Книга - Mai Sfidare Una Volpina

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Mai Sfidare Una Volpina
Dawn Brower


Lady Wilhelmina Neverhartt si trova in una situazione disperata e c'è solo un modo per uscirne: un matrimonio di convenienza con un vecchio duca. Quando il duca muore e un erede ne prende il posto, tutto cambia; il che potrebbe essere un bene o un male...a seconda di come reagiranno i due protagonisti.

Cosa deve fare una povera ragazza indifesa,,quando la morte dei suoi genitori lascia lei e i suoi fratelli nell'indigenza? Per Lady Wilhelmina Neverhartt questo significa una sola cosa: un matrimonio con un uomo molto più anziano. Uno che accetti anche il peso dei suoi numerosi fratelli più piccoli.. Sfortunatamente il suo nuovo marito muore la prima notte di nozze e lascia tutti i suoi beni al legittimo erede, Zachary Ward, che diventa il nuovo duca di Graystone. Zachary trova Lady Wilhelmina irritante e affascinante allo stesso tempo. All'inizio crede che abbia sposato suo zio per bieco interesse, ma questo non altera il suo crescente desiderio per lei. La vuole, ma non riesce a fidarsi di lei, e strada facendo anche le sue intenzioni mutano radicalmente. Cambia tattica e utilizza tutto il suo fascino per conquistare il cuore della bella e giovane vedova. Solo un compromesso potrebbe pacificare gli animi, ma i due sono troppo diversi e ciò potrebbe creare problemi...insormontabili.








Mai sfidare una volpina



Mai sfidare una volpina




Indice


Ringraziamenti (#u355d4372-0b82-533e-a385-175a00fa8210)

Prologo (#u7f48345f-2f4c-5d2d-9af1-84f02e9a3ca7)

CAPITOLO PRIMO (#uf2995c6e-f1de-5845-980f-2617d7f7a0b8)

CAPITOLO SECONDO (#u74884af0-04ea-51ac-9a69-48ea85ecf4aa)

CAPITOLO TERZO (#u78a253f5-d64b-570a-97a5-d17bce7cffe6)

CAPITOLO QUARTO (#u5d7cf195-e85e-5494-b63d-89db4820bae3)

CAPITOLO QUINTO (#u734b458c-09e3-5cf3-8df2-19ba2e35b251)

CAPITOLO SESTO (#u2e1307a9-e0e6-5448-ad2b-7e2d2a2ca1b6)

CAPITOLO SETTIMO (#ucb8efd31-340a-592c-8b61-456c7e296f1a)

CAPITOLO OTTAVO (#u715bb63d-e87f-5eb4-b6ee-4d6b42a6ff56)

CAPITOLO NONO (#u4cfd35a8-180e-5b36-a9d3-80ac44449832)

CAPITOLO DECIMO (#ua219b8e9-7ad6-533a-905d-7aefb36f744f)

CAPITOLO UNDICESIMO (#u4f222526-acef-5c91-9d05-90b13405aa80)

Epilogo (#u6cf3e729-2ddd-50dc-977a-7674e6195193)

NOTE SULL’AUTRICE (#u844e6387-3410-5c5a-9f24-f7c87574fe46)

Also By (#u10acc520-051c-5d41-9e77-0935cf2b2a4e)


Questa è un’opera di fantasia. Nomi, persone, organizzazioni, luoghi, eventi e avvenimenti, sono frutto dell’immaginazione dell’autore o usati in modo fittizio. Ogni riferimento a eventi attuali, luoghi o persone, vive o morte, sono assolutamente casuali.

Mai sfidare una volpina Copyright © 2021 Dawn Brower

Cover art a cura di Midnight Muse

Edito da Victoria Miller (https://victoriamillerartist.com/)

Tutti I Diritti Riservati

Nessuna parte I questo libro può venire riprodotta in alcuna forma, sia essa elettronica, meccanica, inclusa in una banca dati o un sistema di informazioni, senza il permesso scritto da parte dell’autore o dell’editore, fatti salvi alcuni stralci a scopo promozionale o di critica.


Dedicato a tutti quelli che sono le colonne dei propri cari, affidabili, incrollabili, determinate e degne di rispetto, e che cercano sempre di rimettere tutte le cose a posto.

Questo libro è per voi. Possano le persone che si affidano alla vostra forza comprendere che anche voi, a volte, avete bisogno di aiuto.




Ringraziamenti


Voglio ringraziare pubblicamente la mia editrice e cover artist, Victoria Miller. Lei mi sostiene più di quanto possa esprimere a parole. Apprezzo tutto quello che fa e che mi stimola a dare sempre di più ... e meglio. Mille volte Grazie.

Anche a te, Elizabeth Evans. Grazie per essere sempre al mio fianco e per la tua amicizia. Sei così importante, per me. Non potrò mai ringraziarti abbastanza, ma è tutto quello che posso fare, quindi grazie amica mia per il tuo aiuto.

Grazie anche a una delle mie migliori amiche, Samantha Morris. Grazie per avere letto con cura e impegno questo libro…




Prologo


I fulmini saettavano nel cielo notturno illuminandolo a giorno, e rischiarando l’ambiente molto di più di quello che poteva fare la luce di una minuscola candela. Il boato del tuono echeggiò nel silenzio che permeava la stanza. Era la fine di marzo, ma poteva anche essere inverno pieno, per quello che poteva interessare a Lady Wilhelmina Neverhartt, Billie per la sua famiglia e gli amici. Aveva cose più importanti per la testa. Deglutì a fatica e fece un passo verso il capezzale di sua madre. Suo padre, Richard Neverhartt, il conte di Siviglia, era morto proprio quel giorno, a causa di una folgorante malattia. Sua madre, Augusta, la contessa di Siviglia, era ormai in agonia e si sarebbe presto unita al marito per l’eternità.

“Billie - le sussurrò sua sorella, Theodora, detta Teddy - Non entrate lì dentro.”

"Devo.” rispose la ragazza, ma era facile percepire il terrore nella sua voce. Nessuna di loro voleva vedere morire la cara madre. Qualunque malattia i loro genitori avessero portato in quella casa dal loro ultimo viaggio sembrava letale, e l'idea che potessero ammalarsi anche loro ... Billie deglutì a fatica. Doveva mostrarsi forte. Presto avrebbe avuto la responsabilità di se stessa e dei suoi quattro fratelli.

Damon, il più giovane di tutti, aveva appena tredici anni ed era il legittimo erede del titolo del padre. Non che significasse molto, visto che la famiglia era ormai indigente e non c’era proprio nulla da ereditare. Ecco perché il loro padre era andato in un altro paese. Aveva fatto degli investimenti, che qualcuno gli aveva assicurato essere molto promettenti. Di certo l’uomo non si aspettava che l’unica cosa che avrebbe guadagnato sarebbe stata la sua morte e quella dell’amata moglie. Tuttavia, quel viaggio aveva portato la rovina in quella casa.

Si voltò verso sua sorella e disse con tono deciso: "Teddy, fate in modo che Carly e Chris non entrino qui dentro. Non possiamo rischiare di ammalarci tutti. Per fortuna Damon sta dormendo, grazie al cielo."

Ma le gemelle, Carolina e Christiana, erano due ragazzine testarde e sarebbe stato difficile tenerle a freno. Teddy invece era timida e riservata. Probabilmente non sarebbe stata capace di costringerle a rimanere nella loro camera da letto. Chris era quella che creava più problemi; Carly invece era probabile che avrebbe obbedito.

"Ci proverò - disse dolcemente Teddy - Ma sapete bene come sono ..." La sua voce si spense. Si mordicchiò il labbro inferiore, quasi fagocitata dall’ansia, mentre teneva gli occhi fissi sulla camera della mamma morente. "Dovete davvero entrare?"

"Sì. - insistette la ragazza - Ora andate a occuparvi delle nostre impetuose sorelle." Billie non poteva occuparsi dei fratelli e nel frattempo prendersi cura della madre che stava per esalare l’ultimo respiro. Teddy avrebbe dovuto farsi forza e darle una mano.

Teddy annuì e voltò le spalle a Billie, che fece un altro passo esitante verso la stanza, mentre un lampo le rischiarava il cammino. Il fragore del tuono che seguì la fece sobbalzare, anche se sapeva che sarebbe arrivato. Si fece strada nella stanza lentamente fino a raggiungere il capezzale della madre. I capelli biondi della donna sembravano bianchi quasi quanto il cuscino sotto la sua testa. La sua pelle aveva perso tutto il colore e le sue labbra erano secche e screpolate.

Ogni tanto levava un respiro affannoso denso di crepitii minacciosi, ma si capiva che faticava a respirare. Le sue guance erano scavate e gli zigomi erano diventati aguzzi, tanto era dimagrita in quei giorni. La donna sdraiata nel letto era sua madre, ma ormai non assomigliava più alla donna brillante e piena di vita che era stata fino a una settimana…no, fino a qualche giorno prima.

"Mamma.” la chiamò. Ma la sua voce era poco più che un sussurro. Billie deglutì e la chiamò di nuovo, questa volta a voce più alta. "Mamma, sono qui."

Le palpebre della contessa si spalancarono e lei puntò gli occhi verso Billie. Erano vitrei, quasi vacui, mentre cercava di mettere a fuoco la figlia. "Billie?"

"Sì, mamma.” rispose Billie. Avrebbe dovuto toccarla? Mettere la mano nella sua? Billie non aveva idea di come comportarsi con la fragile creatura che era diventata sua madre. Non aveva esperienza di morti o malattie. Aveva paura di fare una cosa sbagliata o di peggiorare la situazione, se ciò fosse stato possibile. "Cosa ..." Billie fece un respiro profondo. "Ditemi cosa posso fare per voi…”

"Fatevi un po’ più vicino, cara.”

Billie fece un altro passo incerto. Ora era molto vicina a sua madre. Forse, se non fosse stata costretta a sfiorarla, avrebbe potuto sopportare quell’immagine cadaverica. Almeno un altro po’…Non c’erano più servi che le dessero una mano. Erano tutti fuggiti, quando la malattia si era rivelata in tutta la sua potenza. Nessuno di loro voleva rischiare la vita, dopo quanto era successo al Conte e alla Contessa, e comunque…nessuno avrebbe pagato per il loro aiuto. Quindi, quel compito ingrato era ricaduto tutto sulle spalle di Billie, e lei non poteva esimersi.

Ogni sua fibra le urlava di scappare, ma aveva già perso suo padre e sperava fortemente di poter salvare almeno la mamma. Per miracolo né lei né i suoi fratelli sembravano essere stati contagiati, ma nulla escludeva che si sarebbero ammalati più tardi. Poteva ancora succedere, e lei sperava nel profondo del cuore che non accadesse mai una cosa simile.

Sua madre mosse la mano verso Billie. "Mi dispiace per il dolore che io e vostro padre vi abbiamo causato." Billie non le aveva detto che il suo caro marito era già andato in cielo. Non le sembrava il caso di darle un altro dolore, mentre stava cercando di combattere quella tremenda malattia. Sarebbe stato un colpo fatale per sua madre, che era già allo stremo delle forze. Meglio non dirle nulla. "Temo che i prossimi giorni saranno molto più difficili - disse la madre, ansimando - Non voglio morire!" La sua voce tremava di paura, mentre diceva queste cose.

Billie stava per scoppiare a piangere, ma si trattenne. Avrebbe pianto più tardi, nell’intimità della sua stanza.

“Ma temo che morirò, invece - continuò sua madre - Mi dispiace così tanto, figlia mia. Non ci sono parole per esprimervi la mia angoscia. Vostro padre è stato un incosciente, e ancora di più io, che l’ho seguito in quel posto abbandonato da Dio. Ora stiamo pagando entrambi il pezzo della nostra scelleratezza…”

Billie non riusciva a trattenere le lacrime. "Va tutto bene, mamma."

"Non va niente bene - mormorò la madre, con voce spezzata - Ma grazie per cercare di consolarmi. Avrei voluto lasciarvi almeno un po’ di soldi, una piccola dote…qualcosa…ma non c’è rimasto proprio nulla. E non temete, potete esprimervi liberamente, ormai: so bene che vostro padre mi ha preceduto in cielo. L’ho visto qui davanti a me, proprio poco fa, e sono sicura che è venuto a prendermi.”

"Mi dispiace, mi dispiace tanto mamma!” esclamò Billie. Non si sarebbe mai aspettata che sua madre le confessasse una cosa del genere. Billie non sapeva nemmeno che fosse possibile ... "Non volevo darvi un altro dolore, per questo non ve l’ho detto.”

Sul viso della donna morente apparve un pallido sorriso. Si vedeva che anche sorridere le consumava le forze, e a quella vista il cuore di Billie si spezzò del tutto.

"Siete una ragazza forte e coraggiosa. Ma dovete esserlo ancora di più, ora che sarete costretta a occuparvi dei vostri fratelli. Non hanno che voi. Non potete immaginare quanto soffra, a questo pensiero. Ma provate e chiedere aiuto al vostro padrino, il duca di Graystone: vedrete che non vi abbandonerà. "

Quelle furono le sue ultime parole. Poi la donna esalò il suo ultimo respiro. Una lacrima solitaria scese lungo la guancia di Billie. Aveva la pessima sensazione che il Duca di Graystone non li avrebbe aiutati affatto, ma doveva raccogliere tutte le sue forze e almeno provare a recarsi da lui. Era quello che le aveva consigliato sua madre morente, e d’altra parte da ora in poi aveva i suoi fratelli da mantenere.

La sua giovinezza era finita, e nel profondo del suo cuore sentì di odiare i suoi genitori per averla lasciata in quel mare di guai. Erano stati egoisti e avevano gettato un carico da novanta sulle sue fragili spalle da sorella maggiore. Ormai non era più padrona della sua vita…se mai lo fosse stata...




CAPITOLO PRIMO


Un mese dopo…

Billie fissò la scrivania in mogano decorato e aggrottò la fronte. Avrebbe tanto voluto trovarsi in un altro posto. Il duca di Graystone l’avrebbe raggiunta da lì a momenti e ciò che le era parso strano era che il suo maggiordomo l’avesse condotta nello studio di Sua Grazia, per attenderlo. Era venuta a chiedere aiuto al duca, e forse in qualche modo il maggiordomo lo sapeva.

Ma perché il Duca si faceva attendere tanto? Si agitò sulla sedia di pelle. Era scomoda e dura e lei non riusciva a trovare una posizione comoda. Si augurò che il Duca non si sarebbe fatto attendere ancora per molto. Anche se doveva ammettere che aveva paura di parlargli. Billie odiava chiedere l'elemosina, ma non aveva altra scelta. Se il duca si fosse rifiutato di aiutarla ...

Deglutì a fatica. Billie non voleva pensare a una simile eventualità. Il duca doveva aiutarli! Sua madre le aveva detto di andare da lui e lei aveva rimandato quel momento il più possibile. Ma ormai questa era la loro ultima possibilità. I creditori avevano preso tutto ciò che non era inchiodato al pavimento. Non potevano rivalersi sulla tenuta di Siviglia perché era già ipotecata, ma ormai né lei né i suoi fratelli avevano qualcosa da mangiare. Non avrebbero resistito a lungo, purtroppo.

Un rumore di passi strascicati attirò la sua attenzione. Si voltò e vide un uomo anziano entrare nella stanza. Era quasi calvo, con solo dei ciuffi bianchi ai due lati della testa. Aveva uno stomaco prominente e per questo portava i calzoni al di sotto della pancia, ma anche così sembrava che i bottoni del suo panciotto dovessero scoppiare da un momento all’altro. Impugnava con la mano sinistra un lungo bastone, a cui si appoggiava per muoversi.

"Buongiorno, mia cara." esclamò il Duca. La sua voce era un po’ tremante e Billie dovette aguzzare l’orecchio, per capire bene ciò che diceva.

"I miei rispetti, Vostra Grazia.” rispose lei, con un bell’inchino. Billie non sapeva cos'altro dire. E come rivolgersi a lui? Pregò di non apparire stupida e formale. Si schiarì la gola. "Mi auguro che stiate bene, Duca…” Sì, così andava decisamente meglio!

"Non c’è male, grazie.” rispose il vecchio mentre, sempre strascinando i piedi, si metteva sedere sulla poltrona al di là dell’enorme scrivania. Una volta accomodato, posò il bastone e si raddrizzò. Era uno spettacolo molto triste da guardare. Quando fu si fu ben sistemato, il Duca alzò gli occhi verso la ragazza. "Mi ha rattristato sapere della morte dei vostri genitori. Se le mie condizioni di salute me lo avessero permesso, sarei venuto certamente al loro funerale. Ma, come vedete, la salute non mi regge.”

Billie annuì. Era chiaro che il Duca non stava bene. Quando lo aveva sentito avvicinare, aveva avuto l’impressione che ogni suo osso scricchiolasse. "Va tutto bene, Vostra Grazia, è stata una triste cerimonia. Avete fatto bene a non venire.”

In realtà era stata una funzione davvero misera, ma non avevano soldi per permettersene una come si deve. Con quella avevano esaurito le loro ultime sostanze e ora…non rimaneva più nulla. Per questo alla fine si era decisa a mendicare dal duca. “Non ve ne date pensiero, Vostra Grazia. - aggiunse Billie tristemente - I miei genitori sono in pace, adesso.” In realtà suo padre, da quel maledetto egoista che era, non avrebbe perdonato l’assenza del duca…ma era meglio tacere su questa cosa.

Il duca tossì. "Mi duole avervi fatto attendere a lungo, quindi veniamo al sodo. Cosa vi porta da me, mia cara?”

Billie non capiva se il Duca fosse così sbrigativo e informale per cortesia o perché non vedeva l’ora di interrompere quella conversazione. Anche se, a pensarci bene, anche lei non gradiva la compagnia di quel vecchio. C'era uno strano odore nella stanza che temeva provenisse da lui, considerando che prima che lui arrivasse non l'aveva notato.

"Prima che mia madre ..." Billie fece un lungo sospiro per darsi forza - Mia madre ha detto che se avessi avuto bisogno di aiuto sarei dovuto venire da voi." Billie pregò che quell’uomo non la facesse mandare via in malo modo dai suoi servi, per quella sfacciataggine di chiedergli la carità. Le faceva male al cuore doversi ridurre a questo. Se avesse potuto risolvere i suoi problemi in altro modo, non sarebbe mai andata da lui.

"Così vi ha detto? - disse lui, alzando un sopracciglio - Augusta mi ha accollato una grande responsabilità.”

Che voleva dire? "Mia madre aveva fiducia nelle persone.” Altrimenti, non avrebbe mai sposato suo padre, né lo avrebbe seguito ovunque andasse. Se fosse rimasta a casa, forse non sarebbe morta.

"È vero." disse il duca. Si chinò in avanti, appoggiando i gomiti sulla scrivania, poi unì le dita. "Ditemi, Lady Wilhelmina, perché dovrei aiutarvi?"

Billie avrebbe dovuto aspettarsi quella domanda, ma ne rimase comunque sorpresa. Non aveva idea di come rispondere. Sua madre le aveva detto che il duca li avrebbe aiutati…e basta. E se si fosse sbagliata? "Mia madre…"

"Si è sbagliata. - la interruppe il duca, bruscamente - Non avrebbe mai dovuto dare per scontato il mio aiuto!”

Erano condannati! Il duca non li avrebbe aiutati. Stava per scoppiare a piangere, ma si trattenne. Quell'uomo odioso non l'avrebbe costretta a umiliarsi fino a quel punto. "Quindi, se ho ben capito, non avete alcuna intenzione di aiutarci. Lascerete morire di fame me e i miei fratelli! O peggio…”

"Mi dispiace, ma non sono obbligato a occuparmi di voi. Avevo degli obblighi verso vostro padre, è vero, ma con la sua morte quegli obblighi sono decaduti. Ora non vi devo più nulla.”

Era un uomo odioso. "Capisco." E così era. L'egoismo del duca superava di mille volte quello del padre. "Mi dispiace di avervi preso del tempo.” disse Billie. E fece per andarsene…quando il duca la fermò.

"Aspettate. Non ho detto che non mi curerò di voi.”

Billie si fermò e si voltò verso di lui. "Mi è parso invece che così abbiate detto. Cosa vi ha fatto cambiare idea?” esclamò, con durezza.

"Potremmo arrivare a un accordo." La invitò a risedersi con un cenno. "Voi avete qualcosa che m’interessa e, se vorrete soddisfare il mio desiderio, vi prometto che mi occuperò di voi e di quella nidiata di figli che Oscar e Augusta hanno generato."

La guardò maliziosamente e si leccò le labbra, quasi avesse davanti il suo piatto o dessert preferiti. Lo stomaco di Billie si contrasse. “Cosa volete da me?” mormorò. Ma aveva la pessima sensazione di avere già capito, cosa intendesse il duca.

"Tranquillizzatevi - disse il duca - e ascoltatemi. La situazione non è proprio quella che immaginate."

Chissà perché, ma Billie non riuscì a tranquillarsi. Tuttavia obbedì e si sedette di nuovo su quella scomoda poltrona. “Vi prego, non accrescete ulteriormente la mia ansia. Cosa volete?” disse in un soffio.

"È molto semplice. Il mio unico erede è quel mascalzone di mio nipote…e non ho alcuna voglia di lasciargli tutti i miei beni.” disse il duca.

A Billie questa volta venne da vomitare. " E…quindi volete che io ..."

"Mi sposiate e, a Dio piacendo, mi diate anche un erede. Posso farmi fare una licenza speciale oggi stesso e domani mattina potremmo già convolare a nozze. Purtroppo la mia defunta moglie non mi ha dato altri figli, ma sono più che sicuro che voi sarete in grado di farlo. In fondo, vostra madre ne ha avuti ben cinque. Razza prolifica, la vostra!”

L'ultima cosa che Billie voleva era sposare un vecchio, e l'idea di lasciarsi toccare da lui ... Il suo stomaco si contrasse ferocemente. Era una cosa orribile, ciò che le chiedeva il duca! D’altra parte…era anche l’unico modo per strappare dalla fame i suoi fratelli. "Va bene, vi sposerò.” disse in un soffio, prima di cedere all’impulso di scappare urlando dalla stanza.

"Ottimo! - ghignò il duca - Vedrete, sarà un bel matrimonio. Staremo bene, insieme.”

Ma Billie ne dubitava moltissimo ...






Il matrimonio si sarebbe svolto in meno di un'ora. Billie temeva di vomitare quel poco che aveva mangiato.

"Non fatelo! - provò a dissuaderla Teddy, in lacrime - Troveremo un altro modo per sopravvivere!”

"Non c'è altro modo. - disse Billie con fermezza - Devo farlo! In questo modo Carly, Chris e voi sarete al sicuro. E Damon potrà anche frequentare Eton.”

S’incollò un falso sorriso sulla faccia. "Vale tutto il prezzo che devo pagare, e almeno sarò una duchessa." Cercava di non pensare alla prima notte di nozze. Il duca l'avrebbe sicuramente spremuta fino in fondo, nel tentativo di farle fare un figlio.

"Forse sarai fortunata e il vecchio duca tirerà presto le cuoia!” esclamò Carly, acidamente.

"Sarebbe una benedizione! - concordò Chris, e poi guardò Billie - Quante sono le probabilità che ciò accada? In fondo...è molto vecchio.” disse, quasi con ribrezzo.

Billie avrebbe voluto dire alle sue sorelle che sarebbe andato tutto bene. Ma non ci credeva affatto, e non ebbe la forza di confortarle. Per loro la sofferenza era finita, ma per lei ... iniziava adesso. La sua unica consolazione era sapere i suoi fratelli al sicuro e con un futuro davanti. Scosse la testa, poi sospirò mentre il mondo sembrava crollarle addosso. "Se anche morirà, non sarà prima di avere consumato! - mormorò, tristemente - Non credo di essere così fortunata!”

Le gemelle scoppiarono a ridere. “Almeno conservate il senso dell'umorismo. Ne avrete bisogno, dopo che avrete sposato quella vecchia capra! - aggiunse Chris - Vorrei davvero che non vi sentiste costretta a farlo!”

Purtroppo non era possibile tirarsi indietro. "Non c'è altra scelta." disse Billie. Ormai era davvero sul punto di vomitare. Il duca era così vecchio… "Andrà tutto bene." mormorò a se stessa, per consolarsi. E per quanto riguardava l’amore…avrebbe dovuto rinunciarci in partenza. Il duca era stato molto chiaro sui motivi di quel matrimonio. "Ma vi prometto che farò di tutto perché voi abbiate una bella vita…e un giorno sposerete l’uomo che amate.”

Teddy si fece avanti e abbracciò Billie con affetto. “Vi voglio tanto bene e non voglio vedervi infelice! Vi prego, non sposate quell’uomo! E’ solo un vecchio cattivo, che vuole approfittare del nostro stato d’indigenza!” La sua voce tremava, mentre parlava. Era chiaro che stava combattendo con le lacrime.

"Non piangete per me. - la consolò Billie - Forse come moglie non sarò mai felice, ma come sorella sarò orgogliosa di avervi dato un futuro. Rendetemi fiera di voi e godete al massimo di questo dono. Vivete anche per me! In tal modo avrò la mia parte di felicità.”

“Mi dispiace, ma non riesco a rassegnarmi!” rispose Teddy. Fece un passo indietro e si asciugò le lacrime dagli occhi.

Un colpo echeggiò nella stanza. "Il vicario è qui, milady, ed è pronto per celebrare la cerimonia. - disse, compunto, il maggiordomo - Tutto è pronto nel salone delle feste. Vi prego di seguirmi, a Sua Grazi non piace che qualcuno lo faccia attendere.”

Sì, ma a lui non frega nulla di far aspettare gli altri!” pensò Billie, ma non lo disse. Annuì e seguì il maggiordomo, accompagnata dalle sue sorelle. Presto avrebbe pronunciato i voti per onorare e obbedire un uomo di cui sapeva a malapena che esisteva. Un uomo che però avrebbe avuto potere di vita e di morte su di lei. Odiava il solo pensiero di concedersi a lui. Chiaramente sua madre non l’aveva mai istruita sui misteri del matrimonio…ma lei aveva letto qualcosa, su alcuni libri di medicina nella biblioteca di suo padre, dove si era imbattuta in alcuni disegni…a dir poco imbarazzanti. Non capiva bene come fosse possibile raggiungere quel grado di intimità, tra un uomo e una donna…ma almeno adesso un po’ intuiva cosa l’aspettava. Comunque aveva ben capito come nascessero i bambini. In pratica…quell’uomo avrebbe dovuto infilare il suo membro dentro di lei…e fare qualcosa. Non sapeva se la cosa le sarebbe piaciuta o meno…ma credeva proprio di no. Non con quel vecchio disgustoso.

Chissà se con un altro invece le sarebbe piaciuto. Comunque…era meglio non pensarci. L’amore non era per lei e il sesso…quello era riservato a suo marito, e pazienza se quell’uomo le faceva ribrezzo. Per fortuna, non aveva mai creduto all’amore, così non avrebbe sofferto troppo. Aveva fatto un voto con se stessa e intendeva mantenerlo: mai innamorarsi, mai lasciarsi stregare da qualcuno che avrebbe potuto mettere a rischio il futuro dei suoi fratelli. Non avrebbe fatto lo stesso errore di sua madre.

Il salone non era addobbato a nozze, né adorno di fiori. C’era solo il duca in mezzo alla stanza, e accanto a lui un uomo più giovane, ma molto più vecchio di lei. Tirando a indovinare, l’uomo più giovane, che poteva avere la stessa età del suo defunto padre, era il vicario. E il suo futuro marito…beh, probabilmente avrebbe avuto l’età di suo nonno …se fosse stato ancora vivo.

"Bene, eccovi qui! - esclamò il duca - Ora possiamo iniziare." E tese una mano a Billie. "Sono pronta." mormorò lei. Anche se in realtà non lo era. Si avvicinò al duca e al vicario. C'erano anche le sue sorelle, ma tutto cominciò a svanire ai suoi occhi. Billie entrò in una sorta di trance. Forse, estraniandosi dalla realtà, avrebbe sofferto molto meno.

Infatti, in un attimo tutto finì. Era passata circa un’ora, ma Billie non se n’era nemmeno accorta. Oramai aveva rinunciato alla sua vita e nulla sarebbe più tornato com’era. Come in un sogno aveva solo sentito il vicario dire: "Vi dichiaro marito e moglie. Possa il Signore benedire il vostro matrimonio e rallegrarlo con la nascita di molti figli.”

Billie sperò caldamente di no. Avrebbe fatto la sua parte, soddisfacendo la lussuria del duca…ma si augurò fortemente di non rimanere incinta di un uomo del genere…e di rimanere vedova molto presto. Sapeva che era una cosa molto cattiva desiderare la morte di un essere umano…ma non riusciva proprio a trattenersi. Che Dio la perdonasse ...

"Ora che le formalità sono finite, inizia il divertimento! - le sussurrò malignamente il duca in un orecchio - Vi aspetto nel talamo nuziale, mia cara…Non vi fate attendere troppo.”

"Ma come…adesso?” tremò Billie. Neanche il tempo di adattarsi alla sua nuova vita? Le viscere le si annodarono per l’ansia. Aveva sperato almeno in una piccola tregua. Non aveva alcuna voglia di andare ORA nella stanza da letto che l’avrebbe accompagnata per tutto il resto della sua vita, a sollazzarsi con….suo marito. L’aveva già vista, era una camera da letto davvero bella…ma non bastava questo a renderla attraente. Soprattutto, perché era là dentro che avrebbe dovuto sopportare le attenzioni del duca.

"Ormai è fatta. Che senso ha aspettare fino a stasera?” le disse il duca.

Billie deglutì a fatica e andò nella sua stanza, seguita da una serva. Perse ogni capacità di pensare mentre la cameriera l'aiutava a spogliarsi. Quando fu pronta per la notte, la cameriera aprì la porta e subito entrò il duca. Indossava una camicia da notte che a malapena gli conteneva la pancia.

"Lasciateci.” ordinò alla cameriera. Raggiunse Billie. "E ora fatemi vedere cosa ho comprato.” le sussurrò. Il suo respiro era pesante e fetido, mentre armeggiava sul corpo della ragazza. Ad ogni movimento che lui faceva, cercando di spogliarla, Billie arrossiva sempre di più dall’imbarazzo.

Avrebbe voluto sottrarsi…ma sapeva che non poteva farlo. Billie chiuse gli occhi e si preparò al peggio. Poteva farlo, poteva! Se lo avesse ripetuto all’infinito, alla fine ce l’avrebbe fatta! Chiuse gli occhi…

Sentì uno strano sospiro e poi un forte tonfo. Billie aprì gli occhi e fissò il duca che giaceva a terra. Il suo viso era bianco cadaverico…soprattutto se paragonato al rosso rubizzo che gli aveva visto sulla faccia poco prima. Che diamine era successo? Sembrava che…non respirasse più! "Vostra grazia?" La sua voce si spezzò, mentre lo chiamava.

Ma lui non rispose. Billie si chinò e gli controllò il respiro. Oh Dio ... ma era morto! E ora? Che doveva fare? Il matrimonio non era stato ancora consumato ... Una parte di lei gioiva per questo ma l'altra ... era terrorizzata. Non era legittimamente ancora sua moglie e non poteva accampare alcuna pretesa sulle proprietà del duca…o sul suo titolo, e il suo legittimo erede avrebbe potuto benissimo scacciarla dal castello assieme ai suoi fratelli! Come poteva evitare una cosa del genere? Che ne sarebbe stato di lei? Quel mostro non solo l’aveva cacciata in quella tremenda situazione…ma aveva anche avuto il cattivo gusto di crepare prima del tempo! Forse non avrebbe dovuto dire niente a nessuno…e specialmente al nuovo duca. Ma come poteva? Se qualcuno le avesse fatto delle domande dirette…come avrebbe potuto mentire? D’altra parte…il suo matrimonio sarebbe stato annullato, in quanto non consumato, e lei…sarebbe tornata sul lastrico come prima. Oh Dio, che fare?




CAPITOLO SECONDO


Zachary Ward, il nuovo duca di Graystone, se ne stava comodamente seduto sui soffici sedili di velluto della sua carrozza, mentre si dirigeva verso il castello per prendere possesso della sua eredità e verificare lo stato dei beni del duca appena defunto. Probabilmente era una proprietà di tutto rispetto, anche se lui non l’aveva mai visitata prima. Suo nonno non l'aveva mai invitato al castello di Graystone, né era stato suo ospite nella residenza londinese. Non era un segreto che il vecchio duca detestasse Zach e preferisse lasciare titolo e beni a un suo figlio naturale.

Per questo, quando gli era arrivata alle orecchie la notizia che il vecchio aveva sposato una ragazza giovane, anche se non nobile, Zachary non era rimasto minimamente sorpreso. Anzi, si era chiesto come mai il nonno non lo avesse fatto prima. Sua nonna, la duchessa, era deceduta da poco più di un anno. Forse le circostanze avevano impedito al vecchio di sposarsi prima della fine del lutto…o più probabilmente non era riuscito a trovare una fanciulla talmente disperata da accettare di sposarlo. Che cosa aveva promesso, alla giovane moglie, per convincerla? Forse era bastata già l’idea di diventare duchessa. Qualunque cosa ci fosse stato tra loro, Zach ci avrebbe scommesso la testa e tutti i suoi beni, incluso il castello, che non era amore.

In ogni caso, non vedeva l'ora di guardare in faccia quella volpina. Perché era così che se l’immaginava: una donna astuta, fredda e calcolatrice. Nemmeno una donna di buon cuore avrebbe sposato quel vecchio porco solo per compassione. Duca o meno, quell’individuo che era stato suo nonno era un essere odioso. Era risaputo che il Duca di Graystone era tutto, tranne un brav'uomo.

La carrozza continuava a sussultare per la strada. A breve sarebbe arrivato al castello e avrebbe potuto fare la conoscenza della…vedova. Di certo quella donna avrebbe insistito per mantenere il titolo e avrebbe preteso che ci si rivolgesse a lei come “Sua Grazia”. Detestava già il solo pensiero. Zach odiava le approfittatrici, soprattutto se venivano dal popolo: imparavano presto a trattare con disprezzo gli altri.

Ognuno doveva stare al proprio posto e non puntare troppo in alto. Era una triste realtà, che aveva sperimentato molto presto e sulla propria pelle. Sua madre era stata la governante del palazzo in cui era cresciuto suo padre. Essendo entrambi giovani, i due si erano innamorati ed erano convolati a nozze, di nascosto dal duca. Quando lui l’aveva scoperto era andato su tutte le furie, per il fatto che suo figlio avesse osato prendere in moglie una donna di così basso livello. Li aveva cacciati dal castello e tagliato loro qualsiasi forma di vitalizio, lasciandoli praticamente in miseria. Era fermamente convinto che il figlio avesse tradito il proprio sangue, con quel matrimonio! Per questo non aveva mai neanche voluto conoscere il suo unico nipote, colpevole di portare nelle proprie vene le tracce di quel sangue guasto. La miseria aveva portato prematuramente i suoi genitori nella tomba, ma poiché ufficialmente suo padre, Lord Andrew Ward, non era mai stato diseredato, ciò faceva di Zachary l’unico discendente diretto del duca. Non che gli fosse mai interessato. Tuttavia quella eredità insperata gli concedeva due gioie: la prima di aver vendicato in parte la sofferenza inflitta ai suoi genitori, e la seconda…beh, sperava che quando lo avesse visto entrare nel castello, quel vecchio ignobile si sarebbe rivoltato nella tomba!

Nel frattempo, lui era già abbastanza ricco di suo. Suo padre aveva fatto degli investimenti rischiosi, prima di morire, che per fortuna avevano dato i loro frutti. Così aveva potuto rimettersi in sesto, comprare delle proprietà e, con il suo fiuto per gli affari, era riuscito a farle fruttare. Ora, era curioso di vedere com’era messo il castello di cui aveva sempre sentito parlare. Si augurò che il nonno non lo avesse mandato in malora: detestava l’idea di dover mettere mano alle sue finanze, così faticosamente messe da parte, per qualcosa che non avrebbe mai neanche voluto! Comunque, lo avrebbe saputo ben presto. A giudicare da come la carrozza stava rallentando, avrebbe giurato che erano quasi arrivati.

Zach guardò fuori dalla finestra. Un’enorme costruzione, un castello davvero gigantesco, si profilava in lontananza. Erano molto più vicini di quanto pensasse. Si strofinò le mani. Bene! Presto avrebbe dato un'occhiata ai libri contabili... e alla vedova. Non vedeva l'ora di cacciarla fuori. Il duca non le aveva lasciato molto. IN realtà non aveva avuto il tempo di redigere un nuovo testamento, ma in fondo anche quello fatto per la donna che gli era stato al fianco per tutta la vita non era il massimo della generosità: solo il diritto, come da prassi, di continuare a vivere al castello, ma soggetta ai voleri del nuovo erede. Qualche gioiello, ma nulla di che. E Zach non aveva alcuna intenzione di garantire un vitalizio, a quella strega. E nemmeno di concederle alcun beneficio.

In breve, la carrozza si fermò davanti al castello di Graystone. Subito un valletto si precipitò ad aprirgli la portiera.

"Vostra Grazia. - lo salutò il servo, con entusiasmo - E’ un vero piacere che siate qui.”

Per forza. Dopotutto era da lui che ora dipendeva tutto il personale del castello! Zach fece un cenno con la testa e si avviò impettito verso l’entrata. Non c’era nulla che avesse voglia di rispondere a un servo. All’ingresso c’era ad aspettarlo un anziano maggiordomo dai capelli grigi e tutto il personale, schierato in bell’ordine.

Mentre passava davanti a tutta quella gente che gli s’inchinava davanti e che lo salutava con un continuo e incessante: “Ben arrivato, Vostra Grazia!” si sentì leggermente in difficoltà: non era abituato a sentirsi chiamare a quel modo…né ad avere tutte quelle persone al suo servizio!

Si rivolse al maggiordomo." Voi siete Bentley?" chiese. Era con lui che Zach aveva avuto a che fare per lettera, dopo la morte del nonno. Non aveva partecipato al funerale, perché per quello spregevole individuo che finalmente aveva tirato le cuoia non provava che rancore. E non aveva nemmeno intenzione di osservare il consueto periodo di lutto. Non avrebbe pianto ipocritamente il nonno, e nessuno del castello avrebbe dovuto farlo. Aria, aria! Il mondo sarebbe stato un posto migliore, senza quell’essere malvagio!

"Sì, Vostra Grazia, - s’inchinò l’uomo - Mi auguro che abbiate fatto buon viaggio." Sembravano tutti così in visibilio, per il suo arrivo! Dio, che maestri di finzione! Lo trattavano come se fosse un re. Ma forse era lui che era troppo prevenuto. Dopotutto, si trattava di servi e camerieri. Si stavano solo comportando come da etichetta. Passò avanti, con fare altero…e ancora molto a disagio.

"Dov'è la duchessa vedova?" chiese, senza convenevoli. Non vedeva l’ora di farla sparire! Se fosse stato per lui, l’avrebbe sistemata nella Dower House prima del tramonto.

"Credo che ora sia in salone insieme con le sue sorelle." Il maggiordomo fece cenno all’ala in fondo al corridoio. "Di solito è a quest’ora che prende il the con loro."

Anche le sorelle? “Occupatevi dei miei bagagli, prego. MI auguro che il castello sia stato allestito per il mio arrivo."

"Certamente, Vostra Grazia. - rispose il maggiordomo, inchinandosi di nuovo - E’ tutto pronto e pulito per accogliervi. Ogni stanza è stata accuratamente lavata e lucidata, la biancheria da letto è stata rinnovata, le dispense rifornite.”

"Ottimo.” Non voleva toccare nulla di ciò che era appartenuto al nonno. Se avesse avuto più tempo, avrebbe fatto rinnovare l’intera mobilia…ma per quello si poteva aspettare. Prima avrebbe esaminato esaminare il castello da cima a fondo e poi…avrebbe deciso. “Adesso desidero incontrare la duchessa. Più tardi vi vedrò nel mio studio. Abbiamo molte cose di cui discutere, Bentley.”

"Certamente, Vostra Grazia." Il maggiordomo fece un altro inchino. “ Ora mi occuperò dei bagagli.”

Zach annuì e si diresse sparato verso il salone, per fare finalmente la conoscenza di quell’arpia che era costretto a chiamare duchessa. Una risata cristallina e gioiosa gli arrivò a sorpresa dal salone. Dunque era molto allegra, la vedova! Si fermò sulla soglia, per dare un’occhiata non visto. Rimase affascinato e stranito da ciò che vide: dentro c’erano quattro belle ragazze bionde, di un’età compresa tra i quindici e i vent’anni, se aveva visto bene. Due erano gemelle. Quella che presumeva fosse la più giovane se ne stava comodamente sdraiata su una chaise longue in compagnia di un’altra ragazza, una sorella forse; la più anziana sedeva tranquillamente su una poltroncina di velluto blu, che ben si adattava ai suoi occhi…due laghetti blu cobalto. Era quella che gli piaceva di più, con quello sguardo malizioso e intelligente. Erano tutte belle, ma quella ragazza…era mozzafiato, inutile fare giri di parole.

Si schiarì la gola. "Perdonate, signore, ma chi di voi ha avuto il coraggio di sposare il mio ignobile nonno?”

Le ragazze smisero improvvisamente di chiacchierare e si voltarono all’unisono verso di lui, con la bocca aperta. Bene, almeno sono riuscito ad attirare la loro attenzione! pensò Zachary...






Billie si voltò a guardare il giovane tutto imbacuccato nei suoi abiti e che evidentemente intendeva farsi odiare…e rimase senza parole. Era l’uomo più bello che avesse mai visto! Aveva i capelli castani, leggermente schiariti dal sole in meravigliosi tocchi di oro rosso. I suoi occhi avevano lo stesso colore dell'erba in una calda giornata estiva. Ma quegli occhi stupendi la stavano fissando con un’espressione di disprezzo. Non riusciva a capire perché. Billie non lo aveva mai visto prima, ma da modo in cui si era presentato doveva essere il nuovo duca, l’erede del vecchio che aveva sposato. Certo, lo aveva definito nonno! Cominciò a sentirsi in ansia. Era a lui, quindi, che doveva rendere conto della sua posizione al castello! Si alzò per andargli incontro, con lo le viscere attanagliate dall’ansia. “Immagino che vi riferiate a me, signore.” rispose, con tono amabile. Forse lui aveva delle brutte intenzioni nei suoi confronti, ma lei decise di accoglierlo con gentilezza.

L’uomo non rispose, ma fece cenno a una cameriera di versargli del caffè. Nero e senza crema. Già questo lo presentava a dovere. A Billie invece piaceva il the, e lo prendeva dolce e con una nuvola di latte. Finito il caffè, il giovane congedò la cameriera e fissò freddamente la bellissima ragazza che aveva davanti. “Bene. Ora che mi sono un po’ rinfrancato, parliamo di voi.” esclamò rudemente e senza perifrasi.

"Perdonatemi ..." Lei lo fissò, sorpresa delle sue parole. "Di cosa dovremmo parlare?" Lo avevano già informato del suo stato d’indigenza, quando aveva sposato il duca? Intendeva rispedirla a casa? Ma no, non poteva! Lei era legittimamente la duchessa! Nessuno sapeva che quel matrimonio non era stato consumato, e chiaramente lei non lo aveva detto a nessuno! Non lo aveva confidato nemmeno alle sue sorelle. Nessuna cameriera aveva scoperto che era ancora vergine…e lei aveva fatto di tutto per far apparire il contrario. La sua vita e quella della sua famiglia dipendeva da questo.

"Questo non è il vostro posto, e voi lo sapete bene.” sibilò Zachary, asciutto. Billie non si scompose affatto: si sedette di nuovo e fece un sorso dalla sua tazza di the. L’uomo continuò. “Sembra che abbiate trasferito al castello tutta la vostra famiglia. C’è qualcun altro che deve ancora arrivare?” la provocò, acidamente.

"Ho avuto il permesso dal mio defunto marito.” rispose Billie, pacatamente.

"Il vostro defunto marito, giusto. Ma ora sono io che comando, qui.”

Lei aprì la bocca e la richiuse più volte. Stava diventando una cattiva abitudine, volerla buttare fuori. Quel tizio continuava a offenderla. Nessuno gli aveva insegnato le buone maniere? "Suppongo che sia così.” mormorò. Cominciava a capire perché il vecchio duca non sopportava suo nipote: era scontroso e arrogante…esattamente come lui!

"Bene, non facciamola troppo lunga. Preparate i vostri bagagli, signora, voi e le vostre sorelle. Entro stasera vi voglio fuori di qui!” disse Zachary, con tono pungente.

"Che cosa?" esclamarono in coro le ragazze.

"Non potete farlo!” quasi gridò Billie. Doveva riuscire a fargli capire che non avevano un posto dove andare. Di sicuro non poteva essere così senza cuore come voleva dare a credere! “Questa proprietà appartiene a me quanto a voi.”

Lui sollevò un sopracciglio. "Davvero ne siete convinta? E, per essere precisi, da quanto risiedete al castello? Sbaglio o siete vedova da due settimane? Avete preso possesso di questa proprietà già prima del vostro matrimonio?”

"Questo non ve lo permetto. - sibilò Billie, che aveva captato l’odiosa allusione - Ovviamente non ci siamo trasferiti prima del matrimonio." Beh, non era proprio così. In realtà lei e la sua famiglia si erano trasferite al castello il giorno stesso del matrimonio, esattamente qualche ora prima…ma ormai era fatta. Nessuno poteva staccarla da lì. "Quindi questa è anche casa nostra. Legalmente. E non abbiamo intenzione di andare da nessuna parte.”

Lui ridacchiò acidamente. “Ne siete davvero sicura…signora?”

"Assolutamente.” rispose Billie, alzando il mento con aria di sfida. Non si era ridotta a sposare quel vecchio per niente! Sfoderò ogni grammo del suo coraggio. "Sono la duchessa vedova e ho dei diritti su questa proprietà."

"Sapevo che lo avreste detto!” esclamò Zachary. Scosse la testa con disgusto e guardò il gruppo di donne con odio. “Non siete che una piccola arrampicatrice sociale che si vende al miglior offerente. Ma avete giocato male le vostre carte, signora. Non siete più che una vedova…e soggetta al mio buon cuore.”

Lei lo guardò furente. Come osava trattarla a quel modo? “Pensate di me ciò che volete. Ciò che conta è che io sono legittimamente la vedova del defunto duca. E nessuno, men che mai voi, mi manderà via da qui.” Almeno…lo sperava. Confidava che il duca le avesse lasciato delle proprietà, delle finanze su cui fare affidamento. Avrebbe potuto ingaggiare un legale e difendersi.

"Evidentemente non siete stata ben informata…signora duchessa. - sibilò Zachary con disprezzo, calcando bene quel duchessa - Secondo le ultima volontà del mio defunto nonno voi non possedete un bel nulla e siete assolutamente soggetta ai miei voleri…e ai miei desideri. Forse avete il diritto di alloggiare qui…ma se fossi in voi non ci conterei troppo. Non avete certo il mio potere, ed è risaputo che questo ducato non ha mai tenuto in gran conto le sue duchesse. Se rimarrete qui sarà solo per mio assoluta concessione…e non per altro.”

Meglio di niente. Povera com’era, Billie sapeva di non poter contare che sulla generosità del nuovo duca. Era stato terribile , dopo la morte dei genitori, vedere smantellata la propria casa dai creditori, e ancora di più trovarsi in mezzo alla strada con quattro fratelli piccoli da mantenere. Non voleva soffrire di nuovo, e in modo così orrendo. Non sapeva ancora come, ma avrebbe trovato il modo per restare al castello e ad assicurare ai suoi fratelli e a se stessa un dignitoso futuro. Aveva solo bisogno di un po’ di tempo. “Se le cose stanno così, duca, allora non potrò che confidare nel vostro buon cuore. - disse, inchinandosi all’uomo - Ma sono più che sicura che avrete considerazione per la vedova di vostro nonno e le sue sorelle.” Aveva sposato un vecchio, diamine, poteva tenere testa a un giovane prepotente! E comunque…non aveva altra scelta.

Zachary inclinò la testa di lato e la studiò attentamente. C'era qualcosa in lei, che lo attraeva e lo turbava…una strana espressione sul suo viso, che lo lasciava interdetto. Sembrava sincera…eppure i fatti e le circostanze dicevano il contrario. Scosse la testa, perplesso. “Attenta, signora. Potrebbero non piacervi le mie condizioni.” la ammonì.

Quel nuovo duca sperava di farle paura. Ma si sarebbe accorto presto di che pasta era fatta lei…e la sua famiglia!

"Comunque sia, per oggi potete restare. Ma vi avverto signora: detterò delle condizioni che vi faranno rimpiangere di non essere fuggita di qui.” Fece per andarsene ma, arrivato alla porta del salone, si voltò di nuovo e si rivolse al gruppo di donne, fisso su di lui. “Buona giornata, signore. Ma vi esorto a non rilassarvi troppo. Domani potrei aver già cambiato idea.” Ciò detto, l’uomo alzò il capo con arroganza e uscì, senza che nessuna delle ragazze avesse aperto bocca. Era questo che lo sconcertava: quel lungo silenzio, che non era affatto di terrore bensì di…di cosa? Aveva la brutta sensazione che se fosse riuscito a interpretarla nel giusto modo, la cosa non gli sarebbe piaciuta affatto…





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Lady Wilhelmina Neverhartt si trova in una situazione disperata e c'è solo un modo per uscirne: un matrimonio di convenienza con un vecchio duca. Quando il duca muore e un erede ne prende il posto, tutto cambia; il che potrebbe essere un bene o un male…a seconda di come reagiranno i due protagonisti.

Cosa deve fare una povera ragazza indifesa,,quando la morte dei suoi genitori lascia lei e i suoi fratelli nell'indigenza? Per Lady Wilhelmina Neverhartt questo significa una sola cosa: un matrimonio con un uomo molto più anziano. Uno che accetti anche il peso dei suoi numerosi fratelli più piccoli.. Sfortunatamente il suo nuovo marito muore la prima notte di nozze e lascia tutti i suoi beni al legittimo erede, Zachary Ward, che diventa il nuovo duca di Graystone. Zachary trova Lady Wilhelmina irritante e affascinante allo stesso tempo. All'inizio crede che abbia sposato suo zio per bieco interesse, ma questo non altera il suo crescente desiderio per lei. La vuole, ma non riesce a fidarsi di lei, e strada facendo anche le sue intenzioni mutano radicalmente. Cambia tattica e utilizza tutto il suo fascino per conquistare il cuore della bella e giovane vedova. Solo un compromesso potrebbe pacificare gli animi, ma i due sono troppo diversi e ciò potrebbe creare problemi…insormontabili.

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