Erba andava matta per l'alfalfa. Olivia aveva scoperto divertita che l'alfalfa in italiano veniva chiamata anche erba medica. Davvero azzeccato!

Sistemò la manciata di foglie verdi nel letto di paglia e guardò con ammirazione mentre Erba saltava agilmente giù dalla catasta di balle, si dirigeva avidamente verso la sua cena, e cominciava a mangiare. Olivia si chinò in avanti e grattò la capra sulla testa. Il pelo sembrava morbido, caldo e asciutto.

Olivia doveva ammettere che il suo inesistente stabilimento di vinificazione era stato riconvertito con successo a stalla per capre. Non era sicura di avere quello che serviva per diventare una viticoltrice, ma stava facendo un lavoro fenomenale come allevatrice di capre. Erba non poteva desiderare di meglio.

In quel momento, le squillò il cellulare.

"Ciao, Olivia! Sono Bianca. Come va da quelle parti?”

Le labbra intorpidite di Olivia si incurvarono in un sorriso.

Bianca era stata la sua assistente all'agenzia pubblicitaria, e lavorava ancora lì. Non solo; qualche tempo prima, aveva mandato un'email ad Olivia per dirle che era stata promossa alla posizione di account manager.

"Che bello sentirti.” Era entusiasta che Bianca avesse trovato un momento per chiamarla. A Chicago era metà mattinata, quindi Bianca doveva trovarsi al lavoro.

C'era solo un problema. Se Olivia avesse continuato a parlare con Bianca là fuori, sarebbe morta di freddo prima che la conversazione finisse.

"Puoi darmi un momento? Devo tornare di corsa alla fattoria. Sono nel fienile, in questo momento.”

"Nel fienile!” ripeté Bianca entusiasta, come se fosse la location più esotica che avesse mai sognato.

"C'è un acquazzone e si gela, quindi devo tornare in casa.”

"Accidenti, è inverno lì?” Bianca sembrava confusa, come se avesse pensato che in Toscana fosse sempre estate. Beh, a dire il vero, per un po’ l'aveva creduto anche Olivia.

"Autunno inoltrato, ma abbiamo del freddo fuori stagione. Il tempo sta cambiando anche lì?"

Bianca restò un momento in silenzio.

"Non saprei. Le persiane del mio ufficio sono chiuse.”

Se non fosse stata in preda a brividi così violenti, Olivia sarebbe scoppiata a ridere. "Dammi un minuto. Buonanotte, Erba” disse alla capra.

Poi Olivia uscì dal fienile, procedendo a testa china quando una sferzata di pioggia la colpì.

Si fiondò oltre la porta d'ingresso, scivolò sulle pozze d'acqua che aveva completamente dimenticato, e si fece il corridoio in aquaplaning, mulinando le braccia.

Per fortuna, quando arrivò alla cucina, aveva già rallentato e riuscì ad afferrarsi allo stipite della porta e ad entrare barcollando.

Tirò un sospiro di sollievo per essere tornata sana e salva nel suo angolo felice.

Grazie al fuoco che bruciava nel focolare, la stanza era calda al punto giusto. Le tende, di una pesante stoffa verde e bianca a quadri, erano tirate, per chiudere fuori la tempesta. Olivia aveva riflettuto a lungo sui ripiani dei mobili, optando, alla fine, per un marmo color lime chiaro. Era entusiasta del tocco luminoso e fresco che dava alla stanza. Quando le tende erano aperte, il verde dei ripiani sembrava riprendere il colore delle colline lontane, facendo sentire Olivia connessa con l'ambiente esterno.

Si tolse la giacca e i guanti, si sfilò gli stivali e si diresse verso il soffice tappeto davanti al camino. Si sedette a gambe incrociate accanto al suo gatto semi-addomesticato bianco e nero, Pirata, che stava rannicchiato su un angolo del tappeto, profondamente addormentato.

"Sono in casa,” disse a Bianca.

"Come va la con il tuo progetto di viticoltura?" chiese l'ex assistente. "Il tuo vino è già pronto? Posso ordinarne una bottiglia?”

"Beh, le viti che ho piantato sono ancora piccole,” spiegò Olivia. "Produrranno l'uva solo l'anno prossimo, non prima. Sono fortunata che siano germogliate prima dell'inverno! Ci sono delle viti selvatiche nella tenuta, e ne scopro altre ogni volta che faccio una passeggiata, ma non ho ancora raccolto nessuna di quelle uve.”

Olivia ricordò il brivido di gioia quando aveva scoperto la prima vite spontanea nella sua tenuta. In quel momento, si era resa conto che l'uva poteva effettivamente prosperare anche in un suolo pietroso. Da allora, aveva appreso che la sua tenuta era stata un tempo un'azienda vinicola, prima che cadesse in rovina. Alcune delle viti erano sopravvissute, ma sapeva che ci sarebbe voluta un'intera giornata di esplorazione degli otto ettari di terreno collinare per individuare tutte le piante posizionate in modo casuale, che ora erano ricche di uva matura. Non ne aveva ancora avuto il tempo, ma raccogliere l'uva delle viti selvatiche era l'unico modo che aveva per produrre una piccola quantità di vino entro la fine dell'anno.

"E il tuo lavoro?” volle sapere Bianca. "Lavori ancora in quella cantina?”

Olivia si mosse a disagio sul tappeto.

Le parole di Bianca le ricordarono la sua situazione.

"In realtà sono nei guai, al lavoro,” confessò, immaginando Bianca corrugare la fronte, costernata per le sue parole.

"Che cosa è successo?” domandò. Ora Olivia poteva immaginarla mentre iniziava a mordicchiarsi le unghie. Era una sua abitudine nervosa ogni volta che era sotto stress.

Olivia decise di sfogarsi con la sua ex assistente. Era la sua occasione per confessare la follia che aveva fatto.




CAPITOLO DUE


"Mi hanno lasciata da sola nell’edificio di vinificazione e ho frainteso quello che potevo fare. Ho usato un sacco di uva che non era affatto destinata a me,” confessò Olivia a Bianca.

Arrossì per la vergogna, ricordando la sicurezza – anzi, l'arroganza – con cui era entrata nell'edificio, con la mente da principiante carica di idee idiote e impraticabili per realizzare vini imbevibili.

"È terribile! Perché ti hanno lasciata da sola? Sanno che non hai esperienza,” disse Bianca in tono sconcertato, il che non fece sentire Olivia affatto meglio.

"Era la fine del periodo di crescita e Nadia, l'enologa, era impegnata per qualche settimana nell'altra nostra cantina, prima di partire per le vacanze. Ha detto che c'era del vino in eccedenza in alcune botti, e che potevo farci degli esperimenti e provare a creare dei blend.”

"Ok. Poi cos'è successo?" Bianca sembrava curiosa.

"Poi sono arrivate le ultime raccolte di uva. Erano destinate a vini specifici che facevano parte del piano di produzione annuale della cantina. Tutti sapevano come utilizzarle, ma siccome c'ero io lì, hanno pensato che fossi la responsabile e hanno ascoltato me, invece.”

Olivia ricordò la propria gioia quando le fu consegnata l'uva appena raccolta, l'ultima della vendemmia autunnale. Aveva pensato, nella sua ignoranza, che anche quella fosse a sua disposizione, e le era venuto un colpo di genio.

Anzi, un colpo di testa, ammise. Ognuno di quei vitigni era destinato a uno scopo specifico. L'uva Merlot per fare il Merlot. L'ultimo, prezioso raccolto di uva Sangiovese, che era stata scarsa quell’anno, per fare il Sangiovese. Le uve Nebbiolo per fare il Barolo.

E così via. Seppellì il viso tra le mani ricordando l'audacia delle sue azioni. Che idiota era stata.

"Ho fatto una scemenza. Le ho usate tutte. Ho sprecato l'uva destinata a centinaia di bottiglie di costoso vino per il mio ridicolo esperimento.”

"Oh, santo cielo!" Bianca sembrava preoccupata.

"Me ne sono resa conto solo oggi pomeriggio, quando Antonio – il più giovane dei tre fratelli Vescovi – è venuto a stilare un rapporto per Nadia, prima di partire per le vacanze. Era sconvolto. È praticamente fuggito quando ha scoperto quello che avevo fatto. Nadia ha un pessimo carattere, ed è la sorella maggiore.”

"Avrei paura anch'io,” convenne Bianca.

"Ho tentato di scrivere una mail a Marcello ma, parlando con te, inizio a chiedermi se non sarebbe meglio scusarmi di persona.”

"Sono d'accordo. È senz'altro meglio. Parlane con lui, mi sembra una buona idea.”

"Come vanno le cose al lavoro?"

Olivia sperava che sentire gli ultimi casini dell'agenzia pubblicitaria sarebbe stato abbastanza per distrarla dal preoccupante compito che l'aspettava ma, mentre lei e Bianca chiacchieravano, la sua mente continuò a tornare allo spaventoso faccia a faccia che ormai sovrastava il suo futuro.

Temeva di vedere la delusione negli occhi di Marcello mentre gli confessava le sue azioni incoscienti.


*

Il mattino seguente, la bufera era cessata. Attraverso la finestra della camera da letto di Olivia entrava una luce fresca e intensa. Si alzò dal letto piano piano per non disturbare Pirata, che dormiva accanto ai suoi piedi, e fissò il panorama.

Le ultime nuvole grigie si stavano dissipando, e il cielo del primo mattino sembrava di nuovo azzurro e amichevole. Olivia amava il modo in cui i raggi più bassi rendevano il paesaggio più suggestivo, con le ombre degli alberi più scure e più lunghe, e le colline e i campi di un verde più intenso e vivido. Solo ora si rendeva conto di quanto fosse stato arido a fine estate, polveroso e di un colore marrone dorato, bisognoso del nutrimento che avrebbero portato le piogge invernali. Olivia decise di andare al lavoro presto, per poter parlare con Marcello prima dell'arrivo di Nadia. Così lui avrebbe capito quanto fosse dispiaciuta e quanto ci tenesse a rimediare.

Magari, una volta che Nadia si fosse calmata, Olivia se la sarebbe cavata con un ammonimento e una decurtazione dello stipendio per rimediare ai danni economici che aveva causato.

Controllò le previsioni del tempo. Quel giorno non era prevista pioggia, il che significava che lei ed Erba potevano andare al lavoro a piedi e non dovevano usare il vecchio pick-up grigio della Fiat parcheggiato a fianco della fattoria.

Olivia aprì l'armadio di legno che aveva comprato in un negozio dell'usato e che aveva impiegato un fine settimana intero per levigare e verniciare. I toni caldi del legno naturale si sposavano perfettamente con la tonalità crema che aveva scelto per le pareti della camera da letto e le tende gialle. La combinazione di colori rendeva la stanza allegra e accogliente, adattandosi anche all'atmosfera della casa di campagna.

Scelse un abito elegante ma pratico per il lavoro, optando per pantaloni beige, stivali marroni e un top a maniche lunghe di una splendida tonalità di verde. Quindi afferrò la graziosa giacca verde e oro dal guardaroba e scese al piano di sotto.

Erba era già appollaiata sul davanzale della cucina, in attesa delle carote del mattino. Dopo avergliele servite nel cortile, che era pieno di erbe aromatiche che aveva piantato lei stessa, Olivia si fece una tazza di caffè. Poi giunse il momento di andare al lavoro, con Erba che la seguiva entusiasta saltellando.

L'elegante edificio in pietra della cantina La Leggenda, lavato dalla pioggia e privo della polvere estiva, emanava un bagliore color bronzo dorato sotto il sole mattutino. Mentre percorreva il vialetto lastricato, Olivia rimirò la piantagione di viti più vicina, sul pendio della collina. Si sentiva orgogliosa se pensava che lei lavorava già qui quando erano state piantate. Adesso le viti, che crescevano in fretta, avevano un aspetto robusto e sano. Anche quelle sembravano in ottima forma, anzi, ancora più rigogliose dopo la tempesta del giorno prima.

Olivia arrischiò un'occhiata alla cantina, prima di avvicinarsi all'ingresso ad arco della sala degustazioni.

Non c'era traccia di Nadia.

Forse sarebbe tornata al lavoro solo l'indomani. I miracoli accadevano, no?

Piuttosto la preoccupava il fatto che l'auto di Marcello non fosse nel parcheggio. Questo poteva significare che stava ispezionando i vigneti, o forse quella mattina lavorava nell'altra azienda vinicola vicino a Pisa. Doveva aspettarlo e essere pronta con le scuse non appena fosse apparso.

Entrando nella sala degustazioni, Olivia spalancò gli occhi. Sembrava che ci fosse un litigio in corso.

"Non, non, non, non!" gridava una voce dall'accento francese. "Come puoi permettere una cosa del genere? È sbagliato, sbagliato, sbagliatissimo. Inaccettabile!”

Olivia riconobbe la parlata di Jean-Pierre Pelletier, il suo nuovo assistente sommelier.

Con chi stava litigando, di prima mattina? Si domandò.

Affrettandosi all' interno per tentare di gestire la sfuriata di Jean-Pierre, Olivia si bloccò di colpo quando sentì l'altra persona replicare urlando.

"Io permetto tutto quello che mi pare. Sono io che comando, qui, e non ho intenzione di sentirmi dire cosa fare da qualcuno che è giovane e ignorante e che ha ancora la bocca sporca di latte!”

Olivia riconobbe la voce dal tono irascibile e l'accento italiano di Gabriella, la direttrice di sala del ristorante.

Gabriella era anche la ex di Marcello. Siccome Olivia aveva provato da subito una scintilla di attrazione per Marcello, e aveva la sensazione che la cosa fosse reciproca, immaginava che fosse per questo che a Gabriella non era piaciuta fin dall'inizio. In realtà, non era semplice antipatia, ma un astio velenoso. Gabriella aveva fatto del suo meglio per ostacolare il lavoro di Olivia e il suo futuro nella cantina.

Beh, era un vero peccato che Jean-Pierre la stesse innervosendo, giusto?

Olivia rallentò fino a camminare con passo tranquillo ed entrò, ascoltando con un pizzico di allegria la lite che continuava.

"Ignorante? Mio padre ha lavorato per dieci anni in uno dei più famosi ristoranti stellati Michelin di Parigi, e mi ha insegnato che il bicchiere per il vino rosso va posizionato alla sinistra del bicchiere per il vino bianco, in una apparecchiatura formale.”

Jean-Pierre non sembrava aggressivo, realizzò Olivia fermandosi per raddrizzare una delle schede di degustazione poste lungo il bancone di legno. Sembrava solo appassionato, come se non potesse sopportare che Gabriella si sbagliasse così clamorosamente.

"Nel nostro ristorante si fa diversamente,” sbottò Gabriella, e Olivia percepì dalla sua voce che era sulla difensiva. Sapeva che significava che Gabriella aveva perso e voleva solo avere l'ultima parola.

"Ebbene, lo fate in modo sbagliato!” gridò Jean-Pierre, e Olivia percepì nella sua voce un'autentica nota di esasperazione.

"Buongiorno, Jean-Pierre. Siamo pronti a cominciare la giornata?" disse, decidendo che intervenire in quel momento avrebbe permesso a Jean-Pierre di avere l'ultima parola, rovinando completamente la giornata di Gabriella.

Jean-Pierre tornò subito nella sala degustazioni, lasciando Gabriella frustrata e a bocca aperta, ancora in cerca di una risposta adeguata.

Snello, moro e appena ventunenne, Jean-Pierre era il candidato che Olivia aveva scelto tra i cinque aspiranti a entrare nel mondo della viticoltura.

Aveva scelto lui per la sua spiccata passione e per la sua indole espressiva. Il modo in cui aveva agitato le braccia in preda all'entusiasmo durante il suo colloquio le aveva ricordato Nadia. Olivia aveva ritenuto che fosse in sintonia con lo spirito italiano dell'azienda e che il suo entusiasmo lo avrebbe portato lontano.

Finora l'istinto di Olivia aveva avuto ragione, ma non aveva realizzato che avrebbe dovuto dedicare parecchie energie a mitigare i suoi burrascosi scoppi d'ira.

"Buongiorno, Olivia. Tutto è pronto per l'arrivo dei turisti. Stavo cercando di aiutare ad apparecchiare i tavoli di là" spiegò, rivolgendole un'occhiata ansiosa.

"La sala degustazioni mi sembra perfetta,” lo lodò Olivia. Provò un impeto di orgoglio osservando la spaziosa sala. Il lungo banco di degustazione luccicava, e le botti di legno esposte sotto il logo della cantina facevano da sfondo perfetto. Lo splendore dorato delle lettere simboleggiava il calore della loro accoglienza e dell'esperienza di degustazione che gli ospiti potevano sperimentare lì.

Le pareti erano rivestite da cartelloni incorniciati con la storia e i vini de La Leggenda, e sui tavoli c'erano dei nuovissimi opuscoli patinati con informazioni più dettagliate, pronti per essere sfogliati dagli ospiti.

Olivia ne andava fiera perché erano una sua creazione. Aveva da poco iniziato a occuparsi del marketing dell'azienda, oltre che del suo lavoro in sala degustazioni, e gli opuscoli erano uno dei modi in cui stava valorizzando il nome La Leggenda.

"Tutte le volte che noti qualcosa di sbagliato nel ristorante, assicurati di dirlo a Gabriella. Dopotutto, dobbiamo mantenere gli standard più alti in ogni settore,” aggiunse alzando la voce, nel caso Gabriella fosse in ascolto. Era sicura che lo fosse, e fu contenta di essere di nuovo in vantaggio su di lei. Ce n’era voluto di tempo.

Quando Marcello le aveva chiesto di assumere un nuovo assistente sommelier, Olivia aveva suggerito per primo Paolo, un cameriere del ristorante che dava una mano con piacere in sala degustazioni nei momenti di maggior affluenza.

Gabriella, però, l'aveva scavalcata, promuovendo subito Paolo a capo cameriere. Era una grande opportunità per l'affascinante studente, perché significava uno stipendio più alto e non dover più lucidare i bicchieri, compito che detestava.

Olivia era rimasta delusa, deducendo a ragione che Gabriella l'avesse fatto solo per farle un dispetto.

Adesso era contenta che Jean-Pierre, assunto poiché Paolo non era più disponibile, sembrasse possedere un'incredibile capacità di infastidire Gabriella. Non era la prima volta che si scontravano. Olivia non poteva fare a meno di provare una piacevole soddisfazione ogni volta che li sentiva alzare la voce. Sperava che questo servisse a mostrare a Gabriella che le azioni meschine potevano avere conseguenze indesiderate.

"Per le prossime settimane, abbiamo una sorpresa speciale per gli ospiti,” disse a Jean-Pierre. "Se scelgono il menu completo della degustazione, possono assaggiare il primo spumante Metodo Classico della cantina La Leggenda.”

Gli occhi di Jean-Pierre si illuminarono. Olivia aveva già constatato che lo spumante, e in particolare lo champagne francese, era il suo vino preferito.

"Mi fa piacere. Penso che questo spumante sia eccezionale,” si entusiasmò lui. "Sono certo che gli ospiti lo apprezzeranno.”

"È un trionfo della vinificazione,” concordò Olivia.

Il riferimento alla produzione del vino le provocò un nodo d'ansia alla bocca dello stomaco, ricordandole che l’aspettava un mondo di guai.

E, in quel momento, una voce penetrante risuonò dall'esterno della sala degustazioni.

"Olivia! Dov'è Olivia? Devo parlarle immediatamente.”

Il cuore di Olivia sprofondò fino al pavimento dalle piastrelle luccicanti. Con la coda dell'occhio, vide Gabriella appostata all'ingresso del ristorante con espressione bramosa, come se intuisse che per Olivia erano in arrivo dei guai.

Era arrivata Nadia.

Olivia non aveva avuto modo di scusarsi con Marcello e ormai quella possibilità era andata persa. Avrebbe dovuto affrontare tutto il peso della furia di Nadia, e il suo terribile errore sarebbe stato svelato a tutto il personale della cantina.




CAPITOLO TRE


"Olivia! Eccoti qui!”

Nadia irruppe nella sala degustazioni.

Nella mano destra teneva una caraffa di liquido rosa brillante. Con la sinistra gesticolava freneticamente.

Olivia provò una fitta di angoscia. Il vino era di un colore bellissimo, quasi come una gemma. Era una tragedia che qualcosa di così luminoso e dall'aspetto così bello fosse la sua rovina.

"Dov'è Marcello? È qui?” Chiese Nadia.

Olivia deglutì. Era peggio di quello che aveva pensato. Se Nadia voleva che Marcello fosse presente, significava che le azioni di Olivia erano davvero imperdonabili.

"Non so dove sia. Anch'io lo cercavo, perché…”

La sua voce si affievolì. Le scuse sincere che aveva preparato erano ormai superflue.

Nadia fece una smorfia. "Che peccato. Allora mi sa che dovremo discuterne io e te. E Jean-Pierre, naturalmente.” Il suo viso si illuminò, come se fosse contenta di vedere che il pubblico era più numeroso.

Olivia la guardò con sgomento.

Jean-Pierre? Perché coinvolgerlo nella vicenda? Nadia voleva lasciarla a casa e chiedere a Jean-Pierre di prendere il suo posto?

Arrischiando un'occhiata verso il ristorante, notò un'espressione di gioia maligna sul viso di Gabriella. La direttrice di sala era intenta a sbirciare dalla soglia, godendosi la situazione difficile di Olivia.

"Jean-Pierre, mon beau cheri" gli disse Nadia raggiante. Aveva preso subito in simpatia l'allampanato e schietto ragazzo francese. I due sembravano anime gemelle che avevano immediatamente riconosciuto nell'altro gli stessi tratti salienti della propria personalità. "Portaci dei bicchieri, merci beaucoup, jeune petit beau grand homme.”

Com'è che l'aveva chiamato? Giovane, piccolo, bello, alto uomo? Con la sua conoscenza rudimentale del francese, Olivia non sapeva dire se quella accozzaglia di parole fosse declinata correttamente. E pensava che neanche Nadia lo sapesse. L'enologa sembrava divertirsi a usare il suo terribile francese durante le conversazioni e, a parte qualche occasionale smorfia per il suo accento, Jean-Pierre non se la prendeva nel sentire la sua lingua madre straziata inconsapevolmente.

Anche se Olivia lavorava molto sul suo italiano e la sua padronanza della lingua migliorava di giorno in giorno, era ancora troppo timida per parlarlo, e non poteva che ammirare la spavalderia di Nadia nel tentativo di conversare in una lingua straniera.

Olivia guardò confusa Jean-Pierre sporgersi oltre il bancone e preparare tre bicchieri da degustazione con un gesto teatrale.

Nadia sorrise orgogliosa mentre versava una porzione di vino in ognuno dei calici.

"Jean-Pierre, assaggia questo. È il primo vino rosato della cantina La Leggenda, e l'ha realizzato il tuo capo!”

Sorrise raggiante a Olivia, che per poco non lasciò cadere il suo bicchiere per lo shock. Non stava andando come si era aspettata.

"È un vino ancora molto giovane, ma perfetto per il suo scopo, cioè essere venduto e gustato l'estate prossima. Perciò non richiederà ancora molta maturazione, prima di essere imbottigliato. Come puoi sentire, è un vero e proprio trionfo. Questo vino è più che eccellente, è superbo. Olivia, credo che grazie al tuo esperimento tu abbia creato un altro Miracolo: un vino che non avrebbe potuto funzionare, ma che invece ha funzionato, e che porterà alla nostra cantina un successo e un riconoscimento straordinari.”

Nadia prese un sorso, con aria incantata.

Olivia si aggrappò al bancone. Era grata per quel sostegno, perché si sentiva le gambe di gelatina.

Nadia adorava il suo vino? Che fine avevano fatto i guai che si era aspettata? L'enologa non sembrava affatto arrabbiata per la storia dell’uva. Per un momento, si chiese se stesse ancora dormendo nel suo letto e quello fosse solo uno strano sogno.

Agitò un piede per verificare.

No, non stava dormendo. In quel caso, Pirata le avrebbe artigliato il piede, svegliandola. E comunque, Jean-Pierre e Nadia stavano ancora discutendo della sua creazione.

"È delizioso” confermò Jean-Pierre. "Adoro un buon rosé. Un vino così moderno. E questo ne è un ottimo esempio. Un sapore delicato, complesso e molto gradevole.”

"Esattamente.” Nadia sbatté il palmo della mano sul bancone. "Per quanto riguarda le vendite, il rosato è il vino che cresce più velocemente, soprattutto nel mercato americano.”

"Come mai?” volle sapere Jean-Pierre. Olivia sapeva che era pronto a prendere appunti mentalmente per migliorare la propria conoscenza del vino.

"Alcuni ritengono che sia perché attira la generazione dei millennials, che lo adorano, mentre altri credono che sia perché oggi si producono molti vini rosati di buona qualità,” spiegò Nadia. "Trent'anni fa, erano una schifezza dolce e stucchevole, alla stregua di uno sciroppo per la tosse. Oggi, la maggior parte dei rosati sono secchi o semisecchi, e di qualità molto migliore. Inoltre, la bellissima colorazione è un ulteriore punto di forza.”

Alla fine, Olivia ebbe il coraggio di prendere un sorso del suo vino, inspirandone l'aroma fresco e floreale, con un accenno di melone. Era rimasta così compiaciuta del suo caratteristico e accattivante bouquet. Dopo averlo analizzato nuovamente, stabilì che possedeva ricche note di ciliegia, fragola ed erbe aromatiche, con un tocco di agrumi che forniva un gradevole retrogusto secco.

"Come si fa un rosato?” chiese Jean-Pierre. "Mescoli vino rosso e bianco insieme?”

Nadia alzò gli occhi al cielo con fare affettuoso.

"Quella non è una procedura ben vista; spesso è addirittura proibita. Il vino rosato è tradizionalmente ottenuto da uve rosse. Il colore suggestivo si ottiene lasciando le bucce degli acini per un tempo molto breve durante il processo di vinificazione: uno o due giorni soltanto.”

Olivia annuì. Aveva lasciato le bucce a contatto con il vino per ventiquattro ore.

"Per il vino rosso, le bucce vengono lasciate a contatto per molto più tempo,” continuò Nadia, gesticolando in modo espressivo per sottolineare l'importanza delle sue parole. "Il contatto più breve con le bucce dell'uva rossa permette di ottenere la magnifica sfumatura rosa di questo vino, donandogli un sapore delizioso, senza la tradizionale pesantezza di un rosso, che alcuni non apprezzano. Mentre i vini bianchi sono più specifici nell'abbinamento del menù, il rosato è un vino molto più versatile, che può essere gustato con qualsiasi cibo. Ecco, è terminata la tua lezione di oggi.”

Alzò il bicchiere in un brindisi a Olivia, che era ancora troppo sbalordita per dire una parola.

"Avevo intenzione di affrontare il Progetto Rosé l'anno prossimo, perché credevo che dovessimo produrre il nostro rosato principalmente da uve sangiovese, e quest'anno ne avevamo poche. Ma Olivia ha usato una miscela creativa di vitigni rossi. È stata così furba!” Nadia la fissò con ammirazione. "Ha miscelato e abbinato le ultime vendemmie della stagione, tra cui un po’ di Colorino a bacca nera, che ha conferito un colore brillante che non avevo mai visto prima.”

Infine, Olivia ritrovò la voce.

“Sono così sollevata che tu non sia arrabbiata con me. Non avevo capito che volevi che usassi solo l'uva che era nella sala di vinificazione, e non i nuovi raccolti. Quando Antonio ha detto che avevi già destinato le nuove uve a vini specifici, ho temuto di essere nei guai.”

Nadia scrollò le spalle.

"A prescindere da questo, con quelle poche uve non avremmo prodotto quantità significative di vino, erano semplicemente delle aggiunte. Combinate tra loro, invece, hanno prodotto quantità abbastanza alte di vino da permetterci di lanciare questo rosato sul mercato.”

Jean-Pierre sorseggiò con apprezzamento.

"È eccellente. Sono molto orgoglioso che il mio capo abbia realizzato questo vino.”

Sbirciando di nuovo verso il ristorante, vide Gabriella guardarla in cagnesco. Appena girò la testa, l'altra donna si allontanò dalla sua visuale, chiaramente delusa che Olivia non fosse stata rimproverata o addirittura licenziata.

Infine, Olivia si concesse di ammirare il colore brillante e luminoso della sua prima creazione senza sentirsi in colpa.

"Il tempismo è perfetto,” spiegò Nadia. "Il più importante critico di vini della Toscana, Raffaele di Maggio, questa settimana sarà in visita alla nostra cantina per degustare e valutare i nostri nuovi lanci, per cui potremo presentargli questo rosato. Una recensione favorevole sul suo sito web, Turismo del Vino in Toscana, darebbe a questo vino una spinta incredibile. È un uomo molto influente e il suo sito è diventato estremamente popolare.”

"Mi ricordo il suo nome,” disse Olivia. L'aveva sentito nominare da alcuni clienti, e sapeva che molti turisti seguivano il suo sito, che negli ultimi tempi sembrava aver guadagnato un pubblico enorme.

Provò un brivido nervoso e si rese conto di essere più intimidita che lusingata da quella notizia. Far recensire il suo rosato da un critico di così alto profilo era terrificante. Era già un miracolo che Nadia avesse adorato la sua nuova creazione, ma non era pronta per far testare il suo primo vino da un esperto rinomato. E se lui l’avesse pensata diversamente e non gli fosse piaciuto affatto?


*

Dopo qualche ora di duro lavoro, Olivia chiuse a chiave la sala degustazioni e uscì. Soffiava una brezza pungente e Olivia sapeva che una camminata a passo svelto per tornare a casa sarebbe servita a scaldarla.

Poi vide l'auto di Marcello dirigersi verso il vialetto sinuoso e si dimenticò completamente del freddo.

Il SUV si fermò sotto l'ulivo e Marcello ne uscì, evidentemente di fretta. Olivia provò una stretta al cuore. Sembrava che, dalla fine dell'estate, quando si erano lasciati andare ad alcuni momenti gloriosi di flirt e persino ad una gita in giornata a Pisa, la vita di Marcello fosse diventata sempre più frenetica. Aveva immaginato che l'inverno sarebbe stato un periodo più tranquillo per lui, invece non sembrava così.

Aveva sperato di potersi trattenere con lui a chiacchierare la sera, vicino al fuoco che bruciava nell'atrio della sala degustazioni nei giorni freddi. Aveva sognato anche qualcosa di più!

Naturalmente, anche lei era stata molto più impegnata del previsto. Oltre alla sua avventura nel campo della produzione di vino, il suo lavoro sul marketing dell'azienda vinicola aveva significato passare ore nell'ufficio in fondo al magazzino, lontana da tutti e con l'unica compagnia del suo computer portatile.

Marcello la vide e le sorrise, con i denti bianchi che risaltavano sul suo viso abbronzato e gli occhi azzurri calorosi.

A Olivia sembrò contento, ma anche imbarazzato, come se anche lui si rendesse conto che tra loro c'erano questioni che erano state trascurate.

"Olivia, è bello vederti. Nadia mi ha telefonato. Ha detto che hai creato un rosato che sarà un'aggiunta unica e vincente alla nostra offerta. Sono così orgoglioso di te.”

E pensare che soltanto il giorno prima era stata impegnata a scrivergli un messaggio di scuse, credendo di essere in guai seri. Olivia si sentiva stordita per come era cambiata la sua situazione.

"Grazie. Sono contenta che sia venuto bene, anche se è stata la fortuna del principiante.”

Aggiunse un pizzico di civetteria alle sue parole. Dopotutto, se era riuscita ad andare oltre i suoi sogni più sfrenati in un aspetto della sua vita, forse poteva riuscirci anche in un altro!

"Niente affatto. È merito della tua bravura,” rimarcò Marcello. “Non sottovalutare il tuo talento. Sono orgoglioso che avremo un nuovo vino così delizioso da offrire al nostro grande critico, quando arriverà.”

Olivia sentì lo stomaco stringersi al pensiero. Volendo trovare un argomento meno spaventoso, Olivia parlò in fretta.

"Hai finito di lavorare, per oggi? Hai programmi per la serata?"

Appena quelle parole le uscirono di bocca, Olivia desiderò potersele rimangiare, perché era sembrata fin troppo sfacciata. Praticamente aveva chiesto a Marcello se era libero quella sera. Non era proprio il caso. Olivia aveva deciso ormai da mesi che, se dovevano esserci risvolti romantici tra loro, la prima mossa dovesse farla il suo bellissimo capo. Non poteva essere lei a buttarsi, perché la posta in gioco era troppo alta. Se le cose fossero andate male, avrebbe potuto mettere a repentaglio il suo lavoro e il suo futuro nella cantina.

"Stasera ho una videoconferenza con un fornitore negli Stati Uniti.” disse Marcello sollevando un sopracciglio. "Il nuovo rosato sarà una notizia esaltante per la nostra discussione.”

Delusa, Olivia forzò un sorriso cortese. Non era quello che sperava sentirsi dire.

Poi però Marcello parlò di nuovo, questa volta in tono più civettuolo.

"A parte quello, mi gusterò un bicchiere di vino rosso e mi farò un piatto di pasta. Per stasera ho in programma un ragù al cinghiale. È un piatto tradizionale toscano delizioso, preparato con del cinghiale che attualmente è nel magazzino della macelleria del paese.”

"Cinghiale?" Chiese Olivia.

Marcello annuì. "Il cinghiale si riproduce in maniera prolifica, perciò ogni anno i cacciatori con licenza abbattono un numero limitato di esemplari in questa regione. In questo modo, vengono preservate le condizioni di vita dei branchi che vivono nei boschi, e i cinghiali non sono costretti a razziare i vigneti o le fattorie in cerca di cibo, cosa che ovviamente potrebbe essere pericolosa.”

"Davvero?” fece Olivia, affascinata. Cinghiali che vivevano nel bosco? Non lo sapeva!

"Preparo questo gustoso piatto nei mesi più freddi, quando la carne è di stagione. Sento che sono vicino al perfezionamento della ricetta. La prossima volta, magari, posso invitarti a provarla.”

A Olivia girava la testa. Era un invito. Cioè, non un invito diretto, ma almeno era un progresso.

"Mi piacerebbe molto,” rispose. "La mia cucina è piuttosto semplice, ma credo che il mio più grande successo finora sia lo stufato di pappa al pomodoro, a base di pane avanzato, fagioli e pomodori. Quando sarò riuscita a prepararlo bene, vorrei avere la tua opinione.”

"Ti prendo in parola,” promise Marcello. Fece un respiro profondo. "E nel frattempo…"

Il cuore di Olivia le balzò nel petto. C'era del potenziale nel modo in cui aveva pronunciato quelle parole. Si sentì fremere di eccitazione in previsione di quello che sarebbe potuto succedere.

Poi il telefono di Marcello squillò.

Con un cenno di scuse, controllò chi fosse prima di rispondere e si avviò rapidamente verso il suo ufficio.

Olivia sospirò delusa.

Erano stati a un passo dal mettersi d'accordo per un appuntamento. Ne era certa. E ora Marcello era stato distratto di nuovo, chissà per quanto tempo. Tutto ciò era straordinariamente frustrante, e Olivia cominciava a chiedersi se la loro storia d'amore in procinto di sbocciare sarebbe rimasta per sempre in stallo.

Con un sospiro frustrato, si voltò e si avviò lungo il vialetto, sentendo un familiare scalpiccio di zoccoli quando Erba si unì a lei.

Marcello non frequentava nessun'altra, concluse Olivia. Se lo era domandata in ansia molte volte nelle ultime settimane, ma aveva stabilito che non doveva essere così. Marcello era impegnato con il lavoro, che dal punto di vista finanziario era limitato, per via della recente espansione. Inoltre, Olivia intuì che aveva timore di rimanere coinvolto di nuovo in una relazione, soprattutto con una dipendente.

Dopo Gabriella, non poteva biasimarlo, pensò Olivia con risentimento.

Con sua grande sorpresa, quando arrivarono a casa, Erba non andò dritta nel fienile come faceva di solito, per aspettare il suo spuntino a base di erba medica dopo la passeggiata. Trotterellò invece fino all'enorme entrata, sbirciò all'interno, poi si allontanò dallo spazio buio, come se si fosse spaventata, e tornò saltellando verso Olivia.

"Che succede?" chiese alla capra, perplessa.

Poi gli occhi di Olivia si spalancarono quando sentì un rumore raschiante e dei tonfi provenire dall'interno del fienile.

Deglutì con forza.

C'era qualcuno, o qualcosa, lì dentro, ed Erba l'aveva percepito.

Olivia si avvicinò con cautela, ricordando quello che Marcello aveva detto a proposito dei cinghiali. E se uno di quegli animali aggressivi si fosse avventurato fuori dal bosco e si fosse trasferito nel suo futuro stabilimento di vinificazione?

Olivia cominciò a dubitare che andare a controllare fosse una decisione saggia. Poteva essere pericoloso.

Decise che, come minimo, dovese procurarsi avere un'arma. Per fortuna, la pala che aveva usato qualche giorno prima per piantare dei bulbi era ancora appoggiata al muro. Le sue abitudini disordinate si stavano dimostrando una benedizione, per una volta.

Olivia prese la pala e la brandì a due mani, come una mazza da baseball.

Mentre la sollevava in aria per testare la presa, una zolla di terra che era rimasta attaccata alla lama le cadde in testa.

"Dannazione,” mormorò Olivia, mentre il terriccio le scendeva sul viso. Ne aveva una bella quantità tra i capelli. Aveva sperato di passare una serata tranquilla. A quest'ora avrebbe già dato da mangiare a Erba e avrebbe dovuto iniziare a preparare la cena. Invece eccola qui, a farsi una doccia di terra mentre cercava di difendersi da un pericolo sconosciuto.

Olivia scrollò via la terra, sentendola sparpagliarsi sulle spalle mentre si avvicinava di soppiatto al fienile.

Si fermò all'entrata. Il rumore di raschiamento si era interrotto. Era un bene o un male? Non lo sapeva.

Improvvisamente, Olivia non riuscì più a sopportare la tensione. Si lanciò oltre la soglia, brandendo la pala sopra la testa e gridando: "Vieni fuori!"

Poi gridò spaventata quando si trovò faccia a faccia con una figura vestita di scuro che indossava un cappello a punta viola e aveva in mano una vanga.




CAPITOLO QUATTRO


"Aaaargh!" urlò terrorizzata la sagoma, lasciando cadere l'attrezzo e agitando le braccia mentre Olivia faceva un balzo all'indietro. La pala le scivolava nei palmi freddi e umidi e il cuore le batteva all'impazzata.

Tuttavia, quando i suoi occhi si abituarono al buio, si rese conto che non si trattava affatto di un intruso.

Era il suo amico Danilo, che viveva in una fattoria dall'altra parte del paesino.

Danilo la fissava con sgomento.

"Olivia. Che stai facendo? È piuttosto tardi e stavo venendo a cercarti.”

Olivia abbassò la pala, imbarazzata per aver ipotizzato il peggio.

Si ricordò che, l'ultima volta che avevano parlato, Danilo aveva detto che sarebbe passato ad aiutarla a sgomberare l'enorme cumulo di macerie nel fienile, appena ne avesse avuto il tempo.

Ed eccolo qui. Aveva parcheggiato il suo pick-up nel fienile, per questo non l'aveva visto, arrivando da fuori.

"Non… non capivo che rumore fosse,” bofonchiò.

Danilo fece un cenno di approvazione.

"Fai bene a stare attenta. La prossima volta ti manderò prima un messaggio.”

Olivia sospettava che stesse cercando di nascondere un sorriso. Aveva la sensazione che trovasse tutta quella scena esilarante, ma che stesse facendo di tutto per non lasciarglielo intuire.

Guardandolo meglio, poteva vedere i suoi occhi scuri sporgere per lo sforzo di trattenere le risate.

Quando si erano conosciuti, erano partiti con il piede sbagliato. Olivia si era offesa per la schiettezza di Danilo nel dirle che stava piantando male le viti. In effetti le aveva piantate male, ma pensava che avrebbe potuto dirlo in modo più educato.

Ora, intuì che Danilo si stava sforzando di non rovinare l'amicizia che si era creata tra loro, cercando di non far capire a Olivia quanto gli venisse da ridere.

Anche lei avrebbe fatto meglio a non ridere, decise, risucchiando in dentro le guance per evitare di essere colta da una risata improvvisa. Era meglio affrontare quell'imbarazzante malinteso con la serietà che nessuno dei due pensava meritasse.

"Vedo che hai i capelli viola,” disse Olivia, cambiando argomento e passando a qualcosa di più sicuro. Danilo le aveva spiegato che sua nipote, che seguiva un corso per parrucchieri, lo usava come modello, anche se era "vittima" la parola che Danilo usava più spesso per giustificare i suoi tagli e colori sempre diversi e all'ultima moda.

A Olivia piacevano quei colpi di luce viola. Erano accesi, ma si adattavano alla carnagione olivastra di Danilo, e il taglio era molto deciso.

"Già.” Danilo fece una smorfia. "Meglio del rosa, immagino.” La guardò perplesso. "Invece vedo che tu hai della terra tra i capelli.”

Entrambi rimasero in silenzio, consapevoli che rischiavano di tornare sull'argomento che erano riusciti ad accantonare.

"Se ti pieghi un po’, te la tolgo io,” si offrì Danilo, e Olivia si chinò con gratitudine in avanti, così che lui potesse toglierle la terra dai capelli.

"Hai trovato qualcosa di interessante, qui?" gli chiese.

"Ho portato dentro la macchina per fare luce,” spiegò Danilo. "Il fienile è molto buio e non volevo perdermi niente di importante.”

Olivia sospirò. "Comincio a pensare che quell’unica bottiglia di vino raro che ho trovato alla fine dell'estate sia l'unico reperto, e setacciare il resto della pila di detriti servirà solo a garantire che ci voglia un anno a finire, quando una ruspa potrebbe farlo in un giorno solo.”

Il fienile le procurava una certa frustrazione. Lei non era una persona paziente, anche se sapeva che la viticoltura le avrebbe insegnato la pazienza, anche con la forza, se necessario. Ma quelle macerie le pesavano sul cuore. Sembravano inutili. Un fienile luminoso e pulito sarebbe stato un passo avanti verso il suo sogno. Possibile che quel cumulo polveroso nascondesse reperti di inestimabile valore, o era tutto un enorme spreco di tempo?

"Sono certo che c'è molto altro da trovare,” insistette Danilo.

Olivia intuiva che Danilo era entusiasta di quella ricerca. Forse la vaga speranza offerta da quel cumulo di macerie aveva risvegliato in lui lo spirito del cacciatore di tesori.

Personalmente, Olivia confidava di più di trovare un tesoro nel magazzino chiuso a chiave nascosto tra gli alberi in cima alla collina, in un angolo sperduto degli otto ettari della tenuta.

Eppure, non aveva chiamato un fabbro, né aveva tentato di forzare la serratura, ma aveva deciso di aspettare per vedere se riusciva a trovare la chiave originale. Qualunque cosa ci fosse in quella stanza di solida pietra non sarebbe andata da nessuna parte, dopo essere rimasta chiusa lì per decenni. Qualche settimana in più non avrebbe fatto differenza.

Inoltre, Olivia si rese conto che considerava quel luogo segreto come il Magazzino di Schrodinger. Chiuso, era potenzialmente pieno di tesori. Aperto, poteva rivelarsi vuoto e deludente.

Per ora, era meglio occuparsi della pila di detriti, che era grande e visibile, e che ingombrava la sua stanza di vinificazione e doveva essere rimossa. Una volta eliminata, Olivia avrebbe preso una decisione sul magazzino. Almeno, se la chiave era tra le macerie, per allora sarebbe saltata fuori.

"Lavoriamo ancora un po’,” disse, sapendo che Danilo probabilmente avrebbe continuato comunque. "Domani è il mio giorno libero, quindi non mi importa anche se mi sporco. Inoltre, devo tenermi occupata, perché dopodomani c'è un famoso critico del posto in visita alla cantina. Gestisce un grande sito web, e recensirà il mio nuovo rosato. Mi sento già nervosa.”

"Raffaele di Maggio verrà da voi?" Stupita, Olivia vide Danilo accigliarsi, come se non la ritenesse una buona notizia. "Sono sicuro che amerà il tuo vino rosato,” aggiunse con enfasi, ma Olivia sospettava che stesse cercando di convincere se stesso, oltre che lei.

Adesso anche lei si era accigliata, turbata dalla strana reazione di Danilo, poi si rimboccò le maniche e iniziò a setacciare le macerie. Era un compito meticoloso e polveroso, ma Olivia doveva ammettere che il bagliore dei fanali rendeva tutto più facile.

"A-ha!” gridò, quando intravide il luccichio luminoso del vetro.

"Trovato qualcosa?" Danilo si precipitò a guardare.

Con attenzione, Olivia estrasse un grosso frammento dal tumulo.

"È solo un pezzo rotto,” disse delusa. "Per un attimo, ho pensato che sembrasse una bottiglia intera. Però si vede che era proprio una bottiglia. Guarda che forma strana. C'è tutto il collo, e parte del fianco.”

La sollevò verso la luce. Proveniva da una bottiglia dalla forma insolita, con una curvatura larga e svasata, ed era colorata di un verde scuro e screziato.

"Potrebbero esserci altri pezzi sepolti qui,” disse Danilo. "Magari sarà come mettere insieme le tessere di un puzzle.” Si accigliò pensieroso. "Ho un amico a Firenze che è un commerciante di vino e un esperto della storia locale. Forse lui saprebbe darci qualche informazione in più, anche solo da questo pezzo. Domani devo andare a Firenze a prendere delle maniglie di bronzo, magari posso sentire che dice.”

"Davvero? È molto gentile da parte tua,” disse Olivia.

Mentre osservavano insieme la bottiglia, Olivia si rese conto che le loro teste quasi si toccavano. I suoi capelli biondi dovevano fare il solletico a Danilo. A lui non sembrava dispiacere, e Olivia era contenta che avessero raggiunto un tale livello di disinvoltura reciproca.

Anche se la loro relazione era iniziata con il piede sbagliato, Olivia era entusiasta di poterlo considerare un buon amico. Era una persona così divertente. E quanto era raro avere un'amicizia rilassata e platonica con una persona del sesso opposto? Si considerava molto fortunata, e sperava che Danilo la pensasse allo stesso modo.

Non gli aveva ancora chiesto se aveva qualcuno di speciale nella sua vita. Olivia si appuntò mentalmente di domandarglielo al momento giusto.

Danilo si fermò, pulendosi le mani dalla polvere.

"Visto che domani è il tuo giorno libero, ti va di venire con me? Sono sicuro che potresti imparare qualcosa da un esperto di storia del vino, e potremmo anche visitare la città. Dovrebbe essere una bella giornata. Potremmo sfruttarla al meglio.”

Il cuore di Olivia si librò in volo. I suoi ambiziosi piani di esplorare la regione erano passati in secondo piano, nelle ultime settimane. La gestione del marketing della cantina e il lavoro nella sala degustazioni la tenevano molto occupata, e alla fattoria la lista delle sue faccende sembrava allungarsi costantemente. Ogni volta che arrivava alla porta d'ingresso, notava un nuovo dettaglio che richiedeva attenzione urgente. Proprio ieri, si era trattato dell'intelaiatura esterna della finestra del soggiorno. Il legno era marcito, e tutta la struttura, inclusi i vasi di fiori, era sbilenca. Se Olivia non l'avesse puntellata con delle assi, sarebbe potuta crollare.

Una giornata in compagnia di un amico era un'occasione da non perdere. Non solo sarebbe stato un piacere, ma l'avrebbe aiutata a superare le lunghe ore di apprensione prima della visita del critico. Era sicura che, in compagnia di Danilo, la giornata sarebbe volata via e non avrebbe avuto nemmeno il tempo di preoccuparsene.

"Mi piacerebbe molto,” accettò, e il volto di Danilo si illuminò alle sue parole.




CAPITOLO CINQUE


Alle nove del mattino seguente, Danilo accostò davanti al cancello d'ingresso di Olivia. Lei era in attesa di scorgere il suo pick-up e, non appena lo vide, scese di corsa al piano di sotto, salutando Erba, che stava appollaiata sulla finestra della camera da letto, a godersi il sole del mattino.

A Olivia venne in mente, mentre correva lungo il vialetto sterrato, che la predilezione della bestiola per quel davanzale poteva avere qualcosa a che fare col fatto che aveva quasi rischiato di crollare. Doveva rendere i davanzali e i balconi a prova di capra. Magari Danilo, che lavorava il legno per mestiere, poteva occuparsi di quel progetto quando aveva un po’ di tempo a disposizione.

"Buongiorno,” lo salutò mentre Danilo apriva la portiera.

Olivia salì in auto.

Aveva avvolto il frammento di vetro in uno spesso strato di fogli di giornale, prima di infilarlo in una sportina, che mise sul sedile posteriore del pick-up.

Gli interni rivestiti in pelle erano lindi e straordinariamente lussuosi. Poiché Danilo usava il mezzo per consegnare i suoi mobili finemente realizzati e altre creazioni artigianali, Olivia aveva dato per scontato che fosse pieno di segatura e di chiodi vaganti. Invece era tutto il contrario. Quel giorno avrebbe viaggiato con stile.

Danilo le passò un caffè.

"L'ho preso al forno. Che viaggio sarebbe, senza caffè?"

"È essenziale,” concordò Olivia, sorseggiando dalla tazza fumante.

Un ottimo caffè, e un'avventura nel capoluogo toscano da non perdere. Si stava già prospettando una giornata meravigliosa, decise, rilassandosi sul sedile e ammirando la campagna che sfrecciava fuori dai finestrini mentre Danilo accelerava sulla strada principale.

"Mia zia vive appena fuori Firenze,” spiegò Danilo. "Quando io e mia sorella eravamo più piccoli, passavamo i fine settimana a casa sua e andavamo in centro a visitare i monumenti. Ogni volta facevamo una strada diversa. Questo è il bello di questa città. È molto più piccola di quanto si possa pensare.”

"Si può percorrere tutta a piedi?" Chiese Olivia, sorpresa.

Ci vuole meno di un'ora per camminare da un lato all'altro del centro di Firenze. Certo, alla fine ci si mette di più, perché c'è molto da vedere lungo il percorso. Troppo per un solo giorno, quindi cercherò di ricordare cosa ci è piaciuto di più. Cosa vuoi vedere, Olivia?”

"Ponte Vecchio è sempre stato nella mia lista delle cose da vedere. E anche se non è in centro, desidero da tempo visitare il Castello del Trebbio. Se possiamo vederli entrambi oggi, lo annuncerò sui social media e pubblicherò le foto mentre siamo lì.”

Danilo sorrise.

"Sì, possiamo farlo. Mia sorella ha lavorato in una gioielleria a Ponte Vecchio. Ti faccio vedere il negozio dove ha fatto la commessa per un'estate.”

Olivia non poté fare a meno di sospirare d'invidia. Ma gli italiani almeno si rendevano conto di quanto fossero fortunati a vivere la propria vita in mezzo a tanta storia? Si chiese come dovesse essere trovare un lavoro estivo in una bottega che casualmente si trovava sul ponte più famoso del mondo.

"Per fortuna abbiamo evitato il traffico,” disse Danilo, accelerando in autostrada. "Prima delle nove di mattina, questa autostrada di solito è un caos.”

Danilo si infilò abilmente con il pick-up tra alcune auto più lente, per poi conquistare un posto nella corsia di sorpasso. Nel giro di pochi minuti, la città apparve in vista. Olivia scorse torrette e campanili, inondati dell'oro scintillante del sole del mattino, stagliarsi sul maestoso sfondo offerto dalle colline.

"A nord della città ci sono Fiesole e Settignano, due paesi molto panoramici,” disse Danilo, notando quanto Olivia fosse affascinata dal paesaggio che la circondava. "Essendo elevati, da entrambi si ha una vista panoramica di Firenze. Magari possiamo farci un salto, un altro giorno.”

"Credo di aver appena aggiunto altre due voci alla mia lista di luoghi da visitare,” disse Olivia. Sospettava che la lista potesse allungarsi di molto, con il passare delle ore.

Lasciata l'autostrada, Danilo attraversò un labirinto di strade sempre più strette.

"Ci fermiamo qui,” annunciò pochi minuti dopo, infilandosi in un posto che era appena stato liberato da un autobus turistico. "Se ci addentriamo oltre, c'è la zona a traffico limitato, dove si può guidare solo se si è in possesso di un permesso speciale.”

Parcheggiata l'auto, scesero. Danilo allungò una mano nel retro e prese un'elegante giacca di pelle marrone. Mentre se la sistemava sopra la maglietta bianca, Olivia non poté fare a meno di ammirare quanto fossero toniche e muscolose le sue braccia. Il suo amico era proprio in forma!

Naturalmente, non aveva motivo di indugiare sui suoi muscoli, visto che la loro amicizia era platonica. Era semplicemente un'osservazione casuale, si rammentò Olivia, distogliendo lo sguardo con qualche difficoltà, prendendo la propria giacca dall'auto e indossando gli occhiali da sole.

Non mancavano certo altri scenari da ammirare. Olivia trattenne il fiato davanti alla bellezza degli edifici in pietra che la circondavano, ricordando che Firenze era considerata la culla del Rinascimento. E questo non solo per la magnificenza della sua architettura, con le facciate decorate, le torrette e le guglie scenografiche, ma anche per i tesori culturali che custodiva al loro interno.

"Questo è un posto eccellente per uno spuntino a base di panini. Ci serve del cibo per avere energia prima del nostro tour, no?” Disse Danilo, avviandosi lungo la stretta strada acciottolata.

"Assolutamente,” concordò Olivia. Non si era resa conto che Danilo si sarebbe rivelato un compagno di viaggio così simile a lei. Olivia non era una che mangiava molto la mattina presto, quindi appena arrivati lì, stava già morendo di fame. Danilo fece strada verso un piccolo ristorante, grande poco più di un cubicolo, con quattro sgabelli stipati vicino al bancone.

"Salve, buongiorno,” salutò il proprietario. "Cosa vuoi mangiare?" chiese a Olivia.

Olivia esaminò il menù, contenta che la sua conoscenza della lingua italiana stesse migliorando. A colpo d'occhio, riconobbe le parole carciofi, pollo, peperoni arrosto e pomodori secchi.

"Quanto ti senti coraggiosa, oggi?” Chiese Danilo, con un sorriso sghembo. “Perché vedo che nel menù c'è il panino col lampredotto. È uno dei piatti più tradizionali di Firenze, ma devo avvisarti che è realizzato con lo stomaco di mucca.”

"Come? Lo stomaco di… ?" ripeté Olivia allarmata.

"Ha un sapore delizioso. Fidati di me. La carne è corposa, ma molto saporita.”

"Va bene,” accettò Olivia senza convinzione.

Cominciava a dubitare delle sue scelte di vita. Cosa avrebbe fatto se fosse stata immangiabile? Danilo si sarebbe offeso?

Quando il cibo fu servito, dovette ammettere che la carne racchiusa nel panino croccante non aveva un aspetto appetitoso. I bocconcini di carne pallidi e triangolari non erano per niente allettanti.

"Ehm,” balbettò, chiedendosi come avrebbe potuto rifiutare senza offenderlo.

"In Toscana è considerato un cibo consolatorio,” spiegò Danilo con un sorriso di incoraggiamento. "Nella nostra storia, con tanta gente povera in questa città, si usava ogni parte dell'animale. Alcuni cibi sono diventati una prelibatezza tradizionale e hanno resistito nei secoli. Annusa, su.”

Olivia annusò nervosamente e, con sua grande sorpresa, scoprì che l'aroma che emanava quel panino dall'aspetto strano faceva venire l'acquolina in bocca.

Fece un respiro profondo e addentò coraggiosamente il panino, sperando di non vomitare a getto sul pavimento dopo averne sentito il sapore. Sarebbe stato un avvio disastroso per la loro entusiasmante giornata.

Con suo grande sollievo e sorpresa, la carne era gommosa ma deliziosa. Un'esplosione di sapori le invase le papille gustative, un gusto ricco, corposo e diverso da qualsiasi cosa avesse mangiato finora.

Olivia provò a pensare cosa dovesse provare un contadino toscano vissuto centinaia di anni prima, tornando a casa dopo una lunga giornata di lavoro e sentendo l'odore di quella carne che cuoceva lentamente in pentola. Olivia poteva immaginare quanto quel cibo dovesse essere apprezzato per il gusto, oltre che per il ricco contenuto nutrizionale.

Ad ogni modo, era contenta di averlo provato e non fece per niente fatica a finire il panino fino all'ultimo boccone. Capì che Danilo era entusiasta della sua audacia.

"Adesso seguimi. In fondo alla strada c'è la Galleria dell'Accademia.”

Scesa dallo sgabello, Olivia uscì dal minuscolo locale e si mise a camminare accanto a Danilo. Poteva vedere una breve fila di persone che aspettavano davanti a una porta, ma non aveva idea di cosa ci fosse all' interno. La strada era stretta – cosa a cui Olivia stava già facendo l’abitudine, in quella città – e c'era una bandiera che sventolava fuori dall'ingresso.

"È qui che si trovano molte delle sculture più famose di Firenze, tra cui il David di Michelangelo,” disse Danilo.

Olivia trattenne il fiato. Non si sarebbe mai sognata di poter vedere quella statua dal vivo. Si era scordata che si trovava a Firenze.

"Lascia che compri io i biglietti,” si offrì, volendo contribuire al loro giro turistico.

Quando entrarono, rimase di nuovo senza fiato.

Davanti a lei c'era una scena che riconobbe come il Ratto delle Sabine.

"Questa è la Sala del Colosso,” le disse Danilo. "E questo è il modello in gesso della statua originale in marmo, realizzata dal Giambologna. Come sapresti anche tu a memoria se tua zia te l'avesse ripetuto venti volte fino a farti venire voglia di scappare per sempre, fu realizzato come esercizio di scultura. La sfida era formare un gruppo di tre figure vicine partendo da un unico, grande blocco di marmo. Questo è stato il primo esempio nella storia e ha richiesto un'enorme abilità.”

Olivia sarebbe potuta rimanere per ore ad ammirare le figure intrecciate, ipnotizzata dalla poesia del loro movimento, ma c'era molto altro da vedere, nella sala. Dipinti e pale d'altare rinascimentali ricoprivano le pareti, e Olivia si spostava da una all'altra, affascinata dalle storie che quelle opere d'arte raccontavano, e dallo scorcio sui secoli passati che era racchiuso all'interno delle loro stravaganti cornici.

"Il Cassone Adimari è un altro must di questa sala,” disse Danilo, indicando un'opera d'arte riccamente illustrata. "Si tratta di una scena di matrimonio, ambientata nel centro di Firenze, come si può ben vedere, poiché sullo sfondo è visibile il Battistero di San Giovanni Battista. È un'istantanea molto dettagliata della vita del primo Rinascimento, ed è per questo che è così famosa.”

"Gli abiti sono incredibili. I ricami. I cappelli!" esclamò Olivia, osservando da vicino la raffinatezza dei nobiluomini e delle nobildonne raffigurati nella scena.

"Prima di raggiungere la Tribuna, dove si può vedere il David di Michelangelo, attraverseremo la Galleria dei Prigioni. Qui ci sono i famosi Schiavi scolpiti da Michelangelo,” disse Danilo.

Entrando con entusiasmo nella lunga galleria, Olivia osservò con stupore le sculture incompiute. Credeva di capire perché la galleria si chiamasse così, dato che le statue sembravano imprigionate nelle loro basi di marmo. Ammirando le sculture, Olivia rimase colpita dal perfetto senso delle proporzioni dell'artista e dalla bellezza che era riuscito a infondere nel suo lavoro, seppur incompleto.

Naturalmente, il punto forte del tour fu la famosa statua del David, che, a quanto aveva appreso, era stata originariamente esposta all'aperto, salvo poi essere spostata all'interno nel 1873 per proteggerla da eventuali danni e dagli agenti atmosferici. Anche se l'aveva vista più volte in foto, ammirare quella statua immacolata alta cinque metri dal vivo, e poterci girare intorno e vederla da diverse angolazioni, completava al massimo l'esperienza di Olivia.

Avrebbe potuto dedicare un'intera giornata all'esplorazione di quel luogo incantato, ma Danilo la avvertì che, se voleva raggiungere le altre mete, era giunto il momento di lasciare la Galleria dell'Accademia.

"Dobbiamo fare un'altra fermata, prima di raggiungere Ponte Vecchio, perché c'è un altro museo che penso ti piacerà,” disse Danilo.

Uscendo dalla galleria, Olivia si avviò con energia. Danilo aveva ragione: quella città era fatta per essere esplorata a piedi. E i piedi si rivelarono essere il tema della loro prossima destinazione.

Scoppiò a ridere stupita, quando raggiunse l'ingresso del Museo Salvatore Ferragamo, dedicato alla storia delle scarpe e della moda.

"Solo in Italia,” esclamò sorridendo.

Apprese con stupore che il leggendario Salvatore Ferragamo, nato in una famiglia numerosa e povera, aveva realizzato il suo primo paio di scarpe per la sorella a soli nove anni e aveva aperto un negozio di scarpe all'età di tredici. Dopo essersi trasferito negli Stati Uniti, dove rimase per più di un decennio e divenne noto come "Calzolaio delle stelle,” tornò a Firenze e iniziò a creare scarpe per le donne più ricche e potenti del mondo.

L'interno era ancora più accattivante di quanto si aspettasse. Con un occhio di riguardo all'ambientalismo e alla sostenibilità, le calzature storiche esposte erano estremamente interessanti e comprendevano modelli di scarpe create e possedute da Ferragamo dal 1920 al 1960, così come scarpe dagli anni Sessanta ad oggi.

Ciò che più colpì Olivia fu il fatto che, nonostante la sua fama, Ferragamo non era soddisfatto di produrre scarpe belle da vedere ma strazianti da indossare. Di conseguenza, durante il suo soggiorno negli Stati Uniti, aveva seguito un corso universitario di anatomia. Osservando le splendide scarpe in mostra realizzate su misura per Marilyn Monroe, Greta Garbo e Audrey Hepburn, Olivia si domandò se rientrassero nella categoria "dolorose" o "comode.” Come sapeva fin troppo bene, non si poteva capire solo guardandole.

Dopo essere uscita dal museo, tutto ciò a cui Olivia riusciva a pensare era comprare scarpe, ma fortunatamente per il suo portafoglio, non ne ebbe il tempo, perché Danilo la condusse in un altro vicolo tortuoso e indicò davanti a loro.

"Ponte Vecchio,” disse.

Olivia osservò con stupore. Il pittoresco e panoramico ponte sembrava attraversato da un treno, solo che non era un treno, bensì file di botteghe molto affollate. Sopra un ponte!

"Questo è l'unico ponte rimasto intatto durante la seconda guerra mondiale,” spiegò Danilo.

Camminando sulla passerella ricoperta di pietre, Olivia aveva la sensazione di camminare attraverso la storia. Le file di negozi su entrambi i lati del ponte non lasciavano entrare molta luce, ma le vetrine erano illuminate e scintillanti di tesori e, guardando in alto, vide file di luci sospese lungo la stretta striscia di spazio aperto. Di notte, dovevano trasformare il ponte in una location da favola, pensò.

"I prezzi non sembrano così male,” disse lei, guardando una delicata catenina d'oro che aveva catturato la sua attenzione. "Sono più bassi che negli Stati Uniti. Immagino che si possano trovare questi oggetti più a buon mercato altrove.”

Guardò il cartellino del prezzo corrugando la fronte. Aveva fatto i conti giusti nel convertire gli euro in dollari? Era un ottimo affare o una fregatura? Erano un sacco di soldi da spendere, cosa che non poteva proprio permettersi, ma aveva agognato una catenina d'oro per anni.

"Puoi trovare gli stessi articoli a prezzi più convenienti altrove,” concordò Danilo, "ma così non li avrai comprati a Ponte Vecchio. In ogni caso, questo è quello che mia sorella diceva sempre ai turisti. Lavorava in quel negozio di fronte, e faceva molte vendite.”

"Ne sono certa,” disse Olivia. Era una logica indiscutibile. Se avesse comprato quel gioiello, avrebbe ricordato per sempre quella giornata speciale, e la straordinaria esperienza di fare shopping su quel ponte di pietra, con il viavai di turisti tutto intorno a lei e lo scintillio dei gioielli nelle vetrine luminose e invitanti.

"Devo farlo,” decise Olivia, entrando nel negozio. Dopotutto, aveva risparmiato molto, evitando di comprare le scarpe.

"Ottima decisione,” concordò Danilo, ammirando la catenina nella sua elegante scatola di velluto, mentre Olivia la portava al bancone. “È oro diciotto carati, come la maggior parte dell'oro venduto qui. Massima qualità.”

Olivia pagò con il cuore in gola. Era un grosso investimento, ma come poteva dire di no a qualcosa che aveva sognato per anni?

"Congratulazioni!” Danilo le cinse una spalla con il braccio mentre uscivano dal negozio.

Olivia si sentiva al settimo cielo. Che giornata incredibile. Una visita turistica che avrebbe ricordato per tutta la vita, e l'acquisto di un gioiello di cui avrebbe fatto tesoro per il resto dei suoi giorni. E non erano ancora arrivati al vero motivo del loro viaggio. Il peso leggero della busta che portava appesa al braccio le ricordò perché si trovavano qui.

"Il negozio del mio amico è in direzione sud, a pochi isolati dal fiume Arno,” spiegò Danilo. "Il negozio specializzato che produce maniglie in ottone si trova sulla stessa strada, quindi possiamo andare lì subito dopo. Vuoi andarci a piedi? Una volta prese le maniglie per i cassetti, possiamo prendere un taxi per tornare dove abbiamo parcheggiato.”

"Per me va bene camminare.”

Con entusiasmo seguì Danilo attraverso il labirinto di marciapiedi, notando che, lasciando il centro storico, stavano lasciando anche la mecca dei turisti. Improvvisamente, le strade erano di nuovo più tranquille e costeggiavano un parco, dirigendosi verso un edificio situato oltre.

"Begni, il mio amico, ha l'ufficio nel seminterrato. Ti piacerà, questo posto,” disse Danilo, spingendo la porta d'ingresso e scendendo una rampa di gradini di pietra.

Olivia lo seguì nel fresco locale debolmente illuminato con apprensione.

Si domandò se l'esperto sarebbe riuscito a identificare il frammento di vetro, e se questo le avrebbe fornito ulteriori informazioni sul misterioso passato della sua fattoria.




CAPITOLO SEI


Danilo bussò alla porta di legno in fondo alla scalinata. Due colpi in rapida successione, una pausa e poi altri due. La persona all’interno doveva già sapere chi aspettarsi, perché Olivia sentì gridare con gioia.

"Danilo!"

Un uomo robusto dai capelli corti e grigi aprì l’uscio e avvolse Danilo in un abbraccio, per poi stringere la mano di Olivia con calore.

"Begni, questa è la mia amica Olivia, che ha comprato la vecchia fattoria abbandonata sulla collina.”

"E stai facendo meravigliosi ritrovamenti?" le chiese Begni.

"Spero di sì,” rispose Olivia.

Seguendo Begni nella stanza luminosa, Olivia si accorse che erano entrati in una sorta di miniera dei tesori.

Sulla parete opposta erano allineati mobiletti dallo sportello in vetro, ognuno dei quali era aveva ripiani pieni di bottiglie, il cui vetro risplendeva alla luce di piccoli faretti. Le altre pareti erano ricoperte di poster e fotografie incorniciati, vecchi articoli di giornale e cataloghi.

"Begni possedeva un'enoteca in città,” spiegò Danilo. "L'ha venduta qualche anno fa e ha iniziato a seguire la sua passione, ovvero la storia enologica di questa regione. È la persona di riferimento per tutti gli antiquari e i rivenditori di vino, un consulente e uno storico con ottime conoscenze.”

Olivia poteva ben immaginare quanto potessero essere preziose informazioni del genere. Ma Begni sarebbe stato in grado di dare un senso al frammento di vetro dalla forma particolare ma così piccolo che Olivia aveva dissotterrato?

Tirò fuori dalla sportina il fagotto avvolto nella carta, rendendosi conto di quanto fosse leggero. Il vetro era quasi inesistente. Molto probabilmente sarebbe stata una richiesta infruttuosa, forse però quel guru avrebbe condiviso con lei un po’ delle sue conoscenze. Così sarebbe valsa ancora di più la pena andare fin lì.

"Mettilo qui, e vediamo cos’hai trovato,” disse Begni, indicando un tappetino bianco sul tavolo, con una luce posizionata al di sopra.

Olivia posò il frammento sul tappetino.

Usando una salvietta morbida imbevuta di un liquido dall'odore acre, Begni ripulì il frammento. Olivia rimase stupita dall'intensità del colore che rivelò. Nel bagliore della luce, il vetro screziato proiettava chiazze verde chiaro e scuro sul tappetino bianco.

Fischiettando tra sé, Begni allungò la mano sotto la scrivania e prese un enorme raccoglitore ad anelli. Esaminò i divisori in cartoncino, fino a trovare quello che voleva.

Quando raggiunse la pagina, il suo fischiettio si tramutò da melodia intonata a qualcosa che sembrava… sì, insomma, un fischio di apprezzamento.

Olivia si morse un labbro. Era in piedi accanto a Danilo, e le loro spalle si sfiorarono quando si chinarono in avanti per guardare. Avrebbe voluto stringerlo per mano. La situazione era snervante.

"Non l'avevo mai visto prima,” annunciò Begni in tono solenne.

"È un bene o un male?” domandò Olivia con voce flebile.

"È interessante,” disse l'uomo brizzolato, prima di sfogliare di nuovo il raccoglitore.

Poi tornò alla pagina iniziale e fece un cenno deciso.

"Sedetevi. Posso offrirvi un caffè?"

Danilo andò a prendere due sedie di legno, mentre Begni preparava il caffè con una Moka in acciaio inossidabile.

Lo versò nelle tazzine e passò loro la zuccheriera. Olivia mescolò e lo sorseggiò, assaporando il sapore dolce e deciso. Si stava abituando a bere l'espresso senza panna, solo con zucchero – la maggior parte degli italiani ci metteva parecchio zucchero.

"Hai acquistato un appezzamento di terreno molto interessante,” confermò Begni. "Danilo ha detto che hai già rinvenuto una bottiglia di vino intatta, vecchia di almeno un secolo.”

Olivia annuì. Quella storica bottiglia era stata la sua prima scoperta. L'aveva mandata da un antiquario per farne restaurare l'etichetta. Dopo di che, non era sicura di cosa ne avrebbe fatto. Poteva venderla, ma era tentata di tenerla. Dopotutto, faceva parte del patrimonio della sua tenuta.

"Questo frammento è molto più antico,” spiegò Begni. "Quindi comincerò col raccontarvi un po’ di storia su come veniva conservato del vino, per il mio amico Danilo, che ha bisogno di tutta la formazione possibile.”

Danilo sorrise, evidentemente divertito dalla presa in giro.

"I romani amavano il vino, naturalmente. E lo consumavano e vendevano in quantità tali che grandi botti di legno divennero il metodo preferito per la conservazione e il trasporto. Nel corso dei secoli, scoprirono per caso che la conservazione in botti di rovere migliorava il vino, ed è per questo che oggi molte annate vengono invecchiate nel legno di rovere.”

Olivia annuì, affascinata dai fatti storici che stava imparando. Danilo aveva ragione: si stava rivelando un incontro altamente istruttivo.

"Per quantità inferiori, le brocche di terracotta o i fiaschi di argilla – le anfore – erano le uniche alternative, ma erano difficili da trasportare e non adatte a un uso a lungo termine, per cui il vino veniva raramente conservato lì dentro per lunghi periodi di tempo.”

Olivia poteva immaginarlo.

"Ma sono stati i romani a inventare il vetro, no?" obiettò Danilo, e Begni annuì, sorridendo all'amico.

"Proprio così. Mi fa piacere che tu l'abbia chiesto. Perché non usare il vetro, visto che i romani l'avevano appena inventato, e che era perfetto per la conservazione del vino? Tu lo sai, Danilo?"

Danilo scosse la testa.

"E tu, Olivia?"

Per quanto si scervellasse, non riusciva a pensare a nessuna ragione. Scosse la testa, perplessa.

"Per comprendere come mai il vetro fosse un problema, dobbiamo analizzare la mente degli antichi romani. Erano pignoli per quanto riguardava l'ordine e la precisione. Guardate le loro mappe. Guardate le loro strade, i loro eserciti e le loro leggi. Tutto doveva essere uniforme, uniforme, uniforme!" Begni agitò scherzosamente un dito mentre parlava. "Nelle prime fasi della soffiatura del vetro, nulla era uniforme. Le bottiglie artigianali venivano fuori tutte di forme e dimensioni diverse. E questo, come si può ben immaginare, faceva impazzire i romani. Non c'era modo di capire quanto vino ci stesse in ogni bottiglia! Invece dell'ordine, c'era il caos totale. Nessuno poteva commerciare in modo equo, se ogni bottiglia era unica e conteneva quantità diverse. Non riuscivano proprio a sopportarlo, la cosa li mandava completamente fuori di testa!" Si picchiettò un dito sulla tempia. "Perciò vietarono la vendita del vino in bottiglie di vetro. E fu così per tutta l'epoca romana.”

Begni batté le mani, con l'aria divertita.

"Facciamo un salto in avanti fino al Seicento. Il vetro prodotto in quel periodo era più forte, più spesso, più scuro. Il vetro scuro, naturalmente, aiutava a proteggere il vino dalla luce solare.”

Begni riempì a tutti di nuovo la tazzina di caffè, mescolando con piacere lo zucchero nella sua, e proseguì.

"Lo champagne divenne possibile grazie a questo vetro più solido. Ci vuole molta resistenza per contenere le bollicine e, soprattutto, la curva alla base della bottiglia – la "picura" – deve essere profonda e spessa per proteggere dalla pressione prodotta dallo spumante. Altrimenti… boom! Esplode la bottiglia e addio champagne.”

Olivia annuì. Adesso che ci pensava, tutte le bottiglie di spumante avevano quella pronunciata rientranza sul fondo spesso e solido. Quindi faceva parte della struttura della bottiglia, per evitare che scoppiasse per la pressione del liquido contenuto all'interno!

Begni posò la tazzina e aprì il raccoglitore, indicando alcuni disegni.

"Le bottiglie come le conosciamo oggi cominciarono a essere realizzate nel diciassettesimo secolo. Come potete vedere, all'inizio erano spesse e tozze. Proprio all'antica, no?”

Olivia sorrise. Indubbiamente, i produttori di bottiglie credevano che le loro creazioni fossero il massimo dello stile.

"Cosa li ha spinti a renderle più slanciate?” indagò Olivia.

"Beh, all'epoca si usavano già i tappi di sughero, e il contatto del liquido con il sughero era essenziale per evitare che evaporasse. Perciò i produttori modificarono la forma delle bottiglie per poterle conservare sdraiate, in modo da consentire il contatto con il sughero. Ogni zona produceva bottiglie dalla forma distintiva per differenziare il proprio vino. La Borgognona, che oggi corrisponde alla forma inclinata della maggior parte delle bottiglie da vino bianco, il Bordeaux, la tipica bottiglia di vino rosso, con la spalla più alta e più larga. Il Porto, il Riesling… se ti faccio il nome dei vini, probabilmente riesci a pensare alla bottiglia in cui sono contenuti.”

Olivia annuì: ci riusciva.

Sbirciò di nuovo i disegni. L'illustrazione di Begni mostrava l'evoluzione delle bottiglie e le forme che avevano assunto nelle vare aree di produzione.

"E il frammento di bottiglia trovato da Olivia?” chiese Danilo.

Immersa com'era nella storia e nell'evoluzione delle bottiglie di vetro, Olivia si era quasi dimenticata la ragione della loro visita. Guardò di nuovo il luccicante frammento e, questa volta, riuscì a cogliere alcuni dettagli che Begni aveva spiegato.

"Il tuo frammento appartiene a una bottiglia di vino ‘a cipolla’, prodotta alla fine del Seicento.”

Olivia trattenne il fiato, così come Danilo. Quel frammento era davvero antico. Avrebbe voluto sapere come ci fosse finito nel suo vecchio fienile.

"È estremamente raro. Una bottiglia intatta di quest'epoca sarebbe un oggetto da collezione del valore di migliaia di dollari” proseguì Begni. "Se una bottiglia del genere dovesse essere trovata ancora chiusa, varrebbe molto di più.”

A quelle parole, Olivia si sentì motivata a tornare immediatamente alla fattoria per setacciare tra le macerie e dissotterrare tutti i tesori sepolti che potevano essere lì ad aspettarla.

"Ma questo frammento è diverso,” continuò Begni.

La speranza di Olivia frenò. Probabilmente il suo ritrovamento non valeva poi così tanto.

Poi però quasi cadde dalla sedia, quando Begni spiegò cosa intendesse.

"Il colore è ciò che lo distingue. Questo colore unico, marmorizzato, proviene da un lotto esclusivo di bottiglie realizzate appositamente per uno dei vigneti più importanti della zona. Abbiamo solo immagini, descrizioni e testimonianze; e ora, questo pezzo unico. A quanto ne sappiamo, non esiste più nemmeno una bottiglia. Se ne trovassi una, sarebbe una scoperta inestimabile.”

Danilo e Olivia si scambiarono sguardi stupiti e Olivia vide la propria incredulità riflessa negli occhi di lui.

"Chissà cosa dissotterrerete la prossima volta?" fece Begni. "Tenetemi aggiornato!"

"Ma certo, e grazie mille per tutte le informazioni" disse Olivia, alzandosi con riluttanza. "Vuoi tenere il frammento?”

"Sì, mi piacerebbe." L'esperto annuì. "Fornirà un'importante testimonianza storica, che ci aiuterà a capire l'industria vinicola di quella zona. E magari, un giorno, potremo ricomporre un'intera bottiglia, se la vostra ricerca fa progressi.”

"Lo spero,” disse Olivia.


*

Un'ora dopo aver lasciato lo scantinato di Begni, Olivia si trovava in un altro luogo sotterraneo. L'aria fredda le pizzicava la pelle mentre scendeva le scale, sfiorando con un braccio il muro di pietra liscia, pronta a esplorare le vecchie cantine dell'imponente Castello del Trebbio.

Mentre scendeva al buio, il suo telefono suonò e vide che era arrivato un messaggio di Charlotte.

Stava per leggerlo, quando la guida iniziò a spiegare la storia del castello. Desiderosa di non perdere nemmeno una parola, Olivia rimise il cellulare nella borsetta. Decise che avrebbe letto il messaggio più tardi.

"Nel dodicesimo secolo, questo castello apparteneva alla famiglia dei Pazzi. Questa famiglia si opponeva ai potenti Medici, che all'epoca dominavano la regione. Infatti, i Pazzi progettarono una congiura per uccidere i Medici proprio in questo castello,” spiegò la guida, sorridendo mentre spostava dietro le spalle la coda di cavallo. "Si dice che persino l'arcivescovo di Pisa facesse parte della congiura, dato che i Medici erano odiati da molti, e inoltre in tanti avrebbero tratto vantaggio dalla loro morte.”

Olivia sentì un brivido lungo la schiena che non aveva nulla a che fare con il freddo dei sotterranei. A quanto pareva, moventi malvagi e omicidi erano parte integrante della storia di quella zona. Mettendosi nei panni dei congiurati, si domandò se avessero discusso i loro piani proprio lì sotto, in quel freddo sotterraneo. La cosa le dava decisamente i brividi.

Fu grata del fatto che, mentre il gruppo si accalcava per ammirare da vicino gli antichi barattoli di olive in mostra, Danilo si tolse la giacca e gliela posò sulle spalle.

Olivia pensò a quanto fosse stato premuroso, ma temeva che adesso fosse lui ad avere freddo; però era grata per quello strato in più, che ancora emanava il suo calore corporeo.

"Inizialmente, il piano era di avvelenare i due fratelli Medici durante un banchetto, ma quando uno dei fratelli si ammalò, i cospiratori decisero di colpire il giorno dopo, durante la celebrazione della messa nel Duomo di Firenze. Nonostante il caos che si scatenò nella cattedrale quando i congiurati attaccarono con pugnali e spade, il piano omicida fallì. Uno dei fratelli Medici rimase ucciso, ma l'altro sopravvisse,” concluse la guida.

Dopo aver sentito la movimentata storia del castello, Olivia fu ben contenta di salire al piano superiore per cercare posto nella calda e accogliente sala degustazioni. Sfogliò un opuscolo, scoprendo che nel ventesimo secolo la tenuta era stata abbandonata ed era caduta in rovina.

Abbandonare un posto così magnifico? Com'era possibile? Olivia era scioccata. Ma del resto, anche la sua fattoria era stata abbandonata. Non ci viveva nessuno da decenni.

Lesse che negli anni Sessanta i nuovi proprietari avevano intrapreso un gigantesco lavoro di restauro degli edifici e dei terreni fatiscenti, riportando la tenuta a nuova vita come produttiva azienda vinicola e meta turistica. Il menù di degustazione comprendeva il magnifico Chianti e il famoso Blend Speciale Toscano e, per la gioia di Olivia, uno dei vini rossi invecchiati in anfora.

"Questo vino ha una bella consistenza corposa,” commentò Olivia. "Ne ordinerò sicuramente qualche bottiglia.”

"Immagino che l'argilla sia una via di mezzo tra l'acciaio e il rovere. Permette la maturazione e lo scambio d'aria, ma senza alcun sapore di legno. Rende il vino rosso molto insolito,” concordò Danilo.

Dal tavolo accanto, Olivia sentì per caso un nome familiare, mentre un gruppo di visitatori parlava del vino. Si mise in ascolto con crescente allarme.

"Non c'è da stupirsi che Raffaele di Maggio abbia dato a questo Chianti un giudizio così positivo,” diceva la donna più vicina. "È un vino veramente ben fatto.”

L'amica si avvicinò, annuendo con entusiasmo. "Sembra una persona molto esigente e non ci sono certo molti vini che gli siano piaciuti, di recente. In ogni caso, non ha paura di dire quando non gli piace un vino, ma sono d'accordo con lui sulla qualità di questo splendido rosso. Se non ci sono altre aziende vinicole raccomandate da lui qui in zona, allora forse possiamo passare il pomeriggio a fare shopping, invece.”

In un lampo, tutte le paure di Olivia riemersero, facendole torcere lo stomaco. Un attimo prima stava immaginando estasiata quale cibo si abbinasse meglio a quel vino, e l'unica sua preoccupazione era il pranzo. Adesso invece non credeva che sarebbe riuscita a mandar giù nemmeno un grissino.

Danilo la osservava con preoccupazione.

"Va tutto bene?”

"Sì, mi sto divertendo molto,” disse Olivia, sentendo lei stessa il fremito nella sua voce. Quel critico sembrava impossibile da accontentare! Voleva scappare! Siccome era impossibile, forse una passeggiata l'avrebbe distratta dalle sue preoccupazioni.

"Facciamo una passeggiata tra le vigne, prima di pranzo?”

"Buona idea,” accettò Danilo.

Fuori, lei e Danilo si fermarono per un momento sotto il caldo sole. Quel lato del castello era riparato dal vento, e aveva una splendida vista sui filari di vite.

Guardando le piantagioni verdeggianti che si estendevano a perdita d'occhio, si sentì rassicurata al pensiero che quello che vedeva era stato recuperato da una tenuta in rovina. Questo le dava speranza, cosa di cui aveva un disperato bisogno in quel momento.

"Oh, hai dimenticato la tua giacca nella sala degustazioni,” disse a Danilo.

"Meno male che te ne sei ricordata,” fece lui con gratitudine. "Faccio un salto a riprenderla. Tu resta qui al sole.”

Mentre Olivia lo aspettava in quel punto piacevolmente caldo, sentì delle voci quando una coppia si avvicinò lungo la scalinata. Olivia guardò la donna, captando il suo accento americano, mentre indicava il panorama che lei e Danilo avevano appena ammirato.

Era una donna minuta, dai capelli castani e dal fisico incredibilmente esile. Olivia aveva sempre desiderato avere le spalle piccole e un vitino di vespa come quello. Il problema era che la sua corporatura non era affatto così. Anche al massimo della magrezza, la gente le diceva che era ‘in forma’, ‘atletica’ oppure, peggio ancora, ‘in salute’. Nessuno le aveva mai fatto i complimenti per il punto vita e nessuno glieli avrebbe mai fatti.

L'uomo che cingeva con un braccio quel vitino sottile era girato di schiena e guardava i vigneti. Qualcosa nelle sue spalle spinse Olivia a guardarlo meglio. Perché le sembrava familiare? Lo conosceva?

L'uomo si girò, baciando la donna sui capelli castani perfettamente acconciati, e Olivia quasi cadde dalle scale per lo shock.

Era Matt, il suo ex fidanzato.




CAPITOLO SETTE


Mentre Olivia fissava la coppia, sbigottita, Matt la vide.

"Ehi, ciao!" esclamò.

Voleva apparire sorpreso, ma non lo era.

Un sospetto cominciò a farsi strada nella mente di Olivia, appena ricordò di aver annunciato sui social media che nel pomeriggio avrebbe visitato quel luogo storico.

Forse non si trattava di una coincidenza così casuale come aveva supposto all'inizio.

"Cosa ci fai qui?" volle sapere Olivia mentre lui saliva le scale verso di lei. La sua voce suonava stridula. Così non andava. Doveva mantenere il controllo in quella situazione inaudita.

"Che bello incontrarti! Sai, mi ero completamente dimenticato che ti fossi trasferita in Italia,” dichiarò Matt. "Cioè, proprio completamente. Questo particolare mi era completamente sfuggito di mente. Adesso che ti vedo qui, ovviamente, mi ricordo tutto. Che sorpresa. A proposito, questa è Xanthe, la mia nuova ragazza. Xanthe, lei è Olivia. Ti ho mai parlato di lei?"

La bella bocca di Xanthe si curvò in un sorriso.

"Piacere di conoscerti,” disse, tirando fuori il cellulare e controllandosi il rossetto prima di farsi qualche selfie con le viti e le colline sullo sfondo.

"Che viaggio romantico,” disse Matt a Xanthe, facendole scivolare un braccio dolcemente intorno alla minuscola vita.

I capelli scuri di Matt, striati di grigio sulle tempie, erano più lunghi e indossava una maglietta blu scuro che Olivia non gli aveva mai visto. Portava anche una corta barba ben curata alla moda, il che era un'altra novità. Per il suo lavoro di fund manager, si era sempre rasato in modo rigoroso, tenendo il viso pulitissimo, quindi forse il fatto che avesse barba e capelli più lunghi significava che era in vacanza. O magari non faceva più lo stesso lavoro. Che ne sapeva lei?

Il loro sgradevole ultimo incontro, la realizzazione che lui l'aveva tradita… tutto le stava tornando alla mente in vivide immagini in technicolor, come se quei ricordi fossero rimasti sepolti nella sua mente solo in superficie, pronti a tornare a galla. Ecco perché Charlotte le aveva inviato messaggi in continuazione. Evidentemente doveva aver imparato che Matt fosse in viaggio in Toscana, e aveva cercato di avvertire Olivia. Se solo avesse letto i suoi messaggi prima.

"Sei qui da sola, immagino?" disse Matt in tono compiaciuto. "O sei con un gruppo di turisti?"

Olivia esitò, non sapendo cosa dire, e sentendo le guance in fiamme perché Matt aveva indovinato che era ancora single.

Poi sentì una mano forte posarsi sulle sue spalle per poi scendere e prenderle delicatamente il braccio.

"È insieme a me,” disse Danilo con voce profonda e affettuosa, voltandosi verso Olivia e fissandola negli occhi come se fosse… ecco, come se fosse la bottiglia di vino invecchiato in anfora di cui entrambi si erano innamorati.

Olivia non poté fare a meno di notare, nonostante la sua sorpresa, che l'accento italiano di Danilo sembrava più calcato di quello che ricordava. E non si era ancora rimesso la giacca. Riusciva a sentire i forti muscoli del suo braccio contro il proprio.

Danilo le fece un rapido occhiolino con aria cospiratoria, e Olivia intuì che aveva capito la situazione e stava facendo del suo meglio per darle una mano.

L'aveva fatto in modo davvero astuto, pensò Olivia meravigliata. Non aveva detto nulla di falso, ma aveva semplicemente lasciato intendere che forse Matt si sbagliava e Olivia non era affatto single.

Entrambi si voltarono a guardare Matt, che stava sbattendo le palpebre velocemente. Sembrava disorientato dalla rapidità con cui le cose erano cambiate.

"Lui è Danilo,” disse Olivia, sperando che Matt non avesse notato la sua sorpresa per il comportamento dell’amico.

Olivia lo vide osservare i capelli di Danilo, perfettamente acconciati e dai colpi di luce viola. Improvvisamente, la capigliatura di Matt appariva trasandata, a confronto.

Provò un impeto di gioia quando lo vide passarsi una mano tra i capelli, insicuro, ma in realtà secondo lei era più concentrato a guardare i muscoli tonici di Danilo.

Matt si era sempre lamentato di non avere mai abbastanza tempo per la palestra, ricordò. Rimpiangeva di non aver ancora raggiunto l'agognato fisico da atleta, dovendosi accontentare del suo corpo snello ma poco tonico.

Olivia aveva pensato più volte che ne avrebbe avuto tutto il tempo, se non fosse stato così fissato a fare maratone di serie di fantascienza su Netflix sul suo enorme televisore a schermo piatto.

Per fortuna, un abito dal taglio elegante nascondeva numerosi difetti. Non c'era da stupirsi che Matt fosse un tutt'uno con i completi eleganti di Armani, realizzò Olivia.

"Ehm,” fece Matt.

Olivia lo vide tirare in dentro lo stomaco mentre attirava Xanthe più vicino. Xanthe lo guardò, inclinando il cellulare in modo che fossero inquadrati entrambi.

"Sorridi, tesoro,” disse a Matt.

Riprendendo la sua compostezza, le labbra di Matt si distesero in un sorriso.

"Che meravigliosa vacanza stiamo vivendo, amore. L'albergo a cinque stelle vale ogni centesimo che ho speso. Per non parlare del volo in prima classe. Ho sempre pensato che se devi viaggiare, meglio farlo con stile. Non riesco a immaginare un modo migliore per spendere il mio enorme bonus che rendendoti felice.”

"È stato indimenticabile. E siamo solo al secondo giorno!" esclamò Xanthe, mettendo via il cellulare e baciando Matt sul mento ispido.

"Ricorda che abbiamo ancora un sacco di shopping da fare,” le ricordò Matt in tono amorevole. "Ho promesso di comprarti un braccialetto d'oro, e poi dobbiamo dedicarci a qualche negozio di scarpe.”





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“Un libro veramente piacevole con una trama avvincente e intelligente, ravvivata da sorprendenti colpi di scena. Lo consiglio vivamente agli appassionati di storie di mistero ben scritte. Un ottimo modo per passare un freddo weekend, non rimarrete delusi!”. –Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (a proposito di Assassinio in Villa). INVECCHIATO PER IL CAOS (UN GIALLO INTIMO TRA I VIGNETI DELLA TOSCANA) è il terzo racconto della nuova intrigante serie di Cozy Mystery ambientata tra i vigneti della Toscana, dalla penna dell’autrice di #1 bestseller Fiona Grace. Tra le altre opere dell’autrice ricordiamo Assassinio in Villa (Libro #1), un #1 bestseller con oltre 100 recensioni da 5 stelle—Disponibile in free download!Olivia Glass, 34, si lascia alle spalle la sua vita frenetica a Chicago e rinuncia alla sicurezza della sua posizione da dirigente per trasferirsi in Toscana, determinata a realizzare il suo sogno di coltivare il suo vigneto e di vivere una vita semplice e spensierata… Olivia non sta più nella pelle all'idea di visitare per la prima volta Firenze, e la sua vita sentimentale sta finalmente iniziando a scaldarsi. Anche la sua vita professionale sta andando a gonfie vele, e il suo piccolo vigneto ha prodotto il suo primo vino artigianale. Tuttavia, quando viene ritrovato il cadavere di un famoso critico enologico che aveva espresso giudizi estremamente negativi sul suo vino, Olivia è costretta a difendersi da un'accusa di omicidio e a fare affidamento sulle sue capacità deduttive per risolvere il caso… E se una tranquilla vita in Toscana non facesse per Olivia? Era stata solo una fantasia?. Esilarante, un concentrato di paesaggi suggestivi, cibi e vini della tradizione, romanticismo ed eventi sconvolgenti. Un paesino di collina fa da sfondo ad uno sconcertante mistero, che Olivia e il suo adorabile amico a quattro zampe dovranno risolvere—INVECCHIATO PER IL CAOS è una storia accattivante, che vi lascerà col fiato sospeso, ma che vi farà anche ridere di gusto. Un libro impossibile da posare sul comodino prima di averlo finito… E ora sono disponibili anche il Libro #1 e il Libro#2 della serie – INVECCHIATO PER UN OMICIDIO e INVECCHIATO PER LA MORTE..

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