Книга - The House Of Angels

a
A

The House Of Angels
Emmanuelle Rain


Magdaline Spencer è una ragazza con una vita difficile alle spalle, una madre morta prematuramente ed un padre alcolizzato, che per pagare i propri debiti, la vende al miglior offerente.

A salvarla arriva Jessie Fitzpatrik, un angelo che per aiutarla rinuncia alle sue ali, promettendo però di non vederla mai più.

Grazie ai suoi poteri medianici, Magda entra in contatto con Mori, un angelo morto durante uno scontro con i demoni, che le chiede di avvertire del pericolo i suoi compagni della casa degli angeli.

Le strade di Magda e Jess si intrecceranno ancora una volta, sullo sfondo di una Chicago misteriosa, dove angeli e demoni la fanno da padroni, non visti, tra la gente… ma a complicare le cose arriva Billy, un demone, che infatuatosi della ragazza, non renderà la loro vita facile.







The house of angels

- Ancient soul -



Emmanuelle Rain



Ogni riferimento a persone vive o morte, o a fatti

realmente accaduti, è puramente casuale.


Milioni di creature spirituali si muovono, non viste, sulla Terra, quando siamo svegli come quando dormiamo.

John Milton




Capitolo 1


Anima antica



A Chicago faceva già abbastanza caldo per essere maggio. Certo, caldo era una parola grossa per quella città...

La ragazza dai capelli rossi, sudava leggermente nel suo parka leggero, così si tirò su le maniche anche se attribuiva quell'improvvisa sudorazione più alla situazione che al clima in sé, senza contare che aveva dovuto passare un’ora in metropolitana, per arrivare dal loop di Chicago a Cook county, dove si trovava la meta designata dal suo inaspettato compagno esoterico...

Non era la prima volta che le capitava di entrare in contatto con gli spiriti, ma era di certo la prima volta che qualcuno le chiedeva aiuto...

Fece un bel respiro profondo e si decise a suonare il campanello...

"Ok, ci siamo", le disse la voce nella sua testa...

"Sei sicuro che mi crederanno?".

Non era del tutto convinta di quello che stava per fare...

"Sì, non ti preoccupare".

"È più facile a dirsi che a farsi", sussurrò la ragazza.

"Tu ripeti solo quello che ti ho detto, vedrai che andrà tutto bene", la spronò la voce.

"Ormai sono qui...". Disse la ragazza stringendosi nelle spalle con noncuranza, ostentando una sicurezza che in realtà non aveva.



"Chi è?". Una voce maschile, un po' roca, le rispose al citofono.

"Di' qualcosa", le suggerì la voce che ormai già da un po' di giorni abitava la sua mente.

"Salve... io sono qui per conto di una persona che vuole aiutarvi".

Dall'altro lato solo silenzio...



"Ehi! Chi è che bussa a quest'ora?".

Un altro uomo, dal viso stanco, si avvicinò al monitor, per vedere chi aveva osato disturbare il suo meritato riposo, era ancora troppo presto per una visita di cortesia ,e guardando lo schermo si ritrovò davanti due grandi occhi verdi.

"Ma non è possibile! Guarda i suoi occhi, le anime come la sua sono rare, cosa vorrà da noi? Di solito gli antichi se ne stanno per i fatti loro", disse rivolto all'altro uomo dalla voce roca...

"Comunque già che è venuta fin qui, facciamola entrare e vediamo cosa vuole". Così dicendo, fece scattare la serratura del cancello per permetterle di entrare.



La ragazza s’incamminò su un sentiero mattonato, costeggiato da cespugli di prairie smoke, trillium e genziana, chiedendosi se fosse una buona idea infilarsi in casa di queste persone sconosciute.

"Non preoccuparti", la incoraggiò la voce.

"Sono uomini al servizio del bene, non ti faranno del male e comunque io non lo permetterò".

"E come pensi di fare, per curiosità? Sei solo una vocina tu... ".

"Volendo posso prendere possesso del tuo corpo, questo lo sai".

"No. Questo assolutamente non deve accadere, hai capito?".

La ragazza rabbrividì al solo pensiero.

Arrivata davanti all'enorme casa di mattoni rossicci che si ergeva su tre piani, si fermò un momento e poi salì i tre gradini. Il grande portone d'ingresso si aprì ancor prima di aver posato il dito sul campanello dorato...

"Prego, entra", la invitò l'uomo che le aveva risposto al citofono.

"È permesso?", fece un altro bel respiro, ed entrò.

"Così tu saresti qui per aiutarci?", le chiese l'uomo dal viso stanco, studiando questa ragazza minuta: era vestita in modo sportivo, e portava una giacca verde militare con le maniche arrotolate.

Aveva l’aspetto di una persona risoluta, concreta, ma anche fragile in quella giacca di almeno un paio di misure troppo grande.

"Beh! Se mai quella che ha bisogno di aiuto sei tu, sei un po’ gracilina...", la schernì l'uomo, ridendo.

La ragazza lo guardò, era moro con occhi color ambra, molto alto, ma a lei sembravano tutti alti... così si erse in tutto il suo metro e sessanta e lo guardò dritto in faccia, come per sfidarlo ad aggiungere altro.

"Io sono Magda, e sono qui perché Mori ha delle informazioni per voi".

"Mori è morto".

Fu l'uomo che aveva risposto al citofono, con la sua voce bassa, a parlare. Anche lui molto alto, con capelli castani e occhi verdi, tutti e due vestiti di nero dalla testa a i piedi... sembravano i membri di una qualche organizzazione segreta.

"Lo so che è morto, ed è questo il motivo per il quale posso parlare con lui... e non guardatemi così, non sono mica pazza, anche se sento le vocine nella testa...".

"No, non lo sei".

Il moro la guardò.

"Tu sei un'anima antica, l'ho capito appena ho visto i tuoi occhi".

"E a quanto pare sei anche una conoscitrice degli spiriti".

L'altro, con i capelli castani, era altrettanto serio...

"Cosa? Sapete che non ho capito niente di quello che avete detto, vero? Certo, almeno non mi avete mandata via senza prima avermi ascoltata, ed è già qualcosa".

"Io sono Terence", disse il moro puntandosi un dito contro, poi si rivolse verso l'altro uomo, dagli occhi verdi.

"E lui è Sante", questi le fece un cenno di saluto con la mano.

"Piacere di conoscervi".

Che strana sensazione mi danno questi due...

"Loro sono il bene, fidati", le disse Mori.

"Ora fatti dare una cartina dettagliata della zona".

"Allora! Mi servirebbe una cartina della città, così posso farvi vedere i luoghi in cui Mori ha notato una crescente attività nemica".

"La prendo io".

Alle sue spalle, appoggiati contro un arco che dava presumibilmente nella cucina o in una sala da pranzo, vide un uomo e una donna asiatici alti e magri, dai lunghi capelli neri e occhi a mandorla dello stesso colore.

"Benvenuta Magda, io sono Otohori e lei è Kira".

Magda rimase a fissarli.

"Wow! Siete bellissimi voi due".

Si portò le mani alla bocca, imbarazzata.

Non voleva dirlo ad alta voce, ma le era uscito di bocca senza che se ne rendesse conto.

"Oh! Scusate... però è vero, siete le creature più belle che abbia mai visto... non che voi due siate brutti… ok, lasciamo stare".

La ragazza diventò tutta rossa.

Nella stanza iniziarono tutti a ridere e l'atmosfera si alleggerì.

"Io dovrei andare al lavoro, quindi per favore potreste portarmi la cartina… al più presto?".

Che figuraccia, pensò Magda, e nella sua testa esplose una risata.

"Eccola".

Otohori la aprì sul grande tavolo all'angolo e Magda si avvicinò per vederla.

"Ok. Mori mi ha detto che ci sono tre zone molto frequentate dai vostri nemici, una è a diciassette chilometri da qui, pensa che abbiano una base a Kenwood, l'altra dista più o meno una quindicina di chilometri, nel South side, e secondo lui si stanno riunendo anche a Chinatown, ci sono due tizi, sempre gli stessi, che vanno lì ogni giovedì... eccole qui, qui e qui".

Così dicendo indicò i tre punti sulla cartina.

"Sei sicura?", le chiese Sante.

"Lui sembra sicuro, io personalmente non so nemmeno di cosa stiamo parlando".

"Bene, gli daremo un'occhiata. Ora puoi andare e grazie per avergli creduto".

Otohori le tese la mano e lei si ritrasse, facendo finta di non averla notata.

"Sono io a dover ringraziare voi per avermi ascoltata, altri si sarebbero fatti una bella risata, e mi avrebbero liquidata con qualche scusa".

"Ti capita spesso, Magda?".

La voce della donna era puro cristallo, la cosa più bella che avesse mai visto e sentito.

"Di non essere presa sul serio, intendo".

"Nemmeno troppo spesso, tutto sommato. Non vado in giro a spiattellare le mie capacità da sensitiva... ora devo andare, non posso far tardi al lavoro".

Aprì la borsa e ne estrasse un bigliettino che porse a Terence.

"Questo è il numero del negozio dove lavoro, in caso vi servisse ancora Mori, sembra si sia trasferito in pianta stabile nella mia testa. Ora vado, è stato un piacere conoscervi".

Fece per voltarsi verso l'uscita, quando vide entrare un uomo molto alto, sul metro e novanta, aveva capelli ed occhi scuri, ed era vestito da capo a piedi di nero, proprio come tutti gli altri.

Fu colpita da un ricordo doloroso come un pugno in pieno stomaco, barcollò leggermente guardandolo, senza capire subito il collegamento che c’era tra di loro.

"Stai bene?".

Sante le si avvicinò per aiutarla, ma lei lo fermò, con un gesto della mano.

"Sì... sì, io... sto bene", credo.

"Magda! Sei proprio tu?".

Non può essere! pensò Magda, oddio non può essere uno di quegli uomini…

"Io devo andare, adesso".

Disse uscendo il più in fretta possibile da quella casa.



"Jess?".

Questi si sentì chiamare da uno dei suoi compagni, ma era troppo stordito per prestargli attenzione e corse verso la ragazza dai capelli rossi.

"Magda aspetta".

Lei si fermò a metà del vialetto, non disse niente né si voltò a guardare l'uomo che l'aveva seguita fuori dalla grande casa.

"Aspetta per favore", disse Jess.

"Io... tu stai bene?", le chiese.

Magda si girò verso di lui guardandolo di sfuggita, non riusciva a decifrare la sua espressione. No, non era uno di loro.

"Io ti ho cercata tanto".

L'uomo la guardava con affetto e preoccupazione.

"Tu chi sei?", chiese Magda.

"Quando ti ho visto ho pensato che fossi uno degli uomini che... insomma uno di loro, ma non è così, vero? Non ricordo molto bene ma... non so perché mi sembra di conoscerti. Tu sei quello che mi ha portata via da quella casa?".

Jess si avvicinò alla ragazza allungando un braccio per sfiorarle la guancia, ma lei si spostò all'istante per non permettere quel contatto, e lui ritrasse la mano.

"Scusa, non mi piace essere toccata... ora devo proprio andare, è molto tardi".

Voltandosi s’incamminò verso il cancello, che si aprì subito permettendole di uscire.

"Jess? Torna dentro".

Otohori lo chiamò, ma lui non rispose, né si mosse.

"Dai vieni, sei appena rientrato, e devi riposarti".

Il ragazzo inspirò a fondo e con il capo chino girò sui tacchi ed entrò.

Oltrepassata la grande porta, trovò tutti gli abitanti della casa ad aspettarlo.

Fu Terence a prendere la parola.

"È lei, vero? ".

"Non voglio parlarne".

Jess si avviò verso la grande scalinata di marmo bianco, ma Sante gli si parò davanti.

"È per lei che hai perso le ali?".

"Sentite sono stanco, l'unica cosa che voglio, in questo momento, è fare una bella doccia e una bella dormita, non necessariamente in quest'ordine...".

Detto ciò, salì le scale puntando dritto verso la sua camera.

Non poteva crederci, finalmente l'aveva ritrovata.




Capitolo 2


Ricordi dal passato



Magda iniziò a correre appena il cancello si richiuse alle sue spalle, diretta verso la fermata della metropolitana che l'avrebbe portata al lavoro, il suo adorato lavoro. Tra tutti gli animali del negozio e il volontariato nei rifugi, aveva sempre le giornate piene, e questo era un bene, perché doveva tenere la mente sempre occupata per non cedere ai ricordi, non voleva pensare al passato e faceva di tutto per riuscirci.

Quel giorno però sarebbe stata dura. Arrivata al negozio, salutò il proprietario e si preparò ad affrontare la giornata.

"Ciao Magda, come va?".

Il proprietario del negozio era un uomo sulla cinquantina, con corti capelli biondi e un paio di occhi azzurri, nascosti dietro lenti dalla montatura argentata.

Mark era un bell'uomo e si manteneva bene per la sua età, ma quello che piaceva di più a Magda, oltre al fatto che fosse gay, il che le garantiva una certa tranquillità sul lavoro, era che amava sul serio quello che faceva, e non avrebbe mai venduto un animale solo per soldi: prima di effettuare una vendita si accertava sempre di come e dove venissero sistemati gli animali, e proprio come lei, non era un gran chiacchierone.

Di conseguenza, il rapporto tra loro era sereno e tranquillo…

"Magda ti senti bene?".

"Come scusa?".

La ragazza si riscosse dai pensieri che le turbinavano nella mente.

"Sì Mark, grazie. Sto bene e tu?".

"Benissimo, Nathan tornerà da Montreal fra pochi giorni, odio tutte queste conferenze...".

Bene, pensò Magda, avrebbero sicuramente fatto una bella cenetta romantica sul bordo piscina della loro grande villa...

"Vi darete alla pazza gioia, quando tornerà...", disse sorridendo.

"Ti va di venire a cena da noi, sabato prossimo?".

Mark la guardava con preoccupazione.

“Puoi anche portare un amico, se vuoi".

"Mi farebbe piacere, è da un po’ che non vedo Nathan".

Il compagno di Mark, di cinque anni più giovane di lui, aveva capelli lunghi color mogano e occhi verde chiaro, era un famoso chirurgo molto impegnato, estremamente divertente e pieno di fascino, non vedeva l'ora di rivederlo.

"Sì, mi ci vuole proprio un po’ di svago... ".

"È il nostro anniversario, il decimo... così abbiamo pensato di festeggiare".

"Dovresti comprargli un bel mazzo di rose rosse, a Nathan piacciono queste cose", caspita! Pensò Magda, dieci anni sono un bel po' di tempo...

"E anche una bella bottiglia di champagne, che berrete nell'idromassaggio… wow! Immagino già la scena".

Mark ridacchiò.

"Mi stupisci tesoro, non ti facevo così romantica".

"Non lo sono infatti, almeno per quanto mi riguarda, non voglio complicazioni io. Però mi piacciono le persone innamorate, e voi due siete proprio una bella coppia".

"Potresti innamorarti anche tu, se solo ti facessi una vita al di fuori di questo negozio e della tua casa... mi dici come farai ad incontrare qualcuno se non esci mai?".

"No grazie, sto bene così".

Già! Non ho molta scelta, comunque... non potrei mai stare con qualcuno, pensò.

Al solo pensiero di essere toccata le veniva la nausea...

"Ci sarà pur qualcuno degno della tua fiducia", le disse Mori.

"Ti dovrai pur avvicinare a qualcuno, prima o poi...".

"Ehi! Guarda un po’ chi c'è, non ti sentivo da un po’".

"Come scusa?", chiese Mark.

"No niente, stavo pensando ad alta voce... senti non è che posso prendermi una mezza giornata libera? Non mi sento troppo bene".

Mark la guardò con preoccupazione.

"Non ti sarai mica presa l'influenza? Gira in questo periodo".

"No no, mi fa solo un gran male la testa, niente che una bella aspirina e una dormita come si deve, non possano far sparire".

"Ok, vai pure se vuoi, oggi è lunedì e non ci sarà molta gente, in caso ti chiamo".

"Sicuro? Posso aspettare fino alla chiusura, mi prendo solo il pomeriggio".

"Ho detto che puoi andare, tranquilla. Per una volta non succede niente, rilassati e pensa solo a rimetterti in sesto".

"Grazie mille Mark, sei un tesoro".

Prese la giacca e la borsa e uscì dal negozio per andare a casa.

"Mori, ci sei?".

"Sì, sono qui, dove vuoi che vada... senti, come fai a conoscere Jess?".

Magda si fermò di colpo.

"Vuoi dirmi che non lo sai?".

"Perché dovrei saperlo?".

"Perché sei nella mia testa, sicuramente saprai molte cose di me, o sbaglio?".

"No, non è così che funziona, comunque non mi permetterei mai di spiare i tuoi ricordi, tanto più, da quello che ho capito, fai di tutto per nasconderli anche a te stessa... ".

"Mori! adesso basta parlare di me, non ho proprio niente da nascondere... comunque ti ringrazio, per non aver curiosato".



"Ehi! Jess, allora ti decidi a scendere? Il pranzo è pronto".

"Kira non rompere... non ho fame...".

Jess si passò una mano tra i folti capelli mossi, camminando avanti e indietro nella sua camera.

"Non ci credo ancora di averla ritrovata, sono stato così in pena in questi anni, devo andare da lei oggi stesso. Devo sapere come sta e cosa ha fatto in tutto questo tempo... ".

Parlando tra sé e sé, s’incamminò verso la doccia, aprì l'acqua, e quando fu a temperatura ci s’infilò sotto.

Insaponandosi sentì sotto le mani le due cicatrici sulle spalle, non aveva più le sue ali, ma ne era valsa la pena. Avrebbe perso volentieri anche una gamba o un braccio per salvarla, quello che le avevano fatto era indicibile: era stata violata e picchiata, tradita da colui che invece avrebbe dovuto proteggerla...

Le lacrime cominciarono a scendere giù sulle sue guance, lacrime di rabbia.

Avrebbe voluto uccidere tutti loro, se solo... se solo... ma non importa, era un angelo e gli angeli non uccidono, sono i loro nemici a fare queste cose.

Tecnicamente la ragazza non aveva un angelo custode, Magda aveva i suoi spiriti guida, e lui non avrebbe dovuto intromettersi nella sua vita, poiché lei, se pure inconsciamente, aveva rinnegato il suo Dio, ma era stato attratto da questa ragazza dagli occhi color giada, occhi di un altro tempo, che appartenevano sicuramente a un'anima antica, e si era lasciato catturare da lei, dai suoi capelli rossi, dal suo profumo di cannella e miele, da quella pelle così chiara da sembrare di porcellana. La spiava di notte mentre dormiva e la seguiva di giorno, e quando le cose precipitarono, non molto tempo dopo la morte di sua madre, lui non poté fare altro che cercare di aiutarla, anche a costo di sacrificarsi, anche a costo di sacrificare la sua natura di angelo. Ecco come aveva perso le ali... era caduto, ma lo avrebbe rifatto mille volte, per Magda avrebbe dato la sua vita.




Capitolo 3


Una tenue scia



Magda decise di andare prima al supermercato.

Aveva paura del tempo libero, che all'improvviso, si era ritrovata quel giorno. Tutto questo tempo per pensare non le avrebbe fatto bene, così comprò un bel po' di cose e decise che avrebbe passato il pomeriggio a cucinare: questa era un'attività che riusciva a calmarla, anche se non ci si dedicava quasi mai.

Dopo aver pagato, si avviò verso casa.

"Sai, ho uno strano presentimento, non so come spiegarlo… è come se stessi aspettando qualcosa".

"Magari è proprio quello che stai facendo", le rispose Mori.

"Tu dici? Staremo a vedere... intanto ci attende una noiosissima giornata da passare ai fornelli".

Entrata in casa trovò i suoi due gatti, uno grigio a pelo lungo e una nera con un bel pelo corto e lucido, a dormire sul divano, e il cane, un meticcio a pelo lungo nero e bianco, raggomitolato sul tappeto rosso.

"Ehi! Sono a casa", disse rivolta ai suoi animali, questi si misero subito sull'attenti e le andarono incontro.

"Sorpresa! Oggi staremo insieme un po’ più del solito, contenti?".

Giocò un po' con loro, distribuendo carezze e grattatine dietro le orecchie, dopodiché si preparò per fare una bella doccia e mettersi comoda...



"Ragazzi io esco, non so a che ora tornerò". Jess scese le scale, diretto al grande portone.

"Stai andando da lei, vero?", chiese Terence.

"Non sono affari vostri".

"Senti Jess, so che per te non è facile, ma non prendertela con noi", lo rimbeccò subito Sante.

"Scusa, hai ragione... non ci speravo più ormai. Dopo tutto questo tempo pensavo mi fosse passata, invece non è cambiato niente".

"Sai almeno dove cercarla?", gli chiese Otohori.

"Io potrei aiutarti, i tuoi poteri ormai sono limitati".

"No, ma in qualche modo la troverò, grazie lo stesso... ora vado".

Una volta uscito di casa, corse il più in fretta possibile verso il grande cancello di ferro battuto nero, questo si spalancò permettendogli di uscire e di seguire la tenue scia aurea lasciata da Magda. Tecnicamente non era più un angelo custode, e comunque non lo era mai stato per lei, ma nonostante tutto, sentiva un legame molto forte con la ragazza.

Seguendo il suo istinto prese il sentiero da lei percorso, fino ad arrivare in un quartiere non troppo pulito, alla periferia della città, fermandosi nei pressi di un negozio di animali.

"Beh! Questo era ovvio...", pensò, ricordando il suo amore per gli animali, e senza attendere oltre, entrò.

"Buon pomeriggio", lo salutò il negoziante.

"Salve. Magda non c'è?", chiese, scrutando il locale.

"No, si è presa mezza giornata di riposo, non si sentiva troppo bene. Sei un suo amico?".

"Sì", disse sfoderando il più amabile dei sorrisi.

"Piacere, io sono Mark, il suo capo", Il proprietario del negozio sorrise al nuovo arrivato.

Il negoziante era felice di sapere che Magda non si era estraniata del tutto dalla vita sociale...

"Piacere mio, mi chiamo Jess".

"La conosci da molto? Sono quasi tre anni che lavora da me, ma non l'ho mai vista con nessuno... ".

"Io non sono di qui", mentì l'angelo...

"Conosco Magda da molto, ancor prima che si trasferisse da queste parti, mi ha scritto che lavorava qui, così sono passato".

Jess si guardava intorno, apparentemente incuriosito dalla merce in vendita, sperava di risultare il più rilassato possibile.

"Visto che non c'è, proverò a passare la prossima volta che il lavoro mi riporterà in città...", speriamo che se la beva e mi dia il suo indirizzo.

"Perché non passi da lei? Tanto la troverai sicuramente a casa, non esce molto... ".

"Non ho il suo indirizzo, a dire il vero da quando si è trasferita in questa città, ci siamo tenuti in contatto tramite email e telefono, ho provato anche a chiamarla ma non risponde, magari sta riposando".

Chissà se gli avrebbe detto dove viveva Magda, si sarebbe risparmiato un sacco di tempo, visto che ne aveva sprecato già abbastanza per arrivare a quel punto.

"Aspetta...", Mark prese un foglio e una penna e scrisse l'indirizzo.

"Tieni, penso che un po' di compagnia le farà bene, mi è sembrata molto giù questa mattina".

Un così bel ragazzo non può che mettere di buon umore chiunque, pensò.

"Grazie Mark, sei molto gentile".

Così dicendo uscì e s’incamminò verso la casa di Magda.

Non sapeva nemmeno lui cosa le avrebbe detto, ma doveva comunque vederla. Non poteva perdere altro tempo, adesso che l'aveva ritrovata non l'avrebbe più lasciata andare.




Capitolo 4


Per non pensare



"Ecco fatto, la cheesecake è pronta, ora preparo anche i muffin che piacciono tanto a Nathan".

Magda era intenta a preparare una marea di dolci, solo per perder tempo e tenere la mente occupata. Non voleva ricordare...

"E dopo aver infornato i muffin, comincerò a preparare la cena", disse rivolta a nessuno in particolare.

Mentre tirava fuori gli ingredienti dal frigorifero, il suono del citofono la fece trasalire, si pulì le mani sul grembiule rosso e andò a rispondere.

"Chi è?".

"Magda, sono Jess".

"Jess?", il suo cuore cominciò a battere forte, per la sorpresa.

"Ci siamo incontrati questa mattina, ecco… io volevo sapere come stavi".

Jess non era sicuro su cosa dire, sperava solo che Magda lo lasciasse entrare.

Passarono alcuni secondi, che a lui sembrarono un'eternità, e finalmente sentì la serratura del portone scattare.

"Terzo piano", lo informò la ragazza.

Con il cuore in gola, l'angelo salì le scale e bussò alla sua porta.

"Arrivo, solo un secondo".

Che faccio adesso, sono un disastro, tutta sporca di farina...

"Ormai è fatta bambina!", disse Mori, ridacchiando.

"Non hai tempo per cambiarti, e poi così sei molto carina".

"Grazie tante per il sostegno".

"Magda? Mi fai entrare?".

"Sì, eccomi arrivo subito", aprì la porta e si ritrovò davanti, per la seconda volta, questo ragazzo altissimo, con quella sua bocca sensuale e gli occhi scuri...

"Ma cosa vado a pensare proprio ora", si disse sottovoce.

"Come scusa?", le chiese Jess.

"No niente... stai attento a non far uscire gli animali, entrando".

Un po' agitata andò verso la cucina.

"Ho appena fatto una cheesecake, ne vuoi?".

Jess seguì Magda nella sua piccola cucina rossa, con un minuscolo tavolo quadrato, di legno chiaro, proprio al centro.

"Sì grazie, a dire il vero ho un po' di fame, non mangio niente praticamente da ieri sera".

"Più o meno come me... vuoi del tè o del caffè?".

"Non preoccuparti per me, la torta andrà benissimo".

"Preparo il tè allora".

Magda sorrise all'uomo seduto nella sua cucina, sembrava ancora più in ansia di lei.

"Scusa per questa mattina, non volevo trattarti male, e solo che non mi aspettavo di vederti, ed è stato come tornare indietro nel tempo".

Andò ai fornelli e mise su il bollitore dell'acqua.

Jess rimase stupito, vedendo il suo sorriso dolce.

Questa ragazza si stava scusando con lui, anche se non ne aveva motivo... ma lei era sempre stata così: gentile e comprensiva. Evidentemente nemmeno gli orrori del passato l'avevano cambiata, e questo la rese ancora più cara al suo cuore.

Si disse che l'avrebbe protetta a qualsiasi costo, che per nessuna ragione al mondo, Magda avrebbe sofferto di nuovo.

"Non devi scusarti con me, avevi tutti i motivi per essere turbata, ed io non ho fatto niente per renderti le cose più facile".

"Sinceramente non mi va di parlarne, ok? Il passato è passato, non conta niente".

Andò al lavello, e per tenersi occupata ed evitare l’imbarazzo, cominciò a lavare le stoviglie usate per i dolci.

"Vuoi rimanere a cena? Stavo giusto pensando di preparare il riso alla cantonese".

"Non so … davvero, non voglio disturbare".

"Nessun disturbo, anzi mi farebbe piacere mangiare con qualcuno, una vota tanto".

Le sue orecchie diventarono subito rosse. "Naturalmente se non puoi, non importa. Suppongo tu abbia già altri impegni", si affrettò ad aggiungere, per non sembrare una pazza, alla disperata ricerca di compagnia.

"Ok".

Guardala, pensò l'angelo, è diventata tutta rossa. Era così bella, con i capelli ramati raccolti in modo disordinato e il grembiule tutto infarinato.

"Mi farebbe piacere rimanere a cena".

"Bene allora, tu mettiti pure comodo", gli porse la cheesecake e versò il tè in una tazza.

"Se vuoi puoi andare in salotto, il mio divano è comodissimo. Io intanto continuo a preparare".

Le sembrava strano avere un uomo per casa, eppure non si sentiva minacciata da lui, tutt'altro. Si sentiva stranamente confortata dalla sua presenza... dopo una quindicina di minuti andò in salotto e trovò Jess sul divano, con i due gatti in grembo e il cane ai suoi piedi...

"Scusa, mi dispiace, se ti danno fastidio posso...".

Jess non le fece finire la frase.

"Non mi danno fastidio, sono molto carini, e lui è proprio bello", le disse, indicando il gattone grigio a pelo lungo.

"Bene! è ora di fare le presentazioni...".

Magda Indicò i suoi animali.

"Questo peloso è Diego, la piccola pantera nera è Isabel, e il cane ai tuoi piedi si chiama Tristan … Jess ti presento la mia famiglia, tesorini vi presento Jess".

"Piacere di conoscervi... tesorini", disse Jess, ridendo.

"Ti piacciono proprio gli animali, vero?".

"Sì, è così. Sono dolci, morbidi e danno molte soddisfazioni, e soprattutto non hanno secondi fini".

Magda prese Diego tra le braccia e gli passò la mano nel folto pelo.

"Lui lo trovai sul ciglio della strada, era stato investito da un'auto, e lasciato lì a morire. Lo portai dal veterinario più che altro per porre fine alle sue sofferenze, invece, miracolo dei miracoli, questo micione testardo si riprese alla grande. Isabel l'ho trovata in un cassonetto, aveva ancora gli occhietti chiusi, e Tristan era un cane randagio... gli animali sono puri, sono così come li vediamo e io li rispetto per il loro coraggio e la loro lealtà".

"Anche tu sei come loro. Sei rimasta fedele a te stessa, nonostante tutto. Anche tu sei pura e coraggiosa".

"Io non sono pura né coraggiosa, tu non mi conosci abbastanza, per poter dire certe cose".

Così dicendo si avviò in cucina...

"Vado a finire di preparare la cena".

Magda stava tremando talmente tanto, da non riuscire a tenere niente in mano... si appoggiò al bancone, con la schiena rivolta verso il salotto, per nascondersi da Jess.

Fece dei bei respiri profondi, cercando di riacquistare un po' di calma, e quando le sembrò di aver recuperato almeno un briciolo di controllo, si rimise ai fornelli.

Si allungò verso il mobiletto in alto per prendere il riso, quando sentì una mano che le sfiorava il braccio e un corpo massiccio dietro di sé.

"Ti serve aiuto?", le chiese il ragazzo.

Magda scattò subito e si divincolò per mettere quanta più distanza quella piccola cucina consentiva tra i loro due corpi... con il cuore che le batteva forte nel petto e il respiro pesante, guardò spaventata quel magnifico ragazzo che ora stava di fronte a lei, con il pacco di riso in mano e uno sguardo davvero addolorato negli occhi scuri.

"Magda scusa, non era mia intenzione spaventarti, volevo solo aiutarti".

Si avvicinò, ma lei allungò un braccio tremante per tenerlo a distanza.

"Magda ti prego… devi credermi, non volevo spaventarti. Puoi fidarti di me".

"Va tutto bene", disse lei con voce flebile.

"Ti sei spaventato anche tu, vero? Oddio! ho i nervi a fior di pelle da questa mattina".

"Mi dispiace, io non volevo...".

"Non ci pensare Jess, va tutto bene, ero solo sovrappensiero, ecco tutto".

Con un cenno della testa gli indicò il piano cottura.

"Potresti versare il riso nella pentola, per favore?".

"Sì, ci penso io".

Jess era preoccupato per lei, gli faceva così male vederla tremare e, nonostante tutto, cercare di non farlo sentire in colpa... avrebbe voluto stringerla forte tra le braccia e tenerla così per sempre, ma lei non sembrava intenzionata a farsi avvicinare.

"Magda per favore guardami, io non ti farei mai del male, devi credermi. Preferirei morire piuttosto che farti soffrire".

"Smettila per favore, ti ho detto che sto bene, basta... e non guardarmi così, non ho bisogno della tua compassione".

"Io non ti compatisco, al contrario, ammiro la tua forza e ti rispetto".

"Basta per favore, con questa storia... tu non mi conosci, non sai niente di me. Come puoi dire di rispettarmi sapendo come mi sono lasciata usare da quegli uomini".

Le lacrime cominciarono a scendere sulle sue guance arrossate.

"Oddio, mi vergogno così tanto!".

"Dovrebbero essere loro a vergognarsi, non tu. Quelli sono solo feccia e non valgono niente".

"È colpa mia... tutta colpa mia".

Magda ormai piangeva senza ritegno, vergognandosi della propria debolezza.

"Come puoi dire una cosa del genere, tu non hai nessuna colpa".

Avrebbe voluto mettere le mani intorno al collo di tutte le persone, se così si potevano chiamare, che avevano fatto del male alla sua amata Magda.

"Sai, all'inizio opponevo resistenza, mi dibattevo cercando di sfuggirgli, lottavo con tutte le mie forze, ma questo portava solo altro dolore, e altra umiliazione".

Oh! Come si detestava in quel momento, non capiva perché si stesse mettendo così a nudo con lui.

"Ma dopo alcune settimane smisi di combattere, rimanevo li ferma, sperando solo che finisse tutto il prima possibile. Ero morta dentro e non cercavo più di difendermi, io... mi faccio così pena!".

Jess andò verso di lei e la strinse forte a sé, incurante dei suoi tentativi di allontanarlo, la tenne stretta finché non si calmò tra le sue braccia e ricambiò il suo gesto piangendo a dirotto come una bambina.

Il ragazzo aspettò che si sfogasse, e quando la sentì rilassarsi, la prese in braccio e la portò in camera.

La adagiò sul letto coprendola con una coperta trovata su una sedia.

Rimase lì a guardarla dormire, il volto, ora rilassato, era così dolce da fargli stringere il cuore.

Dio! Quanto l'amava... il tempo non aveva minimamente scalfito i suoi sentimenti.




Capitolo 5


Il confronto



Magda si svegliò la mattina dopo, sentendo un buonissimo aroma di caffè appena fatto e pancake caldi, stordita, si avviò verso la cucina e trovò Jess intento a preparare la colazione.

"Ehi! buongiorno", la salutò il ragazzo, guardandola da dietro la tavola.

"Ho pensato che avessi fame, ieri sera non abbiamo avuto modo di cenare".

Magda abbassò gli occhi.

"Scusa, mi dispiace tanto per ieri sera, non so davvero cosa mi sia preso… non c’era bisogni che restassi".

"Va tutto bene, non preoccuparti, il tuo divano non è male".

Jess la guardò esitare sulla soglia della cucina, incerta su cosa fare.

"Dai vieni, facciamo colazione", la spronò l'angelo.

"Che ore sono?", gli chiese la ragazza, insospettita.

"Le nove...".

"Cosa? Dovrei già essere a lavoro...".

"È tutto sistemato, hai la giornata libera".

"La giornata libera? E perché?".

"Ho chiamato Mark, ho trovato il numero nel tuo cellulare, scusa se ho curiosato, gli ho detto che sei stata male tutta la notte e che per questo ti sei addormentata tardissimo".

"Ma non posso mancare al lavoro".

"Mi ha detto lui di lasciarti dormire e di prendermi cura di te. Mi ha anche chiesto di andare da lui questo fine settimana, se vuoi naturalmente...".

A Jess piaceva molto questa situazione così intima, si chiedeva solo come la stesse vivendo lei.

"Non mi sono mai presa un giorno di ferie, e poi non è vero che sto male...", fece un gran sospiro e ci pensò un po’.

"Ok, ve bene, per una volta...".

Il ragazzo sorrise in maniera così aperta e naturale che le fece venir voglia di abbracciarlo...

Era da molto tempo che non si sentiva a suo agio tra le persone, nemmeno con Mark e Nathan si lasciava andare più di tanto... Jess era veramente diverso da tutti quelli che conosceva: era bello, gentile, e cosa inspiegabile, sembrava sinceramente preoccupato per lei.

"Che ne dici di mangiare, prima che si raffreddi tutto?", propose la ragazza.

"Certo, aspettavo solo te".

Magda si avvicinò e gli posò una mano sulla guancia, l'angelo rimase stupito.

"Grazie Jess".

"È solo una colazione. Certo! I miei pancake sono i migliori di tutta Chicago, ma non c'è bisogno che mi ringrazi..." tentò di minimizzare l'angelo.

Il contatto con la sua pelle, quel gesto volontario e intimo, lo fece sperare in qualcosa in cui, fino ad allora, non aveva nemmeno osato pensare.

Magari anche lei, con il tempo, si sarebbe avvicinata a lui...

"Non mi riferivo alla colazione… intendevo grazie per tutto, per ieri, per la colazione, per avermi salvata... per tutto".

Jess non sapeva cosa dire, lui non la vedeva esattamente allo stesso modo, se solo avesse agito prima... si limitò a versare il caffè e servire i pancake, su cui Magda mise una quantità esagerata di sciroppo d'acero...

Mangiarono in silenzio, poi Jess si alzò per sparecchiare.

"Lascia, faccio io".

"Niente da fare, ordini di Mark".

Prese i piatti e le tazze prima che lei potesse protestare di nuovo.

"Io devo andare adesso, i miei compagni si staranno preoccupando".

"Oh! Certo che sciocca, ti ho tenuto qui per tutto questo tempo, vai pure, io farò una doccia e poi andrò al rifugio".

"Posso rimanere se vuoi, devo solo fare una telefonata".

"No, sto bene, vai pure".

Magda sentì una stretta al petto, le avrebbe fatto piacere passare dell'altro tempo con lui.

"Ok, ci vediamo sabato allora, Mark mi ha detto di andare da lui verso le otto, sempre che a te vada bene".

"Non sei obbligato, lo sai, vero? Mark sa essere molto insistente quando vuole".

Anche dicendo così, sperava ardentemente che quel ragazzo così gentile, tornasse da lei al più presto.

"Nessun obbligo, mi fa piacere, Mark sembra un tipo a posto... ora vado, a presto Magda".

Il ragazzo si avviò alla porta, sperando che lei lo fermasse, e gli desse qualcosa tipo… un bacio per salutarlo, o qualcosa del genere...

Gli sembrava di essere tornato un adolescente...

"A sabato allora", sussurrò Magda, rimanendo a guardare Jess uscire dal suo appartamento.

"Mori ci sei?".

Non ci fu nessuna risposta.

"Mori?", lo chiamò ancora, in tono allarmato.

"Sono qui".

Magda si rilassò, ormai per lei Mori era diventato una presenza costante, un amico.

"Pensavo te ne fossi andato... non devi farlo, vero?".

"No, non ancora comunque, ma prima o poi dovrò lasciarti".

"C'è qualcosa che non va? Mi sembri preoccupato".

"Io non sapevo niente del tuo passato, avevo capito che c'era qualcosa di brutto, visto come tendi a nascondere le tue emozioni e i tuoi ricordi, ma non immaginavo fino a che punto...".

"Mori... non fa niente, sul serio. Ormai sono passati molti anni, non voglio farmi ostacolare da quello che mi è capitato, le persone che conosco e che incontrerò non sono le stesse che mi hanno fatto del male, non ho mai confuso loro con le altre, e non comincerò adesso, quindi non pensarci, ok? Io sto bene".

Ed era vero, in qualche modo si sentiva un po’ meno sporca, un po' meno vuota, di come si sentisse il giorno prima.

"Avere un confronto con qualcosa che riguarda il mio passato, e sfogarmi con Jess, mi ha fatto superare un po’ dello smarrimento che provavo...".

"Sai Magda, Jess ha ragione, tu meriti rispetto, mi sarebbe piaciuto conoscerti in circostanze diverse dalla mia morte...

"Sarebbe piaciuto anche a me, conoscerti da vivo".



Magda passò la mattinata al rifugio per prendersi cura dei cani e dei gatti che si trovavano lì, poi verso le quattro del pomeriggio tornò a casa, mangiò un po’ di frutta al volo e si buttò sotto la doccia.

Era eccitata come non le capitava da molto tempo, e già pensava al sabato, quando lei e Jess si sarebbero rivisti.

Chissà se l’accompagnava solo per educazione o magari perché era interessato a lei...

"Bambina, quel ragazzo è cotto di te". Proruppe Mori nella sua mente.

"No, non credo, è solo gentile, tutto qua". Effettivamente un po' ci sperava, anche se era spaventata da un'eventualità simile, dell'intimità che si sarebbe sicuramente venuta a creare, se si fossero avvicinati di più...

"Non so se sono pronta per una cosa del genere...".

Mentre si asciugava i capelli sentì il campanello, ed andò al citofono.

"Chi è?".

"Sono Jess".

Magda aprì la porta e attese che Jess entrasse.

"Ciao". Disse il ragazzo, con un gran sorriso stampato sul viso.

"Ciao".

Rispose lei, altrettanto contenta di vederlo.

"Scusa se sono arrivato senza preavviso, ma non avevo niente da fare, così ho pensato di passare da te, ecco … sempre se non hai altri impegni".

Sperava ardentemente di no...

"Dai entra, io finisco di prepararmi, tu fai come se fossi a casa tua".

"Coccolerò Diego allora, credo di essergli simpatico".

"Penso che tu stia simpatico a tutti in questa casa... meglio che vada a prepararmi".

"Sul serio lo pensi?", Jess era contento di quel suo commento,

"Ti sono simpatico?", e sono proprio un imbranato quando sto con lei, sembro avere quindici anni invece dei miei quasi centosessanta...

Magda diventò tutta rossa.

"Sì, beh! Ecco... in caso contrario non saresti nel mio appartamento... comunque ora vado a finire di prepararmi".

Jess guardò quella ragazza così dolce diventare tutta rossa, è provò uno strano sentimento, come di possesso, voleva che lei arrossisse solo per lui... e cominciava a pensare anche ad altri modi per farla arrossire, ma questo non andava per niente bene, non con lei.

Sicuramente l'ultima cosa che Magda desiderava, era suscitare certi pensieri in un uomo e, a dire il vero, non era nemmeno da lui, non gli interessava più di tanto il sesso... almeno fino a quel momento.




Capitolo 6


Incomprensioni



Magda uscì dalla sua stanza e andò da Jess, che era tutto preso dai suoi animali, certo che era veramente bello, pensò. Sicuramente un ragazzo così non poteva essere interessato minimamente a una come lei.

Sentendola entrare nel salotto, il ragazzo si girò e rimase senza fiato: aveva i capelli ramati, portati sciolti sulle spalle, jeans chiari e una camicia verde militare con le maniche arrotolate. Era bellissima, anche nella sua semplicità.

"Pensavo di andare a mangiare qualcosa fuori", propose Magda.

"Offro io naturalmente. Così mi farò perdonare per la mancata cena di ieri sera".

"Sei così... bella!", le disse Jess, guardandola negli occhi.

Magda fu attraversata da un brivido e si sentì improvvisamente a disagio, non era proprio paura ma ci andava vicino, anche se sapeva che Jess non le avrebbe mai fatto niente, contro la sua volontà.

Quelle parole la portarono indietro nel tempo, a quando era segregata in quella stanza, legata come un animale alla mercé dei suoi aguzzini. Quanti di loro le avevano detto quella frase, specialmente il primo, quello che aveva preso la sua verginità, pagando profumatamente suo padre per averla.

Oddio! Le veniva da vomitare a sentire quelle mani su di sé, quel respiro sulla pelle... aveva cercato con tutte le sue forze di lottare, ma lui l'aveva picchiata e poi immobilizzata per poterla violentare.

Una volta finito l'aveva derisa e umiliata, e ridendo aveva detto a suo padre che era stato proprio un buon affare, la migliore scopata della sua vita.

Suo padre... quell'uomo, sangue del suo sangue, l'aveva venduta al miglior offerente per poter pagare i propri debiti.

Lo odiava con tutto il cuore…

"Sarà meglio andare, non voglio fare troppo tardi".

"Qualcosa non va? Ti senti poco bene?". Jess fece per toccarle la spalla, ma lei si ritrasse di scatto.

"Scusami Jess, non volevo".

"Non preoccuparti, va tutto bene".

Poteva immaginare quello che doveva passare nella testa della ragazza, avrebbe solo voluto prendere su di sé almeno un po’ del suo dolore...



"La macchina è qui vicino".

Le disse, tirando fuori le chiavi dalla tasca dei pantaloni.

Magda vide una bellissima jeep nera lampeggiare.

"Andiamo a piedi, ti va? Vorrei camminare un po’".

Mentre Magda faceva strada, Jess pensava a come poter arrivare al cuore della ragazza, a come conquistare la sua fiducia, voleva almeno esserle amico.

"Eccoci, siamo quasi arrivati", lo informò Magda, fermandosi.

Jess si guardò intorno, e vide, a poca distanza da loro, un ristorante.

"Messicano! Sul serio?".

"Non ti piace? Ma dai! piace a tutti...".

"Sì, mi piace… e solo che non mi sembravi un tipo da cibo messicano".

"Invece lo adoro".

"Perfetto!", disse il ragazzo, sorridendo.

"Entriamo allora".

Era felice di vederla così rilassata, dopo la tensione avvertita poco prima di uscire.

Una volta entrati, furono intercettati da una cameriera, che li condusse ad un tavolo per due.

"Cosa ci facevi alla villa, ieri mattina?".

"Non te l'hanno detto i tuoi compagni?".

"Non comunichiamo molto ultimamente, loro vogliono sapere ed io non voglio parlare...".

"Già, ti capisco... comunque sono venuta da voi, perché Mori mi ha chiesto di farlo...

"Mori? È morto quasi un anno fa", le disse il ragazzo guardandola.

"Come fai a conoscerlo?".

Magda si muoveva nervosa sulla sedia, non sapeva se rivelare le sue capacità a Jess, ma d'altro canto aveva già detto tutto ai suoi compagni.

Quindi era solo questione di tempo...

"Ecco, lo so che potrà sembrarti strano quello che sto per dire, ma è la verità: io sento delle cose, delle presenze, ed ogni tanto capita che qualcuno si metta in contatto con me".

Il ragazzo non batté ciglio, quindi Magda si tranquillizzò un po'.

"Sei una conoscitrice degli spiriti".

"Anche gli altri hanno detto la stessa cosa... non so se sono una conoscitrice, come dite voi, e solo che, ogni tanto, mi capita di sentire qualcosa...".

Furono interrotti dalla cameriera che portò loro i menù...

"Passerò tra poco a prendere le ordinazioni, posso portarvi qualcosa da bere, intanto?".

Magda chiese una diet coke.

"Anche per me, grazie", le disse Jess.

In realtà avrebbe preso volentieri una birra, ma non sapeva se la cosa potesse darle fastidio, visti i precedenti del padre con l'alcol...

"Bene, torno tra poco allora", si congedò la cameriera.

Jess guardava Magda leggere il menù, chiedendosi se fosse il caso o no di chiederle degli anni in cui l'aveva persa di vista.

Dopo averla lasciata all'ospedale, aveva dovuto tagliare tutti i ponti con lei, l'accordo era quello...

"Allora Jess, hai deciso cosa prendere?".

Il ragazzo restò in silenzio, indeciso sul da farsi.

"Tutto bene Jess? C'è qualcosa che non va?".

"Sì, tutto bene...".

"Se non ti va di stare qui, possiamo andare da un'altra parte".

Forse non era stata una buona idea, invitare Jess a cena...aveva dato per scontato che il ragazzo gradisse la sua compagnia, ma evidentemente si era sbagliata.

Stava per alzarsi ed andare via, quando l'angelo cominciò a parlare.

"Come te la passi Magda, voglio dire... veramente. È evidente che, in qualche modo, sei andata avanti... però mi chiedevo come avessi fatto ad arrivare qui".

"Cosa avrei dovuto fare secondo te? Non è che avessi molte alternative, avevo due opzioni: arrendermi e morire o continuare a vivere e ricominciare tutto da capo".

"E tu hai scelto la seconda".

"Evidentemente...".

"Già! Evidentemente... Non volevo essere invadente, e solo che...".

"Sta arrivando la cameriera, ne parliamo dopo, ok?".

"Allora ragazzi, cosa vi porto?".

Magda diede un'occhiata veloce al menù, e fece il suo ordine. Anche se ormai non aveva più tutta questa voglia di mangiare…

"Per me una quesadilla vegetariana, per favore".

"Per me i nachos, con formaggio e chili, e un burrito de chorizo".

"Perfetto, torno subito con i vostri ordini".

Magda sospirò, guardando il ragazzo dagli occhi scuri, davanti a lei.

"Senti, scusa per prima... non volevo essere acida... però sinceramente, non è una cosa di cui amo parlare. Ho passato anni in terapia, per scendere a patti con quel periodo della mia vita, adesso va meglio, almeno un po', ma non è di certo il mio periodo preferito, quindi per favore, non parliamone più...".

La cena proseguì in un silenzio impacciato.

Una volta finito di mangiare, Magda pagò il conto, ed uscirono dal locale.





Конец ознакомительного фрагмента. Получить полную версию книги.


Текст предоставлен ООО «ЛитРес».

Прочитайте эту книгу целиком, купив полную легальную версию (https://www.litres.ru/pages/biblio_book/?art=63533141) на ЛитРес.

Безопасно оплатить книгу можно банковской картой Visa, MasterCard, Maestro, со счета мобильного телефона, с платежного терминала, в салоне МТС или Связной, через PayPal, WebMoney, Яндекс.Деньги, QIWI Кошелек, бонусными картами или другим удобным Вам способом.



Magdaline Spencer è una ragazza con una vita difficile alle spalle, una madre morta prematuramente ed un padre alcolizzato, che per pagare i propri debiti, la vende al miglior offerente.

A salvarla arriva Jessie Fitzpatrik, un angelo che per aiutarla rinuncia alle sue ali, promettendo però di non vederla mai più.

Grazie ai suoi poteri medianici, Magda entra in contatto con Mori, un angelo morto durante uno scontro con i demoni, che le chiede di avvertire del pericolo i suoi compagni della casa degli angeli.

Le strade di Magda e Jess si intrecceranno ancora una volta, sullo sfondo di una Chicago misteriosa, dove angeli e demoni la fanno da padroni, non visti, tra la gente… ma a complicare le cose arriva Billy, un demone, che infatuatosi della ragazza, non renderà la loro vita facile.

Как скачать книгу - "The House Of Angels" в fb2, ePub, txt и других форматах?

  1. Нажмите на кнопку "полная версия" справа от обложки книги на версии сайта для ПК или под обложкой на мобюильной версии сайта
    Полная версия книги
  2. Купите книгу на литресе по кнопке со скриншота
    Пример кнопки для покупки книги
    Если книга "The House Of Angels" доступна в бесплатно то будет вот такая кнопка
    Пример кнопки, если книга бесплатная
  3. Выполните вход в личный кабинет на сайте ЛитРес с вашим логином и паролем.
  4. В правом верхнем углу сайта нажмите «Мои книги» и перейдите в подраздел «Мои».
  5. Нажмите на обложку книги -"The House Of Angels", чтобы скачать книгу для телефона или на ПК.
    Аудиокнига - «The House Of Angels»
  6. В разделе «Скачать в виде файла» нажмите на нужный вам формат файла:

    Для чтения на телефоне подойдут следующие форматы (при клике на формат вы можете сразу скачать бесплатно фрагмент книги "The House Of Angels" для ознакомления):

    • FB2 - Для телефонов, планшетов на Android, электронных книг (кроме Kindle) и других программ
    • EPUB - подходит для устройств на ios (iPhone, iPad, Mac) и большинства приложений для чтения

    Для чтения на компьютере подходят форматы:

    • TXT - можно открыть на любом компьютере в текстовом редакторе
    • RTF - также можно открыть на любом ПК
    • A4 PDF - открывается в программе Adobe Reader

    Другие форматы:

    • MOBI - подходит для электронных книг Kindle и Android-приложений
    • IOS.EPUB - идеально подойдет для iPhone и iPad
    • A6 PDF - оптимизирован и подойдет для смартфонов
    • FB3 - более развитый формат FB2

  7. Сохраните файл на свой компьютер или телефоне.

Видео по теме - House Of Angels Trailer 1993

Книги автора

Рекомендуем

Последние отзывы
Оставьте отзыв к любой книге и его увидят десятки тысяч людей!
  • константин александрович обрезанов:
    3★
    21.08.2023
  • константин александрович обрезанов:
    3.1★
    11.08.2023
  • Добавить комментарий

    Ваш e-mail не будет опубликован. Обязательные поля помечены *