Книга - In Valnerina Nel Tempo Sospeso

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In Valnerina Nel Tempo Sospeso
Remigio Venanzi


Polino. In questo tempo sospeso, una piazza nuova.

Accadde in Umbria, in Valnerina, in un piccolo lembo di terra fatto di donne e di uomini, di tradizioni e sensazioni, di misticità, di duro lavoro e spesso anche di miseria. Consapevoli e fieri di appartenere a una terra vera e leale, che sa raccontarsi anche attraverso vecchi ricordi immortalati in una semplice foto.



Oggi, dove tutto corre veloce, uno strano fenomeno ci obbliga a vivere un tempo sospeso, relegati in casa, rischiamo di perdere l'identità sociale. L'idea di questa pubblicazione nasce da semplici considerazioni: in un momento dove i rapporti interpersonali rischiano di perdersi, le relazioni e gli scambi di esperienze si annullano e con questi anche i contatti che, soprattutto nei piccoli paesi, avvenivano nella piazza principale, abbiamo creato una ”piazza nuova” un luogo virtuale che annulla tempo e spazio ponendoci di nuovo a contatto, facendo incontrare i paesani di una volta, che le vicende della vita hanno portato anche lontano dal paese natio, con quelli di oggi. È su questa ”piazza nuova”, costruita su un profilo social, che giovani e anziani si sono incontrati e parlati di nuovo: confrontandosi e ritrovandosi, in questo tempo sospeso, attraverso semplici vecchie foto, che sono diventate la trasposizione dell'identità antica e presente.



Un tempo sospeso che non è stato perso, al contrario, ha dato un frutto nuovo: i vecchi cassetti hanno restituito e condiviso contenuti che, diversamente, sarebbero rimasti confinati e forse persi per sempre.



Questo tempo sospeso ci ha rubato molti anziani: la nostra memoria, le nostre radici!

Questa “piazza nuova”, tutta virtuale, contribuisce a restituire la memoria e l'identità portandole avanti nel tempo e nello spazio. Il profilo social ”Poiino, com’era raccontato con le vecchie foto” ha il merito, soprattutto in questo tempo, di costituire una sorta di esperimento sociale che connette il passato con il presente, attraverso i ricordi e le testimonianze di chi c’era e di chi c’è ancora, proiettandoci in un futuro di incertezze e dubbi, ma ricco e sicuro dei valori che abbiamo rispolverato e condiviso con queste vecchie foto, duro lavoro, coesione, dignità, onestà morale, aprendo una finestra sul nostro passato, proiettando in avanti le esperienze e mettendo a frutto identitario e comunitario questo tempo sospeso.



I proventi netti delle vendite di questa opera saranno impiegati per restaurare alcuni affreschi dell'eremo di sant'Antonio di Polino.







Aprile 2021

©Copyright: autore

Remigio Venanzi

Via IV novembre,22

05030 Polino (TR)



Tutti i diritti di traduzione, di riproduzione, di adattamento, di estrazione immagini e testi, totale o parziale, con qualsiasi mezzo (comprese copie fotostatiche) sono riservati. Ogni permesso deve essere dato per iscritto dall’autore


Remigio Venanzi



in Valnerina

nel tempo sospeso



Polino

raccontato in dialetto polinese

tramite testimonianze fotografiche di inestimabile valore


Con il contributo fotografico di:

co’ lu contributu fotocraficu de:

Adelma Pileri, Andreina Menichelli, Angelo Francucci, Annarita Andreini, Anna Rita Petrucci, Artemisia Scaramuccia, Augusto Venanzi, Aurelia Menichelli, Benedetto Petrucci, Carla Matteucci di G., Carla Matteucci di O., Catia Giovannelli, Caterina Conti, Chiara Giovannelli, Cinzia Grechi, Daniela Orsini, Davide Matteucci, Domenico Bianco, Ernestina Giovannelli, Felice Triolo, Francesco Arronenzi, Gabriele Tabarrini, Gianfranco Venanzi, Gianfredo Matteucci, Gianluca Matteucci, Gianni Matteucci, Ginevra Arronenzi, Giorgio Giovannelli, Giovanni Conti, Giulia Fiorelli, Giuliano Petrucci, Giulio Fiorelli, Giuseppe Conti, Giuseppina Pileri, Letizia Conti, Loretana Rufini, Ludovica Baldorossi, Marco De Angelis, Marina Petrucci, Martina Matteucci, Matteo Orsini, Miranda Matteucci, Mirko Matteucci, Nicoletta Matteucci, Olimpia Conti, Olimpio Venanzi, Paola Conti, Paola Fratticci, Patrizio Matteucci, Primo Firelli, Renato Poddi, Riccardo Pazzaglia, Riziero Orsini, Roberta Venanzi, Roberto Orsini, Romano Pileri, Rosalba Petrucci, Sara Giovannelli, Saverio Matteucci, Selena Collemaggio, Stefania Ceriola, Tonino Fiorelli, Valdimiro Orsini, Ubaldo Venanzi, Vilma Venanzi, Vincenza Menichelli, Joanne Baldorossi McCann



In italiano e nella forma dialettale

In italianu e ‘ndialettu


A Reantino, Giuseppe, Antonella e Francesca



i miei nonni

li nonni mia




DI NUOVO INSIEME


Accadde, in un piccolo paese dell’Umbria, a Polino, in Valnerina:

un sindaco, i polinesi, facebook, nel bel mezzo di questa assurda pandemia che costringe a ripensare le nostre vite, e, al di là dell’oceano, Antonio, Joanne e Toni Baldorossi.

Tanti anni fa, nel 1905, Angelo e Giacinta Baldorossi partono da Polino in cerca di fortuna negli Stati Uniti d’America. Non c’è ancora la strada che porta verso Arrone, è un loro conoscente che li accompagna con le poche cose racchiuse in una piccola valigia. In basso, nel fondo valle, prima dell’ultima curva, che cela lo sguardo verso il paese natio, si fermano un attimo a guardare in alto, consapevoli che porteranno nei loro cuori quei boschi, quelle pietre e quel piccolo paese che di sassi e povertà è fatto: in quel periodo, non poteva offrire loro sicurezze. Gli occhi si incrociano, le lacrime prendono il sopravvento, sono consapevoli che forse quella sarà l’ultima volta che vedono il loro paese. Il loro sguardo si perde a scrutare i ricordi e la loro anima, i loro affetti e gli amori più veri.

Angelo e Giacinta torneranno una volta, poi mai più!

Il figlio Antonio non vedrà mai l’Italia.

Nel loro cuore, tuttavia, la ferita e il ricordo è indelebile, lo sarà per tutta la vita. Negli Usa parlano spesso di Polino e, soprattutto, lo fanno con i loro figli e nipoti. I contatti con amici e parenti, inevitabilmente, si dilatano, in molti casi fino a mancare del tutto. Il ricordo di quel piccolo paese non svanisce e scorre nel tempo insieme alle loro vite. Anche a Polino si continua a parlare di loro, tanto che i nostri novantenni ancora ricordano i loro padri e madri parlare di Angelo e Giacinta e degli altri emigranti in cerca di fortuna.

Antonio, uno dei figli, nasce in America nel 1921. Joanne Baldorossi è la figlia e Toni è il figlio del fratello; Diane è la figlia maggiore e verrà in Italia con il marito a visitare Polino, conservando gelosamente molte foto del piccolo paese. Antonio in questi giorni ha compiuto 100 anni, tra i regali più belli c’è il legame ritrovato con la terra natia dei suoi genitori.

Il nostro profilo facebook e un messaggio d’auguri risvegliano i legami, sopiti per troppo tempo.

“Auguri di buon compleanno e per l’importante traguardo. A nome mio e di tutta la comunità di Polino. Remigio Venanzi – Sindaco di Polino”

“Remigio Venanzi grazie sincero per gli auguri fatti a mio padre. Non so dirti quanto sia importante per lui il tuo messaggio. È stato entusiasta di ricevere un messaggio da te. L’ha toccato molto bene. Perché mio padre è un uomo semplice, non ha mai fatto il viaggio in Italia per visitare da dove venivano i suoi genitori. Mia sorella maggiore e mio cognato ci sono stati e hanno molte foto di Polino e della vera casa in cui vivevano i genitori di mio padre. Spero di arrivare presto in Italia e visitare Polino. Grazie ancora per il vostro bellissimo messaggio e il mio papà ringrazia per gli auguri tutti quelli di Polino. Ama le sue origini italiane. Sinceramente” Joanne Baldorossi McCann – Palmyra, New Jersey USA

“Ho scoperto un gruppo fondato dalle persone e dal Sindaco del luogo di nascita dei miei nonni. In una settimana ho fatto amicizia con cugini che non sapevo esistessero. Ho imparato i nomi dei fratelli e dei cugini dei miei nonni. Ho visto le foto dei miei parenti. Nello stesso periodo, mio zio ha festeggiato i suoi 100 anni. La mia pronipote è nata quello stesso giorno. La nostra famiglia ha avuto molto da festeggiare e facebook ci ha fatto sentire presenti in queste occasioni felici. Così la distanza scompare, un oceano è vaporizzato, e una pandemia è stata messa da parte per portare gioia alla mia famiglia” Toni Baldorossi -Kernersville USA








1912, Angelo e Giacinta Baldorossi




DE NOVU ‘NSIEME


Successe, ‘n picculu paisittu de l’Umbria, a Puglinu, ‘n Valnirina:

un sindacu, li pulinesi, facesbuch, ‘n mezzu a sta’ strana pandimia che obbrica ar pensa’ le vite nostre, e, da l’antra parte de l’oceanu, Antoniu, Joanne e Toni Baldorossi.

Tant’anni fa, nel 1905, Angelu e Giacinta Baldorossi partu da Puglinu ‘n cerca de furtuna nelli Stati Uniti d’America. Non ci sta ‘ncora la straie che va a Arrone, è unu che cunusciu che l’accompagna co’ le poche cose chiuse dentru ‘na valicia piccola. Jo’bassu, a lu funnu de la valle, prima de l’urdima curva, che nasconne lu sguardu versu lu paese natiu, se fermanu ‘n attimu a vede in ardu, sapenno che se portero’appresso dentru lu core li boschi, quelle pietre e quigliu picculu paisittu che de sassi e puvertà è fattu: ‘n quigliu tempu, nun potea uffrì a loro niciuna sicurezza. L’occhi se ‘ncrocianu, le lacrime piglianu lu sopravventu e sannu che potrebbe esse l’urtima vorda che vitu lu paese loro. Lu sguardu se perde a cercà li ricordi e l’anima loro, l’affetti e l’amuri veri.

Angelu e Giacinta arverrannu ‘na vorta sola, po’ mai più!

Lu figliu Antoniu ‘n vetrà mai l’Italia.

Dintru lu core loro la firita e lu ricordu ‘n se cancellanu, e sarà cusci pe’ tutta la vita. Nell’Usa parlanu spissu de Puglinu e, soprattuttu, lu facciu co’ li figli e li niputi. Li cuntatti co’ l’amici e li parenti s’allongano, e ‘n tanti casi finisciu pe’ manca’ der tuttu. Lu ricordu de’ lu picculu paisittu no’ svanisce e accumpagna tuttu lu tempu de la vita loro. Anche a Puglinu se cuntinua a parla’ de loro, tantu che li novantenni de oggi ancora s’arcordanu de li patri e de le matri che parlavanu de Angelu e de Giacinta e de l’antri emicrati ‘n cerca de furtuna.

‘ntoniu, unu de li figli, nasce ‘n America ner 1921. Joanne Baldorossi è ‘n antra figlia e Toni è lu figliu de lu fratellu; Diane è la figlia più grossa e verrà ‘n Italia co lu maritu a visità Puglinu, conservannu gilusamente le tante fotocrafie de li picculu paese. Antoniu, ‘n quisti jorni, ha fattu 100 anni, tra li regali più belli ci sta lu ligame artrovatu co’ la terra nativa de li genituri sia.

Lu nostru prufilu su facesbuch e ‘n messaggiu d’aguri aresveglia li ligami che dormu da troppu tempu.

“Aguri de bon compliannu e lu traguardu ‘mportante. A nome miu e de tutta la communità de Puglinu. Remigio Venanzi – Sindacu de Puglinu”

“Remigio Venanzi grazie sinceru pe’ l’aguri fatti a papà miu. ‘n te sacciu dì quantu è statu ‘mportante stu messaggiu per issu. È statu ‘ntusiasta pe’ lu missaggiu ricivutu da te. L’ha toccatu bene. Pirchè papà mia è ‘n omo semprice, n’è mai vinutu ‘n Italia pe’ visità da do’ vinianu li ginituri sia. Sorema, la più grossa, e mi cugnatu ce so’ stati e c’ho tante fotocrafie de Puglinu e de la casa do’ vivianu li ginituri de papà. Io speru de vinì prestu ‘n Italia edevisità Puglinu. Grazie ‘ncora pe’lu vostru billissimu missaggiu e papà aringrazia pe’ l’aguri tutti quigli de Puglinu. Vole bene a l’origini italiane. Sinceramente.”

Joanne Baldorossi McCanne – Palmyra, New Jersey USA

“ho scupertu ‘n gruppu fondatu da le perzone e da lu Sindacu de lu postu de nascita de li nonni mia. Co’ ‘na settimana ho fattu amicizia co’ li cuggini che ‘n sapiu l’esistenza. Ho ‘mparatu li nomi de li fratelli e de li cuggini de li nonni mia. Ho vistu le fotocrafie de li parenti mia. ‘n quistu piriutu ziu ha festeggiatu li 100 anni. La prunipute è nata ‘n quigliu stessu giurnu. La famiglia nostra ha ‘vutu tantu da festeggia’ e facesbuch c’ha fattu sintì prisenti ‘n queste occasiuni filici. Cuscì la distanza scumpare, l’oceanu se vapurizza, e ‘na pandimia è stata messa da parte pe’ portà la gioia a la famiglia mia”

Toni Baldorossi -Kernersville, USA




Prefazione

L’indrotuzione


Una foto è un po’ come uno specchio, ci aiuta a meglio osservare il nostro volto, il nostro tempo e anche la nostra anima. Tuttavia, i particolari, oltre il volto, spesso ci aiutano a cogliere aspetti e situazioni che a prima vista sfuggono. Queste foto sono parte della nostra vita, del nostro tempo passato e di quello futuro, ci aiutano a radicare la nostra esistenza.

Le foto sgualcite, ingiallite, sbiadite, consumate dal tempo così come sono, senza trucco! Come i nostri uomini e donne!

Genti di montagna, aggrappate tenacemente a questo angolo della nostra verde Umbria, resilienti alle prove della dura vita eppure felici e sorridenti.

Con l’abito nuovo nei giorni della festa e con gli scarponi in quelli delle dure prove della vita e del lavoro.

Un angolo d’Umbria, dove la vita scorre lenta e il tempo dura più a lungo.

In Umbria, in Valnerina, a Polino con la sua gente.



‘Na fotocrafia po’ esse come nu specchiu, c’aiuta a capì megliu la faccia che c’avemu, lu tempu nostru e anche l’anima nostra. Bisogna ‘nparà a guardà li particulari, parecchie vorde so quisti a facce capì cose che a prima vista non vedemo. Ste fotografie facciu parte de la vita nostra, de lu tempu passatu e de quigliu futuru, c’aiutanu a radicacce l’esistenza.

Le fotocrafie piecate, ‘giallite, scolorate, cunsumate da lu tempu cuscì come so’, senza truccu! Come l’ommini e le femmene nostri!

Genti de muntagna, appiccicate forte a st’angulu de l’Umbria verde nostra, resistenti a le prove de la vita dura ma sempre felici e cuntenti.

Co’ l’abitu novu li giorni de festa e co li scarpuni li giurni de le prove dure de la vita e de lu lavuru.

N’angulu d’Umbria, dove la vita passa lenta e lu tempu dura de più.

In Umbria, in Valnerina, a Puglinu co’ la gente sia.



E ora partiamo, indietro nel tempo verso le nostre radici

e mo’ iemo, ‘ndietro ne lu tempu a trovà le radiche nostre










“Mi raccomando, fate silenzio, saranno le nostre mani a parlare”

“m’arcommanno, stete zitti, saro’ le manu nostre a parlà”









1927, i nonni paterni Francesca e Reantino

1927, li nonni paterni Francesca e Riantinu









1967, quarant’anni dopo, Reantino alle prese con il tubo per travasare il vino

1967, quarant’anni dopo, Riantinu a le prese co lu tubu pe’ travasà lu vinu







1937, la famiglia materna: Giuseppe e Antonella con i figli

1937, la famiglia materna de Giuseppe e ‘Ntonella co li figli









Anni ’50, Giuseppe e la mucca. Molte famiglie possedevano una o due mucche per il latte, il vitello e il lavoro nei campi

L’anni ’50, Giuseppe co la vacca. Tante famiglie c’avevanu una o du vacche pe lo latte, lu iengu e pe’ ara lu campu




Prologo


La Valnerina e i lupi




La storia di Tulle, Riccio e Black


Il lupo ha fortemente inciso sulla vita delle popolazioni della Valnerina, rappresentando spesso una fonte di preoccupazione e danno per la pastorizia. Intorno al lupo sono sorte storie e leggende e non poteva che essere così. Siamo in Umbria, la storia più conosciuta è quella di San Francesco e il lupo: la bestia feroce e pericolosa che minaccia le greggi e si spinge vicino alle abitazioni è ammansito dal Santo. Accanto alla storia famosa ci sono mille altri episodi che narrano i lupi come essere malvagi e pericolosi che predavano le greggi e impoverivano i pastori. Ecco allora nascere la figura del luparo, cacciatore di lupi: li trovava e li uccideva. Poi, un bel giorno qualcosa andò diversamente.

La storia di “Tulle, Riccio e Black” i tre lupetti di Polino Tutto accadde a Polino nell’autunno del 1955. Ciro, la guardia comunale, in uno dei suoi soliti giri tra le montagne del paese, si imbattè in tre piccoli lupi che girovacavano da soli tra i boschi. Sorpresi e impauriti cercarono di nascondersi dietro a un anfratto, ma l’uomo riusci a scorgerli di nuovo e, dopo essersi accertato che nelle vicinanze non ci fosse la lupa, si avvicinò ai lupetti. Riccio, incuriosito, scorgeva la testa e dopo poco sembrò aver perso ogni paura; anche gli altri due pian piano fecero lo stesso. La guardia aveva con sé il pane e la mortadella della colazione che non aveva ancora consumato. Senza fare mosse brusche, tirò fuori dallo zaino il cibo e lo avvicinò ai piccoli lupi. Riccio fu il primo ad assaporare la mortadella e poco dopo anche gli altri fecero la stessa cosa. Ciro si avvicinò ai lupacchiotti e li prese con sé, ne ripose due nello zaino abbastanza ampio e tenne in braccio il terzo, una femminuccia. In altre circostanze la vita dei tre lupi sarebbe stata segnata; quel giorno, la guardia decise diversamente. Così prese il sentiero che portava verso Polino e si incamminò abbastanza velocemente. Nel paese, in un batter d’occhio, tutti accorsero verso la stalla di Ciro, infatti è lì che sistemò i tre lupetti, che vennero chiamati: Tulle, Riccio e Black. Per un po’ di tempo quella stalla fu la loro casa, poi, visto che crescevano rapidamente, furono portati nel giardino della rocca dove rimasero per molto tempo. Divennero una vera e propria attrazione, tanto che attirarono parecchie persone che giungevano a Polino incuriosite dai tre lupi. Quanto al cibo, tutti collaboravano, tuttavia per la carne era un macellaio di Arrone, Scaccetti, a inviare a Polino gli avanzi della sua macelleria. I lupi continuavano a crescere e ben presto si capì che non era una buona scelta quella di tenerli rinchiusi nel giardino della rocca. Il proprietario di un grande gregge, che veniva in transumanza nei mesi estivi a Polino, chiese di poter avere uno dei lupi, convinto che ormai sarebbe stato facile continuare l’addomesticamento. Purtroppo per lui così non fu. A distanza di qualche mese, il lupo si ricordò di essere lupo e sgozzò una ventina di pecore. Gli altri due lupi vivevano tranquilli a Polino e fecero amicizia con la figlia della guardia, Fosca, e con altri ragazzi; tanto che si facevano prendere in braccio e accarezzare. Ormai, i piccoli lupi erano cresciuti e cominciavano ad incutere una certa preoccupazione, anche se i loro comportamenti non avevano mai dato adito a brutti pensieri. I problemi vennero dalle tante persone che salivano a Polino per vedere i lupi e che cercavano di avvicinarli in ogni modo anche con i loro figli. Per evitare spiacevoli accadimenti e con immenso dispiacere dei ragazzi, il comune contattò un circo, che aveva la fama di essere molto rispettoso degli animali e concordarono di consegnargli i due lupetti. Fu così che Ciro e la figlia Fosca si avviarono, con Tulle e Riccio, verso la località di Fuscello dove c’erano ad aspettarli gli incaricati del circo Lombardi che li prese in carico. Finì così l’avventura dei tre lupetti a Polino. Questa, che rappresenta una storia vera, è stata spesso emulata come un racconto fantastico senza però fondamento: ora riusciamo a documentare la storia attraverso due foto dell’epoca messeci a disposizione dalla Signora Fosca.






Tulle e Riccio





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Polino. In questo tempo sospeso, una piazza nuova.

Accadde in Umbria, in Valnerina, in un piccolo lembo di terra fatto di donne e di uomini, di tradizioni e sensazioni, di misticità, di duro lavoro e spesso anche di miseria. Consapevoli e fieri di appartenere a una terra vera e leale, che sa raccontarsi anche attraverso vecchi ricordi immortalati in una semplice foto.

Oggi, dove tutto corre veloce, uno strano fenomeno ci obbliga a vivere un tempo sospeso, relegati in casa, rischiamo di perdere l'identità sociale. L'idea di questa pubblicazione nasce da semplici considerazioni: in un momento dove i rapporti interpersonali rischiano di perdersi, le relazioni e gli scambi di esperienze si annullano e con questi anche i contatti che, soprattutto nei piccoli paesi, avvenivano nella piazza principale, abbiamo creato una ”piazza nuova” un luogo virtuale che annulla tempo e spazio ponendoci di nuovo a contatto, facendo incontrare i paesani di una volta, che le vicende della vita hanno portato anche lontano dal paese natio, con quelli di oggi. È su questa ”piazza nuova”, costruita su un profilo social, che giovani e anziani si sono incontrati e parlati di nuovo: confrontandosi e ritrovandosi, in questo tempo sospeso, attraverso semplici vecchie foto, che sono diventate la trasposizione dell'identità antica e presente.

Un tempo sospeso che non è stato perso, al contrario, ha dato un frutto nuovo: i vecchi cassetti hanno restituito e condiviso contenuti che, diversamente, sarebbero rimasti confinati e forse persi per sempre.

Questo tempo sospeso ci ha rubato molti anziani: la nostra memoria, le nostre radici!

Questa “piazza nuova”, tutta virtuale, contribuisce a restituire la memoria e l'identità portandole avanti nel tempo e nello spazio. Il profilo social ”Poiino, com’era raccontato con le vecchie foto” ha il merito, soprattutto in questo tempo, di costituire una sorta di esperimento sociale che connette il passato con il presente, attraverso i ricordi e le testimonianze di chi c’era e di chi c’è ancora, proiettandoci in un futuro di incertezze e dubbi, ma ricco e sicuro dei valori che abbiamo rispolverato e condiviso con queste vecchie foto, duro lavoro, coesione, dignità, onestà morale, aprendo una finestra sul nostro passato, proiettando in avanti le esperienze e mettendo a frutto identitario e comunitario questo tempo sospeso.

I proventi netti delle vendite di questa opera saranno impiegati per restaurare alcuni affreschi dell'eremo di sant'Antonio di Polino.

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